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12 strategie per fare trascorrere il tempo quando si arriva in ANTICIPO a un appuntamento a Milano

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Molti articoli si sono occupati dei ritardatari, una particolare categoria umana la cui caratteristica peculiare è la cattiva organizzazione del tempo.

Ma come ogni cosa del mondo, ha un suo opposto. Il rovescio della medaglia, lo Yin e lo yang, il bene e il male, la Pepsi e la CocaCola. In questo caso, per ogni ritardatario c’è qualcuno che arriva in anticipo.

12 strategie per scongiurare l’infamia dell’arrivare troppo presto a Milano

Il centralinista

Inizia a telefonare a tutti gli amici che conosce. Quando qualcuno risponde lui non sa cosa dire e la telefonata diventa subito molto imbarazzante.

Il social

Twitta, posta, tagga, condivide come un ossesso fin quando la batteria dello smartphone lo permette. Più scende la percentuale di batteria più si agita.

Il passeggiatore

Ne approfitta per farsi una passeggiata avanti e indietro, nervosamente, se non è fumatore rischia di diventarlo.

Lo zen

Rimane fermo, immobile, senza pensieri, senza fare nulla.

Lo Ying Yang

Mette in atto tecniche di respirazione e di meditazione trascendentale, cercando nuove forme di autoconsapevolezza.

L’insicuro

Si sente in ritardo anche se arriva mezzora prima. Entra subito nel locale, col fiatone e cerca tra i tavoli il suo compagno di appuntamento. Se non lo trova pensa che se ne sia già andato e allora lo chiama per scusarsi.

La Vanity Fair

Arriva sempre almeno dieci minuti prima per truccarsi, controllare il vestito, profumarsi, sedurre.

Il consumatore

Ne approfitta per acquistare sempre qualcosa. Di qualunque genere. Che spesso butta via prima di entrare.

Il lettore

Tira fuori un libro o scova una rivista in un locale.

L’alcolista

Si precipita nel primo bar e prende un bianchino.

Il caffeinizzato

E’ già nervoso, traballa, di solito è al decimo appuntamento, sull’orlo della crisi di nervi, cerca un altro caffè.

L’amante

Vive quei dieci minuti con passione, passa in rassegna tutte le ragazze del locale, le cataloga in base a un coefficiente di seduzione inventato da lui e perfezionato negli anni. Si avvicina, origlia e se riesce a capirne il nome le cerca su Facebook.

FRANCESCO BOZ

Piccolo è meglio (lo stato): nella classifica della libertà l’Italia è 86ma

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Nello stato piccolo c'è la libertà economica: la classifica di tutte le nazioni, l'Italia è 86ma
Nello stato piccolo c'è la libertà economica: la classifica di tutte le nazioni, l'Italia è 86ma

Lo dice Urbanpost.it che ironicamente titola “Libertà economica in Italia: meglio avercelo piccolo ma libero, lo stato”.

L’articolo si riferisce all’elenco degli stati  migliori dal punto di vista della libertà economica: “Cosa hanno in comune tra loro?” “Come si classifica l’Italia?”, si chiede l’autore.

La risposta? “Contrariamente alle illusioni in cui si cullano politici e giornalisti, più o meno disinteressati, la libertà economica è l’unica ricetta per stimolare davvero la crescita economica, ed il benessere diffuso, di uno stato. Più si sviluppano le comunicazioni, più si velocizzano i trasporti, più la gente ha facilità ad imparare nuove lingue, e più questo sarà vero, perché chi ha soldi da investire, o una qualifica da spendere sul mercato del lavoro, si sposterà nelle nazioni dove è più facile investire i propri soldi o le proprie competenze. E di conseguenza queste nazioni si svilupperanno e diventeranno più ricche, ospitando più aziende, e creando più posti di lavoro.” 

La classifica della libertà economica di tutte le nazioni del mondo in questione è una elenco annuale stilato dal centro studi Heritage Foundation in cui ciascuna nazione ha un punteggio secondo 10 parametri, divisi a loro volta in 4 settori:

  1. Legislazione (Tutela dei diritti di proprietà e Libertà dalla corruzione)
  2. Stato minimo (Libertà fiscale, spesa pubblica)
  3. Efficienza amministrativa (libertà imprenditoriale, libertà lavorativa, libertà monetaria)
  4. Mercati aperti (libertà di commercio, libertà d’investimento, libertà finanziaria)

LE PRIME 10 CITTÀ LIBERE DEL MONDO

Nel 2016 il primo posto è occupato da una città stato: Hong Kong.

Cui fa seguito un’altra città stato: Singapore.

Al terzo posto la Nuova Zelanda.

Medaglia di legno alla Svizzera (che migliora il suo punteggio), poi, Australia, quindi vengono Canada, Cile, Irlanda, Estonia e Regno Unito. ” Gli USA, durante gli anni di Obama, sono scivolati fuori dai primi 10, e si trovano all’11esimo posto. La Cina si trova al 144esimo posto e la Russia al 153esimo. L’Italia si trova al 86esimo posto, in peggioramento.”

COSA HANNO IN COMUNE I PRIMI 10 STATI LIBERI DEL MONDO?

1. Sono nazioni in forte sviluppo

      , “che attraggono investitori e lavoratori qualificati da tutto il mondo. L’

Estonia

      , la patria, tra le altre, di Skype, ha addirittura inventato la

residenza digitale

      , per permettere, a chi vuole investire nel paese, di aprirvi un conto in banca ed una sede sociale, senza bisogno di trasferirsi stabilmente in un posto freddo e buio per la maggior parte dell’anno.

L’importante è che arrivi denaro nell’economia locale

    .

In ogni caso la migliore dimostrazione che il benessere e lo sviluppo economico sono legati alla libertà economica. Non c’è altra via”;

2. Hanno in comune le piccole dimensioni

    , “o il fatto di essere divise in stati di piccole dimensioni, in termini di abitanti, come per Regno Unito, Canada ed Australia.

Uno stato di piccole dimensioni, con poche risorse naturali, non ha “rendite” su cui campare, e deve per forza essere aperto ai commerci con le altre nazioni, per accedere ai prodotti di cui ha bisogno”.

VERO O FALSO?

