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Mano tesa di Milano a 150 minori migranti non accompagnati

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Milano si rivela una città accogliente, ma con buon senso.

Il Comune di Milano ha infatti appena aderito allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) con una delibera approvata il 10 marzo dalla giunta. Questo significa che la città è pronta ad offrire accoglienza a 150 minori stranieri non accompagnati, utilizzando fondi interamente statali.

L’accoglienza dei minori stranieri potrà infatti essere realizzata con fondi erogati interamente dallo Stato, generando un risparmio di risorse comunali pari a 4 milioni di euro annui, per un periodo di tre anni, rinnovabili.

Entro il prossimo 31 marzo l’Amministrazione dovrà presentare il suo progetto relativo a 150 minori: 25 dei 150 posti previsti saranno messi a disposizione di minorenni vulnerabili, 10 saranno esclusivamente per ragazze; 15 posti, in appartamenti condivisi, saranno riservati a neo-maggiorenni per l’accoglienza nei successivi sei mesi.

“Con l’adesione al bando – ha scritto in una nota l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino – il Comune amplia la sua capacità di accoglienza di minori stranieri non accompagnati, una presenza cresciuta notevolmente negli ultimi anni anche in ragione dell’intenso flusso migratorio che ha portato a Milano, in grande numero, anche adulti e famiglie. Grazie al Fondo nazionale potremo dare un’adeguata risposta alle richieste di un posto in comunità di queste ragazze e ragazzi potendo contare interamente su risorse dello Stato”.

L’accoglienza sarà di tipo integrato, quindi non solo relativa a interventi materiali di base come vitto e alloggio, propria dei centri di accoglienza straordinaria, ma comporterà servizi di inclusione sociale funzionali alla riconquista dell’autonomia individuale. L’accoglienza avverrà in centri dedicati ai minori sulla base di quanto già si sta facendo con l’esperienza avviata lo scorso luglio nella struttura comunale di via Zendrini, con la collaborazione di Progetto Arca e Albero della Vita.

Questa risposta di Milano a un problema delicato come quello dei minori stranieri non accompagnati dimostra l’apertura della città nei confronti di chi ha più bisogno. La mano tesa di Milano ai 150 minori non accompagnati appare come un’iniziativa di buon senso e un buon esempio per tante amministrazioni.

Caldo e freddo: le TEMPERATURE record di Milano

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Qualche curiosità meteorologica di Milano.

# Gennaio è il mese più freddo

La temperatura media del mese più freddo, gennaio, è di +1,7 °C.

# Luglio è il mese più caldo

La temperatura media del mese più caldo, luglio, è di +22,2 °C.

# Per più di 100 giorni la temperatura scende sotto zero

Si contano 108 giorni di gelo all’anno in cui la temperatura scende sotto zero. 

# 27 giorni si sale sopra i 30 gradi

Si contano 27 giorni annui con temperatura massima uguale o superiore ai 30 °C.

# Il record di freddo: 17 gradi sotto lo zero

Il record di freddo è stato toccato nel 1855 con -17,3 gradi. In tempi più recenti -17 gradi nel gennaio 1985.

# Il record di caldo: sfiorati i 40 gradi

Il record di caldo sono i 39,8 gradi del 2003 seguiti dai 37,0 °C del luglio 1983.

Continua la lettura con: i 7 record di Milano entrati nel Guinness dei Primati

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Sampha live al Fabrique

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Domenica mattina: piatti della sera prima, odore di caffé e musica in loop dalla notte precedente. Che normalmente è Sampha.

C’è un pezzo che preferiamo sugli altri, che ci strappa dal sonno con quella dolcezza che vorresti provare tutti i giorni.

Sampha risuona con il singolo (No One Knows Me) Like the Piano, che ha preceduto l’album Process.

Sampha risuona con quella voce unica, profonda e, perché no, sensuale.

Ma Sampha non è solo uno che ha “una bella voce”.

È un artista che la sua voce l’ha prestata ad alcuni dei big mondiali di cui postiamo i pezzi in bacheca: SBTRKT con Trials of the Past, singolo perfetto per rimettersi in sesto dopo l’inverno e scoprire il piacere della corsa.

Kanye, proprio quel Kanye, ma anche Frank Ocean, proprio quel Frank Ocean, sono solo alcuni degli artisti che hanno collaborato con l’artista londinese scandalosamente giovane e talentuoso e che hanno portato a casa collaborazioni vincenti.

