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Ti consideri una persona civile? Scopri se fai le 7 azioni base della buona educazione

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Tanti stranieri o italiani all’estero si lamentano spesso di una cosa: dicono che siamo incivili e maleducati. Per costruire la nuova città ideale sogniamo cittadini che siano un modello di civiltà. Che cosa significa essere civili e quali sono le basi per considerarsi tale?

Che bello sarebbe se tutti fossimo civili sempre, non trovate? Eppure molto spesso ci consideriamo persone civili e critichiamo coloro che non lo sono, ignorando che per essere tali, bisogna esserlo in tutte le sue sfumature e declinazioni, oltre che in ogni situazione, anche quando non ci fa comodo.

Non è sufficiente coltivare o sviluppare solo le azioni che riteniamo più impattanti o quelle che ci piacciono di più. Non esiste essere un po’ civili, se lo si è lo si è in toto. E’ necessario che l’essere civili sia un atteggiamento più che un dovere e comprendere che, nel farlo e nell’esserlo, ne beneficiamo tutti.

Per cui, se in treno la mia suoneria fa concorrenza all’impianto sonoro dei Foo Figthers e parlo come se fossi al Cocoricò di Rimini, ma poi mi innervosisco quando il mio vicino si esprime vivamente al telefono mentre io sto sonnecchiando, giudicandolo appunto maleducato, è un chiaro esempio di come essere civili tutti, convenga di fatto a tutti.

Quindi, se fai la raccolta differenziata e la fai anche bene ma poi sui mezzi di trasporto non cedi il posto ad una persona anziana, non sei una persona civile.

Essere civili significa rispettare gli altri e il mondo che ci circonda. Il senso di civiltà si plasma bene con il concetto di educazione (ed etica), lì dove se sono educato molto probabilmente sarò anche una persona civile e se sono civile è perchè sono educato.

Da non confondere con la gentilezza che è qualcosa di diverso che molto probabilmente meriterebbe un articoletto dedicato (lo prendo come impegno!).

Ma quali sono le azioni fondamentali per cui possono considerarmi una persona civile?

Eccone 7.

#1. Cedere il posto sui mezzi di trasporto a persone anziane, donne in gravidanza o qualsiasi persona in difficoltà

Nessuna corsa in metro o in autobus dura 2 ore, quindi perchè facciamo così fatica a cedere un posto che copriamo solo alcuni minuti?

#2. Non gettare rifiuti e cicche di sigarette per strada (ovunque)

E’ incredibile come, nonostante campagne di sensibilizzazione e cestini in ogni dove, si continui ancora a buttare rifiuti per strada. La cosa più curiosa, però, è vedere qualcuno che si lamenta per la carta a terra e, 10 passi dopo, osservarlo, in assoluta disinvoltura, buttare la cicca di sigaretta come se fosse qualcosa di diverso; come se il contenitore porta-cicche ufficiale fosse appunto la strada stessa.

#3. Tenere basso il volume della suoneria e della voce in treno

(ma questo vale per tutti i luoghi dove è opportuno tenere un tono basso).

Nonostante la vocina dell’altoparlante suggerisca di tenere bassa la suoneria e parlare con voce bassa, è un mistero vedere che solo un numero esiguo di passeggeri mette in atto il suggerimento.

#4. Rispettare le file

Qui credo ci sia una spiegazione più profonda, probabilmente ha a che fare con il nostro DNA.
Se c’è un fila senza il numerino, il furbetto – come spesso il caos – sono una garanzia assicurata.

#5. Non occupare con la borsa/zaino il sedile sui mezzi pubblici

Questa è una di quelle situazioni che mi fanno svalvolare anche dopo una seduta di meditazione yoga.
Quell’attegiamento nel quale io passo tra i sedili (tutti occupati) e tu non sposti la tua borsa (mentre pensi fortemente: “speriamo non si segga qui, speriamo non si segga qui e, se proprio vuole me lo deve chiedere”) e, quando appunto mi fermo proprio davanti a te e ti chiedo di spostare la borsa, tu lo fai anche seccato, come se mi stessi facendo un favore. Indicibile!

#6. Non “fare” la raccolta differenziata, ma “fare bene” la raccolta differenziata

Che mondo quello della raccolta differenziata! Un mondo di misteri e di interpretazioni: dalle corse notturne per buttar via il mobile e non farsi sgamare, ai tovaglioli usati nel bidone della carta, dai barattoli sporchi nel vetro, ai giornali raccolti nel sacchetto di plastica e gettati ovviamente nella carta. Per non parlare delle bottiglie di plastica: su ognuna c’è scritto di dividere l’etichetta di carta dalla bottiglia stessa (se non c’è scritto è perché l’etichetta è di plastica) e la maggior parte della gente lo ignora totalmente…In effetti è pretendere troppo. Sto esagerando!

#7. Lasciar puliti i bagni e luoghi pubblici

Perché ogni volta che siamo in una bagno pubblico veniamo colti da una strana incomprensibile crisi di identità del genere umano per cui ci sfreniamo come fossimo animali selvaggi liberati dopo un anno in gabbia?
Perché alla fine di un film al cinema, le mani vengono colte da una strana forma di atrofia per cui mi è impossibile portar via la bottiglia di coca cola e il secchiello dei popcorn? Perché quando il mio cane fa la pupù per strada e non la raccolgo non mi importa perché tanto è colpa del mio cane e non mia?

Arriviamo a 10?

14 febbraio 2016. Ore d’amore, spettacolo teatrale all’Elfo Puccini

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Quando: domenica 14 febbraio San Valentino

Dove: Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, alle 15.30

Costo: 15 euro

Volete passare un San Valentino inusuale? Se proprio volete festeggiarlo perché non farlo a teatro! Ore d’amore è uno spettacolo scritto da Rosario Lisma con la regia e interpretazione di Nicola Stravalaci e Debora Zuin. Testo intelligente e attori spettacolari.

5 motivi per cui mi piacerebbe vedere lo spettacolo Ore d’amore

#1. Sdolcinati o concreti? Se scegliete la realtà Ore d’amore è lo spettacolo giusto

#2. San Valentino a casa, con le rose e cheek to cheek? O preferite un lettone circolare sul quale in una notte si parla, parla, vicendevolmente

#3. Lo spettacolo è in prima nazionale ed è l’ultimo giorno

#4. Conosco l’autore Rosario Lisma, una certezza

#5. Per scoprire cosa succederà e come finirà, happy end o meno?

5 cose che mi piacerebbe trovare all’evento?

#1. Un lettone anche per me, ma forse sarebbe scomodo vedere lo spettacolo

#2. Un testo inusuale e una storia nuova

#3. Attori bravi

#4. Ho un conflitto? Vedere come risolverlo

#5. Amore

Le città stato del PASSATO

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City of Kilwa, 1572
City of Kilwa, 1572

Quando si parla di città stato il primo pensiero va all’antica Grecia. C’è chi potrebbe andare ancora più in là nel tempo oppure in altre zone del mondo, ma l’imprinting dato alle future città stato deriva dalla società ellenica con le sue polis.

Nelle città greche nasce di fatto la politica che appunto prende il nome dalla polis e che era incentrata sull’individuazione e sulla messa in atto della volontà della comunità.
Nell’antica Grecia la politica era filosofia, aveva lo scopo di garantire il “bel vivere” e si esercitava attraverso la dialettica e il costante confronto tra le parti.
Il diritto di cittadinanza non veniva assegnato semplicemente in base alla presenza sul territorio, ma seguiva criteri più complessi: per esempio c’erano abitanti che non godevano pieni diritti, come le donne o gli schiavi.
Lo status di cittadino consentiva diversi vantaggi, tra cui l’accesso alle cariche elettive o a forme di sussidio o di supporto da parte dell’autorità. Oltre a rispettare le tasse e a pagare i tributi, i doveri fondamentali del cittadino erano difendere la patria e rispettare la legge.
Tra le città esisteva una grande competizione, anche militare. Si creavano e disfacevano alleanze, ci si sfidava in rivalità che a volte sfociavano in vere e proprie guerre, come quelle celebri tra Atene e Sparta. Era una società a tratti sanguigna e spietata, dove spesso il più forte otteneva tutto e per lo sconfitto non c’era pietà, ma la competizione tra città è stata anche lo strumento per avere una crescita nella civiltà e nel pensiero.

