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Un conquistatore dal cuore tenero

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Le mura erette attorno a Milano furono tre: le prime furono opera dei romani, le seconde risalgono al medioevo e le terze sorsero sotto la dominazione spagnola. Le mura medioevali erano lungo la cerchia dei navigli, mentre la cerchia dei bastioni fu tracciata sulle mura di epoca spagnola.

Tra piazza Medaglie d’Oro e piazza XXIV Maggio sono ancora visibili resti delle mura, adibite a perimetro di abitazioni private.

L’ULTIMA CENA al Monumentale

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Il Cimitero Monumentale è un museo a cielo aperto. Ci sono autentici tesori accanto a tombe di personaggi che hanno fatto la storia di Milano.

Tra le opere di maggior interesse si possono citare l’edicola Toscanini, la Nike di Fontana o il monumento di Giovanni Vittadini e Amalia Beretta di Giovanni Giudici.

Particolarmente suggestiva è anche la riproduzione dell’ultima cena presso le tombe della famiglia Campari.
Per vedere i 7 tesori del Monumentale, clicca qui: I tesori del Monumentale.

MILANO CITTA’ STATO

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In Kazakistan costruiscono case attorno agli alberi

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C’è una coppia che vive in Kazakistan, che ama la natura e la meditazione. Decide di voler vivere nella foresta, sulle montagne di abeti di Almaty. Desiderano una casa speciale, un’oasi botanica, un luogo che li faccia sentire in completa sinergia con l’ambiente circostante, una casa che stimoli la loro creatività e li aiuti a coltivare il loro spirito attraverso la comunione che raggiungono con la pratica della meditazione.

Chiamano un giovane architetto, Aibek Amlasov, e gli raccontano il loro sogno. Quello che Aibek riesce a realizzare è qualcosa che forse nemmeno la coppia riusciva ad immaginare.

“L’albero in casa” – così è stato denominato il progetto – si sviluppa in uno spazio cilindrico di 4 piani che ha come asse un albero racchiuso dalle pareti vitree della casa. Una scala a chiocciola bianca permette ai proprietari di ascendere vorticosamente verso la parte più alta della costruzione e dominare completamente il paesaggio circostante, galleggiando su un’immensa coltre di chiome verdi.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-altoAl suo interno, finestre e muri vengono sostituiti con pareti vetrate che consentono una vista a 360°. La permeabilità degli spazi attraverso l’intangibilità delle pareti favorisce una fusione quasi simbiotica con la foresta circostante, mettendo al centro e intorno la natura che attraversa e coinvolge la struttura e l’abitante.

Lo spazio diventa funzionale ad una rinascita spirituale, un luogo di silenzio per recuperare se stessi in antitesi alla vita frenetica e spesso soffocante delle città, unendo il senso di protezione di una casa con la libertà di un luogo immerso nella natura.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-interniL’idea di base che ha generato il progetto di questo cilindro trasparente, nascosto tra alti abeti, è quella di legare il design industriale dell’uomo alla natura e di “rinunciare ad alcune condizioni necessarie e comodità della vita moderna”, afferma lo stesso architetto e designer.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-cL’idea della coppia Kazakistana suggerisce una crescente tendenza al voler vivere bene e sano. Non solo, il bisogno di un contatto sempre più stretto con la natura e il risveglio delle coscienze verso nuove forme di spiritualità speriamo portino in futuro un nuovo concept di abitazioni, sempre più rispettose e in armonia con l’ambiente circostante.

(Fonte: Architetturaecosostenibile.it

La prima buca delle lettere apparve a Milano durante l’occupazione napoleonica

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I primi corrieri furono utilizzati dagli antichi egizi per consentire ai faraoni di inviare le loro disposizioni su tutto il territorio. Le buche delle lettere arrivarono molto più tardi. In Italia apparvero nel seicento: la prima fu sulla via Flaminia a Roma.

A Milano la prima buca delle lettere apparve sotto la dominazione napoleonica: nel 1805 venne apposta sul palazzo del Senato.

10 cose da fare nei week end di pioggia a Milano

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Quando ero piccolo un week end di pioggia era la rovina della settimana. Tanto valeva ci fosse scuola anche sabato e domenica.

Non potevo andare a giocare a pallone al campetto con gli amici e dovevo invece starmene in casa a inventare qualcosa da fare.

Anni dopo ho scoperto che andare in centro non era male. C’erano le ragazze.

