Home Blog Pagina 622

Cosa pensi e cosa ti chiedi quando incontri un SENZATETTO per strada?

0

La storia di [!N]Difference ci avvicina ad un mondo invisibile agli occhi.

 

Vi è mai capitato di fermare la vostra attenzione su un senzatetto? Chiedervi come fa a vivere per strada e a sopravvivere nelle notti più fredde d’inverno?

Vi siete mai chiesti come trascorre le sue giornate, come sia finito in quelle condizioni e chi fosse e cosa facesse in un passato lontano?

Io me lo chiedo spesso, ma soprattutto mi chiedo come sia possibile, nel XXI secolo, accettare che un essere umano possa vivere in certe condizioni sotto gli occhi incuranti di migliaia di passanti.

Ma chiederselo e indignarsi non è sufficiente ad alleviare le pene di queste persone. E, se da una parte le istituzioni sembrano non interessarsi a queste problematiche umane, dall’altra, emergono realtà solidali di cittadini che non riescono a passare oltre indifferenti.

Ed è proprio questa parola che richiama il nome di un progetto tutto milanese, [!N]Difference, nato un anno fa dalla volontà di Nelson Gregory Francesca, Cecilia Maccacaro, Vanessa Faschi e Carlo Andrea Banfi quando, un pomeriggio di fine estate, in loro è emersa la necessità di dedicarsi a quelle persone vicinissime a tutti ma spesso invisibili agli occhi.

I primi mesi di attività sono stati sperimentali, il gruppo doveva prima capire chi aveva di fronte, di cosa i senzatetto che incontrava avevano bisogno e soprattutto si è dovuto guadagnare la loro fiducia.

Un aspetto che si è rivelato subito fondamentale è stato scoprire e conoscere tutte le realtà che già operano a Milano e portano aiuti di svariato tipo, dal cibo, ai vestiti, alle medicine.

In questo modo, pian piano [!N]Difference  è riuscito a entrare in punta di piedi nella vita dei clochard, aprendo così gli occhi sulle problematiche umane da cui sono afflitti e sulla loro condizione dimenticata dai più.

Quello che i ragazzi di [!N]Difference  hanno così capito è che “in strada non si muore di fame ma di solitudine”.

Hanno scelto di aiutarli in un modo diverso ed inusuale, ma anch’esso molto importante: il rapporto umano e la compagnia.

Lo scopo di [!N]Difference  è proprio quello di alleviare la solitudine delle persone che vivono ai margini, di dar loro voce e di ascoltare i loro bisogni e i loro punti di vista. [!N]Difference  crede che un reinserimento sociale sia fortemente possibile se alimentato da dialogo, spunti, riflessioni, amicizia e piacevoli chiacchierate in compagnia, nelle quali i senzatetto si sentono considerati e riescono ad esprimere le loro sensazioni più intime.

Oltre all’intensa esperienza umana, [!N]Difference  persegue ulteriori tre obiettivi:

  • fornire ai senzatetto tutte le informazioni pratiche che possano essergli d’aiuto (ad esempio consigliando loro le associazioni e i centri specializzati più idonei a risolvere problematiche specifiche);
  • fornire supporto nel trovare una soluzione pratica alle necessità quotidiane (per quanto piccole possano essere o possano apparire)
  • sensibilizzare l’opinione pubblica raccontando le loro storie e gli aneddoti del mercoledì sul sito e i suoi social network al fine di abbattere i muri del timore e del pregiudizio.

Nel corso di questo suo primo anno di esistenza, [!N]Difference ha ora al suo attivo una quarantina di volontari, che ogni mercoledì sera alle 20 si ritrovano davanti al Mc Donald di Piazza Duomo per poi passare la serata tra Corso Vittorio Emanuele e San Babila, con i vari senzatetto che popolano il centro.
Ci sono vecchi amici e nuove conoscenze e molti homeless dimostrano di aspettare con gioia questo momento conviviale e sereno.

[!N]Difference non manca di organizzare anche riunioni tra i suoi volontari, per presentarsi ai nuovi venuti e strutturarsi nel migliore dei modi.

Come anticipato precedentemente, [!N]Difference ha un sito, www.indifference.it dove raccoglie il resoconto di tutti i mercoledì sera e le storie dei senzatetto che ha conosciuto durante la sua attività.
Per tutelare la privacy delle persone conosciute, il progetto utilizza degli pseudonimi per narrare le sue vicende.

Il progetto è aperto a chiunque voglia provare l’esperienza anche solo per una volta; per partecipare è sufficiente mandare una email a info@indifferecne.it o contattare la pagina facebook https://www.facebook.com/indifferencemilano/

RAFFAELLA APPICE

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO?
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)

 

A Milano boom di celiaci: facciamo chiarezza su intollerenza e sensibilità al glutine

0
Fonte: https://authoritynutrition.com
Fonte: https://authoritynutrition.com

Sempre più spesso si parla di glutine come agente in grado di promuovere l’infiammazione, eppure in molti ancora non sanno esattamente di cosa si tratti.

 Milano capitale della celiachia

L’intolleranza al glutine si chiama celiachia che è lintolleranza alimentare più frequente. In Italia vivono 172.197 celiaci: 8 mila in più rispetto al 2013 e ben 23mila in più rispetto al 2012, per una crescita di circa il 15,8 per cento. Oltre la metà di loro vive nel nord Italia: il 48% delle diagnosi, infatti, è concentrato al Nord, il 22% al Centro, il 19% al Sud e l’11% nelle Isole. In Lombardia risiedono 30.541 celiaci, il 17 per cento del totale. Seguono il Lazio con il 10 per cento e la Campania con il 9 per cento. La celiachia è una malattia che danneggia l’intestino tenue e può manifestarsi in qualunque fase della vita. Chi ne è affetto è intollerante al glutine, una proteina presente nel grano, nell’orzo, nella segale e nell’avena. Quando la persona affetta da celiachia assume cibi che contengono glutine il sistema immunitario reagisce attaccando e distruggendo i villi intestinali (i piccoli filamenti presenti lungo la parete dell’intestino tenue che permettono l’assorbimento dei nutrienti). Se il villo non funziona bene la persona presenta i sintomi di malnutrizione anche se si alimenta normalmente. I sintomi sono variabili, possono colpire l’apparato digerente o altre aree dell’organismo. Quelli più tipici sono gonfiore addominale, anemia, affaticamento, dolori diffusi ad ossa e articolazioni, umore depresso, ansia, formicolio e intorpidimento di mani e piedi, infertilità, stomatite aftosa ed eruzioni cutanee.

