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In Olanda si pedala di sera in compagnia di Van Gogh

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In Olanda la bicicletta è una cosa seria e con essa le piste ciclabili, predominanti in questa terra dalle vaste pianure.

E dopo aver creato tra i percorsi ciclabili più belli d’Europa cosa potevano inventarsi ancora i nostri amici olandesi? Ma ovviamente delle piste ciclabili straordinarie!

Disegnato dal designer Daan Rooseggarde che, ispiratosi al celebre quadro di Van Gogh  “La notte stellata”, ha creato un percorso ciclabile che si illumina non appena fa buio, grazie all’utilizzo di una particolare vernice che accumula energia durante il giorno per poi rilasciarla durante le ore notturne.

pista-ciclabile-van-gogh-milanocittastatoLa pista collega la cittadina natia di Vincent Van Gogh, Eindhoven, fino a Nuenen dove l’artista si ispirò per il dipinto “I mangiatori di patate”.

Alla sua vista i navigatori capivano di essere arrivati a Milano

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San Cristoforo è formato da due chiesette affiancate. Sorge sul percorso che conduceva a Milano dalla Lomellina, in un punto di passaggio obbligato nella rete dei vari corsi d’acqua, e per questo fungeva da faro per i navigatori che alla sua vista capivano di essere arrivati a Milano.

E’ in arrivo Hydrail, il primo treno a idrogeno (e a emissioni zero) del mondo

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Si chiama Coradia iLint il primo treno ad idrogeno che, da dicembre 2017 comincerà a circolare in Niedersachsen (Bassa Sassonia), precisamente sulla linea Buxtehude–Bremervörde–Bremerhaven–Cuxhaven.

Progettato negli ultimi due anni dalla società francese Alstom, Coradia iLint -ribattezzato dalla stampa Hydrail – sarà alimentato da celle a combustibile a idrogeno e le sue uniche emissioni saranno vapore e acqua di condensa.

Progettato per mantenere un basso livello di emissioni sonore anche a velocità massima, il treno potrà raggiungere i 140 chilometri orari e fare tra i 600 e gli 800 chilometri con un pieno. Avrà dunque un’autonomia molto più ampia delle auto a idrogeno, ma anche degli analoghi treni merci e tram sperimentati in Giappone e in Cina.

Hydrail sarà una straordinaria alternativa eco-friendly ai treni diesel ancora utilizzati in tutta la Germania, alla quale si stanno già interessando altri Länder come il Baden-Württemberg, l’Hessen e il Nordrhein-Westfalen, ma anche Paesi come l’Olanda, la Danimarca e la Norvegia. I costi? La Alstom ancora non li rivela, ma secondo Die Welt per ora dovrebbero essere sensibilmente più alti rispetto ai treni tradizionali.

 

Il palazzo dei barbari sconfitti

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Da quasi cinque secoli dietro a San fedele si ergono otto grosse statue sulla casa degli Omenoni. Omenoni significa “grandi uomini” e furono scolpiti per volontà del proprietario della casa, Leone Leoni, che divenne sede di una delle più importanti gallerie d’arte dell’epoca. Gli omenoni raffigurano dei barbari sconfitti dalle forze di Roma.

La casa venne menzionata dal Vasari nel capitolo delle Vite dedicato a Leone Leoni:
« Lione, per mostrare la grandezza del suo animo, il bello ingegno che ha avuto dalla natura, e il favore della fortuna, ha con molta spesa condotto di bellissima architettura un casotto nella contrada de’ Moroni, pieno in modo di capricciose invenzioni, che non n’è forse un altro simile in tutto Milano. »
(Giorgio Vasari, Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri, Vita di Lione Lioni, Aretino)

Milano riceve indietro dallo stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse

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Milano è la città in Italia che più dà e meno riceve dallo stato nazionale.
Per capirlo prendiamo il bilancio del Comune.

Il Comune di Milano ha bisogno di circa 8 miliardi di euro ogni anno per funzionare.
Il Comune può trattenere sul territorio poco più di un miliardo di tasse e imposte locali. In particolare trattiene 510 milioni da ICI + IMU, 210 milioni dalla TASI, 350 milioni da Tari e tasse sui rifiuti, 180 milioni dall’addizionale IRPEF e 61 milioni dall’imposta sul soggiorno. Più bassa l’incidenza di pubblicità (27 milioni) e affissioni pubbliche (2 milioni).
Un altro miliardo arriva da tariffe sul trasporto pubblico (410 milioni), assegnazioni o concessioni di servizi (323 milioni) e dalle multe (300 milioni).
Le voci più significative sono tre: riscossione crediti (500 milioni), entrate “una tantum” che provengono da alienazione immobili (886 milioni) e soprattutto prestiti (1,350 miliardi).
Questo significa che un terzo del bilancio è coperto da prestiti o da entrate una tantum.

