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“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”: Beppe Sala a Milano Città Stato

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Nella settimana più calda del clima elettorale di Milano, a Milano Città Stato è arrivata la risposta di Beppe Sala.

Dopo la presa di impegno di Stefano Parisi giunta lunedì 14 giugno, è arrivata la lettera del suo rivale al ballottaggio del 19 giugno.

Beppe Sala ha scritto alla nostra redazione impegnandosi, a sua volta, per la realizzazione dell’autonomia di Milano. Ve la proponiamo integralmente.lettera beppe sala Milano Citta Stato

 

MILANO CITTA’ STATO

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Lodi T.I.B.B.: la storia della sigla incomprensibile che dà il nome alla fermata

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Erano i primi del ‘900 e gli ipermercati non esistevano. In quella che oggi è l’area tra viale Umbria, via Sannio e Piazzale Lodi, c’era il piccolo mondo di un’azienda di progettazione e costruzione di treni, tram, rotabili ferroviari, impianti di segnalamento e sicurezza. Il suo nome era Tecnomasio Italiano Brown Boveri, oggi non più esistente perché confluita nella Bombardier Transportation Italy con sede sociale a Roma.

tibb-tecnomasio-italiano-brown-boveri-milanoErano gli anni in cui Milano vedeva gli albori di quelle che sarebbero diventate le grandi aziende metalmeccaniche simbolo del made in Italy nel mondo.

Anche la Tecnomasio Italiano Brown Boveri lavorava a pieno regime, e nel vicino scalo ferroviario di Porta Romana FS arrivavano merci e merci.

1289_1934_352“Al piano terra c’erano i magazzini dove entravano i treni per consegnare le materie prime necessarie all’attività di produzione di motori elettrici per l’industria, alternatori, turboalternatori e trasformatori, apparecchiature per la distribuzione dell’energia elettrica, quadri elettrici, motori marini e anche mezzi dell’Atm – racconta Lucia Landoni per Repubblica.it.”Era stata scelta quest’area come sede della fabbrica proprio perché collegabile con lo scalo merci di Porta Romana”.

E così vicina era quella stazione che il 12 maggio 1991, quando venne inaugurata la stazione metropolitana di Piazzale Lodi, la fermata del metrò si sarebbe dovuta chiamare proprio Porta Romana FS.

Ma era troppo simile all’altra stazione, ‘Porta Romana’ e allora, per evitare confusione e in onore di quella storica industria Tecnomasio Italiano Brown Boveri ecco l’acronimo: Lodi T.I.B.B.

 

Fonte: Repubblica.it
Fonte: Repubblica.it

Oggi la fabbrica non esiste più, non ci sono più le case di ringhiera e quelle popolari per i lavoratori. Quel che resta di quell”acronimo di una storia operaia‘ sono i racconti di chi c’era, ha sentito dire o ha letto il libro di Marina Moioli, “Il giro di Milano in 501 luoghi. La città come non l’avete mai vista”, Newton Compton Editori, che così descrive l’isolato:

cosa significa Lodi TIBB

PAOLA PERFETTI

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5 tipici padroni di casa che puoi trovare a Milano

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I padroni di casa non sono mai buoni o cattivi, l’affitto sì.

Però anche nella soggettività relativa dell’essere umano si possono instaurare dinamiche molto diverse tra inquilino e affittuario. La cause di questa variabilità sono quasi sempre circostanziali e legate alla relazione, difficilmente è il carattere che detta le regole.

Vediamo alcune situazioni tipiche di Milano.

I tipi di padroni di casa milanesi

 

#1 Quello che possiede mezza città

Non è il proprietario del tuo appartamento, è il proprietario dell’intera palazzina. Questo crea subito una divisione tra lui e tutti i coinquilini. È una circostanza molto piacevole perché avendo un “nemico” comune tutti quelli che vivono nel suo palazzo fanno gruppo e diventano solidali tra loro. Un po’ come accadeva a scuola con la maestra.

Puoi invecchiare quanto vuoi ma certe cose non cambiano mai.

 

#2 Quello che ti vive accanto

Vive nell’appartamento accanto al tuo e questo lo legittima a controllare ogni tua mossa. Sulle prime cercherai di uscire e rientrare a casa quando lui non ti vede, ma durerà poco perché verrà a suonare alla tua porta per chiedere come mai ieri sera hai fatto una lavatrice all’una.

 

#3 Quello che è fuggito da Milano

Ha tentato di vivere a Milano, ha pure comprato casa, poi si è arreso ed è tornato in campagna. Ti guarda con la benevolenza che si dedica ai bimbi che fanno un brutto disegno. Non sa che tu a Milano ti trovi bene.

 

#4 L’ossessivo

Se un mese paghi l’affitto il giorno dopo si sente in dovere di propinarti un lungo sermone sull’importanza di essere precisi. Ovviamente pagare puntualmente ogni affitto non basterà a placare la sua necessità di controllare ciclicamente che la casa sia in ordine.

 

#5 Quello che se ne frega

Ha talmente tanti soldi che lui l’affitto nemmeno te lo farebbe pagare. Però sua moglie non ha niente da fare e desidera contribuire all’economia domestica facendo fruttare le sue proprietà. Lui è il tuo padrone di casa nominale, lei la tua padrona effettiva.

