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10 posti in cui organizzare riunioni all’aperto

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(N.V.) Nei paesi del Nord Europa il luogo migliore per fare riunioni di lavoro è in sauna. Ci si mette più a nudo.
Negli Stati Uniti i meeting date dove si concludono i più profittevoli contratti d’affari sono i green dei campi da golf 18 buche.
Quando il clima lo consente, ai milanesi piace riappropriarsi degli spazi all’aperto e far frullare idee e progetti con vista sulla città.
Ecco 10 posti perfetti per chi, come loro, ama fare riunioni all’aperto.

#1 Copernico Milano

Il pay off di questo spazio in cui start up e business rivoluzionari si trovano da due anni – e già con risultati molto interessanti – è “where things happen”, dove le cose accadono. Quindi possono accadere riunioni in terrazza all’ora dell’aperitivo, mentre un gruppo folk suona un po’ di country, a piedi nudi nel parco sotto un albero comodamente seduti su poltrone di design. Ambiente elegante ma informale: per chi ha grandi progetti ma vuole vivere con il sole in fronte.

#2 PARCO ARCHEOLOGICO

Perché fare una riunione nel parco più inaccessibile di Milano? Perché è in pieno centro a Milano – vicino alle Colonne di San Lorenzo – , perchè ha orari che coincidono con l’attività lavorativa, perchè ci sarete solo voi, così stupirete i vostri ospiti. Serve altro?

#3 Illy Gae Aulenti

Un bar semplicissimo, per quanto elegante, con vista sulla nuova Milano ed il grattacielo più bello del mondo, il Bosco Verticale. Non sarà una location originalissima, ma il panorama è di quelli mozzafiato. Indicato per i primi incontri di lavoro, dove servono argomenti per rompere il ghiaccio. Per esempio: hai visto come è diventata bella Porta Nuova!? Oppure: sai quando smantelleranno la gru di via Castilla 23?

#4 Giardini Triennale

Ideale per i veri creativi con un pizzico di indolenza. Una riunione ai Giardini della Triennale mette insieme idee ‘squadrate’ come il Palazzo dell’Arte e una sana voglia di rompere quelle regole, con vista sui Bagni Misteriosi di De Chirico.

#5 Hangar Bicocca

O meglio: proprio alle sue spalle. Se vi va di prendere la Lilla e di essere al riparo da occhi indiscreti. Business alto e i Sette Palazzi Celesti da vedere per concludere la giornata con pensieri ‘altissimi’.

#6 Vista Darsena

Non sarà come essere su un chiringuito sulla spiaggia, ma il locale di Milano (stessa proprietà dell’Osteria con Vista della Triennale) prova ad avvicinarsi a quel mood rilassato e piacevole che sa restituire solo un meeting a pelo d’acqua. E se la riunione si potrarrà fino a tardi, potrete pure godervi lo spettacolo del tramonto su Milano.

#7 Red di Gae Aulenti

L’altro lato di Piazza Gae Aulenti, l’altra faccia da cui si vede chi da riunione all’Illy Caffè.
Se vi piace proprio tanto la vista Bosco Verticale e non volete scontentare nessuno potete organizzare il vostro meeting prima all’uno poi all’altro indirizzo, e viceversa.

#8 Chiostri dell’Umanitaria

Un luogo magico sospeso in un generico altrove che sa di una Milano antica, molto saggia. Vi verranno idee molto ben radicate.

#9 Baracchino dei Giardini Indro Montanelli

Lo riconoscerete perché si trova vicino allo Sleipnir di Duilio Forte. Il luogo ideale per chi ha idee visionarie e le vogliono realizzare a tutti i costi.

#10 Bagni Misteriosi

Come a dire: ho voglia di partire, non vedo l’ora di fare un tuffo ma mi tocca lavorare. La terrazza che qui insiste, con il bar, permette di dedicarsi al dovere e poi al piacere – con tanto di attività di team bulding inclusa. Perché, non volevate dire ai colleghi di portarsi il costume?

MILANO CITTA’ STATO

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Festival della Carbonara a San Giuliano Milanese

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Sono tante le pietanze italiane a far ballare le papille gustative… ma la Carbonara è la Carbonara.

Anni fa, prima di diventare vegana, ogni volta che andavo a mangiare fuori, in qualche posto che sapevo cucinasse bene i principali piatti italiani, ordinavo sena indugio un bel piattone di Carbonara e iniziavo una lotta forchetta contro forchetta contro chiunque provasse a prendermene anche solo un filo (per la serie: “hai voluto l’insalata? Ora te la magni.”)

Ma qui non si sta parlando di me, bensì di un evento che renderà felici tutte le buone forchette… e che riguarda proprio la Carbonara.

Eh sì, perchè da questo venerdì alle 18 fino a domenica, al Parco Nord di San Giuliano Milanese potrai letteralmente sguazzare nella Carbonara, grazie al Festival della Carbonara, la manifestazione a ingresso gratuito che renderà felice te e il tuo stomaco.

Per tre giorni, potrai strafogarti di questa pietanza da sogno cucinata da chef professionisti, i quali useranno solo ingredienti artigianali e di primissima qualità.

In più, per completare la tua abbuffata, potrai coronare il tutto con altre prelibatezze della tradizione culinaria romana: la gricia, l’amatriciana e i carciofi alla giudea, senza dimenticare la vera porchetta DOC e molto altro.

Per questi giorni, dimentica la dieta post-estate e applica l’antico mantra inventato da Sora Lella: “Ma famme magnà, macchemmefrega!

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Haegue Yang alla Triennale

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Haegue Yang è una di quelle artiste che lavora per intuizione.

Ma non un’intuizione tipo “epifania”, no, no.

Haegue Yang lavora per intuizione data da studi, confronti ed esperimenti condotti in nome dell’interdisciplinarietà di vari ambiti artistici e non.

Per questo le esposizioni e le istallazioni di Haegue Yang sono sempre particolari, simili più a esperienze che a visite passive di un qualcosa che rimane fine a sè stesso davanti allo spettatore.

Per capire di cosa parlo, basta pensare al nuovo progetto che Haegue Yang ha ideato per la Triennale di Milano e che verrà inaugurato questo venerdì.

Immagina una mostra… diversa. Anzi, un’allestimento. Anzi, una performance.

Anzi… mh… no, nessuna di queste parole rende quello che “Tightrope Walking and Its Wordless Shadow è in grado di essere agli occhi del visitatore… e non solo.

Questo progetto è molto di più.

Ancora una volta, Haegue Yang ha condotto una ricerca spaziale, dinamica e anatomica, immersa in un contesto di musica estemporanea e di visual art.

Quello che Haegue Yang proporrà fino al 4 novembre sarà quello che lei definisce “un’estensione del corpo umano che permette a chi c’è dentro di tornare al movimento primordiale del bambino con il suo sostegno.

I visitatori potranno osservare il movimento di un gigantesco apparato geometrico e architettonico guidato da un figurante e, nel frattempo, improvvisare suoni, canti o parole al microfono e strimpellare qualcosa alla batteria lì presenti.

Ma, ancora una volta, una spiegazione del genere non rende.