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QUANTO VERSA MILANO ALLO STATO

L’OCSE calcola in 312 miliardi il PIL prodotto nell’area metropolitana, di cui circa 80 miliardi nel Comune di Milano. Applicando il tasso di pressione fiscale reale in Italia, significa che Milano versa oltre 40 miliardi allo stato italiano, considerando solo il Comune. Cifra che arriva a 156 miliardi di tasse pagate allo stato, se si calcola l’area metropolitana di Milano, come viene definita dall’ OCSE.

pressionefiscale

Dei 40 miliardi versati allo stato quanti ritornano a Milano attraverso i trasferimenti statali?
Dallo stato il Comune di Milano riceve 125 milioni come contributi o trasferimenti statali, mentre dalla Regione riceve altri 309 milioni di cui 267 versati per il trasporto locale.
Complessivamente il Comune di Milano riceve dallo stato in via diretta o indiretta (tramite le Regioni) 450 milioni a fronte dei 40 miliardi che versa in tasse. Significa che poco più del 5% del bilancio è coperto dallo Stato e Milano riceve indietro dallo stato l’1% di quanto versa.

il Comune di Milano riceve dallo stato in via diretta o indiretta (tramite le Regioni) 450 milioni a fronte dei 40 miliardi che versa in tasse. Significa che poco più del 5% del bilancio è coperto dallo Stato e Milano riceve indietro dallo stato l’1% di quanto versa.

In altri paesi, lo stato lascia agli enti locali una parte delle imposte nazionali: in Spagna, ad esempio, la città di Madrid trattiene attorno al 50% delle imposte nazionali generate sul territorio: l’equivalente di Iva, Ires, Irpef e altre imposte dirette e indirette. In più trattiene le imposte locali.
Da noi lo stato prende per sé tutte le imposte nazionali e una parte di quelle locali.
I trasferimenti statali ai comuni sono stati ormai azzerati e la redistribuzione, ossia gli aiuti ai territori più comuni, è stata anch’essa messa a carico dei comuni: ogni sindaco versa al “fondo di solidarietà comunale” il 38,23% dell’IMU ad aliquota standard.

SE MILANO POTESSE FARE COME MADRID

Se Milano potesse trattenere il 50% delle imposte generate sul territorio come accade per Madrid, significa che potrebbe avere un budget superiore di 20 miliardi ogni anno rispetto agli 8 miliardi attuali.
Invece di doversi indebitare o andare a chiedere soldi a Roma, Milano potrebbe avere risorse straordinarie che potrebbe utilizzare per incentivare ancora di più lo sviluppo del territorio.
Anche senza arrivare all’estremo di Madrid, diventando una regione a statuto ordinario Milano potrebbe disporre di molte più risorse che sarebbero più coerenti rispetto a quello che produce.

la città di Madrid trattiene attorno al 50% delle imposte nazionali generate sul territorio: l’equivalente di Iva, Ires, Irpef e altre imposte dirette e indirette. In più trattiene le imposte locali.
Da noi lo stato prende per sé tutte le imposte nazionali e una parte di quelle locali.

Oltre ai vantaggi di budget vediamone altri che si potrebbero ottenere se Milano acquisisse lo status di regione.

I VANTAGGI A DIVENTARE CITTA’ STATO

Gestione sanità locale. Milano potrebbe gestire la sanità in autonomia. All’interno della regione che raggiunge gli standard più elevati pensiamo che modello straordinario rappresenterebbe il sistema sanitario milanese. Un’eccellenza mondiale
Rappresentanza nel senato delle regioni. Se il referendum dovesse ratificare la riforma costituzionale, Milano potrebbe disporre di suoi rappresentanti nel nuovo senato delle regioni.
Possibilità di trattare direttamente con il governo. Con lo status di regione, Milano non avrebbe più organi intermedi tra sé e il governo di Roma. Questo significa che potrebbe contrattare direttamente l’eventuale estensione dell’autonomia o l’attribuzione di leggi speciali.
Possibilità di chiedere lo statuto speciale. In Italia ci sono regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale, con un’autonomia più estesa e una disciplina applicata ad hoc. Come previsto dall’articolo 116 terzo comma della legge di riforma delle regioni del 2001, con lo status di regione Milano potrebbe chiedere l’estensione allo statuto speciale, in modo coerente con le esigenze del territorio.
Possibilità di confrontarsi alla pari con le altre città stato (o città regione) d’Europa. Le regioni hanno la possibilità di avere propri rappresentarsi e di gestire la comunicazione in modo autonomo a livello internazionale. Milano potrebbe agire a livello internazionale in autonomia e si potrebbe confrontarsi con tutte le città che hanno lo stesso status, come Madrid, Berlino, Londra, Parigi, Bruxelles, Vienna o San Pietroburgo.
Possibilità di sperimentare politiche utili per il paese. Ottenere l’autonomia è la premessa per poter sperimentare sul territorio azioni politiche, economiche e sociali che, in caso di successo, potrebbero essere estese al resto del paese. In questo senso Milano Città Stato potrebbe costituire il laboratorio per riformare l’Italia.

Questi sono solo alcuni dei vantaggi che sono previsti dall’attuale ordinamento. Se si prendono a riferimento altri modelli, si può perfino immaginare che Milano possa dotarsi di una sua costituzione (come Berlino), possa trattenere sul territorio il 50% delle tasse generate e possa trattare con il governo le competenze da gestire direttamente (come Madrid) fino ad arrivare ad un suo autonomo sistema di istruzione, giudiziario o perfino monetario come succede ad Hong Kong.

ANDREA ZOPPOLATO

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10 tipi di NOTTE a Milano

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Silenzio, si fa notte.

10 tipi di notte a Milano

#1 La notte insonne
Tra i supermercati sempre aperti e i pensieri di lavoro a Milano prendere sonno è più difficile che altrove.

