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I Hate Milano: “odio la Milano dei PROVINCIALI IMBRUTTITI e di Yes Milano”

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– Le classifiche che ormai dicono che la qualità della vita è precipitata, la Boccassini che dice che la corruzione è ovunque, Striscia la Notizia manda servizi ogni settimana con i lavoratori che hanno paura della notte (zzz) però se su internet tu ti azzardi a dire “ma, ragazzi a Milano c’è qualche problema…”, ti ammazzano.
(zzz)

– Cos’è che Milano dovrebbe mettere seriamente in discussione?
– Intanto il provincialismo culturale. Milano non può permettersi di dare una propria piazza a Apple che la chiude per anni, una piazza rifatta, liberty, bella, dove c’era un cinema dove andava un sacco di gente (zzz) Milano non può permettersi di perdere una roba così (zzz) Oppure non ci si può gasare perchè Starbucks apre un punto vendita e dà lavoro a 40 persone. C’è un libro che si chiama Vanishing New York, che è un best seller adesso a New York , parla dei difetti della gentrification e il primo nemico che cita è Starbucks che con metodi di concorrenza molto discutibili ha fatto chiudere uno dopo l’altro i locali storici che costituivano il substrato culturale della città di New York. Noi viviamo nel provincialismo culturale per cui ringraziamo Starbucks che apre un punto vendita… Ma chi se ne frega! Voglio dire: tu vuoi mettere le palme in Duomo? Metti le palme in Duomo (zzz) ma non mettere le palme in Duomo perchè le paga Starbucks!
E’ una logica sbagliata. E’ la logica dell’evento, non è la logica della cultura, non c’è scambio, interazione, dialettica (zzz)

-Cos’è che ama I Hate Milano, invece, di Milano?
-A me manca la sobrietà calvinista dei milanesi, dei milanesi che non ci sono più. La Milano dei miei nonni e dei miei genitori. (zzz) Milano adesso è diventata il contrario. Sono diventati nell’immaginario considerati come dei milanesi dei modi di fare che sono la cosa più lontana da quello che sono i milanesi. L’esagerazione, lo sborone, il “milanese imbruttito” è sempre stato il brianzolo. Il milanese ha sempre riso in faccia al brianzolo che ostentava, che si faceva la lampada, che prende la camicia fighetta e si arrotola le maniche, quello che dice ué, dai, quella roba lì al milanese ha sempre fatto schifo. Noi adesso viviamo nel dramma per cui questa roba qua è diventata quello in cui si identifica Milano. (zzz)
Basta vedere la campagna Yes Milano. Vai a San Babila, c’è la foto di un attore da cinepattone invecchiato, brutto, che nessuno sa chi è, pensa a uno straniero che passa di lì, un norvegese, no, un australiano, un arabo, un turista, vede la faccia di uno di un cinepanettone che dice Yes Milano. Ma… Yes Milano che cosa? (taglio) Il milanese di una volta avrebbe detto: ma chi è sto pirla? E’ intollerabile che il testimonial di Milano sia l’attore del cinepanettone. (taglio)

– c’è una soluzione per Milano o no? Per questo imbruttimento?
– (zzz) Da una parte al peggio non c’è mai fine, mi ricordo una volta Andrea Pezzi, nel 2001 c’erano candidati Berlusconi e Rutelli e lui diceva: “io tra questi due non posso votare, è come se qualcuno mi dicesse preferisco la pipì o l’altra roba, io posso anche non preferire niente”. 17 anni dopo Berlusconi c’è ancora, Rutelli vabbé c’è sua moglie che va in giro a fare danni a dire cose strane e i candidati che sono contro Berlusconi sono peggio di Rutelli del 2001. E anche Berlusconi è Tutankamon. Al peggio in Italia non c’è mai fine. Anche la retorica di Bossi del ’92 se adesso senti parlare Bossi e senti parlare Di Maio, Bossi ti sembra un filosofo colorito ma con una certa profondità di pensiero. Visti gli sviluppi uno perde la fiducia.

