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Luigi Ontani a Bali: presentazione del volume da verso

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Luigi Ontani è considerato uno dei primi grandi artisti italiani viventi.

Pittore, scultore, lavora da decenni sui temi del mito, della maschera, del simbolo in forme diverse.

Uno degli aspetti più leggendari, ma meno documentati della sua attività è il lavoro che svolge a Bali dove risiede per alcuni mesi all’anno.

Nel marzo 2014 lo scrittore Emanuele Trevi e la fotografa Giovanna Silva hanno vissuto qualche settimana con Ontani assistendo all’allestimento di un Ogoh Ogoh. 

Un carro allegorico che si prepara per il giorno di Nyepi, il giorno del silenzio.

Un giorno in cui tutte le luci rimangono spente, tutto il villaggio è silente.

Un giorno di raccoglimento, mentre fuori gli spiriti imperversano in quel mondo che per tutto il resto dell’anno è martoriato dall’uomo.

Che Luigi Ontani ha scelto di raccontare. E con questa tanti altri riti e tradizioni di Bali.

Emanuele Trevi e Giovanna Silva li troverai questa sera da verso libri, in zona ticinese, a parlarci di “Ontani a Bali”, Humboldt Books.

Introduce Alberto Saibene.

Le tecniche per resistere ai saldi milanesi

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I saldi sono una grande sola. Prima sperperavo, ora ho iniziato a organizzarmi.

Le tecniche per resistere ai saldi milanesi

#1 La strategia del borsello

Uscire con pochi soldi.

#2 La strategia filosofica

Pensare al detto di Socrate: “l’abbondanza di cose sui banchi del mercato ci fa capire di quante cose possiamo fare a meno” e domandarsi se ne hai davvero bisogno.

#3 L’arma della diffidenza

Pensare che dentro i saldi c’è la sòla. Anche perché gli sconti maggiori sono sui vestiti di tre stagioni prima.

#4 Inventario dell’armadio

Svuoti l’armadio e scopri di avere già cose di cui saresti andata in cerca.

#5 Il detto della nonna

Ripetersi che “chi più spende meno spende”.

#6 Il metodo dell’agenda

Riempirti il mese di impegni o metterti a fare quelle cose che non facevi da secoli.

#7 La regola dell’amica

Evitare amiche che vanno per saldi.

#8 Usare la PNL

Visualizzare la ressa disumana che troverai nelle grandi catene.

#9 Il segreto di Savonarola

Ricordarsi che il saldo è per sempre. Non si può dare indietro.

#10 La tecnica della masochista

Rompersi il ginocchio.

Scritte che potevano salvare la vita

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Su alcuni muri di Milano si possono trovare ancora oggi le scritte “R” e “US”.
Indicavano rispettivamente l’ingresso e l’uscita dei rifugi antiaerei. L’area di Milano dove ancora si possono vedere queste scritte con più frequenza è quella compresa tra via Archimede e corso Indipendenza. Altro luogo dove poterle ammirare è il palazzo dove si trova il bar Gattullo in viale Bligny all’angolo con Porta Lodovica.

Le Cannibale presenta Miss Kittin

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Me la ricordo ancora Kittin is High.

Quella voce suadente a fare da tessuto ad una trama di percussioni, bassi e synth che hanno fatto scuola.

Miss Kittin era un cavallo di battaglia di un certo modo di vivere il club e la musica.

Con sonorità accoglienti e mai banali, Miss Kittin si faceva ascoltare senza imbarazzi.

Grace, per esempio, la cantavamo a squarciagola io e le mie amiche quando progettavamo fughe romane di una notte e via.

Prendevamo un pullman di sera e lo riprendevamo al mattino.

Andavamo nei club (il Goa e il Rashomon soprattutto) e in quelle serate primaverili ci sentivamo le padroni del mondo, noi, provinciali e borghesi che volevano capire tutto e subito.

E questo fine settimana, tornerò a riveder le stelle e a sentirmi di nuovo quella ragazzina che scappava per andare a sentire la musica “figa”.

E come sempre non posso non ringraziare di cuore Le Cannibale che continua a far sognare tutta la città con le sue programmazioni in grado di incantare anche i più reticenti.

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Il bizzarro citofono di uno dei gioielli liberty di Milano

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Al numero 10 di via Serbelloni c’è una casa con l’orecchio. Si tratta di un bizzarro citofono della casa Sola-Busca, uno dei gioielli dello stile liberty milanese.
Oggi non funziona più, ma un tempo lo si poteva utilizzare.

