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Intercettazioni Milano: Giacomo Biraghi e i tre spettri di Milano

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– eccoci qua
– eccoci Giacomo. Ma come sta Milano?
– mah… Io non ho mai visto parlare così bene di Milano e, nello stesso tempo, non sono mai stato così preoccupato
– perchè?

– ma sì, perchè è da 10 anni che pompiamo l’ottimismo sulla città che, anche insieme, facciamo così che chi vuole fare faccia, che cose belle accadono eccetera. Però io vedo tre spettri all’orizzonte. E sono preoccupato
– oddio, quali sono?
– allora, quello principale è il tema della demografia e della domanda. Alla fine qua abbiamo costruito metrò, parchi, a manetta, tra le altre cose, offerta culturali, spazi bum bum bum e non c’è tanta gente che li usa. Sempre meno. Poi le proiezioni ci dicono sempre meno e o ci mettiamo qui ed attraiamo stranieri, ma di più, turisti di più, aziende di più, oppure ste robe non si mantengono
– dobbiamo importare spettatori… poi il secondo?
– Secondo spettro: la scala. Siamo sempre, a me è comodissimo, mi piace che tutto sia piccolino la 90/91, ma è una scala troppo piccola. Le altre città ci stanno facendo il culo, Parigi ragiona alla grande, proprio letteralmente, Mosca sta facendo delle robe incredibili e noi non possiamo rimanere in questi 184km quadri senza mai nessun tipo di progetto lungo. E poi il terzo e ultimo sono i poteri ma su questo entrambi ne sappiamo. E non solo non possiamo avere gli stessi poteri di Caltanissetta che vabbé, ma non avere i poteri che hanno le città fighe: non abbiamo l’educazione, non abbiamo la sanità, non abbiamo la polizia locale. Non possiamo fare leggi, non possiamo fare tributi, insomma, qua queste tre cose vanno messe a posto.

La collezione Lorenzi: il museo dei rasoi più stravaganti del mondo

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In via Montenapoleone 9 c’è un museo poco noto ma unico al mondo. È la collezione Lorenzi dove si trovano molti oggetti stravaganti, tra cui una delle più grandiose collezioni di rasoi da barba provenienti da ogni parte del mondo. Tra gli oggetti più curiosi ci sono rasoi sonori che producono musica al contatto con la pelle e rasoi di personaggi celebri, come quello di D’Annunzio.

Fonte: Conosci Milano? Di Luca Scarlini. Edizioni Clichy

Toulouse-Lautrec. Il mondo fuggevole

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Chi rispecchia la filosofia bohèmien più di Toulouse-Lautrec?

Un pittore che ha fatto delle sue rappresentazioni espressioniste sfuggenti il suo marchio di fabbrica.

Un artista che ha saputo costruire un nuovo e provocatorio realismo, sintesi estrema di forma, colore e movimento.

Un autore di origine aristocratica, ma testimone della Parigi dei bassifondi e delle case chiuse, il quale ha fatto della pittura alla grafica un elemento distintivo.

Durante la mostra del Palazzo Reale, “Toulouse-Lautrec. Il mondo fuggevole“, potrai ammirare 250 opere dell’artista, tra le quali presenziano 35 dipinti, litografie, acqueforti e la serie completa di tutti i 22 manifesti realizzati dall’artista ‘maledetto’.

Potrai immergerti a trecentosessanta gradi nella filosofia del un artista che ha saputo creare sensazioni ed emozioni anche dove queste, in realtà, nemmeno osavano addentrarsi: direi che per tutto questo, i 12 euro del biglietto sono più che giusti.

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Il non voto di Milano: contro l’autonomia o contro la Lombardia?

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Un referendum accusato di non avere valore può segnare la storia dell’Italia. Sono emersi infatti tre dati significativi che potrebbero assestare uno scossone al futuro del Paese.

#1 La vittoria di Zaia

L’indiscutibile vincitore è Luca Zaia. Ha vinto nei numeri, il 98% dei SI è un risultato pazzesco in una democrazia, ma soprattutto ha vinto prima ancora di giocare. Nell’ostinazione nel pretendere il referendum con le istituzioni nazionale, nella scommessa del quorum obbligatorio, nel coinvolgimento di tutte le forze politiche e nell’indentificarsi come portavoce degli interessi di un popolo.
Maroni non è riuscito a comunicare il referendum nel modo ottimale, privilegiando slogan vuoti a contenuti veri, e ha fallito soprattutto dove Zaia ha trionfato: non è riuscito a incarnare l’identità della comunità e a far percepire i vantaggi per tutti di un’autonomia maggiore. Forse il referendum apre una nuova fase per la leadership del Paese, con l’affermazione di una politica più visionaria e inclusiva rispetto a quella della conservazione dello status quo.  

#2 Il Veneto merita l’autonomia, la Lombardia no

Il messaggio dal Veneto è chiaro: il popolo vuole l’autonomia. Di questo il governo ne dovrà tenere conto e in fretta, se non vuole perdere un’intera regione alle prossime elezioni. Diverso il discorso della Lombardia: è emerso un messaggio contraddittorio. La maggioranza non ha votato e chi non l’ha fatto è stato per motivi diversi.
Quello che forse è emerso con più forza è che i lombardi hanno altre priorità rispetto all’autonomia della loro Regione. C’è chi non ha votato perché si sentiva più parte di una fazione che di una comunità (non ha votato per non dare potere a Maroni o alla lega), chi perché reputava poco utile il referendum e chi semplicemente perché il tema non gli interessava abbastanza.
I veneti in nome dell’autonomia se ne sono fregati di altre questioni. I lombardi in nome di altre questioni se ne sono fregati dell’autonomia. In particolare lo hanno fatto i milanesi.