Anni dopo ancora ho scoperto che il clima non è un vero problema e che ci sono un milione di cose da fare anche nei week end di pioggia.

week end di pioggia10 cose da fare nei week end di pioggia a Milano

 

#1 Andare in agriturismo e riempirsi di castagne e di vino novello

Mangiare tutto il pomeriggio protetti dalla veranda.

 

#2 Guardarsi un’intera stagione di una serie tv con copertina e cioccolata calda sul divano

Ci sono più serie tv che giorni di pioggia, quindi non rimarrai mai a secco.

 

#3 Andare a leggere una libreria (Feltrinelli piemonte e Rizzoli Galleria. RIP FNac)

Nessun altra attività ti dà la possibilità di mostrare il tuo lato intimista e riservato.

 

#4 Recuperare il sonno arretrato 

Perché il milanese non dorme mai, al massimo recupera il sonno arretrato. Una sorta di Equitalia di Orfeo.

 

#5 Chiudersi in un bar

Il bar è la panacea di tutti i week end. Puoi bere, giocare a carte, chiacchierare, guardare lo sport in tv e qualsiasi altra cosa ti passi per la testa.

 

#6 Andare al cinema

Anche se di solito quando decidi di andare al cinema non fanno niente che ti interessi, rimane sempre una valida attività.

 

#7 Cucinare

Tutto il giorno per tutta la famiglia.

 

#8 Visitare musei

Quando non è protagonista, la cultura è comunque la salva slip dell’intrattenimento.

 

#9 Andare in ufficio a lavorare (quando piove non ti pesa)

Stacanovismo meteorologico.

 

#10 Andare a fare foto di Milano con la pioggia e postarle su Instagram

Per trasformare una pioggia in una pioggia di mi piace.

Cosa sarebbe accaduto in 10 episodi della Bibbia se fossero stati ambientati Milano

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La storia delle religioni sarebbe radicalmente diversa se la Bibbia fosse stata ambientata a Milano.

momenti bibliciCosa sarebbe accaduto in 10 episodi della Bibbia se fossero stati ambientati Milano

 

La creazione del mondo

Dio creò tutto quanto in sei giorni e il settimo in teoria avrebbe dovuto riposare. Però, siccome era un libero professionista a partita IVA preferì lavorare anche il settimo giorno per aumentare il fatturato. In questo momento il nostro mondo sarebbe di un settimo più ricco. Avremmo una seconda luna, un oceano in più e nessun giorno di vacanza.

 

Adamo ed Eva

Il paradiso terrestre era di una noia pazzesca. Non c’era niente da fare. Appena Dio fece capire come uscirne, Adamo ed Eva furono subito sul pezzo: Eva offrì ad Adamo la mela proibita e lui l’addentò con grande gusto. Cacciati dal paradiso terrestre la prospettiva di lavorare in eterno rese Adamo ubriaco di felicità.

 

Caino e Abele

Tutto sembrava filare liscio per questi due fratelli fin quando uno non cominciò a tifare Inter e l’altro a tifare Juve. All’ennesimo furto arbitrale Caino uccise il fratello.

 

Il diluvio Universale 

Nonostante i provvedimenti presi dai comuni dell’hinterland, il Seveso inondò il quartiere Isola affogando tutti i peccatori tranne quelli con l’attico sul bosco verticale.

 

La torre di Babele

Renzo Piano voleva costruire una torre che fosse la più alta del mondo ma prese un vice architetto giapponese, un ingegnere indiano, un designer svedese e quindi alla fine non riuscirono più a comunicare tra di loro.

 

Sodoma e Gomorra

Da quando Adamo colse la prima mela il divertimento dei giovani ne ha fatta di strada.

 

Il passaggio al mar Rosso

Inseguiti da manigoldi di Via Gola, i giovani della movida milanese fuggono sulle scale dei Navigli per cercare rifugio sull’altra sponda.

 

I 10 comandamenti

  • Non avrai altro Dio all’infuori della madonnina.
  • Non suonare il clacson invano.
  • Ricordati di santificare il week end.
  • Onora l’americano e il negroni.
  • Non uccidere animali, mangia vegano.
  • Non innamorarti che poi è uno sbatti.
  • Non rubare il wifi.
  • Non dire le bugie su facebook.
  • Non desiderare le tipe su Instagram.
  • Non desiderare di essere come le tipe su Instagram 

 

Nascita di Gesù

I diritti sulla nascita li prese Mediaset e li trasmise in chiaro dopo Uomini e Donne della De Filippi.

