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Dalle 5 giornate alle Olimpiadi: psicopatologia del RANCORE di Torino contro Milano

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L’immagine simbolo della querelle delle Olimpiadi è quella postata dal sindaco di Torino. A una Torino dal cielo azzurro circondata dalle montagne contrappone una Milano offuscata dallo smog. Un’immagine falsa perchè punta a sud dove invece delle montagne si estende la pianura. Accecata dalla frustrazione, la Appendino ha violato anche le regole immortali del Comitato Olimpico che vietano a una città che si vuole candidare di denigrare un’altra. Ma il CIO non sa che il risentimento di Torino verso Milano ha radici profonde.

Il tradimento delle 5 giornate

Fu l’unica vera rivoluzione popolare della storia d’Italia. Dal 18 al 23 marzo del 1848 ci vollero solo cinque giorni ai milanesi per buttare fuori dalla città gli austriaci che da secoli dominavano il nord Italia. Per il colpo di grazia i milanesi chiesero l’aiuto del Piemonte, unico stato indipendente. In fondo bastava poco per annientare gli austriaci costretti alla ritirata. Ma i piemontesi, per motivi ancora misteriosi, se la presero comoda e lasciarono fuggire agli austriaci che poterono recuperare le forze nel quadrilatero.

L’amore è cieco e, malgrado lo scherzetto piemontese, la maggioranza dei milanesi votarono l’annessione al Regno di Sardegna. Una decisione che non entusiasmò il re: inviò poche truppe e dopo una controversa sconfitta con gli austriaci, il 4 agosto decise di porre fine alla guerra, scatenando l’ira dei milanesi che si ammassarono attorno alla sua residenza. Cristina Belgioioso, la pasionaria dei moti di Milano, così descrisse quei momenti concitati: «Una deputazione della guardia nazionale salì ad interrogare Carlo Alberto sul motivo della capitolazione. Egli negò, ma fu costretto a seguire, suo malgrado, quei deputati al balcone da dove arringò al popolo, scusandosi della sua ignoranza dei veri sentimenti dei Milanesi; e compiacendosi di vederli così pronti alla difesa, promise solennemente di battersi alla loro testa sino all’ultimo sangue».
Fino al’ultimo sangue? Rinforzando la diceria che vuole i torinesi falsi ma cortesi, quella stessa sera il re lasciò la città scortato dai bersaglieri e, l’indomani, il 5 agosto, firmò la resa, aprendo agli austriaci le porte di Milano.

Quando nel 1859 le truppe austriache lasciarono la città, questa volta definitivamente, Napoleone III e Vittorio Emanuele II vennero acclamati trionfanti all’Arco della Pace, senza che però ci fosse il grande protagonista delle cinque giornate di dieci anni prima, Carlo Cattaneo. Esiliato a Lugano conservò un atteggiamento fortemente critico verso i piemontesi, da lui considerati peggiori degli austriaci. Non aveva ancora perdonato il tradimento di Carlo Alberto che dopo le cinque giornate aveva restituito Milano all’Austria.
Eletto deputato nel Regno d’Italia nel 1860 Cattaneo si rifiutò di andare in Parlamento per non giurare fedeltà al re sabaudo.

Il federalismo rinnegato

Per Cattaneo prima di fare l’Italia bisognava fare gli italiani e come modello di stato riteneva più giusto realizzarne uno federale sul tipo della Svizzera. Il grande patriota milanese aveva tutte le ragioni: tutti gli stati che presentano al loro interno delle grandi diversità territoriali, come la Svizzera, la Germania o la Russia, scelgono una struttura federale. Questo per consentire a comunità con esigenze diverse di scegliere una modalità amministrativa adeguata ai loro specifici interessi.

L’Italia era ed è ancora caratterizzata da una profonda diversità territoriale e un assetto federale sarebbe stato la sua naturale conseguenza. Invece la classe dirigente del Piemonte fece una mossa ardita, optando per un centralismo che metteva nelle mani di Roma le redini su tutto il territorio italiano. La ragione ufficiale era di migliorare le condizioni del sud Italia ma era soprattutto figlia della cultura dello stato sabaudo che risentiva fortemente delle influenze francesi. Per questo si ricalcò un architettura fortemente centralista che poteva avere un senso nella Francia resa uniforme da secoli di unità e dalle riforme napoleoniche, ma si è rivelata molto dannosa in un paese eterogeneo con l’Italia. Con il risultato di aver imbrigliato le aree più sviluppate senza consentire neppure un adeguato sviluppo al meridione.

Dall’Alfa Romeo alle Olimpiadi

Torino si è sempre mostrata ingenerosa con Milano. Si possono citare diversi esempi: uno di quelli che amareggia di più i milanesi è la perdita della grande tradizione automobilistica. Le automobili che vinsero i primi campionati mondiali di Formula 1 erano fabbricate nella zona dell’ex fiera, al Portello. Si trattava dell’Alfa Romeo, marchio ammirato e celebrato in tutto il mondo. Con la crisi della gestione dello Stato, si decise a mettere in vendita l’Alfa Romeo. Erano interessati americani e tedeschi, ma per ragioni politiche fu scelta la Fiat che, dopo l’acquisto, procedette alla chiusura di tutti gli stabilimenti della zona di Milano, mantenendo solo il marchio. Un’azione sciagurata per la storia dell’automobile che va contro le strategie normalmente utilizzate: quando si acquista una casa automobilistica di solito si mantengono i suoi stabilimenti, proprio per valorizzare il contributo dell’identità territoriale al marchio, come è il caso del gruppo VW con Lamborghini, Seat o Ducati.

Così, attraverso gli anni sono proseguite le ripicche torinesi contro Milano, fino ad arrivare alla manfrina della candidatura olimpica: Torino che non accetta la candidatura di Milano, Torino che rifiuta di avere Milano come capofila, Torino che si ritira per affossare la candidatura a tre, Torino che vieta al governo di sostenere economicamente Milano e Cortina, infine Torino che attacca la candidatura autofinanziata di Milano – con annessa foto denigratoria.
Ma quale può essere la ragione di questo risentimento?

Milano è ciò che Torino dovrebbe essere

Secondo gli psicologi si tende a odiare nell’altro la parte di noi che dovremmo sviluppare. Questo spiega l’invidia rivolta verso chi ha successo, perchè incarna la frustrazione di chi non è stato in grado di sviluppare quelle stesse capacità che lo hanno condotto alla riuscita. Questo potrebbe essere il caso di Torino: una città che dovrebbe essere rivolta all’Europa eppure rimane sempre periferica. Negli aeroporti milanesi atterranno ogni anno più di 40 milioni di persone, a Torino Caselle sono 4,4 milioni. Milano è capitale morale ed economica, Torino arranca rivendicando primati di ripiego. Milano è metropoli internazionale, Torino è una città provinciale, ancora divisa tra chi vive in collina e chi in pianura. Una città divisa, classista che guarda gli altri con diffidenza. Una città che come chi è in frustrazione esprime ostilità proprio contro chi potrebbe essere uno stimolo alla sua crescita, se presa a riferimento con umiltà. 

ANDREA ZOPPOLATO

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Carlo Carrà in mostra a Palazzo Reale

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Chi è appassionato di arte contemporanea non può non conoscere Carlo Carrà.

Da appassionata de genere, devo ammettere che il Futurismo è una corrente artistica che non mi piace tantissimo, per svariati motivi… ma quando si parla di Carlo Carrà è tutto un altro paio di maniche.

Carrà non era solo un futurista: era un vulcano di creatività e idee in eruzione.

E’ vero, è stato uno dei più rappresentativi esponenti del Futurismo italiano, ma è anche vero che la sua arte ha attraversato diverse fasi, tra le quali – personalmente – preferisco quella Metafisica, molto simile a quella di De Chirico.

Le sue opere sono davvero moltissime e si possono raggruppare in altrettanto numerosi “filoni rappresentativi: dai “valori aplastici” ai paesaggi, alle nature morte – che attestano il suo ritorno alla realtà avvenuto attorno agli anni Venti -, alle grandi composizioni di figura risalenti agli anni Trenta.

Insomma, per dirla in modo moderno, Carlo Carrà è solo il nome di una cartella di documenti al quale interno possono essere aperti file di tutti i tipi e dimensioni.

Se sei curioso di conoscere qualcosa in più sull’arte di questo maestro italiano, sarai felice di sapere che il Palazzo Reale ospiterà fino al 3 febbraio 2019 “Carlo Carrà, mostra antologica, che raccoglierà circa centotrenta opere del grande artista, concesse in prestito dalle più importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e private.