#3 La questione Milano

Come Milano città stato avevamo preso posizione per il SI, nella convinzione che fosse meglio avere una Milano più forte in uno Stato che funziona meglio. E uno Stato funziona meglio se ha autonomia nelle sue parti. Ma l’autonomia ha senso dove ci sono interessi omogenei e questo accade dove emerge il senso di comunità. In questo senso il Veneto si è guadagnato il diritto all’autonomia, perchè ha dimostrato l’esistenza di un popolo che fa fronte comune per promuovere istanze condivise. In Lombardia questo fronte comune non si è manifestato.
In particolare c’è Milano che fa storia a sé. Si sta dimostrando elezione dopo elezione città diversa dal resto del paese. Non solo: anche dal resto della regione.
Nel referendum di dicembre Milano si era distinta per la vittoria del SI e ora si distingue per il disinteresse verso l’autonomia regionale. Un disinteresse che può essere verso l’autonomia, ma forse il vero disinteresse è per l’altra parola: regionale.
I milanesi non sentono l’appartenenza a un popolo lombardo, anche perchè hanno interessi che sono forse più simili a quelli degli abitanti di Berlino o di Parigi invece che di quelli della Valtellina.

Questi risultati potrebbero pertanto segnalare un messaggio più forte, che potrebbe rivoluzionare l’assetto strutturale della nazione. Il segnale è che sta tramontando lo Stato dei territori uniformi, lo Stato centralista che gestisce forme di autonomia simili tra le diverse Regioni. Forse lo scenario che ci si apre davanti è di uno Stato che deve ripensare la sua organizzazione e ridisegnare le autonomie per aree omogenee. Uno Stato dove dovrebbero coesistere l’autonomia di un intero popolo e un’autonomia di una sola città. Come tra l’altro succede in tanti altri paesi, come in Germania, in Spagna, in Austria, in Svizzera o in Russia.

I due PUGILI sul tetto del Duomo

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Sulla punta superiore del Duomo, tenendo le spalle alla Madonnina, si possono vedere le statue di due pugili. Si tratta di Primo Carnera ed Erminio Spalla.

La scelta è di ispirazione fascista: ritrae infatti due pugili utilizzati nella propaganda del regime. Erminio Spalla fu il primo pugile italiano a conquistare il titolo di Campione europeo, negli anni venti. Primo Carnera, soprannominato “La montagna che cammina” per la sua stazza, fu il primo italiano a conquistare un titolo mondiale di pugilato nel 1933. 

Sul lato opposto ci sono altre statue particolari, tra cui quella che ritrae il volto di Mussolini contornato di ricci, il ritratto di Arturo Toscanini e un’immagine dell’incontro tra Mussolini e Vittorio Emanuele.
Sul Duomo sono anche ritratti una racchetta da tennis e una palla ovale da rugby.

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Il debito pubblico è INGIUSTIZIA sociale

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Elaborazione di Osservamondo su dati Bankitalia
Elaborazione di Osservamondo su dati Bankitalia

2.430.000.000.000 euro. E’ il debito pubblico dello stato italiano. In rapporto al PIL, la ricchezza prodotta dal paese, risulta al 133%. Quest’anno la spesa per gli interessi sul debito sarà attorno ai 55 miliardi di euro, con cui si potrebbero costruire 7 ponti sullo stretto di Messina. E per il futuro si prevede un ulteriore aumento del debito già previsto dalla legge di stabilità.

Il debito pubblico italiano è un problema per diverse ragioni:

#1. Il trend

Dieci anni fa il debito era pari al 100% del PIL. Oggi è superiore al 133%. Tutto questo è accaduto nonostante l’impegno sottoscritto al momento dell’entrata nell’Euro di far rientrare il debito al di sotto del 60% del PIL.
In rapporto al PIL il debito pubblico italiano risulta superiore rispetto a quello che ha portato la Grecia al collasso finanziario (nel 2009 il debito pubblico greco era al 129% sul PIL).

2. L’economia a crescita zero

Per calcolare la sostenibilità del debito pubblico lo si rapporta al PIL che rappresenta la produzione di ricchezza di un paese. In una fase di crescita negativa o vicina allo zero il debito risulta meno gestibile. Dalla crisi del 2008 l’Italia è assieme alla Grecia il paese che in Europa ha ridotto maggiormente il PIL.

3. La richiesta di maggiore flessibilità

Da alcuni mesi si assiste alla trattativa tra il governo italiano e l’Europa per ottenere maggiore flessibilità nel deficit pubblico. Maggiore flessibilità significa chiedere di potersi indebitare ancora di più. Quindi la politica economica italiana resta centrata sulla creazione di debito.

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La creazione di debito pubblico non è solo un problema economico ma è fonte di ingiustizia sociale.

Chi difende la possibilità di indebitarsi dello stato sostiene che l’indebitamento serva per garantire i servizi fondamentali dello stato, come la sicurezza e l’appianamento delle disuguaglianze. In realtà effetto del debito è proprio l’opposto: il debito pubblico riduce la sicurezza dei cittadini e aumenta le disuguaglianze sociali.

il debito pubblico riduce la sicurezza dei cittadini e aumenta le disuguaglianze sociali.

