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Il maestro di violino al cinema Ariosto

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Il violino è uno strumento molto particolare.

Anticamente, il violino era definito lo “strumento del diavolo“, in quanto è in grado di imitare molto bene le frequenze della voce umana. Per questo si pensava che il diavolo lo utilizzasse per incantare gli uomini con discorsi accattivanti e traviarli verso il male.

In più, il violino ha un suono ammaliante, affascinante, dalle mille sfumature, in grado di incantare chiunque lo ascolti.

Quella che sto per raccontarti, infatti, è proprio il racconto di un uomo che ha dedicato la sua vita al violino, ma, una volta che ha tentato di diventare un musicista professionista, è stato respinto. In questa delusione, però, ha trovato la forza per andare avanti e migliorare, così, la propria vita.

E’ la storia di Laerte, un virtuoso violinista dalla profonda passione per la musica.

Nonostante il suo talento notevole, non viene ammesso nella nota orchestra sinfonica di San Paolo OSESP: a questo punto, per guadagnarsi da vivere, decide di dare lezioni di musica ad alcuni adolescenti.

Da svolta obbligata per la sua vita, si renderà conto che il rapporto con i suoi studenti gli darà la forza per affrontare le molteplici difficoltà della sua vita.

Questo è solo un accenno della trama de “Il maestro di violino“, il film che potrai vedere questo mercoledì alle ore 19.15 al Cinema Ariosto: il biglietto costa solo 10 euro, per una storia del genere, direi che ne vale decisamente la pena.

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Le migliori CATENE di fast food a Milano

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fast food milano
Starbucks Milano

Nel settembre 2018 ha aperto il primo locale Starbucks a Milano, oltre che in Italia.

Tra code infinite per entrare e polemiche da più parti sia per un presunto provincialismo mostrato dalla nostra città, sia per i prezzi surreali assegnati ad un totem dello stile di vita italiano (il caffè espresso), alla fine siamo certi che la voglia di fare della catena americana trionferà su ogni animosità. “In tutto puntiamo ad aprire da 200 a 300 punti in tutta Italia, pensiamo che nel mercato possa starci” ha infatti dichiarato Antonio Percassi, imprenditore bergamasco e partner di Starbucks nello stivale.

Ma quello dei fast food a Milano è un settore in espansione già da tempo. Andiamo a vedere quali sono le principali realtà, più o meno consolidate, più o meno amate, già presenti e vive nel tessuto della nostra città.

Leggi anche: 10 fast food che vorrei a Milano

#1 Caffè Napoli

fast food milano

Ah, che bellu cafè, sulo a Napuleo sanno fa: e berne una tazza come se foste in un’autentica casa napoletana è la finalità della loro ambientazione. Ma oltre alla bevanda regina delle nostre mattine, da Caffè Napoli si trovano anche tante leccornie.

📌 via Gaetano Giardino 1 – corso di Porta Ticinese 14 – via Marghera 39 – via Santa Croce 4

 

#2 KFC

fast food milano

La catena del pollo fritto per antonomasia, preparato secondo una ricetta tenuta segreta sin dalla sua creazione e costituita, in base a quanto dichiarato dalla società, da 11 tra erbe e spezie.

📌 via Orefici 10 – via Giuseppe Eugenio Luraghi 11 – Bicocca Village – Milanofiori

 

#3 Chic & Go

fast food milano

Un’esperienza speciale con materie prime anche di altissimo livello per i suoi prodotti (come aragosta e tartare di angus).

📌 piazza Virgilio 4 – via Bigli 20

 

 #4 Spontini

fast food milano

La pizza al trancio non piace a tutti. Eppure il format di Massimo Innocenti, che si definisce un “toscano adottato da Milano”, sta conquistando l’Italia e presto si espanderà anche all’estero.

📌 13 locali a Milano

#5 Panini Durini

fast food milano

Atmosfera informale e prezzi contenuti, è la versione giovane, ruspante e no frills di Panino Giusto.

📌 16 locali a Milano

-> Altri panini

 

#6 Fatto Bene

fast food milano

Ingredienti ricercati e prezzi allineati al contesto, ma l’esperienza gastronomico-sensoriale vi ripagherà: non dimenticatevi che l’hamburger è la colonna portante di ogni colazione vitaminica.

📌 via Buonarroti 8 – via Vicenzo Monti 56 – piazza San Marco 6

-> Altri hamburger

 

#7 Jollibee

fast food milano

Inaugurato domenica 18 marzo a Milano, a pochi passi dal Duomo, è il primo locale europeo della catena filippina che qui ha sì un solo punto vendita, ma ne possiede un migliaio in Asia e 34 negli Stati Uniti, con una personalità tale da proporre cose come gli spaghetti al ketchup di banana.

📌 piazza Armando Diaz 8

 

HARI DE MIRANDA

 

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Only know you love her when you let her go: Passenger

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Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go
Only know you’ve been high when you’re feeling low
Only hate the road when you’re missing home
Only know you love her when you let her go
… And you let her go”

Hai presente la canzone di Passenger, no?

Non è esattamente il mio genere, ma riconosco che si tratta di un brano di rara dolcezza, tra testo e musica.

Certo, fa rimanere un po’ così sentir cantare le prime note del pezzo con una vocina sottile… e poi vedere che questa appartiene a omone barbuto, ma anche questo contribuisce a conferire fascino a questa canzone.

Per tutti i fan di questo cantantautore c’è una bellissima notizia.

Eh sì, perchè questo martedì, alle 21.00, Passenger sarà finalmente a Milano, precisamente all’Alcatraz.

So che non stai più nella pelle: il biglietto costa 28 euro, ma ti suggerisco di affrettarti ad acquistarli, perchè prevedo un rapido sold out.