La massima espressione di città stato nella cultura ellenica fu l’Atene del V secolo che uscì vittoriosa dalla guerra con Troia e raggiunse la sua età dell’oro sotto il governo di Pericle.
La cultura ellenica divenne diffusa nel mondo grazie a un’altra città stato che si espanse fino a diventare impero: Roma. Anche se ha conquistato e organizzato un territorio molto vasto, ha esportato ovunque il suo sistema e si può dire che l’antica Roma ha riprodotto su vasta scala ciò che aveva realizzato con successo tra le proprie mura.
La linea di demarcazione tra mondo antico e mondo moderno avviene tra l’XI e il XII secolo con la nascita dei comuni in Italia e in altre zone d’Europa, come il nord della Germania e le Fiandre.
I comuni presentano numerose caratteristiche tramandate fino ad oggi, come il significato di cittadino e il suo modo di rapportarsi con la comunità e con chi la amministra.
Il Rinascimento segna la massima espressione delle città stato, come potere e progresso per la civiltà, e in questo periodo l’Italia raggiunge forse la sua massima gloria come capacità di influenza sul resto del mondo, specie in ambito artistico dove si raggiunsero le vette più alte dell’espressione estetica. Città stato come Genova, Firenze, Milano, Ferrara e Venezia furono le punte di diamante della società del tempo, conquistando a volte ampi territori, in particolare isole e zone costiere del Mediterraneo.

Proprio nel periodo di maggiore successo culturale, economico e politico delle città stato italiane avvenne probabilmente il fatto che fu alla base del loro declino: la scoperta dell’America. Con il nuovo continente vennero modificati completamente gli orizzonti, dal mare nostrum si passò agli oceani e le città cedettero progressivamente il passo agli stati nazionali che avevano la dimensione adatta per operare su scala mondiale. L’Italia in declino politico proseguì, come in parte anche la Germania, la tradizione delle città stato, spezzettandosi in numerosi staterelli che erano sempre emanazione di una città dominante. Il tramonto definitivo del modello di città stato rinascimentale avvenne con il trattato di Campoformio che segnò la fine di Venezia, ultimo baluardo di città capace di esercitare un’influenza internazionale.

Da allora gli stati nazionali hanno assunto il monopolio del potere politico, ma le città stato non sono finite con Napoleone: hanno sviluppato un modello di autonomia che da politico è diventato di gestione delle risorse.
Le città stato hanno smesso di avere un ruolo determinante sulla scena della politica internazionale ma hanno iniziato a ritrovare importanza, specie dalla seconda metà del XX secolo quando economia e finanza hanno assunto una estensione globale, senza più frontiere. Ma la nuova era di città stato non è stata determinata solo da una modalità più efficiente nella gestione dell’economia del territorio. C’è un altro fattore fondamentale che ne spiega il successo. La libertà.

Il successo politico dei grandi stati nazionali ha portato guerre, lotte di potere e grandi sconquassi nel mondo, ma non sempre ha segnato una maggiore libertà per i cittadini. Anzi. I grandi e potenti stati nazionali hanno spesso esercitato la loro autorità limitando quella dei loro cittadini, attraverso sistemi fiscali e legislativi che ne hanno ridotto il campo di azione.
È l’esigenza del singolo di poter essere libero verso l’autorità statale che è alla base della forma delle moderne città stato. San Marino, il principato di Monaco, Andorra e, per certi aspetti, i cantoni svizzeri o il Liechtenstein che sono assimilabili alle città stato, garantiscono a chi ci vive molta più libertà di quello che offrono le grandi burocrazie nazionali in tutto l’occidente.
Si tratta di una libertà innanzitutto economica: nelle città stato indipendenti in Europa il cittadino può gestire le proprie risorse in libertà, senza l’oppressione di un fisco che in molti paesi ha praticamente diritti illimitati sui contribuenti. Ma non c’è solo la motivazione fiscale, nelle città stato moderne quello che emerge è la filosofia di base: più potere al cittadino rispetto a quello dell’autorità.

ANDREA ZOPPOLATO

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1. CITTADINI E CITTA’ STATO

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Si potrebbe dire che esistono tanti modelli di città stato quante sono le città stato che esistono e che sono esistite nel mondo. Una delle caratteristiche della città stato è infatti quella di adattarsi fortemente al luogo in cui si applica. In generale le città stato possono essere di due tipi:

1. Città che costituiscono una nazione indipendente, come il Principato di Monaco, Singapore o Città del Vaticano.
2. Città che sono parte di uno stato sovrano, come Berlino, Vienna o Hong Kong.

Milano apparterrebbe al secondo gruppo, con un modello di autogoverno da esercitare all’interno di uno stato nazionale. Non c’è in questo caso alcuna istanza secessionista, anzi. Si tratta di un governo che può rinforzare una parte dello stato, l’area della città stato, e stimolare le altre parti a dotarsi di un sistema più efficiente di organizzazione del territorio.
Milano citta stato non si limita all’autonomia politica ma si estende anche a tutti gli ambiti del vivere civile. È più simile a una rivoluzione di pensiero, che trasforma il ruolo del cittadino e quello del governante. Non solo. Si applica anche all’economia, alla cultura, alla formazione e ai rapporti con il resto del mondo. Questo perché il centro attorno a cui si costruisce l’assetto di Milano città stato è il cittadino: modificando il ruolo e lo scopo del suo vivere nella comunità tutto il resto viene modificato per conseguenza.

NELLE NOSTRE COMUNITA’, CHI E’ IL CITTADINO E QUAL E’ IL SUO RUOLO?
Il cittadino moderno nasce nell’XI secolo, in un’epoca segnata dal successo delle città stato italiane. Con la formazione dei comuni si definì cittadino che risiedeva all’interno delle città. Da allora cittadino ha un significato geografico, esprime la presenza permanente in un luogo.
Cittadino è chi vive in città, così lo si intende da secoli. È una definizione chiara e semplice, specie in un mondo in cui gli spostamenti erano limitati ed il principio territoriale era assoluto: era assai difficile esercitare attività al di fuori della propria città e la gran parte delle relazioni di ognuno erano tra le mura cittadine.
Su questo concetto di civis si è costruito l’apparato organizzativo delle città che perdura fino ai giorni nostri. Il “cittadino per luogo” è un soggetto passivo nella gestione del bene comune: è passivo nel senso che il suo ruolo deriva dal semplice fatto di stare in città e il suo potere consiste nel votare il sindaco.
In una città fatta di persone unite unicamente dal fatto di abitare nello stesso luogo, tutti i poteri sono delegati agli amministratori. È curioso che il cittadino nasce come evoluzione del suddito, mentre oggi sembra più simile a un suddito che a un soggetto attivo.