#2 La notte da Don Giovanni
Si vive nei luoghi immortali della notte milanese: Nepentha, Hollywood, Old Fashion.

#3 La notte storta
Si fa a gara per chi si distrugge di più. Più si avanza con gli anni più giorni ci vogliono per il recupero.

#4 La notte da hooligans
Si va in giro a spaccare tutto.

#5 La notte a casa di amici
Non se ne vanno più, la padrona di casa non ce la fa più.

#6 La notte intellettuale
Si riflette.

#7 La notte sportiva
Jogging alle due di notte.

#8 La notte al pronto soccorso
Quella che non si vorrebbe.

#9 La notte al lavoro
C’è più gusto a soffrire quando gli altri dormono.

#10 La notte dello studente
Non fermare ti prego le mie mani
Sulle tue cosce tese chiuse come le chiese.

MILANO CITTA’ STATO

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La chiesa della musica

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In corso Italia sorge la basilica che negli anni cinquanta, grazie alla sua ottima acustica, fu utilizzata dalla EMI come sala d’incisione. Qui la divina Maria Callas registrò I Puritani e Cavalleria rusticana nel 1953 e La sonnambula nel 1957.

A Sant’Eufemia e alla sua piazza è dedicato un album del jazzista Renato Sellani.

10 cose che il milanese invidia ai romani

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Dopo lo scoop sulle 10 cose che i romani invidiano dei milanesi per un atto di umiltà abbiamo deciso di fare un sequel degno di Benvenuti al Sud. Abbiamo chiesto ai milanesi cosa invidiano ai romani. Con una certa riluttanza hanno accettato di rispondere.

10 cose che il milanese invidia ai romani

#1 Il venticello
“Esco da Termini ed è il caos. La coda infinita per i taxi che si dispongono in modo assurdo, ci sono più taxi che persone eppure devi aspettare due ore per salire. Ci sono rifiuti accatastati, confusione, però basta sentire quella dolce brezza e tutto pare diventare stupendo. Se dovessi importare a Milano qualcosa di Roma prenderei il venticello romano”.

#2 La battuta romana
Tassista di Milano: “Io ai romani invidio la battuta spontanea. Arriva un uomo distinto, romano, mi dice: devo andare in via del senato, appena partiamo comincia a parlare al telefono in inglese, perfetto. A un certo punto mentre ero fermo al semaforo, un pedone invece di attraversare diritto andava tutto storto, in diagonale, lui sento che dice Just a moment!, stacca il telefono, abbassa il finestrino e gli urla: Ahò, guarda che sei un pedone mica sei un alfiere!. Poi ha ripreso a parlare in inglese al telefono”.

#3 La capacità di fare amicizia
“A Roma c’è un’apertura naturale di tutti. Anche trasversale, mentre a Milano si creano sempre delle cerchie chiuse”.

#4 L’atmosfera
“Passeggi per Roma e ti ritrovi immerso in un’atmosfera unica, speciale. A Milano tutto è molto ordinato, a volte un poco scontato, mentre a Roma da ogni parte guardi puoi trovare una sorpresa”

#5 La cucina
“La pizza bianca col rosmarino, il tiramisù di Pompi, La pizza croccante che non si ammoscia”

#6 Il fatto di poter fare jogging sui colli o ai fori Imperiali
“L’ha fatto anche Zuckerberg”

#7 La vicinanza col mare
“Venti minuti e ti tuffi a Ostia. Per un milanese è un sogno”

#8 Il fiume vero
“Ammetto. Se c’è una cosa che mi fa sentire provinciale è la retorica dei navigli. Dobbiamo ammetterlo: a Milano ci piacerebbe tanto che ci fosse un fiume vero come in tutte le più grandi città d’Europa, invece ci dobbiamo accontentare di qualche rigagnolo”

#9 La capitale
“La dicitura Roma capitale è una vaccata. Però che quella città così disorganizzata sia la nostra capitale ci fa masticare amarissimo”

#10 L’impero. Giulio Cesare
“Quando arrivo a Roma ogni volta mi faccio sempre la stessa domanda: Ma come è possibile che questi qui che non riescono a organizzare neppure la raccolta differenziata un tempo dominavano il mondo?

MILANO CITTA’ STATO

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Quando gli svizzeri con noi erano più generosi

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«Alla Generosa Milano, mia patria d’adozione, dono, con animo riconoscente, il Planetario.» (Ulrico Hoepli, maggio 1930)
Il Planetario di Milano, ufficialmente Civico Planetario “Ulrico Hoepli”, fu inaugurato alla presenza di Mussolini il 20 maggio 1930 su progetto commissionato dall’editore italo-svizzero Ulrico Hoepli che lo donò alla città.
Alla base della cupola è presente un profilo della città di Milano, così come era nel 1930.

SI o NO al referendum: cosa cambia per Milano Città Stato

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Una città stato è una città che gode di un grado più o meno ampio di sovranità. Le città stato interne a stati sovrani hanno lo status di regioni, distretti federali, comunità autonome, cantoni o stati, a seconda del tipo di ordinamento di cui fanno parte. La caratteristica comune tra loro è di non avere organi intermedi tra loro e lo stato centrale.

Lo stato italiano è suddiviso in regioni: una città stato in Italia sarebbe una città con lo status di regione. L’Italia è l’unico tra i principali paesi europei a non avere una città stato, ma solo città metropolitane che rappresentano un organo intermedio tra la regione e lo stato. Eppure la nostra Costituzione consente la possibilità per Milano di acquisire lo status di regione. Vediamo cosa si può fare tecnicamente per ottenere più autonomia.