L’ingresso costa 12 euro, ma per un amante dell’arte contemporanea non sono nulla, se la posta è ammirare da vicino i capolavori di un artista del calibro di Carrà.

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I PIATTI italiani più amati dai milanesi

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cucina italiana

Siamo milanesi, ma non siamo solo polpette e risotto. Abbiamo una mente e un palato aperti ai sapori della penisola, insomma, a modo nostro, siamo “Fratelli d’Italia”.

 

#1 LA PIZZA

La pizza sembra essere il simbolo della convivialità, ma in realtà crea più tensioni lei del derby del cuore Milan–Inter. Alta, bassa, col cornicione ripieno, al trancio, forno a legna o elettrico. La Margherita è dei puristi, quelli che approdano sempre in questo porto sicuro fatto di pomodoro, mozzarella e basilico. Poi ci sono gli avventurieri del gusto, spericolati sperimentatori pronti agli assaggi più audaci composti di farciture a base di frutta esotica o wurstel e crauti. Chissà cosa pensano di queste ultime nel Rione Sanità?

 

#2 LE LASAGNE

cucina italiana

Rassicuranti come la tranquilla Bologna che le ha create, sono il piatto della domenica per antonomasia. Le lasagne classiche sono la mamma. Anime in carriera, schiavi degli indici di borsa, tutti in versione 2.0, ma le lasagne non si toccano anche se con un contenuto calorico numericamente più alto del debito pubblico di qualche stato africano.

 

#3 LA PASTA ALLA CARBONARA

cucina italianaPasta lunga o corta che sia, la carbonara è sinonimo di Roma ma, i bene informati, dicono che la ricetta è stata rubacchiata all’Abruzzo dove si preparava una sua stretta parente detta “cacio e ova”. Molto amata dai milanesi, resta la ricetta più maltrattata a casa. Il guanciale istituzionale viene sostituito dalla pancetta e la presenza della panna e del prezzemolo sono una imperdonabile variante sul tema.

 

#4 LA POLENTA

cucina italianaQuesto è il piatto che catapulta il milanese in un mondo contadino e montano. Associata a un osso buco lo tiene con un piede in due scarpe: da una parte il bucolico, dall’altra la tradizione meneghina. Degustata in una baita alpina con vista sulle vette, lo porta a chiedersi che gusto avrebbe se oltre i vetri ci fosse lo skyline di Porta Nuova.

 

#5 LA FIORENTINA

cucina italianaPer i milanesi vegetariani è l’anticristo, per i carnivori una tentazione biblica, la mela di Adamo ed Eva, dove il serpente è un toscano con la sua “bistecca” di chianina da oltre un chilo.

 

#6 IL FRITTO MISTO

cucina italianaFritto è buono tutto, ma il milanese non si accontenta facilmente e un fritto misto lo trasporta a suo piacimento e idealmente su una qualsiasi delle coste della penisola dove, l’estate scorsa, ha mangiato il fritto perfetto pagandolo due lire. Peccato che in Lombardia il pesce fresco e buono costi come la rata finale di un’auto di lusso.

 

#7 LA PARMIGIANA

cucina italianaSapore di Sud misto a sensi di colpa. Non ci sono attenuanti per chi affonda la forchetta in una porzione di parmigiana: melanzane fritte, sugo di pomodoro, formaggio come se non ci fosse un domani. All’ultimo boccone il milanese è più pentito di un terrorista degli anni di piombo ma, ricordando Oscar Wilde, si giustificherà dicendo “resisto a tutto tranne che alle tentazioni”.

 

#8 IL VITELLO TONNATO

cucina italianaE’ il piatto piemontese per eccellenza e il milanese si sente un po’ nobilitato nell’ordinare qualcosa creato per la Casa Sabauda. Se l’originale, quello della tradizione antica, prevedeva una cottura arrosto prima in padella e poi nel forno, guarnito con una preparazione di tonno senza maionese, il milanese si accontenta anche della short version: un bollito affogato in una salsa tonnata già pronta che ammicca dallo scaffale dell’Esselunga.

 

#9 LO STRUDEL

cucina italianaDavanti a lui il milanese enuncia, boccone dopo boccone, sciate nelle località più glamour dell’Alto Adige, prodezze e gesti atletici degni dei componenti della leggendaria Valanga Azzurra (tanto nessuno degli astanti è mai stato sulla neve con lui). Ma il milanese è anche permaloso e chissà se continuerà ad apprezzare questo dolce dopo che la regione ha annunciato il divieto di acquistare case nel suo territorio ai non residenti?

 

#10 IL TIRAMISU’

cucina italianaLast but not least il dolce di origine veneta ma sui menù di tutta Italia. Non c’è famiglia che non giuri di avere la ricetta perfetta e la realizzazione impeccabile. A Treviso, patria del Tiramisù, avrebbero da dissentire, ma almeno possono vantarsi di aver colonizzato il Paese a suon di savoiardi e mascarpone.

In conclusione aveva ragione Alda Merini con la sua celebre citazione: la frase d’amore più bella non è “ti amo” ma “hai mangiato?”.

 

PAOLA DRERA

 

A quale tra questi piatti non riuscireste MAI a rinunciare?

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Gli Eventi Aziendali a Milano

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Molteplici sono i locali e le strutture che il palinsesto Milanese offre. Ma come essere sicuri di scegliere la location giusta per organizzare il proprio evento ideale? Come scegliere i servizi giusti per offrire ai propri clienti un evento unico e indimenticabile?

Da oggi potete consultare in tutta fiducia il sito leader dedicato agli eventi aziendali: Eventi Aziendali.

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Grazie al qualificato Staff potrete organizzare al meglio il vostro evento, partendo dalla progettazione fino ad arrivare alla realizzazione completa.

Sarete sicuri di organizzare eventi esclusivi su target di ogni livello, rendendo l’evento unico ed esclusivo.

Avrete a disposizione le migliori location della città, le più serie, affidabili e alla moda. Sarete sicuri di realizzare eventi unici, particolari e inimitabili.

Avvalendovi dell’aiuto del sito leader del settore degli eventi, potrete realizzare feste di ogni natura; convention, cene aziendali, congressi, conferenze stampa, lancio di nuovi prodotti, concerti, eventi sportivi, culturali e d’intrattenimento.

Nell’ambito privato, il qualificato staff del portale è a vostra disposizione per la realizzazione di feste private come; cerimonie, serate a tema e pubbliche realizzazioni, feste di compleanno, feste di laurea, addio al celibato o al nubilato.

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Il sito leader dedicato agli eventi aziendali è suddiviso per categorie, troverete una lista completa di servizi per ogni settore. Per ogni locale o servizio è dedicata un’intera pagina con la descrizione, le fotografie, gli orari e gli eventuali menù.

Potrete organizzare al meglio ogni evento direttamente on line, in tutta comodità e sicurezza.

I migliori Ristoranti di Milano

Nella categoria dedicata alle Cene, troverete una lunga lista dei migliori ristoranti di Milano e hinterland.

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Le location più esclusive

Nella categoria invece dedicata agli Eventi, potrete scegliere tra tante location trendy ed esclusive del palinsesto milanese e dell’hinterland.

Molteplici sono le proposte tra cui scegliere; locali con immensi spazi oppure più semplici e intimi. In ogni caso sarete sicuri di realizzare un evento unico e indimenticabile.

Per qualsiasi dubbio o domanda basta contattare lo staff di Eventi Aziendali, sia online sia telefonicamente, 24H su 24H (call center informazioni & prenotazioni: +390284571125).

 

REDAZIONE

 

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Filosofia della musica: aperitivo letterario

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La musica? Fondamentale per la nostra quotidianità.

Pensaci: ovunque andiamo, qualunque film vediamo, a qualsiasi cosa pensiamo, alla fine ci ritroviamo a sentire, percepire o ricordare delle melodie.

Quest’arte è legata a sentimenti, emozioni ed esperienze vissute, a gioie, dolori e persone care.

In più, è innegabile che faccia parte della nostra storia e della nostra letteratura.

L’Italia e la musica sono sempre andate a braccetto, partendo dalle filastrocche medievali fino alla musica sacra che tutt’ora si sente durante le liturgie.

Insomma, si potrebbe parlare ore e ore della musica e della sua filosofia… perchè, ebbene sì, esiste anche la filosofia della musica.

Una disciplina del tutto umanistica e decisamente affascinante che esiste da secoli e secoli… e della quale potrai parlare e discutere questa sera alla Corte dei Miracoli, grazie all’aperitivo letterario che avrà proprio questo argomento come tema.