Sarà puù semplice se riuscirai a vedere tutto ciò con i tuoi occhi… anzi, a vivere tutto questo: se vuoi comprendere l’intensa ricerca motoria e geometrica di quest’artista sudcoreana, non devi far altro che recarti alla Triennale e goderti questo spettacolo.

L’ingresso costa solo 7 euro e, credimi, per una performance del genere ne vale la pena.

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Un’estate milanese: il CONFRONTO con l’Europa e col Mondo

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clima estivo

Ormai lo sappiamo: dal 1850, il momento in cui si può dire siano iniziate misurazioni continue ed accurate della temperatura in (quasi) ogni angolo del globo, le 10 annate più calde si trovano tutte dopo il 1998, e, in particolare, ininterrottamente dal 2014 ogni anno finisce per diventare “il più caldo di sempre” – con ogni probabilità il 2018 non sarà da meno.

clima estivo

In questo scenario frenetico è utile fermarsi per capire come e se tutto questo abbia influito su Milano e sul suo collocamento nelle mappe climatiche europee e mondiali. Concentrandoci, perché no, sull’estate appena trascorsa. Che tecnicamente non è ancora terminata: l’autunno astronomico inizierà il 23 settembre 2018, nel momento in cui l’asse di rotazione terrestre si troverà perpendicolare alla direzione dei raggi solari. Ancora, si dovrà esaminare solamente l’emisfero boreale: nell’emisfero australe l’estate è finita il 20 marzo 2018 e, indovinate, è stata una delle più calde di sempre.

Milano nei ranghi

clima estivo

Per una volta, possiamo dire di essere contenti di non veder svettare in classifica la nostra città.

La temperatura più alta registrata quest’estate è stata di 35.3° C, il 30 luglio (la più bassa, di 13.5° C nella notte del 26 agosto), inferiore ad annate come quella del 1983 o del 1996. La media delle massime è stata tra i 29° C e i 30° C, valore sì più alto del normale ma in linea con gli ultimi anni record, che stanno ormai diventando lo standard. Non ci ha mai abbandonato l’altissimo tasso di umidità che nostro malgrado contraddistingue la Pianura Padana, mai sotto il 41% e con picchi sopra il 90%.

In moltissime parti in Europa e nel nostro emisfero, è stata tutta un’altra storia.

Una notte al supermercato

caldo estivo
Un serval nello zoo di La Fleche, in Francia, il 3 agosto 2018. Foto di Jean-François Monier, AFP/Getty Images

La morsa del caldo è stata spietata, sia attraverso colpi di calore sia alimentando incendi devastanti.

In Giappone, è stata raggiunta la temperatura più alta mai registrata, oltre 41° nella città di Kumagaya, nord di Tokyo, riducendo allo stremo migliaia di persone già sfollate per gli effetti delle catastrofiche alluvioni di fine giugno ed uccidendone 44.

A Montréal, in Canada, il 2 luglio si sono toccati i 36.6°, culmine di un’ondata di caldo che ha ucciso fino a 70 persone nel Quebec. Durante lo stesso mese, negli Stati Uniti si sono registrati 41 nuovi record di temperature massime – e nessun minimo. Lo stesso in molte zone della Russia, con almeno 3 nuovi record solo nella giornata del 28 giugno, come i sensazionali 39.3° di Krasnodar.

Le scene più da The Day After Tomorrow si sono avute in Nord Europa, probabilmente: questa è di gran lunga l’estate più calda di sempre in Inghilterra, la seconda per il Regno Unito. In Francia, a inizio agosto hanno spento quattro reattori nucleari, diventati impossibili da raffreddare con le roventi acque del Reno e del Rodano. Negli stessi giorni in Svezia, la cima sud del ghiacciaio del Kebnekaise ha ceduto lo scettro di punto più alto del paese alla cima nord, perdendo ben 4 metri in un mese. Nel frattempo, le coste toccate dal mar Baltico sono diventate off limits per i bagnanti, dissuasi ad entrare in acqua per via della grossa diffusione di una specie tossica di alghe, prosperante in questo clima eccezionale.

E se in Italia il mercato della climatizzazione è arrivato a valere 1,3 miliardi di euro, lo stesso non si può certamente dire per la Finlandia: giustamente impreparati al grande caldo, ma quest’anno con temperature sopra i 30°, il 4 agosto un supermercato di Helsinki ha aperto le proprie corsie per più di cento persone, invitate a dormire lì per poter beneficiare dell’aria condizionata.

clima estivo
Foto di Heikki Saukkomaa, AFP/Getty Images/Reuters

Autunno caldo?

Milano e l’Italia dovrebbero continuare a rifuggire i record climatici anche per la stagione entrante: per noi sarà un autunno caldo solo sui mercati.

Il Nord Europa invece, dal Regno Unito fino alla Finlandia, avrà picchi di temperature anomale ancora per un po’ di tempo. Fuori stagione, almeno, sono sempre più convenienti dei tropici.

 

HARI DE MIRANDA

 

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Inaugurazione Starbucks Milano

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Starbucks: una parola, mille ricordi, profumi e sapori.

Ricordo che a Londra mi rifugiavo da Starbucks la mattina presto, prima di andare a lezione di inglese, ordinavo il mio frappuccino con un gigantesco muffin al cioccolato e puntualmente, al momento de ritiro della mia bevanda, mi rendevo conto che avevano scritto male il mio nome sul bicchiere.

A New York, invece, mi rifugiavo da Starbucks prima di entrare a vedere qualche bel musical di Broadway, peer prepararmi psicologicamente ai brividi che avrei provato vedendo e sentendo i meravigliosi attori che calcavano i palchi della strada dello spettacolo più famosa del mondo.

A Dublino, infine, mi concedevo una merenda da Starbucks dopo aver fatto qualche giretto per la città, dato che l’unico modo per viverla appieno è percorrerla a piedi da cima a fondo.

Qui a Milano, effettivamente, si sentiva la mancanza di Starbucks: insomma, in una città metropolitana e internazionale come la nostra, mancava questo punto di riferimento mondiale per il caffè prete a porter (anche se, in realtà, il caffè italiano è tutta un’altra cosa, ma i turisti non ne sanno granchè).

Quando è arrivata la voce di un’apertura di Starbucks nella città della Madonnina, però, nessuno voleva crederci… e invece è realtà.

Questo giovedì 6 settembre, alle ore 10.00, in Piazza Cordusio aprirà lo store più grande d’Europa, nonchè il primo (e per il momento unico) punto vendita d’Italia.

Saranno 2.400 metri quadrati di negozio, che comprenderà una torrefazione, un salotto dove ci si potrà fermare a mangiare le goloserie che tutti conosciamo assieme alle specialità artigianali di Princi e, come qualsiasi Starbucks che si rispetti, ci si potrà rilassare, lavorare e chiacchierare.

Insomma, a questo Starbucks milanese non mancherà proprio nulla: se vuoi partecipare all’inaugurazione, ti conviene arrivare lì molto prima, perchè si prevede un’affluenza record.

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Quanti metri quadri ti compri con 1 MILIONE di euro a Milano?