“Io mi impegnerò che succeda”: Stefano Parisi a Milano Città Stato

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Ieri mattina abbiamo pubblicato la videointervista doppia ai candidati sindaco di Milano, Sala e Parisi. In serata il candidato del centrodestra ha scritto una lettera aperta alla redazione. Ve la riportiamo fedelmente.

Gentile redazione,
sono convinto che Milano e la sua area metropolitana siano un caso unico in Italia e sono stradaccordo con voi che il confronto debba essere con le migliori città d’Europa: quindi è fondamentale che Milano abbia un autonomia decisionale e legislativa particolare, come hanno Parigi, Madrid, Berlino, Londra, Amburgo e le altre città con cui ci dobbiamo confrontare.

Autonomia per Milano significa poter:
– attuare politiche sulle case popolari più in linea con le esigenze dei cittadini
– aumentare le aree verdi anche utilizzando fondi europei
– sviluppare le infrastrutture di collegamento con le aree circostanti
– adottare politiche innovative contro l’inquinamento e di sviluppo dell’economia
– trattare direttamente con il governo di Roma senza mediazioni.

Come prevede la Costituzione Milano può aspirare a questo tipo di autonomia e io mi impegnerò che succeda.

Cordiali saluti,

Stefano Parisi

Lavori tradotti: il vero significato di 6 figure tipiche della new economy

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Sto cercando lavoro, quindi passo le giornate a sfogliare gli annunci sui siti internet più popolari tra i trentenni disoccupati. No! Non quelli, quelli dove pubblicano gli annunci di lavoro. Tipo Indeed per dirne uno.

Il problema principale riscontrato durante la mia ricerca è il proliferare di nomi bizzarri che faccio veramente fatica a comprendere. In pratica mando il curriculum a destra e a manca per posizioni che non so nemmeno cosa sono. Poi mi chiamano al colloquio e scopro la verità.

Per farvi risparmiare tempo ho pensato di tradurre i principali lavori della new economy in un codice linguistico più comprensibile. Ho fatto una sorta di parafrasi.

new economyDefinizione operativa dei lavori della new economy

#1 Head Hunter: Figura professionale che passa tutta la sua giornata su LinkedIn a spiare chi lavora.

#2 Copywriter: L’assonanza con copri water non è casuale, anche lui si occupa di abbellire la realtà. Il copywriter, per gli amici copy, si occupa di scrivere qualcosa e quando ha finito di scrivere scrive al cliente per giustificare quello che ha scritto.

#3 Digital PR: Il suo lavoro è molto simile a quello dei buttadentro sui navigli però lui lo fa sul web.

#4 Social Media Manager: Gestisce le pagine facebook, proprio come fa il tuo cuginetto di 10 anni. Ovviamente non fa i numeri che fa il tuo cuginetto però le aziende lo pagano molto di più.

#5 Startupper: Lo startupper è quella figura professionale che desidera essere pagata per realizzare le sue idee. Cioè un intellettuale, ma anziché limitarsi a descrivere il mondo, lui vuole cambiarlo. Non è proprio una professione, è più un jolly da giocare con le tipe.

#6 Il creativo: Questo di base non è un lavoro, è un aggettivo. Chiunque nel suo lavoro può essere creativo: il medico, l’avvocato, il falegname, il tassista eccetera. Usando questo aggettivo come se fosse una professione si indica il creativo di base, cioè quello che non ha altre specializzazioni.

Perché Milano Città Stato

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Siamo tutti innamorati di Milano. Ci piacerebbe che fosse la città a cui tutto il mondo guarda, il luogo dove si vive meglio e che produce più innovazione. Non solo: ci piacerebbe che da Milano ripartisse un nuovo modello di amministrazione capace di rinnovare il nostro Paese.

Spesso ci riempiamo di orgoglio quando confrontiamo Milano con Roma o altre città italiane. Sicuramente siamo all’avanguardia nel nostro paese e in molti settori non abbiamo eguali. Le cose però cambiano se proviamo a misurarci con le migliori città del mondo. In questi casi non sempre Milano riesce a fare bella figura, anzi.
Soprattutto Milano non ci sembra che sia all’altezza delle sue potenzialità e del suo passato più glorioso.

Non è dunque per una critica alla Milano di oggi che osiamo sfidare il tabù di vedere ciò che a Milano non funziona.
All’opposto: vogliamo provocare amministratori e cittadini ad ambire a risultati sempre migliori, ad aspirare a una città che non sia solo tra le prime in Italia ma che si sforzi ad essere tra le migliori del mondo.

PERCHE’ MILANO HA BISOGNO DI FARE DI PIU’

Per diventare una delle migliori città del mondo Milano deve avere il coraggio di guardare in faccia ciò che non va o che potrebbe andare meglio. Perché segni di crisi ce ne sono, anche qui.