 

L’apocalisse

Non preoccupatevi, è solo un nuovo locale.

In Olanda la torre che depura l’aria delle città. Quando a Milano?

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In una piazza di Rotterdam c’è una torre alta sette metri che è in grado di trasformare aria inquinata in aria pulita. Si chiama Smog Free Tower, è realizzata dall’architetto e inventore Daan Roosegarde e presto apparirà anche nelle piazze di Città del Messico, Pechino, Los Angeles e Parigi. Non è ancora in programma il suo arrivo anche a Milano, che ne avrebbe molto bisogno, ma speriamo che questo accade in tempi rapidi, visto che l’inverno con le sue giornate di smog da bollino rosso incombe. Ma vediamo come funziona.

Come riferisce http://thenexttech.startupitalia.eu/ sarebbe “il più grande depuratore d’aria al mondo”, funzionando come “un gigantesco aspirapolvere”, capace di assorbire fino a 30mila metri cubi di aria all’ora: “potrebbe depurare, in un giorno, l’aria di un parco cittadino di medie dimensioni”. Il primo prototipo è stato finanziato su Kickstarter, ha visto la luce a Rotterdam e si alimenta con l’energia eolica. Una volta immagazzinata l’aria inquinata, ne isola le particelle ultrasottili e la restituisce pulita.

La Smog Free Tower si basa sulla ionizzazione dell’aria: “all’interno si creano dei campi di elettricità statica che trattengono le polveri sottili – PM10 e PM2.5 – prodotte dal traffico e dagli impianti di riscaldamento. Alla fine del processo l’ria, depurata dagli inquinanti, viene rimandata all’esterno: più pulita del 75% di quella aspirata in precedenza”.

Ma pulire l’aria non basta. L’inventore della torre antismog spiega come il suo obiettivo sia anche quello di trasformare lo smog in qualcosa di valore: durante il processo di depurazione, grazie ad un sistema di compressione delle particelle inquinanti, “lo smog viene cristallizzato in piccole pietre a forma di cubo, ognuna delle quali raccoglie l’equivalente di circa mille metri cubi d’aria. I piccoli frammenti di smog potranno così essere usati per realizzare anelli e altri gioielli“.

In prima fila per sfruttarne gli utilizzi ci sono le città più inquinate del pianeta tra cui Pechino e Città del Messico, insieme ad altre più sensibili alle tematiche ambientali, come Parigi e Los Angeles. Speriamo che da questa o da altre tecnologie possano arrivare soluzioni per rendere più pulita l’aria di Milano.

Fonte: Antonio Carnevale, http://thenexttech.startupitalia.eu/

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Una villa da premio oscar

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E’ una delle più belle case museo di Milano. La villa Necchi Campiglio in via Mozart (dietro a corso Venezia) illustra la storia di una delle famiglie milanesi più influenti degli anni trenta. Nel 2001 la villa è stata donata al FAI (Fondo Ambiente Italiano) e dal 2008 è aperta al pubblico. Nel 2009 è stata il luogo di ambientazione del film “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino interpretato da Tilda Swinton.

L’acquario di Milano risale all’Expo 1906: è il terzo più ANTICO d’Europa

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L’Expo del 1906 si svolse a Milano al Parco Sempione e nell’area dell’ex zona Fiera. Una metropolitana sopraelevata collegava i due siti espositivi. Tutti i padiglioni furono smantellati tranne uno che da allora ospita il terzo acquario più antico d’Europa.

Come stile rappresenta uno degli esempi più pregiati di liberty milanese. 

L’edizione di Expo del 1906 fu segnata da un fatto drammatico che rischiò di pregiudicare l’esito della manifestazione. Quasi tutte le strutture erano state realizzate in legno e a inizio di agosto un incendio rase al suolo quasi completamente tutti i padiglioni che erano stati costruiti nell’area della ex fiera. 

Senza perdersi d’animo i milanesi si misero al lavoro e in poche settimane riuscirono a rimettere in piedi tutto quello che il fuoco aveva distrutto. 

L’edizione Expo del 1906 viene ricordata come tra i maggiori successi della storia dell’Esposizione Universale. 

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Patto per Milano e dichiarazione di Maroni: addio a una Milano più autonoma?