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mercato immobiliare

L’ultimo Global House Price Index, redatto dalla società inglese di consulenza nel settore immobiliare Knight Frank LLP, ci racconta di un prezzo del mattone in ascesa di quasi il 5% nei 57 paesi presi in esame, tra America, Europa, Asia e Oceania, più Marocco e Sudafrica.

Tra questi, l’Italia è una delle sole 8 nazioni che stanno conoscendo una decrescita in tal senso: dello 0.3% rispetto al 2017, giù insieme a Grecia, Arabia Saudita, Norvegia, Brasile, Finlandia, Ucraina e Perù.

Le cause di ciò sono molteplici e profonde, spaziano da una crescita del PIL inferiore alle aspettative, a un sistema bancario claudicante e ad un potere d’acquisto generale più basso. Uno scenario che ha tenuto a livelli bassi la domanda, che in Italia resta in ogni caso legata soprattutto alla prima casa, con in più i proprietari che non paiono disposti ad abbassare subito le loro pretese sul mercato quando si tratta di vendere i propri immobili. La crisi del settore è stata meno pronunciata che altrove, ma la ripresa tarda ad arrivare. 

mercato immobiliare

Il secolo delle città

L’inserto più interessante di questo report (risalente a marzo 2018 e consultabile qui) si focalizza sulle grandi megalopoli, lì indicate come hub, i centri nevralgici nello spaziotempo odierno, che è il secolo delle città.

Leggi anche: Più abitanti vivono in città più gli stati sono ricchi

In particolare, la ricerca (che trovate qui) si concentra sul caso Dubai, una realtà ormai consolidata a livello globale, con un’eccellente connettività figlia della sua posizione geografica, floride prospettive economiche, un sistema fiscale leggero e la nomea di isola felice (aka città stato). Caratteristiche che finiranno sotto i riflettori come mai prima in occasione dell’Expo 2020 – e noi milanesi sappiamo cosa significa.

Lo studio passa poi ad un’analisi comparativa della città emiratina con i sempiterni hub di New York, Londra, Parigi, Singapore, Hong Kong, Shanghai e Sydney, in campi come i servizi finanziari, il mercato del lavoro, la sanità, il turismo e le relative strutture ad esso correlate, il sistema educativo e, appunto, il prezzo del mattone.

mercato immobiliare
Un estratto dell’Hub Report di Knight Frank

Da qui emerge immediatamente un dato interessante: a differenza che nelle altre città prese in considerazione, il prezzo degli immobili a Londra e a Dubai è sceso rispetto al 2017, del 4.6% nella prima e del 3.8% nella seconda.

E se nel caso di Londra la dinamica è spiegabile grazie ai prodromi della Brexit (oltre che da un naturale riassestamento dopo anni di quotazioni fuori controllo), con Dubai occorre tirar dentro il calo del prezzo del petrolio degli ultimi anni, oltre che l’onda lunga della crisi iniziata nel 2008 che portò l’emiro della città “rivale” Abu Dhabi, Khalifa bin Zayed Al Nahyan, a finanziare di tasca propria il completamento di alcune opere, tra cui il Burj Khalifa che da quel momento porta appunto il suo nome.

Milano è viva, e non deve accontentarsi

mercato immobiliare
Infografica tratta dall’Hub Report di Knight Frank, con l’aggiunta di Milano

Osservando che 1 milione di dollari a Dubai comprano 138 metri quadri di spazio abitabile, salta all’occhio anche un paragone con Milano: da noi, la stessa somma basta per 131 metri quadrati.

E se è vero che ogni città di questo calibro fa storia a sé, è anche vero che delle sopracitate caratteristiche che fanno grande Dubai, Milano ne condivide già una (la geografia alleata) e può arrivare a possederne altre tre: la connettività grazie all’implementazione dei suoi aeroporti e delle rotte servite, il sistema fiscale vantaggioso e lo status di isola felice attraverso l’autonomia che tanto le servirebbe.

Leggi anche: Dal libro di Sala, all’editoriale di Repubblica, si accelera per Milano Città Stato?

Si è taciuto delle immense risorse economiche che possiedono gli Emirati Arabi Uniti e dei tratti peculiari del momento storico che stiamo vivendo, ma questi aspetti non escludono il fatto che Milano possa dire la sua, fino ad arrivare ad essere tirata dentro in studi come quello di Knight Frank, qui sviscerato.

Il mercato immobiliare milanese è, a differenza di quello italiano, estremamente rutilante: innanzitutto, i prezzi medi nel settore sono cresciuti di un sano 2% rispetto al 2017. L’altro aspetto importante è che si sta parlando della città che attira la metà degli investimenti immobiliari stranieri in Italia, cioè 4 miliardi di euro all’anno.

Insomma, se è possibile trovare punti di contatto con una stella nascente come quella di Dubai, è bene che Milano si svegli: da qui al 2030 ci saranno oltre quindici milioni di metri quadrati da riprogettare in città, che potrebbero generare un valore fino ai 20 miliardi di euro.

Leggi anche: Come sarà Milano nel 2050

Il mercato immobiliare è in buona salute e competitivo a livello globale: nel secolo delle città, e con una Londra suo malgrado in affanno, questo pare proprio essere un treno da non perdere.

Curiosità a margine: il CAP più costoso a Milano è il 20121, dove si vende in media a 7717 €/m², il più conveniente è il 20152, con prezzi attorno ai 2164 €/m². Per maggiori informazioni, consultate questa pagina.

 

HARI DE MIRANDA

 

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Le fantastiche 10 POLEMICHE milanesi dell’autunno (vol. III)

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Dopo il relax della pausa estiva Milano si ripopola di persone e con le persone ritornano anche le immancabili polemiche milanesi.

Nuovo anno, nuovo giro di giostra.

Perché il gusto per la critica ci fa sentire impegnati, inseriti nell’attualità, pensosi e parte di un disegno più grande. A volte persino vittime di un complotto.

polemiche milanesiLe fantastiche 10 polemiche milanesi dell’autunno

 

#1 La Juventus che vince rubando

La fede ha senso solo se sorretta da credenze dogmatiche.

 

#2 L’ultimo autunno prima dell’Armageddon

Non c’è tempo di raffreddare gli animi dopo un’estate a quaranta gradi che ci si deve mettere l’elmetto perchè in Italia, tra crisi economiche e drammi politici, siamo sempre sull’orlo della fine del mondo.
 

#3 Allagamento del Seveso

Puntuale come i buoni propositi post vacanze ecco l’acqua marcescente del Seveso allagare le nostre cantine.

 

#4 Islam

Un pericolo? Una risorsa? Un concetto da strumentalizzare? Non importa, basta che accenda gli animi.

 

#5 Naviglio sì, naviglio no

Sembravamo tutti d’accordo ma invece…

 

#6 Il Colosseo alberato al posto del Vivaio Riva

Il parco più inaccessibile di Milano (il parco archeologico) si estende su uno dei gioiellini del centro storico, il vivaio riva. Milano piange per la scomparsa della sua piccola oasi e ride per l’idea di seppellirla sotto un colosseo alberato.