(Sempre secondo la nostra fonte) 

  1. Avere grandi risorse naturali è garanzia di benessere – FALSO.  Il Venezuela (176esima posizione) ha tra le maggiori riserve mondiali di petrolio, ma è talmente “non libero”, che nell’ultimo anno è stato addirittura costretto ad importare petrolio dagli odiati USA, avendo cacciato, o fatto scappare, i migliori tecnici petroliferi.
  2. Sono migliori le nazioni fortemente federaliste – VERO. Come Svizzera, Regno Unito, Canada, Australia e gli stessi USA, generano anche una concorrenza interna fra gli stati che le compongono, per attrarre lavoratori qualificati e imprese, cosa che aumenta il livello complessivo di libertà economica.
  3. Meno (il numero di abitanti) è meglio – VERO. Che siano della nazione, o dello stato (nel caso degli stati federali) abbassa anche la distanza tra il cittadino contribuente e l’amministratore, rendendo più facile individuare la responsabilità di cattiva amministrazione e/o malversazioni.
  4. meno denaro transita per le mani degli amministratori meglio è – VERO: meno ne hanno a disposizione, minore è la corruzione e le spese clientelari

L’ITALIA?

“Vengono apprezzati i tentativi di riforma del mercato del lavoro e del settore bancario. Il fatto che il mercato del lavoro rimanga fortemente ingessato, che la giustizia abbia tempi lunghi, la corruzione diffusa e l’elevatissima spesa pubblica, sono i fattori che determinano maggiormente la pessima posizione, sia a livello mondiale (86esima posizione), sia a livello europeo (36esima posizione). La Russia, che pure sta faticosamente uscendo da quasi un secolo di comunismo totale, ha già superato l’Italia in 4 parametri su 10 (Libertà del mercato del lavoro, Bassa spesa pubblica, Libertà fiscale e Libertà imprenditoriale).

LA CLASSIFICA COMPLETA

[fonte: http://www.heritage.org/index/ranking]

 

 

 

Special Thanks to Ivan Ortenzi
Fonte: http://urbanpost.it/liberta-economica-in-italia-meglio-avercelo-piccolo-ma-libero-lo-stato#r7K1V3wcpVpHjDTq.99

30 marzo 2016: apre BASE, nuova cultura all’ex Ansaldo

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people-BASE MILANo
people-BASE MILANo

Dove: BASE Milano, Via Bergognone 34, Milano

Costo: ingresso gratuito

Quando: festa di apertura mercoledì 30 marzo dalle ore 19

A Milano nuove forme di creatività e cultura si fanno spazio presso mastodontici esempi di archeologia industriale che ieri erano caduti in disuso, mentre oggi sono celebrati come poli nevralgici di artisti compulsivi e designer rampanti.

Nasce così anche BASE, il nuovo progetto milanese per la cultura e la creatività dove h+ è socio fondatore insieme a Esterni, Arci Milano, Avanzi e Make a Cube, insieme, danno forma a un “ecosistema che pone la cultura al centro dei processi decisionali, quale chiave per comprendere e interpretare il mondo e le sue evoluzioni”.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1 apre un nuovo posto di cui si parla da tempo a Milano

#2 anche via Tortona-via Savona avrà il suo spazio di smart working in cui lavorare, divertirsi, imparare, esplorare

#3 una delle prime inaugurazioni da non perdere di primavera in cui parteciperà mezza Milano – aperitivo accompagnato da Dj SteveDub.

#4 il dj set: un po’ finlandese, un po’ retro-futuristico – dalle 22.00, by Cola & Jimmu aka Nicole Willis & Jimi Tenor; dalle 23.00 con Fabio Volpi di Otolab, in collaborazione con WeMake.

#5 perché ci saranno tutti.

 

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1 facilities per professionisti e start-upper

#2 spazio sufficiente per le mie idee (e ci sono buone probabilità che succeda in 2000mq tra coworking e laboratori)

#3 interessanti volti che possano diventare partner di iniziative ed eventi culturali (arti performative, arti figurative, editoria, industrie culturali e creative, dell’artigianato di qualità, dell’innovazione, della tecnologia)

#4 buoni drink

#5 bel tempo per proseguire il party all’aperto

FOTO: Progetto architettonico: Onsitestudio

12 tipi di parcheggio a Milano

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Qual è la cosa più importante che una città può offrire ai suoi cittadini? La sicurezza? Macché! La bellezza della sua storia e della sua nuova architettura? Direi proprio di no. Forse la libertà di sentirti parte di qualcosa di importante, un marchingegno ben oleato dove ogni cittadino è spinto a esprimere la sua personalità per arricchire il mosaico di vite che si affacciano sulle vie cittadine.

No, la cosa più importante che una città può offrire è il parcheggio!

A Milano ci sono addirittura 12 modi di parcheggiare.

Il pilota

Arriva, parcheggia con una mano sul volante e con una manovra sola. Tacitamente ammirato da tutti.

L’ingombrante

Accosta dieci metri più avanti e in mezzo alla strada. Nessuno capisce che vuole parcheggiare. Ma rimane fermo. Dopo dieci minuti che è fermo, scende per fare segno che il posto è suo. A quel punto tutti in retro. Inizia a manovrare avanti e indietro, destra e sinistra e rimane allo stesso punto. Alla fine il primo della fila disperato parcheggia al posto suo.

Il ladro

Mezz’ora di ricerca estenuante, finalmente se ne libera uno proprio mentre passavi tu, nel preciso istante che realizzi di avere svoltato la giornata e che la serata andrà al meglio…. Arriva uno e si infila nel parcheggio al tuo posto. Dicendoti che l’aveva visto prima.

Il quattro frecce

Attiva le quattro frecce bloccando l’area del parcheggio, fa passare tutti e non si muove finché tutta la strada non è vuota. Fenomeno che si verifica tra le 3 e le 4 di mattina.

Il misuratore

Si ferma di fianco per vedere se ci può entrare, fa due manovre incomprensibili e riparte. Ripete all’infinito finché non trova un chilometro di parcheggio a disposizione.

Il timido

Arriva, si ferma, inizia il parcheggio, ma se ci sono troppe macchine dietro di lui, sale l’ansia da prestazione. In questo caso rinuncia o finisce tutto in pochi secondi senza che le altre macchine si accorgano nemmeno che è entrato. Parcheggiatore precoce.

Il riservato

Lei/lui scende a tenere il posto. Tu percorri la via e vedi tutti i posti con una statuina che blocca ogni accesso ripetendo “no, sta arrivando”.

L’egoista

Parcheggia in doppia fila bloccando due macchine e fa segno che torna presto. Riappare dopo due giorni lamentandosi contro quelli che non hanno pazienza e ti consiglia di rilassarti.