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Fonte: larena.it
Fonte: larena.it

Era stato annunciato in pompa magna lo scorso luglio. Il patto per Milano siglato tra il governo e il comune. Ieri è stato finalmente svelato nei suoi contenuti che pubblichiamo qui:

pattomilano

Come si vede nel documento, la gran parte delle risorse sono destinate a potenziare le infrastrutture di Milano, insieme alla prevista attenzione per l’area Expo. Facendo più attenzione si scopre però che gran parte dei progetti citati in realtà erano già nel cassetto dell’amministrazione (eredità della giunta Pisapia) e soprattutto la cifra proclamata dei 2,5 miliardi per la città per ora resta nascosta dietro una fitta nebbia di parole e di promesse appena abbozzate.

Parlando di cifre, ciò che appare più definito lo si trova a pagina 10 del documento con una tabella riassuntiva dei fondi stanziati. Invece dei 2,5 miliardi l’unica certezza sembrano 644 milioni. Sono comunque qualcosa, anche se in realtà 396 di questi vengono messi dal comune, mentre lo stato con il Fondo Sviluppo e Coesione ce ne mette 110 milioni spalmati tra il 2014 e il 2020. 

Qualcosa non torna, dunque. Forse ci saranno più chiarimenti sul resto della cifra ma quello che sembra da questo primo documento è che dei 2,5 miliardi si siano perse le tracce.

A fronte di questi 110 milioni, il prezzo da pagare sembra molto alto: non c’è alcuna menzione alla volontà di incrementare l’autonomia di Milano. La stessa modalità di gestione dell’area Expo rappresenta un aumento del controllo del governo sul territorio, invece che un tentativo di decentramento, seppur su un’area limitata.

Milano, anche se celebrata per i suoi meriti all’inizio del documento, viene di fatto trattata come qualunque altra città e le si cerca di dare forza con un’azione dall’alto del governo di Roma, non con una maggiore libertà di gestirsi. 

Una strategia accentratrice che risulta completamente opposta a quello che accade in tutti i più grandi paesi europei, dove si è scelto di dare più autonomia alle città più sviluppate in modo da fare da traino al resto della nazione.

E la giornata un po’ deludente ha avuto un epilogo per certi aspetti ancora più triste. E’ stato il commento di Maroni, presidente della regione Lombardia, che così ha commentato il patto per Milano: “L’accordo è con il sindaco di Milano, non con Regione
 Lombardia. Mi sembra una cosa un po’ singolare. Calcolando che Milano è circa un quarto della Lombardia, non ho dubbi che ci sarà anche un Patto per la Lombardia da 10 miliardi”.

Detto da chi dovrebbe tutelare anche gli interessi di Milano, visto che si trova anch’essa in Lombardia, lo troviamo poco incoraggiante.

 

 

10 sensi di COLPA tipici dei milanesi

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Si dice che Milano sia una città calvinista. Una delle differenze tra calvinismo e religione cattolica è nel libero arbitrio. Per la Chiesa romana il peccato è una scelta e basta confessarsi per cancellarlo. Per Calvino l’uomo nasce vive e rimane peccatore, scontando su se stesso l’effetto delle sue cattive azioni e sperando nella grazia salvifica del Signore che potrebbe darla o non darla a suo piacimento. Questo forse spiega perché il milanese sia costantemente afflitto dai sensi di colpa.


10 sensi di colpa tipici dei milanesi

#1. Ho lavorato troppo poco

Senso di colpa innato nel milanese. Lo colpisce al termine di ogni giornata lavorativa che finisca prima delle 23 e lo perseguita perfino in vacanza, quando si risveglia di soprassalto in una spiaggia assolata. Senso di colpa incurabile. Dicono che non vada via neppure con la pensione.

#2. Ho lavorato troppo

Senso di colpa che colpisce per lo più persone arrivate da poco a Milano.

#3. Ho fatto una pausa troppo lunga

Senso di colpa che coglie il milanese al rientro dal pranzo o dal coffe break. Per la vergogna non osa guardare i faccia i colleghi già attivi alla loro postazione. Si sente addosso i loro sguardi, nelle orecchie sente risuonare ancora la loro domanda: “Dove è finito quel lavativo?”. Senso di colpa che si prova anche se si lavora da soli. Lo si sconta proseguendo fino a mezzanotte.

#4. Sono andato in vacanza

Per sfuggire a questo senso di colpa i milanesi vanno in vacanza tutti assieme. Ad agosto prendono le stesse settimane di ferie e scelgono tutti assieme i week end in cui andare via, lasciando che Milano si svuota. Tutto per poter trascorrere qualche ora serena senza l’assillo di questo senso di colpa. Ma invano. Basta guardare su Facebook un post di qualcuno rimasto a Milano a lavorare che arriva il tracollo, con un irrefrenabile desiderio di fare qualcosa di produttivo. Anche se ci si trova su un’isola deserta.