 

#7 Sala: ieri, oggi e domani

La saga di Sala a Milano è nel pieno del suo splendore. Ci si interroga sul suo passato, si dibatte sul suo presente e si scommette sul suo futuro. 

 

#8 L’area Expo

A chi ci passa vicino sulla tangenziale pare ritrovarsi in uno di quei film post apocalittici.

 

#9 Dove mettere gli immigrati

È lo stesso problema che ho io con mia suocera. Non ho il cuore di rimandarla da mio suocero, vecchio burbero brontolone, ma non voglio nemmeno doverci convivere.

 

#10 Il superamento limite polveri sottili

L’anno scorso siamo andati molto bene ma possiamo fare di più. L’obiettivo di vincere il premio di città più inquinata del pianeta è alla nostra portata.

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Cinema all’aperto: Benedetta Follia

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Sono gli ultimi giorni del Cinema all’aperto del mare culturale urbano.

Perchè te lo dico?

Perchè non c’è nulla che faccia più “estate” dei cinema all’aperta: tra quel piacevole frescolino estivo e le zanzare sterminate con chili di Autan, passare una serata al cinema all’aperto con gli amici fa tanto “vacanze”.

Allora approfitta di questi ultimi giorni di pellicole da godersi all’aperto per far finta che la stagione estiva non stia davvero finendo e questo martedì sera, alle 21.15, vieni a vedere “Benedetta Follia” in cuffia wireless.

Potrai vivere la storia di Guglielmo, un uomo di specchiata virtù e dalla fedina cristiana immacolata proprietario di un negozio di articoli religiosi e di alta moda per vescovi e cardinali.

I valori su cui l’uomo ha fondato la sua esistenza, però, crollano quando la moglie lo abbandona dopo venticinque anni di matrimonio proprio nel giorno del loro anniversario.

Dopo questo fatto, la vita di Guglielmo sembra crollare in un baratro senza fine, se non che, una giornata come tante, nel suo negozio riceve la visita di un’imprevedibile candidata commessa: Luna, una ragazza di borgata sfacciatissima e travolgente, volenterosa, ma altrettanto incapace.

E da lì… beh, scopri come andrà a finire questa sera a cinema all’aperto del mare culturale urbano: il biglietto costa solo 6 euro, che aspetti?

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Non solo STARBUCKS: 10 fast food che vorrei a Milano

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fast food
L’attesa sta per finire.
 
Tra due giorni, aprirà a Milano il primo Starbucks d’Italia, e non sarà uno Starbucks come gli altri, bensì uno Starbucks Reserve Roastery, ovvero con torrefazione: per capire quanto sia importante questo titolo, basti sapere che i negozi della suddetta catena sono circa 20.000, e di questi solo 4 hanno il titolo di Reserve Roastery (quello di Milano sarà il quinto).
 
Da un anno a questa parte hanno aperto a Milano KFC (un altro colosso del fast food) e Jollibee, mentre tra poco aprirà Five Guys e, per l’appunto, Starbucks. Non dobbiamo peró inebriarci, perché la verità é che in questo settore siamo indietrissimo rispetto a molte altre città d’Europa (inutile fare il confronto con gli Stati Uniti).
 
Questo non significa che la nostra tradizione culinaria debba andare a fare benedire o che dovrebbero esserci solo fast food al posto dei ristoranti (la nostra cucina non ha eguali), ma in un mercato in cui Mc Donald’s e Burger King controllano tutto, non sarebbe male avere più scelta.
Per di più, Milano é una delle città più visitate al mondo e molte volte i turisti, quando non conoscono il posto e non hanno molti soldi da poter spendere, finiscono per cercare un volto noto, ovvero i fast food.
 
Quindi, ecco 10 fast food che vorrei a Milano:
 
#10 Dunkin’ Donuts

Chi non ha sognato almeno una volta di mangiare delle ciambelle come quelle del mitico Homer Simpson?
 
 
#9 Taco Bell
fast food
Molto diffuso in USA e UK, preparano cibo messicano come nachos, tacos burritos e chalupas con diverse varianti (carne, pollo, veggie).
 
 
#8 Chick-fil-A
fast food
Il principale rivale del colonnello per quanto riguarda il pollo fritto: c’é bisogno di dire altro?
 
 
#7 Pizza Hut
fast food
So benissimo cosa starete pensando: “Gli americani non devono mica insegnarci come si fa la pizza”, in pratica la stessa identica lamentela per Starbucks. Anche io quando l’anno scorso andai in America ero un po’ dubbioso, ma quando la provai cambiai idea. Certo, non é sicuramente buona come la pizza napoletana, ma é anche una cosa completamente diversa che credo possa benissimo convivere con la nostra, di pizza.
 
 
#6 Chipotle
fast food
Questa catena, a differenza di molte altre, pone grande attenzione rispetto al pregio del suo prodotto (è l’unica catena di fast food con certificazione A riguardo la qualità della carne). Qui potrete mangiare burritos, tacos e insalate.
 
 
#5 Hooters
fast food
In questo fast food, famoso in tutto il mondo, troverete giovani e attraenti cameriere vestite con pantaloncini corti e scollate.
La varietà del cibo é molto vasta: quesadilla, pretzel, mozzarella stick, pollo fritto/al forno, hamburger, insalata, tacos e cibo di mare.
 
 
#4 Wendy’s
fast food
Wendy’s aprì anni fa il suo primo negozio d’Italia a Milano, per poi decidere di cedere i punti vendita a Mc Donald’s: secondo me un vero peccato, dato che i suoi hamburger sono decisamente migliori (vengono preparati al momento).
 
 
#3 Pret a Manger
fast food
Dimenticate hamburger succulenti e ultra-proteici con patatine fritte, qui si mangia cibo che proviene da ingredienti naturali e biologici, privi di additivi, prodotti da aziende sostenibili. I panini sono preparati giornalmente, confezionati con carta riciclata e, alla fine della giornata, quelli invenduti sono devoluti alle associazioni di carità. Potrete gustarvi sandwich, wrap e zuppe senza preoccuparvi per la salute.
 
 
#2 Denny’s
fast food
Quando ci andai la prima volta me ne innamorai, più che un fast food é un diner, quindi anche qui i piatti sono preparati al momento. Da Denny’s potrete fare una vera colazione all’americana (con pancakes di moltissimi tipi, bacon e salsiccia), gustarvi una omelette o un hamburger: merita senz’altro.
 
 
#1 Subway
fast food
É la catena di fast food con più locali al mondo (più di 40.000), famosissima per i suoi panini imbottiti con prodotti freschi a scelta. Subway, a differenza delle realtà sopramenzionate, é presente in Italia, ma attualmente non ha un punto vendita a Milano.
 
 
 
RICCARDO PETAZZONI
 
 
 

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Musica e danza: torna il MiTo

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L’uomo è capace di manifestare la propria creatività in tante forme diverse: una di queste, è sicuramente la musica.

Tutti, almeno una volta nella vita, si sono emozionati ascoltando le parole di una canzone e si sono lasciati trasportare dalle note di una melodia che entra fino al profondo del cuore.