Aurore Bano alla galleria Antonia Jannone

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Aurore Bano ha uno sguardo fotografico delicatissimo.

D’altronde, la scelta cromatica dei paesaggi che immortala con la sua Canon lo testimoniano.

Inserendosi perfettamente in quella corrente fotografica contemporanea iniziata con i contorni geometrici dei progetti dell’architetto Luis Barragán a fare da scenografia naturale agli scatti, l’occhio di Aurore Bano ci restituisce dei quadri che presentano già una cornice.

La palette cromatica che utilizza è meravigliosa e femminile, di quella femminilità delicata e decisa che viene approcciata non soltanto dal “gentil sesso”, ma anche da altri talenti emergenti – uno su tutti Vincent Leroux, casualmente francofono anche lui che con i suoi reportage fotografici sull’India ci regala magnifiche visioni da tenere d’occhio.

E questa sera inaugura, presso la galleria Antonia Jannone di Milano la prima personale italiana di Aurore Bano “Color Space Resonances”.

Si tratta di una raccolta di scatti che attraversa paesaggi lontanissimi (Spagna, Scandinavia, Francia e Islanda) esplorati in lungo e in largo dall’obiettivo fotografico dell’artista francese.

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Queste sono le parole più usate a Milano

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Mi diverto ad osservare minuziosamente il mondo circostante. Affascinata sopratutto dalle persone, adoro focalizzarmi sui dettagli, siano essi il modo di vestire, il modo di muoversi ma anche, molto spesso, il modo di parlare unito ai temi di conversazione: spesso in giro per le strade della città mi incuriosisco ad ascoltare di cosa parla la gente.

Siano essi passanti in compagnia o al telefono, o persone comodamente sedute al tavolo di una bar o sui mezzi pubblici. Ovviamente gli argomenti sono tra più disparati – tuttavia, mi accorgo sovente che alcuni di essi sono più comuni di altri, o almeno, spesso sono le parole a ripetersi e a diventare comuni denominatori nelle varie conversazioni.
Decido così di prenderne nota e questo è quello che è emerso dopo circa 2 mesi – Novembre e Dicembre 2016 – da “investigatrice privata di parole” nella Milano centro.
Considerando una media di 2 ore al giorno (tra mattino e sera) per circa 5 giorni alla settimana e considerando che annotavo una manciata di parole in media ogni 10/15 minuti, emerge che ho raccolto e raggruppato circa 1000 parole nell’intero periodo. Di queste le più comuni, cioè ripetute più volte da diverse persone (al netto di intercalari, pronomi personali, parolacce e “piuttosto che”) sono state:

Le 10 parole più comuni dette a Milano (a novembre e dicembre 2016)

#10 FOTO
Dà inizio alla classifica la parola foto. Spesso associata ad alcuni social network e utilizzata per raccontare pettegolezzi, fatti e situazioni più che di viaggi o di fotografia in sè, è stata pronunciata 16 volte.

#9 MANGIATO
A Milano ci piace parlare di cibo. Sia per raccontare cosa ma anche dove si è mangiato. E non stupisce visto che a Milano ci sono approssimativamente 7000 esercizi tra ristoranti e attività con cucina (dati di Camera di Commercio – Feb.2015). Ascoltata 21 volte.

#8 CASA
All’ottavo posto nella classifica la parola casa: sono stata a casa, sto tornando a casa, ho pulito casa, ho comprato casa, sto cercando casa ect… Questo termine è venuto fuori in 25 conversioni.

#7 WEEKEND
Al settimo posto appare l’agognato weekend. Che sia per raccontare cosa è successo in quello appena passato o per organizzare il successivo, il weekend è uno dei termini più amati non solo dai milanesi, ma da tutto il mondo dato che, anche alcuni stranieri, sono stati inclusi nel mio conteggio che per questa parola, arriva a quota 27.

#6 NON HO PAROLE
A Milano devono accadere fatti e situazioni che ci lasciano spesso senza parole. Anzi spessissimo visto che chi ha pronunciato queste 3 parole in serie sono stati 31 cittadini.

#5 IERI
Ai milanesi, o meglio dire, alle milanesi piace raccontare di cosa è accaduto il giorno prima. Sì, perché questa parola l’ho ascoltata 39 volte, prevalentemente dal gentil sesso.

#4 UFFICIO
Difficile in una città come Milano non pronunciare questo termine almeno una volta al giorno. Parlare di business o lamentarsi del proprio lavoro/capo/colleghi è un comune denominatore nelle telefonate, serate o pause caffè dei lavoratori milanesi. Pronunciata 51 volte.