Ascoltatelo Sampha, ascoltatelo e fatevi prendere allo stomaco da quella voce che non registra mai incrinature particolari nel tono, che non sembra mai arrabbiarsi, che mantiene quel tono giusto perché entri dentro e non esca più.

Ascoltatelo Sampha oppure andate al Fabrique, dove questa sera si esibirà per una data italiana che non dovreste perdervi.

 

Provare per credere.

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Perché la primavera a Milano è la più BELLA DEL MONDO

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Ph: Alberto Cattaneo

21 marzo. Ha inizio la primavera. Il miglior luogo per viverla è Milano. Per almeno 10 ragioni.

Perché la primavera a Milano è la più bella del mondo

#1 Perché ti accorgi che esistono le piante

Ci sono città piene di verde, come quelle del nord Europa, e città grigie, zeppe di palazzi.
Città che restano verdi o grigie anche con l’arrivo della primavera. Milano è diversa: in inverno è grigia, in primavera diventa verde e colorata. Sembra che le piante appaiano dal nulla lungo le strade, con fiori colorati. Il grigio che diventa multicolor, una trasformazione incredibile pari solo all’estate indiana.

#2 Perché si prende l’aperitivo come se si fosse al mare

Milano è la città che ha inventato l’aperitivo e l’ha esportato in tutto il mondo. Anche se non abbiamo il mare, si prende l’aperitivo che rimpiangeremo quando saremo in spiaggia.

#3 Perchè si va su due ruote

Milano è perfetta da girare su due ruote. D’inverno è un problema: freddo, smog e traffico lasciano spazio solo ad alcuni temerari. Ma all’arrivo della primavera si passa tutti a bici, moto o scooter.

#4 Perchè cala il traffico

Le auto rientrano nei garage, di conseguenza cala anche il traffico e la città torna a misura ad uomo.

#5 Perchè rientriamo sotto i limiti delle polveri sottili

La sensazione di tornare a respirare dopo mesi di smog è un’esperienza straordinaria.

#6 Perchè ci sono un mare di eventi

Si parte subito con l’evento diffuso più famoso del mondo: il Fuorisalone. Ma è solo l’aperitivo di una stagione fatta di inaugurazioni infinite e di settimane tematiche.

#7 Perchè non c’è più la nebbia e non ci sono ancora le zanzare

Sono gli unici mesi di tregua. Dalle giornate grigie e di foschia dell’inverno a quelle afose assediati dalle zanzare. Si può dormire con la finestra aperta.

#8 Perché si pianificano le vacanze in posti immaginifici

In primavera si iniziano a pensare alle vacanze estive, questo capita ovunque. Ma solo a Milano si fantasticano luoghi da mille e una notte, anche se poi si finirà tutti a Formentera.

#9 C’è il risveglio degli ormoni

Anche questo capita a ogni latitudine, è fisiologico. Ma solo chi vive a Milano sa cosa significa avere gli ormoni a palla nella città delle modelle (e dei modelli).

#10 Arrivano un sacco di turisti e la città diventa ancora più internazionale

Nelle classifiche dei flussi turistici Milano sta svettando e ormai se la gioca con le grandi capitali europee. Ma rispetto a loro il turismo a Milano si concentra nei mesi della primavera. Non è una città da frequentare d’estate o di inverno, quasi tutti la visitano in questo periodo. Approfittando degli eventi e degli ormoni.

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Quello che oggi pensa Milano, domani lo penserà l’Italia

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«Quel che oggi pensa Milano, domani lo penserà l’Italia» scriveva Gaetano Salvemini in conclusione al saggio I partiti politici milanesi nel secolo XIX.
Salvemini scrisse questo saggio nel 1899, ma “Se togliessimo dal titolo il riferimento al XIX secolo,” spiega il professor Colombo, “potremmo tranquillamente utilizzare i giudizi politici di Salvemini anche per la realtà milanese di oggi”.

Osservando la realtà milanese dell’Ottocento Salvemini notava che le divisioni in classi tra borghesia, aristocrazia e ceti popolari, spesso si trasformavano in alleanze temporanee e convergenti a favore di una leadership condivisa.

“Il quadro che emerge è molto articolato sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista sociale” dice Arturo Colombo “e somiglia molto a quello dei giorni nostri, tanto da poter ripetere le stesse parole di Salvemini: a Milano c’è il «malessere economico della borghesia», la «moderateria», le «lotte amministrative», i «partiti popolari milanesi», allora come ora più o meno consapevoli di quanto «debbono avere sempre di mira», vale a dire «non chiudersi nella cerchia della loro sola città, non contentarsi dei trionfi facili ad acquistarsi»”.