Tanto maggiore è il debito dello stato più a rischio sono i cittadini: uno stato indebitato è il pericolo più grande per il patrimonio degli individui.
Di questo si possono portare due dimostrazioni, una storica e una contingente.
La prova storica è ciò che è accaduto nei paesi che sono andati in collasso finanziario: alla fine chi ha pagato sono stati i risparmiatori. La dimostrazione contingente è che quando si parla di debito pubblico, per provare la sua sostenibilità si porta il dato dei risparmi privati. Il debito pubblico viene considerato sostenibile sulla base dei risparmi dei cittadini: è già previsto implicitamente nel calcolo del debito pubblico che lo stato per ripagare il proprio debito possa disporre della ricchezza dei cittadini.

è già previsto implicitamente nel calcolo del debito pubblico che lo stato per ripagare il proprio debito possa disporre della ricchezza DEI CITTADINI.

Ma uno stato indebitato non mette a rischio solo la sicurezza dei cittadini: è anche fonte di disuguaglianza sociale.
Il meccanismo stesso dell’indebitamento è un’ingiustizia: nel presente si vive con i soldi che verranno pagati dalle generazioni future.
Si spendono soldi dei propri figli o nipoti per garantirsi una qualità di vita superiore. Questo determina un’ingiustizia tra le generazioni: chi verrà dopo si ritroverà un debito contratto da chi lo ha preceduto.
Ma oltre all’ingiustizia differita nel tempo ce n’è anche una già presente nel momento in cui si pagano gli interessi: all’aumentare del debito aumenta la quota di budget dello stato che viene destinata al pagamento degli interessi. Ma chi riceve i soldi degli interessi?
Si tratta di risparmiatori, ossia di persone o istituzioni che ricevono soldi non per un principio di redistribuzione o di equità sociale, ma perché sono possessori di titoli di stato. In questo caso le tasse dei contribuenti finiscono in misura crescente a chi possiede soldi  (tanto da poterli risparmiare) rispetto a chi non li ha, tradendo in questo modo il principio di redistribuzione delle risorse.

ALL’AUMENTARE DEL DEBITO AUMENTA LA QUOTA DI BUDGET CHE LO STATO DESTINA AL PAGAMENTO DEGLI INTERESSI. SI TRATTA DI persone E istituzioni che ricevono soldi non per un principio di redistribuzione o di equità sociale, ma perché sono possessori di titoli di stato.

Questo meccanismo distorsivo del debito è ancora più grande se si considera nel debito dello stato non solo il debito pubblico ma anche quello delle pensioni future. Sarebbe corretto inserirle anche loro nel computo del debito perché queste sono già stabilite nel loro ammontare e sono indipendenti dal PIL, mentre invece risentono del PIL i contributi che dovranno essere pagati per finanziare tali pensioni.
Questo significa che in caso di calo consistente nel PIL, la spesa per pensioni rimarrebbe costante mentre calerebbero i contributi versati, accentuando ulteriormente non solo il rischio di sistema ma anche l’ingiustizia generazionale.
La dimostrazione degli effetti dell’indebitamento dello stato sulla redistribuzione delle risorse lo si vede in questa tabella che valuta l’indice GINI che misura la disuguaglianza sociale negli stati.

indicegini
Come si può vedere nella tabella nel 1990 l’Italia era a 0,40 risultando il paese con meno disuguaglianza economica tra le economie considerate. In venti anni siamo passati da uno dei paesi più equilibrati a uno di quelli più diseguali.

Pertanto chi sostiene la necessità di aumentare la flessibilità, ossia di aumentare il disavanzo pubblico, mette a rischio il patrimonio dei contribuenti e soprattutto favorisce ancora di più i ricchi di oggi rispetto ai poveri di domani.

ANDREA ZOPPOLATO

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Perchè sì (nonostante tutto)

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Italia_Cittadini
Italia_Cittadini

A differenza di molti che promuovono il sì o l’astensione (soprattutto col loro silenzio), noi di Milano città stato non agiamo per interessi di partito: l’unica parte a cui apparteniamo e’ quella di chi vuole una Milano più forte in uno Stato che funziona meglio.

Anche se questo referendum ha molti limiti, non andare a votare significa dire addio a qualunque forma di maggiore autonomia in Lombardia.

Significa preferire che competenze che riguardano la nostra vita come lavoro, istruzione, ambiente e salute, sul nostro territorio siano gestite più da Roma che da Milano.

Significa che per pigrizia, per superficialità o per pregiudizio ideologico ci si mette dalla parte di chi si lamenta e non fa nulla, invece che provare a migliorare le cose. Anche esercitando l’unico diritto che abbiamo di far valere il nostro potere: il voto.

LET’S (play) The Beatles

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Forse sono l’unica al mondo, ma quando ho ascoltato “Yesterday” per la prima volta sono scoppiata a piangere per diversi minuti.

Ero inconsolabile, non la smettevo di sgorgare lacrimoni grandi come una noce.

Non per niente è stato uno dei primi brani che ho imparato a suonare con la chitarra.

Ma i Beatles mi hanno regalato emozioni anche con “I want to hold your hand“, “Penny Lane” e “Because“.

Se anche tu sei appassionato quanto me di questa band britannica che ha fatto la storia del rock inglese (e non solo), ti consiglio di fare un salto al LET’S, questo venerdì, perchè dalle 19.30 in poi potrai ascoltare i Nowhere Boys, la band tributo che ha fatto delle note squillanti dei Beatles la sua filosofia di vita.

Ma non è tutto: mentre ti lascerai cullare dai ricordi che questi meravigliosi brani suscitano (magari anche battendo il piede a ritmo), potrai gustare un drink compreso nel prezzo dell’entrata, 10 euro. 

Se, invece, sei uno che la musica la deve assaporare a pancia piena, potrai anche fare un aperitivo biologico con tanto di drink a 15 euro.