#3 NATALE
Non sorprende sul podio la parola Natale, considerando il periodo. Da sempre festa e ricorrenza tra le più amate (o odiate) del mondo. Che sia per le vacanze, per il ritrovo in famiglia, per le bische tra amici o lo stress da regali, è sicuramente spunto di conversazione. Ascoltata 67 volte.

#2 TRUMP


Al secondo posto troviamo il nome Trump ripetuto 78 volte da persone di ogni età e genere. Il ché non stupisce dal momento che l’8 novembre Donald Trump è diventato il 45° Presidente degli Stati Uniti.

#1 REFERENDUM
Il vincitore assoluto è la parola Referendum. Pronunciata ben 96 volte da ogni genere di persona, in ogni contesto e momento della giornata. Di certo la proposta di Riforma della Costituzione è stata sentita particolarmente dagli abitanti della città.

La classifica degli argomenti

Credits: PH Il giornale del cibo

Qualcuno potrebbe essere curioso sul resto delle 509 parole.
Tante e diverse da non rientrare nella top 10, ma sufficienti da consentirmi un’analisi per un’altra classifica per tematica o leitmotiv di conversazione.

4.Dieta/cibo/salute/sport
Al 4° posto il tema benessere e sport: dalla dieta dimagrante, purificante, detossinante, alcalina al veganesimo, vegetarianesimo, per continuare con esami e visite mediche fino a parlare di creme miracolose, pilates, yoga, idrobike….

3.Pettegolezzo
Qui si apre un mondo perché i contenuti sono molteplici ma il comune denominatore è il pettegolezzo: si parla sempre di qualcuno che non è presente nella conversazione.

2.Lamento
Ci si lamenta, ed anche tanto. Di cosa? Vi assicuro, di un po’ di tutto. Dal collega, al partner, all’amico/a, della pancia, della dieta, dei soldi, del futuro, del bambino, del lavoro e chi più ne ha più ne metta.

1.Lavoro
Ebbene sì, nella maggior parte delle conversazioni origliate si parla di lavoro. Sia in tono polemico che strategico/organizzativo.

E’ chiaro che alcune parole sono state soggette alla stagionalità. Mi riservo, pertanto, di ripetere la stessa indagine in altri periodi dell’anno.

Stay Tuned!

Continua la lettura con: Parole intraducibili

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Il Giardino dei Visionari all’Apollo Club

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I Visionari, come tutti quelli che sono avanti, dicono che i cambiamenti sono necessari e noi non possiamo fare altro che approvare.

Ci hanno tenuto compagnia per buona parte dell’estate nel giardino della Triennale.

Ma ora che il letargo addormenta tutte le cose e la pigrizia si manifesta con maglioni troppo grandi che, vuoi per virtù vuoi per necessità, ci buttiamo addosso per uscire, i Visionari avevano proprio bisogno di farlo questo cambiamento.

Hanno infatti trovato una nuova casa, nel salotto dell’Apollo Club di via Borsi.

E ritornano, i Visionari, questo mercoledì con il loro aperitivo musicale.

Sarà una serata all’insegna di danze e dj set.

Si comincia con il dj set di Edoardo Sechi e Michele Nieddu (trip hop/chill out /house), alle 22:30 si continua con la musica dal vivo dei Blue Hawaii Experience. E, a seguire, il dj set di Etna e Restless.

Sarà un mercoledì degno di nota, ne siamo certi.

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Gennaio 1985: a causa di una forte nevicata crolla il PALASPORT DI SAN SIRO

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Palasport di San Siro

Era il vanto della città. Un’arena coperta, tra le più grandi del mondo, a pianta circolare e con profilo a doppia curvatura (a sella di cavallo). Sorgeva a fianco dello stadio, tra via Tesio e via Patroclo.

Inaugurato nel 1976, poteva accogliere fino a 18.000 spettatori per competizioni di atletica leggera, di ciclismo, per concerti o per le partite di basket dell’Olimpia.
Era considerato un’avanguardia dell’architettura mondiale, tanto da essere copiato da altre strutture sportive nel mondo, tra cui il “Pengrowth Saddledome” di Calgary e il “Peace and Friendship Stadium” di Atene.

Il palasport ha ospitato anche gli unici due concerti tenuti dai Queen in Italia, il 14 e 15 settembre 1984.
Il 17 gennaio 1985 a causa di una straordinaria nevicata una parte della copertura crollò sotto il peso della neve. Due settimane dopo il palasport sarebbe dovuto essere teatro del primo concerto degli U2 in Italia.