1. L’ATTRATTIVITA’
Negli anni Cinquanta e Sessanta Milano era il magnete che attirava persone in cerca di lavoro da tutta Italia. Questo si rifletteva nella sua popolazione che cresceva di anno in anno. Nel 1971 Milano aveva 1 milione e 700 mila abitanti. Oggi sono 1 milione e 200 mila. Negli ultimi decenni Milano ha perso oltre 500 mila abitanti.
1 abitante su 3 non c’è più, è andato via. Al contrario di metropoli come Berlino e Londra che faticano a trovare posto a chi arriva, Milano ogni anno perde abitanti. E il problema è che spesso sono i più capaci ad andarsene: giovani, ricercatori, imprenditori, sono costretti a fare le valigie per andare in luoghi più favorevoli a chi ha nuove idee o ha voglia di lavorare.
D’altro lato negli anni Ottanta e Novanta a Milano venivano eccellenze di tutto il mondo: artisti, designer, persone con voglia di lavorare. Oggi Milano attira persone che spesso vengono qui perché non hanno possibilità di andare in luoghi che offrono più opportunità.

2. CENTRO INTERNAZIONALE DI ARTE E CULTURA
Milano era una delle capitali dell’arte contemporanea. Nel Novecento qui sono nati il Futurismo e l’Arte Povera, da qui passavano i più grandi artisti internazionali e Milano era considerata una capitale culturale che produceva musica, cinema, arte e letteratura di livello mondiale.
Adesso Milano è nella periferia della cultura internazionale. Le sue produzioni sono strettamente locali, le sue fiere di settore non attirano più mercanti stranieri e hanno pure perduto il primato nazionale, superate da città come Bologna e Torino.

3. LA QUALITA’ DELL’ARIA 
Uno dei progressi più concreti delle metropoli internazionali negli ultimi anni è nella qualità dell’aria.
Città tradizionalmente molto inquinate, come Londra o Città del Messico,hanno messo in atto politiche innovative capaci di migliorare sensibilmente il livello dello smog. Milano è invece ancora indietro.
Secondo i dati OMS Milano è la città in Europa dove l’inquinamento atmosferico fa più danni alla salute delle persone, con 5 mila morti all’anno e 11 mesi di vita in meno in media per ogni cittadino.
Ogni amministrazione si batte per cercare di ridurre le emissioni di inquinanti, ma i dati e la sensazione che essi ci provocano è che ci vorrebbe più coraggio per intervenire, anche attraverso l’impiego di tecnologie innovative e di soluzioni più radicali.

4. L’ECONOMIA
Milano era una delle città più ricche in Europa, una delle capitali del commercio e dell’imprenditoria. Ogni ora in città chiudono 4 negozi. Le migliori imprese hanno spostato la sede all’estero. Le start up più promettenti ricevono capitali dall’estero e appena iniziano a guadagnare i primi soldi si trasferiscono in paesi dove la tassazione e il clima culturale e politico sono più favorevoli a chi fa impresa.
Milano è poca attrattiva per imprese straniere che non hanno vantaggi nel portare a Milano la loro sede.
Al contrario, la pubblica amministrazione è sempre più esigente verso i cittadini e lo stato italiano ha ridotto di 200 milioni i fondi per la città provenienti dai trasferimenti statali.
Nello studio più importante a livello internazionale sul futuro delle città realizzato dall’Economist, si prevede che Milano nel 2025 sarà solo al 58mo posto tra le città più competitive, subito dopo Lisbona e Nuova Delhi. E il dato più preoccupante è che Milano nei prossimi 9 anni perderà 13 posizioni nella classifica della competitività (fonte: Hot Spot 2025, Economist).

PERCHE’ MILANO CITTA’ STATO E’ LA SOLUZIONE

Milano era una delle capitali del mondo per la ricchezza, l’innovazione e la produzione culturale, ma oggi fatica ad essere all’altezza del suo passato.
In un periodo in cui le grandi città d’Europa volano e attirano talenti di tutto il mondo, come Barcellona, Madrid, Berlino, Londra o Parigi, Milano perde i suoi abitanti e le sue aziende migliori. Milano era una regina e oggi teme per il suo futuro.

Per capire la strada da percorrere per rilanciarsi basta prendere ad esempio le città che abbiamo appena citato. Che cosa accomuna Barcellona, Madrid, Berlino, Londra e Parigi, città che stanno crescendo e che attirano le migliori intelligenze del mondo?

In una parola ciò che le accomuna è l’autonomia.

Negli ultimi venti anni tutte queste città hanno visto incrementare sensibilmente la loro autonomia dallo stato nazionale di cui fanno parte. Londra si è staccata nell’amministrazione dal governo da cui dipendeva direttamente con un referendum, voluto dai suoi cittadini alla fine degli anni Novanta. La città di Madrid è comunidad autonoma con caratteristiche identiche a quelle di una regione, potendo trattenere sul territorio circa la metà di ogni tipo di tasse. Berlino è città stato ed è dotata di una sua costituzione e di massima autonomia, con suoi rappresentanti nel parlamento tedesco e in quello europeo. Perfino Parigi ha ottenuto alcune norme che si applicano solo sul suo territorio, costituendo questa una crepa nella granitica impostazione centralista dello stato francese.

Per rinforzarsi le nazioni più evolute puntano sulle loro città migliori e il modo per incentivarle è lo stesso ovunque: dare loro più autonomia di gestirsi e di competere.