Quello di questo martedì alle 18.30 sarà solo uno del ciclo di incontri dedicato alla riflessione filosofica sui temi della musica e dell’espressività, che permetterà di riflettere sulla composizione, sulla letteratura musicale e sulla sua storia.

Insomma, ti sentirai un vero esperto, soprattutto se sei appassionato.

Tutti gli incontri sono con ingresso a 5 euro (per i tesserati) con aperitivo, un ottimo aperitivo, aggiungerei.

Beh, per il primo martedì di ottobre non si tratta di una brutta idea, no?

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VENDIAMO queste quattro REGIONI e saremo ricchi e felici

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corsica
corsica

15 maggio 1768. A Versailles la Repubblica di Genova firma un trattato per cui si impegna a offrire alla Francia la Corsica come garanzia per i debiti contratti (2 milioni di lire). Genova, ormai in bancarotta, non riuscì a ripagare i suoi debiti e perdette l’isola che divenne francese. Fatto curioso è che i debiti Genova li aveva contratti proprio per fare sedare dalle truppe francesi una rivolta dei corsi.
Con questa mossa Genova risolse due problemi: il dissesto finanziario e la gestione di un popolo che portava grane.

corsica
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Pensavo a questo fatto, lo scorso fine settimana, mentre costeggiavo la Corsica ascoltando le drammatiche notizie che giungevano dal’Italia. Da decenni siamo un Paese che ha perduto la sua sovranità a causa di un debito pubblico colossale. Un debito che aumenta ogni anno nonostante un avanzo primario per via di interessi che ci costano tra i 40 e i 70 miliardi, a seconda dei tassi di mercato. Guardando le magnifiche rocce rosse della Corsica occidentale mi chiedevo che senso ha trascorrere la nostra vita sotto ricatti e in libertà limitata, cedendo ai creditori risorse che potrebbero essere utilizzate in servizi migliori o in investimenti per il Paese.
Per evitare di proseguire in un declino che ci impoverisce sempre più forse si potrebbe azzardare una mossa ardita, prendendo spunto da Genova, città che ha dato origine alla prima banca e che ha insegnato che l’economia è fondamentale, più importante perfino di una parte del territorio.

VENDIAMO queste quattro REGIONI e saremo ricchi e felici

#1 La Sicilia agli americani

Se ne parla dai tempi della seconda guerra mondiale. In Sicilia e al di là del’oceano in molti speravano che la Sicilia venisse annessa agli Stati Uniti. Dove ha fallito la mafia ci potrebbe riuscire lo Stato italiano rendendo la Sicilia il 51esimo stato americano.
Sarebbe un guadagno per tutti. Per gli Stati Uniti che potrebbero gestire una nuova terra nel cuore del Mediterraneo, favorendo il ricongiungimento di famiglie che hanno fatto la storia dell’America, nel bene o nel male. I siciliani potrebbero guadagnarsi un nuovo passaporto e avere più possibilità per emigrare oppure di rimanere in un luogo meglio amministrato.
Ma soprattutto sarebbe un guadagno per l’Italia, per i soldi della cessione e perchè così si libererebbe di un fardello di debiti e di assistiti.
Valore vendita Sicilia: valore reddituale (10xPIL= 830 miliardi) + valore patrimoniale (700 miliardi, Rif: 7 siti Unesco patrimonio dell’umanità + patrimonio artistico e immobiliare)= prezzo di cessione 1.530 miliardi (pari al 65% del debito pubblico italiano)

#2 La Calabria ai russi

L’asta per la Calabria non avrebbe storia, con la superofferta della Russia che così consoliderebbe il dominio mondiale della mafia. Ndrangheta e mafia russa creerebbero in Calabria l’eden della selezione naturale.
Valore vendita Calabria: valore reddituale (10xPIL: 320 miliardi) + valore patrimoniale (150 miliardi):= prezzo di cessione 470 miliardi (20% del debito pubblico italiano)

#3 La Campania ai tedeschi

Fin dai tempi di Goethe esiste un legame magico tra Campania e Germania. Tutti i tedeschi in cuor loro sono convinti che se fossero loro a gestirla la Campania avrebbe un altro volto. Napoli senza rifiuti, Costiera Amalfitana immacolata, Capri senza resse, Ischia come la Baviera, Pompei rinata dalle ceneri: i tedeschi farebbero carte false per battere la concorrenza dei cinesi. Chissà se il rigore e l’ordine teutonico avranno la meglio sulla furbizia campana? Resta comunque un fatto: vendendo la Campania l’Italia potrebbe fare un botto di soldi.
Valore vendita Campania: valore reddituale (10xPIL= 1.000 miliardi) + valore patrimoniale (850 miliardi)= prezzo di cessione 1.850 miliardi (pari al 79% del debito pubblico)

#4 Il Lazio ai francesi

Al fund raising italiano non potranno mancare i francesi. Ci considerano loro terra di conquista, si sa, e la possibilità di avere finalmente il Papa nel loro territorio li spingerebbe a indebitarsi pur di acquistare le terre di Roma.
Il prezzo si potrebbe impennare per la concorrenza di altri paesi cattolici, anche se tutti piuttosto squattrinati, ma soprattutto per gli arabi che farebbero di tutto per annettersi il papato.
Valore vendita Lazio: valore reddituale (10xPIL= 1.800 miliardi) + valore patrimoniale (1.200 miliardi)= prezzo di cessione 3.000 miliardi (superiore al debito pubblico italiano)

#5 Il futuro dell’Italia

Ricapitolando: con la cessione di queste quattro regioni l’Italia azzererebbe il suo debito pubblico e avrebbe un avanzo di 4.500 miliardi, con una liquidità da fare impallidire i fondi sovrani norvegesi e di Dubai. Potrebbe investire il valore patrimoniale di quanto ricavato pagando, con i dividendi ottenuti, pensioni d’oro e reddito di cittadinanza e si libererebbe non solo dal debito ma dalle regioni più inefficienti che frenano la crescita del Paese.
Non solo. L’Italia si potrebbe rilanciare puntando sulle regioni più prospere e, in più, guadagnerebbe sul suo territorio fisico delle regioni meglio amministrate rispetto ad ora, che sarebbero un luogo di attrazione per chi cerca lavoro o anche, semplicemente, per chi vuole andare in vacanza, potendo scegliere tra l’America in Sicilia, la Pompei teutonica o Game of Death in Calabria.

MILANO CITTA’ STATO

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Film da Oscar: Dogman

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Gli Oscar sono la prima manifestazione mondiale per eleggere il miglior film, i migliori attori e i migliori professionisti nel mondo del cinema.

Quest’anno, il film italiano designato per partecipare come “proposta straniera” è stato “Dogman“, di Matteo Garrone.

La trama di questo film non è per niente scontata, per questo te la racconterò brevemente.

Quella che conoscerai, è la vicenda cupa e violenta di Marcello.

L’esistenza di quest’uomo scorre sempre uguale, indifferente, tra le strade di una periferia situata tra la grande metropoli e la natura incontaminata.

Marcello è una persona mite e tranquilla, che gestisce un salone di toelettatura per cani.
Le sue giornate sono scandite dai ritmi del suo lavoro, la compagnia alla sua adorata figlia Sofia… e l’ambiguo rapporto di sudditanza con l’ex pugile Simoncino, da poco uscito di prigione e, per questo, temuto da tutto il quartiere.

Arriva un momento, però, in cui Marcello si rende conto di essere stremato da questa vita di umiliazioni a causa del bullismo subito: per questo, l’uomo decide di seguire le orme di Simoncino e di diventare il suo aiutante in una serie di rapine.

Questo è soltanto un accenno di quello che potrai vedere durante la proiezione di “Dogman“, il film che potrai vedere questo lunedì alle 21.15 al Cinema Ariosto.

Il biglietto costa 10 euro e direi che per un film candidato agli Oscar sono anche pochi.

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Street Art IMPERDIBILE: 10 graffiti di Milano

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street art

Ogni tanto si dice che Milano sia un vero e proprio museo a cielo aperto: un museo fatto di monumenti, statue, piazze… e anche di graffiti, che grazie ai loro colori riescono a catturare lo sguardo dei passanti. Ecco 10 capolavori della street art da non perdere nella città meneghina.