La musica è capace di tante cose straordinarie: modificare il nostro umore, sorreggerci nei momenti bui, celebrare la nostra felicità e molto, molto altro, senza contare che la musica è in grado di conservare ricordi di momenti speciali e si fa spesso inno di situazioni particolari.

Se anche tu pensi che la musica sia una parte essenziale della tua vita non puoi perdere gli eventi del MiTo Settembre Musica, la rassegna che organizzerà da lunedì 3 a mercoledì 19 settembre (a Milano, dal 4 al 19) più di cento concerti in luoghi pubblici, spazi aperti e istituzioni tra il capoluogo lombardo e quello piemontese.

Quest’anno, le melodie della musica classica, contemporanea e di tutti gli altri generi saranno dedicate alla danza, dal Barocco ai giorni nostri: il cartellone sarà pieno di eventi interessanti, che si svolgeranno per due settimane.

Ce ne sarà per tutti i gusti e se, come me, sei un amante della musica, cercherei di partecipare a più appuntamenti possibile. Questo martedì, per esempio, dalle ore 21.00 al Teatro Alla Scala potrai assistere al concerto “Balletti Russi.

Ti tengo il posto: ci conto, eh.

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Il Ponte Morandi e il mistero dei parafulmini

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Costruzione del ponte Morandi: nel cerchietto rosso i parafulmini
Costruzione del ponte Morandi: nel cerchietto rosso i parafulmini

“La cosa più grave non è stata detta: per evitare il crollo sarebbe bastato un parafulmine”.
Ci sono ancora troppi interrogativi aperti sulla tragedia di Genova per rimanere insensibili a questa frase che mi ha rivolto un esperto di ingegneria civile, che preferisce restare anonimo, allegando anche indicazioni dettagliate. Dopo la sua testimonianza abbiamo provveduto a raccogliere informazioni per verificare tutto quello che ci ha segnalato. Abbiamo contattato un architetto, un ingegnere civile, un ingegnere strutturista, abbiamo raccolto dati e contattato Autostrade per l’Italia. Ecco quello che è emerso.

1. Il ponte è crollato dopo essere stato colpito da un fulmine

fulmini caduti sull'area del polcevera agosto 2018 (fonte: LightningMaps.org)
fulmini caduti sull’area del polcevera (fonte: LightningMaps.org)

L’ipotesi del fulmine come causa scatenante del crollo del ponte è stata la prima ad essere proposta. Diversi cittadini hanno testimoniato che sarebbe stato un fulmine a colpire un tirante, provocando un cedimento strutturale, e il Codacons ha inviato un dossier alla procura con le prove raccolte che attesterebbero l’ipotesi del fulmine. Una prova inconfutabile della coincidenza tra fulmine e crollo sembrerebbe quella fornita dal sito LightningMaps.org che monitora le segnalazioni di fulmini da una serie di stazioni sul territorio.

Il sito attesta che un fulmine ha colpito alle 11:35:59 lo strallo che ha poi ceduto facendo collassare il ponte (precipitato a terra alle 11:36:40, secondo la rilevazione della stazione sismica INGV di Ronca a 7 km da Genova). Per accedere alla schermata in questione: https://goo.gl/Bsj1yS (fuso orario di due ore di differenza).

costruzione ponte morandi: parti in acciaio ancora esposte
costruzione del ponte Morandi: tiranti in acciaio
costruzione del ponte Morandi: tiranti in acciaio

Il ponte è costituito da acciaio ingabbiato dal cemento. I fulmini colpiscono punti che consentano lo scarico dell’energia a terra. I parafulmini sono fatti di acciaio per la capacità di attrarre i fulmini e di portarla a terra tramite dei cavi di rame o di un conduttore.

Nel caso del ponte Morandi potrebbe esserci stata una crepa o un punto dello strallo in cui, forse per la cattiva manutenzione, l’acciaio poteva essere raggiunto dal fulmine. A quel punto quella porzione di ponte avrebbe fatto da “parafulmine”, consentendo alla carica elettrica di arrivare a terra. Innescando, così, la successione di eventi che ha portato al crollo e che risulta ormai acclarata.

Per capire l’effetto sul ponte, occorre considerare che un fulmine scarica un’energia che produce una temperatura dai 18.000 ai 30.000 gradi: l’acciaio si fonde a una temperatura molto inferiore, pari a 1.536 gradi. A quella temperatura la parte di acciaio colpita si deve essere sciolta, con la conseguenza che il tirante si è spezzato da una estremità, sfilacciandosi con un colpo simile a una frusta, come riportato dai testimoni.

In quella parte il ponte era sostenuto da due stralli paralleli, proprio per sostenerne il peso. Una volta che è partito il primo strallo, nei secondi successivi, anche per il contraccolpo, l’altro tirante avrebbe ceduto facendo così crollare dopo alcuni secondi il pilone centrale.

Il dato certo è dunque che un fulmine è caduto e subito dopo è caduto il ponte.
L’ipotesi della causa del fulmine viene avvalorata anche da Gabriele Camomilla, ex manager di Autostrade per l’Italia (clicca qui per l’intervista). Al manager viene fatta la domanda: “Ma non c’erano parafulmini sul ponte Morandi?”
“Sì è ovvio”. È la sua risposta.

In effetti un ponte alto novanta metri, costituito al suo interno di acciaio, come potrebbe essere privo di parafulmini? Dovrebbe essere ovvio. Eppure così non sembra.

2. La domanda chiave: dove sono i parafulmini sul ponte Morandi?

Ogni costruzione elevata, molto esposta, è dotata di regola di parafulmini, così come i ponti alti, costruiti in acciaio.

Fulmine sul parafulmine del Duomo
Fulmine sul parafulmine del Duomo
Un fulmine colpisce il parafulmine posto sulla cima della Torre Eiffel (3 Giugno 1902)
Un fulmine colpisce il parafulmine posto sulla cima della Torre Eiffel (3 Giugno 1902)

Secondo l’ex manager Camomilla, anche il ponte Morandi doveva avere dei parafulmini. Proprio per la sua funzione il parafulmine non può essere qualcosa di invisibile o di tenuto nascosto. Al contrario, deve essere evidente, posizionato nel punto più alto, con una struttura tipica e riconoscibile facilmente, anche a distanza.

Osservando le immagini del ponte Morandi, prima e dopo il crollo, non c’è traccia di parafulmini.

Ponte Morandi prima del crollo: nessun parafulmine
Ponte Morandi prima del crollo: nessun parafulmine
Ponte Morandi dopo il crollo: nessun parafulmine. Foto LaPresse - Tano Pecoraro
Ponte Morandi dopo il crollo: nessun parafulmine. Foto LaPresse – Tano Pecoraro

Una videoricostruzione in lingua spagnola (qui il video completo) mostra questa immagine risalente ai lavori del costruzione del ponte, negli anni sessanta.