#5. Mi sono ammalato

Il milanese vede la malattia come il segno rivelatore di un degrado fisico, psichico e soprattutto morale. Una vergogna inconfessabile.

#6. Non dedico abbastanza tempo ai miei figli (o alla mamma) (o alla nonna) (o al cane/gatto)

Il senso di colpa del milanese è implacabile anche sugli affetti. C’è sempre qualcuno che ci si sente di trascurare. Più il milanese vuole bene a qualcuno meno si gode la sua compagnia perchè è sempre più forte il senso di colpa per averlo trascurato. Colpisce i genitori con i figli, i fidanzati reciprocamente (specie l’uomo verso la donna, a dire il vero), e si manifesta fin dai primi anni per i ragazzi più sensibili come senso di colpa verso i genitori, i nonni o, più frequente, gli animali domestici.

#7. Ho speso troppo

Qui siamo al calvinismo alla massima potenza. Il riformatore svizzero diceva che arricchirsi era bene ma spendere troppo assolutamente no. Questo modo di pensare ha fatto la fortuna della Svizzera e delle sue banche. A Milano si tende a essere più goderecci degli amici elvetici: si spende per auto, tecnologia, vestiti, a volte anche per fare del bene agli altri. Tutto molto bello. Ma quando la sera a letto si spegne la luce rovina tutto il senso di colpa a forma di un estratto conto.

#8. Ho speso troppo poco

Il milanese conosce il valore del denaro e per questo non ne vuole spendere. Ma se spende poco si sente un pezzente e questo gli lascia un alone di disgusto addosso che lo mette in cattiva luce con gli altri. Ma soprattutto con se stesso.

#9. Mi sto trattando male

Il milanese prova vergogna con se stesso se mangia troppo o troppo male. Se un inglese o un tedesco si ubriacano, il giorno dopo si vantano del loro mal di testa e del loro vomito. Un milanese no. Il vero dolore è morale per essersi trattato male ed è preoccupato per i possibili contraccolpi sulla produttività al rientro al lavoro. Per combattere questo senso di colpa i milanesi si ammazzano in palestra.

#10. Il sesso

Calvino è ovunque, anche in camera da letto.

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L’unico esempio di cripta romanica originale a Milano

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Era la basilica più antica di Milano: San Giovanni in Conca. Fu distrutta nel 1949 per realizzare una maestosa Via Parigi che non venne però mai costruita. La sorpresa maggiore si trova sotto, dove si trova una grande cripta sotterranea con 18 colonne che rappresenta l’unico esempio di cripta romanica originale a Milano.

10 tipi di LAVORATORI a Milano

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Il lavoro a Milano è molto importante, talmente importante che ci sono tanti tipi di lavoratori. Cioè, proprio come la neve è importante per gli eschimesi, e per questo hanno 50 parole per descriverla in tutte le sue sfaccettature, così noi possiamo passare in rassegna i tipi di lavoratori milanesi.

lavoratori10 tipi di lavoratori a Milano

 

#1 L’arrivista sfrenato

Ti passerebbe sopra con la macchina se questo lo aiutasse a fare carriera. È capace di dirti che lui non ha amici, solo colleghi.

 

#2 L’eterno stagista

Il prodotto inedito del nostro periodo storico. Costa poco e risolve tutti quei problemi per cui non è richiesta esperienza. Poi risolve anche quelli per cui l’esperienza è richiesta. E alla fine non gli viene rinnovato il contratto.

 

#3 L’amicone

Passa di scrivania in scrivania per invitare tutti a bere il caffè.

 

#4 Il lamentoso

Il lavoro gli fa schifo, la città gli fa schifo e la vita gli fa schifo. Ma non cambia una virgola di tutto questo, preferisce lamentarsi.

 

#5 Lo zen

Sono ormai le 19 e gli arriva una mail con una consegna che lo obbligherà a passare in ufficio altre tre ore. Ma lui impassibile resta seduto a guardare il fiume.

 

#6 Il brillante

Per fortuna che c’è lui a rendere più piacevole l’ambiente di lavoro. Qualche battuta di spirito e le giornate passano più umane.