Dopo un millennio di stasi, è giunto il momento di rivedere il ruolo del cittadino e il suo potere verso l’autorità, non solo nel nostro paese.
La società è profondamente cambiata da quella di inizio Rinascimento. Oggi il luogo non è più un limite all’azione, anzi. Le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni hanno reso possibile svolgere i propri affari da qualunque parte del mondo, entrando in collegamento con chiunque e spostando beni e risorse ovunque in tempo reale. Da elemento fondante, il luogo dove si vive è diventato una situazione, un elemento che incide sempre meno sulle scelte del singolo.
Ai giorni nostri il luogo sta diventando un fattore relativo, ma non è solo questo a essere cambiato. Ogni settore appare rivoluzionato dalle innovazioni tecnologiche. Come i media che hanno reso possibile a chiunque di arrivare a qualunque tipo di informazione a costo zero e a comunicare potenzialmente con il mondo intero senza muoversi di un passo.
Tutti i cambiamenti che hanno investito le nostre società sono caratterizzati dall’aver consegnato all’individuo un potere che prima non aveva. Mai una persona ha avuto tanto potere di azione come ai giorni nostri. Eppure questo processo che ha reso protagonisti gli individui di tutto il mondo non ha ancora investito il sistema politico.

Esiste una nuova consapevolezza e si sono moltiplicate le forme di comunicazione, di collaborazione e di accesso alle informazioni, che consentono a ogni persona di avere tutti gli strumenti per poter agire anche in campi in cui un tempo era necessaria la delega totale. In un mondo così trasformato sembra difficile accettare a lungo un ruolo del cittadino che è rimasto ai tempi del medioevo, salvo la concessione del diritto di voto da esercitare periodicamente.
Al di là del momento delle elezioni, tra un cittadino delle antiche città medievali e uno di oggi ci sono poche differenze, se si considerano diritti e doveri nei confronti dell’autorità: il cittadino è oggetto dell’autorità oggi come allora e non ha doveri particolari verso la comunità, che non siano quelli del pagare le tasse e del rispettare la legge. Occorre dunque ripensare un modello civiltà che si basi su un nuovo civis, soggetto attivo di diritti e doveri in linea con le opportunità del mondo contemporaneo.

Prossimo articolo: Città stato del passato

Italiani a Ginevra: “Ci manca il citofono” – VIDEO

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Quelli dell’Aperitivo Italiano’ hanno intervistato Andrea, Jolanda, Giovanni, Claudia, Marco, e molti altri italiani che hanno lasciato Genova, Firenze, Bari, Milano… per vivere a Ginevra.

Italiani in fuga

10 cose che mancano agli italiani a Ginevra

#1 la famiglia
#2 il clima
#3 il cibo
#4 gli alberi
#5 il citofono (con gli amici alla porta)
#6 la spontaneità
#7 la gioventù
#8 gli italiani (sono 50k: “considerati con una marcia in più per la loro italianità”)
#9 il caffè
#10 il DNA: a Ginevra restano sempre ospiti

10 cose di Ginevra irrinunciabili per gli italiani

#1. non c’è evasione fiscale
#2. meritocrazia
#3. si lavora e si fa sport – per grandi e per i bambini
#4. internazionalità (dei cittadini, del gusto)
#5. una prospettiva di vita ordinata e alto livello culturale
#6. servizi: si vive molto bene, tra ordine, puntualità, organizzazione
#7. città raccolta e a misura d’uomo (si gira a piedi e in bicicletta)
#8. si può vivere sull’acqua, in campagna, tra le montagne, oltre che in città (è
#9. ospitalità e correttezza dei concittadini
#10. Ginevra è la New York degli adulti e il lago Maggiore della Svizzera

Il risultato? Gli italiani non hanno niente da invidiare a nessuno, eppure… dentro questo video tutte le risposte del come le città d’Italia potrebbero essere come o meglio di quelle svizzere. E non solo…

E a voi, che cosa mancherebbe più di Milano, sempre che non diventi città stato!?

Fonte: http://www.italiansinfuga.com/2016/01/28/la-stupenda-ginevra-raccontata-dagli-italiani-che-ci-vivono/

12 febbraio 2016. Concerto di I’m Not a Blonde but I’d love to be Blondie

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Quando: venerdì 12 febbraio

Dove: Linoleum Rock’n’Roll Milano, via Bruschetti 11. Dalle 22.00

Costo: Free entry

Siete curiosi e amanti della buona musica? In uscita oggi l’ultimo disco del duo milanese I’m Not a Blonde but I’d like to be Blondie, autrici di uno stile musicale interessante, l’arty-electro-pop [per lo streaming del loro concerto, live stasera su Spotify: ].

5 motivi per cui mi piacerebbe andare al concerto delle I’m Not a Blonde

#1. scoprire un nuovo locale di musica di qualità
#2. Chiara e Camilla sono due donne che fanno musica elettronica indie
#3. ascoltare dal vivo l’ultimo disco di I’m not a Blonde
#4. vedere se avranno i capelli rossi, neri o magari biondi
#5. scoprire come si balla la musica elettronica

5 cose che mi piacerebbe trovare all’evento

#1. persone mascherate: è sabato grasso di Carnevale
#2. il locale è l’ex Transilvania: salterà fuori qualche vampiro a mezzanotte?
#3. gente antipatica, ho voglia di litigare
#4. l’assenzio come cocktail
#5. il principe azzurro, è Carnevale!

Per ascoltare l’album di Spotify : https://open.spotify.com/album/4DFd76F5OGcKGu3kKtJGMh
Spotify:album:4DFd76F5OGcKGu3kKtJGMh

26 febbraio 2016. Cena e stornelli all’Osteria del Treno – Sala Liberty

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Dove: Osteria del Treno, via San Gregorio, 46, 20124 Milano

Costo: ingresso libero ma si consiglia la prenotazione (02 6700479)

Quando: il 26 febbraio 2016 (due venerdì al mese, circa)

Il nuovo appuntamento targato Osteria del Treno ha un nome evocativo di ispirazione americana: “Treno Live Show!”
Una serata totalmente dedicata alla musica dal vivo, con palco e strumenti a disposizione di tutti gli artisti che vorranno esprimere il proprio talento.
Il concept è quello degli Open Mic di tradizione anglosassone, molto diffusi nei pub inglesi, americani, australiani: un palco aperto a artisti ed amici che vogliano proporre pezzi proprio o cover di gruppi più blasonati.
Non solo musica per questo nuovo appuntamento nella magica atmosfera della Sala Liberty dell’Osteria del Treno. Si parte alle 20 con aperitivo milanese: a disposizione piatti tipici e taglieri, aperitivi classici e una selezione di grandi vini italiani.
Durante la serata sarà possibile ordinare primi e secondi presenti nel menu dell’Osteria del Treno (per 4 anni consecutivi insignita dei 3 Gamberi dal Gambero Rosso).
Aprono le danze i Waddafolk, dirompente duo brianzolo dalle melodie folk rock di ispirazione irlandese.
Non solo musica live: ad alternarsi con le esibizioni sul palco anche i vinili di Maple juice, funky beat anni ’70 e ’80.

Orari: dalle 20,00 a dopo la mezzanotte.

5 ragioni per cui mi piacerebbe andarci?

#1. Per scoprire un luogo nascosto e per nulla inflazionato di Milano

#2. Bermi l’autentico aperitivo di Milano

#3. Godermi una serata milanese ma internazionale

#4. Ascoltare stornelli meneghini e vinili

#5. Esibirmi sul palco

5 cose che mi piacerebbe trovare?

#1. Il “bianchino spruzzato”

#2. Un pubblico eterogeneo (dicono ci siano milanesi e stranieri)

#3. La cassoela all’aperitivo

#4. ‘O mia bela Madunina’ versione folk

#5. Battute divertenti e qualcuno che mi racconti la vera storia di questo luogo

14 febbraio 2016. Aperitivo africano con sfilata di moda

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Quando: 12 febbraio

Dove: The Beach Club-Milano, Via Arcangelo Corelli, 62

Costo: ingresso omaggio dalle ore 20.30 in Lista Dream Milano.

Perché aspettare la stagione delle sfilate primaverili per fare un tuffo della moda di quando farà caldo quando c’è un aperitivo alternativo che porta all’interno di una delle location più gettonate dai giovani, mescolandovi tanta moda di stilisti africani emergenti.