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Milano in UN GIORNO, tra must-see e curiosità

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milano in un giorno

Mettiamo subito le mani avanti: vedere tutto il must di Milano in un giorno solo è impossibile. Ma se un amico capitasse per caso nella città meneghina e avesse solo 24 ore di tempo per esplorarla, è necessaria una bella selezione di attrazioni obbligate e curiosità più di nicchia (perché vedere solo il Duomo non significa vedere Milano).

Seguendo la mappa, questo è il percorso ideale per un amico che vorrebbe visitare Milano in poco tempo:

 

PARTENZA: MILANO CENTRALE

milano in un giorno

Leggi anche: Così nasce la Stazione Centrale di Milano

Immaginando che l’amico in questione arrivi in città da Milano Centrale, la prima cosa da fare è sicuramente raggiungere il centro. A due passi dalla stazione si arriva facilmente a Piazza Caiazzo, dove passa lo storico Tram 1: questa linea offre un veloce passaggio fino ai Giardini Pubblici e all’ancora affascinante sede del Museo di Storia Naturale, nonché al vicino quartiere di Porta Venezia (noto per i suoi meravigliosi edifici liberty). Se l’amico in questione ha particolare fretta, può anche tirare dritto fino a Piazza della Scala, luogo di partenza ideale per esplorare poi a piedi il cuore di Milano.

 

  • IN GIRO IN DUOMO

Dopo uno sguardo al Teatro alla Scala e al monumento dedicato a Leonardo da Vinci, il prossimo passo è attraversare la splendida Galleria Vittorio Emanuele e fermarsi per le inevitabili foto e selfie, specialmente con il toro fortunato sul pavimento. Proseguendo dritto si può già intravedere il Duomo, sempre stupefacente, capace di catturare ogni tipo di guardo. Oppure, se si è più pazienti, prima di entrare in Galleria si può fare una deviazione nell’oscura Via degli Omenoni, nota per ospitare un edificio dall’aspetto minaccioso, sorretto da otto giganti di pietra. Lì nelle vicinanze, in Piazza Meda, si può ammirare anche il suggestivo Disco di Arnaldo Pomodoro o, se si è amanti di letteratura italiana, la casa di Alessandro Manzoni.

milano in un giornoOvviamente, il Duomo prima o poi bisogna raggiungerlo: c’è molto da esplorare, partendo dalla Madonnina. Un po’ nascosta, alle spalle del Duomo, si trova la piazza che accoglie la prima fontana di Milano, opera di Giuseppe Piermarini. Dall’altro lato, invece, si può imboccare Corso Vittorio Emanuele, specialmente se si ha voglia di shopping: uno sguardo lo merita la statua al n° 13, lo Scior Carera, una scultura risalente all’Antica Roma che osserva i passanti fare compere.

Leggi anche: Una passeggiata tra 15 sculture capolavoro a Milano

milano in un giorno

 

  •  UNA PASSEGGIATA FINO AL CASTELLO

Ci si può intrufolare anche in Piazza Mercanti, il luogo più antico di Milano, oppure fare una passeggiata fino al Castello Sforzesco (senza dimenticare di fare un salto all’unico Starbucks italiano, in Piazza Cordusio): un vero e proprio tuffo nel passato che comprende anche il Parco Sempione, una delle aree verdi più famose e frequentate di Milano. È anche il luogo ideale per consumare un pranzo al sacco e prendersi una pausa dal mini-tour, magari dopo aver attraversato il pittoresco Ponte delle Sirenette. Ma il Parco Sempione ospita anche molto altro: la Triennale, il Teatro Continuo Burri, l’Arena Civica e uno degli edifici più affascinanti di Milano, ossia la sede dell’Acquario Civico.

Leggi anche: Non solo Starbucks

 

  • TRA BRERA E PAOLO SARPI

milano in un giorno

Leggi anche: Il Mondo di Brera

Da qui è semplice uscire dal parco e concedersi una passeggiata per il quartiere di Brera, il più pittoresco della città, tanto caro agli artisti: basti pensare all’Accademia di Brera e al Bar Jamaica, frequentato da Piero Manzoni e Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo e Lucio Fontana.
Quando arriva il momento di cambiare zona, sia il Tram 12 che il 14 portano direttamente al Cimitero Monumentale di Milano. L’amico potrebbe considerarla una meta un po’ macabra, ma basterà uno sguardo all’architettura del luogo per fargli cambiare idea. E, se proprio non si è in vena di cimiteri, Via Paolo Sarpi, la Chinatown di Milano, è dietro l’angolo.

Leggi anche: Via Paolo Sarpi e le chicche di Chinatown

 

  • IL GRAN FINALE: CITYLIFE

Questo mini-tour non può fare a meno di includere la Milano più futuristica: CityLife, l’area intorno a Piazza Tre Torri, che non è solo Shopping District ma anche grattacieli imponenti e giardini curati. La conclusione ideale di questo giro è fermarsi a cenare qui, ammirando la luce dei grattacieli.

Leggi anche: Le mille facce del Portello

 

  • E POI?

Il bello di ogni viaggio è lasciare qualcosa di non visto, in modo da avere una bella scusa per ritornare: stessa cosa vale per questo mini-tour che, per quanto intenso, non include alcune delle zone più caratteristiche di Milano. Questo presunto amico dovrà ritornare presto nella città meneghina… anche solo per un aperitivo sui Navigli.

 

VANESSA MARAN

 

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Il Milanese e la sua giornata

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Cosa vuol dire essere “milanese“?

Anche chi è nato e cresciuto a Milano è troppo preso dalla velocità della città metropolitana, globalizzata e piena di vita che è diventata per fermarsi e rifletterci su.

Milano ha fatto tanta strada da quando era solo lo stereotipo della città lombarda piena di nebbia e di freddo ed è diventata il centro dell’industria, della moda e del lifestyle…

Ma, in tutto questo, “la tradizione milanese” ha ancora posto?