L’ITALIA E’ L’UNICO TRA I PRINCIPALI PAESI EUROPEI A NON AVERE UNA CITTA’ STATO 

COME MILANO PUO’ DIVENTARE UNA CITTA’ STATO

Il principale riferimento è l’articolo 132 (parte II titolo V) della Costituzione italiana che recita nel primo comma:
Si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse [cfr. XI].
Questo meccanismo attiverebbe una nuova regione, la regione “Milano”, attraverso una richiesta dal basso fatta dai rappresentanti politici dei cittadini che dovrebbe essere poi suggellata dalla volontà popolare con un referendum. Vanno sentite le regioni, con parere obbligatorio ma non vincolante, e deve prendere la forma di legge costituzionale. Quindi occorre che vi sia intesa politica tra il governo locale della città e il parlamento nazionale.
Una seconda strada è quella di chiedere forme speciali di autonomia, facendo leva sul fatto che Milano non possa essere ingabbiata nel medesimo schema previsto dalla legge Delrio per tutte le aree metropolitane.

COSA CAMBIA PER MILANO CITTA’ STATO VOTANDO SI O NO AL REFERENDUM

Il referendum non ha impatto sulle modalità per ottenere l’autonomia, sia che vinca il SI sia che vinca il NO. Ciò che cambia con il risultato del referendum è quello che succede dopo essere diventati una città stato.
Se vince il SI, infatti, rispetto alla situazione attuale ci sarebbero due modifiche, una che potrebbe aumentare il peso di Milano Città Stato sul Parlamento, una di segno contrario.

Il referendum non ha impatto sulle modalità per ottenere l’autonomia. Ciò che cambia con il risultato del referendum è quello che succede dopo essere diventati una città stato.

VANTAGGI PER IL SI: RAPPRESENTANZA IN PARLAMENTO
Se vince il SI il Senato diventerebbe un organo di rappresentanza delle autonomie regionali. Farebbero parte di questo Senato delle Regioni: 100 senatori di cui 95 verranno scelti nel seguente modo:
– 21 membri tra i sindaci (uno per regione, tranne il Trentino Alto Adige che ne potrà nominare 2);
– 74 membri tra i consiglieri regionali (scelti in proporzione alla popolazione delle regione e ai voti ottenuti dai partiti in quella regione).
Questo significa che prima di diventare Città Stato, Milano potrebbe aspirare a vedersi rappresentata in Senato dal suo sindaco, sempre che sia scelto tra i sindaci della Lombardia. Se diventasse Città Stato, Milano potrebbe mandare in senato uno o due consiglieri. Questo succede ad esempio per la città stato di Berlino che nel senato tedesco manda 4 delegati. C’è da considerare che i membri del Senato delle Regioni non avrebbero però potere di voto sulle leggi della Camera.

VANTAGGI PER IL NO: SI RIDUCE L’AUTONOMIA PER LE REGIONI A STATUTO ORDINARIO
Se passasse la riforma costituzionale alcuni (quasi 20) poteri attualmente concessi alle Regioni, diventerebbero un’esclusiva dello Stato centrale.
I seguenti poteri tornerebbero ad essere amministrati dallo Stato:
sicurezza sul lavoro;
ambiente;
gestione di porti e aeroporti;
l’energia (sia per il trasporto che per la distribuzione);
politiche per l’occupazione;
ordinamenti professionali.
Questo significa che se Milano dovesse acquisire lo status di regione, si troverebbe con poteri ridotti rispetto alla situazione delle regioni attuali e molto inferiori a situazioni di città stato straniere, come Amburgo, Londra o la città di Madrid che ha ampia autonomia nei poteri sopra citati.

CON LA RIFORMA COSTITUZIONALE, Se diventasse Città Stato, Milano potrebbe mandare in senato uno o due consiglieri. PERO’ SI TROVEREBBE CON POTERI RIDOTTI RISPETTO ALLA SITUAZIONE DELLE REGIONI ATTUALI.

COME MILANO POTREBBE OTTENERE PIU’ POTERI ANCHE SE PASSA LA RIFORMA COSTITUZIONALE
Visto che la riforma riduce i poteri delle sole regioni a statuto ordinario, esiste la possibilità per Milano di intraprendere la strada dell’articolo 116 terzo comma.
La legge del 2001 ha introdotto un regionalismo uniforme che tratta le regioni allo stesso modo, ma c’è una norma, l’articolo 116 nel terzo comma, che consente alle regioni di ottenere forme speciali di autonomia contrattandole con lo stato:
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
Si può ipotizzare che Milano dopo aver ottenuto lo status di regione per poter avere poteri coerenti con le altre città stato europee potrebbe richiedere questa forma di autonomia singolarmente o in modo congiunto con la regione Lombardia.

Quindi riassumendo: il risultato del referendum non cambia in nessun modo la possibilità per Milano di diventare una città stato, ma cambia i poteri che Milano avrebbe nel caso in cui diventasse regione. Nel caso in cui vincesse il SI al referendum, per avere poteri di autonomia Milano dovrebbe intraprendere il percorso per diventare regione a statuto speciale, come previsto dall’articolo 116 della legge del 2001.