In un mix di capi ed accessori, saliranno sulla passerella del The Beach Club-Milano anche le creazioni della emergente Yaba Bedamone.

5 ragioni per cui mi piacerebbe andarci?

#1. Ho voglia di estate
#2. Un aperitivo tranquillo
#3. Il networking fa sempre bene
#4. L’ingresso è libero con lista
#5. Verrà estratto un vincitore che si porterà a casa uno Smartbox

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Giovani come me sensibili alle nuove tendenze
#2. Musica abbinata ai capi (africana)
#3. Valentino
#4. Una buona cucina
#5. Il parcheggio

13 febbraio 2016. Apertura straordinaria del Diurno, la Città Nascosta di Milano

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Dove: Piazza Guglielmo Oberdan
Quando: sabato 13 febbraio 2016 (ore 11). Si replica domenica 28 febbraio (ore 15)
Quota: Offerta libera per il FAI – Iscrizione a Città nascosta Milano (anticipata)
Prenotazione: obbligatoria, posti limitati, a prenotazioni@cittanascostamilano.it o chiamando il numero 347-3661174 – 0249533008.
Durata: 60 minuti – ore 11

APERTURA STRAORDINARIA – ALBERGO DIURNO VENEZIA

Il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, apre le porte dell’Albergo Diurno Milano, luogo difficilmente accessibile, “mitico” fino alla recente opera di restauro e recupero.

L’occasione, già di per sé speciale, suggella una nuova sinergia con l’associazione culturaleCittà nascosta Milano.

Il percorso appartiene al ciclo “99 Luoghi Segreti” di Città Nascosta Milano.

I soci potranno scoprire storia e identità della struttura progettata dall’ingegner Troiani e allestita dall’architetto Portaluppi in puro stile Déco, accompagnati dai volontari della Delegazione FAI di Milano.

APPUNTAMENTI:

Sabato 13 febbraio – ore 11.00
Domenica 28 Febbraio – ore 15.00

5 motivi per cui mi piacerebbe andare?

 

#1. Per visitare questo luogo incastonato sotto piazza Oberdan
#2. Per godere di una visita guidata gratuita a un tesoro di Milano
#3. Perché è un modo intrigante di trascorrere un’ora del mio weekend
#4. Per lasciarmi stupire
#5. Per conoscere persone che come me amano Milano

5 cose che mi aspetto di trovare?

 

#1. Una città nascosta ad altezza Metro Rossa
#2. Architetture Déco di architetti famosi in tutto il mondo
#3. Un barbiere sotto Porta Venezia
#4. Guide e volontari preparati, per rispondere alle mie curiosità
#5. Curiosi e amanti di Milano e dell’arte, come me!

11 febbraio 2016. Picasso gratuito in via Santa Marta, Galleria Diodato

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Quando: dall’11 febbraio, dalle 18.30

Dove: Galleria DEODATO ARTE, via Santa Marta 6, Milano

Costo: gratis

 

Non è da tutti poter dire di avere un Picasso tutto per sé . O di poter fare di un Picasso un bene di tutti. E di poter brindare davanti a un Picasso nel corso di un aperitivo-evento in una delle vie più suggestive (e in via di recupero storico-affettivo) di Milano.

La magistrale bravura tecnica di Pablo Picasso viene riproposta alla galleria DEODATO ARTE in un corpus di opere grafiche, “testimonianza di una genialità eclettica, di un’assoluta modernità artistica, di versatilità e di una costante evoluzione stilistica da parte di una delle più grandi menti del ‘900“.

In mostra, gratuita e fino al 30 marzo, sono esposte numerose opere litografiche dagli anni Venti gli anni Settanta, oltre ad una selezione di incisioni, appartenenti alle serie Suite Voillard e La Celestine. .

Orari: Martedì-Sabato – 10.30-14.00 / 15.00-19.00

Galleria DEODATO ARTE
via Santa Marta 6, Milano
Metropolitana M1 Duomo o Cordusio

phone: 02 80886294
mail: galleria@deodato-arte.it

5 ragioni per cui mi piacerebbe andarci?

#1. I vernissage sono molto chic

#2. E’ gratuito

#3. Picasso è Picasso

#4. Le 5 Vie di cui via Santa Marta fa parte sono una continua sorpresa per scorci e serate

#5. E’ un piccolo evento ma su Facebook ha già registrato 1,6 mila partecipanti

 

5 cose che mi piacerebbe trovare?

 

#1. Opere inedite di Picasso

#2. Champagne

#3. Le bozze di grandi capolavori

#4. Un nuovo indirizzo nascosto in città

#5. Amanti dell’arte come me

10 febbraio 2016. Cena di Gala MilanIN in Galleria Vittorio Emanuele II

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Quando: il 10 febbraio

Dove: al Pavarotti – Milano Restaurant Museum, in Galleria Vittorio Emanuele II

Costo: da 25 a 35 euro

Una cena di gala in Galleria Vittorio Emanuele intonando il “Vincerò” della Turandot. Ma alla maniera di Luciano Pavarotti.

Il logo di MilanIN rappresenta il Duomo di Milano, ed è proprio al numero 21 di Piazza Duomo che l’associazione – nata senza scopo di lucro e per iniziativa di un gruppo di utenti LinkedIn di Milano con il preciso obiettivo di aggregare persone provenienti dai più diversi ambiti professionali – festeggerà i suoi 10 anni con una cena al Pavarotti – Milano Restaurant Museum.

Seguirà un concerto lirico “nella casa del Maestro”.

Il contributo di partecipazione all’evento è stato pensate per essere un regalo che il Club fa a chi gli vuole bene:

– Soci tesserati MilanIN: 25 Euro
– Soci effettivi in possesso di tessera valida di altri ClubIN: 30 Euro
– Simpatizzanti, aggregati, amici: 35 Euro

Il contributo comprende tutto, la cena di 4 portate e il concerto.

L’occasione, su invito e su prenotazione (silvia.lenich@milanin.com), sono i 10 anni di MilanIN: “Vogliamo celebrare al meglio il nostro decennale perché 10 anni sono un traguardo importante“, dicono gli organizzatori.

Sponsor della serata: EVisionario Opticians, Centro Servizi Investigativi, Caterina Sganga – Private Banker, Centro Medico Brunacci, STARTUP!© Il Primo gioco per diventare imprenditori, Agenzia Double MALT, Copernico – Where Things Happen.

5 ragioni per cui mi piacerebbe andarci?

 

#1. Capire come hanno fatto a far funzionare i contatti di LinkedIn

#2. Conoscere nuove persone e che fanno impresa a Milano

#3. Ho bella storia su Milano e la voglio raccontare

#4. Conoscere le aziende e i professionisti che sponsorizzano questa cena

#5. Non sono mai stato a una cena di gala e questa non è neanche così costosa

5 ragioni per cui mi piacerebbe andarci?

 

#1. Le aziende e i professionisti partecipanti sono interessanti

#2. Non ho mai sentito cantare Pavarotti dal vivo (questa mi sembra una bella alternativa)

#3. Un ambiente piacevole in cui fare networking

#4. Partecipare a una cena di gala in Galleria

#5. Meglio Pavarotti in Galleria che Sanremo alla Tele

La palestra che produce energia. Dopo Londra e Parigi la vogliamo al parco Sempione!

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Create happy, healthy communities and nurture the planet we live on“, ovvero “Siamo qui per creare felicità e salute alle comunità e nutrire il pianeta in cui viviamo”. Un claim post Expo? No, è il motto della britannica The Great Outdoor Gym Company (TGOGC), azienda di famiglia nata nel 2007 con la sua mission all’insegna del ‘Green fitness’, ovvero del fare ginnastica producendo energia pulita.

Da Bioraradar.net ecco la notizia della nascita di una palestra eco-sostenibile installata nel parco Shaw di Hull, vicino Londra.