Fonte: newsspettacolo

Panini Gourmet al Barbruto

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È arrivato il momento di boicottare la schiscia. Basta foglie di insalata poco condite, basta pasta fredda e collosa e basta anche notti insonni a preparare la quinoa con le verdure da portare in ufficio.

Domani al Barbruto c’è un’offerta per il pranzo che non ti deluderà. E ti aiuterà a farlo passare più velocemente questo martedì. Per tutti gli Spotlimers infatti, panino, birra e caffé a 10 euro.

Puoi chiedere forse altro? Tra l’altro al Barbruto le birre sono tutte artigianali e questo rende l’offerta ancora più interessante. Almeno per quanto ci riguarda.

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Milano è la città con il maggior numero di laureati

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Milano è la città in Italia con il maggior numero di laureati per abitanti: il 16,7%.
Dopo Milano c’è Bologna col 16,4%, poi Roma con il 15,2% e Firenze con il 14,4%.

A livello internazionale il confronto è poco incoraggiante.
Oslo ha il 54% di laureati, Madrid il 47%, Parigi il 46%, Praga 40%, Berlino 37%. I record va ad alcune zone dell’Ovest di Londra che raggiungono il 67% di laureati.

Il Jameson Village all’Ex Scalo Farini

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Questo venerdì è il giorno di San Patrizio. E c’è un villaggio Jameson.

La città sembra invasa da un’ondata di eventi dedicati alla festività nazionale irlandese e si tinge di verde.

Se non hai idee, se non ti è passato per la mente che si può festeggiare una ricorrenza del genere a Milano, ecco un evento che ti farà cambiare idea.

Entra anche tu nel luna park firmato Jameson.

Con pochi click potrai iscriverti all’evento e provare il cocktail di benvenuto irlandesissimo.

Inoltre, altre trovate geniali ti aspettano, a partire dallo street food a cura di East Market e soprattutto tanta musica live.

Dalle 18.00 alle 2.00.

Ti ho convinto e vuoi iscriverti? Leggi bene, clicca sul link in fondo alla descrizione e raggiungimi lì.

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I motivi per cui un ROMANO dovrebbe trasferirsi a Milano

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E’ una delle tendenze degli ultimi tempi, quella dei migranti romani che si trasferiscono a Milano. In questo caso è difficile dargli torto.

10 motivi per cui un romano dovrebbe trasferirsi a Milano

#1 Perché ci sono possibilità che la capitale venga spostata

#2 Perché oramai ci sono più palme a Milano che a Roma

#3 Due paroline magiche: spazzatura e buche

#4 Perchè con il cambiamento climatico il deserto arriva prima a Roma

#5 Perché i mezzi pubblici funzionano

#6 Perché non c’è la concorrenza del Vaticano

#7 Perché potrebbero rendere i milanesi più aperti

#8 Perché si può andare a sciare

#9 Perché le 5 terre sono meglio di Fregene e Ostia

#10 Per sentire parlare bene della loro città

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We are tramezzino Lovers al Tramè

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Tramè si è conquistato fin da subito il beneplacito di tutti: vegetariani, studenti, lavoratori, uomini e donne in carriera, famiglie e single. Questo perché al Tramè trovi sempre la soluzione alla tua voglia di aperitivo e delle proposte valide per placare il languorino da post-lavoro.

E domani, visto che è venerdì e finalmente possiamo urlare “Yes weekend”, concediamoci un aperitivo al Tramè. Seguendo la tradizione veneziana, il tramezzino qui è una certezza.

Se dovesse venirti fame, beh basta guardare tra i mille tramezzini a disposizione. E a partire dalle 18:00 di venerdì, prenotandoti all’evento con Spotlime, per te un gustoso tramezzino a 2,50 euro.

L’ingresso al locale è a discrezione dell’organizzazione.

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Il quartiere Isola debutta al Fuori Salone

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Tutti gli eventi e i protagonisti della Design Week “isolana”

Lo storico quartiere popolare di Isola, zona a vocazione artigiana e artistica tra le più fervide in città, non poteva non fare il suo ingresso tra le aree attrattive del Fuori Salone, dando vita all’ Isola Design District.