Il micrometrico

Con la macchina di quattro metri lui parcheggia in quattro metri e zero cinque. E fa notare a tutta la città la sua prodezza.

L’appoggiatore

Ha la macchine da tre metri e vuole entrare in uno da due. Si appoggia e spinge per guadagnare spazio davanti e di dietro, daje e ridaje si crea uno spazio anche laddove non c’era.

La donna

Arriva truccandosi guardandosi allo specchietto, cerca un posto ampio, meglio se in una strada deserta, se la prende comoda, entra col muso e va avanti indietro rimanendo nello stesso posto. Poi se ne va o la lascia così.

Il previdente

Non parcheggia vicino ai ponteggi, perché può cadere qualcosa. Non parcheggia vicino agli stadi, perché i tifosi potrebbero prendere male la sconfitta della loro squadra. Non parcheggia vicino ai locali perché gli appoggiano il bicchiere sul tetto. Non parcheggia nelle strade sterrate perché schizza la graniglia. Non parcheggia sotto gli alberi perché cagano gli uccelli. Non parcheggia in zone malfamate o vicino ai parchi. E’ sospettoso se non ci sono macchine vicino. Non parcheggia vicino ai campi da calcio per paura delle pallonate. Non parcheggia sotto il livello stradale perché potrebbe arrivare un’alluvione. Non parcheggia in curva per il rischio di sbandate. Alla fine parcheggia, chiude gli specchietti, controlla ogni cartello nello spazio di un chilometro. Dopo dieci minuti, in preda ai dubbi, torna e riparte ritornandosene a casa.

Dopo il parco orbitale, un’altra idea per Milano: the Mile, il primo parco verticale del mondo

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E’ stato presentato il progetto di primo parco verticale al mondo con osservatorio alto un miglio (1609 metri). Quello che ne dà il nome: The Mile. Su quel cucuzzolo si troverà una piattaforma di osservazione aperta al pubblico che ne farebbe la più alta costruzione al mondo, circa il doppio dell’altezza dell’edificio più alto di oggi. Pensate se fosse Milano a dotarsi di questo parco verticale. Con il Parco Orbitale diventerebbe la capitale mondiale di parchi avveniristici.

A COSA SERVIRÀ:

  • fornire un’esperienza varia e coinvolgente;
  • creare luoghi per riunioni, cene, concerti, o anche piscine;
  • stupire con le salite ai ponti di osservazione che sfrutteranno capsule scultoree in orbita;
  • abitare il cielo;
  • produrre profitto in modo inusuale.

“Le capsule saranno dotate di schermi all’aperto di realtà virtuale, permettendo una interazione con la vista a 360 gradi sul paesaggio. Lassù nel cielo, i visitatori potranno vedere la città come è – o potrebbe essere, con le cuffie che in genere accompagnano la realtà virtuale“, Domus*.

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E’ stata presentata al MIPIM di Cannes 2016 lo scorso 16 marzo 2016 dallo studio Carlo Ratti Associati (Carlo Ratti, Giovanni de Niederhäusern, Emma Greer, Saverio Panata, Alberto Bottero, Gary di Silvio, Andrea Galli, Pietro Leoni, Monica Löve), che lo ha realizzato con lo studio di ingegneria tedesco Schlaich Bergermann Partner (Joerg Schlaich, founding partner; Mike Schlaich, managing partner; Boris Reyher, associate and Berlin office manager), e lo studio inglese di design digitale Atmos (Alex Haw).

Perché ne parliamo: perché questo “Central Park in verticale, arrotolato e ruotato”, come l’ha spiegato il professor Carlo Ratti, è stato pensato per comportarsi “come un ecosistema naturale, coperto da piante e vegetazione, abitato da centinaia di specie animali, e attraversata da un delicato intreccio di linee di trasporto” – (cit. Domus).

COME CI RIESCE?

Grazie alla struttura leggera innovativa, sulla base di un albero strutturale di 20 metri, tenuto in compressione e assicurato attraverso una rete di cavi precompressi. Tutto intorno all’albero, una serie di capsule orbitanti permetterà ai visitatori di salire gradualmente verso l’alto, godendo del panorama spettacolare a velocità e approcci diversi.

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I MODELLI.

Il complesso olimpico del 1972 di Monaco di Baviera di Joerg Schlaich e Rudolf Bergermann “che ha portato al limite i confini del possibile ed è diventato una pietra miliare nella storia dell’architettura”, ma anche la Tour Eiffel di Parigi e il The London Eye di Londra.

LA SFIDA:

  • giocare con la gravità e le forme dell’architettura;
  • creare un immenso parco verde…;
  • …verticale;
  • sviluppare nuovi ecosistemi in verticali così da sfruttare al meglio ogni spazio urbano;
  • superare i confini delle forme e dello spazio;
  • produrre una nuova forma di attrazione in grado di catturare decine di milioni di visitatori, quindi profitti ogni anno, rendendo ancora più appetibili quelle città già tradizionalmente nell’orbita turistica o che ancora oggi non lo sono.

 

Ph. Carlo Ratti Associati, schlaich bergermann partner, Atmos, The Mile

*Fonte: http://www.domusweb.it/it/notizie/2016/03/02/cra_the_mile.html

15 cose che solo le milanesi che odiano truccarsi capiranno

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Una passata di trucco e parrucco può fare magie più grandi della bacchetta della fata turchina di Cenerentola. Ci sono donne che grazie all’arte del make up diventano delle principesse, a tempo determinato dalla resistenza dei colori applicati sul viso. A tutte loro vanno i nostri sinceri complimenti.

Però la vita non è solo l’esaltazione della propria estetica, ci sono alcune donne che appartengono alla fazione opposta, sono quelle che odiano o non sanno truccarsi. A tutte queste va il mio più sincero abbraccio, tutta la mia stima e soprattutto questa lista.

15 cose che solo le milanesi che odiano truccarsi capiranno

truccarsi
rinascente.it

#1 Quando ti metti il rossetto i tuoi amici ti chiedono se ti vedranno ad Assago al circo itinerante di Nando Orfei. Come Clown.

 

#2 Quando entri al primo piano della Rinascente ti senti spaesata come uno studente del Politecnico a un vernissage.

 

#3 Primer, ombretto, mascara, matita, eyeliner, palette, e poi ti gratti l’occhio per sbaglio e tutti ti chiedono se sei caduta di faccia sul pavé.

 

#4 Quando metti il fondotinta, tra viso e collo ottieni la stessa differenza che c’è tra area C ed esterno della circonvallazione.