Gluten sensitivity: almeno 3 milioni 

Oltre ai celiaci ed agli allergici al grano, in Italia si stimano 3 milioni di persone affette dalla cosiddetta Gluten Sensitivity. La Gluten Sensitivity è quella condizione in cui in seguito all’ingestione di glutine siamo in presenza di sintomi in buona parte sovrapponibili a quelli della celiachia e della sindrome da colon irritabile: gonfiore addominale 25%, spossatezza 33%, diarrea, stipsi 20%, dolori addominali 68%, cefalea 35%, eczemi/eruzioni cutanee 40%, depressione 22%. Rispetto alla celiachia non c’è atrofia dei villi intestinali né risposta autoimmune dellorganismo.

Le alternative per chi odia Halloween

0

Molti non sopportano vedere la propria amata città percorsa da streghe e zombie. Abbiamo raccolto 10 suggerimenti per vivere Halloween in modo alternativo. Con qualche scherzetto.

Le alternative per chi odia Halloween

#1 Ponte in montagna

Sembra che al di sopra di certe altitudini Halloween non riesca ad attecchire. A Cervinia si scia.

#2 Ultimo tuffo al mare

Contrariamente a quello che molti milanesi pensano, a inizio novembre si può ancora fare il bagno.
Anzi, l’acqua è più calda che in primavera.

#3 Andare al cinema a vedere Pastorale Americana

Niente cinema per le zucche di Halloween. Specie nei film più ricercati. Anche se la stagione non ha ancora ingranato c’è qualche film interessante, come Pastorale Americana. Se ti accompagna qualcuno e vuoi fare colpo alla fine puoi dire che il libro era meglio.

#4 Maratona di Netflix

La prima proposta era di affittare un film. Ma così capiresti che siamo dei vecchi. Rilanciamo allora con una bella maratona di Netflix.

#5 Vedersi un horror in casa

Fa più paura di una festa di mostri.

#6 Organizzare un pigiama party

Questa sarebbe una grande mossa per reclutare tutti i disinteressati di Halloween con un format evergreen di sicuro successo.

#7 Fare una gara di sonno col gatto

Questa volta puoi batterlo.

#8 Scrivere una piece teatrale in tre atti

Può essere il grande giorno per iniziare il tuo capolavoro.

#9 Quel libro di Cechov col segnalibro a metà

Non serve altro.

#10 Scrivere il primo articolo per Milano Città Stato

Abbiamo bisogno di te, anche la sera di Halloween.

Loro combatterebbero contro la riapertura

0

In via del Senato 2 c’è una lapide con scritto: “Da qui il movimento Futurista lanciò la sua sfida al chiaro di luna specchiato nel Naviglio”. 

E’ la casa in cui visse Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo. I Futuristi detestavano i navigli perchè contrari alla loro idea di dinamismo, futuro ed energia, giudicati invece come troppo romantici.

10 modi per usare meglio i 300 milioni di multe pagate dagli automobilisti a Milano

0
http://www.rivistamotor.it/
http://www.rivistamotor.it/

Nell’ultimo anno sono entrati nelle casse del Comune di Milano 300 milioni di euro provenienti da automobilisti indisciplinati o sbadati. E’ una bella cifra che potrebbe essere destinata a migliorare la circolazione della città. Vediamo 10 idee per fare in modo che prendere soldi agli automobilisti sia uno strumento non per fare cassa ma per rendere Milano più vivibile.

10 modi per usare meglio i 300 milioni di multe pagate dagli automobilisti a Milano

#1 Segnalare meglio le strade ad accesso limitato

Molte delle multe vengono fatte pizzicando gli automobilisti che entrano in strade ad accesso limitato. Spesso questo accade perchè i cartelli segnalano l’esclusione con simboli microscopici o indecifrabili che per leggerli bene si rischierebbe di intasare la circolazione. Esporre cartelli più chiari sarebbe un segno di civiltà.
ztl1grande

#2 Aggiustare il pavé

Quello che gli automobilisti non pagano per le multe lo pagano per riparare le sospensioni distrutte dal pavé. In diverse parti della città, come ad esempio Ludovico il Moro, accanto al Naviglio grande, la circolazione è un incubo. Non è colpa del pavé ma dell’incuria a cui viene lasciato. I fondi raccolti potrebbero essere utilizzati per rendere migliore la vita ad automobilisti, motociclisti e biker.

#3 Rastrelliere per scooter e biciclette

Al posto di pali, panettoni e orpelli inutili sui marciapiedi si dovrebbero mettere delle rastrelliere per scooter e biciclette. Anche perchè senza pali inutili non si avrebbe più dove legarle.

#4 Realizzare dei sottopassi e dei tunnel per migliorare la viabilità

Il sogno di ogni automobilista. Alla fine di corso Sempione infilarsi in un tunnel che passando sotto al centro lo porti dall’altra parte. Così come in certi punti della circonvallazione dei tunnel consentirebbero di avere traffico più scorrevole, specie per la 90/91.

#5 Fare andare la metropolitana 24h almeno nei week end

Si parla di Brexit e di prendere il posto di Londra. Il minimo è cominciare dalle piccole cose che rendono grande la capitale inglese, come altre città d’Europa: come la metropolitana che va 24 ore su 24, almeno dei week end. Visto che la linea 5 è completamente automatizzata non si capisce quale sia il problema a farla andare anche di notte.

#6 Automatizzare tutte le linee della metropolitana

Guidare la metropolitana è un lavoro usurante, non deve esistere nel 2016. E consentirebbe di abbattere i costi e di poter fare andare la metropolitana anche di notte.

#7 Bonus e incentivi per acquistare dei mezzi elettrici

Invece di limitarsi a punire, con le multe, un buon governo dovrebbe utilizzare risorse per incentivare comportamenti virtuosi, come quello di acquistare veicoli non inquinanti.

#8 Istituire un servizio di taxi a guida autonoma

Milano potrebbe impiegare le risorse per proporsi come capitale mondiale dell’innovazione, sperimentando forme innovative di trasporto. Come quella dei taxi a guida autonoma.

#9 Installare torri antismog o depuratori d’aria in tutte le principali piazze a grande traffico

Niente di meglio che trasformare i soldi delle multe in aria più pulita. Ci sono diversi modi per farlo, uno è quello di installare dei depuratori come questi utilizzati a Rotterdam (clicca) nelle piazze più trafficate.

#10 Investire in una campagna per il rispetto dell’ambiente e di educazione civica per i più giovani.

Si potrebbero infine impiegare le risorse per prevenire comportamenti lesivi al bene comune, iniziando dai più giovani con una campagna per rispettare l’ambiente e per essere dei cittadini responsabili.