Eh sì, diciamolo: ormai trovare il vero milanese DOC è molto raro… e ancora più raro è sentire parlare il dialetto milanese, a meno che non si vada nei quartieri periferici, quelli che una volta erano paesi a se.

Il dialetto milanese è una lingua che personalmente mi fa sorridere, mi diverte e mi affascina… ma, purtroppo, non riesco a parlarla come fanno, per esempio, mia nonna, le sue sorelle e mio padre.

Come tutti i meravigliosi dialetti italiani, il milanese ha le sue sfumature interpretative, i modi di dire e le sue terminologie per qualsiasi cosa.

Certo: l’italiano è bellissimo, musicale e ricco sotto qualsiasi punto di vista, ma penso che bisognerebbe sempre preservare un posticino per “le proprie origini”, giusto per ricordare, qualche volta, la propria storia… anche quella linguistica.

E, a quanto pare, non sono l’unica a pensarla così: per celebrare il dialetto del capoluogo lombardo, questo sabato tornerà la “Giornata del Dialetto Milanese“.

Per tutta Milano, potrai trovare ristoranti, librerie e musei che celebrano a modo loro questo sabato diverso, durante il quale la cultura linguistica milanese ritrova per ventiquattro ore almeno un po’ dell’importanza che aveva fino a cinquant’anni fa.

Magari riesco a impararlo un po’ meglio anch’io…

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Villa Scheibler: Quarto Oggiaro lancia la sfida a Versailles

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Villa Scheibler, nel quartiere di Quarto Oggiaro, fu costruita nella seconda metà del Quattrocento. Fu progettata come tenuta di caccia per Ludovico il Moro da parte della famiglia milanese dei Simonetta

S.Carlo Borromeo sostò alcuni giorni presso la villa, nell’ottobre 1583, ospite di Monsignor Simonetta, in occasione della posa della prima pietra del Santuario di Rho.

La villa prende il nome dai suoi ultimi proprietari, che la presero nell’ottocento e che la lasciarono al Comune di Milano.

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VFNO: la notte bianca della moda

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Una delle prime parole che vengono in mente pensando a Milano è sicuramente “moda“.

Negli anni, la città della Madonnina è diventata capitale europea per il mondo della moda, del fashion e del design, confermandosi come punto di riferimento per stilisti, designer e fashion blogger che vogliano entrare a piedi pari in questo sfavillante business.

La moda a Milano è in ogni angolo, in ogni strada e in ogni quartiere, si intravede dalle vetrine dei negozi e dall’abbigliamento di giovani e adulti, che pur di seguire lo stile del momento sono disposti a passare intere giornate all’insegna della scomodità e a spendere un intero stipendio per indossare anche solo gli accessori più in voga.

Questo giovedì, tutti gli appassionati di moda (e a Milano, come già detto, sono tantissimi) avranno pane per i loro denti, perchè come ogni anno torna la Vogue Fashion Night Out, la notte bianca della moda.

Tutta Milano si illuminerà delle luci di mille e mille vetrine dei negozi che resteranno aperti fino a tardi: “shopping-sfrenato” sarà la parola d’ordine a partire dalle 18, ma “oltre alla gonna c’è di più” (e in generale, ai vestiti), perchè le iniziative organizzate ad hoc per la serata saranno di tutti i tipi.

Oltre 600 boutique, punti vendita e locali celebreranno questa notte votata allo sfavillante mondo della moda organizzeranno sorprese speciali per tutti i clienti che passeranno la loro porta, quindi preparati a passare una notte che non dimenticherai facilmente.

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Il fascismo è nato a Milano: il primo nome era SANSEPOLCRISMO, dalla piazza della prima adunata

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milano-23-marzo-1919piazzaxsan-sepolcro-mussolini-fonda-fascio-combattimento

In origine il fascismo prendeva il nome di sansepolcrismo, ispirato ai principi enunciati da Benito Mussolini il 23 marzo 1919 all’atto di fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento in piazza San Sepolcro a Milano, che vennero pubblicati il giorno dopo su “Il Popolo d’Italia”.

L’adunata fu preceduta da diversi comunicati sul Popolo, tra cui quello del 9 marzo che diceva: “Il 23 marzo sarà creato l'”antipartito” sorgeranno cioè i Fasci di Combattimento, che faranno fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra”.

Inizialmente doveva svolgersi al Teatro Dal Verme, vista la minor partecipazione di quanto ci si aspettasse, si tenne nella sala riunioni del Circolo dell’Alleanza Industriale in piazza San Sepolcro messa a disposizione dal presidente dell’Alleanza Industriale.

Mussolini espose i tre punti fondanti del nuovo movimento che furono riassunti il giorno seguente su Il Popolo d’Italia nel “Programma di San Sepolcro”:

« I. L’adunata del 23 marzo rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai figli d’Italia che sono caduti per la grandezza della Patria e per la libertà del Mondo, ai mutilati e invalidi, a tutti i combattenti, agli ex prigionieri che compirono il loro dovere, e si dichiara pronta a sostenere energicamente le rivendicazioni d’ordine materiale e morale che saran propugnate dalle associazioni dei combattenti
II. L’adunata del 23 marzo dichiara di opporsi all’imperialismo degli altri popoli a danno dell’Italia e all’eventuale imperialismo italiano a danno di altri popoli; accetta il postulato supremo della Società delle Nazioni e presuppone l’integrazione di ognuna di esse, integrazione che per quanto riguarda l’Italia deve realizzarsi sulle Alpi e sull’Adriatico colla rivendicazione e annessione di Fiume e della Dalmazia
III. L’adunata del 23 marzo impegna i fascisti a sabotare con tutti i mezzi le candidature dei neutralisti di tutti i partiti »
(Dal Il Popolo d’Italia del 24 marzo 1919[9])

Tra gli interventi vi fu anche quello di Filippo Tommaso Marinetti che invitò gli intervenuti a contrastare il Partito socialista.
Il 6 giugno 1919 fu pubblicato sul Popolo d’Italia il Manifesto dei Fasci Italiani di Combattimento e il Sansepolcrismo divenne Fascismo.