Leggi anche: I più bei Murales di Milano

 

#1 Love Seeker e Heart Slingshot, Millo
Giardino delle Culture, Via Morosini 8

street art
Il tour dei graffiti imperdibili di Milano comincia con due murales monumentali, tanto da coprire per intero le pareti cieche di due palazzi: Love Seeker e Heart Slingshot, dell’italiano Francesco Camillo Giorgino (in arte Millo). Questi due grandi graffiti sono stati realizzati appositamente per il cementoso Giardino delle Culture, vicino al Parco Vittorio Formentano, e rappresentano un ragazzo in cerca dell’amore in una grande città e una ragazza che, armata di una fionda, lancia il suo cuore al mondo intero: un murales in bianco e nero vivacizzato da due cuori rossi.

 

#2 Milano Street Hi-Story, Acme 107, Encs, Gatto Nero, Gatto Max, Gep, Gianbattista Leoni, Kasy 23, Luca Zammarchi, Mr. Blob, Neve e 750ml
Basilica di San Lorenzo (Corso di Porta Ticinese)

street art
In zona San Lorenzo, magari mentre si passeggia verso la Darsena e i Navigli, è un must fermarsi ad ammirare il lungo murale della Basilica, una piccola lezione di storia sul passato di Milano: una collaborazione di 11 street artist che, per volere di Don Augusto Casolo, hanno ritratto alcuni dei volti più famosi legati alla nostra città. A fissare i passanti ci sono personaggi come Napoleone, Giuseppe Verdi, Carlo Magno, Leonardo da Vinci e Sant’Ambrogio: un selfie insieme a loro è d’obbligo.

 

#3 Il Piccolo Principe
Via Angelo della Pergola 12

street art
Il quartiere Isola è un ricettacolo di street art: basti pensare al progetto EscoAdIsola, che ha permesso di dare colore al sottopassaggio che dalla stazione di Porta Garibaldi permette di entrare nel quartiere. Nello specifico, in Via Angelo della Pergola un murale cattura facilmente l’attenzione perché illustra tre scene di Il Piccolo Principe, il noto classico per bambini (e anche per adulti). Chi ha letto il libro riconoscerà gli episodi della rosa, dei baobab e dell’incontro con l’aviatore.

 

#4 Mutevole, di Elisabetta Mastro
Via Simone Schiaffino 21

street art
In tutt’altra zona di Milano, nel quartiere Bovisa, 26 quadrati colorati e 24 figure in movimento contribuiscono a riqualificare questa parte della città: si tratta del murale Mutevole, con protagonista assoluto il colore. È possibile ammirarlo dall’inizio alla fine su youtube.

 

#5 Superman e Antinoo, di Felipe Cardeña & Street Boys e Tomoko Nagao
Via Termopili

street art
Lungo questa strada, tra le fermate di Pasteur e Rovereto, salta subito all’occhio una coppia di murales caleidoscopici, uno con protagonista Superman e il secondo raffigurante Antinoo, l’amante dell’imperatore Adriano. I due personaggi sono immersi in un fondale coloratissimo e floreale, cifra stilistica dello street artist cubano Felipe Cardeña.

 

#6 Lo squalo, di Marco Teatro
Via Ascanio Sforza / Via Giuseppe Lagrange

street art
Da non molti anni sono stati decorati anche i due ponti del Naviglio Pavese, colorati e reinterpretati da otto street artist di fama nazionale e mondiale. Tra questi spicca lo squalo di Marco Teatro, che sembra sul punto di divorare coloro che passano per il ponte.

 

#7 I camaleonti, del Centro Sociale Zam
Via Santa Croce

street art
Proprio dietro la Basilica di Sant’Eustorgio, verso la fine del Parco Giovanni Paolo II, lo sguardo viene catturato da una coppia di colorati camaleonti che camminano sui tetti di una città disegnata.

 

#8 Tango d’Amore, di Cristian Sonda
Viale Edoardo Jenner 44

street art
Davanti alla sede dell’ASL di Milano, due ballerini improvvisano un tango in un paesaggio notturno, immersi nella natura.

 

#9 Cucimilano, di ZED1
Via Benaco 1

street art
Sulla facciata del Madama Hostel & Bistrot spicca il gigantesco murale di Marco Burresi (in arte ZED1), con protagonista una sarta che cuce i simboli di Milano utilizzando le bandiere dei diversi Stati nel mondo: un messaggio cosmopolita, volto ad esprimere il carattere internazionale del Madama. Purtroppo sulla stessa facciata sono affisse anche delle pubblicità, che per fortuna non si sovrappongono al murale.

 

#10 W.A.L.L., di Eron
Parco di CityLife

street art
Nel cuore della contemporaneità milanese sorge, per mano del riminese Eron, uno dei murale più lunghi del mondo: ben 120 metri di muro, W.A.L.L. (acronimo di Wall Are Love’s Limits). Al centro del murale brilla un sole accecante che crea ombre di alberi più o meno definite, mentre il filo spinato è disegnato dai nomi dei cinque continenti, ripetuti con lettere piccolissime. A livello simbolico, questo muro verrà rimosso tra circa un paio d’anni, per volere dell’artista stesso: un messaggio contro tutti i muri del mondo, metaforici o meno.

 

VANESSA MARAN

 

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Il senso della vita a Milano

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Beato colui che ha trovato nella vita lo scopo della propria esistenza, diceva il mistico indiano Hazrat Inayat Khan.
Scopo della vita sembra un concetto astratto, un po’ noioso, che compete ai filosofi. In realtà è qualcosa di fondamentale, alla base di ogni scelta: lo scopo della vita è il criterio per cui scegliamo di fare una cosa invece di un’altra. E’ ciò che ci indirizza nelle nostre decisioni ed è ciò che costituisce il metro di valutazione di come è andata la nostra giornata o la nostra vita.

Per capire il senso della vita quindici anni fa ho iniziato un percorso di formazione molto duro, mi sono trasferito all’estero, ho studiato e sperimentato molto. Una delle cose che ho imparato in questo percorso è di evitare pregiudizi e stereotipi, ma di valutare se una cosa è bene o male dagli effetti che produce. Provo dunque a valutare 10 sensi della vita, particolarmente diffusi a Milano, in base ai risultati che possono avere.

10 scopi di vita tipici a Milano (e non solo)

#10 L’automatismo del criceto

Nato negli Stati Uniti il criceto si è ormai diffuso ovunque, soprattutto a Milano. Le giornate volano mentre tu giri su una ruota senza arrivare da nessuna parte e senza fermarti per paura di accorgerti che sei in gabbia. Per capire se si è affetti da automatismo del criceto basta domandarsi: per quale scopo mi alzo la mattina? Se non trovi una risposta sei un criceto.

#9 Il week end

A Milano si lavora spesso con in testa la fuga del week end. Più che un senso della vita è un campanello d’allarme: se trovi giovamento pensando al prossimo week end o alla prossima vacanza dovresti domandarti se non ti stai bruciando la vita con un lavoro privo di significato.

#8 Il conformismo

C’è chi nella sua vita sceglie in base a quello che fanno gli altri. Siamo nella società della maggioranza, dove contano i numeri non l’intelligenza. E molti vivono questo come un automatismo, cercando di scegliere in base a quello che si fa di più. Bono ha dichiarato che se avesse venti anni oggi invece che musicista sarebbe diventato uno startupper. Quello che ha detto fa pensare sull’impatto della moda nelle scelte di vita, anche in chi sembrava avere una autentica vocazione.

 #7 L’avere

Freud la considerava uno dei principali meccanismi di difesa dell’Io: la compensazione. Si ricerca nell’avere la mancanza di essere. Per shopping si intende l’anteporre l’avere all’essere, il farsi guidare nelle scelte dall’acquisire qualcosa in più o dal difendere quello che si ha. Il risultato è quello di inaridire la vita che, come dice Messner, è resa meravigliosa non da quello che si ha, ma da quello che si fa. 

#6 L’approvazione sociale

E’ questo uno scopo della vita che ci condiziona tutti, rinforzato dalla cultura di massa e anche da Facebook. Oggi più che mai ci sembra di essere al centro dell’attenzione di un sacco di persone: basta un post per distruggere una vita, tutto in nome dell’approvazione. Eppure è un mito totalmente fasullo: in realtà agli altri di noi non interessa nulla. 

#5 Il dovere

Una bussola che orienta le scelte della vita in una città calvinista come la nostra. Per senso del dovere ci si sveglia presto la mattina, si lavora più degli altri, si rinuncia a qualche piacere, si evitano salti nel buio. E’ uno scopo della vita che spesso fa ottenere ottimi risultati materiali perché chi ha grande senso del dovere è un soggetto su cui la società può contare. Ma di rado porta alla gratificazione. E spesso chi vive guidato dal senso del dovere si accorge troppo tardi che la vita è altro.