D’altra parte a Milano ci sono stati momenti peggiori, Milano è veramente una città medaglia d’oro della resistenza, Milano è stata l’unica città che è stata rasa al suolo nel ’43 (taglio) nessuna città d’Italia ha passato quello che ha passato Milano. Eppure Milano dopo la seconda guerra mondiale, è diventata, certo quando c’era Strehler non c’era quello che ha la foto in piazza San Babila. (taglio) Quando la città è stata molto in difficoltà ha saputo rialzarsi. Quando invece si è montata la testa è stata sempre punita. Bisogna capire a che punto siamo veramente.

MILANO CITTA’ STATO

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La sirenetta di Milano

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Anche Milano ha la sua sirenetta. È conservata nel museo di Storia Naturale. È un residuo delle Wunderkammer, armadi delle curiosità settecenteschi

Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez editore)

L’Abbuffata di Carbonara

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Non so come altro dirlo, quindi lo dirò e basta: ma quanto è buona la Carbonara?!

Io sono vegana da quasi cinque anni e purtroppo non posso più provare questa goduria culinaria, ma ricordo perfettamente il suo sapore gustoso.

Ogni volta che andavo da qualche parte la ordinavo immediatamente e iniziavo una lotta forchetta contro forchetta contro chiunque provasse a prendermene anche solo un filo.

E’ la verità, giuro.

E dirai “E allora perchè sei vegana?!”… eeeeeeeeeeh… sapessi…

Ma qui non si sta parlando di me, bensì di un evento che renderà felici tutte le buone forchette.

Questo venerdì ricordati di non pranzare, perchè al Maravea cenerai con un’Abbuffata di Carbonara epica, grazie alla formula all you can eat a 15 euro (che comprende anche un calice di vino, ma in questo momento è un dettaglio che passa in secondo piano, me ne rendo conto).

Si, hai capito bene: potrai strafogarti di questa pietanza da sogno durante uno dei due turni previsti per la serata. Potrai scegliere, infatti, se partecipare dalle 19.30 alle 21.00 o dalle 21.15 alle 22.45.

Ricordati che per poter ti godere quest’abbuffata storica devi per forza acquistare il biglietto.

Come perdere un’occasione del genere per poter ingrassare per bene senza pensieri? Tanto siamo sotto natale: 1 kg in più o in meno non fa differenza…

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Luoghi di Milano in cui c’è sempre la coda

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coda palazzo marino
coda palazzo marino

Ho il trauma della coda fin dal liceo. La coda fuori dalle discoteche segnalava solo una cosa: che non sarei mai riuscito a entrare.

Luoghi di Milano in cui c’è sempre la coda

Grom

Anche quando non c’è nessuno, riescono a formare una coda. D’estate coda overbooking.

Luini

Insistono a voler vendere altra roba quando la gente vuole solo una cosa.

Tangenziale

E’ sempre nel senso che stai facendo tu.

coda tangenziale
coda tangenziale

Mondadori con la presentazione dei libri

La coda dei futuri radical chic.

coda mondadori
coda mondadori

Quando viene esposta un’opera a Palazzo Marino

Coda intergenerazionale. Ci sono i pensionati, le sciure e gli studenti di Brera.

coda palazzo marino
coda palazzo marino

Coda musei gratis

Coda cultural proletaria.

coda musei gratis
coda musei gratis

Palazzo reale

Una coda la si trova sempre.

coda palazzo reale
coda palazzo reale

Per entrare al Duomo

Ci sono i militari che fanno finta di controllare. Puoi saltarla passando da dietro, all’ingresso dei fedeli, dall’Arcivescovado.

coda duomo
coda duomo

Alle inaugurazioni

Quella dove ti fermi proprio perché c’è una coda. Un segnale di cocktail gratuito.

coda inaugurazione
coda inaugurazione

Agli sportelli del Comune

Coda seduta. Si segue con ansia la successione dei numeri.

coda comune
coda comune

All’ippodromo

C’è la coda di cavallo.

L’uomo senza volto della chiesa di San Marco

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Nella Chiesa di San Marco c’è la statua di un uomo vestito in abiti rinascimentali a cui è stata cancellata la faccia. Fu oggetto di una punizione tipica che colpiva persone che si macchiavano di atti contro la Chiesa: la pena era di vedere cancellata ogni forma di ricordo di loro in vita.

Never-ending Man – Hayao Miyazaki

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Hayao Miyazaki.

Un nome, un mito.