All’ombra del bosco verticale, dal 4 al 9 Aprile 2017, artigiani, giovani designer e brand emergenti saranno i protagonisti della Design Week isolana, dove verranno coinvolte attivamente anche le attività commerciali locali, esaltando il patrimonio storico/artistico dell’area.

Tra i designer internazionali spicca il nome del giapponese Kensaku Oshiro, che per l’occasione esporrà nel suo nuovo studio di via della Pergola la Chiavari Chair realizzata per il pluripremiato ristorante Keisuke Matsushima a Nizza.

Il Giappone sarà presente anche con i designer Tomoya Tabuchi e Tomoyuki Sakakida, con i loro nuovi progetti realizzati per e’interiors, azienda di contract con base a Tokyo.
Allo Spazio O’ di Via Pastrengo, va in scena la sperimentazione del design olandese organizzato da Dutch Invertuals che ospiterà Harvest, un progetto futuristico di lavori creati appositamente per il Fuorisalone. Dieci designer esploreranno i fattori estetici e le complessità tipiche di un mondo in transizione, che sta velocemente cambiando, ricreando scenari differenti, ciascuno dei quali avrà luogo in un’ambientazione futuristica.

Il design è anche un’occasione per diffondere valori socialmente utili, come quello di offrire nuove opportunità socio-economiche alle persone lontane dal mercato del lavoro. E’ questo il tema di Social Label, l’iniziativa che Studio Boot e C-mone presenteranno da Crud, un nuovo work concept dedicato proprio ha chi ha perso il lavoro, che mira a mettere in comunicazione designer, aziende impegnate nel sociale e organizzazioni sanitarie e governative con l’obiettivo di contribuire alla creazione di una società maggiormente inclusiva.

Nello storico Frida la mostra Obstacles and Solutions di Source, curata da Valia Barriello mette in scena una riflessione sulle difficoltà che i progettisti devono affrontare durante la realizzazione dei loro prodotti. In esposizione le opere di designer emergenti e altri più noti come Paolo Ulian, Lorenzo Damiani, Donata Paruccini, Carlo Contin, Federico Angi, Francesco Faccin, Massimo Barbierato.

Il Milan Design Market, per la sua seconda edizione si sposta proprio in Isola, all’interno dello studio fotografico Gianni Rizzotti, un meraviglioso loft di 400 metri quadri in via Pastengo. Lo spazio ospiterà l’esposizione di 30 giovani designer provenienti da diverse parti del mondo, oltre al robot di Caracol Design Studio, in grado di stampare in 3D artefatti inediti in argilla con l’ausilio di un braccio robotico a 6 assi: gli esempi di fabbricazione 4.0 del progetto saranno messi a disposizione degli artisti che potranno rielaborarli a piacimento all’interno dell’istallazione. Dalla Germania arriveranno le lampade Junit disegnate dall’azienda tedesca Schneid, per le quali ha da poco ricevuto il prestigioso German Design Award, e all’insegna dell’olfatto la proposta del talentuoso designer Patrick Palcic, che propone due progetti Odor per imbrem e Copper Clock: nel primo bolle di varie fragranze prodotte da un atomizzatore delizieranno i visitatori, mentre nel secondo il profumo verrà manipolato in modo da indicare l’ora esatta.

Tanti gli artigiani locali coinvolti, tra cui Pietro Algranti che per l’occasione aprirà le porte del suo studio di via Pepe, in cui vengono realizzati arredi dal forte carattere sulla base di materiali recuperati. Alcuni degli artigiani del quartiere progetteranno e realizzeranno i totem informativi che verranno distribuiti per le vie principali con mappe e guide. Inoltre, molte delle attività commerciali e dei ristoranti della zona accoglieranno al loro interno installazioni ed esposizioni, per completare un percorso che mira a far scoprire il quartiere agli amanti del design.

Spazio anche al green con l’installazione realizzata da Offfi nel suo laboratorio botanico di via Carmagnola, il Suspended Garden di Bici&Radici al Milan Design Market e il progetto Infine segnaliamo il progetto Green Island, costituito da una ricerca in tre tappe delle sculture vegetali dell’artista Emilia Faro, presenti nelle vetrine di Tiger nella stazione di Porta Garibaldi, nell’Algranti Lab e nello showroom di eco-arredamento Riva Viva, dove sarà anche esposta un’inedita installazione dal nome Botanik.