#4 Il presenzialismo

E’ la rappresentazione del complesso da esclusione. A Milano soprattutto esiste una paura ancestrale di non essere invitati da qualche parte o di trascorrere una vita da tappezzeria. Questo scopo della vita può essere ambivalente. Se si vive il presenzialismo come proiezione dell’immagine stereotipata di noi stessi, il risultato è di finire in balia degli eventi. Ma se si tratta di una forma di protagonismo, di istinto di affermazione di sé, di farsi soggetto e non oggetto della situazione, allora può diventare uno scopo capace di rendere più piena l’esistenza.

#3 I soldi

Vivere per fare un pacco di soldi può rendere la vita più profittevole. Sicuramente è un criterio di scelta piuttosto semplice: tra le diverse opzioni basta scegliere quella che ci fa guadagnare di più. Anche se spesso non è facile capirlo a priori, è comunque agevole per valutare il bene o il male di una scelta. Ho guadagnato? Bene. Ho perso soldi? Male. Spesso il criterio dei soldi dà ottimi risultati anche in termini di appagamento, se non altro perché se usati bene, i soldi consentono di avere più libertà nella gestione del proprio tempo e nelle scelte di vita. Può essere un discreto criterio quando non si hanno criteri: di solito però, il grande salto di qualità avviene quando si capisce che i soldi non sono un fine, ma sono uno strumento. A quel punto tutto dipende dal fine verso cui i soldi vengono impiegati.

#2 Figa

Qui si apre un universo. A Milano domina talmente la scena da essere diventato un intercalare tipico. Figa di qui, figa di là, è il nostro slang ma non solo: a Milano un organo sessuale si è trasformato in un giudizio di valore: il milanese, senza distinzione di sesso, è attratto da tutto ciò che è figo. Compreso l’amore. Questo senso della vita non è per niente scontato. Può racchiudere in sé chi nelle sue giornate insegue il grande amore, chi vive la vita come un maiale, oppure chi in realtà è alla continua ricerca di un’estetica superiore. Mentre l’amore può dare felicità ma se inteso male può gettare negli inferi, considerare il bello come valore morale potrebbe riservare molte gratificazioni, come diceva Husserl quando riteneva che l’estetica è l’unico autentico valore naturale dell’essere umano.

#1 La crescita

Per concludere metto tutti i valori che a differenza di quelli precedenti, non riguardano la sfera sociale ma rientrano unicamente nella sfera del sé. Si possono definire valori evolutivi, perché il punto in comune è che il loro perseguimento favorisce un’evoluzione, una crescita del soggetto. Questa crescita può avvenire lungo diverse coordinate. Questi valori sono:

  • La creatività. Ogni traccia di esistenza umana è documentata dalla creazione di qualcosa. Siano le piramidi o le statue dell’isola di Pasqua, prova dell’essere umano è la sua creatività nello spazio. Considerare come fine della propria vita il creare, porta a scegliere ogni giorno ciò che ci consente di produrre qualcosa di nuovo.
  • La saggezza. Questo senso della vita porta a considerare la giornata come un libro da apprendere attraverso l’azione, la relazione con gli altri o lo studio. Porta a chi la raggiunge lo stato tipico di chi non dipende più dall’esterno per la propria felicità.
  • La riuscita. Ogni giorno la vita ci mette alla prova con ostacoli e problemi vari. C’è chi cerca di evitarli, ma c’è anche chi li considera come strumenti per evolvere se stessi. E l’evoluzione avviene proprio attraverso la scelta ottimale che il soggetto compie in ogni situazione rendendosi utile a risolverla al meglio.

In sintesi, la caratteristica dei valori evolutivi è quella di indirizzare sempre verso la crescita del soggetto. E scegliere in base a ciò che ci fa crescere di più è forse il criterio di scelta che produce i migliori risultati, in termini di benessere e di realizzazione del sè. Se avete dei dubbi su cosa scegliere, scegliete ciò che pensate vi farà crescere di più, negli aspetti di voi stessi che vi stanno più a cuore. Questo il mio consiglio.

Essere ciò che siamo, diventare ciò che siamo capaci di diventare, questo è il solo fine della vita (Robert Louis Stevenson)

ANDREA ZOPPOLATO

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Ortica in Festa

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Se ti dico “ortica” a cosa pensi?

Naturalmente in riferimento alla bella Milano, non certo alla pianta urticante che diventa utile soltanto all’interno di un buon risotto ben mantecato.

Ma certo: al “quartiere Ortica“, la zona periferica della città meneghina famosa non solo per i riferimenti all’interno delle canzoni di alcuni importanti cantautori italiani (per citarne uno, Jannacci), ma anche tante altre cose, in primis la voglia degli abitanti di quelle strade di riscattare la fama non tanto felice del quartiere.

La cosa che salta subito all’occhio, una volta che ci si aggira nel quartiere Ortica, è il fatto che sia diventato un museo a cielo aperto: è impossibile non rimanere affascinati dai coloratissimi murales che riempiono i muri dei palazzi, eseguiti con una padronanza artistica che non ha nulla da invidiare ai più competenti pittori contemporanei.

Oltre a questa componente artistica, è degno di nota il fatto che, da semplice “periferia”, il quartiere Ortica negli anni sia diventato un punto di riferimento culturale e di aggregazione, ma un luogo di divertimento e d’intrattenimento di tutti i milanesi della zona est.

E dato che si sta parlando di un quartiere vivo, esplosivo e altamente inclusivo, non ci si poteva aspettare che una grande festa per celebrare l’arrivo dell’autunno, giusto? Una festa che coinvolgesse non solo gli abitanti della zona, ma anche chiunque volesse passare un po’ di tempo in allegria e compagnia.

Ed ecco che, quindi, arriva l’Ortica in Festa, tre giorni di musica, buon cibo e buona compagnia, ma anche molto, molto altro, che da questo venerdì alle 18.00 invaderà le strade del quartiere.

Questa sera, per esempio, alle 18.00 potrai partecipare alla presentazione del libro “Riformisti” di F. Giuffrida e successivamente, dalle 19.30, mentre gusterai la sfiziosa cena preparata per gli ospiti della manifestazione potrai assistere a uno spettacolo dedicato interamente alla figura controversa e anticonformista di Frida Kahlo.

E questo sarà solo il primo giorno: la festa non finisce qui.

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Un ambrogino pop: 10 proposte per il PREMIO più ambito dai milanesi

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L’anno scorso ci ha provato l’assessore Lipparini a rendere pop il premio più ambito dai milanesi. Risultato? L’iniziativa è stata sepolta da una sfilza di fischi. Forse Lipparini ha sbagliato solo i tempi, qualche mese e il diluvio populista avrebbe ribaltato il Paese. Forse è il momento di rilanciare per rendere l’ambrogino un premio popolare. 

Milano Città Stato è e sarà sempre al fianco del Comune su iniziative che coinvolgano i cittadini alla cosa pubblica e quindi proviamo anche noi a contribuire proponendo dieci suggerimenti simbolici per l’assegnazione dell’Ambrogino, indicando le nostre motivazioni.

Un ambrogino pop: 10 proposte simboliche per il Comune di Milano

#1 Ambrogino DOC
A personaggi attivi nel mondo del volontariato, come Federico Gallo Perozzi (Emergenza Freddo), Odile Robotti (Milano Altruista), Francesca Fedeli (Fight The Stroke), Ivan Nissoli (Volontari per un giorno), Salvatore Grillo o Fiorenzo Dalu (Pane Quotidiano).

#2 International Ambrogino
A stranieri che stanno facendo belle cose a Milano, come Ernst Knam, Wicky Pryan o Johnny Kai (l’aggiustatutto di via Giordano Bruno).

#3 Ambrogino scandalo
A Fabio Rovazzi che ha portato in tutta Italia l’epic sound della Milano che non si vergogna di niente. In alternativa, o in aggiunta, lo meriterebbero anche Dj Ax e soprattutto Fedez, icona della contraddizione dei nostri tempi, tra difesa dei black block e selfie nell’attico di City Life.

#4 Ambrogino Rock
Restando in tema, l’Ambrogino potrebbe valorizzare la wave milanese del mondo del pop e del rock, partendo da Manuel Agnelli, per arrivare alle Vibrazioni, Nina Zilli, Malika Ayane, Giusy Ferreri & C. Ancora più rock sarebbe premiare le nuove leve del trap. 