Insomma: c’è la musica, ci sono ottimi drink e volendo c’è anche aperitivo… una serata perfetta.

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La verità non detta del referendum: la vittoria del SI sarebbe un bene per l’Italia

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Sono soldi che si potevano spendere meglio? Può darsi. E’ un referendum inutile? Teoricamente sì, perché non ha effetti legali. Queste due obiezioni sono delle ipotesi, mentre esiste una certezza: se il referendum dovesse fallirela Lombardia non avrà un’autonomia maggiore rispetto a quella di adesso.
Quindi la vera domanda del referendum è: serve davvero una Lombardia più autonoma? E, soprattutto, serve solo a chi vive nella regione oppure è utile anche al resto del Paese?

serve davvero una Lombardia più autonoma? E, soprattutto, serve solo a chi vive nella regione oppure è utile anche al resto del Paese?

Il vero motivo della campagna di denigrazione o di silenziamento del referendum è questo: il pensiero diffuso che una Lombardia autonoma possa recare danno al resto del Paese. Eppure, in realtà, così non è. Anzi, i maggiori benefici di una Lombardia più autonoma sarebbero proprio per l’Italia.
Basta prendere a riferimento quello che succede in altri Paesi, in particolare con la diffusione delle città stato e di aree ad alta autonomia interne agli stati sovrani, per fare questa scoperta: l’autonomia è la migliore medicina per risolvere i maggiori problemi nazionali.

L’autonomia locale è il principale strumento per la soluzione dei problemi nazionali

Le città stato sono un centro di innovazione. Spesso si orientano verso la ricerca di soluzioni ai problemi principali degli stati a cui appartengono. Una delle finalità di San Pietroburgo, ad esempio, è di sperimentare sul territorio delle politiche che possano essere poi estese, in caso di successo, al resto della nazione: in particolare sono le iniziative di tipo ambientale a fare da apripista in uno Stato in cui il problema dell’inquinamento delle grandi aree urbane si fa sentire. Hong Kong ha contribuito al rinnovamento della burocrazia e del sistema economico della Cina, in Germania Berlino rappresenta il polo di attrazione per un pubblico internazionale interessato alle aree metropolitane e Amburgo si pone all’avanguardia mondiale per le politiche green, mentre le leggi speciali applicate a Parigi rispondono all’esigenza di rendere la città più appetibile rispetto agli standard nazionali.
Il caso forse più evidente di centro di innovazione è Singapore che con il progetto Smart Nation sta facendo da guida per un rinnovamento radicale di altri Paesi: Cina e India stanno creando delle aree in cui testare le politiche d’avanguardia della città stato del sud est asiatico.
Questi esempi mostrano che sperimentare delle iniziative su base locale è il modo migliore per poi estenderle su scala nazionale, in modo da risolvere i problemi del Paese. E se si prende il caso dell’Italia di problemi da risolvere c’è l’imbarazzo della scelta.

Un Paese molto problematico (alcuni dati in pillole)

#1 Libertà economica: l’Italia è in ottantesima posizione, dietro a Madagascar e Arabia Saudita. Secondo l’Heritage Foundation l’Italia non si può definire un paese economicamente libero. (1)
#2 Debito pubblico: Dal 2000 al 2014 il debito pubblico italiano è aumentato in termini assoluti di 900 miliardi, in termini relativi negli ultimi otto anni è passato dal 100% al 135% del prodotto interno lordo. Questo è accaduto nonostante nello stesso periodo lo Stato abbia incassato oltre il 36,1% di tributi in più. (2)
#3 Ricchezza prodotta: Se si analizza il tasso di crescita annuale del PIL tra tutti i paesi occidentali, dal 2008 al 2015 l’Italia è risultata per 5 volte all’ultimo posto e per le restanti 2 volte al penultimo posto. (3)
#4 Attrattività: Dall’Italia ogni anno si trasferisce all’esterno un numero di italiani equivalente a una città come Brescia. Secondo il Global Talent Competitiveness Index (GTCI) del 2016, l’Italia per capacità di attrarre talenti dal resto del mondo si colloca in 41esima posizione su 50 paesi considerati, in calo di 5 posizioni rispetto al 2015. (4)
#5 Giustizia: l’Italia è prima al mondo nella durata dei processi. Per arrivare alla sentenza definitiva passano in media 2.866 giorni, significa che ci vogliono 8 anni per arrivare alla conclusione di un processo civile (la media nel mondo è inferiore ai 2 anni). (5)
#6 Corruzione: nell’indice di corruzione, l’Italia risulta al trentesimo posto su trentadue paesi considerati. (6) Nove delle dieci aree con i più alti indici di corruzione in Italia appartengono al settore pubblico. (7)
#7 Disuguaglianza sociale: tra le economie più sviluppate l’Italia risulta il paese con la maggiore disuguaglianza nella distribuzione del reddito, preceduta solo dalla Gran Bretagna.(8) Un quarto della spesa sociale in Italia va al 40% più ricco e solo il 19% delle risorse destinate al Welfare vengono destinate alla riduzione della povertà, dato che pone l’Italia al terz’ultimo posto in Europa. Nel 1990 l’Italia risultava il paese con meno disuguaglianza economica tra le economie più sviluppate. In venti anni siamo passati da uno dei paesi più equilibrati a uno di quelli più diseguali. (9)