Quello che chiediamo per Milano è la stessa ricetta che gli altri paesi stanno adottando da 15 anni a questa parte: perché Milano è nata per poter competere alla pari con le migliori città d’Europa, è nata per essere il luogo dove la gente non scappa ma arriva per creare la sua fortuna.

Per fare questo la strada è quella di rendere Milano una città stato: una città che abbia lo status di regione, come consentito dalla Costituzione e come sono le migliori città d’Europa.

Raffaella Appice                        Manuele Montiglio                                   Alice Riva
Francesca Bartolino                  Francesco Moretto                                  Luca Rossi
Fabio Bergomi                        Sydney Luke Oketayot                               Ivan Salvagno
Giacomo Biraghi                        Alberto Oliva                                         Giorgia Sarti
Fabio Biccari                                Ivan Ortenzi                                Antonella Tagliabue
Luisa Cozzi                                  Pietro Paganini                                 Marco Torchio
Duilio Forte                                 Paola Perfetti                              Roberto Giulio Zanibelli  Cristiano Longhi                           Ugo Poletti                                  Andrea Zoppolato
Danilo Mazzara                            Arianna Ricotti                                  Giacomo Zucco

In qualità di fondatori associazione Milano, che promuove il progetto di Milano Città Stato (www.milanocittastato.it)

Cena col candidato: Stefano Parisi (VIDEO)

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Vivaio ha organizzato una cena con Stefano Parisi, in collaborazione con Milano Città Stato presso l’Atelier Forte di Duilio Forte, a Milano.

In quella occasione, alcuni rappresentanti di Vivaio hanno posto le stesse domande fatte a Beppe Sala. Da quegli incontri sono stati ricavati due filmati.

Ecco come ha risposto Stefano Parisi.

Per vedere come ha risposto BEPPE SALA, clicca BRUNCH CON BEPPE SALA. 


www.milanocittastato.it | www.associazionevivaio.it | #milanocittastato

Regia: Associazione Vivaio – Associazione Milano
Riprese e montaggio: Nicola Zini
Location: Atelier Forte

Brunch col candidato: Beppe Sala (VIDEO)

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Vivaio ha organizzato un brunch con Beppe Sala, in collaborazione con Milano Città Stato presso l’Atelier Forte di Duilio Forte, a Milano.

In quella occasione, alcuni rappresentanti di Vivaio hanno posto le stesse domande fatte a Stefano Parisi. Da quegli incontri sono stati ricavati due filmati.

Ecco come ha risposto Beppe Sala.

Per vedere come ha risposto BEPPE SALA, clicca A CENA CON STEFANO PARISI. 

www.milanocittastato.it | www.associazionevivaio.it | #milanocittastato

Regia: Associazione Vivaio – Associazione Milano
Riprese e montaggio: Nicola Zini
Location: Atelier Forte

Milanesi che si tassano per rendere il loro palazzo un’opera d’arte

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A Milano sono sempre di più i casi di arte pubblica commissionata dai privati. Dopo i positivi esperimenti di via Zuretti e sulla Martesana, dopo l’inaugurazione del ‘palazzo che respira’ in via Console Flaminio (Lambrate), ecco un caso esemplare di amore civico e di incredibile armonia condominiale.

Com’era prima:

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Com’è adesso:

13269304_1619026638411343_8408000867211880483_nSiamo in via Barrili, sul Naviglio Pavese. Qui, gli inquilini dello stabile che fa angolo con via Isimbardi avevano un problema di rifacimento della facciata condominiale. E così, in una assemblea più unica che rara hanno deciso di non affidarsi alla solita ditta di imbianchini, ma di autotassarsi e diventare mecenati di un’opera d’arte contemporanea che abbellisse il loro edificio e identificasse in modo nuovo il loro quartiere.

13118953_1604898746490799_6072555610779755962_nNascono così i circa 100 i metri lineari di superficie dipinta affacciati di nuova realizzazione, per un totale di circa 800 mq. “L’idea del progetto è partita dagli inquilini che dovendo ripristinare la facciata hanno scelto di farlo con un intervento di arte contemporanea” mi racconta Stefania Sarri, da un anno anima di Question Mark – Galleria di Arte Diffusa insieme a Daniele Decia e tra i capifila del progetto, che prosegue: “All’interno dello stabile vivono e hanno una home gallery Bianca e Christian: sono loro ad aver vissuto e condiviso con noi anche l’esperienza dell’intervento di Elian in via Ascanio Sforza [primo esperimento di arte privata-pubblica sempre coordinato da Question Mark Galleria, N.d.r.] e sono stati loro a proporre l’intervento agli altri condomini“.

Ne voglio sapere di più.

A volerlo sono stati gli artisti, i condomini, i proprietari del building?

Abbiamo sottoposto diversi artisti al giudizio del condominio e la scelta è caduta democraticamente su 1010. Bisogna tener conto anche del fatto che lo stabile è molto lungo e pieno di finestre e non tutti gli artisti sarebbero stati in grado di creare un connubbio con l’architettura di impatto come è avvenuto con questo autore.

Quanto tempo avete impiegato?

Nonostante il tempo (ha piovuto parecchio) siamo riusciti a chiudere e a consegnare il lavoro in una decina di giorni.

Obiettivi e mission?