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A cena da Dinette tra vini e concertini

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Dinette apre gli eventi del 2017 con una serata speciale in cui gustare la cucina di ringhiera e il buon vino sulle note della musica dal vivo.

Il menù a base di tre ricette, ideate dallo chef Domenico Della Salandra e preparate dal sous chef Raffaele Russo, sarà accompagnato dai vini siciliani della cantina Planeta e dalla performance musicale di GL.EM Acustic Duo, noto per le esibizioni live coinvolgenti fatte dai classici della musica pop.

Il menù degustazione sarà così composto: polpette di lampuga in foglie di lime; pasta con le sarde, finocchietto, pane al cioccolato; falso magro di vitello, caciocavallo, pancetta, ristretto al vino bianco. Come dessert la cotogna caramellata.

Infine ogni piatto avrà il suo vino: Cerasuolo, Chardonnay e Sirah.

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Florence allo Spazio Cinema Anteo

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Nel 1944 l’ereditiera Florence Foster Jenkins è tra le protagoniste dei salotti dell’alta società newyorchese.

Mecenate generosa, appassionata di musica classica, Florence, con l’aiuto del marito e manager, l’inglese St. Clair Bayfield, intrattiene l’élite cittadina con incredibili performance canore, di cui lei è ovviamente la star.

Quando canta, quella che sente nella sua testa come una voce meravigliosa, è per chiunque l’ascolti orribilmente ridicola.

Protetta dal marito, Florence non saprà mai questa verità.

Solo quando Florence deciderà di esibirsi in pubblico in un concerto alla Carnegie Hall, senza invitati controllati, St. Clair capirà di trovarsi di fronte alla più grande sfida della sua vita.

Ricalcando un po’ la favola de “I vestiti dell’imperatore”, declinata qui in chiave femminile, ci troviamo di fronte ad una storia che amaramente e con la dose di ironia caldamente consigliata che tutti dovremmo assumere giornalmente, ci da qualche lezione di vita.

Perfetto per cominciare la settimana senza prendersi troppo sul serio.

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Vi ricordate il LED? L’Italia tornerà ad avere un Festival delle Luci (FOTO)

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Led Milano 2009
Led Milano 2009

Alzi la mano chi si ricorda il LED, il festival delle Luci che ha illuminato le giornate natalizie di Milano del 2009 e del 2010. Era un evento unico che dava a Milano un’atmosfera straordinaria e soprattutto la portava a livello delle città più innovative nel design luminoso.

A partire dal 2011 il LED è stato soppresso, proprio nel momento in cui le altre città d’Europa si accendevano. Signal a Praga, Glow a Eindhoven, Fête des Lumières a Lione e Light Festival ad Amsterdam fanno parte della rete dei festival delle luci europei, l’International Light Festival Organisation (ILO).
Dopo le esperienze di Milano e di Torino, l’Italia si riaccende su iniziativa di Brescia che si è candidata a inserirsi nel circuito con il Festival Internazionale delle Luci di Brescia.
Come anticipato da Art Tribune, dall’11 al 15 febbraio 15 artisti internazionali su un percorso di 1,5 km piazzeranno le loro installazioni luminose, trasformando gli ambienti del Castello in un tour animato dentro la storia della città, con videoproiezioni e performance live.

Realizzato dal massimo esperto italiano di James Bond

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Ha convertito l’attività di famiglia, l’hotel Admiral in zona Fiera, nella sua grande passione: lui è infatti Edward Coffrini Dell’Orto ed è considerato il massimo esperto italiano di James Bond, a cui ha dedicato 7 libri.

Le 20 stanze dell’albergo sono ispirate all’agente 007: suddivise in due categorie, le «golden» (tutte d’oro) e le «diamonds» (con cascate di cristalli come fossero diamanti). E ci sono oggetti da museo di 007 disseminati per tutto l’albergo.

Milano Sud. Ritratti di fabbriche 35 anni dopo

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Come se la programmazione non bastasse, a mare culturale urbano c’è una mostra-reportage che ti aspetta.

E non è nulla di astratto, alternativo e incomprensibile.

È una mostra che si inserisce perfettamente nel programma e nella filosofia di mare culturale urbano che cerca di riportare in auge un discorso sulla territorialità che superi il tempo di un festival o di una visita di qualsivoglia personalità politica di turno.

Un recupero dello spazio, una consapevolezza dei luoghi e dei tesori che contengono e che rappresentano per chiunque.

Passanti distratti e non.