Costruzione del ponte Morandi: nel cerchietto rosso i parafulmini
Costruzione del ponte Morandi: nel cerchietto rosso i parafulmini

Durante l’esecuzione dei lavori sarebbero stati montati dei parafulmini sopra il ponte. Questo perché, con tutto quell’acciaio scoperto, a quell’altezza, presumibilmente è stata ritenuta necessaria la presenza di parafulmini per proteggere il lavoro degli operai.
Se erano stati davvero installati per proteggere i lavori di costruzione, perché i parafulmini sono stati tolti? E quando sono stati tolti?
Se anche non fossero stati installati in precedenza, considerando l’anzianità dell’opera e i numerosi segni di degrado, possibile che nessuno, durante l’attività di manutenzione, si sia accorto della mancanza di parafulmini sulla struttura o non abbia suggerito di impiantarli? 

La questione centrale è: come è possibile che una struttura costituita al suo interno di acciaio, così alta, non fosse dotata di parafulmini?

In assenza di alcuna prova documentale di esistenza dei parafulmini, abbiamo contattato Autostrade per l’Italia, chiedendo loro se è vero che il Ponte Morandi fosse privo di parafulmini, ma non ci hanno mai risposto.

Rinnovo dunque l’invito a fare chiarezza su questo aspetto. Non solo per sapere se e perché sul ponte Morandi non c’erano i parafulmini ma per capire si ci siano altri viadotti o ponti, costituiti da materiali metallici, che possano correre lo stesso rischio.
Nel caso di correzioni, integrazioni o delucidazioni alle questioni sollevate, mi impegnerò a renderle pubbliche.

Parafulmini sul Bay Bridge in San Francisco
Parafulmini sul Bay Bridge in San Francisco

ANDREA ZOPPOLATO

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Un ritratto di Roma: Carl Brave X Franco 126

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Roma.

Roma Caput Mundi, la “Città Eterna“.

Eppure… Roma è una città alquanto ambivalente.

Da un lato, è la capitale italiana e sede di antiche bellezze dal valore incalcolabile, inestimabile e, probabilmente, nemmeno lontanamente immaginabile.
E’ l’area che ha dato i natali al popolo conquistatore che millenni fa ha ottenuto, piano piano, tutta l’Europa e anche di più: gli antichi Romani.

Dall’altra parte, però, ai giorni nostri è divenuta una città moderna nemmeno troppo all’avanguardia, piena di scheletri nell’armadio. E’ capitato più di una volta di scoprire che, una volta scavato a fondo di una qualsiasi questione statale non troppo cristallina, “tutte le strade portassero a Roma”.

Da questo marasma di contraddizioni romane, è emerso un duo di ragazzi che con la loro musica dal sound Rap, Pop e Indie-trap cerca di ridare alla città del proprio cuore tutta la bellezza della sua quotidianità che, a volte, viene quasi dimenticata dall’immaginario comune.

Sto parlando di Carl Brave e Franco126, che con le loro canzoni descrivono il fascino della vita romana, con la sua semplicità suggestiva e i suoi dettagli che fanno la differenza.

Vuoi permettere a questi artisti di descriverti la città eterna? Allora vieni a sentirli al Carroponte, questa domenica alle 21: il biglietto costa 25 euro, vedrai che ne vale la pena.

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Film di Paure: It Follows

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Quando si torna a Milano dopo le vacanze non c’è nulla meglio di una serata fuori per gustarsi un buon film: questo sì che tira su di morale.

E dato che siamo alle prese con il fatidico trauma da rientro, sarebbe meglio vedersi un film che faccia provare delle emozioni forti, in grado di scacciare questo alone di tristezza… magari un film horror.

Ed è qui che torna in gioco il Base, che anche quando settembre è alle porte non smette di venire in soccorso dei cinefili incalliti con la sua rassegna “Film di Paure.

Come ti accennavo qualche settimana fa, ogni quarto giorno della settimana (fino al 6 settembre), le proposte cinematografiche del Base, proiettate dalle ore 21.30, esploreranno le paure più comuni attraverso i più noti film horror contemporanei e non.

In particolare, questo giovedì dopo aver pagato i 6 euro d’ingresso potrai assistere alla visione di “It Follows“, ma questo sarà molto più di un semplice racconto dell’orrore.

Eh sì: se cerchi un film che ti faccia soltanto saltare dalla sedia sporadicamente, non è questo il caso. Se invece, vuoi un film che geli il sangue nelle vene, hai trovato pane per i tuoi denti.

Durante questa proiezione, potrai vivere la paura, la paranoia e il senso di colpa della protagonista che ha l’inquietante sensazione di essere seguita ovunque vada da qualcosa di… non umano.

Allora è deciso: ti aspetto al Base.

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I 10 migliori MERCATI RIONALI di Milano: cosa si trova e quando visitarli

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Il Mercatone dell'antiquariato sui Navigli

I mercati di Milano caratterizzano la zona che li ospita. Con il tempo ognuno si è specializzato in qualcosa di differente rispetto agli altri creando quello che alcuni definiscono ‘Turismo del Mercato Rionale ‘ alla ricerca della qualità a tutti i costi, purché siano contenuti.
Ma a Milano non esistono solo i mercati rionali.

Ecco i 10 migliori mercati di Milano.

#1. Il mercato di via Fauché

credits: solosagre.it
credits: solosagre.it

E’ il mercato più gettonato e consigliato, soprattutto dalle signore. Situato in zona Bullona, tra Cenisio e Sempione, propone una qualità di prodotti davvero alta. In particolare, i più affezionati ed esperti segnalano una bancarella di stoffe griffate che ne vende di tutti i colori.
Orari: martedì e sabato, dalle 7.30 alle 14.00 (il sabato fino alle 18.00).

#2. Mercato di via San Marco

Val bene un salto almeno per la posizione, vicino a Brera: l’ incantevole passeggiata nei pressi del Tumbun de San Marc è uno spettacolo di tutti i sensi.
Particolarmente gettonato dalle signore per le bancarelle di calzature femminili.
Orari: lunedì e giovedì, dalle 7:30 alle 14:00.

#3. Mercato di via Papiniano

Famosissimo anche tra coloro che di Milano non sono.
E’ lunghissimo e stretto, ricco di proposte alla moda: ci si trovano abiti carini e anche le borse non sono male. Il sabato è super affollato, consiglio di fare spese in mattinata.
Orari: martedì e sabato, dalle 7.30 alle 14.00 (sabato fino alle 18.00)

#4. Il Mercato del libro antico o usato

Ogni seconda domenica del mese affolla i portici di Piazza Diaz, proprio sotto la Madonnina.
L’appuntamento è con il libro vecchio, introvabile o rarissimo.
Da settembre a giugno (in estate non si tiene), vi aspetta il libro che non avreste mai pensato di possedere.

#5. La Fiera di Senigallia

Inossidabile “mercato delle pulci milanese”, dalla vecchia Darsena si è oggi spostato sulle sponde di Ripa di Porta Ticinese (da via Paoli fino alla fine di Via Barsanti). Qui si trovano un centinaio di bancarelle piene di creatività, proposte artistiche un po’ freak, e non mancano fiori e frutta. Uno dei luoghi da vedere quando si viene a Milano.
Orari: tutti i sabati, dalle 8.00 alle 18. 00.