#5 Ambrogino business dal cuore d’oro
A personaggi del mondo della finanza che però non guardano solo al guadagno materiale, come Luciano Balbo, Diana Saraceni o Alessandra Perrazzelli.

#6 Ambrogino Cult
A persone attive nel mondo della cultura, come Lionello Cerri (Anteo), Rossana Ciocca (Cene in bianco), Duilio Forte (Atelier Forte), Daniela Cattaneo, Andree Ruth Shammah (Teatro Franco Parenti), Cristiana Capotondi, Maria Grazia Mattei, Silvia Robertazzi e Antonella Dedini (Milano Design Festival).

#7 Ambrogino scacciacrisi
Agli imprenditori di successo della nuova generazione, come Alessandro Fracassi e Marco Pescarmona (Mutui On Line), Pietro Martani (Copernico), Urbano Cairo (RCS), Davide Dattoli (TAG), Marco Ferrari (Turbo), Marco Corradino e Fabio Cannavale (Bravo Fly), Vito Lomele (Job Rapido), Federico Marchetti (Yoox) o Marco Porcaro (Cortilia).

#8 Ambrogino d’esportazione
Ai milanesi che si stanno facendo onore all’estero, come Andrea Rasca (Mercato Metropolitano a Londra), Rocco Princi (Londra), i ragazzi dell’Ostello Bello che hanno aperto in Myanmar o i ragazzi del birrificio Lambrate che hanno aperto a Berlino.

#9 Ambrogino doveroso
A Gina Gasparin e Luisa Riva che hanno dedicato la loro vita al Vivaio Riva, il cuore verde di Milano. Dopo la chiusura forzata del Vivaio, per il Comune sarebbe un doveroso gesto di riparazione. 

#10 Ambrogino post ideologico
Agli esponenti della scena politica che non appartengono alla coalizione che governa la città: Stefano Parisi, Corrado Passera, perfino Silvio Berlusconi o Matteo Salvini. Sarebbe un atto storico, un gesto grande civiltà e di superamento di una politica che divide in amici e nemici, per inaugurare una nuova stagione di lavoro congiunto per il bene di Milano.
Può sembrare qualcosa di assurdo, di troppo visionario, ma ricordiamoci che siamo la città dell’editto di Costantino, primo atto di tolleranza universale della storia del mondo.

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Il Museo della Scienza nella Notte bianca dei ricercatori

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Diciamocelo: quando si pronuncia la parola “museo”, per noi meneghini è sempre una tragedia.

Non perchè ci annoiamo o altro, anzi.

A Milano ci sono tantissime mostre interessanti, ogni museo è particolare e unico e le esposizioni all’avanguardia sono sempre le più affascinanti.

Ma purtroppo, per il museo serve tempo.

Eh sì: quando si tratta di arte, mostre ed esposizioni, la scusa principale è “non ho tempo”.

Che, in effetti, a Milano non è esattamente una scusa, bensì la verità: per godersi un museo come si deve serve tanto tempo e noi meneghini abbiamo delle vite così frenetiche che praticamente portiamo al guinzaglio lo stress.

Ma. C’è un “ma”.

Per ovviare questo problema, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci ha in serbo una serata davvero speciale, che risolverà tutti i problemi dei milanesi appassionati di scienza, ricerca e storia che sognano di poter visitare questo ente storico da anni, ma non hanno mai avuto tempo.

In occasione della Notte Europea dei Ricercatori, potrai visitare il Museo dalle 18.30 alle 23.30.. gratis.

Sì, hai capito bene: potrai scoprire tutte le meraviglie della scienza, le esposizioni permanenti e temporanee e visitare il famoso sommergibile esterno Toti, meta prediletta di tantissimi turisti in visita a Milano.

E’ un’occasione d’oro per poter recuperare il tempo perduto: è abbastanza frustrante essere milanese milanese ed essere andato al Museo della Scienza e della Tecnologia solo in terza elementare per vedere le macchine volanti, non credi?

E non dire che non hai tempo nemmeno di notte perchè non ci credo.

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PLASTIC il locale più trasgressivo di Milano sta per compiere 40 anni

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È il locale culto tra le discoteche di Milano.

Fondato nel 1980 da Lucio Nisi e dal dee jay Nicola Guiducci, il Plastic è rimasto nei decenni il locale simbolo della trasgressione e della libertà d’espressione delle notti milanesi.

E’ stato frequentato, tra gli altri, da Madonna, Elton John, Andy Warhol, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen, Keith Haring, Grace Jones e Jovanotti. La selezione all’ingresso è leggendaria: si dice che tra i “rimbalzati” dai buttafuori all’entrata ci sia anche Grignani. Sembrava un “tamarro”, ricorda un buttafuori di allora.

Inizialmente era in viale Umbria ma da qualche anno è stato trasferito in via Gargano, vicino a viale Ortles. Ora si chiama “Plastic Palace”. 

 

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Aperitivo musicale da Eataly: torna il Jazz Bar

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Il “momento aperitivo” è sacro.

Qualsiasi milanese che si rispetti per prendere appuntamenti o vedere gli amici si rifà sempre all’aperitivo: “ci prendiamo un’ape e parliamo?” oppure “dai, facciamoci un’ape, che intanto ti spiego cos’ho in mente“.

Suona familiare? Ovviamente sì.

L’aperitivo è diventato un momento fondamentale e ormai chiunque ha fiuto per capire se l’offerta dei drink e delle cibarie è buona o scadente.

Principalmente, un aperitivo deve avere queste caratteristiche: proporre dei drink che non siano acqua o pieni di ghiaccio, offrire dei manicaretti abbondanti (magari in modo da risparmiare anche sulla cena, così ottimizziamo) e, magari, accompagnare il tutto con della musica dal vivo.

Beh, durante un aperitivo la musica dal vivo crea atmosfera, se non è invadente.

Dato che siamo arrivati al giro di boa della settimana sai che ti dico? Che mi è proprio venuta voglia di un bell’aperitivo in musica

Per questo ti propongo l’appuntamento settimanale della rassegnaaperitivi in musica” di Eataly, che ancora una volta proporrà i suoi mercoledì all’insegna del buon bere, buon mangiare e buona musica…jazz.

Il palco di Eataly Smeraldo ospiterà fino a maggio non solo gruppi jazz, ma anche band dalle sonorità etniche, funky jazz, manouche, e molto altro, giusto per dare quel qualcosa in più al tuo mercoledì sera.

Questa settimana, dalle ore 18.30 di questa sera, potrai goderti il tuo sfizioso aperitivo durante lo show musicale del Nothing is real quartet, pronti a farti ballare, cantare e ondeggiare per concludere in bellezza la serata. Sono cerca che ti divertirai.

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INDOVINA DOVE – 3° Puntata

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andrea cherchi terzo
Copyright Semplicemente Milano/Andrea Cherchi

 

Dov’è stata scattata questa foto? E cosa rappresenta?

Giovedì 27 settembre 2019 – SOLUZIONE

Il gatto di lamiera

Spunta dalla grata di un edificio privato in corso Monforte.

 

ANDREA CHERCHI

 

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Salvador Dalì – La ricerca dell’Immortalità

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Se si parla di Surrealismo, uno dei miei artisti preferiti del Novecento (e in assoluta, il più alto rappresentante di questa corrente artistica) è senza dubbio Salvador Dalì.

Questo amore incondizionato per il poliedrico e geniale Dalì è dato principalmente da due fattori.

Il primo è che ciascuna delle sue opere è un capolavoro di atmosfere oniriche, bizzarre e, a tratti, grottesche, che permettono alla mente dei fruitori di volare verso orizzonti mai nemmeno immaginati. Insomma, Dalì è riuscito a trasportare nel mondo reale le percezioni, le visioni e i protagonisti dei suoi sogni.

Secondariamente, trovo sorprendente la capacità dimostrata da Dalì di fare di se stesso un vero e proprio personaggio e punto di riferimento, divenendo così il principale portavoce del Surrealismo in tutte le sue espressioni: arte figurativa, scultorea, cinematografica, fotografica e chi ne ha più ne metta. Grazie a un’immagine minuziosamente costruita, Salvador Dalì è riuscito realmente a diventare immortale: oggi, chiunque conosce la figura baffuta del genio di Figueres.

Se anche tu ami questo eccentrico artista spagnolo, ti consiglio la visione di “Salvador Dalì – La ricerca dell’immortalità”, il film prodotto in occasione dei trent’anni dalla morte dell’artista – avvenuta nel 1989 – che potrai vedere questo mercoledì alle 19.15 al Cinema Ariosto.