Mi ha fatta emozionare con “La città incantata”, “La principessa Mononoke” e “Il castello errante di Howl”.

Mi ha fatta piangere con “Si alza il vento”, “La collina dei papaveri” e “La tomba delle lucciole”.

Mi ha fatta ridere con “Ponyo”, “Pompoko” e “Porco Rosso”.

E poi?

D’un tratto, come un fulmine a ciel sereno, arriva il settembre del 2013: Hayao Miyazaki annuncia il ritiro dal mondo dell’animazione.

Quanti pianti, quanta disperazione… ma dentro di me, a consolarmi, piano piano si fa strada una vocina che sussurra: “sarà davvero così?

Fortunatamente no, perchè a distanza di quattro anni dall’annuncio fatale, ecco il suo sorprendente rientro con il progetto di un cortometraggio realizzato al computer per la prima volta.

Se anche tu ami il grande disegnatore giapponese quanto me, ti consiglio di goderti questo documentario, che ritrae Hayao Miyazaki nella sua abitazione o nello studio Ghibli, che torna miracolosamente popolato e pieno di vita come un tempo, per poi spingersi anche nel privato del maestro, che non nasconde i suoi dubbi etici e professionali.

Ma non ti dico altro del film “Never-ending man – Hayao Miyazaki“, che verrà proiettato allo Spazio Oberdan questo giovedì alle 19.00: il biglietto costa 8 euro e io l’ho già prenotato da tempo, perchè li vale tutti… e anche di più.

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La prima CITY CAR al mondo è nata a Milano: si chiamava OTAV

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A Milano sappiamo quanto vadano di moda le Smart e in genere le city car. Questa passione per le micro auto, che consumano poco e si muovono agilmente, ha radici lontane.

Fu il tedesco Mosè Max Turkheimer, giunto in città giovanissimo con la propria famiglia, ad avere la brillante intuizione. Dopo avere iniziato con la produzione di bici e motociclette in via Lanzone, nel 1905 costituì una società denominata O.T.A.V., acronimo di Officine Turkheimer Automobili e Velocipedi, con sede produttiva in via Lambro.

L’idea era quella di produrre piccole vetture a due posti spinte da un semplice ed economico motore motociclistico di circa 800 cc.
Offrire cioè sul mercato una vettura ben diversa da quelle che si erano fino ad allora viste in circolazione, grosse, costose, adatte solo a nobili e ricchi con autista.

Lo scopo era quello di conquistare una nuova fetta di mercato: la borghesia milanese.
Nel listino fu inserito un solo modello, da 5,5 HP, che fu costruito in circa duecento esemplari. La carrozzeria era allestita dall’affermata Castagna di Milano, che in quegli anni già collaborava con Benz e Fiat.

Le vendite andarono bene il primo anno, considerando anche il discreto numero di vetture vendute all’estero. Le O.T.A.V. riuscirono anche a dimostrare il loro valore in alcune prove sportive e di resistenza.
Tuttavia, ben presto l’offerta superò la domanda, e la crisi societaria sopraggiunse già alla fine del secondo anno di vita. Nonostante la fusione con la Junior di Torino, la O.T.A.V. cessò l’attività nel 1909.Sembra che avesse anche tentato, in ultimo, come dimostrerebbero alcune fotografie, di mettere in produzione un secondo modello, questa volta un’automobile di maggiori dimensioni.

Max Turkheimer tornò così ad occuparsi di motociclette e velocipedi, e la loro produzione  continuò per molti altri anni. La ditta passò infatti al figlio e al cugino, ed ebbe fortune alterne fino alla seconda guerra mondiale.

MAURO COLOMBO

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Il venerdì dei maghi in Thaon Di Revel

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A Milano ha sede il CLAM (Club arte magica) in via Thaon di Revel 21, vicino all’antica fonderia napoleonica. I soci dell’associazione, maghi e illusionisti, si riuniscono ogni venerdì.

Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez editore)

Aperitivo Matematico – La Matematica è un’opinione

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Diciamocelo: la matematica non è per tutti.

C’è chi la odia. Di brutto anche.

C’è chi non la capisce. E si perde nei meandri di “x”, “y” e formule.

C’è chi, invece, l’apprezza.