MILANO CITTA’ STATO

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INDOVINA DOVE – 1° Puntata

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andrea cherchi primo

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andrea cherchi primo
Copyright Semplicemente Milano/Andrea Cherchi

 

Dov’è stata scattata questa foto? E cosa rappresenta?

Giovedì 13 settembre 2019 – SOLUZIONE

Simbolo delle Cinque Giornate di Milano

Una cannonata visibile sulla facciata di Palazzo Acerbi in corso di Porta Romana, 3. Il Palazzo è altresì conosciuto come il Palazzo del Diavolo.

 

ANDREA CHERCHI

 

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Aperitivo senza cellulare by La Strada

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Sei mai stato a La Strada?

Se sei un amante del buon vino, della birra di qualità e del relax informale, non puoi perdertelo.

La Strada si trova in una perpendicolare tra viale Bligny e via Beatrice d’Este, che passa quasi inosservato.

Una volta che varchi le porte della Strada, però, ti si apre un mondo, anzi, una famiglia.

Quello che ti abbraccia è un ambiente accogliente, fatto di immagini ed emozioni: qualsiasi complemento d’arredo o decorazione al suo interno è in grado di far nascere un sorriso.

Per esempio, la prima cosa che salta all’occhio è un furgoncino Volkswagen arancione messo a sinistra del bancone di legno principale. Cosa ci fa lì? Semplice: funge da bancone-bar alternativo.

A parte questo, La Strada si riconosce dalla lunga fila di gente che si accalca negli orari di punta dai tanti poster e dalla segnaletica stramba attaccati alle pareti rustiche, ma anche dal muro completamente tappezzato di pagine di vecchi libri.

O, ancora, i tavoli dipinti con i volti dei grandi cantautori italiani, da De Andrè a Guccini (… tassativamente a mano, perchè lo staff della Strada ci mette il cuoricino).

Tutto ciò in un’atmosfera raccolta, in penombra, perfetta per lasciarsi trasportare dalla musica (dall’ottima musica, aggiungerei) che echeggia tra le pareti suggestive della Strada.

Se hai bisogno di un pretesto per farci un salto e scoprire le meraviglie di questa chicca milanese, questo mercoledì La Strada proporrà un aperitivo unico nel suo genere dalle 18: “l’aperitivo senza cellulare“, per goderti una serata rilassante assieme alle persone care senza pensare a schermi che si illuminano, chiamate che arrivano e notifiche che appaiono.

Un’idea perfetta per chi è stanco di essere dipendente da quel device che in pochi anni è diventato a dir poco pervasivo.

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Andrea APREA: “Grande emozione aver cucinato per la First Lady. Oggi Milano deve continuare ad affermare la sua identità”

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Il cibo, un fattore che caratterizza al contempo la storia e la tradizione d’Italia, così come ogni città internazionale che si rispetti. Abbiamo deciso di pubblicare una serie di interviste a grandi chef che hanno scelto Milano e che ogni giorno contribuiscono a renderla grande.

Andrea Aprea, Campania

Ristorante: Vun Andrea Aprea

andrea apreaAd agosto Andrea Aprea ha festeggiato i suoi 7 anni dall’arrivo a Milano. Una traversata affascinante e rischiosa da “Il Comandante” – soprannome dell’armatore Achille Lauro la cui società occupava il palazzo affacciato sul golfo di Napoli dove oggi sorgono l’hotel Romeo e il suo ristorante – al Park Hyatt e al ristorante “Vun Andrea Aprea”. Un’avventura che fino a oggi lo ha portato a incorniciare ben 2 Stelle Michelin. Una scelta professionale ma anche di vita.

Milano è una città che se sbagli non ti perdona – spiega lo chef – se non costruisci bene giorno per giorno, curando ogni dettaglio, dalle infinite possibilità che ti dà arriva anche a fornirti il ben servito senza possibilità di appello. Oggi le cose vanno molto bene qui al Vun, ma la sfida che il Park Hyatt ha lanciato tanti anni fa è stata davvero impegnativa. Il ristorante in un hotel non era ‘normale’, ma oggi insieme a tanti turisti da noi arrivano anche moltissimi milanesi, segno che siamo riusciti nel nostro intento. Essere un luogo di Milano, per Milano”.

andrea aprea

Com’era la Milano che Andrea Aprea ha incontrato 7 anni fa?

“Nella percezione era già più avanti della media italiana, lo dico da napoletano orgoglioso di esserlo, sotto tanti punti di vista, dalla burocrazia ai tempi brevi per concretizzare un’idea. Allora c’erano senz’altro meno ristoranti. Qui intorno all’hotel, in particolare, non esisteva neanche un locale, c’era solo il tabaccaio che a una certa ora chiudeva e di sera quando uscivi dal lavoro non incontravi nessuno. Anno per anno ho visto un cambiamento di una città sempre più bella, sempre più a favore dei cittadini, sempre più animata”.

 

Lo chef Aprea è campano ma c’è qualcuno in casa che è milanese a tutti gli effetti…

“Sì è vero, mia figlia è nata qui e anche il prossimo figlio nascerà qui. Ho forti legami affettivi con Milano anche per questo. È una città a misura d’uomo, che ti offre la possibilità di prendere un aereo in mezzora e partire per ogni destinazione, di andare al cinema o a teatro, oppure con l’auto di raggiungere la montagna o il mare in una o due ore al massimo, in un’ora e 40 sei a Firenze in treno… La posizione insomma è perfetta.

Ma non è solo questo: anni fa non c’erano così tanti turisti, anche per esempio dalla Svizzera o dall’Austria. Prima c’era essenzialmente un business monday to friday, ora c’è tanto turismo in più anche nel fine settimana. E in questo Expo 2015 è stata molto importante”.