Identikit del GATTO milanese

0

C’è chi dice che i gatti ci stiano studiando per prendere il nostro posto tra qualche milione di anni. Nell’attesa di fare la fine dei dinosauri ecco il risultato del nostro studio su di loro.

Identikit del gatto milanese

#1 Il Castrato

Ingrassa, deambula a fatica per la casa.

#2 Il gatto della casa di ringhiera

L’unico che sa cosa sia un topo. Ha sempre una ferita nuova.

#3 L’opportunista

Invece di avere un padrone ha un esercito di schiavi che si contendono i suoi favori.

#4 Il fedele

Mangia solo un tipo di cibo, tipo i croccantini di una marca specifica o il salmone della Groenlandia. Non tradisce il suo piatto neppure se gli porti del caviale.

Source imgur.com
Source imgur.com

#5 L’addestrato

Fa i bisognini nel water e miagola quando vuole da bere.

#6 Il gatto del Castello Sforzesco

La sua lotta quotidiana è per sfuggire alla castrazione.

#7 Il gatto che comanda i cani

Il gatto boss, gli basta un cenno della zampa per mettere in fuga un rottweiler.

Source www.reddit.com
Source www.reddit.com

#8 Il gatto nero

Vive sulle strade dei superstiziosi.

#9 Il gatto da riporto

Il cacciatore nato. Ti delizia di ogni sorta di cadavere trovato in giardino.

#10 Il gatto no

Intrattabile. Non obbedisce mai. Qualunque iniziativa gli viene proposta lui la rifiuta. Alla fine viene spedito a Vicenza.

IVAN SAL

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO?
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)

 

7 lavori che potrebbero fare i notai quando Milano Città Stato abolirà la professione

0

Pare che i notai guadagnino molto perché hanno dovuto studiare parecchio. Sembra che quel parecchio sia a spese nostre. Forse pensano che, quando loro stavano studiando, noi eravamo in giro a non fare un cazzo. Così parlò Fabio Volo.

7 lavori che potrebbero fare i notai quando Milano Città Stato abolirà la professione

#1 Data la grande esperienza nella compravendita di automobili hanno tutto per aprire una concessionaria d’auto

Source www.reddit.com
Source www.reddit.com

#2 O in alternativa un’agenzia immobiliare

Source philcork.com
Source philcork.com

#3 Dopo aver drenato le casse delle imprese potrebbero rifarsi prestando lavori socialmente utili nelle start up

Source daltonartsedu.tumblr.com
Source daltonartsedu.tumblr.com

#4 Visto che hanno dimestichezza nel copia-incolla di pratiche potrebbero aiutare negli uffici pubblici dove hanno difficoltà con le fotocopiatrici

Source www.actorscreenershoot.com
Source www.actorscreenershoot.com

#5 O potrebbero mettere il loro studio su Airbnb

Source nmatv.tumblr.com
Source nmatv.tumblr.com

#6 Potrebbero aprire un negozio di penne stilografiche o potrebbero vendere la collezione di penne e vivere per 100 anni

Source imgur.com
Source imgur.com

#7 Comunque rimarranno nell’unico ruolo in cui sono insostituibili: nei giochi a premi della tivù.

The Huffington Post Source huffingtonpost.tumblr.com
The Huffington Post Source huffingtonpost.tumblr.com

Dai Baustelle agli Afterhours: 7+ cose che non sapete della Milano Music Map – MAPPA

1

Milano Music Map è una mappa di Milano, 50×70, stampata su carta pregiata e venduta in un’elegante confezione regalo, che mostra i nomi di musicisti e band nati a Milano.

Dagli Anni Trenta ai giorni nostri c’è un po’ di tutto: dall’autore di O mia bela Madunina, Giovanni D’Anzi, a Cochi e Renato, fino a Manuel Agnelli e Fedez.

Gli ultimi 80 anni della storia della musica pop di Milano sono stati condensati in una piantina da Salvatore Piccolo e Maurizio Zoja, fondatori di Fabbrica Editoriale, neonata azienda milanese che realizza prodotti editoriali legati al della cultura pop (www.fabbricaeditoriale.com).

Ecco la facciata del loro luogo, ‘colto’ da internet: una vera factory di inizio Novecento.

Un po’ newyorkese come mood, come la mappa, ‘rubata alla New York Music Map’ come loro stessi hanno ammesso nell’intervista rilasciata quotidiano La Repubblica. [continua dopo il salto]

fabbrica-editoriale

Emanuele Grittini si è occupato del design.

Dalla fucina di questo gruppo di professionisti dell’editoria, della comunicazione e dell’information technology che realizza prodotti editoriali legati al mondo della cultura pop, è nata questa mappa di Milano musicale, disponibile in appena mille copie e venduta al prezzo di 19,90 euro in selezionati negozi di dischi e libri su Milano, qualche sito internet, incluso Amazon e il portale da cui tutto ha avuto inizio, Fabbrica Editoriale.

Tutti parlano di Milano Music Map, tutti la condividono sui social, ma c’è qualcosa che ancora nessuno sa?

 7+ cose che non sapete della Milano Music Map raccontate da  Salvatore Piccolo e Maurizio Zoja, fondatori di Fabbrica Editoriale

#1. Gli Area sono all’Arena Civica in omaggio allo storico concerto che avrebbe dovuto raccogliere fondi per le cure mediche di Demetrio Stratos e invece si trasformò nelll’ultimo saluto allo scomparso cantante (e a un intero periodo di grande musica e di fermenti sociali)

#2. Elio e le Storie Tese si trovano in viale Monza in omaggio ai tanti concerti tenuti allo Zelig, locale cantato anche in una delle loro canzoni, e all’immortale verso di “Alfieri”: io abito fra Loreto e Turro/e quando son contento sburro

#3. Gianfranco Manfredi è a Quarto Oggiaro per la sua “Quarto Oggiaro Story”: t’ho incontrata a Quarto Oggiaro/davanti al supermarket saccheggiato/avevi in tasca una scatola di tonno dello Wyoming…

#4. Baustelle a Brera per “Un romantico a Milano“, che cita Piero Manzoni e la zingara di Brera e che noi abbiamo sempre immaginato ambientata proprio a Brera

#5. Jo Squillo in via Molino delle Armi, dove nel suo periodo rockettaro, primissimi anni 80, c’era la sua “saletta”, aperta a tutti e sede anche di estemporanei concerti

#6. Mogol è in Galleria Vittorio Emanuele, dove aveva sede la Numero Uno, l’etichetta fondata da lui insieme a Lucio Battisti

#7. Gli Afterhours in via Bergognone perché lì aveva sede la Vox Pop, etichetta fondata tra gli altri da Manuel Agnelli e che pubblicò, oltre agli Afterhours, anche Casino Royale e Ritmo Tribale

www.milanomusicmap.it | #MilanoMusicMap

PAOLA PERFETTI

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO?
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)

Dopo di lui vennero Bocconi (1902), Cattolica (1921) e Statale (1923)

0

Il Politecnico venne fondato nel 1863 e fu il primo ateneo milanese precedendo nell’ordine la Bocconi (1902), la Cattolica (1921) e la Statale (1923).

