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Quello che vorrei portare a Milano del Natale vissuto in Angola

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I palloncini del Natale a Luanda, Angola. Foto: Francesca Spinola

Ieri, passando per il centro, sono rimasta folgorata dalla bellezza degli alberi di Natale di Milano. Quello in piazza Duomo per la sua imponenza e quello in Galleria per il suo splendore e scintillio dato dai cristalli di Svarosky.
Belli, non c’è che dire, ma non era neanche male l’alberello di bottiglie di plastica o di fili di stelle di Natale spelacchiati che vedevo nei sobborghi della città di Luanda quando andavo a trovare gli ex-meninos de rua della casa di accoglienza Magone-Margarida.

In quella casa, caduta come un pezzo di Lego rosso dalle mani di un bambino gigante nel bel mezzo di uno slam luandese, il  Natale si festeggiava gonfiando palloncini rossi nel caldo afoso dell’estate tropicale.
Fino al minuto prima di mettere piede la dentro pensavo che il Natale fosse tale solo quando è fatto di regali, freddo, cori meravigliosi dentro ancora più meravigliose chiese.
Invece lì, a Luanda, con i bambini di strada, scoprivo che il Natale era nei loro occhi, nella loro gioia di fronte a un palloncino e nel loro stupore, a loro volta, nel vedermi tornare a trovarli di settimana in settimana.

Albero di Natale a Luanda, Angola. Foto: Francesca Spinola
Albero di Natale a Luanda, Angola. Foto: Francesca Spinola

E’ di quello stupore che vorrei fare tesoro, anche oggi che ho la fortuna di essere qui, a Milano, una città dove tutto è scintillante, ma le persone spesso lo danno per scontato.
Auguro allora alla mia ritrovata Milano di provare a soffermarsi sulle cose belle con quello stesso stupore che mi hanno insegnato i bambini di Luanda.
Quello stupore era la cosa preziosa da preservare, era il seme del loro futuro, era, per me che facevo la giornalista e non ero mai al posto giusto nel momento giusto,  la famosa cosa da raccontare, la mia personale, sensazionale, breaking news.

Un aperitivo in via Marcia su Roma? In epoca fascista queste strade e piazze di Milano avevano un NOME DIVERSO

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In epoca fascista diverse strade e piazze di Milano avevano nomi diversi da oggi.

Corso Giacomo Matteotti era corso del Littorio, Corso dei Plebisciti si chiamava Corso Costanzo Ciano, Via Larga dal 1936 al 1946 divenne Via Adua. Sul retro della Stazione Centrale c’era Piazza Predappio, mentre Piazza della Repubblica si chiamava Piazza Fiume.

Piazza Mercanti prese il nome di Piazza Govinezza mentre l’ultimo pezzetto di via San Marco si chiamava via Marcia su Roma, da Via Castelfidardo ai bastioni dove c’ è lo scavo asciutto della Martesana. Il motivo di questa denominazione è che la sede del “Popolo d’ Italia” era all’angolo tra via Statuto e via Lovanio e raccolsero la loro banda in quel pezzettino finale di Via San Marco. Di lì partì il gruppetto e da allora passò a chiamarsi Via Marcia su Roma.

Grazie speciale a Marco O.

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Stasera festa di chiusura del Lo Fi, il locale cult del rock milanese

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L’annuncio su Facebook, scritto da chi si è preso cura della programmazione artistica di questo ritrovo per amanti della musica di qualità:

“Ciao amici, la voce un po’ è circolata ma ci sembra doveroso informare tutti che dal 20 dicembre cesseremo ufficialmente con le nostre attività in quanto a gennaio dovremo lasciare libero lo spazio che ci ha ospitato in questo viaggio bellissimo.
Siamo molto addolorati ma vogliamo ringraziare veramente tutti quelli che in questi sei anni hanno sostenuto, incoraggiato e aiutato il nostro circolo a crescere e diventare per molti un luogo simbolo dove ascoltare un certo tipo di proposta musicale. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere e vedere esibirsi gruppi, artisti che amiamo, stringere nuove amicizie, scoprire nuove realtà e tutto ciò ci ha arricchito come persone. Siamo stati bene con voi. Però a volte tutto ciò non basta e per questo siamo costretti a prenderci una pausa, lunga o corta sarà il tempo a dirlo.
Nel frattempo ci sono degli appuntamenti da non perdere come quelli che ci aspettano con i Boris, Oathbreaker, Ovo, Putan Club, Zippo e poi serate con gruppi di amici che hanno voluto testimoniare il loro affetto al LoFI.
Per noi è importante anche per le scelte future sentirvi ancora più vicini e ci piacerebbe vedervi in tanti ai nostri ultimi eventi in programma .
Grazie infinite,
LoFi Milano”

Da amante dei generi musicali che hanno sempre trovato posto in questo unico spazio del sud Milano (dal metal al post-rock, dall’hardcore al rock di storiche band milanesi), sarà piacevole ricordare le serate di programmazione densa e fitta che mettevano d’accordo un po’ tutti i gusti, ma non certo quelli della “massa” pagante presente puntualmente ai concerti più mainstream. E’ proprio questo, al momento, il tarlo della cultura e subcultura musicale di Milano e hinterland, che con sempre più scarsità riconosce l’altissimo valore e potenziale di band e gruppi sia emergenti che già esistenti da anni. Da qui la chiusura di locali storici, di cui il Lo Fi era uno dei migliori esponenti.