 

Già Expo… cosa ha rappresentato?

“Col senno di poi possiamo dire che il pensiero prima di Expo era che la città si sarebbe riempita. Invece abbiamo vissuto l’evento solo collateralmente: la gente andava principalmente in fiera, molti meno in città, ma sicuramente Milano ha beneficiato dell’immagine positiva uscita grazie a Expo e che stiamo raccogliendo ancora oggi”.

 

C’è pericolo che Milano possa rallentare.

“Penso che a tutti i livelli non bisogna mai fermarsi, dobbiamo crescere certamente e guai a fermarsi. Probabilmente dobbiamo anche lavorare a trasmettere ancor più l’energia e la mentalità di questa città al resto d’Italia. È ancora troppo diffuso un pensiero collettivo degli anni ’80, di tanta gente che non viaggia e che dice ‘che vai a fare a Milano che c’è la nebbia…’, quando la nebbia qui non c’è più da 20 anni, sicuramente da quando ci sono venuto a vivere. Sembra una battuta ma in realtà non lo è, c’è tanta troppa gente che la pensa così. Quindi bisogna continuare a promuovere la nuova, bella, stimolante identità di Milano perché sia un esempio per l’intero Paese”.

 

Cosa cambieresti o ti piace di più di Milano?

“Bella domanda… Milano è bella perché è così, con i suoi navigli, Brera, il verde, il classico col moderno che si fondono. Oggi, dopo tanti anni, sento mia questa città, ci sto bene, mi sento a casa – non che Napoli non lo sia – ma qui posso andare in bicicletta senza problemi, arrivare in centro a piedi, girare senza particolari pericoli”.

 

Uno dei momenti più emozionanti al lavoro al Vun?

Quando Michelle Obama è venuta a Milano proprio per l’Expo, ha alloggiato qui al Park Hyatt e ha mangiato al Vun. Come professionista a tutti i clienti do il massimo dell’attenzione, ma certamente la signora Obama era sempre la First Lady…”.

andrea aprea

Da “neo-milanese” che effetto ti fa tornare a Napoli?

“È sempre la mia città, ho lì la mia famiglia, gli amici, ci passo bellissimi momenti. È ovvio che sono due realtà totalmente diverse: Napoli colorata e casinista, Milano più a misura d’uomo e silenziosa. Ma non voglio fare paragoni, ognuna ha le sue belle peculiarità. Io ho scelto di vivere qui, visto che sono più razionale e quindi a Milano mi trovo bene essendo più ‘quadrata’. Tanti mi dicono di tornare, ma per ora sto bene qui e penso ancora di rimanerci per un bel po’ di tempo. Certo mai dire mai, ma è un altro discorso”.

 

Un piatto che consigli ai tuoi ospiti?

“Per restare in tema, sicuramente la gallinella Milano-Napoli, dedicata alle mie due città”.

 

C’è in menù un piatto ispirato a Milano?

andrea aprea“Certo il risotto alla milanese, con ossobuco di rana pescatrice, liquirizia e arancia”.

 

FLAVIO INCARBONE

 

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Art and Mixology at Galleria Campari

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Hai presente lo Spazio Davide Campari?

Mah sì dai, quell’enorme struttura di mattoni rossi che affascina e al contempo mette in soggezione che si trova a Sesto San Giovanni.

Certo che lo conosci. D’altronde, siamo a Milano e qui un aperitivo con Campari alla fine della giornata è quasi d’obbligo, quando si pensa di non farcela a superare la settimana.

Ma cosa sogna più di ogni altra cosa un milanese amante dell’arte, ma anche di un buon cocktail?

Sicuramente, un evento che permetta di visitare qualche bella galleria e al contempo di fare una piccola degustazione alcolica alla fine del tour… magari proprio con un bel Campari.

Pensi che un evento del genere non possa esistere? Sicuro, sicuro?

E invece sì ed è proprio qui che torna in gioco la Galleria Campari presso lo Spazio Davide Campari di Sesto San Giovanni: questo martedì, infatti, alle 20.00 potrai partecipare a una visita guidata a 25 euro all’interno della galleria, al termine della quale potrai goderti una bella degustazione a base di… Campari.

Se vuoi partecipare a questa serata all’insegna dell’arte e dell’alcool, ti consiglio di prenotare prima possibile chiamando lo 02 62251 o scrivendo a galleria@campari.com.

E’ uno dei classici eventi da non perdere, te lo garantisco.

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Le 10 FOTO più “likeate” di Milano del fotografo Andrea Cherchi

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andrea cherchi fotografo

Non è facile capire e stabilire quali siano le regole giuste per realizzare e pubblicare una foto strappalike. In rete si trovano consigli e opinioni che spesso, se applicati, non portano a risultati sperati. Dopo oltre tre milioni di scatti e dieci anni suonati di social, sono arrivato alla conclusione che una conclusione vera e propria non c’è. Funzionano le immagini familiari, funzionano i tramonti e i cieli panoramici mozzafiato. Funzionano le foto bizzarre, così come le foto che evocano forti emozioni. Funzionano i grattacieli, così come le case che non superano i due piani, a patto che siano da sogno. 

Ecco, vedete: di tutto un po’ e di un po’ tutto. Qui trovate le mie dieci foto di Milano più “likeate” di tutti i tempi e pubblicate su Facebook nel mio profilo e nelle mie pagine “Semplicemente Milano” e “Andrea Cherchi”. 