L’autonomia della Lombardia è una delle ultime occasioni per rilanciare l’Italia

In un’Italia che presenta una grande quantità di problemi la cui soluzione è ostacolata da resistenze e automatismi invalicabili, è strategico poter contare su un luogo d’avanguardia dove sperimentare innovazione sociale. Come dimostra la proliferazione di aree autonome negli stati, è più agevole estendere delle soluzioni che si sono dimostrate efficaci su scala locale, piuttosto che azzardare sull’intera nazione tentativi non comprovati dai fatti.
Milano sarebbe l’ideale per poter applicare su scala locale delle iniziative di riforma strutturale. In mancanza dell’autonomia di Milano, il piano B potrebbe comunque essere quello che sia la Lombardia a fungere da laboratorio per orientarsi verso i principali problemi del Paese. In fondo già accade per alcuni settori: la sanità lombarda, ad esempio, grazie all’autonomia è un fattore di innovazione preso a riferimento da tutta Italia. Incrementare le aree di autonomia, immaginando di poter giungere a uno statuto speciale simile a quello del Trentino Alto Adige, è la premessa per introdurre un nuovo sistema capace di fornire soluzioni radicalmente innovative ai problemi più gravi del nostro Paese. 
La Lombardia potrebbe così rappresentare per l’Italia quello che Hong Kong sta facendo per la Cina o Singapore per le economie dell’Asia. O quello che la stessa Lombardia sta facendo per il sistema sanitario nazionale che risulta oggi uno dei migliori al mondo.

La Lombardia potrebbe rappresentare per l’Italia quello che Hong Kong sta facendo per la Cina o Singapore per le economie dell’Asia.

E’ chi non va a votare che butta i soldi e che rende inutile il referendum

Ok, si poteva agire su Roma senza dover fare il referendum. Ok, c’è una parte politica che si sta battendo più degli altri. Ok, l’ideale sarebbe ottenere più autonomia per Milano più che per l’intera regione.
Però quello che è certo è che:
1. Nei paesi più avanzati l’autonomia locale sta diventando il migliore strumento per risolvere problemi nazionali (e noi di problemi ne abbiamo troppi)
2. Se il referendum fallisce diremo addio a qualunque forma di autonomia maggiore rispetto a quella attuale (preferendo così che competenze come istruzione, sanità, ambiente o lavoro siano gestite sul nostro territorio più da Roma che da Milano)

Per questo quelli del referendum sono soldi che vengono buttati solo da chi non va a votare. Perchè in ballo ci sono infinitamente più soldi di quelli spesi per il referendum: i soldi che verranno buttati se si mantiene il sistema attuale.
E a allo stesso modo è chi non va a votare che rende inutile questo referendum: inutile perchè se il referendum fallisce tutto rimane uguale. E il no che direbbe la Lombardia sarebbe il no ad assumersi la responsabilità di contribuire a risolvere i problemi del Paese.
Ognuno di noi ha un’opportunità storica, quella di superare la pigrizia fisica e mentale, per esprimere col voto un gesto di responsabilità. Un gesto di cui solo chi andrà a votare avrà il diritto di chiedere conto ai futuri governanti, della Lombardia e dell’Italia.

(1) Fonte: www.heritage.org/index/ranking
(2) Fonte: Istat
(3) Fonte: http://data.worldbank.org
(4) Fonte: Global Talent Competitiveness Index (GTCI) del 2016
(5) Fonte: OCSE
(6) Fonte: Fondazione HUME su dati Commissione Europea
(7) % di diffusione della corruzione in Italia: 1.Partiti politici (68,3%), 2. Politici (63,2%), 3. Funzionari appalti pubblici (55,3%), 4. Funzionari permessi edilizi (54,1%), 5. Funzionari licenze commerciali (44,3%), 6. Ispettori (44,2%), 7. Sistema sanitario (44,1%), 8. Banche ed istituzioni finanziarie (40,3%), 9. Autorità fiscali (35,4%), 10. Polizia e funzionari doganali (33,0%). Fonte: Fondazione Hume su dati Commissione Europea
(8) Fonte: OCSE (Indice GINI calcolato sulle economie di Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Germania, Finlandia, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi)
(9) Fonte: Eurostat

Misteri e delitti efferati di Milano

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Hai mai sentito le storie inquietanti che si raccontano su Piazza Sant’Ambrogio?

E la leggenda del palazzo della “colonna infame” che citava anche il Manzoni?

E conosci le pinacoteche che proprio qui a Milano si credono “infestate”?

Questo giovedì potrai scoprire tutte queste storie sinistre grazie al tour “Misteri e delitti efferati a Milano”, per gli amanti degli horror, ma in un certo senso anche dell’arte.

Questa passeggiata notturna, che partirà dalle ore 18.00 in piazza Sant’Ambrogio, sarà composta da otto tappe, una più terrificante dell’altra, nel centro storico cittadino, totalmente in esterno: tra fantasmi infestanti, delitti efferati ai piedi della Madonnina e tanto altro, passerai due ore immerso nella storia mai raccontata della città meneghina.

Se vuoi partecipare a questa visita mozzafiato, puoi prenotarti (mi raccomando: è obbligatorio) all’indirizzo percorsi.arte.funeraria@gmail.comil costo della visita guidata è 10 euro e, credimi, li vale tutti.

Fossi in te, non mi perderei un’occasione così ghiotta di conoscere tutti quegli aneddoti che i professori di storia dell’arte non hanno mai avuto il coraggio di raccontarti… ma io sono un pochino fissata.

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10 motivi per cui il TICINO va riannesso a Milano

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Fonte: Giornale Adula
Fonte: Giornale Adula

Il vero referendum dovrebbe essere questo: volete sì o no riannettere il Ticino a Milano?