Inizialmente offriva solo il corso di ingegneria per 36 studenti di cui 25 conseguirono la laurea già nel 1865, anno in cui venne istituito anche il corso di architettura. L’attuale sede di piazza Leonardo da Vinci venne inaugurata nel 1927.

 

Alla ricerca del segreto della felicità con il Dalai Lama a Milano

0
dalai lama a milano - francesca spinola
dalai lama a milano - francesca spinola

Se è vero che siamo tutti alla ricerca di una vita migliore, allora il Public Talk sulla “Source of Happiness” del Dalai Lama a Milano non me la potevo perdere per nulla al mondo. Dunque, in ritardo come sempre su tutto, cerco un accredito stampa due giorni prima dell’evento.

Ovviamente “è troppo tardi”, mi dice l’addetta stampa con un sorriso beffardo, “si compri un biglietto, piuttosto!”. Così scopro, un po’ sorpresa, che per sentir parlare il Dalai Lama si deve pagare. Compro subito uno degli ultimi quattro biglietti rimasti, zona O, fila 13, posto 46.

Parto alla buon’ora. Sulla metro ci siamo solo io e un signore con un cucciolo di cane che scambio per un passeggero qualsiasi, finché tira fuori un bicchiere di carta per la questua, ma nel frattempo, invece che chiedermi soldi, parla del suo cucciolo, fonte per lui di tanta felicità.

Arrivo in Rho Fiera che c’è ancora nebbia. Subito incontro tre ragazze, sembrano amiche di vecchia data, invece mi dicono di essersi appena conosciute. Raggiungiamo insieme l’ingresso del padiglione. In 500 metri faccio in tempo a scoprire che sono sposate, praticano yoga e hanno mariti ai quali del Dalai Lama proprio non interessa un fico secco!

Mi comincio a domandare che tipo di pubblico troverò e anche qui mi rendo presto conto di avere dei preconcetti. Non ci sono tipi strani, alternativi, esaltati, in pochi indossano i tradizionali colori giallo e rosso, mentre c’è molta sobria eleganza, l’età media è sui quaranta con una netta prevalenza di donne.

Mancano ancora tre ore. Per ammazzare il tempo vado verso le bancarelle. In quella che richiama di più l’attenzione si vendono i Mala, i braccialetti buddisti. C’è un vero e proprio assalto. La ragazza cui ne chiedo il significato, è gentile. Mi spiega con calma alcuni principi di base. E’ di Milano e ha lo sguardo triste. Azzardo e le chiedo quando si è avvicinata al buddismo e perché. “Il giorno che mi hanno dato l’estrema unzione” risponde.

Rimango senza parole, poi mi racconta di essere stata in punto di morte a causa di un tumore al polmone e di aver capito in quel momento che c’era di più dentro di lei da scoprire e di come con rabbia abbia cacciato il prete e la Chiesa per cominciare a viaggiare in India e Giappone, nei monasteri buddisti prima e dentro di sé poi, alla ricerca della vera felicità.

A questo punto, dopo un caffè con un annoiato signore di Pavia, cui faccio i complimenti perché è lì solo per lei, la moglie, sono impaziente di incontrarlo, il Dalai Lama.

Credenti o meno, si tratta comunque di una delle persone viventi più importanti e influenti al mondo. Quando entra in sala c’è una piccola ovazione di felicità. La sua faccia sprizza serenità e allegria. Si muove lentamente, ma non sembra aver voglia di star fermo. Rompe le regole, scende dal podio, gironzola fra gli attoniti assessori di Rho e un sindaco del comune piuttosto emozionato.

Poi entra Richard Gere, che parla ispirato di come il Dalai Lama porti benessere e quando dice che i tibetani sono come gli italiani dell’Asia, fa sollevare un applauso.

Infine il Dalai Lama inizia a parlare e il suo discorso in inglese, interrotto solo dall’interprete, è così bello, semplice, vero, logico, cristallino che due ore volano ed è già tempo per le domande dal pubblico.

Mi accorgo di aver riempito fogli e fogli del mio diario di frasi che arrivano dritte al cuore e alla mente infondendo gioia e fiducia in se stessi e nel prossimo. Ognuna andrebbe incorniciata e appesa su una propria immaginaria bacheca da cui cercare risposte e fiducia nei momenti di sconforto.

Ho quasi paura a riscriverle qui perché non vorrei svilirle, ma quello che ho capito alla fine è che siamo tutti uno di sette miliardi, tutti fratelli e sorelle alla ricerca di amore e felicità e che questa, in particolare, la dobbiamo coltivare con la nostra intelligenza, con il pensiero logico, con la capacità di lasciare indietro la negatività per fare spazio a tutto ciò che è positivo.

Insomma, milanesi, provate a decelerare un po’ perché, per raggiungere la felicità, ci vuole “una mente calma e la capacità di usare l’intelligenza per investigare la realtà” parola di Dalai Lama.

10 motivi assurdi per votare SI o NO al referendum

0

– Votare SI perchè ti tolgono gli studi di settore.
– Votare NO perchè li tolgono lo stesso.

– Votare SI perchè ho un amico consigliere regionale che vuole andare a Roma.
– Votare NO perchè ho un amico senatore.

– Votare SI perchè mi piace la Boschi.
– Votare NO perchè avevo un conto alla Banca Etruria.

– Votare SI perchè il CNEL è un affronto all’intelligenza umana.
– Votare NO perchè comunque funziona meglio della camera di commercio.

– Votare SI per non deludere Obama.
– Votare NO per Putin.

Secoli prima della metropolitana

0

Fu costruita per consentire lo spostamento dei soldati dal Castello alla Ghirlanda. Questa strada coperta, attualmente percorribile nel tratto sopravvissuto alle demolizioni di fine Ottocento, fu realizzata in mattoni, con un soffitto voltato alto 2.80 metri, ed è illuminata da un centinaio di finestrelle affacciate sul fossato, dalle quali potevano sparare i tiratori scelti.