Parte integrante del distretto saranno gli studenti, grazie alla collaborazione con il Politecnico di Milano – Scuola di Design, che promuoverà il concorso di idee Isola Is, rivolto a studenti dell’università e neolaureati chiamati a sviluppare un progetto di elementi segnalatori che migliorino la percezione del quartiere e l’orientamento in esso.

Giovedì 6 Aprile vedrà protagonista Superficial che, all’interno dello spazio co-working Yoroom di Via Pastrengo, presenterà un talk in cui designer ed aziende invitate si confronteranno sul tema dei contest progettuali che hanno lasciato un segno evidente sia per il valore del risultato ottenuto sia per il riscontro culturale che ha generato.

 

 

 

IX secolo: nascono a Milano i cittadini

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Con la fine dell’impero carolingio, ci fu una disgregazione di poteri. Nelle città, senza un’amministrazione civile, il governo cittadino venne assicurato per lo più dai vescovi.
E’ in questo periodo che a Milano si forma la prima classe di cives, i cittadini, contrapposta ai cavalieri feudali, i milites, che a differenza del resto d’Europa abitano dentro la città. I

Gli Austra live all’Arci BIKO

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Voce meravigliosa, synth prepotenti e ritmi che ti entrano dentro.

La musica degli Austra si muove in questa direzione e col terzo album Future Politics conferma definitivamente la grandezza del progetto guidato da Katie Stelmanis.

Elettronica sperimentale, che strizza l’occhio alle commistioni di elettro cumbia, che dialoga con un filone mistico, ma che si fa orecchiabile.

Una musica che non ha bisogno di avvalersi di troppi riferimenti per essere apprezzata, ma che colpisce dritta alle gambe.

Molto spesso il rischio è infatti quello che se un certo tipo di musica non ti piace è perché non riesci a leggere i rimandi – criptici e forzati – che i detrattori o ancor peggio gli amatori millantano ad ogni frase.

E che ti fanno sentire inadeguato senza possibilità d’appello.

Nella musica degli Austra i riferimenti agli addetti ai lavori sono molto chiari. Ma lo sono ancor di più per chi non li conosce.

Musica cinematografica, perfetta a farci da inno contro quelle cose che non ci vanno più bene e che vorremmo cantare.

Gli Austra con il loro ultimo lavoro hanno raggiunto una maturità che aspettavamo e sospettavamo da tempo.

E che non vediamo l’ora di esplorare stasera.

Gli Austra si esibiranno live questa sera all’Arci BIKO.

E ti travolgeranno con quel mix di basi che accelerano quello che avevano creato anni orsono i Simian Mobile Disco o meglio alla Fischerspooner declinati in versione femminile.

O che per un po’ ha portato avanti Christine and the Queen.

Ci aggiungono una certa dose di dark, un cantato da sirena e una potenza che non stanca mai.

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Il 40% dei laureati che tornano in Italia si fermano a Milano

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In fatto di laureati l’Italia vanta tristi primati. Siamo all’ultimo posto in Europa per numero di laureati e ultimi come stipendi. Non solo abbiamo i salari più bassi dell’Eurozona, ma i laureati italiani, specie quelli con la triennale, sono i più poveri.
La maggioranza dei giovani laureati italiani (61%) dichiara di voler andare a lavorare all’estero e ogni anno lasciano il Paese 107.000 persone, in buona parte di età compresa tra i 25 e i 34 anni.

Ma in questa emorragia pare tenere Milano. La prova è che quasi un laureato su due che rientra dall’estero lo fa per venire nella nostra città.

Studi Festival #3 ritorna a Milano

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L’arte che apre le porte degli studi che una certa élite vorrebbe eternamente chiusi.

L’arte che prepotente si affaccia in strada e a gran voce chiama i passanti, invitandoli ad entrare.

L’arte che si mostra, in tutto il suo splendore, pura, nuda e cruda, nelle stanze in cui viene alla luce.

L’arte epifanica, che incoraggia l’incontro e si fa conoscere da tutti, addetti e non.

L’arte che ti fa scendere delle scale ripide e ti attende, al centro della stanza, bellissima e senza veli, senza fretta e senza tempo.

Eccola l’arte che ci piace, che non ha paura di farsi riconoscere da tutti quelli che non l’hanno studiata, non sanno come metterla al mondo, che non ne capiscono la lingua, che non sanno come afferrarla.

Oggi si ricomincia, le porte si aprono, le soffitte si popolano e le caves si riempiono di gente.

Ritorna con la terza edizione Studi Festival.