Il biglietto costa solo 10 euro, nè più nè meno di una mostra d’arte: con questo ingresso, potrai vederti una meravigliosa storia e godere dei capolavori scaturiti dal genio di Salvador Dalì. Cosa vuoi di più?

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Aspettando la Biblioteca degli alberi, nella più grande piazza di Milano, ancora senza nome. 10 proposte su come chiamarla

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Già l’invito era strano. L’evento “si terrà negli spazi all’ombra dei grattacieli di Porta Nuova“. Ho sgranato gli occhi leggendo e rileggendo il documento alla ricerca dell’indirizzo esatto. Ma niente. L’unica indicazione era “gli spazi all’ombra dei grattacieli di Porta Nuova”. Ho pensato alla stranezza di un luogo senza nome, descritto come accade a Tokyo per disorientare eventuali invasori.

All’evento ci sono andato dando appuntamento a qualche amico dicendo loro quello che era scritto sull’invito. Alcuni mi hanno fatto notare che lo spazio circondato dai grattacieli di Porta Nuova è una roba immensa, va da Piazza Gae Aulenti al Palazzo Lombardia, dal Principe di Savoia a Garibaldi. “Sì, hai ragione. Quando arrivi telefona”. Proprio così.

E questo capitava anche sulla strada dell’evento, con gente che domandava dove si trovasse e la descrizione era laggiù, da quella parte, in questa specie di grande piazza. Una piazza enorme, gigantesca, che mi ricorda AlexanderPlatz a Berlino.
Una piazza che se ci si mette dalla parte del Bosco Verticale si riesce a vedere tutti assieme i nuovi grattacieli di Milano: oltre a quelli di Porta Volta ci sono anche quelli di CityLife. Probabilmente si tratta della piazza più grande di Milano, peccato solo che non abbia un nome. Il parco si chiama Biblioteca degli alberi, ma l’intero spazio che comprende anche il parco, un nome vero non ce l’ha. 

Già. Perchè più dell’evento con i miei amici si è parlato soprattutto di questo. Che nome ha? E se non ha nome, che nome le si potrebbe dare?
Appena rientrato a casa ho guardato su google maps, per capire come fosse definito questo spazio nel cuore di Milano. Come si vede dall’immagine (il punto di domanda l’ho fatto io) questo grosso slargo, non ha nome. Nè piazza, né viale.

piazza

Visto che si tratta di uno spazio stupendo che di notte diventa incantevole, credo che abbia bisogno non solo di un nome, ma di un nome altisonante per farla diventare la nostra AlexanderPlatz, l’alternativa moderna all’inossidabile di Piazza del Duomo.

10 PROPOSTE DI NOME PER LA PIAZZA SENZA NOME CIRCONDATA DAI GRATTACIELI

#1 Piazza dell’Uomo

Nome sontuoso, sublime, un inno all’umanesimo che potrebbe innescare una sana rivalità fonetica con piazza del Duomo. La versione toponomastica della sfida tra sacro e profano, yin e yang, messa già in atto tra Duomo e Castello Sforzesco.

#2 Piazza del Business

“Umanesimo? Che pizza!” Mi sembra già di sentire chi già con fatica è arrivato alla prima proposta. Va bene, forse l’umanesimo non abita più qui, e allora intitoliamola a ciò che ha davvero animato la creazione di questa piazza e di quello che ci sta attorno. Chiamiamola piazza del Business, così, senza giri di parole o ipocrisia. Perchè se non fosse così invece che in Gae Aulenti si andrebbe al Luna Park delle Varesine.

#3 Piazza Bosco Verticale

Darebbe ancora più risalto all’opera che incide con più personalità sulla piazza. Intitolare al bosco verticale la piazza sarebbe una gran mossa di marketing perchè renderebbe più facile attirare turisti ad ammirare l’opera di Boeri.

#4 Piazza Stefano Boeri

A questo punto osiamo. Sarebbe una cosa pazzesca che farebbe parlare il mondo intero. La prima piazza intitolata a un vivente, escludendo i regimi dittatoriali. Il primo caso di culto della personalità in una democrazia. E la nostra archistar andrebbe in giro per il mondo a celebrare la sua piazza.

#5 Piazza dei grattacieli

Ipotesi più conservativa con un nome quasi didascalico. In fondo è così, è la piazza da dove si possono godere tutti i grattacieli di Milano. Immaginiamo quanti turisti sarebbero attratti dall’andare a godersi lo skyline di Milano.

#6 Piazza orizzontale

Sotto il bosco verticale c’è la piazza orizzontale. Semplice, immediato. Molto pulp, si direbbe se fossimo ancora negli anni novanta.

#7 Piazza Milano Città Stato

Forse sono un po’ di parte, ma la troverei un’iniziativa geniale, roba d’altri tempi quando la politica aveva orizzonti ambiziosi. Sarebbe un proclama a Roma di sganciarci quell’autonomia che potrebbe rendere Milano libera di gestirsi come accade nelle città di punta di tutti i principali paesi europei. E avrebbe un impatto emozionale incredibile.

#8 Piazza Ciampi

Nelle vicinanze c’è Piazza Einaudi. Sarebbe questa la mossa più politically correct.

#9 Piazza dell’Unione Europea

Ma il politically correct mi dà noia e mal si sposa con la piazza più ambiziosa di Milano. Meglio osare con qualcosa shock: a questo punto perchè non intitolare questa immensa piazza all’Unione Europea? Pensiamoci. Sarebbe una mossa assurda, solleverebbe un vespaio di polemiche, di casini vari. Però sarebbe anche un atto con le palle, dalla piazza più futuribile di Milano potrebbe ripartire un poderoso invito a costruire una nuova Europa.

#10 Piazza Brexit

Se proprio l’Unione Europea risulta indigesta, allora si potrebbe intitolarla al suo opposto, all’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Visto che si vuole prendere l’eredità di Londra questa piazza diventerebbe un autentico manifesto che richiamerà per sempre il fatto che Milano prima o poi prenderà il posto di Londra. E’ destino.

ANDREA ZOPPOLATO

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La magia dell’aperitivo

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Tutti hanno bisogno di un pizzico di magia, fascino e incanto nella propria vita.

Anche perchè, ahimè, per “vita” la maggior parte delle volte si intende il tran tran della quotidianità milanese, che in quanto a frenesia non ha eguali.

Sarebbe bello, come per magia, dimenticare tutto e tutti almeno per una sera, giusto per concedersi il lusso di riposare.

Vuoi mettere uscire dal lavoro, di casa o dall’università dopo una giornata impegnativa e sapere che esiste un posto accogliente e appagante dove rifugiarti dallo stress quotidiano?

Sembra quasi una magia fuori dalla realtà… e invece questa sicurezza c’è.

Mi riferisco al Milord, un locale dall’atmosfera raffinata e unica in grado di offrire un’esperienza intensa a ogni singolo cliente che oltrepassa la sua soglia.

Al Milord, professionalità fa rima con ricerca di sapori autentici e materie prime di altissima qualità, caratteristiche indispensabili per arricchire le tue serate di quel pizzico di magia necessario a garantire un happy ending alla giornata.

Questo lunedì, dalle 18 alle 20, al Milord potrai goderti la magia di uno sfizioso aperitivo al tavolo (composto da due portate con quattro assaggi freddi e quattro assaggi caldi e comprensivo delle loro freschissime chips home made), che potrai accompagnare con dei deliziosi cocktail, a 10 euro. Se, invece, durante l’aperitivo vorrai provare i signature cocktail, il prezzo sarà tra i 12 e i 15 euro.

Ma il Milord non potrebbe garantire tutto questo se non avesse un servizio di prenotazione per assicurare il massimo della magia: se vuoi essere certo al 100% di goderti le proposte di questo locale, ricorda che puoi prenotare il tuo tavolo chiamando lo 02 36737141 o scrivendo a info@milordmilano.com.

Grazie al Milord, i crepuscoli milanesi avranno un nonsocchè di… magia.