Quello che Giuseppe Corbetta porta negli spazi di mare, è un lavoro di indagine condotto da uno dei maggiori fotografi italiani, Gabriele Basilico sugli edifici ex-industriali delle periferie milanesi e li accosta ad altrettanti scatti realizzati oggi, negli stessi luoghi.

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Gli oggetti più comuni e più curiosi abbandonati sui taxi di Milano

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Avevano fatto notizia gli oggetti più strani e disparati ritrovati in Expo o le storie di chi sui taxi di New York è riuscito a lasciare il proprio cane o l’urna contenente le ceneri del caro estinto.
Per sapere cosa invece dimenticano più frequentemente i milanesi, abbiamo chiesto ad alcuni tassisti che cosa ritrovino più spesso a bordo dei propri veicoli tra una corsa e l’altra o a fine turno.

Forse non sarà una sorpresa sapere che telefoni e borselli restano tra le cose che più spesso ci si dimentica, a dispetto del loro carattere personale (benché tutto sommato siano state ritrovate anche delle dentiere). E se la prassi comune del buon conducente è quella di provare a restituire subito tutti questi piccoli ritrovamenti al legittimo proprietario, sul tema valigie si gioca d’anticipo ed è prassi comune per il tassista consegnarle personalmente al cliente a fine corsa.

Ma ovviamente il primo posto sul podio degli oggetti più dimenticati resta degli ombrelli: sono sempre loro, che di personale hanno evidentemente meno, i gadget di più effimera proprietà.

Decisamente più peculiare è invece quando a bordo del proprio mezzo il guidatore ritrova una confezione da sei uova e un cappello alla David Crockett, un accostamento talmente sorprendente e di cui, nonostante tutti gli sforzi possibili e immaginabili, difficilmente si riesce a trovare il nesso.
Una cosa però è certa: il passeggero che ha smarrito questi oggetti avrebbe una sua storia da raccontare, che sarebbe senz’altro ben diversa da quella di chi, forse assorto nel pensiero di una prossima proposta di matrimonio, ha posato tra i sedili dell’auto l’anello di Bulgari che portava con sé. Un dono con ogni probabilità che avrebbe reso felice qualcuno di speciale, se solo non fosse accaduto che tra il pagamento della corsa e il glorioso momento della consegna, il passeggero non si fosse scordato di controllare di avere ancora addosso con sé il regalo.
E per un oggetto che poteva essere gradito ce ne n’è uno che avrebbe potuto avere l’effetto opposto, come gli slip da donna ritrovati per caso da un tassista al termine del proprio turno, appena prima di rincasare. Certamente una circostanza difficile da giustificare agli occhi della moglie.

Sono state ritrovate buste del supermercato che hanno costretto qualcuno a fare per un giorno doppia spesa o fotocamere professionali contenenti tutte le foto di qualche turista straniero, che approfittando delle sue vacanze o del viaggio di nozze ha deciso di farsi un giro per il Belpaese.

Uno dei ricordi tuttavia più indelebili tra i tassisti intervistati riguarda, come spesso accade, quando si è posti di fronte a un miracolo in un giorno qualsiasi dell’anno. Anche su un taxi di Milano è stata infatti abbandonata una sedia a rotelle, rimasta poi mesi in un deposito nei pressi di piazzale Loreto senza che nessuno la venisse mai a reclamare. Il proprietario evidentemente, dopo una delle corse più soddisfacenti della sua vita, sarà stato molto lieto di scoprire di non averne davvero più bisogno.

E se tra telefoni, ombrelli, cappelli alla David Crockett e carrozzine ci sarà anche chi su un taxi in giro per Milano può aver creduto di perdere tempo oppure tutta la sua pazienza, l’augurio è che possa infine concludere che la città gli ha offerto comunque l’occasione di trovare molto di più di ciò che ha perso.

EMANUELE MONTIGLIO

Opera di Alessandro Mazzucotelli, il mago del ferro

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In via Malpighi 12 c’è Casa Guazzoni, palazzo in stile liberty realizzato a inizio novecento su progetto dell’architetto Giovanni Battista Bossi. Una delle attrazioni principali è il cancello di ferro battuto opera del “mago del ferro” Alessandro Mazzucotelli.