Cinque giorni di scoperta, con focus dedicati ad aree precise della città, per una via crucis in tutti gli studi d’artista in cui sono custoditi tesori preziosissimi.

102 mostre in studi d’artista aperti in tutta la città, numerosi eventi collaterali in luoghi speciali, più di 600 artisti coinvolti.

Da martedì 14 a sabato 18 marzo 2017 gli artisti che vivono e lavorano a Milano aprono alla città le porte dei loro studi, dove hanno invitato ad esporre altri artisti organizzando mostre, performance ed eventi, attivando così un dispositivo di scambio.

Un progetto ideato e curato da Vincenzo Chiarandà e Anna Stuart Tovini (Premiata Ditta), Claudio Corfone, Rebecca Moccia, che ci piace da morire.

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Il galateo dei gruppi di WHATSAPP: 10 regole per vivere tutti più felici e contenti

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WhatsApp con le sue evoluzioni ha facilitato la comunicazione e l’interazione con gli altri. Faccine, audio, video e foto ci consentono di condividere informazioni, vita e pensieri con amici e familiari. 

Tra le funzionalità offerte dall’applicazione c’è la possibilità di chattare all’interno di un gruppo di persone, i famosi “gruppi di whatsapp”.

Nonostante siano utili soprattutto per fini organizzativi, tuttavia sono di fatto detestati da molti per una serie di ragioni che vanno dalle troppe notifiche all’abuso dello strumento da parte di chi non ne è ha ancora capito lo scopo, ma soprattutto ne ignora grandemente la netiquette!

Eppure, se tutti osservassimo qualche regolina di buon senso vivremmo tutti più felici e contenti nell’universo gruppale di whatsapp.

Vediamo cosa sarebbe bene fare o non fare nell’interazione all’interno di un gruppo.

10 regole per vivere tutti più felici e contenti nell’universo dei gruppi WhatsApp

#1 Non scrivere ad orari improponibili

Sei solito andare a letto tardi o svegliarti prima dell’alba? Benissimo, siamo contenti per te, ma sappi che non tutti hanno il tuo stesso bioritmo! Scrivere messaggi dopo le 9 di sera o prima delle 8 del mattino, farà sì che le tue orecchie fischieranno per l’intera giornata (o nottata)a causa di tutte le imprecazioni a te rivolte dai membri del gruppo.

#2 Evita gli spezzettamenti

Chiedere di essere sintetico è forse troppo ma almeno evita di spezzettare un messaggio in mille messaggi: ricorda, ogni messaggio è una notifica ed ogni notifica uno squillo del cellulare.

#3 Non coinvolgere perfetti sconosciuti

Anche se l’admin fa da connettore, aggregare nello stesso gruppo  persone che non si conoscono, e che possono così visualizzare i rispettivi numeri di telefono, può risultare spiacevole. Verificare la disponibilità dei singoli, prima di prendere iniziative corali, è sempre il miglior modo di procedere.

#4 Evita di parlare con una sola persona

Evita di accendere discussioni sterili sui gruppi, da risolvere altrove e con la persona interessata, ma soprattutto non parlare con un solo componente se il tema della vostra conversazione non è di interesse per il resto del gruppo.

#5 Evita contenuti non pertinenti

Certi punti sono decisamente off topic, e più in generale poco consoni al contesto: è il caso delle questioni culturali o politiche e religiose, spesso causa di discussioni ingombranti. Evitale. E non allontanarti troppo (né troppo spesso) dal motivo di apertura della chat collettiva, intavolando contenuti non pertinenti.

#6 Trova la giusta misura

Non scrivere troppo e di tutto, evita messaggi di solo “buongiorno” o “buonanotte”  e non  chiedere info a un singolo membro del gruppo, piuttosto scrivigli in privato. Ma non essere nemmeno troppo silente, altrimenti tanto vale uscire dal gruppo.

#7 Non postare inutili catene

Please, credi davvero alle catene? Nessun problema, ma sappi che il resto del mondo non ci crede, anzi le odia. Il tuo messaggio quindi non verrà mai inoltrato e in più, avrai disturbato e seccato il resto del gruppo.

#8 Modera i messaggi vocali

Comodi per chi li fa, un po’ meno per chi li riceve: ogni messaggio vocale, infatti, richiede tempo per essere ascoltato (e un’opportuna situazione di fruizione). Pertanto, evita di inoltrarne a raffica.