Ci auguriamo che sia band nostrane quali Marnero, Goodbye, Kings, Ligera, Gli Impossibili, Finistère, sia quelle di stampo internazionale, come King Dude, Karma to Burn, Mondo Generator, Jucifer e moltissime altre, possano continuare a trovare spazi e palchi inclusivi come quello del Lo Fi.
Il Big Funeral Party da non perdere sarà stasera, mercoledì 21 dicembre MA, almeno da come leggiamo su Facebook, la festa si chiama “Arrivedorci!! Party”… vuoi vedere che tra qualche mese assisteremo forse a un “Miracolo a Milano”?

Lo Fi
via dei Pietro e Giuseppe Pestagalli 27
Milano
Mappa: http://www.lo-fi.milano.it/

Antonio Marras alla Triennale – Nulla dies sine linea

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Antonio Marras è un nome che serpeggia da tempo sia nel mondo dell’arte che in quello della moda, che sembrano andare costantemente a braccetto.

Conosciuto e apprezzato ovunque, definito il “più intellettuale degli stilisti italiani“, Antonio Marras ha tracciato un percorso artistico e di stile che ha permeato tutte le cose.

E la mostra antologica organizzata alla Triennale di Milano per la curatela di Francesca Alfano Miglietti, intende proprio porre l’accento sulla produzione irrequieta, fulminea e geniale di un artista completo, che si è avvalso, nelle sue produzioni di numerosi media – pronunciato média, non midia – e tecniche.

Ogni campo o ambito approcciato è stato infatti per Marras una possibilità creativa da cogliere al volo, sperimentando vari linguaggi.

Dall’objet trouvé alla poesia, passando per il cinema, Marras re Mida dell’arte e della moda, non si è risparmiato nessuna esperienza artistica.

E quello che vedrai alla mostra allestita alla Triennale di Milano è un’installazione mastodontica, in cui Marras ha rielaborato disegni e dipinti, montandoli su vecchie cornici su cui poi è successivamente intervenuto.

Dialogando con Maria Lai – artista che aveva dato vita ad un’opera d’arte totale nel suo paese d’origine, Legarsi alla montagna, Marras ha dato vita ad un’esposizione fluida, in continuo divenire, che vale la pena di essere scoperta con occhi vergini, pronti a mettersi in ascolto di una storia fatta di tessuti, carta e infiniti mondi.

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Come la gente di Berlino reagirà all’attentato

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Le bandierine. Ci sono tante cose che mi hanno stupito quando vivevo a Berlino, una di queste erano la bandierine della Germania infilate sull’antenna dell’auto o sopra i finestrini. Quando c’erano campionati europei o mondiali apparivano all’improvviso, tutte assieme. Un giorno non c’è nulla, il giorno dopo tutte, ma proprio tutte le macchine hanno queste bandierine. Lì ho capito una cosa: che a Berlino esiste come un effetto rete che lega tutte le persone. Consapevolmente o inconsapevolmente se vengono azionati mettono in atto tutti lo stesso comportamento. Quando parlava di Volk, un popolo che si fa entità unica, indistinta, Hegel si riferiva alle bandierine dei mondiali, è sicuro. Oppure al Natale.

A Berlino non significa solo ghirlande, decorazioni, alberi di Natale, negozi e pubblicità. A Berlino il Natale è un’esperienza totalizzante, come le bandierine e come tutto ciò che i tedeschi si mettono a fare di impegno. Il Natale a Berlino significa che tutte le radio programmano senza sosta fin dai primi giorni di dicembre canzoncine tipiche, da Jingle Bells a Last Christmas. Accendi la televisione e il Natale è dappertutto con le sue canzoni e i suoi Babbo Natale. D’improvviso tutta la città viene invasa dal Natale, non puoi sfuggire, lo ritrovi dappertutto, diventa un’ossessione. Per chi non ama il Natale Berlino è il luogo più insopportabile dove stare. E poi ci sono i mercatini.

Anche i mercatini di Natale non sono come da noi. Nelle nostre città più grandi, i mercatini di Natale sono un luogo dove andare per trovare qualcosa di pittoresco, sono un’attrazione temporanea, che resta estranea alla città dove farci un salto come per sentirsi in vacanza. Ma a Berlino no, i mercatini diventano parte integrante della città. Appaiono nei luoghi più importanti, diventano il posto andare. Non una volta tanto per vedere qualcosa di nuovo, ma dove ritrovarsi, diventano in un istante presenza fondamentale della quotidianità. Apparsi dal nulla sembrano siano lì da sempre. Come le bandierine dei mondiali.