Cosa succederebbe se Milano fosse CAPITALE d’Italia

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milan capital of italy

“Sai qual è il segno della fine di Roma?”, mi chiede il mio amico Filippo. No, qual è, gli chiedo. “E’ la dicitura ‘Roma Capitale’. Roma Capitale è la dimostrazione del senso di inferiorità dei romani. Non capiscono che Roma è molto più grande dell’essere capitale d’Italia. Pensano di farle onore invece la umiliano. ‘Roma capitale’ è la fine, come se Milano si definisse ‘capoluogo della Lombardia’. I milanesi non lo accetterebbero mai, perchè a Milano c’è ancora dignità.”
Nonostante le sue parole possano mostrare il contrario, Filippo è un innamorato di Roma. E da innamorato soffre a vedere il suo declino incessante. Dopo la sua osservazione ho provato a immaginare insieme a Duilio Forte cosa succederebbe se Milano diventasse la capitale d’Italia.

10 cambiamenti con Milano capitale d’Italia

#1 Un Parlamento trasparente

La sede del Parlamento sarebbe tutta trasparente, così i cittadini possono vedere che stanno lavorando. Ci sarebbe una via pedonale che ci passa in mezzo. Colori chiari, finestre con vista molto lontana, sulle montagne, per dare visione e orizzonti, non come ora che è chiuso come una topaia.
Sarebbe ecososotenibile e superecologico, in pratica l’opposto di quello che è a Roma.

#2 Più saggia scelta della logistica

Se si mettesse in città ci sarebbero problemi di traffico. Invece di fare come a Roma che le istituzioni paralizzano la circolazione, verrebbe costruito tutto fuori dalla città, magari nella zona a est tra Idroscalo e l’Adda, vicina all’aeroporto. Si creerebbe un nuovo centro per la città senza intralciare la città e così la BreBeMi servirebbe a qualcosa.

#3 Impulso economico

Tutte nuove costruzioni, un nuovo centro moderno e innovativo darebbe nuova linfa al mercato immobiliare, senza inventarsi palazzi inutili che restano disabitati nel centro della città. Istituzioni più vicine al motore economico del Paese le renderebbero più funzionali all’economia del Paese, non come ora che sono distanti anni luce.

#4 Milanesi sceriffi degli interessi dell’Italia

Altro che romani che ospitano, magnano, onorevole se segga qua, ce sarebbe ‘na mia parente. I milanesi sarebbero spietati: che ci fa questo a mangiare ancora alle due del pomeriggio?

#5 Abolizione del CNEL

La sede è a Roma. A Milano non c’è una sede adatta. Abolito.

#6 Modello di Stato alla milanese più efficiente di quello romano

Lo Stato odierno è impregnato di romanità fin nel midollo. Quella è la mentalità, quella è la struttura organizzativa anche perchè lo Stato vive nell’ambiente romano. Con lo spostamento a Milano tutto cambierebbe e l’efficienza innata nella nostra città rivoluzionerebbe la mentalità dei funzionari. E l’assetto dell’intero Stato.

#7 Saremmo più centrali in Europa

Per poter essere più in contatto con i poteri che contano davvero.

#8 Migliore rappresentanza dei territori

Milano è molto più rispettosa delle diverse comunità. E’ l’unica città realmente cosmpopolita, con tutte persone che vengono da ogni parte d’Italia e d’Europa.

#9 Maggiore prestigio internazionale

Si verrebbe in una capitale che ha un’immagine migliore, più moderna ed europea. I turisti avrebbero una migliore immagine dell’Italia e tutti gli italiani all’estero ne avrebbero un vantaggio.

#10 No confusione con il Vaticano

Basta ambiguità. Finalmente l’Italia avrebbe una capitale tutta sua. Roma sarebbe la città del Papa, che è così comunque, anche perché il Vaticano a livello mondiale è molto più importante dell’Italia. 

ANDREA ZOPPOLATO Scritto assieme a Duilio Forte

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Scacco a Milano: Tirana farà il bosco orbitale. Firmato da Boeri

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Fonte: www.corriere.it
Fonte: www.corriere.it

Ecco una storia che ci umilia come milanesi. Anno 2012: vince Expop il progetto “Parco Orbitale” di Giacomo Biraghi con un plebiscito di voti di cittadini milanesi. Il progetto, che si può rivedere qui (Parco Orbitale), partiva dalla considerazione che Milano è costruita a cerchi e ipotizzava di “federare” i parchi della cintura esterna alla circonvallazione (es. Trenno, Parco Nord, Sud, Forlanini etc) con la dicitura di Parco Orbitale. In questo modo Expo 2015 poteva essere l’occasione di inaugurare a Milano il più grande parco urbano del mondo con la volontà dichiarata di legare tra loro le aree verdi della periferia e di inaugurare delle iniziative comuni per tutto il parco.