10° posto: Due tram si incontrano in viale Regina Giovanna (1962 likes)

andrea cherchi fotografo

9° posto: Veduta su Milano dalla terrazza dell’ingresso della Galleria (1987 likes)

andrea cherchi fotografo

8° posto: Torre Unicredit vista dall’Highline della Galleria (2050 likes)

andrea cherchi

7° posto: Castello Sforzesco, Torre Hadid e Torre Allianz ripresi dall’Highline della Galleria (2056 likes)

andrea cherchi fotografo

6° posto: Veduta verso la Galleria da via Tommaso Grossi (2102 likes)

andrea cherchi fotografo

5° posto: Veduta dell’Arco della Pace da via Luigi Cagnola (2232 likes) 

andrea cherchi

4° posto: Un tram passa accanto a Garage Italia (2540 likes)

andrea cherchi fotografo3° posto: Veduta notturna dell’ingresso della Galleria (2820 likes)

andrea cherchi fotografo2° posto: Veduta su Milano da Palazzo Lombardia in occasione dello spettacolare tramonto del 29 ottobre 2017 (3180 likes) 

andrea cherchi fotografo

1° posto: Veduta sul Castello Sforzesco e sul Duomo da Torre Branca (3245 likes)

andrea cherchi fotografo
 
 
ANDREA CHERCHI
 

 

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I CONFINI di Milano: come sono cambiati nel corso del tempo (chi la voleva più grande, chi più piccola)

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la regione urbana di Milano secondo l'OCSE

La storia di Milano è segnata da continui ingrandimenti e rimpicciolimenti. In particolare Napoleone la voleva grande, gli austriaci la volevano piccina.

I CONFINI di Milano: come sono cambiati nel corso del tempo (chi la voleva più grande, chi più piccola)

Il 1757 gli austriaci deliberarono lo scorporo dei Corpi Santi dalla città di Milano, ossia di tutti i territori esterni alla cerchia dei bastioni.
Quel che toglie Maria Teresa lo rimette Napoleone che nel 1808 fece annettere a Milano tutti i 35 comuni posti entro 5 miglia da piazza Duomo, ma con il ritorno degli austriaci dal 12 febbraio 1816 i 35 comuni ritornarono autonomi e Milano tornò a coincidere con la cerchia dei bastioni.

Con l’unità d’Italia su istanza dell’amministrazione cittadina, il re venne convinto ad estendere i confini della città, che dal 1873 si estese a Barona, Calvairate, Gratosoglio, Monluè, Bovisa, Ghisolfa e San Siro.

Nel 1923 su iniziativa della giunta Mangiagalli vennero annessi a Milano 11 comuni allora indipendenti. Si tratta di Affori, Baggio, Chiaravalle, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco, Lambrate, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino. Dopo alcuni mesi, furono annesse a Milano le frazioni di Lorenteggio e Ronchetto sul Naviglio. L’ultimo ingrandimento si ebbe nel 1925 con la frazione di Morsenchio ed alcune porzioni del territorio di San Donato Milanese.

L’ultima variazione dei confini di Milano è avvenuta al ribasso. Nel 1932 il regime fascista decise di scorporare Poasco e una porzione dell’antico municipio chiaravallese dal comune di Milano, e assegnarle a San Donato Milanese.
Nonostante l’imponente sviluppo urbanistico, non si non si sono più avuti ampliamenti territoriali.

Continua la lettura con: 1873: nasce la Grande Milano 

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La Torre BRANCA, la piccola EIFFEL di Milano: costruita in due mesi e mezzo, si chiamava Torre Littoria

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Si trova all’interno del Parco Sempione ed è alta quasi come il Duomo: 108 metri e 60 centimetri che la rendono ancora oggi la decima struttura più alta della città. 

La Torre BRANCA, la piccola EIFFEL di Milano: costruita in due mesi e mezzo, si chiamava Torre Littoria

Fu realizzata, su volontà di Mussolini, in soli due mesi e mezzo (“68 giornate lavorative”) nel 1933 in occasione di una edizione della Triennale di Milano.

Inizialmente si chiamava Torre Littoria, eravamo in epoca fascista, e divenne Torre Branca dopo la guerra. Sulla sua cima nel 1939 venne installato il primo sistema trasmittente per la nascente radiovisione italiana.

E’ stata riaperta dopo il restauro del 2000 ed è oggi visitabile con un’ascensore che porta sulla vetta

Continua la lettura con: 5+1 curiosità che non conosci sulla Torre Eiffel di Milano

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Voci dal silenzio: l’eremita al Cinema Oberdan

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Ogni eremita è un mondo.

Un mondo fatto di silenzio e un silenzio fatto di pensieri e meditazione.

Un eremita è chiunque scelga di passare la vita in totale solitudine, dedicando tutto se stesso alla riflessione sui più disparati motivi.

Ogni eremita pone attenzione su argomentazioni totalmente estranee alla nostra società e, inevitabilmente, se ne ritrova al di fuori.

Perchè, mentre lo status quo vede nell’isolamento una decisione enigmatica e controversa, gli eremiti scelgono quel silenzio a noi ignoto, intriso di spiritualità, di cui è pervasa la vita ascetica.

Conoscerne uno vuol dire viaggiare all’interno di luoghi silenziosi e raccolti, farsi raccontare il passato, la vocazione, i conflitti e le battaglie che egli ha dovuto affrontare e rimanere affascinati dal suo esempio d’unione e fusione delle diverse esperienze religiose.

Se vuoi sapere di più su questo mondo ascetico e spirituale, non perdere la proiezione di “Voci dal Silenzio, il film che verrà proiettato questo lunedì alle 21.15 al Cinema Oberdan.

Il biglietto costa 7.50 euro, ma per un’esperienza così ne vale decisamente la pena.

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10 posti in cui organizzare riunioni all’aperto

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(N.V.) Nei paesi del Nord Europa il luogo migliore per fare riunioni di lavoro è in sauna. Ci si mette più a nudo.
Negli Stati Uniti i meeting date dove si concludono i più profittevoli contratti d’affari sono i green dei campi da golf 18 buche.
Quando il clima lo consente, ai milanesi piace riappropriarsi degli spazi all’aperto e far frullare idee e progetti con vista sulla città.
Ecco 10 posti perfetti per chi, come loro, ama fare riunioni all’aperto.