Il mercatino di natale dove è avvenuto l’attentato terroristico non è un semplice mercatino di natale, almeno non come lo intendiamo noi. E’ qualcosa che noi percepiamo come temporaneo e pittoresco ma a Berlino è strutturale, radicato, è il centro della vita della città. Specie quello nel cuore di Berlino Ovest, nella piazza in cui permane la chiesa semidistrutta nella seconda guerra mondiale, che ha attorno il colossale KaDeWe e il suggestivo Zoo, quello di Christiane F e dell’orsetto Knut. Colpendo quel mercatino di Natale è stato come se i terroristi avessero colpito un monumento o un luogo simbolo della città. Questo serve per capire quanto l’atto possa scuotere le coscienze di un popolo che sembra vivere in grande libertà individuale ma che ha la straordinaria capacità di compattarsi come una cosa unica. E quando lo fa, fa impressione, a volte perfino paura.

L’attentato mi addolora molto, anche perchè non riesco a credere che la città in cui ho vissuto e che ho tanto amato specie per la libertà che è in grado di suscitare, possa cambiare dopo questa tragedia. E allora provo a immaginare quale conseguenze questo terribile atto possa produrre nella gente di Berlino. Come potrebbe funzionare in questo caso l’effetto rete tra i suoi abitanti?

La mia esperienza mi fa dire che i berlinesi reagiranno come li ho visti fare in qualunque emergenza. Hanno una capacità incredibile non solo di fare rete ma di lasciarsi la tragedia dietro le spalle, senza dare spazio a lamentele, critiche o perdite di tempo. So che reagiranno come succede quando sono stati sommersi da una nevicata eccezionale che ha paralizzato la città. In quel caso ogni singolo abitante, giovane o anziano, si è armato di pala e si è messo a spalare più neve possibile attorno al suo palazzo e nelle vie circostanti, senza aspettare l’intervento dell’amministrazione.

So che malgrado strumentalizzazioni o polemiche, che comunque in Germania sono infinitamente inferiori rispetto alle nostre, specie quando sono attaccati interessi nazionali, la gente di Berlino reagirà come è solita fare. Piangeranno tutti assieme i loro morti, senza esagerazioni, poi tutti assieme si lasceranno il passato dietro le spalle, si rimetteranno al lavoro immergendosi totalmente nel presente, nell’intensità del giorno, tutti assieme torneranno ai loro mercatini e alle bandierine della Germania impedendo che la paura possa togliere loro ciò che hanno di più caro: la libertà.

auto

Là dove c’era l’erba (VIDEO)

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Questo ragazzo della via Gluck
Si divertiva a giocare con me
Ma un giorno disse
Vado in città

Oggi per andare in città basta uscire di casa. Dove è nato Celentano in via Gluck oggi di verde non c’è nulla. Palazzi e binari della ferrovia. Nella strada che gli ha dato i natali c’è anche un murales dedicato a lui, oltre a una speciale sezione del museo del manifesto cinematografico, in via Gluck 45.
“Il ragazzo della via Gluck” è stata la prima hit di Celentano. Presentata al Festival di Sanremo fu bocciata prima di arrivare alla finale, ma balzò poi in testa alle classifiche. Spesso accadde lo stesso a Sanremo: canzoni arrivate agli ultimi posti hanno fatto la storia della musica italiana, come Vita Spericolata di Vasco Rossi o Donne di Zucchero.

Alessi IN-possible al Triennale Design Museum

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Triennale Design Museum e Museo Alessi presentano Alessi IN-possible. Quando l’idea non è ancora prodotto.

Si tratta di una selezione di progetti mai entrati in produzione che raccontano l’inedito di prodotti mai realizzati e rimasti in sospeso.

Dietro ogni oggetto si nasconde una ragione della sua non finitezza: dai problemi di costo a quelli tecnici, che tuttavia non impediscono all’oggetto stesso di assurgere al suo ruolo. E recare, di conseguenza in nuce, una carica emozionale.

Accresciuta proprio dal carattere di non-finito.

Le firme che si celano dietro ogni progetto esposto alla Triennale e non portato a termine, è un arco temporale che va dagli anni Venti del Novecento a oggi. Sono oltre 50 i progetti esposti mai entrati in produzione.

E dietro ognuno di questi si nasconono alcuni dei più famosi designer e architetti: da Ettore Sottsass ad Aldo Rossi, da Zaha Hadid a Philippe Starck, quello che viene esposto alla Triennale è un viaggio a ritroso nella storia di oggetti che avrebbero potuto diventare iconici – o che lo sono diventati comunque, passando per altri circuiti che non hanno coinvolto la loro commercializzazione.

Ed è proprio partendo da questi non-finiti che muove tutta la mostra, insieme alla voglia di dimostrare come dietro la produzione di un qualsiasi oggetto che oggi come allora consideriamo “di design” ci siano sempre dei compromessi storici, fatti di fasi produttive e di plebisciti in cui ogni personalità coinvolta nel processo produttivo ha un ruolo chiave.

In-possibile da ignorare.