 

#5 Per te il contouring è solamente la cerchia dei bastioni.

 

#6 Durante un viaggio in tram hai imparato una lezione molto importante: truccarsi quando è in movimento può costare il bulbo oculare.

 

#7 Senza polveri sul viso sei così pallida che i tuoi colleghi ti chiedono se sei stanca o malata. E poi c’è quello che nel dubbio ti ha prenotato una visita al San Raffaele.

 

#8 A volte ti prometti di svegliarti prima per truccarti. Ma al mattino sei classe energetica G.

 

#9 Per fortuna acqua sapone non sei affatto male. Sei una bellezza biologica a chilometro zero.

 

#10 Sei talmente poco abituata al trucco che dopo un giorno di fondotinta ti senti la pelle secca come i Navigli senz’acqua.

 

#11 A dare intensità al tuo sguardo ci pensano già le occhiaie, frutto di poco sonno e tanto lavoro.

 

#12 Nel tempo che ci metti a truccarti hanno ristrutturato il Duomo.

 

#13 C’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui ti trucchi. E purtroppo non è un negroni.

 

#14 Il pennellino del rimmel ti ricorda gli alberelli che crescono sul bosco verticale.

 

#15 Ogni giorno a Milano vengono spalmate tonnellate di trucco sulle facce delle milanesi. Estranea a questa logica, tu sei una perla rara.

 

FRANCESCO BOZ

L’insegna luminosa che svela in anticipo le traiettorie dei ciclisti

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Pedalare per le grandi metropoli del mondo sta diventando sempre più una moda, ormai a ogni latitudine. L’auto ormai è anni novanta, mentre la bicicletta è 2016. In bicicletta si è liberi di saltare sul marciapiedi, di zigzagare tra le auto, di superare ogni barriera.
Unico problema è che le auto sono guidate da piloti ancora fermi agli anni novanta, lenti di riflessi, che faticano ad anticipare le traiettorie dei ciclisti. E così spesso arriva il botto.

Una soluzione? Viaggiare con un’insegna luminosa che avvisi gli automobilisti delle traiettorie del ciclista.

Questo è l’obiettivo del progetto azero Cyclee.


“Va montato dietro il sedile della bici e funziona grazie a un sensore che rileva il movimento”, ci spiega Startupitalia, “Questo grazie a un sensore di movimento installato al suo interno, in grado di rilevare ogni singolo gesto del ciclista. Parliamo di simboli convenzionalmente noti, perciò facilmente riconoscibili. Quindi, se avremo intenzione di svoltare a destra, comparirà sulla nostra schiena una classica freccia, mentre prima di fermarci potremo comunicare la nostra intenzione attraverso il segnale di “Stop”. In realtà, il dispositivo è anche collegato ad una app per smartphone. In questo modo, il ciclista potrà comunicare via wireless con Cyclee e personalizzare i simboli da proiettare. Scegliendo ad esempio un colore più visibile, perché in contrasto col capo d’abbigliamento indossato in quel momento”.

In questo video si spiega il funzionamento.

XXI Triennale Milano 2016: 5 cose che non sapete e 10 eventi da non perdere

Francesca Lanzavecchia con Hunn Wai, Metamorfosi Vegetali, 2013

Incredibile ma vero, sono passati vent’anni dall’ultima Triennale nel 1996. 

Finalmente il 2 aprile 2016 sarà di nuovo Triennale a Milano.

Questa volta, per onorare i vent’anni passati la XXI Esposizione internazionale della Triennale, Milano fa le cose in grande. Ecco come: 

  1. In primis sarà un’esposizione che durerà ben 5 mesi, dal 2 aprile al 12 settembre 2016.
  2. Il titolo sarà epico e super contemporaneo: 21st Century. Design After Design. Non vuole essere futuribile ma cerca di decodificare il nuovo millennio e di individuare i cambiamenti che coinvolgono l’idea stessa di progetto e progettualità.
  3. Alcuni dei temi saranno la relazione tra città e design, i rapporti tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’informazione, i rapporti tra design e artigianato nel nostro millennio.
  4. Saranno 20 le mostre allestite per l’occasione, non solo presso il Palazzo dell’Arte costruito dall’architetto Giovanni Muzio nel 1933, sede principale fin d’allora e oggi, ma in tutta la città oltre a Monza (sede principe a livello storico, la prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative nacque lì nel 1923 e solo dieci anni dopo si trasferì a Milano) e al sito di Expo verranno coinvolte con 19 sedi.
  5. Infine, e non è la fine ma solo l’inizio, un programma teatrale intenso a cura del CRT al Teatro dell’Arte, due summer school: una al Politecnico e una in Area Expo, un festival (Game Design Festival allo IULM), partecipazioni a festival del cinema milanesi (Cinema Africano, IT Festival, Milano Design Film Festival, Milano Film Festival), un ciclo di concerti curato da Sentieri Selvaggi con interventi di coreografi, un ciclo di concerti curato da Ponderosa, lecture di esponenti internazionali del design, dell’arte, dell’architettura e dell’economia, tre workshop internazionali sul tema “Labour After Labour” con Fondazione Bassetti, un premio il Premio internazionale di architettura al femminile: arcVision Prize. Women and Architecture, istituito da Italcementi Group e un ciclo di incontri a cura di Meet the Media Guru. Una serie di convegni arricchisce il già ricco programma: ICOM (International Council of Museums) il 9 luglio, World Design Week Summit il 14 aprile, IBA’s (International Biennial Association) 3rd General Assembly, 30 maggio – 2 giugno.

Di questi interessanti appuntamenti ne abbiamo selezionati 10.

10 appuntamenti da non perdere alla XXI Triennale di Milano: 

  1. in Triennale al Triennale Design Museum la nona edizione con W Women in Italian Design a cura di Silvana Annichiarico 
  2. in Triennale La Metropoli Multietnica a cura di Andrea Branzi 
  3. in Triennale Brilliant! I futuri del gioiello italiano a cura di Alda Cappellieri 
  4. in Triennale Stanze. Altre filosofie dell’abitare a cura di Beppe Finessi 
  5. nell’area Expo dal 25 maggio 2016 People in Motion a cura di Michele Nastasi 
  6. in area Expo Street Art a cura di Nina Bassoli 
  7. al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” Studiare il futuro già accaduto. Un progetto esplorativo su Uomo, Ambiente e Cultura 
  8. alla Fabbrica del Vapore New Craft a cura di Stefano Micelli 
  9. allo IULM Game/Video Art. A Survey a cura di Matteo Bittanti e Vincenzo Trione 
  10. al Palazzo della Permanente La logica dell’approssimazione, nell’arte e nella vita a cura di Aldo Colonetti e Gillo Dorfles

Si deve solo spulciare bene il programma in questi cinque mesi e scegliere. Per approfondire ecco il sito www.21triennale.org.