#9 Evita di aprire tanti gruppi

Evita di aprire tanti gruppi coinvolgendo le stesse persone e soprattutto evita di aprirne se non hanno uno scopo ben preciso o un tema di vera utilità.

#10 Congedati sempre

E’ carino salutare tutti prima di abbandonare un gruppo e, ancora più carino, spiegare brevemente il motivo del congedo. L’educazione non è mai troppa e in più eviterai che i restanti membri fraintendano la tua reazione elucubrando le motivazioni più strane.

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Foto in evidenza: Grazia.it

 

 

Bonobo in concerto al Fabrique

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Bonobo moniker di Simon Green è un primate.

Ma non nel senso che intendiamo noi. Certo, se cercate Bonobo su Google vi appariranno foto di scimmiette scure e pelose.

Ma non è questo il punto.

Il punto di Bonobo è la sua musica.

È esperienziale, è mistica, è ancestrale la musica di Bonobo.

Mescola sapientemente trip hop e downtempo. Si avvale di sonorità primigenie, naturali e rilassanti.

Perfetto per accompagnare viaggi sulle lunghe distanze, Bonobo si sposa bene anche con le playlist Spotify dal titolo “Sleep”, “Quiet again”, “Golden dreams”, ecc.

È questo che intendo con “primate”.

Una musica che vada dritto al sodo, a quelle corde dell’anima che vanno stimolate di quando in quando.

A quelle malinconie che vanno coltivate quando, nella calma della sera, ci ritroviamo a colmare l’assenza con una solitudine scelta e caparbia, eretta a mo’ di scudo o di coperta calda in cui infilarci.

Al suo secondo album, Bonobo con Migration ha regalato al suo pubblico la conferma del suo modo di fare musica.

Senza sbandate eccessive, ha consegnato all’ascolto un prodotto pulito, confortevole e docile da ascoltare a riascoltare, senza stancarsene mai.

Il cantato cantilenato suona quasi come un rito sciamanico, una regressione ad una lingua pura, scevra di qualsiasi orpello e pretenziosità.

E il pubblico sembra apprezzare, basta guardare i sold out che colleziona.

Con Migration la sua carriera ha subito una svolta essenziale: Bonobo è diventato un migrante come la sua musica, che attinge a varie scuole e numerose culture, senza dimenticarsi delle sue origini trip hop che evocano subito i Massive Attack (maledetti).

Questa sera Bonobo è al Fabrique dove, con un sold out, ha già sancito la conquista del vecchio continente.

Speriamo soltanto che non abbia problemi con il Muslim Ban di Trump e le frontiere non gli vengano mai chiuse in faccia.

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10 città che credono di essere più IMPORTANTI di Milano. E perché non lo sono

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Forse non sapevi che esistono città che credono di essere più importanti di Milano. Basta qualche dato oggettivo per capire che non è così.

10 città che credono di essere più importanti di Milano. E perché non lo sono

#1 Londra

La loro convinzione di essere il centro del mondo è solo questione di tempo. Tra poco diventeranno dei provincialotti.

#2 New York

Già il nome li dovrebbe fare dubitare della loro superiorità. York è una città di 180.000 abitanti (come Modena) che presta il nome a un luogo diventato celebre in tutto il mondo. Lo Yorkshire. Milano almeno ha un nome originale.
Nonostante questo molti abitanti di New York pensano di essere nella città più importante nel mondo. Però non lo è, perchè Milano con un decimo dei suoi abitanti ha il più grande evento di design del mondo, ha la cattedrale più grande del mondo, il teatro lirico più famoso del mondo. La statua della libertà, il loro monumento più importante, è un plagio di una statua del Duomo. E a Milano siamo più liberi.

#3 Parigi

Competono con noi sulle stesse cose ma sono secondi in tutto. Nel cibo, nella moda, nella simpatia. Abbiamo tutto quello che vorrebbero, infatti continuano a comprare le nostre aziende. Ci hanno copiato la statua della libertà che hanno regalato all’America.

#4 Berlino

E’ meno importante di Parigi, quindi è meno importante di Milano. (Socrate)

#5 Hong Kong

Perché copiano la borsa italiana. Prada, Ferragamo. Perché ha bisogno di due nomi per definirsi, di cui uno ricorda uno scimmione.

#6 Tokyo

Non hanno neppure i nomi delle vie e i numeri civici. Sono ancora rimasti ai tempi della guerra, hanno paura di essere invasi.