Green Heart, questo il nome del progetto, sfrutta l’energia prodotta dallo sforzo di chi si allena per produrre energia elettrica utilizzabile.

Riconoscibile per via del colore verde e con attrezzi pensati per grandi e piccini, stimola le attività all’aria aperta; incentiva i momenti di condivisione con la famiglia (e non solo);  invita – divertendosi – ad intraprendere uno stile di vita sano riflettendo contemporaneamente sul consumo energetico.

Una vera e propria eco-palestra che sfrutta la Legge della conservazione della massa per cui in natura nulla si crea ne si distrugge ma tutto si trasforma (Antoine-Laurent de Lavoisier).

Tutta la energia messa in atto per giocare e fare fitness diventa così una fonte di energia: “Il nostro obiettivo è quello di portare l’ eco-palestra in tutto il Regno Unito per insegnare alle persone a mantenersi in forma aiutando l’ambiente” ha detto Georgie Delaney, direttore creativo di TGOGC.

Di giorno come di notte: “Le palestre a cielo aperto progettate dalla TGOGC, possono garantire pieno rigore anche dopo il tramonto: sarà il moto degli atleti a permettere una corretta illuminazione dell’intero centro”.

E ce ne sono di diversi tipi, forme, progetti.

“In particolare, il fiore all’occhiello della compagnia britannica è una palestra a forma di cuore che sorge all’aperto, nel Shaw Park di Hull. La palestra è dotata di cross trainer, biciclette di ogni sorta, strumenti per la misurazione dell’indice di massa corporea, altezza, peso e tutto ciò che è necessario per incoraggiare la comunità locale a condurre una vita sana” prosegue il portale Bioradar.

I primi risultati?

“Finora sono stati prodotti ben 40 mila Kw. L’obiettivo di una palestra come questa che dovrebbe servire una comunità di circa cinque mila persone è produrre 1Kw al giorno, quindi se questo sistema fosse usato in tutte le palestre si potrebbe davvero produrre tanta energia!”.

Dopo Londra, anche Parigi ha adottato l’esperimento. A Milano, quando?

Ph. http://snapwidget.com/v/1175300490726408116


5 effetti della palestra ecosostenibile a Milano 

#1. Allestire quelle zone pedonali o di nuova pedonalizzazione architettonicamente ancora in standby (e.g. Foro Bonaparte)

#2. Si potrà fare ginnastica o correre all’aria aperta senza che auto e camion affumichino i polmoni. E con la bella stagione… ci si abbronza

#3. Collocata in qualche luogo “cult” di Milano, darà la possibilità di dedicarsi al fitness ammirando un bene artistico (e.g. Castello Sforzesco)

#4. Coinvolgendo i tanti VIP e milanesi sempre più attenti alle corse, pedalate,…  nei luoghi-simboli di Milano, vuoi mettere l’effetto di emulazione?

#5. Al primo black out… tutti in strada a pedalare!

Green Heart in Irlanda
Green Heart in Irlanda

FONTE: http://www.bioradar.net/bionews/green-heart-la-palestra-che-trasforma-le-calorie-bruciate-in-energia-pulita/
PER SAPERNE DI PIù: http://www.tgogc.com/Packages/View-All-Packages/

Partorire in casa? Con il kit a domicilio come in Olanda

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Mia mamma è nata in casa. La mia nonna pure. La mamma della mia nonna anche. E le ecografie, le vitamine, le visite dal ginecologo? Seeee: molte, molte di meno rispetto al tran tran a cui sono abituate le donne in dolce attesa, oggigiorno. Tutte, tranne le olandesi per le quali c’è la possibilità di vivere la gravidanza con la loro ostetrica personale.

La professionista delle nascite segue infatti passo passo la gravidanza della futura mamma.

Che potrà così partorire in casa.

In Olanda 1 parto su tre avviene in casa

Secondo quanto riportato da Eticamente.net, “in Olanda, il parto naturale in casa fa parte della filosofia odierna ormai da anni: un parto su tre avviene infatti in casa, dove un’ostetrica, una puericultrice, e un operatore sanitario che si occupa dei bambini da zero a sei anni, aiutano la donna durante il parto e nei giorni successivi”.

E addirittura: “In Olanda le donne in gravidanza ricevono un kit per partorire in casa“.

Cosa contiene il kit per il parto domestico

Il kit arriva un mese prima del lieto evento e contiene garze, lenzuola di plastica, pannoloni, gel disinfettante per le mani, assorbenti materni, detersivo delicato per i panni, ovatta e un pupazzo bianco per il bebè con una luce.

Dispositivi medici? Nessuno.

A chi viene recapitato? A tutte le mamme incinte che hanno un’assicurazione sanitaria.

E se si partorisce in ospedale? Allora il kit viene donato ad una Onlus che opera in Africa. “E anche in ospedale, comunque, il sistema è ben diverso da quello italiano: i tempi sono infatti molto rapidi e la neo mamma viene dimessa dopo solo sei ore dal parto. Una situazione agli antipodi rispetto alla nostra cultura italiana” prosegue il portale, che prosegue con la testimonianza di Alessandro Saccoccio.

La testimonianza: come una donna italiana partorisce in casa in Olanda

[Cit:Eticamente.net]

Alessandro Saccoccio è un impiegato in una ong ambientale in Olanda da oltre 10 anni.

Lui e la sua compagna aspettano infatti un bambino e hanno già ricevuto la scatola in questione.

“Se la donna è in buona salute, con un parto a termine e una gravidanza senza problemi il parto a casa non ha nessuna controindicazione. Il trasferimento in ospedale accade solo nel 20% dei casi di chi partorisce a casa, in 30 anni di esperienza ho assistito solo a tre emergenze. In Italia, secondo un recente studio il 20% delle donne vorrebbe partorire in questo modo, ma spesso vengono spaventate e, purtroppo, chiedono informazioni alle persone sbagliate…“.

In effetti i dati dell’ultimo rapporto Cedap dimostrano come solo lo 0,1% del totale dei nascituri vengono partoriti in casa.

Si tratta tra l’altro di un dato approssimativo, perché, anche se le schede del Cedap sono obbligatorie e vanno compitale, in alcune regioni come Lazio e Toscana nella scheda non è indicata la voce parto a domicilio.

Marta Campiotti , presidente dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, dice a riguardo: “Il nostro Paese ha subito una rivoluzione culturale tra gli anni 50′-60′. E in questo periodo che è subentrata un’ospedalizzazione di massa con il crollo della figura professionale delle ostetriche. Mentre in Olanda hanno un ruolo ancora molto importante: sono loro che si occupano del parto…

Parto in casa o parto in ospedale?

Sempre secondo i risultati di un’altra ricerca olandese riportati da Eticamente.net: “Il parto in casa conferisca un minor rischio sia per le donne al primo parto che, soprattutto, per quelle al secondo e terzo parto, rispetto a complicanze quali eclampsia, grave emorragia post-parto e necessità di rimozione manuale della placenta.
Lo studio evindenziava come un parto, per essere veramente naturale, debba esserlo in tutte le sue fasi. Vale a dire: senza l’utilizzo di farmaci, senza interventi ostetrici manuali o strumentali”. 

Chi può partorire in casa?

Secondo le Linee Guida per l’Assistenza al parto a domicilio dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, posso partorire in casa solo le donne definite “a basso rischio“, che possono dunque partorire in casa con assoluta sicurezza. Le linee guida specificano che devono arrivare a termine della gravidanza in buona salute, con una pressione normale e un’anemia fisiologica. Il bambino, invece, deve essere cresciuto bene ed essere in presentazione cefalica. Il travaglio, infine, deve iniziare spontaneamente. Le ostetriche operano sempre in due e l’ospedale non deve essere lontano più di 30-40 minuti dalla casa. – Cit. Eticamente.net

Se fosse anche a Milano…

Milano città stato intende mettere al centro il cittadino dandogli ogni libertà di scelta. Quindi anche se partorire a casa.
Ma ve lo immaginate? Se così fosse addio Fatebenefratelli, Mangiagalli, San Paolo… verrebbe sedata l’atavica lotta del “in quale ospedale di Milano sei nato” – che già dice molto della milanesità di un cittadino, in virtù di un eventuale più radicato senso di appartenenza alla propria casa e a Milano tutta.