I due interventi fatti finora sono abbastanza omogenei e credo che bene riassumano quella che si può definire la nostra mission. Non sono palazzi semplici, hanno un’architettura complessa se pur razionale, per via della quantità di finestre che devono essere inglobate nelle opere e proprio questa la definisco la nostra “sfida”, il fondere arte contemporanea e architettura.

Come avete fatto a convincere i condomini ad autotassarsi?

E’ stato piuttosto semplice. Nel momento in cui un’assemblea di condominio decide di rifare la facciata ha in mano dei preventivi di ditte che farebbero l’intervento di imbiancatura, quindi se si deve scegliere tra la facciata grigia o l’intervento artistico rimanendo all’incirca sulle stesse cifre la scelta da parte loro è piuttosto semplice.

Tempi di ‘inaugurazione’?

La mostra “Serendipity” realizzata in collaborazione con 10 A.M. Art e Alice Cosmai è stata inaugurata 4 giugno.

Milano sarà veramente la città della grande mostra diffusa?

Milano è ancora parecchio indietro rispetto ad altre città italiane, ma si deve lavorare per cercare di essere all’avanguardia anche in questo segmento dell’arte contemporanea.

Sarebbe magnifico se questo esempio di grande dignità venisse imitato anche da tanti altri cittadini.

Si ringrazia per la collaborazione www.questionmarkmilano.it

 

PAOLA PERFETTI

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Il Birrificio di Lambrate si lancia alla conquista di Berlino: le nostre bionde non hanno rivali

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Chi ha vissuto in Germania sa che per i tedeschi la birra è una religione. Per capirlo basta entrare in un supermercato in Germania e vedere quanti scaffali sono dedicati alla birra. Da noi si parla di cibo, da loro si parla di birra, con accese rivalità tra le città per contendersi il titolo di capitale, titolo rivendicato da Colonia e Dusseldorf.  Con i tedeschi non si può scherzare, in generale, ma ancor di meno con la birra. Per questo ci inchiniamo davanti al coraggio dei ragazzi del Birrificio di Lambrate che, dopo 20 anni di attività che è diventata di culto, legata alla cultura della produzione di birra artigianale, si sono lanciati alla conquista di Berlino, dove hanno aperto il birrificio artigianale italiano.13315292_1718942701705653_8116739262217625692_n

Se a Milano i due indirizzi storici in cui trovare la Montestella, la Santambroeus, la Gaina, la Ipa, la Imperial Ghisa fanno coppia da anni con crauti, wurstel e cucina barbecue, il blog Belinocacioepepe parla con entusiasmo dell’accoglienza ricevuta dai nostri in terra straniera.

“C’è tanto da assaggiare e mai lo stesso visto che, al di là della stretta collaborazione con il Lambrate, socio di Birra (assieme Manuele Colonna del Macché e Alfonso Strianese gestore del Bir & Fud), mette in rotazione anche altri eccezionali birriffici artigianali italiani e locali”, commenta il portale.

13052504_10154174161124380_852326106_oNell’enorme locale, “una quarantina di posti a sedere tra tavoli e bancone, a cui si aggiunge, con il bel tempo, l’ampia terrazza sulla Prenzlauer Allee”, non viene solo servita birra artigianale italiana ma anche formaggi scelti, affettati e salumi selezionati da produttori di Piemonte e Lombardia, sempre di prima qualità, come la porchetta che “arriva direttamente in auto dalla provincia romana”, il tutto “accompagnato dal pane di Sironi, il pane di Milano che viene prodotto nella Markthalle IX a Kreuzberg. Per tutti questi motivi Birra farà parte a pieno titolo di True Italian, il network dei veri ristoranti italiani a Berlino promosso da Berlino Magazine“.

Il locale, Birra – Italian Craft Beer, è un progetto congiunto di Giampaolo Sangiorgi di Milano (Birrificio di Lambrate) e Manuele Colonna e Alfonso Strianese di Roma (Ma Che Siete Venuti a Fa’), due dei maggiori mastri birrai italiani.

“Noi di Berlino Magazine abbiamo seguito i tre fondatori fin dall’inizio, quando ancora si stavano informando su come aprire un’attività a Berlino e stavano cercando uno spazio per la birreria. Li abbiamo aiutati nella stipulazione del contratto e nelle varie faccende burocratiche. Ora siamo più che felici di poter annunciare l’apertura ufficiale del locale [sabato 30 aprile scorso, N.d.r]” prosegue il blog che conclude: “Il progetto Birra – Italian Craft Beer nasce con il preciso intendo di promuovere a Berlino e in Germania la cultura della birra artigianale italiana [..] Diamo un’attenzione quasi maniacale alla spillatura: abbiamo preparato un impianto con 16 spine più 3 pompe (handpumps) per garantire sempre il servizio migliore. Ma non solo: abbiamo messo a punto una scelta attenta del personale e stiamo già programmando numerosi eventi birrari, compresi inviti e presentazioni di birrai e birrifici non solo italiani”.

13062101_1705771843022739_3776881580873799276_nE ora attendiamo per ritorsione una risotteria tedesca in piazza del Duomo.