 

10 modi per sfuggire alla MOVIDA milanese

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Quando vivevo in una piccola cittadina medievale del centro Italia scorrevo spesso l’elenco delle città dove avrei potuto vivere una volta terminata l’Università. Milano non è mai stata in questo elenco, considerando la città e il suo stile di vita troppo lontano dal mio.

E in effetti vado a vivere a Milano.

L’impatto è stato quello di un anziano catapultato in una festa adolescenziale di fine anno scolastico.
I miei primi tentativi di farmi degli amici e partecipare alla vita sociale della città sono stati un susseguirsi di inviti ad aperitivi disorientanti, vernissage dove non ti accorgevi ci fossero anche dei quadri, concerti che iniziavano all’ora della mia tisana serale e cene in locali affollati e rumorosi dove, assieme allo scontrino per nulla cheap, portavo a casa una voce afona.
Dopo solo un mese, tra continui mal di gola, occhiaie per le ore piccole e portafogli alleggerito, ero una donna distrutta : )

Meditavo sull’idea che questa città di fatto non fosse quella giusta e cominciai a contemplarne la fuga.

Da allora sono passati 10 anni e vivo serena e felice…. proprio a Milano! Perché nel frattempo sono diventata la regina della movida milanese e non posso più farne a meno?  Purtroppo o per fortuna no, ma ho capito che in questa città, come in ogni altra città, puoi crearti la tua isola felice contornata da amicizie, luoghi ed abitudini che più si avvicinano al tuo modo di essere e sentire la vita.
Nel mio caso, tutto ciò che fosse il più lontano possibile dalla movida e mondanità milanese.

Se è vero che attraiamo le persone più simili a noi, non è stato di certo difficile incontrare gli amici giusti e crearmi piano piano quelle situazioni che mi hanno fatto vivere una milano diversa pur non rinunciando alle occasioni culturali, che poi sono di fatto uno dei privilegi del vivere qui!
Se non siete fan dei luoghi affollati, dei locali rumorosi, delle file d’attesa nei bar e di tutto ciò che è movida, allora questa lista potrebbe fare al caso vostro.

10 modi per sfuggire alla movida milanese

#1 Evitare di uscire il sabato sera

A mio parere il giorno peggiore per uscire la sera. Traffico come se fosse nell’ora di punta, parcheggi introvabili, locali affollati, cibo mediocre, siamo pieni mi dispiace, file varie.. Anche il venerdì non scherza, ma forse più accettabile del sabato. Molto meglio l’uscita infrasettimanale, più affascinante e selettiva.

#2 Una cena in casa anziché al ristorante

Le cene in casa le preferisco di gran lunga a quelle nei ristoranti. Sono più intime, non bisogna spostarsi nel dopocena per continuare a chiaccherare, sono più rilassanti ed economiche e, se non hai voglia di cucinare o hai voglia di qualcosa qualcosa di speciale, di certo non mancano i food delivery!

#3 Non il solito cinema

Questi due cinema, Beltrade e Spazio Oberdan, non solo proiettano film d’essai ma organizzano rassegne cinematografiche davvero interessanti. Sono piccoli quindi poco affollati ed il suo pubblico rispettoso e silenzioso.

 #4 Un Teatro molto raccolto

Se non volete rinunciare al teatro e gradite un ambiente più intimo,, il teatro “Il cielo sopra Milano” situato all’interno di una metropolitana (Porta Vittoria) ha una capienza massima di 100 posti. Il suo programma accontenta tutti i gusti: dall’impegno sociale all’ironia beffarda, dal jazz a canzoncine goliardiche, dalla sperimentazione nostrana  ai classici in inglese. Il tutto, sempre o quasi, accompagnato da una cena frugale dopo lo spettacolo.

#5 La passeggiatina in un centro semi-deserto

C’è una zona di Milano, in pieno centro – la zona interna tra Corso Magenta e Via Torino – nel quale potete godervi una passeggiatina serale rilassante come se foste in un borgo di provincia. Essendo povera di locali notturni (ad eccezione di qualche ristorantino) vi concede una camminata lontana dal traffico e dal brulicare cittadino, non senza godere delle bellezze architettoniche del quartiere.

#6 I ristorantini della periferia

Se proprio non riuscite a rinunciare ad un bel ristorante, cercate e provate quelli della periferia. Scoprirete chicche poco conosciute, mediamente poco  affollate e in più, conoscerete zone diverse rispetto ai soliti quartieri centrali.

# 7 Il concertino intimo

Vi piace la musica dal vivo e non volete rinunciare ad una bella jam session? Se cercate in luoghi meno centrali,  ci sono diversi localini poco conosciuti che offrono serate di musica di qualità, al prezzo di un drink.

#8  La biblioteca di sera

Se dovete studiare o avete voglia di passare la serata a leggere fuori casa, a Milano ci sono alcune biblioteche,  in diversi quartieri della città, aperte fino alle 22.45. Basta fare una ricerca online per trovare tutti gli indirizzi.

 #9 La serata in un paesino

Se avete l’auto e volete passare una seratina fuori casa, optate per i borghi e i paesini limitrofi alla città. Ce ne sono di davvero deliziosi, respirerete aria di paese e mangerete pietanze gustose e prezzi accettabilissimi.

#10 Il museo di sera preferibilmente al lunedì

Alcuni musei di Milano organizzano spesso aperture serali. Se ci andate il lunedì, quasi sempre troverete poca gente e potrete godervi l’arte senza file, brusii o spintoni.