Fonte: www.adnkronos.com
Fonte: www.eticamente.net/39663/olanda-kit-per-il-parto-in-casa.html

Lo scivolo d’acqua più lungo del mondo. Dove potremmo metterlo a Milano – VIDEO

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Ecco la soluzione per chi si vuole buttare giù.
A Auckland, Nuova Zelanda, è stato allestito lo scivolo d’acqua più lungo del mondo.

I 600 metri si percorrono in 1 minuto e mezzo, alla velocità di 50 km/h, con un dislivello di 92 metri.

“E’ per divertimento, benessere e la sicurezza della propria sanità mentale”, dicono dall’organizzazione non-profit “Live More Awesome” che aiuta le persone affette da depressione e ansietà. In buona sostanza: una scarica di adrenalina e un lancio su uno scivolo d’acqua diventano un ottimo rimedio all’ansia.

Si può salire anche con la GoPro per condividere con tutti il proprio coraggio, come mostra il video:

Visto che Milano città stato vuole il meglio del mondo a Milano, proviamo a immaginare dove metterlo. Considerato il dislivello e il paesaggio collinare viene da pensare a solo un luogo che potrebbe ospitarlo. Il Monte Stella. Già in passato ha ospitato gare da sci e potrebbe essere simpatico fare partire dalla cima un lungo scivolo che potrebbe spingersi in direzione Bonola o verso lo stadio, sollevato sopra la strada. A meno di non voler creare un’attrazione speciale per il Parco Orbitale. In questo caso potremmo battere il record di Auckland.

Fonte: http://viralmondo.it/lo-scivolo-piu-lungo-al-mondo-ha-600-metri-lo-provereste/.
Foto: www.incredibilia.it

Le 10 cose di cui il milanese è più ORGOGLIOSO

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Il milanese non ama esprimere apertamente le sue emozioni. Però quando lo stimoli sull’argomento è in grado di tirare fuori delle chicche che gli fanno gonfiare il petto.

Le 10 cose di cui il milanese è più orgoglioso

 

#1 Fuorisalone

Per una settimana Milano è il centro del mondo. Nessuno sa che cosa ci sia di preciso ma tutti vanno in giro per la città.
L’avventore tipico del fuorisalone è una persona non particolarmente interessata al design, ma non riesce a resistere a una settimana di inaugurazioni continue. Quindi si improvvisa esperto.

 

#2 La Scala

Il milanese scopre l’esistenza della Scala il giorno della prima. E quel giorno lì prova un desiderio irrefrenabile di parteciparvi. Poi scopre quanto costano i biglietti e cambia idea.

 

#3 San Siro

In realtà si chiama Meazza ma i milanesi lo chiamano San Siro. Di culto nelle partite serali il buffet riservato a chi ha i biglietti top o agli imbucati del Comune. È uno degli stadi più affascinanti del mondo quando è pieno, e uno dei più tristi quando è vuoto.

 

#4 La moda

È l’opposto del Fuorisalone. Sono tutti eventi molto chiusi, ristretti agli addetti ai lavori. Per la maggioranza dei milanesi la moda coincide con settimana di traffico e di gente isterica. Però ogni milanese si sente trend setter e ama che nel mondo la sua città sia considerata la top model della moda.

 

#5 Il Castello Sforzesco

Ospita un sacco di musei che nessuno ha visto, a parte la Pietà Rondanini. A Milano si dice che sia il più grande castello al mondo in pieno centro della città.

 

#6 Il Duomo

È la più grande cattedrale gotica del mondo. Piace più andarci sopra che dentro.

 

#7 Il tram

Odiato e amato. E’ stato venduto anche a San Francisco. È lentissimo, fa rumori insopportabili, imbottiglia il traffico però guai a toglierlo.

 

#8 La metropolitana

Fa ridere che la linea 5 sia stata fatta prima della linea 4. Però è un grande motivo di orgoglio dei milanesi, anche se le sue stazioni sono spesso buie e anonime se confrontate con quelle delle altre città europee. Però basta andare a Roma per capire quanto siamo fortunati.

 

#9 I grattacieli di zona Porta Nuova

Prima di costruirli sono stati stracriticati, ma ora Milano li ha adottati e sono diventati il nuovo centro di gravità del passeggio cittadino. Anche perché sorgono su una piazza che si estende con una spazialità unica per la città.

 

#10 Le inaugurazioni

A Milano ci sono sempre inaugurazioni in cui imbucarsi e poter bere e mangiare gratis, fingendosi un esperto di qualunque cosa.

Foto copertina Leichic.it

Tavoli cultura: scelti i 15 progetti prioritari per Milano Città Stato

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Versailles a Milano? No, sala riunioni al IV piano del workspace Copernico, via Copernico 38, Milano.

Giovedì 4 febbraio 20165 ha ospitato il terzo e ultimo appuntamento del primo ciclo di incontri di Milano città stato, aperti a tutti i milanesi (neo, D.O.C., adottati) di buona volontà.

Sì perché, dopo aver ideato [ecco le 10 proposte dai tavoli del 16 gennaio 2016], dopo aver partecipato [ecco che cosa vi siete persi al Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico], ai tavoli cultura sono stati scelti i 15 progetti prioritari per Milano città stato emersi durante un anno di incontri e di tavoli di ideazione.

Da questi 15 progetti se ne sceglieranno 7 sulla base delle indicazioni dei cittadini. Ma prima di renderli pubblici si sono formati dei gruppi di lavoro per svilupparli in modo dettagliato. A partire da marzo si potrà visionarli e votarli.

crowdfunding milano citta stato indiegogo

ECCO LE PROSSIME FASI DI SVILUPPO DEI PROGETTI DI MILANO CITTÀ STATO


I FASE
1. Sviluppare i progetti in modo più articolato
2. Realizzare un articolo intervistando e coinvolgendo sul progetto opinion leaders della città

II FASE
Gestire una campagna di sensibilizzazione sul progetto per coinvolgere tutta la città

 

#Entro 10 febbraio: Inserimento nuove persone nei team e scelta dei primi capitani
#Entro 19 febbraio: Incontro dei diversi team (con definizione sviluppo del progetto e della stesura dell’articolo con relative interviste)
#22 febbraio: incontro staff centrale con i capitani dei progetti per organizzare i lavori
#Entro 4 marzo: stesura progetto e realizzazione dell’articolo (con intervista a opinione leaders). Verifica per realizzazione di un video a progetto
Fine febbraio/inizio marzo: crowdfunding per finanziare la campagna
Fine febbraio: definizione del direttivo del progetto milano città stato
#Dal 10 al 20 marzo: pubblicazione articoli
#Dal 20 al 31 marzo: contest di votazione popolare e di commenti sui diversi progetti
#Da fine marzo a fine maggio: campagna di comunicazione in città (con eventi e promozione sul territorio e via web)

Chi volesse partecipare a queste attività, può scrivere a: info@milanocittastato.it

 

crowdfunding milano citta stato indiegogo

Intervista a James Bradburne, direttore di Brera: “Milano può diventare un modello di eccellenza per l’Italia”

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Riportare Brera nel cuore di Milano e il visitatore al centro di Brera, così da far dialogare la Pinacoteca – ma anche la Biblioteca Braidense, l’Accademia, l’Osservatorio, l’Orto Botanico, l’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere – con il resto della città e proiettarla in una prospettiva internazionale.