#1 Copernico Milano

Il pay off di questo spazio in cui start up e business rivoluzionari si trovano da due anni – e già con risultati molto interessanti – è “where things happen”, dove le cose accadono. Quindi possono accadere riunioni in terrazza all’ora dell’aperitivo, mentre un gruppo folk suona un po’ di country, a piedi nudi nel parco sotto un albero comodamente seduti su poltrone di design. Ambiente elegante ma informale: per chi ha grandi progetti ma vuole vivere con il sole in fronte.

#2 PARCO ARCHEOLOGICO

Perché fare una riunione nel parco più inaccessibile di Milano? Perché è in pieno centro a Milano – vicino alle Colonne di San Lorenzo – , perchè ha orari che coincidono con l’attività lavorativa, perchè ci sarete solo voi, così stupirete i vostri ospiti. Serve altro?

#3 Illy Gae Aulenti

Un bar semplicissimo, per quanto elegante, con vista sulla nuova Milano ed il grattacielo più bello del mondo, il Bosco Verticale. Non sarà una location originalissima, ma il panorama è di quelli mozzafiato. Indicato per i primi incontri di lavoro, dove servono argomenti per rompere il ghiaccio. Per esempio: hai visto come è diventata bella Porta Nuova!? Oppure: sai quando smantelleranno la gru di via Castilla 23?

#4 Giardini Triennale

Ideale per i veri creativi con un pizzico di indolenza. Una riunione ai Giardini della Triennale mette insieme idee ‘squadrate’ come il Palazzo dell’Arte e una sana voglia di rompere quelle regole, con vista sui Bagni Misteriosi di De Chirico.

#5 Hangar Bicocca

O meglio: proprio alle sue spalle. Se vi va di prendere la Lilla e di essere al riparo da occhi indiscreti. Business alto e i Sette Palazzi Celesti da vedere per concludere la giornata con pensieri ‘altissimi’.

#6 Vista Darsena

Non sarà come essere su un chiringuito sulla spiaggia, ma il locale di Milano (stessa proprietà dell’Osteria con Vista della Triennale) prova ad avvicinarsi a quel mood rilassato e piacevole che sa restituire solo un meeting a pelo d’acqua. E se la riunione si potrarrà fino a tardi, potrete pure godervi lo spettacolo del tramonto su Milano.

#7 Red di Gae Aulenti

L’altro lato di Piazza Gae Aulenti, l’altra faccia da cui si vede chi da riunione all’Illy Caffè.
Se vi piace proprio tanto la vista Bosco Verticale e non volete scontentare nessuno potete organizzare il vostro meeting prima all’uno poi all’altro indirizzo, e viceversa.

#8 Chiostri dell’Umanitaria

Un luogo magico sospeso in un generico altrove che sa di una Milano antica, molto saggia. Vi verranno idee molto ben radicate.

#9 Baracchino dei Giardini Indro Montanelli

Lo riconoscerete perché si trova vicino allo Sleipnir di Duilio Forte. Il luogo ideale per chi ha idee visionarie e le vogliono realizzare a tutti i costi.

#10 Bagni Misteriosi

Come a dire: ho voglia di partire, non vedo l’ora di fare un tuffo ma mi tocca lavorare. La terrazza che qui insiste, con il bar, permette di dedicarsi al dovere e poi al piacere – con tanto di attività di team bulding inclusa. Perché, non volevate dire ai colleghi di portarsi il costume?

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Festival della Carbonara a San Giuliano Milanese

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Sono tante le pietanze italiane a far ballare le papille gustative… ma la Carbonara è la Carbonara.

Anni fa, prima di diventare vegana, ogni volta che andavo a mangiare fuori, in qualche posto che sapevo cucinasse bene i principali piatti italiani, ordinavo sena indugio un bel piattone di Carbonara e iniziavo una lotta forchetta contro forchetta contro chiunque provasse a prendermene anche solo un filo (per la serie: “hai voluto l’insalata? Ora te la magni.”)

Ma qui non si sta parlando di me, bensì di un evento che renderà felici tutte le buone forchette… e che riguarda proprio la Carbonara.

Eh sì, perchè da questo venerdì alle 18 fino a domenica, al Parco Nord di San Giuliano Milanese potrai letteralmente sguazzare nella Carbonara, grazie al Festival della Carbonara, la manifestazione a ingresso gratuito che renderà felice te e il tuo stomaco.

Per tre giorni, potrai strafogarti di questa pietanza da sogno cucinata da chef professionisti, i quali useranno solo ingredienti artigianali e di primissima qualità.

In più, per completare la tua abbuffata, potrai coronare il tutto con altre prelibatezze della tradizione culinaria romana: la gricia, l’amatriciana e i carciofi alla giudea, senza dimenticare la vera porchetta DOC e molto altro.

Per questi giorni, dimentica la dieta post-estate e applica l’antico mantra inventato da Sora Lella: “Ma famme magnà, macchemmefrega!

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Haegue Yang alla Triennale

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Haegue Yang è una di quelle artiste che lavora per intuizione.

Ma non un’intuizione tipo “epifania”, no, no.

Haegue Yang lavora per intuizione data da studi, confronti ed esperimenti condotti in nome dell’interdisciplinarietà di vari ambiti artistici e non.

Per questo le esposizioni e le istallazioni di Haegue Yang sono sempre particolari, simili più a esperienze che a visite passive di un qualcosa che rimane fine a sè stesso davanti allo spettatore.

Per capire di cosa parlo, basta pensare al nuovo progetto che Haegue Yang ha ideato per la Triennale di Milano e che verrà inaugurato questo venerdì.

Immagina una mostra… diversa. Anzi, un’allestimento. Anzi, una performance.