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Una pista ciclabile a energia solare a Milano? Lo chiediamo all’ideatore di Solaroad

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I milanesi l’hanno di recente votato come progetto più visionario dell’anno in Europa, in occasione dei Vivaio Awards, consegnati in Triennale giovedì 15 dicembre.
Solaroad è la prima pista ciclabile al mondo che produce energia solare. In occasione del premio, la redazione di Milano Città Stato ha chiesto al suo inventore di spiegare il suo progetto che è stato messo su strada nei pressi di Amsterdam al costo di circa 7 milioni di euro.

Collegamento con Stan De Wit da Amsterdam
Collegamento con Stan De Wit da Amsterdam

“Immaginate se le nostre strade potessero raccogliere la luce del sole e convertirla in elettricità.”, ci racconta Sten De Wit, “Elettricità utilizzabile per la pubblica illuminazione, per i semafori, per le case e, in futuro, anche per le auto elettriche che passino su queste strade. Noi abbiamo reso possibile questo con Solaroad”.
Come è fatta Solaroad e come funziona?
“Solaroad è una superficie stradale che funziona anche come pannello solare. Con Solaroad si possono generare molti tipi di extra energia rinnovabile, senza richiedere alcuno spazio aggiuntivo e senza recare disturbo all’ambiente o alla natura.  Lo si può fare semplicemente con strade più intelligenti che rendano le nostre città più pulite e più verdi. Strade che possiamo costruire e usare ovunque”.

piste ciclabili amsterdam – via https://twitter.com/SolaRoadNL

Come Solaroad è diventata realtà? 
“Il primo test di Solaroad è stato realizzato vicino ad Amsterdam. I risultati sono molto buoni. 70 metri di Solaroad producono l’energia necessaria per tre case”.
Quali sono i prossimi sviluppi?
“Quest’anno abbiamo inaugurato diversi nuovi tratti con un aumento dell’energia prodotta. Numerose altre estensioni sono pianificate per il 2017, non solo in Olanda ma anche all’estero”.
Quando vedremo Solaroad a Milano?
“Per ora non abbiamo avuto ancora contatti in Italia. A dire il vero non sono mai stato a Milano. Certo che col sole che avete Solaroad da voi potrebbe funzionare ancora meglio”.

Gli diciamo che in realtà a Milano è da circa un mese che di sole non se ne vede neanche un raggio. Lui sorride e dice che Solaroad funziona comunque. Conclude augurandosi che l’apprezzamento espresso dai milanesi che lo hanno votato si traduca presto in una collaborazione tra Solaroad e Milano.

Via MONTENAPOLEONE è la sesta strada più cara al mondo

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via montenapoleone
via montenapoleone

Quattro città stato sono nella classifica delle sei vie più lussuose del mondo. Secondo una stima fatta da Cushman & Wakefield si spendono fino a 29 mila euro al metro quadro per affittare uno spazio sulla 5th Avenue, una delle strade più centrali di Manhattan, nel cuore di New York.

Segue Causeway Bay, nel centro di Hong Kong, dove un metro quadrato in affitto per i negozi costa 28 mila euro. Terzo posto per gli Champs Elysees di Parigi, con poco più di 13 mila euro. Quarto il distretto di Ginza, la via più cara di Tokyo, con una cifra simile, così come New Bond Street, tradizionale centro dello shopping di lusso a Londra. Al sesto posto appare la prima italiana in classifica: via Montenapoleone, quotata 12mila euro per metro quadrato.

MILANO CITTA’ STATO

Phill Reynolds al Gattò

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Un altro lunedì.

Al solo pensiero ci viene il male di vivere.

Ma quello mica scappa, eh, il lunedì. Quello ti aspetta al varco e quando al sabato ti sembra che manchi ancora un secolo al ritorno in ufficio, tac.

Ecco che ritorna il lunedì e la domenica manco l’hai vista.

Poi però capita che esista un posto che proprio di lunedì, quando tutti sono silenti e ancora in botta, ti proponga un concertino per farti riprendere.

Bene, quel posto non è solo nella tua testa, esiste davvero.

E si chiama Gattò – come il favoloso tortino salato di provenienza campana.

Al Gattò è facile sentirsi a casa, vuoi per i dettagli che lo rendono un salotto buono e un po’ boho-chic, vuoi per le proposte culinarie che variano al variare della stagione, il Gattò sa sempre come coccolarti.

Soprattutto quando ne hai bisogno.
Questo lunedì, ospite della rassegna curata da Sangue Disken, Phill Reynolds, voce di quella tradizione folk alla The Tallest Man On Earth, per intenderci, che con le sue strimpellate ci porta in mondi paralleli, dove tra caminetti e baite, ti sentirai in un’altra dimensione.

Ma sa anche di Bon Iver, Phill Reynolds.

Il buon inverno che da anni commuove gli ascoltatori più reticenti con pezzi che ti entrano dentro e che non escono più.

Come sempre il Gattò ti propone il suo consueto antidoto al lunedì, perché si sa, le buone abitudini vanno sempre coltivate. E tu ci sarai?