La rivoluzione delle città stato: ONU e Concilio d’Europa promuovono la loro autonomia

0

Due pubblicazioni, “Eu Monitor/European Integration” della Deutsche Bank e “Cities in a global setting:
the growing autonomy of cities in the global legal order” di Janne E. Nijman, illustrano l’importanza assegnata all’autonomia delle città da parte di organismi istituzionali come ONU e Consiglio d’Europa. Riportiamo i principali estratti che Milano Città Stato ha tradotto in italiano. Grassetti e titoli li abbiamo inseriti noi.

1.LE AREE PIÙ AUTONOME SONO PIÙ RICCHE
Quasi tutte le aree che chiedono maggiori autonomia sono tra le più ricche nei loro rispettivi paesi e superano di molto la media nazionale di reddito pro capite. Tra gli esempi di reddito di città autonome in rapporto al reddito dello stato a cui appartengono ci sono Bruxelles +182%, Londra +167%, Amburgo +163% (tutte e tre città stato, ndr).
Mentre i principali paesi, come Spagna o Belgio, ad esempio, stanno devolvendo sempre più competenze su un livello locale, questo non è invece il caso dell’Italia.

2.LA GLOBALIZZAZIONE RICHIEDE UN RUOLO DA PROTAGONISTA DELLE GRANDI CITTÀ DEL MONDO
La globalizzazione contribuisce all’aumento dell’autonomia delle città che agiscono su scala globale. Queste città stanno sviluppando in modo sempre più indipendente relazioni economiche globali e competono tra loro per attirare investimenti stranieri in grado di rafforzare la loro economia locale ed incrementare i posti di lavoro. Competono anche sul turismo e sui grandi eventi. Più che luoghi passivi delle politiche nazionali sono dei protagonisti attivi della globalizzazione. Ma sono anche la sede delle sfide principali della nostra epoca: l’inquinamento atmosferico, l’immigrazione e la difesa dei diritti umani – per citarne solo alcuni – mostrano la loro dimensione umana nelle città. (…)
La rete internazionale di città globali – tra cui per esempio si possono considerare Bombay, Il Cairo, Londra, New York, Shanghai, San Paolo, Tokyo e Amsterdam – in queste città i processi della globalizzazione avvengono localmente.
Queste città mostrano di essere pronte a prendersi la responsabilità di risolvere localmente i problemi globali e di rappresentare nel mondo gli interessi dei loro cittadini.
Problemi globali come inquinamento, povertà, instabilità sociale e mancanza di coesione tra i cittadini, vengono percepiti in modo più forte e urgente nelle grandi città. Sotto un altro aspetto, in un’ottica più positiva, lo UN-Habitat (delle Nazioni Unite) conclude che “Le città possiedono il potenziale per massimizzare i benefici e per far fronte alle conseguenze negative della globalizzazione”. La globalizzazione colpisce le città e richiede che loro siano capaci di rispondere politicamente, amministrativamente e legalmente per assicurare buone condizioni di vita ai loro cittadini. Le città non possono più attendere di passare per livelli di governo nazionale o provinciale: un buon governo della città richiede che le città sviluppino relazioni transnazionali e operino su scala mondiale.

3.IL CONCILIO D’EUROPA PROMUOVE L’AUTOGOVERNO E IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO.
Il Concilio d’Europa ha adottato lo “European Charter of Local Self-Government” in cui promuove l’autogoverno locale e pertanto stimola i governi a dare alle città più autonomia rispetto allo Stato. Sia nel contesto globale che in quello dell’Unione Europea, il decentramento amministrativo è largamente promosso come strumento per fare da ponte tra le decisioni dei governi nazionali e le esigenze della popolazione. Il decentramento viene visto come elemento chiave per il buon governo, perchè stimola la democrazia e la partecipazione politica dei cittadini. Dal momento che i governi locali e regionali sono più vicini ai cittadini e più coinvolti in molte rilevanti decisioni politiche nella polizia e sicurezza, nell’istruzione, nella salute e nella lotta contro la povertà, rinforzarli è la strada per stimolare la democrazia e la difesa dei diritti umani.

4.PER L’ONU I GOVERNI LOCALI SONO UN VEICOLO DI DEMOCRAZIA E DI BUON GOVERNO.
All’interno delle Nazioni Unite – in particolare di UN-Habitat- si compiono molti sforzi per rinforzare i governi locali. Si potrebbe parlare di una filosofia di “decentramento e localismo” presente all’intero delle Nazioni Unite per dare più potere ai governi delle città. Nel prestigioso rapporto di Cardoso del 2004 “United Nations-Civil Society Relations”, si sono fatte numerose proposte in questo senso: “L’Assemblea Generale dovrebbe deliberare una risoluzione che definisca l’autonomia locale come un principio universale”. In quel rapporto si è proposto il coinvolgimento delle autorità locali nei processi delle Nazioni Unite.
I governi locali vengono definiti come veicoli di democrazia e di “buona amministrazione” in un mondo sempre più globalizzato. Questo supporto esplicito all’autogoverno locale e l’inserimento delle autorità locali nei processi delle Nazioni Unite rinforzano il potere dei governi cittadini.

5.LE CITTA’ ACCRESCONO IL LORO POTERE VERSO GLI STATI
Stringere accordi internazionali non è più un privilegio degli Stati. In tutto il mondo le città stanno espandendo in modo significativo le loro relazioni transnazionali. Città grandi come Amsterdam, Atlanta, Kyoto, New York, Pretoria e altre ancora, hanno istituito uffici di Relazioni Internazionali o Affari esteri all’interno della loro amministrazione.
Questi uffici sono responsabili per missioni di commerciali, investimenti esteri, cooperazione internazionale, scambi culturali e per lo sviluppo della politica estera della città anche nelle relazioni con istituzioni globali, come l’ONU, le NGO e i network di città internazionali.
In Europa, così come nel resto del mondo, il numero di network di città cresce esponenzialmente. Alcuni sono nati per influenzare le decisioni del Consiglio d’Europa nella UE, altri si sono formati per scambiare informazioni e best practice in determinate aree. Secondo l’Agenda dell’ONU nell’ultima decade le città hanno aumentato notevolmente la loro autonomia dagli stati e la loro influenza a livello mondiale.