Eh sì, esistono anche questi individui, i quali non solo si divertono, ma l’hanno resa addirittura un hobby.

Come se non bastasse la consueta dose scolastica a fare impazzire la gente.

Ecco, questo evento è riferito proprio a coloro che apprezzano questa disciplina intricata, perchè ti sto proponendo l’Aperitivo Matematico della Santeria Paladini.

Sei pronto a sfidare gli altri partecipanti a suon di PiGreco, espressioni ed equazioni? Ready, set… go: a partire dalle 19.30, potrai dar libero sfogo alla tua anima nerd. E per i poveri accompagnatori, niente paura: l’ingresso è gratuito.

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“I locali che tirano a Milano mettono musica di merda: ci vuole una rivoluzione nel mondo dei club” (Ugo Fava- Intercettazioni Milano)

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Intercettazioni Milano con Ugo Fava, il re delle serate milanesi, creatore di locali storici come Le Biciclette, Osteria con Vista (Triennale) e Vista Darsena.

– Mi è venuto in mente cosa manca a Milano: la cultura musicale. Si fa troppo per massificare. Se tu vai nei club milanesi, locali che tirano a Milano che a Milano funzionano, sono tutti locali che mettono musica di merda, commerciale

– Mentre c’è una ricrescita di quella che è la parte del food and beverage, bar e ristoranti (zzzz) Probabilmente il mondo del clubbing notturno è un po’ più lento, però sicuramente è il prossimo passo
– I format di divertimento notturno sono dei format antichi
– La gente non va nei locali notturni perché è attratta, ci va perché è pierrata. E questo è il limite di Milano nella storia, è sempre stata così Milano, sempre.
– Secondo me sul mondo notturno Milano è arretrata e adesso deve riprendere con queste logiche qua. Principalmente con la logica del trovare una spettacolarizzazione. Il Quattrocento ha una buona programmazione musicale. La programmazione è una roba fondamentale. Dovrebbero farla tutti
– Guarda i mercatini, avevamo la fiera di Senigallia a Milano, giusto? Adesso abbiamo l’East Market che è una roba pazzesca. E’ più bello di quello di Londra ma c’è qualcuno che ci ha messo la testa
Prova a pensare allo Spirit de Milan. Un Luca Locatelli, che viene dagli eventi, un uomo di cultura, uomo di cultura, si è rimboccato le maniche, si è fatto un culo porco e guarda cosa ha tirato fuori.
– Io dico che c’è una grande rivoluzione, stanno tonando i giovani, i giovani che vengono in città è gente seria e poi bisogna trovare i format e una programmazione musicale più interessante.

Quando da Brera furono avvistate su Marte “forme di vita intelligenti”

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In cima al museo astronomico di Brera c’è il potente rifrattore costruito da Georg Merz che fu usato da Schiaparelli per studiare la superficie del pianeta Marte, su cui disse di avere intravisto dei canali opera presumibilmente di forme di vita intelligenti.

Fonte: Milano insolita e segreta di Massimo Polidoro (Jonglez editore)

Elio e le Storie Tese – Concerto d’Addio

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Ci hanno fatti ridere con le loro canzoni irriverenti e mai scontate.

Ci hanno fatti divertire con i loro live e i loro video sorprendenti e ingegnosi.

… e ci hanno fatti disperare con l’annuncio della fine della loro storia come gruppo.

Hai capito: sto parlando di Elio e le Storie Tese.

Niente più “Servi della gleba“, “Parco Sempione” e “Born to be Abramo“.

Niente più “La canzone mononota“, “Pipppero” e “Mio Cugino“.

Niente di niente.

Ma questa amatissima band ci tiene a salutare per bene i suoi fan con un mega concerto d’addio al Forum di Assago, questo martedì, dalle ore 21.00.

Contento?

Io tantissimo, infatti non mancherò per nulla al mondo, anche perchè presenteranno il loro ultimo singolo, “Licantropo vegano“… mi sento tirata in mezzo, sai com’è.

Saranno i 43 euro meglio spesi della mia vita…

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2018 a Milano: 10 fatti che potrebbero renderlo MEMORABILE

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Il terzo millennio sta per diventare maggiorenne. Ecco 10 fatti che (quasi) sicuramente renderanno memorabile il 2018 a Milano.