Anzi… mh… no, nessuna di queste parole rende quello che “Tightrope Walking and Its Wordless Shadow è in grado di essere agli occhi del visitatore… e non solo.

Questo progetto è molto di più.

Ancora una volta, Haegue Yang ha condotto una ricerca spaziale, dinamica e anatomica, immersa in un contesto di musica estemporanea e di visual art.

Quello che Haegue Yang proporrà fino al 4 novembre sarà quello che lei definisce “un’estensione del corpo umano che permette a chi c’è dentro di tornare al movimento primordiale del bambino con il suo sostegno.

I visitatori potranno osservare il movimento di un gigantesco apparato geometrico e architettonico guidato da un figurante e, nel frattempo, improvvisare suoni, canti o parole al microfono e strimpellare qualcosa alla batteria lì presenti.

Ma, ancora una volta, una spiegazione del genere non rende.

Sarà puù semplice se riuscirai a vedere tutto ciò con i tuoi occhi… anzi, a vivere tutto questo: se vuoi comprendere l’intensa ricerca motoria e geometrica di quest’artista sudcoreana, non devi far altro che recarti alla Triennale e goderti questo spettacolo.

L’ingresso costa solo 7 euro e, credimi, per una performance del genere ne vale la pena.

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Un’estate milanese: il CONFRONTO con l’Europa e col Mondo

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clima estivo

Ormai lo sappiamo: dal 1850, il momento in cui si può dire siano iniziate misurazioni continue ed accurate della temperatura in (quasi) ogni angolo del globo, le 10 annate più calde si trovano tutte dopo il 1998, e, in particolare, ininterrottamente dal 2014 ogni anno finisce per diventare “il più caldo di sempre” – con ogni probabilità il 2018 non sarà da meno.

clima estivo

In questo scenario frenetico è utile fermarsi per capire come e se tutto questo abbia influito su Milano e sul suo collocamento nelle mappe climatiche europee e mondiali. Concentrandoci, perché no, sull’estate appena trascorsa. Che tecnicamente non è ancora terminata: l’autunno astronomico inizierà il 23 settembre 2018, nel momento in cui l’asse di rotazione terrestre si troverà perpendicolare alla direzione dei raggi solari. Ancora, si dovrà esaminare solamente l’emisfero boreale: nell’emisfero australe l’estate è finita il 20 marzo 2018 e, indovinate, è stata una delle più calde di sempre.

Milano nei ranghi

clima estivo

Per una volta, possiamo dire di essere contenti di non veder svettare in classifica la nostra città.

La temperatura più alta registrata quest’estate è stata di 35.3° C, il 30 luglio (la più bassa, di 13.5° C nella notte del 26 agosto), inferiore ad annate come quella del 1983 o del 1996. La media delle massime è stata tra i 29° C e i 30° C, valore sì più alto del normale ma in linea con gli ultimi anni record, che stanno ormai diventando lo standard. Non ci ha mai abbandonato l’altissimo tasso di umidità che nostro malgrado contraddistingue la Pianura Padana, mai sotto il 41% e con picchi sopra il 90%.

In moltissime parti in Europa e nel nostro emisfero, è stata tutta un’altra storia.

Una notte al supermercato

caldo estivo
Un serval nello zoo di La Fleche, in Francia, il 3 agosto 2018. Foto di Jean-François Monier, AFP/Getty Images

La morsa del caldo è stata spietata, sia attraverso colpi di calore sia alimentando incendi devastanti.

In Giappone, è stata raggiunta la temperatura più alta mai registrata, oltre 41° nella città di Kumagaya, nord di Tokyo, riducendo allo stremo migliaia di persone già sfollate per gli effetti delle catastrofiche alluvioni di fine giugno ed uccidendone 44.

A Montréal, in Canada, il 2 luglio si sono toccati i 36.6°, culmine di un’ondata di caldo che ha ucciso fino a 70 persone nel Quebec. Durante lo stesso mese, negli Stati Uniti si sono registrati 41 nuovi record di temperature massime – e nessun minimo. Lo stesso in molte zone della Russia, con almeno 3 nuovi record solo nella giornata del 28 giugno, come i sensazionali 39.3° di Krasnodar.

Le scene più da The Day After Tomorrow si sono avute in Nord Europa, probabilmente: questa è di gran lunga l’estate più calda di sempre in Inghilterra, la seconda per il Regno Unito. In Francia, a inizio agosto hanno spento quattro reattori nucleari, diventati impossibili da raffreddare con le roventi acque del Reno e del Rodano. Negli stessi giorni in Svezia, la cima sud del ghiacciaio del Kebnekaise ha ceduto lo scettro di punto più alto del paese alla cima nord, perdendo ben 4 metri in un mese. Nel frattempo, le coste toccate dal mar Baltico sono diventate off limits per i bagnanti, dissuasi ad entrare in acqua per via della grossa diffusione di una specie tossica di alghe, prosperante in questo clima eccezionale.

E se in Italia il mercato della climatizzazione è arrivato a valere 1,3 miliardi di euro, lo stesso non si può certamente dire per la Finlandia: giustamente impreparati al grande caldo, ma quest’anno con temperature sopra i 30°, il 4 agosto un supermercato di Helsinki ha aperto le proprie corsie per più di cento persone, invitate a dormire lì per poter beneficiare dell’aria condizionata.

clima estivo
Foto di Heikki Saukkomaa, AFP/Getty Images/Reuters

Autunno caldo?

Milano e l’Italia dovrebbero continuare a rifuggire i record climatici anche per la stagione entrante: per noi sarà un autunno caldo solo sui mercati.

Il Nord Europa invece, dal Regno Unito fino alla Finlandia, avrà picchi di temperature anomale ancora per un po’ di tempo. Fuori stagione, almeno, sono sempre più convenienti dei tropici.

 

HARI DE MIRANDA

 

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