Per chi passasse da Berlino, il Birra – Italian Craft Beer si trova in Prenzlauer Allee 198, 10405 Berlin (angolo Danziger Str.), telefono +49 (0)30 55243713, ed è aperto dal lunedì al giovedì 18.00-1.00, il venerdì e sabato 17.00-2.00, domenica 17.00-01:00.

birrificiolambrate.com/en| Pagina Facebook

Fonte e foto: Facebook | Berlinocacioepepemagazine

16 frasi per licenziare un milanese e farlo soffrire

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A Milano il lavoro è importante, molto importante. Per questo venire licenziato è un’onta per il milanese.

A dirla tutta oggi non si licenzia più nessuno, perché ormai esistono solo i contratti a progetto. Però anche in quel caso, non venire rinnovato è un po’ come venire licenziato.

Il datore di lavoro può comunicare al dipendente che non ha più bisogno di lui in molti modi, a volte si diverte a far male.

licenziare16 frasi per licenziare un milanese e farlo soffrire

 

#1 Si vede che ti impegni ma questo lavoro non è proprio il tuo.

 

#2 Scusa ma dobbiamo far provare la tua posizione al figlio del capo per prepararlo alla carriera all’interno dell’azienda.

 

#3 Per sostituirti abbiamo preso un ragazzo di Bari. Bravissimo.

 

#4 Abbiamo trovato uno che accetta di essere pagato in visibilità. E sai, con i tempi che corrono…

 

#5 Da come ti sei comportato in azienda immagino sia quello che volevi.

 

#6 Saresti perfetto ma non hai legato con i colleghi. Noi qui siamo una squadra affiatata.

 

#7 Sei simpatico. Ogni tanto potremmo vederci per bere qualcosa.

 

#8 Si vede che sei bravo ma noi siamo l’eccellenza geniale del nostro settore. Tu sei solo bravo.

 

#9 Se hai bisogno di qualche raccomandazione chiedi pure una lettera alla mia segretaria.

 

#10 Scusa ma sei l’ultimo arrivato. Se ci avessi messo meno a laurearti…

 

#11 Il tuo era un ruolo chiave ma non ti sei mai responsabilizzato verso i tuoi compiti.

 

#12 Dopo aver lavorato con noi ci saranno molte aziendine più piccole che ti faranno la corte. Non avrai problema a trovare qualcosa da fare.

 

#13 Avrei voluto darti più preavviso ma è una cosa che abbiamo deciso in settimana.

 

#14 Io non ho nemmeno idea di chi tu sia ma il tuo supervisore mi ha parlato male di te.

 

#15 Mi spiace ma o ti assumevamo a tempo indeterminato o ti licenziavamo. Abbiamo scelto la seconda.

 

#16 Con te ci siamo proprio sbagliati.

 

MILANO CITTA’ STATO

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Nuotare tra i palazzi a 35 m dal suolo? A Londra si farà nel 2017

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Entro il 2017 a Londra ci saranno piscine sospese in cui nuotare tra i palazzi.

Si tratta di una vasca da record, sospesa a 35 metri di altezza, già parte di un ambizioso progetto residenziale per milionari sviluppato nel cuore di Londra. Lo studio Arup Associates, in collaborazione con HAL, ha già pronti i rendering della innovativa piscina panoramica del progetto Embassy Gardens.

6aaea0be903396a0947ab72931baf3daLa piscina sospesa, già di per sé suggestiva per la vista che offrirà dall’alto, sul London Eye e sul Parlamento inglese, sarà ancora più spettacolare perché del tutto trasparente.

I progettisti l’hanno pensata in materiale acrilico , libera nello spazio e sospesa tra i 14 metri di distanza tra due eleganti blocchi residenziali. 6dfb1d963f5ed234c59ccfbe86ca3875

 

 

Un progetto elegante, un complemento alla vita moderna eccezionale che travalica ogni limite architettonico e dà libero sfogo alla fantasia.

Avete presente quando, in assenza di gravità, si compiono evoluzioni in acqua simulando di volare in aria? C’è da credere che l’anno prossimo a Londra l’ebbrezza di questa sensazione sarà ancora più incredibile.

Fonte e foto:  Jo Wright, Arup Associates Practice Leader via Arupassociates

Caro Beppe, anche i tuoi vogliono l’autonomia. Ripensaci e impegnati anche tu per Milano Città Stato

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Alcuni personaggi di spicco di Milano hanno diffuso un appello al voto per Beppe Sala. Nella presentazione dell’iniziativa (clicca qui: Appello) i firmatari spiegano che è “Un appello fortemente centrato attorno ai temi dell’autonomia della Città metropolitana” che promuove una politica “interamente centrata sul ruolo che Milano dovrà stabilmente mantenere nel circuito delle grandi città europee, per quella idea di “Europa delle città” che sola potrà dare corpo ad una nuova idea di Europa dopo il fallimento di quella della finanza e delle banche”. 