10 fatti che renderanno memorabile il 2018 a Milano

#1 Le novità di Porta Nuova: nuovo grattacielo e Biblioteca degli alberi


Si chiamerà Torre Gioia 22, un grattacielo da 120 metri che prenderà il posto dell’edificio ex-Inps di via Mechiorre Gioia, quello che veniva battezzato il “ponte vecchio di Milano“. Il progetto prevede un edificio eco-sostenibilie a certificazione Leed della superficie lorda totale di 68.432 metri con 6mila pannelli fotovoltaici.
Il 2018 di Porta Nuova sarà segnato dai lavori per questo nuovo grattacielo nato anche questo dalla mente di Manfredi Catella (con fondi degli Emirati Arabi Uniti).
A maggio dovrebbe inaugurarsi la Biblioteca degli Alberi, la piazza parco circondata dal Bosco Verticale e dai grattacieli di Gae Aulenti e della Regione Lombardia.
Nella stessa area nel 2018 dovrebbero essere completati il “rasoio”, il palazzone di Ligresti lasciato da anni in abbandono, e la Torre Galfa.

#2 Il boom di City Life


Sono entrati i dipendenti dell’Allianz, è stato inaugurato il nuovo shopping center, si sta aprendo il nuovo Anteo. La grande scommessa del 2018 è City Life: entrerà nel cuore dei milanesi come è successo a Porta Nuova oppure rimarrà un’entità ancora vissuta con distacco dai cittadini?
Grande attesa in particolare per il “Curvo”, la terza torre di Citylife.

#3 Le nuove piazze


Il 2018 dovrebbe segnare una radicale trasformazione di diverse piazze fondamentali della città. Vedremo l’impatto su piazza Cordusio del tanto chiacchierato Starbucks, e di altre novità, così come c’è molta attesa per la nuova piazzetta liberty trasformata dal nuovo Apple Store. Ci si aspetta anche sorprese positive per Piazza Castello, Piazza Firenze e per la pavimentazione di Cinque giornate. 

#4 L’anno delle elezioni


Il 2018 sarà indiscutibilmente l’anno delle elezioni. Ci aspetta la tornata nazionale, con una possibile rivoluzione nella compagine governativa, e quella regionale con il testa a testa tra Maroni e Gori. Le elezioni impatteranno la giunta di Milano: si prevede qualche assessore che lascerà il posto per approdare in Regione (o a Roma).
Le indiscrezioni dicono che a lasciare potrebbero essere Carmela Rozza e Marco Granelli.
Se dovesse vincere Gori ci si aspetta una svolta politica di grande rilevanza per Ada De Cesaris.
E per le nazionali si vedrà se sarà rispettata il vecchio adagio che ci vince a Milano si prenderà Roma.

#5 Human Technopole


Il 2018 sarà anche l’anno della verità per l’area expo. Finalmente si saprà se lo Human Technopole verrà alla luce e se ci sarà il trasferimento di sedi dell’Università Statale da Città Studi. In quel caso si capirà anche quale futuro attende il quartiere una volta abbandonato da università e da studenti.

#6 L’Inter torna in Champions


Il 2018 resterà nella storia del calcio per l’Italia fuori dai mondiali. Però Milano si potrebbe rifare ritornando nella competizione che più le si addice. Anche perchè nonostante il digiuno degli ultimi anni, resta l’unica città europea ad aver vinto la champions league con due squadre diverse.

#7 La stagione dei concerti


Milano sarà sempre più capitale della musica. Concerto di Bob Dylan all’Arcimboldi, unica data italiana per il compleanno Afterhours al Forum, a San Siro ci saranno Bruce Springsteen, Pearl Jam, Bon Jovi, Ligabue, Fedez&J-Ax e Cesare Cremonini.

#8 L’inaugurazione del nuovo Palalido

render del nuovo palalido
render del nuovo palalido

Dopo 500 anni si completano i lavori per il nuovo Palalido, così Milano tornerà ad avere un’arena per lo sport indoor dentro i confini comunali. Molta attesa per sapere come sarà e che impatto avrà.