6.SEMPRE PIU’ CITTA’ ADOTTANO SUL LORO TERRITORIO LEGGI INTERNAZIONALI NON DELIBERATE DAGLI STATI DI CUI FANNO PARTE
Nel loro nuovo ruolo autonomo su scala globale, le città stanno sviluppando un approccio più diretto con la legge internazionale. Le città possono (i) implementare direttamente sul loro territorio delle leggi internazionali, (ii) partecipare in misura crescente a influenzare la definizione di normative internazionali e (iii) talvolta possono incorporare direttamente nella legislazione locale norme di diritto internazionale che vanno contro leggi nazionali. Spesso le città si uniscono per tutelare diritti civili, come è il caso della Child Friendly Cities Initiative (CFCI), un network mondiale di città, istituito per implementare nelle loro città la Convenzione dei diritti dei bambini delle Nazioni Unite. Un altro network di città è la Coalition of Cities against Racism and Discrimination dell’Unesco. La più importanti città europee sono rappresentate direttamente con propri uffici a Bruxelles per influenzare le decisioni politiche comunitarie. I network tra le città servono a potenziare tale influenza.
Uno sviluppo innovativo nelle relazioni tra governi nazionali e governi locali è l’inserimento di norme del diritto internazionale all’interno della legislazione cittadina. Alcune città hanno iniziato a “internalizzare” direttamente delle leggi internazionale, dando effetto a queste sul proprio territorio anche se il loro Stato non le contempla.
La città di New York ha adottato alcune norme sui diritti civili e ha istituito una sua commissione sui diritti umani che sono riconosciute a livello internazionali ma non lo sono negli Stati Uniti che, ad esempio, non hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla discriminazione delle donne (CEDAW), convenzione che è stata invece adottata dalla città.
Un altro grande esempio di aumento dell’autonomia delle città è l’iniziativa del sindaco di Seattle, Greg Nickels, nella lotto contro l’inquinamento atmosferico. Deluso dalla mancata ratifica del protocollo di Kyoto da parte del Presidente Bush, il sindaco ha dato applicato il protocollo su tutta l’area di Seattle, in termini di riduzione delle emissioni di inquinanti. Centinaia di città hanno seguito questo esempio.

7.L’’AUTONOMIA DELLE CITTA’ E’ UNA RICCHEZZA DA TUTELARE

La ricerca delle città di avere più autonomia, autorità e responsabilità nei confronti del loro stato e su una scala globale, richiede delle risposte normative. Il decentramento può diventare un prezioso ed efficace contraltare della globalizzazione solo se le istituzioni internazionali, come l’ONU (UN-Habitat), UNACLA, e Consiglio Europeo, fanno seguito al supporto dell’autonomia locale e l’autogoverno delle città con un insieme di norme che assieme alla sostenibilità, alla sussidiarietà, equità, efficienza, trasparenza e partecipazione dei cittadini, inseriscano l’autonomia delle città tra i diritti umani fondamentali.

Fonti: “Eu Monitor/European Integration” della Deutsche Bank e “Cities in a global setting:
the growing autonomy of cities in the global legal order” di Janne E. Nijman.

Traduzione ad opera di milanocittastato.it

10 cose da fare a Milano in 24 ORE

0
cose da fare a milano 24 ore
cose da fare a milano 24 ore

La vita del milanese è frenetica. Milano è la città dei mille input e delle altrettante cose da fare, così tante che, a volte, non basta un mese per concedersele tutte.

Figuriamoci scoprirle in un solo giorno. Tant’è che ci siamo immedesimati in chi, nell’arco di 24 ore, voglia impiegarle al massimo e alla meneghina.

Ecco le 10 cose da fare in 24 ore a Milano, con buona pace di chi ama poltrire a letto fino a tardi.

#1. Ore 6. Jogging al Parco Sempione o sulla Montagnetta

Sono le due aree verdi più amate dai runners della mattina, ovvero da coloro che apprezzano svegliarsi facendo sport, mentre ancora la città dorme e si regalano il sorgere del sole che spunta da dietro Castello Sforzesco o il grattacielo storto di Zara Hadid.

#2. Ore 8. Colazione da Bastianello

Il bar-icona di Piazza San Babila, quello dove vengono conclusi affari e dove si affacciano politici e VIP. Non dà molto nell’occhio, se non fosse per il suo tranquillo dehor appena sotto i portici di via Borgogna.
Da non perdere per la clientela e la storica accoppiata cappuccio e brioches serviti dai camerieri in livrea come una volta.

#3. Ore 10. Giro al supermercato 24h alla stazione Centrale

Non c’è solo il Mercato Centrale, ma c’è anche il bistrot bio; il ristorante dove tutto è cucinato con il wok e il food truck con gli arancini (talvolta). Ci sono la farmacia e la parafarmacia; ci sono i negozi di grandi maison come le grandi catene del low cost e pure i temporary della Galleria delle Carrozze. Dalla lavatrice all’ultimo abbonamento telefonico, dal parka alla boule de neige con la neve che cade sulle guglie del Duomo, la Stazione Centrale, dopo il recente intervento di riqualificazione, è sempre più un grande shopping mall e sempre meno la ‘mera’ stazione di Milano di una volta. Per questo, imperdibile.

#4. Ore 11.30. Acquistare un libro alla Ricordi di Galleria Vittorio Emanuele

Non è tanto per la scelta dei volumi – tanta, di ogni genere, non c’è che dire, ma non dissimile dalle altre librerie e multistorie di Milano. La Libreria Ricordi è un’icona di Milano, ultimo ramo di una genealogia partita nel XX secolo e che ha generato una delle più antiche case editrici italiane. Fu Giangiacomo Ricordi a stampare alcune opere di Giuseppe Verdi, tutta la produzione di Giacomo Puccini (con la sola eccezione de La Rondine), oltre che i lavori di compositori come Bellini, Rossini e Donizetti fino ai contemporanei come Nono, Donatoni, Sciarrino e Bussotti. L’Archivio ne riporta i manoscritti originali; la recente ristrutturazione dello store non ha tolto il fascino di questi saloni commerciali nati proprio ai tempi del successo del fondatore.

#5. Ore 13. Mangiarsi un panino al baracchino davanti alla Triennale

Osteggiato, rimosso, odiato, segnalato ma imperituro: il baracchino davanti alla Triennale ogni notte servebirra fresca e panini ai ragazzi reduci dalle discoteche. Un vero santo, non c’è che dire.

#6. Ore 15. Lavare la macchina in Via Agnello

Dicono che qui l’autolavaggio h24 sia strepitoso per la cura dei prodotti e per il servizio. Dicono, ma vuoi mettere parcheggiare in Piazza Duomo, al fianco di uno dei bracci della Galleria, lasciare l’auto sporca e ritrovarla linda? Un figurone!

#7. Ore 16. Merenda con brioche da Princi

Nato forno, cresciuto bistrot-ristorante, chissà quali e quante altre cose sarà Princi. L’Armani del pane, come qualcuno l’ha definito per il conto salato, i prodotti esposti come in una gioielleria, l’arredo minimal e negli stessi toni sabbia dei negozi di ‘Re Giorgio’, oggi ha tre indirizzi: in Piazza XXV Aprile 5, in via Ponte Vetero al 10, in via Speronari, in Largo la Foppa 2 e in Corso Venezia; difficile non imbattercisi per una brioches o un trancio di pizza farcita. E nel caso in cui espatriate? C’è un Princi anche a Londra.