Quello che dicono è quello che diciamo noi: per consentire a Milano di potersela giocare con le altre grandi città europee il presupposto è che abbia un’autonomia simile a loro. Londra, Madrid, Berlino, Parigi, Amburgo o Vienna sono tutte città che godono di un trattamento speciale rispetto al resto del paese e hanno un’autonomia da città stato, simile a una regione.
La convinzione che l’unico modo per far rientrare Milano nel circuito delle migliori città europee è di darle lo stesso tipo di autonomia che hanno loro, è ciò che ha fatto nascere in Vivaio il progetto Milano Città Stato, quasi due anni fa. Da allora si è sviluppato e da Vivaio si è costituita l’associazione Milano per dedicarsi esclusivamente al progetto di Milano Città Stato di cui questo sito espressione.

Dato che per realizzarsi occorre una volontà politica, in questi ultimi mesi abbiamo cercato di coinvolgere su questo tema i candidati sindaco della città. Abbiamo rivolto anche questa domanda a Sala che in questa intervista (clicca: Beppe Sala: SI o NO a Milano Città Stato) ha frenato su Milano Città Stato e in una successiva occasione ha detto che “Se ricominciamo dalla Città Stato, come sostiene il centrodestra, campa cavallo” (fonte: Omnimedia).
A questa sua dichiarazione, che abbiamo trovato ingiusta per noi che seguiamo il progetto (associazione trasversale non legata a nessun partito) e soprattutto per Milano, la città che da sempre riesce a trasformare l’impossibile in realtà, abbiamo risposto con una lettera aperta, intitolata Caro Beppe, Milano è Campacavallo.
Sala non ha poi risposto al nostro invito di partecipare a un evento in Triennale, in cui altri esponenti politici come Cappato, Corrado e Parisi, pur con alcuni distinguo si sono dichiarati a favore di Milano Città Stato (Clicca per il video).

Malgrado i precedenti poco incoraggianti l’ appello di personaggi a lui vicini, tra cui molti che stimiamo, ci dà nuova speranza sia per impostare in futuro un percorso comune insieme a loro, sia per convincere anche quello che si è mostrato il candidato più freddo verso l’autonomia di Milano.

Per questo concludiamo facendo anche noi un appello: “Caro Beppe, anche i tuoi vogliono l’autonomia. Ripensaci e impegnati concretamente anche tu per Milano Città Stato”.

 

 

A Lambrate si respira arte da un palazzo: stasera l’inaugurazione

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milano citta stato lambrate via Pollution Free del mondo
milano citta stato lambrate via Pollution Free del mondo

A Milano c’è un palazzo che respira.

Un altro progetto ‘impossibile’ concepito sviluppato in Vivaio si sta per realizzare.Il primo ‘albero’ viene piantato con l’inaugurazione di “Riflessione”.
La prima opera di street art by Fabrizio Modesto inaugura, stasera alle 18.30, il primo tratto del progetto “Art for Air” con il quale verranno ri-dipinti gli edifici di alcune vie di Lambrate.

Ikea ha adottato la vernice antismog di Airlite e l’ha reso protagonista del progetto ikea.it/ikealovesearth: 12 artisti di fama internazionale dipingono i muri di 12 città italiane utilizzando questa speciale pittura la quale, attraverso l’energia della luce, è in grado di ridurre gli agenti inquinanti presenti nell’aria fino all’88,8%.

 

Airlite prima via antismog del mondo milano cTutte con vernici depuranti anti-smog Airlite.

Una vera sfida contro l’inquinamento dove i numeri e le proporzioni sono abbastanza esemplificative. 100 mq di facciata verniciati con Airlite corrispondono a 100 mq di bosco e dunque possiamo solo immaginare quale contributo al bene comune potranno dare comuni, quartieri, imprese, condomìni, cittadini aderenti all’utilizzo di questa  tecnologia brevettata capace di assorbire l’inquinamento e che si applica come una pittura.

A riqualificare muri desolati nel nome dell’antismog e del bene comune saranno artisti come Fabrizio Modesti, primo autore di un wall painting così green. Prima di lui, alcune  dopo creazioni per privati erano state  prodotte in formato minore da Thula (Antonella Trapasso) [foto sotto]:

"Un quadro che oltre a soddisfare il piacere estetico, aiuta a purificare l'aria dell'ambiente in cui si trova. La combinazione della creatività di ‪#‎thula‬ si unisce all'innovazione di ‪#‎airlite‬per creare un'opera unica: un quadro che ‪#‎respira‬ come un albero e dona aria pulita. Come avere un metro quadrato di ‪#‎foresta‬ in salotto!"
“Un quadro che oltre a soddisfare il piacere estetico, aiuta a purificare l’aria dell’ambiente in cui si trova. La combinazione della creatività di ‪#‎thula‬ si unisce all’innovazione di ‪#‎airlite‬per creare un’opera unica: un quadro che ‪#‎respira‬ come un albero e dona aria pulita. Come avere un metro quadrato di ‪#‎foresta‬ in salotto!”