 

Ph: Francesca Lanzavecchia con Hunn Wai, Metamorfosi Vegetali, 2013 [dettaglio]

25 marzo 2016: Mirò in mostra al MUDEC – con intervista

Joan Mirò, I due amici, 1969, Acquaforte, acquatinta e carburo di silicio, cm 71,5 x 106,5 - Barcellona, Fundaciò Joan Mirò © Successiò Mirò by SIAE 2016

Dove: MUDEC – Museo delle Culture, via Tortona 56, Milano

Costo: 12 €

Quando: da venerdì 25 marzo 2016 all’11 settembre 2016. Lunedì 14.30-19.30 – Martedì, Mercoledì, Venerdì e Domenica 9.30-19.30 – Giovedì e Sabato 9.30-22.30

La mostra Joan Mirò La forza della materia al MUDEC Museo delle culture di Milano fino all’11 settembre 2016, è una personale che racconta il passato, tra gli anni ’30 e ’80, delle opere di Mirò. Allo stesso tempo, è una mostra estremamente contemporanea. Non solo per il fatto che l’arte di Mirò è sempre attuale, ma perché l’allestimento, oltre a presentare le tele, i disegni, le sculture dell’artista, ha una valenza multimediale.
Grazie alle note della musica di Duke Ellington che con Blues for Joan Mirò dà il benvenuto all’inizio dell’allestimento: un modo – ben riuscito – per far entrare il visitatore nei quadri e nella vita dell’artista catalano, mostrando quanto il rapporto con la poesia e le altre arti sia stato fondamentale per questo straordinario esponente del Surrealismo.

Abbiamo chiesto al curatore italiano della mostra, il professor Francesco Poli i suoi

5 motivi per cui visitarla

#1. chi non è ancora venuto al museo MUDEC lo troverà bellissimo, progettato da David Chipperfield

#2. conoscere e vedere l’opera di Joan Mirò: il maestro del surrealismo e dell’astrazione della materia mancava da Milano, con una sua mostra personale, dal 1999

#3. le opere in mostra vengono dalla Fondazione Mirò di Barcellona, definendone così un marchio qualità e identità. Le 140 opere rappresentano tutti i diversi percorsi e le sperimentazioni che l’artista portò avanti nella seconda metà della sua vita

#4. scoprire un aspetto originale di Mirò la sua scultura, prodotta con oggetti trovati, assemblati e trasferiti in un calco e bronzificati

#5. immergersi nell’universo figurativo dell’artista

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. foto o riproduzioni della casa e dello studio di Joan Mirò

#2. ambienti immersivi di realtà tridimensionale

#3. Mirò in persona

#4. la sua tavolozza

#5. un parente di Joan Mirò.

Ho però trovato un nipote dell’artista, Joan Punyet Mirò, che alla domanda “cosa è stata Milano per Mirò” mi risponde: “Le cose di Milano che lui preferì sono la bellezza artistica e architettonica della città e la collezione dell’arte del ‘400 e ‘500. Nel 1981 fece una mostra di ceramica e grafica con la Galleria Naviglio e donò una grande scultura alla città che è in via Senato“. 

 

Ph. Joan Mirò, I due amici, 1969, Acquaforte, acquatinta e carburo di silicio, cm 71,5 x 106,5 – Barcellona, Fundaciò Joan Mirò   © Successiò Mirò by SIAE 2016

10 PAROLE che hanno senso solo a Milano

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10 parole solo di milano citta stato
10 parole solo di milano citta stato

Ci sono parole che fuori Milano non si capiscono, non hanno senso o semplicemente non esistono. Eccole.

10 PAROLE CHE HANNO SENSO SOLO A MILANO

#1 Ti briffo / Ti debriffo

#2 Schedulare

#3 Deliverare

#4 Sushino

#5 Skillato

#6 Calendarizzare

#7 Agendare

#8 Schiscetta

#9 Forwardare

#10 Shiftare

Altre parole segnalate da voi:

  • Swoppare
  • Veicolare
  • Performante
  • Cafferino

MILANO CITTA’ STATO

L’albero della vita non è a Expo ma in Etiopia e l’ha inventato un italiano

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L’acqua, il bene più prezioso di tutti, soprattutto in terre desertiche come l’Etiopia.

Nell’ex colonia italiana, un italiano ha portato una rivoluzione, questa volta davvero buona e libertaria.

Si chiama “Warka Water” ed è un albero che produce acqua.

Davvero: oltre 29 mila litri d’acqua e 30mila persone abbeverate nei primi 9 mesi dalla sua messa in opera, nell’area di Dorze.

COME E’ FATTO WARKA WATER.

Immaginatevi l’Albero della Vita di Expo – perché assomiglia un po’ a quello.

Dimensioni: 10 metri di altezza; 60 kg.

Materiali: solo ecologici, sostenibili, facilmente reperibili, come nylon e giunchi.

Chi l’ha costruito: Arturo Vittori, direttamente sul territorio etiope e grazie al sostegno della Cooperazione Italiana.

Quanto costa: pare che servano appena 500 dollari per acquistare ognuno di questi alberi dell’acqua e piantarli in aree siccitose.

COME FUNZIONA

In Africa l’escursione termica giorno-notte è molto accentuata. “Warka Water si basa sul principio della condensazione dell’aria” ovvero, durante la notte “la struttura cattura la rugiada, la nebbia e le minuscole particelle di umidità, trasformandole in acqua potabile “, spiega Thefoodmakers.startupitalia.eu.

LA RIVOLUZIONE

Materiali sostenibili ed un costo di 500 dollari. Un’inezia se badiamo al devastante e atavico problema della mancanza d’acqua in Africa.

Il progetto per ora è in fase progettuale, ma se funzionasse rivoluzionerebbe in maniera netta la qualità della vita delle popolazioni locali, basti pensare che oggi, andare al pozzo a prendere l’acqua è una delle attività principali delle donne che vivono in ecosistemi di questo tipo e che impiegano 6 ore della giornata per procurarsi una cesta di acqua, appena.