#9 Navigli


Il 2018 non sarà solo un anno di novità. Sarà anche terreno fertile per questioni evergreen, come i progetti per gli ex scali ferroviari, l’atteso via libera per il prolungamento delle 4 linee della metropolitana o per la decennale questione sulla riapertura dei navigli. Più di una decisione definitiva ci si attende l’annuncio dell’ennesimo referendum sui navigli.

#10 La candidatura di Milano per i giochi invernali (o per un grande evento internazionale)


La sconfitta dell’EMA brucia ancora. Dopo Expo e l’Ema, Milano non può accontentarsi dell’oblio. Urge subito qualche altro sogno internazionale in cui credere. All’orizzonte non c’è molto. Unica aspirazione plausibile è quella dei giochi olimpici invernali. Più che un fatto, una scommessa.

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Milano Music Pop: dove si potrebbero rigirare i video di canzoni celebri

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Per la musica italiana Milano è come Hollywood per il cinema. L’indiscutibile capitale. E come Hollywood fa con i film anche Milano dovrebbe fare i remake dei video delle canzoni più celebri.

Milano per una canzone pop: location per girare nuovi video

Voglio una vita spericolata (Vasco Rossi)

Sulla tangenziale est

Sapore di sale (Gino Paoli)

All’Acquario civico

Azzurro (Celentano)

In Centrale. “Quasi prendo il treno e vengo da te”

Abbey Road (Beatles)

Sulla strada per Chiaravalle

Material Girl (Madonna)

In via Montenapoleone

Salirò (Daniele Silvestri)

In Gae Aulenti

Senza fine (Ornella Vanoni)

Sulla 90-91

Su di noi (Pupo)

Ceresio 7

Napul’è (Pino Daniele)

All’Ortomercato

Triangolo (Renato Zero)

Nel Quadrilatero

Il mondo nuovo (Neffa)

A CityLife

L’ombelico del mondo (Jovanotti)

Sul Duomo

Urlando contro il cielo

A San Siro

Mare mare (Luca Carboni)

All’Idroscalo

Bad Romance/Alejandro

Al Monumentale

Brown Sugar

A Rogoredo

L’ultimo letto di Giuseppe Verdi

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Nei suoi lunghi soggiorni a Milano Giuseppe Verdi dimorava nella suite 105 del Grand Hotel et de Milan, scelto perché posto nei pressi della Scala e perché ai tempi era l’unico dotato di posta e di telegrafo.
Gran parte della suite è rimasta come allora, ospita anche un ritratto del maestro.
Celebre l’amore dei milanesi per Verdi, come quando per non disturbargli il sonno nei suoi ultimi giorni di malattia, la gente rivestì la strada sottostante di paglia per smorzare il rumore delle carrozze.

Bill Viola alla Cripta di San Sepolcro

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Nella suggestiva ambientazione della Cripta San Sepolcro potrai assistere a una mostra del tutto unica nel suo genere.

Potrai visionare tre opere multimediali di Bill Viola, artista statunitense tra i più apprezzati nell’ambito della video-arte, che creeranno un dialogo dalle tematiche estremamente spirituali: la nascita, la morte, la risurrezione e la coscienza umana.

Durante questo percorso interno alla Cripta, lo spettatore sarà connesso emotivamente con l’artista, il quale lo condurrà vicino alla comprensione del sottile confine tra vita e morte: il visitatore potrà, infatti, contemplare la trasformazione che avviene al momento della morte.

“The Quintet of the Silent”, “Earth Martyr” e “The Return” saranno le tre opere video proiettate: tre lavori che agiranno come da specchi, riflettendo e amplificando le emozioni di chi osserverà.

Se ti sei incuriosito, allora ti consiglio di visitare questa suggestiva esposizione: potrai accedere a partire dalle 17.00l’ingresso costa 10€ da pagare in loco ed è consentito l’accesso a un massimo di 50 persone all’ora.

Questo sarà un venerdì decisamente diverso…

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10 capi di ABBIGLIAMENTO di culto della Milano del passato che si dovrebbero rilanciare

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La città della moda non ha pietà per gli abiti finiti fuori moda. Ma a volte ritornano. Ecco la nostra selezione per riscoprire vestiti in disuso, un tempo di culto.

10 abiti della Milano del passato da rilanciare

#1 Le Clarks

Stanno per compiere 70 anni i celebri polacchini creati nel 1949 da Nathan Clark. La esse non si diceva.