 

#7 Il figaccione e la figacciona

C’è dai tempi della Silvani e ci sarà fin quando l’uomo continuerà a lavorare. Il collega del quale sei segretamente innamorato.

 

#8 Lo stakanovista

Si differenzia dall’arrivista perché quello venderebbe sua madre per fare carriera, lo stakanovista invece sua madre ha dimenticato che faccia abbia perché trascorre la vita al lavoro.

 

#9 Lo yesman

Se è uno importante, allora dagli ragione per forza.

 

#10 Il pettegolo

Trasforma ogni ambiente in una telenovela brasiliana.

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Nasce in Svezia la prima autostrada elettrica. Per camion che si trasformano in tram

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fonte: green.it
fonte: green.it

In tutto il mondo si stanno diffondendo automobili elettriche o modelli ibridi che riducono consumi ed emissioni inquinanti. Ma i mezzi pesanti restano ancora al palo: nonostante siano i principali inquinanti sulle nostre strade, i camion risultano ancora non coinvolti da queste innovazioni. Questo perchè la loro massa richiede molta più energia di quella utilizzata dalle automobili e quindi ci vorrebbero batterie di dimensioni enormi per consentire loro l’autonomia necessaria dalla propulsione elettrica.

Ma i problemi aguzzano l’ingegno come da tempo ci stanno abituando i paesi del nord Europa. E questa è la volta della Svezia che pare aver trovato la soluzione che potrebbe rivoluzionare le nostre infrastrutture. Inaugura infatti la prima autostrada elettrica, 22 chilometri che collegano Oslo con Gavle. 

L’autostrada elettrica è utile per mezzi costruiti apposta, come quelli prodotti dalla collaborazione tra la Scania e la Siemens che hanno realizzato camion che combinano propulsione elettrica e termica, senza l’impiego di batterie. Si tratta di camion simili a tram e a filobus ma con la caratteristica che fuori dalle autostrade elettriche possono avvalersi della propulsione tradizionale. Questo sistema può consentire la riduzione delle emissioni fino al 90%.

L’obiettivo di questa prima autostrada, costata un milione di euro a chilometro, è quella di avviare la costruzione di reti simili in modo da aggiungere le autostrade elettriche alle altre forme di collegamento via terra: strade e ferrovie. In questo modo si potrà arrivare nei prossimi decenni al sogno di creare un sistema di trasporti a zero emissioni.

Fonte: green.it

10 disagi che ci aspettano in autunno

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L’autunno è sicuramente una stagione molto romantica da quando Richard Gere l’ha presidiata con le sue commedie.

Tuttavia, come tutto ciò che è romantico, è anche una stagione irta di insidie.

A Milano l’autunno coincide con la sofferenza e lo stoicismo di sopportare alcuni disagi molto comuni.

autunno10 disagi che ci aspettano in autunno

 

#1 Caloriferi che vengono accesi troppo tardi

I termosifoni si possono accendere dal 15 ottobre al 15 aprile. E chi ha il riscaldamento centralizzato non ha molta scelta. Poi capitano quelle giornate di inizio ottobre dove fa meno 20 e l’unica cosa positiva di quella criogenia forzata è che la pelle si conserva meglio.

 

#2 Cosa mi metto

Non capisci più se fa caldo o se fa freddo. Provi a vestirti a cipolla ma l’unico risultato di questa strategia è che a fine giornata sei sudato e con il raffreddore.

 

#3 Il traffico che ritorna

Per un attimo hai avuto l’illusione che Milano non fosse una città trafficata.

 

#4 L’inquinamento

Con il traffico non ritorna solo lo stress della guida ma anche il suo fedele amico, lo stress polmonare causato dal PM10.

 

#5 Le giornate che si riducono

Ricominci a uscire dall’ufficio con il buio fuori e dentro di te.

 

#6 Non puoi più mangiare all’aperto

I locali con terrazze ti spostano dentro e un altro ciclo di aperitivi all’aperto si è concluso.

 

#7 Le prime piogge eterne

I temporali estivi ti sorprendono sul più bello di una gita in bicicletta e ti fanno ripassare mentalmente tutti i santi del calendario Gregoriano. Ma le piogge autunnali sono anche peggio. Lo sai che ci sono, e sai che non se ne andranno per molto tempo.

 

#8 Le foglie che ti ricoprono la macchina

E danno l’impressione che se non la utilizzassi tutti i giorni per andare al lavoro in poco tempo diventerebbe parte del pianeta terra.