Il Warka Water fa della sua facilità di costruzione e di funzionamento il suo principale fiore all’occhiello, dato che permette una gestione diretta delle comunità locali. La struttura, se sviluppata su larga scala, consentirebbe infatti alle popolazioni di non dipendere dai finanziamenti e dagli aiuti esterni, valorizzando la loro autosufficienza“, prosegue Startupitalia. “Ma il contributo al progetto Warka Water non è l’unico intervento della Cooperazione Italiana orientato alla lotta contro la desertificazione e la siccità nei paesi in via di sviluppo. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati stanziati complessivamente 10.760.470 di euro in iniziative destinate all’approvvigionamento idrico, con un focus particolare nelle regioni dell’Africa Sub Sahariana e nel Nord Africa.”

Fonte: http://thefoodmakers.startupitalia.eu/53048-20160321-warka-water-albero-etiopia-acqua

24 marzo 2016: Questa cena non ha prezzo a Un posto a Milano

Dove: Un posto a Milano, via Cuccagna 2, Milano

Costo: prezzo stabilito da ognuno per ciascun piatto

Quando: giovedì 24 marzo 2016, dalle 19.30

Giovedì sera il ristorante alla cascina Cuccagna Un posto a Milano per inaugurare il nuovo menù di stagione dello chef Nicola Cavallaro, farà un esperimento collettivo con i suoi ospiti. Proporrà un menù senza prezzo. Ogni commensale a fine cena darà un costo a ogni portata che avrà mangiato (sono esclusi dall’esperimento le bevande -vino, birre, etc- e i dolci) e pagherà quanto riterrà opportuno. C’è anche un premio: chi indovinerà esattamente il valore della propria cena vincerà un buono valido per una cena per 6 persone.

Da quattro anni Un posto a Milano ricerca produttori e fornitori di qualità e Questa cena non ha prezzo è il modo scelto per valorizzarli e per far capire al cliente quanto lavoro ci sia dietro.

Bisogna assaggiare e mangiare il nuovo menù.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. il luogo è accogliente

#2. per assaporare il nuovo menù di stagione

#3. cercare di dare un valore ai piatti proposti

#4. individuare il sapore dei diversi ingredienti

#5. mangiare bene

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. un menù sfizioso

#2. forse qualcuno di questi piatti:
– L’UOVO, FUNGHI SHITAKE E BOTTARGA DI UOVA DI GALLINA
– TAGLIOLINI CON CAROTE E CURCUMA
– POLLO ALLA DIAVOLA
– POLPETTE DI QUINOA E ZUCCHINE

#3. indovinare se quello appena citato sarà il menù

#4. azzeccare il prezzo di almeno uno dei piatti

#5. del buon vino

“Com’era organizzato il mondo del Far West?”– L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#4

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“Com’era organizzato il mondo del Far West?” – L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#4

Quarto appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.

In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Com’era organizzato il mondo del Far West?”

23 marzo 2016: Una città esposta, canzoni su Milano

Castello Malfatti milano marzo 2016
Castello Malfatti milano marzo 2016

Dove: Arci Ohibò, via Benaco 1, Milano

Costo: Tessera Arci + contributo artistico 5 €

Quando: mercoledì 23 marzo 2016, 21.30

Cesare Malfatti e Chiara Castello stasera saranno in concerto all’Arci Ohibò e suoneranno le canzoni del disco Una città esposta. Una città esposta è il disco che Cesare Malfatti ha pensato in occasione di Expo per celebrare la sua Milano, attraverso testi e canzoni che evocassero alcune delle opere d’arte più significative della città.

Per i testi si è avvalso della collaborazione di alcuni dei più talentuosi autori italiani: Alessandro Cremonesi, Luca Morino, Francesco Bianconi, Paolo Benvegnù, Gianluca Massaroni, Luca Lezziero, Vincenzo Costantino, Luca Gemma.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. ascoltare un concerto di Cesare Malfatti dei La Crus

#2. scoprire le opere d’arte di Milano attraverso la musica

#3. come sarà rappresentata La pietà Rondanini?

#4. e Concetto Spaziale, Il Quarto Stato, Il Bacio di Hayez e Lo sposalizio della vergine

#5. ballare pensando a L’Ultima Cena

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Cesare Malfatti come voce, chitarra, pedaliera per i bassi

#2. Chiara Castello voce e sinth in loopstation

#3. altri componenti dei La Cruz

#4. riproduzioni delle opere d’arte

#5. allegria

“Non uno di meno”: ripetizioni gratis per studenti milanesi in difficoltà

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Good-Will-Hunting-ripetizioni scuola milano
Good-Will-Hunting-ripetizioni scuola milano

Il limite della scuola è quello di affrontare i problemi degli studenti attraverso la logica statistica.

Mi spiego meglio, all’interno di una classe ci sarà un gruppo di alunni che va molto bene, un gruppo di alunni nella media e un gruppo di alunni con gravi difficoltà. Statisticamente è così.

Ma la statistica ha il vizio di uccidere la storia dei singoli individui.

Perché un ragazzo va male a scuola? Quali sono le sue difficoltà? Cosa si può fare per aiutarlo? Il mondo reale non è una statistica, il mondo reale è fatto dei racconti personali di ognuno di noi.

Uno splendido racconto di Milano si chiama “Non Uno di Meno”, una task force di volontari che il pomeriggio entra nelle scuole medie e superiori per fare ripetizioni gratuite agli studenti in difficoltà. I volontari sono tutti professori in pensione o attivi che desiderano regalare parte del proprio tempo ai ragazzi, per evitare che a causa dei voti scarsi possano in futuro abbandonare gli studi.

Le scuole di Milano dove sono attivi i corsi gratuiti di “Non Uno di Meno” sono 7:

  1. Istituto Cardano
  2. Istituto Gentileschi
  3. Liceo Virgilio
  4. Scuola Media dalla Chiesa
  5. Scuola Media Pertini
  6. Scuola Media Quintino
  7. Scuola Media Verdi

Il modello di funzionamento di questo servizio è molto semplice. I presidi o gli insegnanti segnalano quali sono i ragazzi che avrebbero bisogno di aiuto e appena la scuola finisce, cominciano le lezioni private.

Il vantaggio delle lezioni private, l’abbiamo detto, è non essere vincolate alla classe bensì alla storia personale del singolo studente. In questo caso ci sono almeno altri due vantaggi rispetto alle ripetizioni private classiche.

Il primo, beh, sono gratis.