Parco-OrbitaleUn progetto inizialmente a somma zero che avrebbe potuto far parlare di Milano nel mondo in modo green e innovativo. L’associazione Vivaio organizzatrice di Expop ha preso a cuore il progetto e ha iniziato a presentarlo all’amministrazione, a coinvolgere i cittadini e a farne parlare i media. Il Parco Orbitale è entrato anche nei programmi di alcuni candidati nell’ultima campagna elettorale, ma alla fine dei 5 anni non si è mossa foglia, è il caso di dirlo.

Oggi è arrivata la notizia che finalmente il progetto di realizzare un’area verde attorno a una città vede la luce. Non a Milano, a Tirana. La capitale dell’Albania ha infatti approvato il nuovo piano regolatore, intitolato Tirana 2030, sviluppato da una cordata italo-olandese, che prevede un “Metrobosco”, un bosco orbitale, con 3 milioni di nuovi alberi, che circonderà la città con due anelli ciclabili. Il progetto è firmato da Stefano Boeri, ennesimo esempio di intelligenza milanese che deve andare all’estero per dare forma ai progetti più temerari. In questo caso c’è anche di più: si tratta di un progetto erede di un’iniziativa di cui Milano ha parlato molto ma che purtroppo nessuna nostra amministrazione ha fatto un passo per realizzarla. Grande ammirazione per Boeri e per l’amministrazione di Tirana, profonda tristezza per Milano che riempie di dolore quando rinuncia a pensare in grande. 

Qui l’articolo del Corriere: Tirana rinasce nel verde (e la firma è quella di Boeri)

Qui articoli che hanno parlato del progetto di Parco Orbitale a Milano:

http://www.linkiesta.it/it/blog-post/2012/11/03/progetto-1-il-parco-orbitale/11677/

http://www.affaritaliani.it/milano/citta-stato/parco-orbitale-a-milano-la-piu-ampia-area-verde-urbana-del-mondo-412166.html

http://www.askanews.it/regioni/lombardia/circle-line-e-parco-orbitale-parisi-lancia-sua-visione-di-milano_711804320.htm

http://www.02blog.it/post/802/il-parco-orbitale-potrebbe-diventare-realta

http://www.expop.org/rassegna-stampa/

Al via il progetto “Parco orbitale”, per dare a Milano il parco urbano più grande del mondo

 

 

 

Perchè Milano città stato spiegato a un bambino di 5 anni

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Il modo migliore per fare capire qualcosa a un bambino è utilizzare degli esempi.
Immaginiamo una famiglia, composta da un padre e da molti figli. Il padre è lo Stato italiano, i figli sono cittadini, imprese, città e regioni italiane.
Questa è una famiglia un po’ strana. Il padre non produce ricchezza, ma riceve tutti i soldi del lavoro dei suoi figli e decide come i figli debbano comportarsi.

Questa è una famiglia un po’ strana. Il padre non PRODUCE RICCHEZZA, ma riceve tutti i soldi del lavoro dei suoi figli

Questa famiglia sta diventando sempre più povera perchè il padre spende più soldi di quelli che riceve e quindi è costretto a indebitarsi.
Ogni anno i debiti aumentano e per pagare gli interessi il padre deve ridurre sempre di più la parte di soldi che restituisce ai figli che, in questo modo, si trovano sempre più in difficoltà.
Tra i figli ci sono alcuni che portano al padre più denaro, altri di meno. Il figlio che porta più soldi al padre è Milano.

Il padre spende più soldi di quelli che riceve e quindi è costretto a indebitarsi

Cosa dovrebbe fare questa famiglia per evitare di finire sul lastrico?
Un bambino risponderebbe che per uscire da questa situazione, invece di dare tutto il potere nelle mani di questo padre incapace, bisognerebbe lasciare più potere, libertà e risorse ai figli, specie a quelli più bravi come Milano. In questo modo i più capaci potrebbero gestirsi in modo più efficiente del padre, riuscendo a produrre più risorse per se stessi e per il resto della famiglia.
In questo modo il più bravo verrebbe premiato invece che penalizzato.

invece di dare tutto il potere nelle mani di questo padre incapace, bisognerebbe lasciare più potere, libertà e risorse ai figli, specie A quelli più bravi come Milano

Purtroppo questo è il contrario di ciò che sta accadendo in Italia. Più lo Stato si indebita e più accentra il controllo sulle risorse e sulle attività degli enti locali.
Negli ultimi anni, a fronte di entrate per lo Stato cresciute di oltre 100 miliardi, tra il 2008 e il 2015 le manovre finanziarie hanno disposto 10 miliardi di tagli nei trasferimenti destinati alle regioni, specie quelle più produttive, e altri 12 miliardi per i comuni. A questi si aggiungono altri 17,5 miliardi di tagli al finanziamento del fabbisogno del sistema sanitario gestito dalle Regioni.
Proseguendo in questo modo si faranno sempre più debiti, si strozzeranno i soggetti più efficienti per finanziare le attività più improduttive, fino a che non ci saranno più soldi per pagare figli e spese del padre.