10 motivi per cui il Ticino va riannesso a Milano

#1 Perché è il confine naturale

Il Canton Ticino è il cantone più meridionale della Svizzera ed è l’unico situato a sud delle Alpi. Prende il nome dal fiume Ticino e confina a est, a ovest e a sud con l’Italia. Morfologicamente il Canton Ticino è Italia.

#2 Perché non producono cioccolato, non hanno le mucche

E gli altri svizzeri li disprezzano.

#3 Era già ducato di Milano fino ai 4 passi

La sua storia appartiene più a Milano che alla Svizzera. Nell’antichità era popolato dai celti (come noi) e dagli etruschi (come noi). Fu annessa all’impero romano (come noi) e divenne parte della Regio Transpadana (come noi). Durante il Medioevo, l’area del Canton Ticino seguì le vicende della Lombardia, subendo le stesse invasioni: degli Ostrogoti, dei Longobardi e infine dei Franchi. Dopo alterne vicende, alla metà del XIV secolo il Ticino è stato definitivamente conquistato dai Duchi di Milano, i Visconti, poi seguiti dagli Sforza. Il Ticino è svizzero solo dal 1515.

#4 Hanno già i nostri soldi

I clienti della banche ticinesi sono italiani. Il resto sono ticinesi, dunque italiani.

#5 Perché non ha senso lasciargli un pezzettino di lago Maggiore

Così il lago Maggiore tornerebbe ad essere tutto in Italia, così come il fiume Ticino, il lago di Lugano e le Maldive di Milano.

#6 Perché in Ticino ti rompi i maroni

#7 Perché parlano in milanese

La lingua è la stessa. La lingua lombarda è parlata in tutto il cantone, nelle sue varietà ticinese (Sopraceneri) e comasca (Sottoceneri). Anche la cultura è la stessa. Perfino la Costituzione cantonale lo sottolinea: «il Canton Ticino è una repubblica democratica di cultura e lingua italiane» (art. 1 Cost.) e «il popolo ticinese» è «fedele al compito storico di interpretare la cultura italiana nella Confederazione elvetica» (Preambolo della Costituzione). Basterebbe invertire: «il popolo ticinese» è «fedele al compito storico di interpretare la cultura elvetica in Milano città stato».

#8 Perchè Campione d’Italia è da riportare a casa

Non si dovrebbe passare dalla Svizzera per andare al casinò.

#9 Perché sono sempre qui

Vedi il punto #6.

#10 Perché abbiamo già l’esercito lì

Durante i giorni lavorativi entrano nel territorio cantonale circa 62000 frontalieri italiani. Sono già pronti all’occupazione.

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Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
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Nel Canton Ticino c’è una città quasi omonima: Melano

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Sono diffuse in tutto il mondo città che hanno un’assonanza con Milano. C’è Melano nel canton Ticino, Miolan in Francia, Milan negli Stati Uniti. Le unisce l’etimologia del termine che indica “in mezzo alla terra”.

Sogno e Avventura – 80 anni di animazione Disney

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Non è un segreto che io, come penso anche la maggior parte degli italiani grandi e piccini, sia cresciuta con le favole della Disney in VHS.

Ancora adesso, se mi chiedi di cantare a bruciapelo “Ocheti Pocheti” stai certo che non solo te la canto, ma ti recito anche tutta “La Spada nella Roccia” a memoria.

Ma quanto era bello il Cantagallo, con il suo mandolino di legno, o Figaro, che cercava sempre di acchiappare Cleo nella boccia di vetro?

E quanto ho pianto con la morte di Mufasa e della mamma di Bambi o quando i padroni del circo separano Dumbo dalla sua mamma… Veri e propri traumi infantili.

Ma quello che si ricordano meglio le bambine sicuramente sono state coloro che hanno alterato l’aspettativa sul Principe Azzurro, che hanno convinto chiunque che prima o poi gli animali aiuteranno a vestirti la mattina e, soprattutto, che creano false speranze su acconciature perfette e improponibili: le principesse Disney.

Delle dolci Cenerentola, Aurora o Belle non ci si scorda mai, ma non dimentichiamoci che negli ultimi anni, le protagoniste dei lungometraggi animati della casa di Topolino hanno mostrato anche caratteri forti: basta pensare a Mulan, Tiana o alla nuova arrivata Moana (perchè mi rifiuto di chiamarla Vaiana).

Ed è proprio in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’uscita di “Biancaneve che il Wow Spazio Fumetto ha organizzato la mostra “Sogno e Avventura – 80 anni di animazione Disney“, dedicata proprio alle principesse più famose della nostra infanzia.

Ricorda: hai tempo fino al 13 dicembre per vedere questa mostra… e ne vale la pena, considerando che il biglietto costa solo 5 euro.

Sarà un tuffo nei ricordi più dolci che ognuno di noi conserva e dei quali, checchè se ne dica, mai ci si vergognerà.

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10 nuovi referendum per Milano

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Più della metà dei referendum della storia sono stati fatti nella sola Svizzera. Nel Paese che inizia a soli 60 chilometri da Milano in ogni cantone si tengono fino a un paio di referendum al mese. Oltre a numerosi altri di livello nazionale. Senza voler raggiungere quei picchi di democrazia popolare, forse a Milano si potrebbero farne un po’ di più, soprattutto sulle questioni in cui il voto popolare dovrebbe essere quello determinante.

10 nuovi referendum per Milano

#1 Referendum per i navigli

Il prossimo è in programma a primavera. Lo si fa ogni 4 o 5 anni per sicurezza. Senza fare nulla.

#2 Referendum pavé

Toglierlo ovunque rendendo così felici ciclisti e motociclisti? Oppure al contrario lasciarlo ed estenderlo per rendere la città più bella, purchè lo si curi meglio? La spinosa questione sul pavé dovrebbe essere decisa con un voto popolare.