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Wunder Mrkt – il grande mercato di Natale

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Non potevamo non aspettarci un ritorno in grande stile di Wunder Mrkt, il market firmato Le Cannibale che con le sue edizioni non ci fa mai abituare ad un’idea standard, ma ci propone sempre format e novità per soddisfare il suo pubblico.

E quale edizione migliore se non una dedicata al Natale?

La festa che sì, lo sappiamo, è consumistica e tutto quello che ti pare, ma quando vedi tutta la città abbellita e illuminata a giorno ti senti subito coccolato.

E non ci credo che tu non te ne vada in giro a cercare qualche decoro – anche minuscolo che sia – per la tua casa/camera/cantina/kasbah/squat ecc.

Ecco, al Wunder Mrkt troverai tutto quello di cui hai bisogno per poter cominciare il tuo Natale in grande stile.

Questa volta con una due giorni per accontentare tutti e con una nuova casa, che troverai in zona Tortona.

Come sempre lo stile è quello informale e chic del mercato che si è fatto conoscere per quaità delle proposte.

Per tutto il giorno, dalle 10:00 alle 21:00 dj set, food truck, workshop, oltre a due mostre visitabili gratuitamente al primo piano.

Portati avanti con i regali, qui troverai novità di non trascurabile bellezza.

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mare culturale urbano presenta “mai più senza”

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Ritorna questo fine settimana mare culturale urbano. Con sé porta la prima edizione di mai più senza – il mercato dell’assurdo e dell’homemade.

E ritorna con un programma che sembra un cenone del sud per quant’è ricco e pieno di spunti.

Intanto va detto che l’evento inizia venerdì e andrà avanti anche nelle giornate di sabatodomenica.

Oltre ad essere un mercato, “mai più senza” vuole farsi focus di quell’autoproduzione di quel “fatto a mano” dietro cui spesso si cela invece tutt’altro.

A popolare gli spazi di mare ci penseranno dunque, in questi giorni, designer, produttori/produttrici, artigiani/e, insomma, personalità uniche con le “mani in pasta” che esporranno il meglio dell’assurdo che sono riusciti a concentrare nelle loro creazioni.

Una mostra mercato in cui innamorarsi di un oggetto, lasciarsi incantare dalle proposte e rilassarsi fuori dal solito passeggio frenetico del centro.

Ad accompagnare il dì di festa, vin brulè, birrette artigianali e fritti per portarsi avanti col Natale, taglieri e altre leccornie, che usciranno a nastro da mare birre e cucina, allestito per l’occasione da Old Game Videogiochi Usati e Retrogames, in cui giocare liberamente con le consolle cult che hanno fatto la storia del videogaming.

Ovviamente non mancherà la musica che oggi raggiunge il clou con l’esibizione live di Giuliano Dottori, animo nobile, che molti di voi ricorderanno come presenza attiva della band Amour Fou capitanata da Alessandro Raina alla voce.

Dottori però è uno che non ha mai smesso di fare musica e oggi porta la meraviglia a mare. Pic event: Luca Chiaudano.

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I vincitori dei Vivaio Awards 2016

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E’ tornata ieri sera alla Triennale di Milano la 2′ edizione dei Vivaio Awards con la partecipazione di tante personalità fra cui Andrea Pezzi, Kris Grove, Corrado Passera, il fondatore di Esterni Beniamino Saibene, Lionello Cerri di Anteo, Dino Lupelli di Elita, gli assessori Maran, Del Corno e Tajani, l’ex assessore Chiara Bisconti e altri personaggi di prestigio della società milanese.

L’associazione Vivaio, nata 5 anni fa, raccoglie la community di chi vuole fare di Milano una città leader a livello internazionale e l’assegnazione dei Vivaio awards ha l’obiettivo di mettere in mostra l’impegno di queste persone, l’impatto sulla città, oltre a quello di supportarli nella loro attività futura.
“Noi di Vivaio – ha spiegato Andrea Zoppolato al pubblico – abbiamo una mentalità “vivaista”, che consiste nel trattare i progetti come piante, tenendo un atteggiamento positivo verso i progetti, eliminando la critica, e in questa ottica selezioniamo iniziative che incarnano lo spirito del fare cose belle e ambiziose per sé e per gli altri”.

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Il tributo a De Albertis
Quest’anno per la prima volta nei Vivaio Awards sono stati selezionati anche progetti provenienti dal resto d’Italia e dall’Unione Europea. Come premio si è scelto di dare piante al posto di targhe perché, sempre nella mentalità dei vivaisti “l’award è una pianta per il suo valore simbolico, va curata e non lasciata lì come una targa: simboleggia l’onore ma anche l’impegno che si richiede a chi ha meritato il premio”.
A inizio cerimonia, che è stata trasmessa in diretta video sul corriere.it, è stato fatto un tributo, alla presenza dalla figlia Regina, a uno dei più appassionati sostenitori di Milano e di Vivaio, venuto a mancare da pochi giorni: Claudio de Albertis, presidente della Triennale. A lui i vivaisti hanno abbinato una pianta di Ulivo.