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MARTESANA: la riviera di Milano sogna un museo di design a cielo aperto

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E’ chiamato il “Naviglio piccolo”, per distinguerlo dal più celebre “Naviglio grande” e si estende per quasi 40 km collegando Milano al fiume Adda.

Da anni è stato oggetto di ripristino urbanistico anche attraverso la realizzazione su una delle sue sponde di una pista ciclo-pedonale da Cassina de’ pomm, sita in fondo a via Melchiorre Gioia prima che la Martesana si interri sotto l’asfalto fin verso Porta Nuova, fino ad arrivare a Trezzo sull’Adda. Per intenderci sarebbe abbondantemente il “lungomare” più lungo al mondo, se solo la pista affiancasse il canale in ogni punto e se, soprattutto, ci fosse un mare. Pur non essendo così, fino all’ottocento era chiamata la Riviera di Milano, in particolare nel tratto verso Crescenzago, caratterizzato dalle affascinanti ville affacciate sull’acqua costruite ed abitate dai nobili milanesi di un tempo.

LA RIVIERA DI BIKERS E RUNNERS

Il tratto più interno della Martesana a Milano, è tuttavia altrettanto interessante e oggi più che mai caratteristico. Il problema di conciliare il suo doppio ruolo di canale navigabile e di dispensatore d’acqua, è passato in secondo piano, a favore di un uso più diffuso da parte di ciclisti, runners, famiglie e persone di ogni età ed etnia che si muovono quotidianamente lungo tutto il tragitto. A volte sostano sulle panchine, nei ristoranti o nei locali che animano le serate della “riviera”.

Si può fare anche un picnic nel verde, ad esempio  nel parco della Martesana a Gorla, assistere ad eventi e partecipare a mercatini nei pressi dell’anfiteatro o provare ad unirsi a chi decide di allenarsi all’aperto in danze di vario genere.

LA MARTESANA SVELATA DAI MARTESANGELES

Tra chi si impegna a rendere questa zona di Milano ancora migliore e più riconoscibile ci sono i Martesangeles (https://www.facebook.com/martesangeles/), che attraverso la loro pagina facebook raccolgono eventi e iniziative che animano l’identità del naviglio. Racconta così Vittorio Pascale, capofila del progetto Martesangeles, la sua passione per questi spazi.

Perchè la Martesana, cosa rappresenta per te?

 La Martesana è la mia casa. Ricordo ancora, la prima vota che ho girato l’angolo di Viale Monza per andare a vedere la casa che poi avrei comprato, lo stupore che ho provato e la bellezza del Naviglio con le sue case di ringhiera e gli alberi che crescevano lungo il canale. E ho pensato subito dopo: “ma perché prima non conoscevo questa zona?”. E ho iniziato a osservare che molta gente di Milano, come me, non sapeva neanche dell’esistenza della Martesana; un vero peccato!

Quale luogo, iniziativa o  ti appassiona e coinvolge di più?

Ti direi un po’ tutti…come si suol dire: “ogni scarrafon’ è bell a mamma soia”. Ma, se proprio insistete, sono particolarmente legato alla Cascina Martesana sia per la tipologia di spazio polifunzionale che sono riusciti a creare (rivitalizzando l’area di Via Bertelli sulla Martesana) sia per le attività che attualmente svolgo in Cascina (impartisco lezioni di Yoga ogni martedì e giovedì). Confesso, sono anche un insegnante di Yoga.

Quali “sorprese” hai scoperto lungo il Naviglio Martesana?

Tante! Da spazi espositivi (City Art) a ristoranti con giardino all’aperto (Seven, Casa dei Ciliegi) a osterie, trattorie, balere con splendidi spazi all’aperto (Martesana Bocciofila Dance)…fino ad arrivare ai giardini pensili lungo il Naviglio, i ponti ferroviari, le splendide “case senza troppe pretese” (come le chiamo io). Ah e non dimentichiamo gli splendidi lavori di street art sparsi qua e là. Il tutto collegato, parte 2.0, dalla passeggiata pedonale/ciclabile caratterizzata dall’assenza quasi totale di macchine e massiccia presenza di persone, famiglie e spazi per far giocare i cani all’aperto.

 Come la vedi nei prossimi 5 anni?

Sicuramente migliorerà. Si è dato il LA con l’Expo del 2015. La Martesana, inoltre, è una zona di naturale integrazione sociale e razziale quindi anche questo aspetto non può che migliorare.

Avendo budget illimitato a che interventi penseresti?

 Il mio “sogno nel cassetto” è un Open Air Design Museum all’interno del quale opere di design di arredo urbano (panchine, pali della luce, cestini dell’immondizia e quant’altro può esser messo all’aperto) vengono esposte e lasciate di anno in anno da giovani designer/artisti/aziende lungo la Martesana. In questo modo il Naviglio diverrebbe un vero e proprio museo a cielo aperto. Perché Milano ha un Museo del Design al chiuso e non uno all’aperto? Ma se avessi proprio altri soldi da buttare mi comprerei alcuni palazzi delle FS sulla Martesana facendone un negozio per articoli da corsa e un bar per rinfrescarsi nelle zone “spoglie di servizi” della Martesana…ah e non dimentichiamoci che metterei un bel “barcun” sul naviglio con tanto di tavolini per aperitivi la sera.