#3 Referendum Uber

Uber sì o Uber no? E se sì perchè non Uber Pop? E perchè non liberalizzare le licenze? Sarebbe questo un referendum che potrebbe infiammare i cittadini più di quello sull’autonomia.

#4 Chiudere Linate

Il destino degli aeroporti milanesi viene di fatto stabilito a Roma. Si dice che Linate sia stato tenuto aperto solo per togliere viaggiatori a Malpensa, principale competitor di Fiumicino.
Un referendum su Linate potrebbe invece dare ai cittadini di Milano il potere di scegliere se tenere lo scalo più vicino alla città o se trasformarlo nel quartiere più moderno del mondo.

#5 Chiudere il centro totalmente al traffico

La prima città italiana con tutto il centro chiuso al traffico. Con accesso solo per biciclette e pedoni. Altro referendum che infiammerebbe gli animi.

#6 Reddito di cittadinanza

Per dare a ognuno un reddito minimo. Tanti ne parlano ma ancora nessuno si è mosso davvero. Milano potrebbe farlo. Vincerebbe la Milano dal coeur in mano o quella calvinista?

#7 Tunnel sotto Milano

Almeno quattro per interrare le auto. Anche questa è un’idea che periodicamente salta fuori e che potrebbe risolvere molti problemi per la viabilità. Soprattutto la decisione se farli spetta ai milanesi.

#8 Metropolitana 24 ore

Milano come Londra o Berlino: con la metropolitana che funziona 24H. Magari togliendo gli autisti. La vittoria dei SI è superscontata.

#9 Referendum per i referendum

Milano come un cantone svizzero, potrebbe diventare la città italiana della democrazia diretta. Addirittura accedendo a referendum vietati dal nostro ordinamento ma permessi altrove, come quello fiscale.

#10 Milano città stato

Anche il sindaco l’aveva promesso, ma poi non ha osato farlo. Come Londra o Città del Messico anche Milano potrebbe diventare una città stato grazie a un referendum popolare. Non sarebbe una brutta idea, no?

Il primo cinema di Milano fu il Dumont in via Melzo

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All’angolo tra via Melzo e via Paolo Frisi, all’interno di una palazzina in stile liberty, nel 1910 viene inaugurato il cinema Dumont. Si tratta di una delle prime sale da cinema permanente d’Italia. Il più antico cinema italiano – tuttora in esercizio – è il cinema Lumière di Pisa, inaugurato il 15 dicembre 1905.
Il cinema termina l’attività nel 1932. Nel dopoguerra il locale viene trasformato prima in autosalone e successivamente in sede dell’Autoambulanza Croce Santa Rita.
Oggi il palazzo ospita la biblioteca del quartiere.

Fonte: http://www.giusepperausa.it/cinema_dumont.html

L’Egitto arriva al Mudec

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Sono sempre stata appassionata di culture “altre” e sono affascinata da qualsiasi aspetto relativo a esse: dalla scrittura agli aneddoti, dai costumi alla mitologia, persino la metodologia di scrittura di ogni singolo popolo mi interessa.

Parlando proprio di “scritture altre”, ricordo con precisione quando la maestra delle elementari ci insegnò i geroglifici egiziani: già ero particolarmente presa da questo mondo, figurati quando ho saputo che avevano un modo di scrivere completamente diverso dal nostro.

Fatto sta che mi sono ritrovata a passare pomeriggi su pomeriggi a scrivere “papiri” di frasi utilizzando solamente questi simboli, imparando a memoria tutte le corrispondenze con le nostre lettere e alcuni significati dei disegni più complessi.

Bene, dopo averti indirettamente svelato la mia natura da secchioncella, puoi immaginare quanto sia felice di dirti che fino al 7 Gennaio, il Mudec ospiterà la mostra “Egitto: La straordinaria scoperta del Faraone Amenofi II“.

Quest’esposizione raccoglie reperti come statue, armi e persino stele commemorative che raccontano la vita del valoroso faraone Amenofi II, vissuto tra il 1427 e il 1401 a.C., sovrano noto per aver svolte un’instancabile attività bellica ed edile; potrai persino vedere la sua tomba, ritrovata nella Valle dei Re dall’archeologo Victor Loret.

Questa è solo la parte centrale della mostra, che potrà svelarti tantissimi altri aspetti, aneddoti e curiosità sulla cultura egizia.

Si tratta di un’occasione più unica che rara per immergersi in questi scenari nilotici. Fossi in te, avrei già comprato il biglietto: costa 14 euro, ma ti assicuro che per vivere la magia dell’antico Egitto ne vale la pena.

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Oops, she did it again: New York COPIA ancora Milano

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L.O.V.E., altrimenti nota come “Il Dito”
L.O.V.E., altrimenti nota come “Il Dito”

Dopo l’ormai nota storia de “La Legge Nuova”, la scultura sulla facciata del Duomo risalente al 1810 e chiara musa ispiratrice, per usare un eufemismo, della celebre Statua della Libertà, completata nel 1885 da Frédéric Auguste Bartholdi a Liberty Island e da tempo simbolo di New York, oggi balza all’occhio un’altra appropriazione culturale della Grande Mela: la Fearless Girl.