#8. Ore 19. Un Americano al Radetzky

E’ l’anima della movida milanese; il locale dell’aperitivo ‘pettinato’ ma anche del miglior Americano della città. Da sorseggiare rigorosamente sui divanetti lungo Corso Como, anche a 10 gradi sottozero.

#9. Ore 21. Sushi da Nobu

Eccolo Armani, con tutto il suo quartiere, il suo hotel e pur il gettonatissimo ristorante giapponese. Meta di VIP, calciatori e starlette, è uno di quei posti in cui ‘bisogna esserci’ prima ancora di mangiare bene.

10. Ore 00. Telefonata skype con l’amica australiana

Il fuso orario lo permette. L’emozione della giornata trascorsa a Milano non permette di dormire. Come non finire in bellezza raccontando queste incredibili 24 ore milanesi alla propria amica dall’altro capo del mondo?!

SYDNEY LUKEE

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO?
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)

 

Ha battuto il Duomo

0

Quando Cristoforo Colombo scopriva l’America veniva edificato quello che sarebbe diventato l’unico sito di Milano proclamato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Nel 1942 su volere di Ludovico il Moro venne realizzata questa basilica come mausoleo della sua famiglia diventando una delle massime espressioni del Rinascimento italiano.

 

Fu il secondo sito della Lombardia dopo le incisioni rupestri della Valcamonica a essere classificato come patrimonio dell’umanità insieme con il Cenacolo di Leonardo da Vinci che si trova nel refettorio del convento.

Endeavor si presenta in Italia: chi è la no-profit “angelo” dell’imprenditoria italiana

0
credits: economyup.it
credits: economyup

Endeavor, organizzazione no-profit nata in Argentina, ha ufficialmente presentato a Milano i sui obiettivi ambiziosi per l’Italia: il suo scopo è promuovere la crescita economica attraverso la selezione, il mentoring e l’accelerazione di imprese ad alto potenziale.

Il raggiungimento di tale obiettivo, peraltro già avvenuto con successo in altri Paesi, è possibile grazie al network di mentor, advisor e uffici operativi di cui Endeavor gode a livello internazionale. Il compito di Endeavor sarà la selezione e il supporto di imprese e società italiane al fine di consentire loro una crescita internazionale tramite strumenti innovativi.
Le prime due imprese italiane che continueranno il proprio percorso a fianco a Endeavor sono il Talent Garden di Davide Dattoli e l’innovativa Empatica di Matteo Lai.

Le opportunità fornite alle imprese

Endeavor rappresenta un’opportunità per le imprese selezionate perché garantisce loro:
– accesso ai mercati: gli imprenditori vengono guidati nell’ingresso ai mercati stranieri grazie al network internazionale di Endeavor, che gestisce inoltre la formazione di una Advisory Board ad hoc per le specifiche esigenze dell’impresa;
– accesso al capitale: Endeavor, oltre a organizzare road show privati e mettere a disposizione Endeavor Catalyst, fondo di co-investimento, offre visibilità all’impresa e le garantisce facilitazioni nell’accesso a un Investor Network Internazionale;
– accesso al talento: le imprese possono incontrare i migliori talenti internazionali grazie all’ Endeavor Leadership Program (presso le Universtità di Harvard e Stanford) e alla collaborazione con gli studenti MBA delle università che aderiscono all’eMBA Fellow Program.
Il valore chiave che sta alla base della no-profit è il Give Back, ossia “la selezione di profili capaci di reinvestire la propria credibilità, know-how e disponibilità finanziaria nelle generazioni successive di imprenditori”, come sostiene Raffaele Mauro, Managing Director di Endeavor Italia.

I personaggi coinvolti

D’altronde il prestigio del Board, ribadito dalla presenza di personalità simbolo di innovazione italiana, è volto a confermare il credito dell’importante incarico di Endeavor: Pietro Sella, CEO del Gruppo Banca Sella e Presidente del Board di Endeavor Italia, è stato tra i primi in Italia a comprendere l’importanza della digitalizzazione e dell’innovazione nelle imprese. Oltre alla Vice presidente Monica Mandelli, Managing Director in Kohlberg Kravis Roberts, sono parte del Board Paolo Ainio, Presidente Esecutivo di Banzai S.p. A., Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, Fabio Cannavale, CEO di lastminute.com Group, Riccardo Donadon, CEO di H-Farm S.p.A., Alessandro Fracassi, CEO di Gruppo MutuiOnline S.p.A.

A questi nomi si aggiunge Diego Piacentini, designato dal Governo Commissario per l’Agenda Digitale che, intervenendo all’evento di lancio di Endeavor Italia, ha confermato la volontà di riproporre il modello virtuoso di Endeavor e i valori positivi che la no-profit incarna, anche all’interno dell'”ecosistema Chigi”.

La mia esperienza diretta di 3 anni in AFRICA: cosa cercano i migranti che arrivano a Milano

1

C’è una Milano che ci piace perché non dimentica il suo passato e non dimentica di essere stata una città dove si respirava un’aria di libertà e di dinamismo, molto accogliente verso le minoranze.
Le urla di una certa politica, che sa dire solo no e teme tutto ciò che è altro da sé, questa volta sono state zittite dal calore di mille candele e di tanti striscioni che dicevano “Qui a Milano nessuno è straniero” o “Niente desaparecidos, fermiamo la strage dei confini”.

La via milanese nella gestione dei migranti

Secondo i dati rilasciati dal Prefetto Alessandro Marangoni all’inizio del mese, Milano città, da sola, sta sostenendo da mesi il 70 per cento dell’accoglienza destinata a tutta l’area metropolitana, composta da 133 sindaci che dovrebbero suddividersi 4500 profughi.
E’ evidente però che non tutti fanno la loro parte. Alcuni sindaci hanno ribadito al prefetto il loro no secco all’accoglienza, anche di fronte all’evidenza di un meccanismo di redistribuzione nazionale dei migranti, piano secondo il quale alla Lombardia va il 14 per cento di tutti i migranti che vengono identificati allo sbarco nei porti del Sud Italia.
Il piacere verso i gesti di solidarietà di questa Milano che accoglie più dei suoi vicini, mi nasce da una motivazione profonda legata all’esperienza diretta che ho fatto delle ragioni che spingono centinaia di uomini, donne, bambini a lasciare tutto e a rischiare la loro vita in “viaggi della speranza”, che invece spesso sono senza alcuna speranza.