#6. Il Mercato dell’antiquariato

Si tiene sui Navigli ogni ultima domenica del mese ed è un luogo cristallizzato nel tempo, molto antico oppure appena passato, popolato da lampade Tiffany, art decò, anni sessanta o mobiletti di fine settecento che fanno bella mostra di se nella cornice pittoresca dei Navigli.

#7. Piazza Martini

Il mercato omonimo, ubicato tra viale Molise e Viale Umbria, offre frutta e verdura molto fresche e di qualità, buon rapporto qualità-prezzo.
Orari: ogni mercoledì, dalle 7.30 alle 14.00.

#8. La Fiera degli Obej Obej

Si tiene una volta l’anno, da S. Ambrogio al giorno dell’Immacolata, e si estende lungo il Castello Sforzesco. E’ una festa pazzesca per Milano e per i turisti. Si trova soprattutto una cosa in particolare: la porta aperta verso il Natale.

#9. Mercato ortofrutticolo & Mercato dei fiori

E’ il più grande mercato d’Italia per quantità di prodotti commercializzati (1.000.000 di tonnellate/anno); ampiezza di gamma dei prodotti disponibili tutto l’anno; flusso di persone (10.000 ogni giorno). Rappresenta un importante elemento di concentrazione dell’offerta dei prodotti ortofrutticoli: in esso viene commercializzato il 10% della merce che transita complessivamente all’interno di tutti i mercati ortofrutticoli italiani.
Complice la crisi e durante Expo Milano 2015, ha aperto anche ai privati con l’obiettivo di diventare il hub agroalimentare al servizio della città. In cui non manca nemmeno una fornitissima scelta di fiori e piante.
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00.

#10. Mercato del pesce

Si dice che a Milano arrivi il pesce più fresco d’Italia: questo è il luogo a cui approda ogni giorno, garantendo la più vasta tipologia di pesci freschi tra quelli commercializzati in tutti i mercati europei.
Precedentemente collocato nella storica struttura di Via Sammartini nei pressi della Stazione Centrale di Milano, è stato trasferito nell’anno 2000 al n.53 di via Lombroso.
Orari: sabato, dalle ore 9.30 alle ore 11.30.

Continua la lettura con: I sette luoghi più curiosi di Milano

LUISA COZZI

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East Market Diner Opening Weekend

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Ancora una volta, il richiamo dell’East Market Diner ci attira in zona Lambrate.

Eh sì, perchè dopo una breve pausa estiva, ecco che l’East Market Diner riapre i battenti e ci riporta alle papille gustative tutte le sue prelibatezze.

D’altronde, ormai si sa: le sue proposte culinarie lasciano sempre a bocca aperta e sono conosciute per la loro praticità e squisitezza… ed è per questo che, per festeggiare il rientro dalle ferie, organizza da questo giovedì alle 18 fino a domenica “l’Opening Weekend” con ingresso gratuito.

Saranno quattro giorni dedicati completamente ai migliori piatti proposti dall’East Market Diner fino ad ora, quelli che fanno impazzire tutti, ma propri tutti.

Questo giovedì, a partire dall’aperitivo si andrà dei famosi east burger, fish burger e avocado burger dell’East Market Diner, senza dimenticare il succulento Jerk Chicken, lo sfizioso Hawaiian Pokè e gli immortali Dumpling.

Ovviamente, potrai accompagnare tutte queste sfiziosità con delle croccantissime chips di patate e con la freschissima birra media dell’East Market Diner… e per dessert? Cheesecake, brownie con gelato e Pinguino.

Come rinunciare a tante ghiottonerie messe insieme?

Vieni con me e gustiamoci un pasto con i fiocchi sulla splendida terrazza dell’East Market Diner e, mi raccomando, conservati uno spazietto per domani: la festa non finisce qui.

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Formula 1 Milan Festival 2018

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C’è chi è appassionato di calcio, chi di basket e chi di Formula 1.

Parlando dell’ultimo caso, penso che la Formula 1 sia per i pazienti, per i forti e per i veri appassionati.

Voglio dire, io non ce l’ho mai fatta a vedere un’intera gara di Formula 1 senza distrarmi, ma conosco diverse persone che non solo si godono tutte le competizioni dall’inizio alla fine, ma si emoziona anche.

Io non arrivo fino a quel punto, ma riconosco che vedere sfrecciare quelle auto sgargianti, sentire il rombo dei motori e saperne tutte le caratteristiche potrebbe essere molto stimolante, soprattutto dal vivo.

Perchè ti dico questo? Perchè che tu sia un appassionato o meno, voglio darti una notizia che riguarda proprio la Formula 1: arriva nella città della Madonnina il Formula 1 Milan Festival.

Da questo mercoledì 29 alle ore 15 fino a sabato, la zona dei Navigli, precisamente la Darsena, sarà invasa niente meno che dalle auto di Formula 1, che proprio questo mercoledì faranno il giro nell’area della bella Milano per la prima volta e rimarranno in città fino alla fine della settiana.

Non solo potrai vedere dal vivo queste formidabili automobili, ma se avrai fortuna potrai anche conoscere alcuni dei piloti che in casa hanno più coppe che quadri.

Sarà un evento imperdibile, quindi ti consiglio di informarti sulle tappe più strategiche del giro delle auto di Formula 1 sul sito ufficiale della manifestazione, se vuoi appostarti nei luoghi giusti.

(Ah, un consiglio: il traffico sarà chiuso da questo martedì, quindi direi che è il caso di girare con i mezzi e portare tanta pazienza).

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10 location di Milano per 10 registi celebri

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Midnight in Darsena di Woody Allen
Midnight in Darsena di Woody Allen

Settembre è il mese del cinema. Quello che manca sono i registi di fama mondiale. Per invitarli a Milano abbiamo immaginato le ambientazioni ideali per registi immortali, viventi o del passato.

 

location milanesi10 location di Milano per 10 registi celebri

 

#1 Pasolini in Comasina

Potrebbe girare “Comizi D’amore”. Purtroppo oggi non avrebbe molto senso. Le opinioni del sottoproletariato industriale le troviamo in bella posta su facebook, non c’è bisogno di organizzarle in un film.

Quartiere Comasina di Pier Paolo Pasolini

#2 Dario Argento in tutta Milano, basta che ci sia nebbia

E se disgraziatamente c’è il sole lo mettiamo dentro la Scala a rigirare il Fantasma dell’Opera.

Naviglio profondo rosso di Dario Argento
Naviglio profondo rosso di Dario Argento

#3 Hitchcock al Duomo

Io non ho nulla contro i piccioni, ma quando si alzano in stormo da Piazza Duomo e volano rasente al mio volto, riesco a immaginare con accecante nitore il terrore provato dai protagonisti di Uccelli.

I piccioni di Hitchcock
I piccioni di Hitchcock

#4 Tim Burton all’Atelier Forte

Se non conoscete l’atelier di Duilio Forte per fortuna esiste google per colmare il vuoto nozionistico. Andate a sbirciare qualche immagine e poi ditemi se non è perfetto per un film di Tim Burton.