I Premi Expop


Il premio Expop “barchetta”, realizzato dall’artista Thula, è stato assegnato a “Salviamo il Vivaio Riva”.
Il premio Expop “freccia”, realizzato dall’artista Duilio Forte, per il progetto che più si è sviluppato negli ultimi 6 mesi, va a Debora Cantarutti con il suo progetto Bon, sul cibo Sano e sulla consapevolezza alimentare del consumatore, che presenta una nuovissima brioche vegana con pochi ingredienti.

Ma vediamo i vincitori per ogni categoria:

“GINKO BILOBA”: PREMIO PER LA COSTRUZIONE DEL FUTURO DI MILANO (PROGETTI CHE SI ATTENDONO O CHE SI SPERANO PER IL FUTURO DI MILANO)
Vince il progetto:
Riqualificazione scali ferroviari:
Il più grande progetto di rigenerazione urbana a Milano e in Italia. Ritira il premio da Daniela Cattaneo l’assessore Pierfrancesco Maran che ringrazia parlando di riqualificazione di “luoghi che devono rivivere perchè i treni collegano posti lontani ma separano posti vicini”.

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“MIMOSA”: PREMIO PER CHI DÀ LUSTRO A MILANO NEL MONDO
Vince il progetto:
Smart Cities against pollution:
a Milano nasce l’alleanza di città internazionali contro l’inquinamento (Air Quality Alliance), ritira il premio da Andrea Pezzi l’imprenditore Antonio Cianci.

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“SPIGA DI GRANO”: MILANO PREMIA L’EUROPA (L’INIZIATIVA PIÙ VISIONARIA DEL RESTO D’EUROPA)
Vince il progetto:
Solaroad di Amsterdam:
la prima pista solare e ciclabile. In collegamento Skipe da Amsterdam riceve il premio da Kris Grove Sten De Wit che si dice onorato che Milano lo abbia premiato.

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“BILLBERGIA”: PREMIO PER L’INIZIATIVA CULTURALE DELL’ANNO
Il Premio alla Cultura lo consegna Sergio Urbani della Fondazione Cariplo, che oggi celebra 25 anni dalla sua istituzione. Urbani anticipa che per nel 2017 la
“Cultura sarà la chiave per rendere le periferie protagoniste”.
Vince il progetto:
Inquilini dello stabile in Via Barrili che si sono autotassati per trasformare il loro palazzo in un’opera d’arte. Ritira il premio Davide Decia, curatore artistico del progetto.

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“STELLA DI NATALE”: MILANO PREMIA L’ITALIA (L’INIZIATIVA PIÙ VISIONARIA DEL RESTO D’ITALIA)
Questo Premio per l’iniziativa più visionaria in Italia lo consegna Corrado Passera.
Vince il progetto:
The floating Piers, la Passerella sul Lago d’Iseo.
Ritira il premio il Sindaco di Sulzano, Paola Pezzotti, che parla della “incredibile macchina logistica messa in atto, dei progetti di accoglienza turistica” e di come questa esperienza oltre che creare indotti inaspettati abbia “contribuito a cambiare il modo di amministrare e la mentalità della popolazione che è diventata parte attiva per 16 giorni e ora vuole fare altro!!!”

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“MAGNOLIA STELLATA”: PREMIO PER LA NOVITÀ DELL’ANNO
Il Premio Novità dell’Anno lo consegna Diana Saraceni, icona del venture capital milanese.
Vince il progetto
Bagni Misteriosi: ha riaperto l’ex piscina Caimi, ora Bagni misteriosi.

IL VIDEO COMPLETO DELLA SERATA

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I BEST MOMENTS DEI VIVAIO AWARDS 2016 IN UN VIDEO

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I 15 peggiori regali da fare a Natale

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Natale per alcuni è una festa, per molti è un incubo. L’incubo di dover trovare il regalo giusto, l’incubo di ricevere il regalo sbagliato. Per rendere l’incubo una certezza (per gli altri) ecco la super-lista di Natale che farebbero smadonnare un santo.

I 15 peggiori regali per fare a Natale

#1 Il regalo ricevuto nel 1992, mai aperto
A caval donato non si guarda in bocca. Tu non l’hai neppure aperto. Ha perfino il bigliettino d’auguri infilato nella confezione. E’ il momento di rifilarlo a qualcun altro.
#2 Il regalo preso dal mercatino equo solidale
Più che un regalo è un ricatto. Chi lo riceve deve mostrarsi entusiasta pena essere tacciato di razzismo o di venire discriminato dai radical chic.
#3 L’angolo delle occasioni dell’Ikea
Quel mobile a cui manca un pezzo e che regali per disfartene.
#4 Il libro mai aperto
Intonso. Occhio se c’è la dedica.
#5 L’abito di taglia sbagliata
Quello comprato su internet che non hai mai avuto tempo di dare indietro.
#6 Il film già visto
Alien, La vita è bella, Grease. Esistono film che hanno visto tutti.
#7 La cravatta
Fuori moda. Mai messa.
#8 Lo smart box
Con posti impossibili o in cui non hai nessuna voglia di andarci. Lo ricicli. Sai che non ci andranno anche loro.
#9 L’immancabile rasoio elettrico
Li vendono solo a Natale praticamente.
#10. La pianta riciclata
La stella di Natale o altra pianta che a stento sei riuscito a fare sopravvivere.
#11 Un giochino stupido dell’ambulante
Quelli che fanno rumori stupidi o che vengono lanciati in aria.
#12 Il pupazzo di Natale che scala il balcone
Qualche anno fa era un cult.
#13 Il cesto di Natale con merce del supermercato
Pasta Barilla, Limoncello, Pronti in Tavola, una scatola di biscotti. Può bastare.
#14 Il kit per la pulizia auto
Messaggio subliminale.
#15 Aggeggi da cucina
Inutili. Fastidiosi. Come le presine.