migranti1I miei tre anni in Africa

C’è stato un tempo in cui da collaboratrice Ansa, per tre anni, dal 2008 al 2011, ho fatto la corrispondente dalla Libia, vale a dire che ero dall’altra parte della sponda del Mediterraneo ed è lì che ho avuto l’opportunità di vedere e di capire cosa succede a chi lascia la sua terra e perché si scappa.
Ho toccato con mano e letto negli occhi di tanti uomini e donne storie di fame, di povertà, di persecuzioni, di guerre, di usanze tribali violente e pericolose.
Mi sono finta suora per entrare nelle carceri dove Gheddafi rinchiudeva i clandestini. Sono entrata nei nascondigli degli eritrei che, in attesa di trovare i soldi per un passaggio verso l’Europa, si nascondevano dalle persecuzioni dei libici e dei trafficanti di esseri umani. Ho percorso chilometri di spiagge alla ricerca dei punti di raccolta dei migranti. Ho fotografato i barconi di legno e poi i gommoni con cui i trafficanti di uomini trasportavano i migranti.
Ho imparato le rotte e le tappe di un cammino che dal cuore dell’Africa, attraverso percorsi diversi, su camion, a piedi, portava uomini e donne verso le coste. Prima a terra, nel lungo viaggio attraverso l’Africa e i suoi deserti, passando, a seconda della provenienza per Gao, Agadez, Kufra, Ghat, Seba fino ad arrivare ad Adjabia, Gadames, per poi nascondersi e mendicare in attesa di trovare i soldi per partire da qualche spiaggia come Garabuli o Sabratha.
Ho visto cadaveri, rinsecchiti, raccolti  nel deserto, o gonfi e spellati, rigettati dalle acque del mare. Ho fotografato le loro tombe nei cimiteri di Tripoli dove al posto del nome c’era la data e il luogo del ritrovamento.
Ho parlato con le nigeriane, maltrattate e stuprate ancor prima di arrivare a Tripoli, nelle mani di organizzazioni che con l’inganno le strappavano alle loro famiglie e poi con il ricatto delle credenze tribali le tenevano in pugno per il resto della loro vita.

migranti2Ho chiesto loro: perchè rischiate la morte per fuggire dal vostro Paese?

Ho chiesto a tutti quelli che ho incontrato perché lasciavano la propria terra, la propria famiglia, le proprie origini per rischiare la vita e arrivare nella fortezza Europa dove nessuno o in pochi sono felici di accoglierli? Perché rischiare ancora la morte fra le onde dopo essere riusciti a sopravvivere al viaggio attraverso il deserto?
La risposta è stata sempre la stessa, sia che venisse da un giovane proveniente dall’Eritrea di Isaias Afewerki o dal Gambia di Jammeh o dal Burundi di Kurunziza, tutti presidenti padroni e tiranni, sia che venisse da una ragazza nigeriana o da una donna Somala. “Cerchiamo una vita migliore”.
Allora mi chiedo: che diritto abbiamo di giudicare chi come noi cerca una vita migliore? Non è forse quello che anche noi facciamo ogni giorno? Non è forse quello che i nostri nonni hanno fatto dopo la guerra? Non è forse quello che i nostri giovani cervelli fanno fuggendo verso l’Europa o gli Stati Uniti? Non è quello che ho fatto io lasciando Roma per venire a Milano?

migranti3

FRANCESCA SPINOLA

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU A TRASFORMARE IN REALTA’ IL SOGNO DI MILANO CITTA’ STATO?
SERVE SCRIVERE PER IL SITO, ORGANIZZARE EVENTI, COINVOLGERE PERSONE, CONDIVIDERE GLI ARTICOLI, PROMUOVERE L’ISTANZA, AIUTARE O CONTRIBUIRE NEL FUNDING, TROVARE NUOVE FORME UTILI ALL’INIZIATIVA.
SE VUOI RENDERTI UTILE, SCRIVI A INFO@MILANOCITTASTATO.IT (OGGETTO: CI SONO ANCH’IO)

Cosa può rendere Milano migliore? La risposta di A.C. Grayling

0
Da oggi parte su Milano Città Stato una nuova rubrica settimanale fatta di una sola domanda:
Cosa può rendere Milano migliore? 
Lo chiederemo a tutti quelli che riteniamo possano darci una risposta utile ad aprire spiragli, possibilità, cambiamenti. Iniziamo alla grande! Ad aprire la rubrica è la risposta di A.C. Grayling filosofo britannico di fama mondiale, fondatore del New College of Humanities di Londra e autore di oltre trenta testi di filosofia.
Lo abbiamo incontrato stamattina a Milano e questa è la sua risposta:

Esiste un concetto che si chiama “conversazione civica/civile” e questa è l’idea di comunità che realmente si scambiano idee scoprendo cos’è che impedisce a un luogo di essere ancora meglio di quello che è, quali sono le barriere. Capire questo e capire cosa veramente le persone vorrebbero è il primo passo verso le soluzioni. Tutto questo viene fuori dal dialogo fra le persone, dalla possibilità di esprimere le proprie idee. La conversazione civica è alla base del progresso.” 

A.C. Grayling
Qui la video intervista:

La Gioconda non gli bastava

0

Il Codice Atlantico è la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi di Leonardo da Vinci. Dal 1637 è conservato all’Ambrosiana di Milano, una delle prime biblioteche al mondo aperte al pubblico.

E’ composto da 1119 fogli che abbracciano la vita intellettuale di Leonardo dal 1478 al 1519. Nel 1796 la raccolta venne requisita e trasferita a Parigi in seguito alla conquista di Milano da parte di Napoleone. Per 17 anni rimase al Louvre, fino quando il Congresso di Vienna non sancì la restituzione ai legittimi paesi di appartenenza di tutti i beni artistici trafugati da Napoleone.

Lui vuo’ fa’ l’americano ma è nato a Milano

0

Dal 1921 a New York c’è una statua di Dante, posizionata davanti a Broadway. Questa statua fu commissionata dagli italoamericani della grande mela in occasione del seicentenario della morte del poeta. Pochi sanno che venne realizzata nella Fonderia Napoleonica Eugenia di via Thaon de Revel 21, a Milano.

La prestigiosa fonderia di bronzo venne fondata nel 1806, così chiamata dai fratelli Manfredini in onore di Eugenio di Beauharnais viceré del Regno d’Italia di Napoleone Bonaparte. Per oltre un secolo l’attività produsse campane e monumenti in bronzo. Oggi i locali ospitano un museo dedicato alla storia dell’arte fusoria ed è una rinomata location di eventi.

 

 


TLAPSE | Your Project in Motion

NOTIZIE PIU' LETTE