Emanuele Montiglio x milanocittastato

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Anche se nessuno la chiama così

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Andiamo in stazione. Andiamo alla centrale. Nessuno dice andiamo alla “Madre Cabrini”. Eppure è quello il suo nome in una città in cui periodicamente i suoi governanti decidono di dare alle cose un nome diverso da come le chiamano i milanesi. Come la stazione accade anche per lo stadio San Siro (vero nome: Giuseppe Meazza), il parco Trenno (intitolato ad Aldo Aniasi) o il parco delle Basiliche che, in realtà, lo si dovrebbe chiamare Parco Papa Giovanni Paolo II.
C’è comunque un motivo logico per chiamare così la stazione: Madre Cabrini è la patrona degli emigranti.

Human Technopole: scienziati top per Milano

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Al Piccolo Teatro Grassi, il Presidente del Consiglio ha presentato oggi il progetto Human Technopole, parco di interesse scientifico che sorgerà nell’ex Area Expo.
Tra gli agenti che si occuperanno del progetto scientifico e finanziario figurano l’Istituto italiano di tecnologia di Genova in collaborazione con il Cnr, L’Università Statale, la Bicocca, il Politecnico e il San Raffaele.

Human Technopole si configura come polo d’eccellenza scientifica nella ricerca e sperimentazione biomedica soprattutto per quanto riguarda gli studi della cura del cancro e delle malattie neurodegenerative.
Il progetto è strutturato in sette laboratori di ricerca (Analysis, Decision and Society, Agri-Food and Nutrition Genomics, Computational Life sciences, Data Science, Medical Genomics, Nano Science and Technology Neurogenomics) e tre facilities, all’interno dei quali in sette anni lavoreranno circa 1500 persone tra amministrativi, scienziati e tecnici.

Per Human Technopole il decreto ha stanziato 80 milioni per l’iniziale fase operativa che partirà nel gennaio del 2017, a cui seguirà l’attivazione dei bandi internazionali per la selezione dei 7 direttori dei centri, oltre al Direttore Generale del polo.

La fase di startup durerà tre anni, a seguito della quale sarà enunciata una valutazione internazionale, del resto l’internazionalizzazione è una delle caratteristiche peculiari del progetto, come afferma Roberto Cingolani, Direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, quando dichiara di voler “portare qui i migliori cervelli del mondo”.
Milano non aspetta altro.

Sì, abbiamo anche un palazzo a forma di V

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Tra le vie Oxilia e Varanini e piazza Morbegno, a poca distanza da piazzale Loreto, c’è un edificio residenziale costruito a forma di V che racchiude un piccolo cortile interno. Fu costruito nel 1935 su progetto di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni e costituisce un rilevante esempio di architettura razionalista.

10 modelli sociali appresi in vacanza da importare a Milano

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L’estate è ufficialmente andata in soffitta. Ma c’è qualcosa che delle vacanze ci resta: i ricordi, le esperienze e ciò che abbiamo imparato dal contatto con culture diverse dalla nostra. Per chiudere in bellezza la fine della bella stagione ecco una lista di 10 modelli sociali appresi in vacanza che sarebbe utile importare a Milano.

10 MODELLI SOCIALI APPRESI IN VACANZA DA IMPORTARE A MILANO 

#1 La trattazione dei prezzi dei mercati turchi 

Ad ogni elezione speriamo sempre che il nuovo sindaco sia capace di confrontarsi con Roma a schiena dritta. Un sindaco che impersoni alla grande gli interessi dei milanesi e che sia prima sindaco e poi espressione di un partito. Per farla breve ci piacerebbe un sindaco che trattasse con il governo di Roma come i venditori dei mercati turchi, continuando a giocare al rialzo senza mollare mai.

#2 Il senso del museo inglese

I musei in Inghilterra non sono delle costruzioni: sono una filosofia di vita. Entri, spesso senza neanche dover pagare un biglietti, e ti ritrovi in una magnificenza che esprime dignità in ogni dettaglio, compresi i commessi che sembrano al servizio del re. Non sempre i musei milanesi riescono ad essere a questa altezza, purtroppo.

#3 Le spiagge libere e l’uso del bene comune in Francia

Per capire la diversa mentalità di italiani e francesi rispetto alla “cosa pubblica”, basta confrontare le spiagge della Liguria e quelle della Costa Azzurra, dall’altra parte della frontiera. In Liguria sono quasi tutte spiagge a pagamento mentre quelle pubbliche sono dei fazzoletti ritagliati in zone scomodissime. In Costa Azzurra, come a Nizza, Juan Les Pins o St. Tropez le spiagge private sono ovunque, spesso nelle zone migliori. Mentre quelle a pagamento cercano di strappare clienti grazie a servizi extrachic.

#4 Il fatto di non lamentarsi

Di ritorno da qualunque viaggio all’estero la prima cosa che si nota è la lamentela degli italiani mentre aspettano l’arrivo dei bagagli. All’estero chi si lamenta viene giudicato in modo pessimo, da noi si sente un sex symbol.

#5 Gli abitanti di Ibiza perché dicono che non c’è abbastanza casino

Le città italiane si intristiscono sempre di più, specie nelle ore serali. A Milano comitati di quartiere, famiglie, inquilini vari sono in perenne lotta contro i decibel.