Nota sul regalo riciclato: le donne sono più esigenti: ti sgamano subito. Se vuoi farti odiare con loro vai sul sicuro.

L’inverno ai Bagni Misteriosi

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I Bagni Misteriosi ci hanno tenuto compagnia per tutta l’estate.

Ci hanno salvato dall’arsura di agosto, ci hanno sollevato dalla noia estiva e, quando la piscina ha chiuso i battenti per il cambio di stagione, ammettiamolo: ci siamo rimasti un po’ male.

Come nei migliori incanti, i Bagni Misteriosi, progetto voluto da Andrée Ruth Shammah, hanno attratto detrattori o presunti tali, hanno raccolto critiche con una punta d’invidia, ma tutti hanno fatto un giro per vedere che cosa fossero.

E tutti ne sono rimasti strabiliati.

Oggi i Bagni Misteriosi ritornano ad accogliere tutta la popolazione milanese, in una veste tutta invernale. La piscina infatti è stata tramutata per l’occasione in patinoire, dove cimentarsi tra cadute rocambolesche e piroette per impressionare gli amici.

Previsti anche progetti collaterali, tra teatro e laboratori.

All’ombra del Lunarium, potrai invece riprendere fiato, concederti una sosta sotto coperta e bere un vin brûlé.

Semplicemente perfetto.

Ingresso: 5 euro. Noleggio pattini: 3 euro. Cliccando su “Ci Vado” riceverai un promemoria dell’evento. L’ingresso al locale è a discrezione dell’organizzazione.

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Stasera i Vivaio Awards: il premio di Milano nel mondo

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Giovedì 15 dicembre alle 18 in Triennale vengono consegnati i Vivaio Awards 2016, i premi di Milano nel mondo.

Qui le nominations: NOMINATIONS

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A Milano Città Stato gli immigrati saranno trattati così

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L’immigrazione è uno dei temi più caldi della nostra epoca. In Italia l’argomento è molto sentito e il dibattito politico è centrato sull’ingresso: si discute se fare o non fare entrare gli immigrati nel nostro Paese e nelle nostre città. Certamente occorre una politica nazionale, se non europea, per gestire i flussi in ingresso, ma il modo in cui gli immigrati vengano accolti e inseriti nel contesto urbano dovrebbe essere lasciato alle città.
Milano Città Stato può essere un laboratorio anche in questo, proponendo soluzioni innovative nella gestione e nell’integrazione degli immigrati. Vediamo come.

A Milano Città Stato gli immigrati saranno trattati così

Ciò che vale per gli immigrati vale per qualunque cittadino: il principio base è quello della reciprocità, per cui ai diritti si accompagnino sempre i doveri.
Gli immigrati dovrebbero sempre avere qualcosa da fare. Non esiste che stiano a bighellonare per la città. E’ immorale per loro e per noi. Siccome la comunità paga per loro, gli immigrati dovrebbero essere impiegati in lavori utili.
In questo senso Milano Città Stato ha accolto in modo positivo l’iniziativa del Comune di utilizzare gli immigrati per pulire le strade, solo che dopo le prime settimane di attività attorno a corso Sempione, ci risulta che tali iniziative si siano diradate, se non addirittura sospese. Non sappiamo se siano programmate per ricominciare, ciò di cui siamo certi è che occorra una strategia strutturale, non delle attività occasionali che rischiano di apparire solo uno specchietto per le allodole.

immigrati
immigrati al lavoro nei pressi di corso sempione

Quale dovrebbe essere una seria strategia di impiego degli immigrati?
La strategia dell’amministrazione deve avere la finalità di trasformare gli immigrati in risorsa attiva, in grado di dare valore alla comunità attraverso il proprio lavoro.
Occorre inserirli in un programma di formazione: dovrebbero imparare la lingua, apprendere come funziona l’Italia, quali sono le nostre leggi e quali sono i nostri valori. Insieme a corsi di lingua e di educazione civica, dovrebbero anche essere indirizzati allo sviluppo di capacità professionali utili per il territorio.
L’Amministrazione dovrebbe mappare il mercato per individuare quali sono le necessità, i tipi di lavori più offerti, in cui aziende e istituzioni fanno più fatica a trovare personale. Milano dovrebbe spingere a introdurre una normativa più flessibile per andare incontro a esigenze di stagionalità o di picchi di domanda: in questo senso gli immigrati possono essere ideali perché in parte costituiscono una forza lavoro in transizione, utile proprio per compensare squilibri momentanei di mercato.