#2 L’Eskimo

Uno dei capi più politicizzati di sempre, negli anni settanta fu uno dei simboli della contestazione giovanile.

#3 Il loden

Altro capo ideologizzato, era di voga tra chi si professava di destra. E’ stato reso più neutrale da Mario Monti.

#4 Il cammello

C’era un periodo che si usciva tutti con il cammello.

#5 Il Levi’s con il pelo

Da abbinare con le scarpe da ginnastica della Nike (ai tempi c’era un modello solo).

#6 Il bomber

Giubbotto da bombardiere della prima guerra mondiale, divenuto divisa dei paninari negli anni ottanta. Nelle tasche si nascondevano i coltelli.

#7 La giacca modello Buffalo Bill con le frange

Con lo stivale con la punta. Nelle discoteca dell’hinterland.

#8 Gli scaldamuscoli colorati

E i nastrini della Naj Oleari.

#9 I leggins o i fuseux

Al mercato scrivevano: Fusò

#10 Il dolcevita

Quello che irritava il collo.

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Il museo di D’Annunzio: storia di gioielli e di una grande amicizia

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A Milano c’è la più grande raccolta di oggetti di Gabriele D’Annunzio, dopo quella al Vittoriale in riva al Garda. Si trova alla gioielleria Buccellati in via Montenapoleone 23.

Mario Buccellati, fondatore della gioielleria, fu infatti grande amico di Gabriele D’Annunzio che fu un grande estimatore dei gioielli da lui prodotti, che ordinava e acquistava in notevole quantità, D’Annunzio, sfoggiando i gioielli di Buccellati durante riunioni mondane nel Vittoriale degli italiani, fu un ambasciatore della produzione dell’orafo, dal poeta denominato “Mastro Paragon Coppella” e “Principe degli orafi”.

Loving Vincent at Spazio Cinema Oberdan

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Ti consiglio un film evento imperdibile.

Se sei un amante dell’arte contemporanea come lo sono io, non puoi assolutamente perderti il lungometraggio che racconta l’incredibile storia della vita di Vincent Van Gogh… attraverso i suoi quadri.

Sarà una potente e suggestiva narrazione incentrata sul mistero della scomparsa di uno dei più importanti pittori di sempre.

Ma non è tutto: sarà il primo film d’animazione dipinto su tela, per il quale sono state realizzate 65.000 tavole dipinte da 125 artisti diversi e realizzato con la tecnica stop-motion unita a quella del rotoscope (scene ricalcate da una pellicola filmata in precedenza con la performance di attori in carne ed ossa).

Ma ti ho già detto davvero troppo: il resto devi scoprirlo tu comprando il biglietto a 8 euro per vedere “Loving Vincent“, il che verrà proiettato allo Spazio Oberdan questo giovedì, alle 17.00.

Io non sto più nella pelle…

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Il muro invisibile di SAN SIRO

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E’ una strada nota praticamente a tutti i milanesi, perché è quella che porta allo stadio. Pochi ci fanno caso eppure ha una particolarità molto curiosa e rappresenta uno degli spaccati socio-demografici più interessanti della città.

Una strada lunga, dritta, che cambia spesso nome

E’ una strada che prende più nomi anche se di fatto è un vialone continuo, non inframmezzato da piazze circolari o da deviazioni di percorso. In gergo la si chiama “la via per lo stadio”.
Chi arriva dalla città di regola imbocca questo lungo viale da Zavattari, il piazzale sulla circonvallazione tra Lotto e Piazzale Brescia. Nella parte iniziale prende il nome di via Monreale ma è da quando prende il nome di via Simone Stratico che inizia a comparire una netta differenza tra ciò che appare alla destra e quello che appare alla sinistra. E questa differenza prosegue anche quando diventa via Harar che arriva fino allo stadio.
La caratteristica di questo viale è che divide con un taglio netto la parte nord dalla parte sud del quartiere di San Siro.

