Il primo problema in Italia è la pubblica amministrazione. Ogni classifica internazionale lo dimostra. Il nostro stato è quello più indebitato in Europa e quello che offre i servizi peggiori, come riportato in questo articolo: 10 segnali che lo Stato è da rifare. Eppure sarebbe troppo semplice dare ogni colpa allo stato. Anche perchè la responsabilità è assai più diffusa, e a costo di sentire retrogrado o comunista, a mio avviso una grossa responsabilità ce l’ha chi è più ricco.
I NOSTRI super-riccHI SONO COME ZIO Paperone, SOLO CHE NELLA PISCINA DI MONETE D’ORO CI NUOTANO I LORO EREDI
Nel mondo anglosassone è prassi che chi ha più avuto fortuna dia indietro alla comunità una grossa fetta del suo patrimonio. Si tratta del “give back”, del dovere morale di considerare il successo come un qualcosa che si è ottenuto grazie alla comunità in cui si vive e per questo di restituirle una parte del molto che si è ottenuto. Si ha successo infatti non solo per ciò che si è ricevuto dalla propria famiglia ma soprattutto per l’istruzione, per gli amici, per l’ambiente e per lo stesso mercato che hanno contribuito al proprio successo. Nel mondo anglosassone si considera la comunità come il principale fattore del successo personale, a parte le capacità e l’impegno individuale, relegando la famiglia come un fattore marginale.
Nel mondo anglosassone si considera la comunità come il principale fattore del successo personale
L’a.d della Apple Tim Cook ha dichiarato di donare tutti i suoi averi in beneficenza, dopo aver provveduto alle spese per l’educazione del suo nipotino. Warren Buffett ha annunciato di lasciare in beneficenza il 99% del suo patrimonio, circa 60 miliardi di dollari, ed ha esortato altri a fare lo stesso, lanciando con Bill Gates The giving pledge, una campagna che mira a convincere i super-ricchi di lasciare almeno il 50% dei propri averi in beneficenza. Aderiscono a questa iniziativa tra i molti Ted Turner, George Lucas, Michael Bloomberg e, di recente, si è unito anche Mark Zuckerberg. In loro insieme al dovere morale del give back c’è la consapevolezza che dare troppo in eredità ai figli è sbagliato e controproducente per gli eredi. Perchè li vizia e toglie loro il sano piacere di conquistarsi da sé il proprio successo.
Questo accade in America. E in Italia? Cosa fanno i nostri super-ricchi?
dare troppo in eredità ai figli è sbagliato e controproducente per gli eredi. Perchè li vizia e toglie loro il sano piacere di conquistarsi da sé il PROPRIO successo.
Secondo i dati del Wealth-X and UBS World Ultra Wealth Report 2014, ci sono 2.295 italiani che hanno una ricchezza personale superiore ai 30 milioni di dollari, cresciuti di oltre il 10% nel 2014 rispetto all’anno precedente. Il loro patrimonio è di 270 miliardi di dollari, in crescita del 14,9%, superiore alla media europea che è dell’8,9%. Questo significa che in Italia a fronte di un PIL che cresce molto meno del resto d’Europa, i nostri ricchi diventano sempre più ricchi, se li si confronta agli altri europei. Ma la caratteristica che contraddistingue i nostri milionari da quelli stranieri è l’origine della ricchezza: in Italia la maggioranza della ricchezza è ereditata. Il 60% della popolazione più ricca in Italia ha un patrimonio in tutto o in massima parte ereditato.
in Italia la maggioranza della ricchezza è ereditata
Questa non è una sorpresa visto che ogni volta che viene a mancare un grande dell’imprenditoria le cronache si spostano sui familiari che ricevono l’eredità. Personalmente non sono riuscito a rintracciare neppure un caso di super ricco italiano, morto o vivente, che si sia impegnato a lasciare in beneficenza la gran parte della sua ricchezza. In Italia ci si ammazza di lavoro per lasciare godere ai propri figli la gran parte dei frutti dei propri sacrifici. E questo nonostante non solo il rischio che la felicità produca figli viziati e infelici ma soprattutto degli incapaci di gestirla. E’ noto l’effetto della “terza generazione” con cui si definisce l’alta probabilità che la ricchezza trasmessa agli eredi venga dilapidata entro la terza generazione, così come basta vedere le classifiche delle aziende che sono più cresciute negli Stati Uniti per vedere che sono quasi tutte di prima generazione.
Lasciare tutta o gran parte dell’eredità ai propri figli non si trasforma in vantaggio per i figli né per la difesa del patrimonio. E in più toglie alla società la possibilità di poter trasformare i sacrifici prodotti in un beneficio per chi è stato meno fortunato. I nostri milionari sembrano non reggere il confronto con i loro omologhi stranieri. Ma non è questa la cosa che trovo più triste. La vera sconfitta dei nostri ricchi non è contro i loro “colleghi” stranieri”, ma è contro i loro antenati. L’Italia è stata resa grande dai lasciti e dagli atti di generosità dei ceti più abbienti verso le loro comunità. E questo è stato ancora più forte a Milano. La Scala, il Duomo, l’Ospedale Maggiore, l’Università Bocconi e tantissime opere note o meno note, dal Planetario alla Casa Verdi, sono tutte il frutto del dono che hanno fatto persone singole o intere famiglie alla nostra città.
non sono riuscito a rintracciare neppure un caso di super ricco italiano, morto o vivente, che si sia impegnato a lasciare in beneficenza la gran parte della sua ricchezza
Non sono mai stato tenero nei confronti del nostro Stato. Ma se rivediamo la nostra storia, non si può dire che la pubblica amministrazione fosse molto migliore di quella di oggi, anche perchè spesso era praticamente assente. La grande differenza era nei ricchi che sentivano il dovere e l’orgoglio di estendere la loro fortuna ai loro concittadini, in vita e dopo la morte. Se anche nell’Italia di oggi si diffondesse la pratica del Giving Back, considerando il patrimonio dei super-ricchi, si potrebbero avere oltre 100 miliardi di euro per opere a favore della comunità. Una cifra immensa che potrebbe donare all’Italia una dozzina di grandi opere del calibro del ponte sullo stretto.
Perchè Milano possa completare la sua rinascita e fare da traino al resto del paese la sveglia deve suonare soprattutto per loro, per i nostri cari, carissimi super-ricchi. Perchè se sono diventati quello che sono è anche, se non soprattutto, grazie a Milano.
Se anche nell’Italia di oggi si diffondesse la pratica del Giving Back, considerando il patrimonio dei super-ricchi, si potrebbero avere oltre 100 miliardi di euro per opere a favore della comunità.
Fonte: Wealth-X and UBS World Ultra Wealth Report 2014