Il secondo è più sottile e certamente non generalizzabili. Io credo che la motivazione e l’impegno dei professori che regalano queste ripetizioni, spinti solo dal desiderio di aiutare, possa essere addirittura maggiore dell’impegno di chi lo fa a pagamento. Ma ripeto, questa è solo una mia opinione.

Resta il fatto che si tratta di una bella iniziativa.

Milano lancia la sfida all’inquinamento: ecco i progetti 2016

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airlite vivaio retake milano
airlite vivaio retake milano

Guardare Milano dal 31° piano del Pirellone è un po’ come immaginarsi bambini, con gli autobus e i suv di passaggio su Piazza Duca D’Aosta ridimensionati a macchinine telecomandate dall’alto.

Fa quasi tenerezza vedere le aiuole geometriche e i rigorosi spartitraffico colorare i contorni dell’imponente Stazione Centrale che, da lassù, pare una casetta delle bambole. Fa riflettere la bellezza sconosciuta, poco valorizzata di questo luogo che sembra sopra tutto e lontano da tutti. Anche qui arrivano le notizie dei morti di Bruxelles.

Una boccata di ossigeno? Cade a pennello l’invito di Associazione Vivaio, al suo quarto compleanno proprio in queste ore [qui, una presentazione], Associazione Retake,Regione Lombardia Airlite.

CHE COS’è AIRLITE.

A spiegarne il brevetto – un’eccellenza italiana – è l’inventore Massimo Bernardoni, che al tavolo: “Far capire, in poche parole, come funziona Airlite è come provare a leggere un libro limitandosi ai titoli dei singoli capitoli. Diciamo che 14 anni fa ero considerato un “pazzo visionario”, mentre oggi quella di Airlite è un’avventura in cui la pittura rappresenta una delle tecnologie impiegate. Si tratta di una pittura che si attiva con la luce e fa cadere le sostanze di rifiuto in formato di sale“.

Il meccanismo, che trae spunto dalla reazione di fotosintesi clorofilliana, sfrutta le superfici dipinte come se fossero le foglie. “La pittura atossica  si attiva con la luce e serve a combattere batteri, muffe e cattivi odori, un altro elemento inquinante e l’unico ad essere percepito dall’olfatto. Peraltro, è anche super idrofila, resta pulita nel tempo, e, grazie alla sua tecnologia, è in grado di sfruttare per il 90% l’energia solare con un risparmio energetico e di calore del -30-35-% a seconda dell’edificio. L’intraprendere strade diverse a volte destabilizza, ma a volte si trovano anche strade che si trasformano in viali alberati”, ha concluso orgoglioso Bernardoni.

CHI HA SCOPERTO AIRLITE?

“L’idea è nata guardando a Tokyo, città capolista quando si parla di rischio sismico. La capitale del Giappone è la dimostrazione della capacità di saper trasformare il proprio problema numero uno in un business” spiega Andrea Zoppolato, presidente di Vivaio. “Airlite è stata selezionata e poi si è classificata tra i vincitori di Expop 2015, la versione “pop” nata quattro anni fa, quando Expo sembrava destinata a un totale fallimento e tutta dedicata a creare situazioni internazionali intorno ai singoli progetti, non alle nazioni. Proprio in seno a Vivaio abbiamo pensato ad una collaborazione tra Airlite e Retake Milano“.

Un progetto importante con un unico proposito: risolvere Il PROBLEMA DI MILANO. 

“Il problema di Milano non è solo l’inquinamento: non avendo una grande circolazione d’aria, anche se inquiniamo poco, restiamo sempre più inquinati”, prosegue Zoppolato.

Autostima; consapevolezza; nuovi orizzonti: sono queste le parole chiave che emergono dal tavolo di presentazione cui ha aderito anche Kris Grove. La presentatrice americana, che 20 anni fa ha scelto l’Italia per laurearsi in Storia dell’Arte e diventare mosaicista, si è detta molto onorata di poter raccontare nel suo programma su Radio 105 un altro esempio di innovazione del Bel Paese, quel Paese “ancora più ricco e caldo delle mie origini di cui sono appassionata e amante. Ogni anno muoiono 12 milioni di persone per l’aria inquinata, non possiamo non tenerne conto“.

IMPIEGARE AIRLITE A MILANO. 

E’ il prossimo passo da fare. Comunicare, spiegare, applicare la pittura di Airlite alla città in cui è nata.

“Dal desiderio di unire tecnologia partecipazione dei cittadini è nata la unione tra Airlite e Retake. Obiettivo: rendere Milano la città non solo una più bella ma anche che sa purificare l’aria” spiega uno dei fondatori dell’Associazione Antigraffiti, Andrea Amato.

Per fare ciò, Amato è in prima linea nell’organizzazione di una serie di attività ad hoc in alcuni dei momenti più partecipati dalla città, anche con il supporto di Milano Sport, già a partire dal 2-4 aprile 2016.

Qualche esempio? La pulizia dell’ingresso della piscina in via Romero durante la Milano City Marathon; la creazione di un murale a tema “acquatico” sui muri della stessa piscina, durante la maratona, “sarà  il primo murales partecipato che farà respirare tutta la città”, ha spiegato. Ma non solo.

Nell’ambito degli interventi di riqualificazione, ecco anche la corsa al fianco della LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori: la corsa con la pettorina blu (“come l’ossigeno, come i nostri due loghi”) servirà a raccogliere fondi per creare alloggi per i parenti dei degenti oncologici a Milano.

Inoltre, il 9 aprile si correrà insieme anche per la riqualificazione facciata del lido di Milano: ” Ci siamo ripresi il lido di milano, ma abbiamo intenzione di lavorare ad un’idea di pulizia e arte condivisa anche con la realizzazione di un murales per il Policlinico di Milano, affinché sia una street art terapia intensiva per i bambini malati di cancro e Milano si ponga come una città di esempio anche per le altre, in Italia”.

“Milano, una vera Smart City“, ha spiegato Antonio Cianci, CEO di AM Technology Ltd e “Vivaista” dell’associazione Vivaio, che per spingere ulteriormente il progetto e per raccogliere la sfida di Expo, la prossima estate ha organizzato una due giorni internazionale, il 22-23 luglio 2016, mettendo assieme grandi città del mondo, con personaggi, startup, istituzioni e accademici che si confrontino sulle migliori soluzioni per vincere l’inquinamento atmosferico.

Perché Milano sia la prima città pollution free al mondo e possa essere d’esempio alle altre città mondiali.