La leggenda di Sleipnir di Tim Burton
La leggenda di Sleipnir di Tim Burton

#5 Fellini alla Fontana di Piazza Gae Aulenti

Anche se l’acqua non supera le caviglie, se Fellini girasse oggi la famosa scena del bacio tra la Ekberg e Mastroianni nella fontana di Piazza Gae Aulenti si porterebbe nel film quel senso di scorciatoia post moderna che va tanto di moda oggi.

La dolcevita a Milano di Federico Fellini
La dolcevita a Milano di Federico Fellini

#6 Tarantino al Nepentha

Potrebbe inscenare una parodia della febbre del sabato sera come ha fatto in Pulp Fiction. Oppure far sanguinare anche le pareti come ha fatto in Kill Bill.

Nepentha unchained di Quentin Tarantino
Nepentha unchained di Quentin Tarantino

#7 Sergio Leone in Corso Buenos Aires 

Campo lungo e duelli all’ultimo sangue. Come durante i saldi.

C'era una volta in Buenos Aires di Sergio Leone
C’era una volta in Buenos Aires di Sergio Leone

#8 Woody Allen alla Darsena

Certo non sarà Parigi però… ok, non è nemmeno New York ma… Magari potrebbe rigirare uno dei primi che nessuno ha visto, tipo Che fai, rubi?

Midnight in Darsena di Woody Allen
Midnight in Darsena di Woody Allen

#9 Lynch al Cimitero Monumentale

280 minuti di piano sequenza tra le lapidi.

Monumentale Drive di David Lynch
Monumentale Drive di David Lynch

#10 Leni Riefenstahl all’Idroscalo

Così, tanto per citare una regista che non conosce nessuno, ma siccome ha fatto un film dove c’è dell’acqua mi sembrava giusto metterla all’idroscalo.

Il trionfo della volontà vol. II: bagno all'idroscalo di Leni riefenstahl
Il trionfo della volontà vol. II: bagno all’idroscalo di Leni riefenstahl

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Il pattinaggio artistico sul grande schermo: Tonya

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Il pattinaggio artistico è una disciplina affascinante.

Durante le olimpiadi invernali, è sempre bello osservare le star del pattinaggio volteggiare sulla pista ghiacciata come stessero volando.

Il pattinaggio è grazia, leggerezza e coordinazione, ma anche sacrificio, impegno e determinazione.

E quella che sto per raccontarti è proprio la storia di una di queste stelle del pattinaggio: Tonya Harding.

Tonya è stata una pattinatrice artistica su ghiaccio salita alla ribalta internazionale non solo per le sue doti sportive… ma anche per un fatto di cronaca che l’ha riguardata direttamente.

L’atleta è, infatti, celebre anche e soprattutto per il coinvolgimento nell’aggressione alla collega Nancy Kerrigan, avvenuto nel gennaio 1994.

Da quel momento, la vita dell’atleta più in voga del panorama del pattinaggio artistico dell’epoca non è più stata la stessa.

Potrai sapere come va andrà a finire questa storia durante la visione di “Tonya“, il film che potrai vedere questo lunedì alle 21.15 al Cinema Ariosto: il biglietto costa solo 10 euro, io ci farei un pensiero.

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EVITA PERON è stata sepolta in gran segreto a Milano. Ecco perchè

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Una delle tombe più visitate del mondo è quella di Evita Peròn, al cimitero della Recoleta di Buenos Aires. Pochi sanno che una delle salme più adorate del mondo è stata a Milano per più di venti anni. Più precisamente al Cimitero Maggiore. Tutto questo per una storia bizzarra degna di un romanzo di spionaggio.

Il 26 luglio del 1952 a soli 33 anni muore a Buenos Aires una delle icone del novecento: Evita Peron. Per tre anni ogni sera i notiziari interrompono le trasmissioni dicendo: “Sono le venti e venticinque minuti, l’ora in cui Evita Peròn è passata all’immortalità”. Il suo corpo viene lasciato in esposizione al pubblico per tredici giorni, dopo di ché viene mummificato e collocato in una cappella privata. Nel 1955 il generale Peròn viene destituito e si teme per la sorte della salma di Evita. Così si organizza l’ “Operazione Evasione” per metterla al sicuro all’estero. Dopo una serie di spostamenti, la salma della Peròn raggiunge Milano ricevendo sepoltura il 13 maggio 1957 al giardino tombale 41 , pietra tombale n.86, sotto il falso nome di Maria Maggi de Magistris. 

Il luogo viene tenuto nascosto, tra i pochi solo il presidente argentino Aramburu lo conosce. Il segreto viene mantenuto finché il 29 maggio del 1970 l’ormai ex presidente Aramburu viene rapito da un gruppo di peronisti che vogliono sapere dove riposi Evita Peron. Il presidente erroneamente risponde che si trova in un cimitero di Roma. Ma alla fine i peronisti riescono ad ottenere il luogo esatto.

Ma la storia non è ancora finita, anzi. Come possono portare via dal cimitero di Milano la salma di Evita Peron, che è nascosta sotto un nome di un’altra donna? Ci vuole uno stratagemma. Così il primo settembre 1970 un presunto fratello di Maria Maggi chiede di poter portare la salma della sorella in Spagna. Permesso accordato. E il presunto parente che in realtà vuole la salma di Evita riesce a trasferirla in Spagna, direttamente dove si trova in esilio l’ex presidente Peròn che conserverà i resti dell’amata nella sua villa di Madrid. Quando Peròn può fare ritorno nel suo Paese, nel 1974, decide di far rientrare anche la salma della moglie. Dopo varie peripezie, giunge finalmente nell’ottobre del 1976 al cimitero della Recoleta dove risiede tuttora.

Fonte: Milano Segreta, Francesca Belotti- Gian Luca Margheriti, Newton Compton Editori

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Il BBQ Party di Eataly

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Il barbecue, o BBQ, è come il prezzemolo: lo trovi ovunque.

Pensaci bene: che si tratti di ristoranti o di fast food, di festival o dei baracchini davanti allo stadio, il BBQ mette d’accordo tutti, grandi e piccini, carnivori e vegetariani, buone forchette e disagiati gastronomici.

Persino se hai un pic nic, una cena o un pranzo tra amici, il BBQ fa sempre bella figura ed è sempre la soluzione giusta, perchè basta preparare una teglia di pietanze grigliate e il gioco è fatto… insomma, chi non ama gli spiedini, gli hamburger e le verdure grigliate?

Anche Eataly la pensa così ed è per questo che dalle 18.30 di venerdì fino a domenica ha organizzato il BBQ Party, la manifestazione a ingresso gratuito che riempirà il weekend di prelibatezze su… barbecue.

Troverai tutto quello che si possa fare su BBQ: hamburger, fiorentina e burger vegani, ma anche salsicce, pollo e picanha, assieme a molto altro. E, naturalmente, potrai accompagnare tutte queste goloserie con le immortali chips di patate e altri contorni sfiziosi.

Ma non sarebbe un vero party senza musica, giusto? Naturalmente no.

Eataly lo sa bene e si è preparata a quest’esigenza invitando i Sugar Nanny & the Hot Dogs, ai quali spetterà il compito di rallegrare questo venerdì sera con il loro repertorio scoppiettante.

Insomma, sarà un fine settimana intenso… tanto la prova costume è andata, giusto?

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