 

#9 Limbo tra vacanze e vacanze invernali

L’autunno è quella fascia di bonaccia tra le vacanze estive e le vacanze invernali dove l’unica occasione per stare a casa è la festa dei morti.

 

#10 L’ansia anticipatoria del Natale

Regali! Capodanno! Pranzo con i parenti! AAAAAAAAAAAAAAA!

Cibo, rifiuti ed energia: in Olanda il primo villaggio autosufficiente al 100%

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fonte: Idealista.it
fonte: Idealista.it

Può esistere una città che produca tutto il cibo, che smaltisca tutti i rifiuti e che produca tutta l’energia necessaria per i suoi abitanti? Per ora no, ma dal 2017 sì. Verrà infatti inaugurato alla periferia di Amsterdam ReGen il primo villaggio autosufficiente al 100% del mondo.

Il cibo a metro zero
In città ci sarà un centro agricolo, ogni casa sarà dotata di un orto e nelle zone comuni si creeranno aree agricole e perfino fattorie verticali per produrre cibo a metro zero. Non solo sarà sufficiente per tutti i suoi cittadini ma potrà in parte anche essere destinato altrove.

Rifiuti, energia e acqua
I rifiuti saranno smaltiti interamente in città grazie a sistemi innovativi e a modalità di riciclaggio di avanguardia, applicate direttamente alla fonte. L’energia sarà garantita dall’utilizzo di forme integrate di produzione pulita, da quella geotermica, a quelle eolica e basata sulle biomasse, ossia dai rifiuti prodotti. Ci sarà anche un sistema di stoccaggio dell’acqua piovana in modo da poterla riciclare. In questo villaggio neanche una goccia d’acqua andrà perduta.

Il mondo seguirà l’inaugurazione il prossimo anno e speriamo che tra i miliardi di occhi ci siano anche quelli dell’amministrazione milanese che potrebbe prendere qualche buona idea per rendere la nostra città un po’ più autosufficiente.

Fonte: Idealista

A Palazzo Marino nacque Marianna De Leyva che divenne la MONACA DI MONZA

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Nella Sala Verde di Palazzo Marino il 4 dicembre del 1575 venne alla luce Marianna De Leyva.

Figlia di un nobile spagnolo, il conte di Monza, a sedici anni fu costretta dal padre a prendere i voti e divenne suor Virginia.

Dal 1598 al 1608 ebbe una tresca con il conte Gian Paolo Osio, che la rese incinta di almeno due figli.

Per nascondere la relazione Osio arrivò ad uccidere tre persone finché fu scoperto e condannato a morte. Anche suo Virginia fu punita: venne “murata viva” nel Ritiro di Santa Valeria, dove trascorse ventuno anni chiusa in una stanzetta, priva di comunicazione con l’esterno, salvo una feritoia che permetteva il ricambio di aria e la consegna dei viveri.

Due secoli dopo venne resa celebre come monaca di Monza da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi.

MILANO CITTA’ STATO

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Cosa avrebbero fatto 10 personaggi celebri se fossero vissuti a Milano

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La loro sarebbe stata tutta un’altra storia.

personaggi celebri

Cosa avrebbero fatto 10 personaggi celebri se avessero vissuto a Milano

 

Icaro

Avrebbe costruito un paio di ali di cera e si sarebbe librato in alto nel cielo finendo disperso nella nebbia.

 

Gandhi

Si sarebbe seduto in Corso Como ad aspettare l’arrivo delle turiste inglesi. Poi ci avrebbe provato con loro a modo suo, limitandosi a un gioco di sguardi.

 

Ulisse

Avrebbe cercato di tornare a Itaca in una giornata di sciopero generale.

 

Giulio Cesare

Avrebbe lavorato come un matto per garantire l’istruzione e il futuro dei suoi figli. Purtroppo uno di loro poi lo avrebbe deluso profondamente.

 

Robespierre

Fosse vissuto a Milano avrebbe perso la testa per qualche ragazzina del centro.

 

Beethoven

Se ne sarebbe andato in giro per le strade di Milano con la macchina, i finestrini abbassati e la radio a tutto volume. Questa la capiscono in pochi.

 

Kant

Si sarebbe senz’altro infilato in qualche situazione critica.

 

Adolf Hitler

Avrebbe provato a mettere in atto il suo sterminio di massa, ma dopo essersi perso tra autorizzazioni, protocolli e uffici comunali avrebbe desistito.

 

Freud

Avrebbe abbandonato la psicoanalisi per dedicarsi anima e corpo al movimento #maiunagioia.