#6 Il senso di risparmio dei liguri

Spezziamo una lancia a favore dei bistrattati cugini della Liguria. In epoca di austerity è giusto risparmiare di più, belìn.

#7 I prezzi onesti negli aperitivi

Andare via da Milano significa riscoprire il gusto delle bevande alcoliche. A Milano spesso i cocktail sono fatti al 95% da ghiaccio e acqua. Quello che dà capogiro non è l’alcol, è il prezzo.

#8 La gratuità dei servizi

Ormai si paga per qualunque cosa. Specie per i servizi della pubblica amministrazione. Si celebra sempre come modello la nostra sanità, in realtà è rimasta l’unica cosa (quasi) gratuita della pubblica amministrazione. Basta fare un documento qualsiasi, che altrove si scarica su internet, per dover pagare bolli o tasse varie.

 

#9 La sacralità delle piste ciclabili 

In qualunque città del centro – nord Europa si scopre che le strade sono fatte per le biciclette. Chi va in bici si sente posseduto da una missione e non tollera che auto o pedone si possa mettere davanti alle sue ruote.

#10 Il rispetto e la gentilezza

Da Favignana a Capo Nord il milanese scopre che la gente sorride. Ci meravigliamo, tutti si mostrano simpatici, se chiediamo qualcosa a qualcuno quel qualcuno ci sorride e ci risponde. Non è ovunque così ma la sensazione che abbiamo perso un po’ di educazione e di rispetto reciproco è molto forte.

Un conquistatore dal cuore tenero

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Le mura erette attorno a Milano furono tre: le prime furono opera dei romani, le seconde risalgono al medioevo e le terze sorsero sotto la dominazione spagnola. Le mura medioevali erano lungo la cerchia dei navigli, mentre la cerchia dei bastioni fu tracciata sulle mura di epoca spagnola.

Tra piazza Medaglie d’Oro e piazza XXIV Maggio sono ancora visibili resti delle mura, adibite a perimetro di abitazioni private.

L’ULTIMA CENA al Monumentale

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Il Cimitero Monumentale è un museo a cielo aperto. Ci sono autentici tesori accanto a tombe di personaggi che hanno fatto la storia di Milano.

Tra le opere di maggior interesse si possono citare l’edicola Toscanini, la Nike di Fontana o il monumento di Giovanni Vittadini e Amalia Beretta di Giovanni Giudici.

Particolarmente suggestiva è anche la riproduzione dell’ultima cena presso le tombe della famiglia Campari.
Per vedere i 7 tesori del Monumentale, clicca qui: I tesori del Monumentale.

MILANO CITTA’ STATO

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In Kazakistan costruiscono case attorno agli alberi

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C’è una coppia che vive in Kazakistan, che ama la natura e la meditazione. Decide di voler vivere nella foresta, sulle montagne di abeti di Almaty. Desiderano una casa speciale, un’oasi botanica, un luogo che li faccia sentire in completa sinergia con l’ambiente circostante, una casa che stimoli la loro creatività e li aiuti a coltivare il loro spirito attraverso la comunione che raggiungono con la pratica della meditazione.

Chiamano un giovane architetto, Aibek Amlasov, e gli raccontano il loro sogno. Quello che Aibek riesce a realizzare è qualcosa che forse nemmeno la coppia riusciva ad immaginare.

“L’albero in casa” – così è stato denominato il progetto – si sviluppa in uno spazio cilindrico di 4 piani che ha come asse un albero racchiuso dalle pareti vitree della casa. Una scala a chiocciola bianca permette ai proprietari di ascendere vorticosamente verso la parte più alta della costruzione e dominare completamente il paesaggio circostante, galleggiando su un’immensa coltre di chiome verdi.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-altoAl suo interno, finestre e muri vengono sostituiti con pareti vetrate che consentono una vista a 360°. La permeabilità degli spazi attraverso l’intangibilità delle pareti favorisce una fusione quasi simbiotica con la foresta circostante, mettendo al centro e intorno la natura che attraversa e coinvolge la struttura e l’abitante.

Lo spazio diventa funzionale ad una rinascita spirituale, un luogo di silenzio per recuperare se stessi in antitesi alla vita frenetica e spesso soffocante delle città, unendo il senso di protezione di una casa con la libertà di un luogo immerso nella natura.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-interniL’idea di base che ha generato il progetto di questo cilindro trasparente, nascosto tra alti abeti, è quella di legare il design industriale dell’uomo alla natura e di “rinunciare ad alcune condizioni necessarie e comodità della vita moderna”, afferma lo stesso architetto e designer.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-cL’idea della coppia Kazakistana suggerisce una crescente tendenza al voler vivere bene e sano. Non solo, il bisogno di un contatto sempre più stretto con la natura e il risveglio delle coscienze verso nuove forme di spiritualità speriamo portino in futuro un nuovo concept di abitazioni, sempre più rispettose e in armonia con l’ambiente circostante.

(Fonte: Architetturaecosostenibile.it

La prima buca delle lettere apparve a Milano durante l’occupazione napoleonica

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I primi corrieri furono utilizzati dagli antichi egizi per consentire ai faraoni di inviare le loro disposizioni su tutto il territorio. Le buche delle lettere arrivarono molto più tardi. In Italia apparvero nel seicento: la prima fu sulla via Flaminia a Roma.

A Milano la prima buca delle lettere apparve sotto la dominazione napoleonica: nel 1805 venne apposta sul palazzo del Senato.


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