Brera intesa non solo come museo, ma “come diceva Franco Russoli, un luogo in cui si costruisce e si vive lo sviluppo della realtà contemporanea. Non occupazione per il tempo libero, bensì per il tempo impegnato”. Ecco il “piano Bradburne” per la realizzazione, entro il 2018, della Grande Brera.

A 100 giorni dal suo insediamento a direttore della più grande istituzione museale meneghina, la seconda d’Italia dopo gli Uffizi di Firenze, James Bradburne ha spiegato la sua visione del progetto “Grande Brera“, auspicabile in nome di una autonomia di spendere e di costruire un rendiconto che sia uno strumento di verifica dei risultati annuali, grazie a nuovi e vecchi partner (finanziatori privati già esistenti, gli Amici di Brera, l’Associazione di Partner Brera (APB), l’Associazione American Friends of Brera). 

Una città nella città partecipata nel nome della cultura. E allora: sì o no a Milano città stato?

Il domandone. Che domanda vorrebbe fare ai nostri lettori?

Che cosa renderebbe Brera la vostra scelta del luogo in cui trascorrere un Sabato pomeriggio?
What would make Brera your choice of place to come on a Saturday afternoon?

La proposta impossibile. Deve fare una proposta impossibile per Milano

Niente è impossibile per Milano.
Nothing is impossible for Milan.

Domanda da 1 miliardo di euro. Se avesse un miliardo di euro a disposizione per Milano che cosa farebbe?

Un miliardo di euro è fin troppo. Vorrei investire in modo avveduto; con circa 100mila euro vorrei creare un nuovo centro culturale, con un deposito a vista, servizi, spazi espositivi e laboratori d’arte da aggiungere alla qualità del quartiere di Brera.
A billion € is far too much – I would invest it wisely, and with the circa €100mio I would create a new cultural centre, with visible storage, amenities, exhibition spaces and art studios to add to the quality of the Brera neighbourhood.

Milano città stato. Si o no?

Milano città, 100% si; città stato: non so. Dopo appena quattro mesi non posso motivarle il Sì o No o con quali confini, così come che cosa aggiungerei e toglierei a questa città.
After only four months, I have no way to answer.

Milano può diventare la “Hong Kong d’Italia” ed essere di stimolo per tutta la Penisola?

Milano, come tutte le città italiane, è stata una città stato, ed in molti casi lo rimane nonostante l’Unità di Italia e la riunificazione di tutti i suoi comuni.
Una cosa è certa: Milano è il più dinamico laboratorio culturale d’Italia, e Brera è nella posizione di diventare un modello di eccellenza nell’esercizio della sua attività, e per l’intero Paese. Se Milano cade, la Nazione cade.

Milan, like all Italian cities, was a city state, and in many ways remains one, despite the reunification of Italy. One thing is certain: Milan is the country’s most dynamic cultural laboratory, and the Brera is in a position to become a model of best practice for the entire country. If Milan fails, the country fails.

Una persona, un luogo e una data.

Franco Russoli, Brera, 22 marzo 1977 [soprintendente che per primo, negli anni ’70, propose il progetto della “Grande Brera”, al centro del progetto del Direttore Bradburne, N.d.r.].
Franco Russoli, Brera, 22 March 1977.

La domanda su misura. Come dovrebbe essere il perfetto Museo. Quali elementi dovrebbe contenere?

Una delle migliori definizioni ce la propone il filosofo americano Nelson Goodman, nel 1980: “Il museo deve operare come un’istituzione per la prevenzione della cecità, allo scopo di far funzionare le opere… le opere funzionano quando, stimolando lo sguardo curioso, acutizzando la percezione, suscitando l’intelligenza visiva, esse partecipano alla… creazione e alla ri-creazione dei nostri mondi”.
Il museo perfetto non si definisce in base a ciò che contiene, ma nel modo in cui trasforma i suoi utenti.
A perfect museum is not defined by what it contains, but in how it transforms its users.

La domanda finale. Qual è il suo fine per Milano?

Di giocare un ruolo piccolo nel rendere Milano una città ancora migliore.
To play a very small part in making Milan even better.

James Bradburne

Ph. Ilgiornaledellarte.com
Ph. Ilgiornaledellarte.com

Direttore Generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense da agosto 2015.

James Bradburne ha studiato architettura a Londra e si è poi formato in museologia ad Amsterdam e Los Angeles.

Dal 2006 al 2015 è stato il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze.

All’estero: direttore della Nextgeneration Foundation (Regno Unito); direttore del Museum für Angewandte Kunst di (Francoforte) . Negli anni ‘90, è stato responsabile per il design, la formazione e la programmazione al New Metropolis Science and Technology Centre di Amsterdam. www.brera.beniculturali.it

10 strategie per trovare PARCHEGGIO a Milano

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L’altro giorno ho preso la macchina per andare a un evento qui a Milano dove ero stato invitato. Ho trovato parcheggio quasi subito. Poi ho preso un taxi per raggiungere il posto.
 
Riformulo.

Alcune persone sono convinte che trovare parcheggio a Milano sia difficile ma non impossibile. Secondo me trovare parcheggio a Milano è impossibile ma non difficile.
 
Ci sono alcune strategie che possono aiutarci in questa impresa.

 

10 Strategie per trovare parcheggio a Milano

 
#1 Strategia “guerra di logoramento”

Fermarsi nel punto con più area di visione e aspettare che qualcuno se ne vada.

Consigliata a chi preferisce giocare a Candy Crush in macchina che arrivare all’appuntamento.

 

#2 Modulo a uomo.

Marcare stretto i pedoni per vedere se qualcuno ha le movenze di chi sta per mettersi in auto.

Consigliato a chi ama dare giudizi estetici alla fauna milanese. O più semplicemente ai pervertiti.

 

#3 Strategia dell’ottimismo.

Parcheggiare nelle strisce gialle anche senza pass, con la convinzione che sulle aree gialle gli ausiliari non danno la multa.

Consigliata a chi ama il rischio, le avventure e la rimozione forzata.

 

#4 Strategia dell’indole sportiva.

Fermare l’auto nel primo parcheggio libero (anche se mancano chilometri al traguardo).

La frenesia della vita milanese lascia poco tempo per tenersi in forma, ogni momento è buono per fare attività fisica. Nei chilometri tra il parcheggio e il luogo da raggiungere si può improvvisare un percorso atletico completo.

 

#5 Strategia mistica.

La legge dell’attrazione. Pensare intensamente che si troverà parcheggio finchè lo si trova davvero. Si dice che funzioni.

La convinzione che pensare intensamente al verificarsi di qualcosa, contribuisca a realizzare quella cosa in gergo tecnico si chiama psicosi.

 

#6 La staffetta.

Parcheggiare lontanissimo dove è facile trovare archeggio e poi prendere una car sharing.

Perché utilizzare solo la tua macchina quando puoi usarne tante?

 

#7 Strategia cooperativa.

Fare scendere gli occupanti (es. fidanzata, figli, nonne) per piantonare i potenziali parcheggi.

L’unione fa la forza. Sulla carta. Ma se i film americani ci hanno insegnato qualcosa, quella cosa è che nel momento del bisogno ci si divide. “Dividiamoci” urli alla tua compagna e poi la scaraventi fuori dall’auto a cercare un parcheggio a piedi mentre tu vaghi ramingo nel ginepraio dei sensi unici.

 

#8 Strategia 2.0

Trovare un’app dei parcheggi. Tipo parcopedia.

Hai il telefono intasato di app per sapere in tempo reale cosa fanno delle persone a te estranee e vuoi non averne una per sapere chi sta liberando un parcheggio?

 

#9 Strategia psicoanalitica.

Parcheggiare in divieto di sosta.

La rimozione non è solo un meccanismo di difesa freudiano.

 

#10 Strategia intelligente.

Rinunciare in partenza. Non prendere la macchina.