“Sarebbe bello se aziende di grosso spessore si prendessero cura di interi quartieri e diventassero ambasciatrici mondiali di progetti di riqualificazione urbana così intensi”, hanno detto i relatori.

Primo passo, via Ventura – Lambrate. Mariano Pilcher, architetto e mecenate del quartiere, ha già deciso di coinvolgere artisti di primo piano come Italo Lupi e Fabrizio Modesti

MILANO: PRIMA CAPITALE POLLUTION FREE?

Se è vero, come spiegato dall’Assessore alle Politiche Ambientali Claudia Maria Terzi, che la terza preoccupazione dei milanesi è l’inquinamento (disoccupazione integrazione sono risultati primi, nel corso del progetto “Dillo alla Lombardia “) , allora, nonostante gli inizi c’è un bella notizia del giorno.

E la buona nuova non è solo c’e un’Associazione a Milano, come Vivaio, in grado di far sbocciare nuovi progetti per il bene di Milano, ma anche che il frutto degli sforzi di pochi sa raccogliere l’esigenza di molti e dare speranza ai visionari – o presunti tali – che aspirano ad una Milano capoluogo non solo della Lombardia ma della innovazione etica di portata mondiale.

Su Instagram il Duomo è a luci rosse

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La bellezza una volta era negli occhi di chi guardava le cose. Oggi si è spostata nel telefono di chi le fotografa, ci applica un bel filtro adatto alle circostanze e le pubblica su Instagram.

Da non milanese devo dire una cosa, il Duomo non è brutto. Si fa guardare, si fa fotografare e si fa raccontare.

Quindi non mi stupisce che con i primi raggi di sole primaverili sia diventato un grande protagonista di Instagram. #Duomo è stato usato per più di un milione di immagini.

Cosa contengono le foto su Instagram marchiate dall’hashtag Duomo?

Ora in quelle foto c’è molto primavera, gli alberi di magnolia sono fioriti e moltissimi utenti provenienti da tutti il mondo hanno condiviso le immagini del Duomo velato da fiori rosa.

duomo 1duomo 3duomo 2

Purtroppo scorrendo le immagini che compaiono su Instagram digitando #Duomo ci accorgiamo presto che la vita non è solo rosa e fiori.

Dopo le prime schermate di immagini classiche del duomo, si scopre che #Duomo è uno degli hashtag utilizzati per far circolare nel mondo la pornografia. Non fraintendetemi, non ho nulla contro la pornografia, credo solo che uno debba cercarla consapevolmente, non finirci sopra per caso mentre sfoglia le immagini della cattedrale dedicata a Santa Maria Nascente.

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Le immagini pornografiche non sono visibili da smartphone ma solo da desktop. Forse per questo Instagram non è ancora intervenuto per fare pulizia, magari non se ne sono ancora accorti.

Caro Instagram, te lo diciamo noi. Vai a controllare cosa compare quando da un computer portatile o fisso digiti #Duomo sulla tua piattaforma. E, se ti sembra il caso, lascia le magnolie e togli la pornografia.

 

 

 

22 marzo 2016. Ti auguro un fidanzato come Nanni Moretti al teatro Elfo

Ti auguro un fidanzato come Nanni 1_300 dpi
Ti auguro un fidanzato come Nanni 1_300 dpi

Dove: Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano

Costo: 15 €

Quando: fino mercoledì 23 marzo, alle 19.30

Ti auguro un fidanzato come Nanni Moretti, testo e regia di Livia Ferracchiati con Chiara Leoncini e Fabio Paroni al teatro Elfo Puccini fino al 23 marzo è uno spettacolo allegro sulla coppia contemporanea, con tutte le idiosincrasie del rapporto e dei caratteri dei protagonisti portate all’eccesso – non a caso il titolo cita Nanni Moretti, insicuro e dubbioso per eccellenza.

IO, il protagonista maschile, mette in rassegna gli ex della fidanzata, in maniera paranoica e ossessiva, mentre TU, la protagonista femminile, apparentemente razionale scoprirà il primo capello bianco.

Un dialogo serrato tra TU e IO che cercano sicurezza nell’amore al punto da fare prove di telepatia tra di loro. La mela sarà rossa o verde nei loro pensieri, scopritelo a teatro.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. ridere ridere

#2. vedere espresse le fobie nella coppia di oggi

#3. ma esiste la telepatia?

#4. sentire Nanni Moretti che dice che “non è abituato alla felicità”

#5. riflettere sugli eccessi dell’amore

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Nanni Moretti

#2. pensieri sulla monogamia

#3. una coppia che si ama

#4. litigi passionali

#5. battute ironiche

10 vantaggi di allagare la città con un metro d’acqua

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Riaprire i navigli? Si può fare di più.

 

VANTAGGI DI ALLAGARE LA CITTA’ CON UN METRO D’ACQUA

#1 Non ci saranno più strisce e divieti di sosta

 

#2 Utilizzo di tutti i cartelli stradali come ormeggi

 

#3 Uso dei semafori come minifari per destreggiarsi nella notte

 

#4 Non ci saranno più inondazioni di Lambro o del Seveso

 

#5 Abbattimento dell’inquinamento

 

#6 Sviluppo nuovi business: moto d’acqua, ciambelle, salvagenti, canotti

 

#7 Rilancio sport acquatici, una canottieri per quartiere

 

#8 Boom edilizio sul Monte Stella

 

#9 Pesca d’altura in pianura: si pesca dalla finestra di casa pesce a chilometro zero

 

#10 Eliminazione della problematica fogne

 

 

Special thanks to Ivan Salvagno

PEOPLE MAP – UN PERSONAGGIO PER OGNI FERMATA

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mappa metro People Milano

A Milano Città Stato saranno protagonisti i cittadini.
Ecco la prima mappa di Milano in cui ogni fermata è associata a un personaggio più o meno noto. L’abbinamento è stato fatto perché il personaggio ha una casa in zona, perché ha vissuto, perché ha la sede di lavoro o perché è stato avvistato più volte.
A rimarcare i confini della futura Milano Città Stato ci sono i capolinea con i personaggi di Genova, Torino, Bologna, Lago di Como, Lago Maggiore, Monza e Varese.

Ed ecco una vecchia mappa.

 

DA APRILE PARTE IL CROWDFUNDING SU INDIEGOGO PER IL FINANZIAMENTO DELLA CAMPAGNA DI MILANO CITTÀ STATO

crowdfunding milano citta stato indiegogo


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