Sulla base di questa mappatura l’Amministrazione dovrebbe indirizzare gli immigrati a sviluppare le capacità professionali richieste, favorendo anche il coinvolgimento di aziende a condizioni agevolate.
Per compensare tutto questo sforzo compiuto dalla comunità, gli immigrati dovrebbero lavorare un certo numero di ore svolgendo attività di interesse sociale.
Dovrebbero essere strutturalmente impiegati in attività socialmente utili. Pulire le strade che purtroppo sono molto sporche. Legalmente lo dovrebbero fare da volontari, un modo per ricompensare la società che li mantiene. In questo modo potrebbero apprendere la mentalità giusta per essere trattati bene a Milano, la mentalità del darsi da fare. Vedendoli impiegati in lavori utili i cittadini avrebbero un’impressione positiva e sarebbero più portati all’integrazione. In più svolgendo attività sulle strade cittadini sarebbe un ottimo modo di conoscere altre persone e guadagnarsi delle opportunità.

In questo modo potrebbero apprendere la mentalità giusta per essere trattati bene a Milano, la mentalità del darsi da fare.

L’Amministrazione della città dovrebbe predisporre un vero e proprio percorso di formazione a diventare un cittadino, per fare acquisire agli immigrati competenze e mentalità adatti per apportare valore alla città.
Si potrebbe osare, immaginando di assegnare una cittadinanza di Milano a punti: sulla base dei lavori utili compiuti, di promozione agli esami nei corsi di formazione e ad altre attività positive, si assegnerebbero dei punti. Al di sopra di un determinato risultato, l’immigrato acquisterebbe automaticamente un diritto di lavoro e di poter restare a Milano, con diritti analoghi a quelli di qualunque cittadino. Allo stesso modo, però, chi pur percependo accoglienza e servizi non si impegnasse nello studio e nel lavoro o, peggio, infrangesse delle nostre leggi, dovrebbe essere mandato via.

E’ necessario immaginare un cambiamento di impostazione per un problema che ci sta scoppiando in mano. Bisogna rispondere alla politica dell’emergenza tipica dello Stato nazionale con una strategia seria che offra tanto ma pretenda altrettanto.
Milano Città Stato, con la sua autonomia di azione, potrebbe diventare il laboratorio ideale per sperimentare innovazioni radicali che se avessero successo potrebbero essere poi estese al resto del Paese. In questo modo da problema per l’Europa potremmo diventare la soluzione.

In collaborazione con Duilio Forte

Volevano cambiare tutto

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Il temine Avanguardia definisce i diversi movimenti artistici del primo Novecento, caratterizzati da una sensibilità più “avanzata” rispetto a quella dominante. Sono considerati d’avanguardia l’Espressionismo, l’Astrattismo, il Dadaismo, il Surrealismo e il Futurismo, l’unico a essere nato in Italia.

La caratteristica degli artisti d’avanguardia era di voler cambiare tutto e diedero l’impronta a tutta l’arte del Novecento.

47^ Anniversario del Picchio di Paolo

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Il Picchio è uno di quei bar che non ti stanchi mai di frequentare.

Sarà perché lo gestisce il mitico Paolo, che ti accoglie sempre con quel sorriso e ti rimprovera perché “non ti vede da tanto” per poi esordire con “ti trovo in forma“, sarà perché la mamma sembra severa, ma in realtà è affezionata a tutti gli avventori che passano per via Melzo, il Picchio è una certezza.

Ma quello che succederà oggi a partire dalle 19:00 sarà da vedere, perché oggi si festeggia, come ogni anno, l’anniversario del Picchio.

Se non lo conosci, quasi quasi non puoi dire di vivere a Milano, perché il Picchio è un luogo di ritrovo che in qualsiasi stagione dell’anno attira nugoli di gente.

Che sfidano il freddo, la pioggia e l’arsura per salutare Paolo.

Il Picchio stasera festeggia una ricorrenza importante.

E, per l’occasione, lustra le scarpe eleganti, indossa lo smoking migliore, raddrizza il papillon, srotola il tappeto rosso e prepara il cuore nell’attesa di accogliere i suoi clienti più affezionati, i più belli e invidiati da tutti gli altri locali della città.

Oggi ancora di più come al Café de Flore a Parigi.

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La TORRE più antica di Milano si trova nel museo archeologico

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Milano possedeva già delle mura quando a partire dal 291 dopo Cristo, l’imperatore d’Occidente Massimiano le ampliò estendendole ad ovest e ad est, delimitata dalle attuali vie dell’Orso, Monte di Pietà, Montenapoleone, Durini e Verziere.

Nel cortile del museo Archeologico in corso Magenta si trova una torre poligonale che era parte del tratto occidentale delle mura massimiane.

MILANO CITTA’ STATO

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