#7 Los Angeles

Hanno Venice Beach ma l’originale ce l’abbiamo noi. Hanno il monte delle stelle, noi abbiamo il monte stella. Pure il nome è taroccato: il suo nome completo è El Pueblo de Nuestra Señora de los Ángeles del Rio de la Porciúncula, che significa “Il villaggio di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola”, che è la chiesa vicino ad Assisi contenuta in un’altra Chiesa. Noi siamo nati nel mezzo delle terre.

#8 Vienna

Non si sono ripresi dalla perdita dell’impero. Francesco Giuseppe era il figlio illegittimo del figlio di Napoleone. Ora la loro massima aspirazione è di riprendersi l’Alto Adige.

#9 Dubai

Pur di sembrare come noi bruciano tonnellate di petrolio per creare la neve nel deserto. Sono pazzi.

#10 Formentera

Ovvio che crede di essere più importante di Milano. Perché è Milano.

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NUL presenta Lena Willikens al Plastic

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Ogni volta che il nome di Lena Willikens appare nelle programmazioni di qualche club, si chiudono le partite.

Chi c’era in quel novembre maledetto lo sa.

Chi non c’era presto lo saprà.

Lena Willlikens è serissima quando suona: non un capello fuori posto, mai un’espressione fuori dalle righe.

Compita, composta e concentrata, si dedica magistralmente ai suoi set, come un amante al corpo della persona amata.

Accompagnata dal suo accessorio preferito, una sigaretta, i set di Lena Willikens sono una cosa seria.

Dall’inizio alla fine, Lena sceglie suoni calibrati, mai scontati, mai ripetitivi e mai banali. Con quel suo mix di techno e disco-house, Lena Willikens ti fa entrare in un loop infinito in cui l’unica cosa che potrai fare è muovere la testa a tempo di musica.

E lasciarti andare.

Oggi trovi Lena Willikens nel giardino tropicale del NUL.

Sarebbe un vero peccato perdersela.

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Le diverse tipologie dei membri di un gruppo WhatsApp

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I gruppi di WhatsApp sono per molti il male del secolo, per altri lo strumento che mancava per organizzare al meglio ogni cosa, per altri ancora una figata pazzesca per essere sempre, ma proprio sempre, in contatto con amici e familiari.
 
Ognuno reagisce e agisce in modo diverso agli input dello strumento, palesando la propria contrarietà o cedendo al suo fascino tentatore.
 
Di certo, esistono diverse tipologie di utenti gruppali che abbiamo riassunto così:
 

Il Gruppoclasta

drastico e risoluto abbandona tutte le conversazioni, ne dichiara apertamente l’odio, minaccia e combatte il trend groups e ti cancella con nonchalance dalla rubrica se provi a inserirlo.
 

 Il Silenziatore

 
della serie “me ne infischio ma non ho il coraggio di togliermi dal gruppo”, è colui che silenzia a vita le chat –perdendosi spesso (per quella volta che capita)  info importanti che poi sono foriere di misunderstanding e qualche volta di brutte figure.
 

Il Soccombente

è quello che, pur facendo fatica e smadonnando di tanto in tanto, riesce a starci dietro cercando di ritagliagliarsi  qualche momento per leggere i messaggi e interagire, anche se spesso con tempi di reazione pari al fuso orario Terra-Marte!
 

 L’Entusiasta

colui che gioisce ogni qualvolta viene aggiunto in un gruppo. Considerato dal suo network e quindi dal mondo circostante, reagisce e interagisce con entusiasmo e prontezza ad ogni messaggio, alimentando le conversazioni ed elargendo emoticons delle più disparate.
 
 
 

 

L’Amministratore Capo

è colui necessita di creare gruppi, decidere i componenti, sceglierne la foto e il tema. Adora esserne l’amministratore, e si sente fiero e importante quando gli viene chiesto di aggiungere o togliere un componente. Il creatore è colui che da vita a un gruppo, mette in contatto le persone ma poi non partecipa alle conversazioni, defilandosi senza remore perché tanto lui è l’Amministratore Capo!
 

 L’Attivista

detto anche il fancazzista, è  un vero e proprio fan dei gruppi whatsapp. Ogni scusa è buona per crearne sempre di nuovi: il gruppo alluce valgo, il gruppo matrimonio Luca e Sara 2019, il gruppo mamme col semi-permanente, il gruppo colleghi con schiscetta a pranzo e così via. Oltretutto, un vero e proprio esperto di emoticons studiate appositamente per ogni tipo di conversazione ed emozione.
 

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