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via Harar. A destra villette ed eleganti condomini immersi nel verde. A sinistra case popolari

Il taglio non è solo urbanistico ma soprattutto sociale. La parte nord infatti è la San Siro borghese, con villini e condomini pieni di verde e di strutture sportive. Un’area che vanta inquilini illustri: ci abitano Linus, Eugenio Finardi, Gabriele Salvatores, diversi giocatori di Milan e Inter. Se si prende una qualunque strada lato nord, verso l’imbocco dell’autostrada, per intenderci, ci si trova immersi nel verde con villette di ogni tipo, molto eleganti e spesso difese da robuste cancellate. Questo tipo di edifici si sparge in modo uniforme per un’ampia area, una delle più verdi della città, anche grazie all’Ippodromo e al parco Trenno, che sorge anch’esso nel lato nord, o alla destra per chi viene dal centro, del lungo viale che alla fine diventa via Novara. Da questa parte ci sono praticamente tutte le attrattive maggiori del quartiere: oltre a ville, parco Trenno e Ippodromo, ci sono anche Lampugnano, la Montagnetta, lo stesso stadio è posto su questo lato. Questo scenario continua per ogni punto del viale, anche quando si chiama via dei Rospigliosi o, per un breve tratto, via Dessié. Un viale che cambia nome di continuo ma è sempre lo stesso.

san siro lato nord di via harar
san siro lato nord di via harar

Se si guarda dal lato opposto della strada, le cose cambiano. Invece di verde e villette, ci sono case popolari e palazzi tipici dell’edilizia degli anni cinquanta, quella per cui era importante dare una casa a tutti, senza curarsi troppo dell’estetica. Questo tipo di edifici non sono solo ai bordi della strada, ma proseguono a raggiera per tutte le strade verso sud. Il verde è praticamente scomparso e per ritrovarlo bisogna spingersi a Baggio. Se ci si avventura in questi palazzi si scopre che anche il tipo di abitanti è molto diverso dalla borghesia del lato opposto della strada. Qui non ci sono calciatori o dee jay famosi ma sui citofoni appaiono in grande dominanza cognomi stranieri, per lo più di origine araba. L’unica struttura rilevante è l’Ospedale San Carlo.

san siro lato sud di via harar
san siro lato sud di via harar

Se si parla con chi vive a San Siro si scopre che questa strada è vissuta come un muro. Chi vive a nord considera la parte sud come un’area degradata, pericolosa, abitata da persone con cui praticamente non ci sono rapporti. Anzi. Chi si muove nella San Siro “bene”, se deve uscire dal suo condominio o dall’area circostante, o va in altre parti del quartiere, al parco o alla montagnetta, ad esempio, oppure cambia zona, dirigendosi in quartieri più centrali. Ma è molto difficile che vada nell’altra parte, in direzione Baggio. E viceversa. L’ambiente multietnico che si trova nella parte sud di San Siro praticamente non esiste a nord, dove di rado appaiono persone immigrate o di colore.

san siro lato sud di via harar
san siro lato sud di via harar

San Siro come Kreuzberg: modello di integrazione o di divisione?

San Siro costituisce un interessante laboratorio. Per certi aspetti si può definire la Kreuzberg di Milano, riprendendo il quartiere berlinese che ha al suo interno le maggiori divisioni e stratificazioni etniche e sociali della capitale tedesca. E’ interessante per vedere che risultati si ottiene ad avere accanto immigrati e borghesi. I risultati non sembrano incoraggianti, perchè le due realtà esistono ma con una barriera, un muro invisibile, che invece di attenuarle amplifica le differenze. Gli abitanti delle due zone, infatti, frequentano luoghi, scuole, persone molto diverse e praticamente non esistono punti di integrazione, semplicemente perchè gli abitanti non li desiderano. Né gli né gli altri. E’ come un muro che divide le menti e la vicinanza invece di invitare alla conoscenza reciproca alimenta e rinforza la diffidenza.

A SAN SIRO non esistono punti di integrazione, semplicemente perchè gli abitanti non li desiderano

Finora non si è mai parlato in questi termini di San Siro, del suo muro invisibile e del distacco tra chi vi abita, ma può rappresentare invece un importante campo di studio per capire al di là delle ipocrisie quale può essere il modo migliore per una politica di accoglienza e di integrazione per la città. Una politica che nel caso di San Siro mostra che non basta condividere lo stesso quartiere per sentirsi vicini.

san siro lato sud. A destra villette sul lato nord di via Harar
san siro lato sud. A destra villette sul lato nord di via Harar

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