 

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Milano la nuova LONDRA: cosa possiamo prendere dalla capitale inglese

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Londra 2018 (foto di Martina Mazzotta)

Impressioni di Londra: poco traffico aria pulita, cucina inglese diventata di qualità eccellente, avocado diete iperproteiche e healthy food ovunque, latte di mandorla up latte di soia down, prezzi abbordabili tranne che per chiese e monumenti, tutti con zaino e cuffiette, strade pulite senza cani, pochi scooter solo per i servizi delivery, zone top south banks e soho, giovani dappertutto, unica città in Europa dove non ti senti straniero, sensazione che anche con la brexit da qui se ne andranno in pochi.

impazzivo
impazzivo

Milano la nuova LONDRA: cosa possiamo importare dalla capitale inglese per rendere migliore la nostra città

Le facciate make up dei palazzi

I londinesi sono dei maestri nell’arte dell’apparenza, non è un caso che look, glam, top, wow, make up, dalla lingua inglese siano entrate anche nel nostro vocabolario, praticamente intraducibili. Un esempio? Hanno capito che l’estetica dei palazzi è fondamentale per valorizzare la città, ma perchè dover ristrutturare tutto? Basta solo intervenire sulla facciata. Se si cammina nei quartieri più chic, come Chelsea o Notting Hill si scopre che dietro quelle facciate meravigliose ci sono palazzi bruttini.

make up di facciata 1
make up di facciata 1
make up di facciata 2
make up di facciata 2

Il favoloso mondo della metropolitana di Londra

Forse è la migliore del mondo. Praticamente perfetta. Contribuiscono al suo successo, oltre all’estensione impressionante, le fermate più distanti una dall’altra che consentono una maggiore velocità di percorrenza e il fatto che nelle ore di punta ogni minuto passa un convoglio. Simpatico anche che fuori i bus più importanti vadano 24 ore su 24 e che le linee  della metro abbiano un nome invece che un numero: clicca come potremmo chiamare le nostre linee della metro. Unica pecca? Si capisce poco quanto ti costa

ma quanto mi costi?
ma quanto mi costi?

La cura di giardini e delle piazze fiorite

Come sarebbe bello se i nostri parchi e le nostre piazze fossero curati con la stessa attenzione che i londinesi mettono nei loro giardini pubblici.

fiori tra Granary Square e Regent

Free Arts, pay for God

Potrebbe essere un esperimento intrigante replicare a Milano città stato il modello al contrario di Londra, dove i musei sono gratuiti, le chiese sono a pagamento.

gratis alla national gallery
gratis alla national gallery
gratis alla national gallery
gratis alla national gallery
gratis alla Tate modern
gratis alla Tate modern
non è una chiesa, è la corte di Giustizia
non è una chiesa, è la corte di Giustizia

W le tasse (inglesi)

Confrontare le tasse milanesi con quelle londinesi gonfia il fegato più di mille pinte di birra.
Soprattutto la classe media è quella più colpita in Italia. Ad esempio, da noi chi guadagna 30.000 euro paga il 38%, a Londra paga poco più della metà: 20%.
Le imprese in Italia pagano 9 punti percentuali di tasse in più, ma la differenza maggiore è già alla partenza: si può costituire la propria azienda online e con sole 12 sterline. Per non parlare della libertà di operare, senza la rigidità delle licenze italiane, e con un meccanismo di donazioni molto spinto che, spesso, integra in modo quasi forzato i tradizionali biglietti a pagamento.

Admission Prices (including voluntary donation)
Admission Prices (including voluntary donation)

Ora inglese

Milano potrebbe anche prendere l’ora di Londra. Un’ora avanti, un’ora di luce in più rispetto al resto d’Italia.

poeti a noleggio sotto il sole di londra
poeti a noleggio sotto il sole di londra

Bank holiday

In Italia i giorni festivi sono un terno al lotto. Se cadono di giorno feriale si fa festa, se però capitano nei week end si perdono. A Londra le festività non dipendono dalla fortuna: se per caso cadono nei week end si sta a casa il lunedì successivo. Si chiama bank holiday.

rappresentazione artistica del bank holiday
rappresentazione artistica del bank holiday

Tassa sulle bevande zuccherate

Un’altra idea interessante da importare è usare la tassazione su comportamenti dannosi per la salute. Un classico è la tassa sulle bevande zuccherate. Forse non è un caso che a Londra sia in pieno boom il cibo sano (healthy food ovunque)

anche i falafel sono healthy
anche i falafel sono healthy

Il rispetto delle regole

In questo siamo meglio di gran parte dell’Italia. Ma se si viene a Londra si vede che avremmo ancora tanto da fare.

scooter in coda
scooter in coda

Il passato è un grande business

Le tradizioni inglesi non sono folklore, sono business. Forse il più grande business in Inghilterra dopo la lingua. Anche in questo avremmo molto di imparare, in un paese in cui il grande passato è solo uno sbiadito ricordo.

tradizioni
tradizioni

ANDREA ZOPPOLATO
(Foto: Andrea Zoppolato, libero utilizzo. Tranne cover- foto di Martina Mazzotta- e foto “fiori” presa dal web)

 

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10 GITE tipiche dell’autunno milanese

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Estate indiana
Estate indiana

L’autunno a Milano è fantastico soprattutto per quello che si può fare andando via dalla città. Nell’arco di massimo un’ora/un’ora e mezza di macchina si può vivere esperienze ispiranti. Ne abbiamo scelte dieci.

10 gite tipiche dell’autunno milanese

#1 In giro per funghi o per castagne

Puntare a nord, va bene dappertutto. Tra i nostri posti preferiti suggeriamo la Val d’Intelvi (sopra Como), la Valle del Curone (Lecco), la Val Camonica (Brescia), Parco Castagne (Bergamo). Vanno bene anche i boschi di Appiano Gentile o i monti del lago Maggiore.

#2 Andare a vedere l’estate indiana in Valdobbia (Valsesia)

L’estate indiana è un periodo che di solito va da inizio ottobre a metà novembre. E’ caratterizzata da giornate di nuovo calde che fanno seguito a giorni più freddi con le prime gelate. Ma l’aspetto più affascinante di questo fenomeno viene dalla natura con gli alberi che esplodono di colori
prima di perdere le foglie. Lo spettacolo si può ammirare nelle valli alpine, come la Valdobbia (Valsesia).

Estate indiana
Estate indiana

#3 Gita in teleferica sul Resegone

Il punto di partenza è situato in località Versasio. In 5 minuti permette di raggiungere i 1300m dei Piani d’Erna, sul Monte Resegone. Per gli amanti del brivido si può fare trekking fino alla cima del monte, un vero e proprio balcone da cui godere di una vista mozzafiato. Altre funivie o funicolari che portano sopra il lago di Como si trovano anche a Barzio con i Piani di Bobbio, Moggio con i Piani di Artavaggio e Margno con il Pian delle Betulle.

Resegone rifugio Azzoni
Resegone rifugio Azzoni

#4 Parchi avventura

I più arditi possono provare una scarica di adrenalina nei diversi parchi avventura presenti nelle vicinanze di Milano. C’è chi offre un volo sopra un canyon, la camminata sospesi su un filo o il bungee jumping. Ottobre è ottimale prima della pausa invernale.
Segnaliamo il più grande parco della Lombardia (www.jungleraiderpark.com) o quelli più vicini: Rescaldina (Via Pietro Nenni, 20027 Rescaldina MI) o quello di Caglio (Lecco) con un percorso di circa due ore (www.jrpxtreme.com/).

#5 Gita in barca sul lago di Como

Già i laghi di per sé esprimono una romantica malinconia. L’atmosfera tipica per cogliere l’essenza del lago è proprio l’autunno, in una di quelle ultime giornate di sole che contengono già le avvisaglie dell’inverno.

#6 Andar per funghi, tartufi (e vino) nell’Oltrepò pavese

L’autunno è la stagione del vino. Basta fare qualche chilometro per vivere le atmosfere dell’Oltrepò la cui terra in questo periodo offre frutti squisiti. Gli amanti dei tartufi si possono spingere fino alla zona di Alba.

#7 Ultimo bagno in Liguria

Niente di meglio che vivere una domenica dell’estate di San Martino al mare, facendo un ultimo bagno, senza la ressa del periodo estivo ma godendo di un mare ancora caldo. A ponente suggeriamo Varazze o Varigotti. A levante Camogli, Santa margherita e Recco con focaccia. 

#8 La gita per i ritardatari della Biennale di Venezia

Ancora poco più di un mese per poter visitare la mostra internazionale d’arte di Venezia.

#9 La biciclettata lungo l’Adda

Il classico punto di partenza è a Trezzo. Si può andare sino a Brivio (17,5 Km), a Garlate (28,5 Km) o a Lecco (34 Km).

#10 Gita culinaria nel parco del Ticino

L’unico periodo che nel Ticino si possono trovare sia le zanzare che la nebbia.

MILANO CITTA’ STATO

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Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
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