La legge nuova - L'originale di Milano
La legge nuova – L’originale di Milano

Ancora una volta una statua al centro della disputa.
Fearless Girl ha fatto la sua comparsa sulla scena newyorkese il 7 Marzo 2017, data non casuale, essendo il giorno precedente alla Giornata Internazionale della Donna, ed avendo con questa ricorrenza molte cose in comune.
La scultura è stata infatti creata per sensibilizzare il mondo riguardo alle questioni della parità di genere e in particolare per incentivare e incoraggiare l’assunzione di donne da parte delle multinazionali, realtà ancora oggi percepite come troppo maschiliste ed ostili nei confronti dell’altro sesso, fatto che diventa man mano più evidente salendo ai piani alti delle gerarchie.
Poco importa che la società che ha finanziato la statua, la State Street Corp, sia stata recentemente condannata a pagare 5 milioni di dollari per risolvere alcune dispute derivanti le differenze tra i salari percepiti dagli uomini e quelli percepiti dalle donne al suo interno, a parità di mansioni, salari che vedevano in ogni caso queste ultime come svantaggiate.

Fearless Girl
Fearless Girl

Ciò che intendiamo sottolineare è il fatto che Fearless Girl si trovi di fronte alla Borsa di New York, a Wall Street, e che sia un’aperta provocazione a Charging Bull, la storica scultura del toro che rappresenta la tenacia e la fiducia nel futuro del popolo americano, sostenuto anche dal suo enorme potere economico, scultura tra l’altro realizzata da un italiano. La celebrazione e la magnificazione del dollaro sfidate da una bambina.
Irriverenza davanti al mondo della finanza? Vi ricorda qualcosa?

L.O.V.E., altrimenti nota come “Il Dito”
L.O.V.E., altrimenti nota come “Il Dito”

In effetti, a Milano sa di già sentito: è dal 2010, infatti, che il famosissimo Dito di Maurizio Cattelan è lì a salutare tutti i giorni Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa, e chi ci lavora.
Il suo nome originario, L.O.V.E., sta per “Libertà, Odio, Vendetta, Eternità”. Un messaggio provocatorio come e più di quello della Fearless Girl, ma ci mancherebbe, Milano è più che contenta di aver ancora una volta ispirato New York che, pur non essendo formalmente una città-stato, è certamente la Città Alfa per eccellenza.
Almeno Cattelan, per quanto sia sopra le righe al netto del fatto che è un artista, non è mai caduto in una contraddizione come quella della State Street Corp: l’Arte abita ancora in Italia, e Milano resta un perno e un centro di sperimentazione d’eccellenza nel nostro Paese, anche sotto questo punto di vista.
Gli altri possono “accompagnare solo”.

HARI DEI MIRANDA

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Il Museo Mangini Bonomi ha una scimmia robot che fuma. E una ciocca della Pompadour

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È uno dei musei più nascosti della città. Eppure contiene numerosi oggetti stravaganti risalenti alla vita privata degli ultimi cinquecento anni. Si tratta del museo Mangini Bonomi che si trova in pieno centro, davanti all’Ambrosiana.
Al suo interno tra le molte curiosità ospita un automa scimmia che fuma e una ciocca originale di Madame de Pompadour, la favorita di Luigi XV.

Fonte: Conosci Milano? Di Luca Scarlini. Edizioni Clichy

Alla Triennale si celebra il design della parola

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Parlare e fare arte in modo laterale, attraverso la grafica e le parole.
Un’alchimia che è ben riuscita a Daniele Cima, autore del progetto Upcycled Words, che ha trasformato le parole in opere d’arte, arricchendole di fascino e significato e restituendo loro quel vigore per cui sono nate.

28 slogan pubblicitari, per diverse ragioni mai pubblicati, scritti da 28 tra i migliori copywriter italiani, tornano a volare, grazie all’ingegno di Daniele che li ha recuperati, decontestualizzati, risignificati e trasformati in opere di arte grafica.

Martedì 17 ottobre potrai ammirare quanta creatività e bellezza viene prodotta dai maestri della pubblicità e potrai scoprire, attraverso l’arte, un nuovo modo di fare “upcycling”: riciclare, non solo ciò che è materia, ma anche i frutti dell’ingegno che sono rimasti confinati nei cassetti.

Non perdere la mostra
Per maggior informazioni, visita www.danielecima.com o segui sui social upcycled words

Upcycled Words Chapter 2
Martedì 17 Ottobre, dalle ore 18
Salone d’onore – Triennale di Milano
Via Alemagna 6

Con il patrocinio del Comune di Milano.

Milano Golosa: quando le trattorie e i panini si incontrano

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Non so tu, ma io stravedo per la cucina da trattoria.

Sarà che hanno un’atmosfera talmente familiare da farti affezionare, sarà che le portate sono talmente succulente da farti sognare, sarà che sono una parte fondamentale della tradizione culinaria italiana…

Insomma, sono tanti i motivi per apprezzare le trattorie.

Una cosa è certa: chiunque decida di aprirne una o anche solo di lavorarci dentro, deve avere un amore viscerale per questo lavoro e, in generale, per la cucina.

Se anche tu ti riconosci tra gli estimatori delle trattorie, allora devi assolutamente partecipare a Milano Golosa, una manifestazione che, dopo un weekend di prelibatezze, ancora fino a oggi riempirà il Palazzo del Ghiaccio di eventi: tra degustazioni, cooking show, laboratori e altri appuntamenti imperdibili, potrai assaporare il tema di quest’anno, “Panino, Amore e Fantasia“.

A questa manifestazione parteciperanno tantissimi artigiani della buona cucina: potrai lasciarti trasportare dal gusto dei piatti regionali della tradizione delle Premiate Trattorie Italiane e lasciarti tentare da PaniniAamo, un’area interamente dedicata al pane imbottito in collaborazione con l’Accademia del Panino Italiano.

Ti aspetta un lunedì di buona cucina: non farteli scappare.

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