 

Gesù Cristo

Sarebbe stato un milanese qualunque. Grande lavoratore. Arriva al venerdì morto. Per fortuna gli basta un week end per risorgere.

Patto per Milano: soldi per investire, ma zero autonomia

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Renzi lo aveva anticipato a luglio dopo l’elezione del sindaco: un patto per rendere Milano motore del rilancio del paese.

Come si è arrivati al patto?

Nell’incontro di luglio, Sala si è fatto portavoce delle richieste giunte da diverse parti della società e della politica milanese per ottenere più risorse per la città. Milano risulta infatti la città in Italia che più dà e meno riceve dal governo centrale.

Quali saranno i contenuti economici del patto?

Sembra che il governo stanzierà un totale di 1,5 miliardi per Milano, area Expo compresa, anche se si tratta probabilmente di un investimento che verrà spalmato su più anni e in forme piuttosto complesse.

Ci sono possibilità che nel patto venga anche data più autonomia al Comune di Milano?

Questa ipotesi al momento sembra esclusa. Il governo sembra fare quadrato a difesa della legge Del Rio anche se i vertici di Palazzo Marino sembra siano tra i primi critici della riforma sulle aree metropolitane che penalizza fortemente Milano, relegandola sullo stesso piano delle altre città italiane, riducendone il territorio di influenza e limitando la sua capacità di azione.

Martedì Renzi a Milano

Il patto per Milano resta comunque un segno dell’importanza di trattare Milano in modo speciale per consentirle di competere con le principali città d’Europa.
Aspettiamo Renzi a Milano martedì 13. Speriamo sia un giorno positivo per Milano e per l’Italia.

15 CAPOLAVORI d’arte che puoi vedere solo a Milano

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Milano ospita alcuni dei capolavori artistici più belli e significativi della storia dell’arte moderna e contemporanea, conservati in musei che l’intera Europa ci invidia, come la Pinacoteca di Brera, Palazzo Reale, il museo Poldi Pezzoli o il più recente Museo del Novecento.

Selezionare solo alcune tra le opere più apprezzate da milanesi, e non, è scelta ardua, ma necessaria: purtroppo non tutti sono a conoscenza dell’immenso patrimonio artistico che Milano offre.

Ecco quindi un elenco delle opere più belle di Milano, attraverso il quale si è cercato di spaziare dai classici dell’arte moderna alle provocazioni novecentesche.

#1. L’ULTIMA CENA, Leonardo da Vinci

Credits Andrea Cherchi – Ultima Cena

1495-1498 Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Dipinto parietale a tempera grassa su intonaco

#2.CRISTO MORTO, Andrea Mantegna

1480 Pinacoteca di Brera
Pittura a tempera

#3. IL QUARTO STATO, Giuseppe Pellizza da Volpedo

1901 Museo del Novecento
Dipinto a olio su tela

#4. LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE, Raffaello Sanzio

1504 Pinacoteca di Brera
Dipinto a olio su tavola

#5. IL BACIO, Franceco Hayez

1859 Pinacoteca di Brera
Dipinto a olio su tela

#6. PIETA’, Giovanni Bellini

1460 Pinacoteca di Brera
Dipinto tempera su tavola

#7. PIETA’ RONDANINI, Michelangelo Buonarroti

1552 – 1564 Museo della Pietà Rondanini
Scultura marmorea

#8. CANESTRA DI FRUTTA, Caravaggio

1599 Pinacoteca Ambrosiana
Dipinto a olio su tela

#9. RITRATTO DI PAUL GUILLAUME, Amedeo Modigliani

1916 Museo del Novecento
Dipinto a olio su tela

#10. FORME UNICHE DELLA CONTINUITA’ NELLO SPAZIO, Umberto Boccioni

1913 Museo del Novecento
Scultura

#11. ELASTICITA’, Umberto Boccioni

1912 Museo del Novecento
Dipinto a olio su tela

#12. FEMME NUE, Pablo Picasso

1907 Museo del Novecento
Dipinto a olio su tela

#13. COMPOSIZIONE, Wassily Kandinsky

1916 Museo del Novecento
Acquerello e matita su carta

#14. WALD BAU, Paul Klee

1919 Museo del Novecento
Tecnica mista con gesso su tela

#15. MERDA D’ARTISTA, Piero Manzoni

1961 Museo del Novecento
Feci in scatoletta di latta con carta stampata

FRANCESCA BARTOLINO

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