Ecco perchè Milano Città Stato rappresenta l’unica soluzione sana per Milano e per il resto del Paese. Milano è la città più capace e più in contatto con le grande metropoli internazionali. E’ la città che da sola produce oltre il 10% della ricchezza del Paese. E in un’Italia in crisi Milano è il soggetto più capace per fornire le migliori soluzioni di amministrazione delle risorse per il resto del Paese. Per poterlo fare però occorre avere un grado di autonomia maggiore, rendersi libera da uno Stato che ha dimostrato di non essere capace di una efficienza economica, e di poter fare così da traino a tutta Italia.

Milano è il soggetto più capace per fornire le migliori soluzioni di amministrazione delle risorse per il resto del Paese. Per poterlo fare però occorre avere un grado di autonomia maggiore

Un’ultima dimostrazione per il bambino di 5 anni che l’autonomia di Milano è la soluzione è mostrare cosa succede negli altri Paesi che, al momento, risultano più bravi di noi nell’amministrare risorse e servizi per i cittadini.
Germania, Spagna, Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Francia e Russia, per limitarci in Europa, sono tutti accomunati dallo stesso modello: quello di assegnare alle città più avanzate una maggiore autonomia dallo stato centrale. Il modello è quello delle città stato, città come Londra, Madrid, Amburgo, Vienna, Berlino, Parigi, Mosca, San Pietroburgo, Zurigo o Ginevra, che hanno leggi e fiscalità proprie.
Pure il Consiglio d’Europa e l’ONU hanno dichiarato che l’autonomia delle città è un “elemento chiave per il buon governo, perchè stimola la democrazia e la partecipazione politica dei cittadini”.
A questo punto dal bambino di 5 anni ci si aspetterebbe una domanda: “Perchè in Italia non facciamo così?“.

Germania, Spagna, Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Francia e Russia sono tutti accomunati dallo stesso modello: quello di assegnare alle città più avanzate una maggiore autonomia dallo stato centrale

Oggi è il nostro primo compleanno

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E’ già passato un anno. Era l’11 gennaio 2016 quando abbiamo messo on line il sito www.milanocittastato.it
Come si può immaginare non è nato all’improvviso. Vi sveliamo i passi che hanno portato a quel giorno.

La prima riunione

Il primo è stato a settembre del 2014, oltre un anno prima. Expo non era stato ancora fatto e in riva alla Darsena si sono incontrati una dozzina di innamorati di Milano, la maggior parte appartenenti a Vivaio. Obiettivo era di elaborare un progetto politico che potesse fare diventare grande Milano. La prima cosa che è stata chiesta nella riunione era: che cosa hai votato alle ultime elezioni?
Il risultato era verificare che i presenti appartenessero a tutte le principali fazioni politiche, presupposto fondamentale perchè si facesse qualcosa al di là di un singolo schieramento. Così è stato.
Nell’autunno sono proseguiti gli incontri. Alcuni si sono staccati, altri si sono aggiunti. Il tema era di concepire Milano come la città ideale, immaginando cosa dovesse avere per diventarlo.
Si sono iniziati a concepire i primi tasselli del futuro manifesto.

I tavoli di primavera

Il 14 febbraio 2015 si sono organizzati a Copernico i “Tavoli di Primavera” in cui sono stati invitati personaggi dei diversi settori di Milano per ideare progetti nei campi della cultura, dell’economia e della politica di Milano. Il tavolo della politica si è deciso di intitolarlo: “Milano Città Stato“.

La decisione di dicembre

Nei mesi successivi è proseguita l’attività di ideazione.
Nel dicembre dello stesso anno Duilio Forte, Andrea Zoppolato e Francesco Boz hanno deciso di trasformare Milano Città Stato da idea astratta di città ideale a un sito internet. Nei successivi giorni si è definita la linea editoriale e il progetto grafico curato da Cristiano Longhi e, durante le festività natalizie, con la collaborazione di Paola Perfetti e di Raffaella Appice, si sono scritti i primi articoli.
L’11 gennaio il sito era online e si è aperta la fan page. All’inizio eravamo solo noi.

Un ringraziamento speciale a chi ha collaborato e a chi ci sta seguendo con fiducia.


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