A Milano esistono un sacco di modi per spostarsi da un punto A fino a un punto B. Se non riesci a immaginarne uno oltre la tua auto è un vero peccato.

IL TESTINA TEST: SEI O NON SEI MILANESE?

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Alessandro Manzoni diceva che la milanesità è una caratteristica che può essere anche acquisita da chi non è nato a Milano.
Quindi significa che può essere anche persa da chi è milanese di nascita.
Se la milanesità non dipende dall’essere nato a Milano, come si fa a capire se ognuno di noi è
davvero milanese?
Ecco il primo test ufficiale per smascherare i milanesi fasulli.

IL TESTINA TEST: IL PRIMO TEST CHE DICE SE SEI MILANESE

1. Scegli dove fare le vacanze.

A. Formentera
B. Vecchio convento sperduto in un bosco
C. Malesia
D. Milano Marittima
E. Non vado in vacanza

2. Mangia qualcosa.

A. Panettone
B. Cotoletta
C. Thailandese
D. I pronti in tavola
E. Cibo alcalino o altra cosa che non si capisce bene

3. Esci stasera. Dove vai?

A. Lambrate
B. Navigli
C. Gae Aulenti
D. Brera
E. Isola

4. Scegli un’auto.

A. Smart
B. Suv
C. Tesla
D. Car sharing (enjoy)
E. Carsharing (Car2go)

5. Il più grande sfigato è…

A. Chi va all’Ikea
B. Chi sciopera
C. Chi gira sulle balle del toro
D. Chi è lento
E. Chi piglia la metropolitana

6. A che squadra tieni

A. Napoli
B. Milan
C. Juventus
D. Inter
E. L’Italia

7. Il cantante

A. Fedez
B. Antonacci
C. Celentano
D. Elio
E. Battiato

8. La città straniera

A. Londra
B. Berlino
C. Barcellona
D. Vienna
E. Amsterdam

9. Il giorno preferito

A. Lunedì
B. Giovedì
C. Venerdì
D. Sabato
E. Domenica

10. Dove vorresti andare

A. Sulla Darsena
B. A un aperitivo
C. Al cinema
D. Alla prima della Scala
E. All’outlet Serravalle

PUNTEGGI

DOMANDA 1. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 3 punti C. 4 punti (top!) D. 2 punti E. 1 punto
DOMANDA 2. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 1 punto C. 2 punti D. 4 punti (top!) E. 3 punti
DOMANDA 3. A. 4 punti (top!) B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 1 punto D. 2 punti E. 3 punti
DOMANDA 4. A. 1 punto B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 4 punti (top!) D. 3 punti E. 2 punti
DOMANDA 5. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 1 punto C. 4 punti (top!) D. 3 punti E. 2 punti
DOMANDA 6. A. 1 punto B. 2 punti C. 3 punti D. 4 punti (top!) E. 0 punti (risposta da milanese finto)
DOMANDA 7. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 1 punto C. 2 punti D. 3 punti E. 4 punti (top!)
DOMANDA 8. A. 2 punti B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 3 punti D. 2 punti E. 4 punti (top!)
DOMANDA 9. A. 2 punti B. 3 punti. C. 4 punti (top!) D. 0 punti ((risposta da milanese finto) E. 1 punto
DOMANDA 10. A. 1 punto B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 4 punti (top!) D. 2 punti E. 3 punti

RISULTATI

Da 0 a 22. PIRLA. Fai finta di essere milanese ma non lo sei per niente. Comunque consolati: sei nella maggioranza.

Da 23 a 28. IMBUCATO. Vieni da un paese lontano, sei entrato con difficoltà,
hai subito varie forme di discriminazione. Ti capiamo. Ma non serve che fai finta.

Da 29 a 34. PROVINCIALE. Vuoi fare il figurone. Ma hai esagerato e ti abbiamo scoperto.

Sopra 35. MILANESE AUTENTICO. Sei in via di estinzione, uno dei pochissimi rimasti
al mondo. Rispetto.

5 proposte dai tavoli di partecipazione e 5 motivi per esserci ai tavoli cultura

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Un tranquillo lunedì sera. La via di Celentano, via Gluck, la via del Fermo Immagine – il Museo del Manifesto Cinematografico. In mezzo alle locandine della settima arte, alcuni milanesi d.o.c. e neo si sono trovati per compiere il secondo passo nella storia della nuova Milano.

Dopo le 10 proposte emerse dai tavoli di ideazione, i protagonisti sono stati divisi in due tavoli di partecipazione: il primo, denominato “TAVOLO CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE“, ha lavorato su eventi, campagne, momenti da proporre ai cittadini per diffondere il giusto messaggio circa l’anima di Milano città stato; il secondo, “TAVOLO EDITORIA“, ha elaborato spunti, riflessioni, argomenti, strumenti (tra articoli, video, social post, fotoreportage, nuove rubriche) affinché Milanocittastato.it sia il più completo organo di informazione di Milano città stato e la possa delineare per parole e immagini.

Cosa è emerso dopo due ore di lavori?

5 proposte emerse dai tavoli di partecipazione

#1. Trasmettere l’IDENTITA’ di Milano città stato in ogni comunicazione è prioritario (emersa nel manifesto).

#2. Il punto di partenza sono i progetti già votati nel primo incontro del 16 gennaio (questi: https://www.milanocittastato.it/news/10-prime-proposte-per-milano-citta-stato/).

#3. Milano città stato deve essere il luogo mediatico e reale in cui si concretizzano interviste e azioni di coinvolgimento di personaggi noti e cittadini perché si sentano partecipi di un progetto comune per il bene di Milano e lo vogliano supportare.

#4. Milano città stato deve essere il luogo in cui – per articoli, immagini, parole, video, animazioni  – si dimostri concretamente che Milano città stato già esiste e si potrà realizzare.

#5. Proporre notizie di attualità con un taglio sempre propositivo, progetti di ecosostenibilità, storie di cittadini che hanno fatto qualcosa di meritevole per Milano, prove pratiche di democrazia diretta ed exempla dall’estero, eventi (periodici e una tantum) sono la prova concreta a fattiva di cosa succede se si realizzeranno tali progetti.

5 punti sui quali progredire e che ci portano ai:

5 ragioni perchè voglio partecipare il 4 febbraio ai tavoli cultura di Milano città stato

#1. Per soddisfare tutti i dubbi su: “Che cosa è questa Milano città stato?”.

#2. Per fare delle mie proposte e condividere il mio punto di vista sulla città ideale.

#3. Per conoscere nuove persone attive su Milano.

#4. Per scoprire luoghi nascosti della mia città visto che Milano città stato trova sedi ogni volta diverse e uniche per i propri meeting.

#5. Per dire, un giorno, ai propri nipoti: “C’ero anche quando venne fondata la nuova Milano”.

3 falsi miti su Milano città stato

#1. Milano città stato non è un gruppo secessionista, come non lo sono le altre città stato interne a stati sovrani, come Berlino, Amburgo o Vienna. Anzi, mira a rendere Milano una città più forte per competere a livello internazionale e uno stimolo per rinnovare tutta l’Italia.

#2. Milano città stato non è espressione di un singolo: non c’è una sola persona a parlare, ma tutti sono invitati, secondo le proprie aspirazioni, a partecipare a tavole rotonde e dire la propria.

#3. Milano città stato non è concetto lasciato ai libri di filosofia o alle poleis greche: l’articolo 132 della Costituzione Italiane ed esempi illustri all’estero (anche vicine, come Berlino, Londra, Madrid) dimostrano che l’autonomia si può fare, adesso.

E dunque… ecco che cosa è successo nel nostro ultimo incontro, per immagini:

Come esserci?

PROSSIMO APPUNTAMENTO:

GIOVEDì 4 FEBBRAIO –

TAVOLI DI CULTURA –

ORE 18.30 – INGRESSO LIBERO

 


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