Il titolo scelto per l’opera di street art creata sul primo wall painting con vernice anti-smog è “Riflessione”. Un titolo sintomatico della consapevolezza che la nuova amministrazione e la cittadinanza dovrebbero raggiungere da qui in avanti, soprattutto in città quotidianamente alle prese con l’ideare soluzioni contro C02 e schifezze simili. Una bella risposta a chi pensava che associazioni visionarie e attive sul territorio come Madeinlambrate e Vivaio avessero ben poco i piedi per terra. Qui ci sono radici ben affondate nel terreno e pensieri per un futuro migliore teso sempre più verso l’alto.

milano citta stato lambrate via Pollution Free del mondo
milano citta stato lambrate via Pollution Free del mondo

Inaugurazione wall painting “Riflessione”
giovedì 9 giugno 2016, dalle ore 18.00 alle ore 21.00pin
via Console Flaminio
Evento su Facebook
AirliteMadeinLambrate | Associazione Vivaio

 

Ph cover: Instragram Ikea Italia 

Le 20 principali ansie tipiche dei milanesi

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Milano è una città molto rapida che obbliga i suoi cittadini a stare al suo passo. Non è sempre facile correre e a volte di preferirebbe di gran lunga starsene appollaiati nella propria zona di comfort.

Però come insegna la psicologia cognitiva, quando siamo costretti a uscire dalla nostra zona di comfort impariamo cose nuove e cresciamo come persone. Per questo i milanesi hanno una marcia in più.

Però che ansia. Anzi che ansie.

ansie milanesiLe principali ansie tipiche dei milanesi

 

#1 L’ansia di non essere adeguato per un lavoro che ti viene offerto ma volerlo fare ugualmente per dimostrare a tutti il tuo valore.

 

#2 L’ansia di non essere impeccabile a una serata importante.

 

#3 L’ansia di non riuscire a realizzare quello che nella vita hai progettato.

 

#4 L’ansia di finire con la macchina in una delle nuove zone a traffico limitato che spuntano dal nulla.

 

#5 L’ansia di arrivare in ritardo. O forse l’ansia di arrivare puntuale.

 

#6 L’ansia di non riconoscere un’occasione quando si presenta.

 

#7 L’ansia di non essere apprezzato dagli altri.

 

#8 L’ansia dei borseggiatori e dei ladri di appartamento.

 

#9 L’ansia di rinunciare alla tua libertà per impegnarti in una relazione stabile.

 

#10 L’ansia di non essere all’altezza di tuo padre.

 

#11 L’ansia di incontrare per strada qualcuno che non vorresti incontrare. Nonostante sia una città grande comanda la legge di Murphy.

 

#12 L’ansia che qualcuno parli male di te alle tue spalle. Non potersi difendere è terribile.

 

#13 L’ansia stare in equilibrio tra lo stipendio e le spese.

 

#14 L’ansia di fuggire dalla città per le vacanze o anche solo per un week end.

 

#15 L’ansia di non essere invitato agli eventi ai quali vorresti partecipare.

 

#16 L’ansia di saper rispondere ai turisti che ti chiedono indicazioni.

 

#17 L’ansia convincere gli altri. A volte solo per aver ragione, a volte perché aver ragione è la porta per qualcosa di più.

 

#18 L’ansia di imparare cose nuove.

 

#19 L’ansia di staccare tutto, anche solo per qualche ora, e cercare di non pensare a niente.

 

#20 L’ansia di far vedere che tu non hai nessuna di queste ansie.

 

FRANCESCO BOZ

MILANO CITTA’ STATO

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2 motivi perchè la legge sulle città metropolitane è un freno per Milano

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citta metropolitana milano citta stato
citta metropolitana milano citta stato

Ci sono voluti vent’anni, due disegni di legge, due decreti legge e una riforma costituzionale per rendere operativa una legge sbagliata. La legge n.56 del 7 aprile 2014 (anche detta Legge Delrio) dopo un excursus ventennale ha introdotto 14 città metropolitane in sostituzione delle province.
Si sono trasformate in città metropolitane Milano, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Bari, Messina, Catania, Palermo, Cagliari, Venezia, Napoli, Reggio Calabria e Roma Capitale, un nome che è tutto un programma, ma sorvoliamo. Rispetto alle precedenti province le città metropolitane si differenziano soprattutto per gli organi di amministrazione: il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana. Come le vecchie province le città metropolitane sono enti locali interni alle regioni.

La legge sulle città metropolitane è inadeguata per Milano e antistorica, forse perchè è stata concepita all’inizio degli anni novanta e diventa operativa in un mondo che è profondamente cambiato da allora. Si tratta di una norma che frena lo sviluppo di Milano, per due motivi principali.

Primo motivo: Milano è messa sullo stesso livello delle altre città italiane

 
Sono state istituite 14 aree metropolitane in Italia. Milano ha stessi poteri e stesse regole di città come Catania, Bari o Messina che hanno dimensioni ed esigenze molto diverse da Milano. Dare a Milano le stesse regole di queste città significa considerare Milano in competizione con le principali città italiane, ma oggi non è più così: se oggi un giovane un’impresa abbandona Milano non è per trasferirsi a Bari, Torino o Roma, ma per andare a Berlino, Dublino, Madrid o Londra. Da più un decennio, ormai, la vera competizione tra le città più importanti è sovranazionale: le migliori città competono tra loro, non con le altre aree della stessa nazione.

Questo l’hanno capito in tutti paesi europei. In Inghilterra dopo il referendum del 1998 Londra è diventata autonoma, soggetta a sue proprie leggi per poter attrarre persone capitali da tutto il mondo. La città di Madrid è comunità autonoma, ossia è identica alle altre regioni spagnole che hanno già grande autonomia. Nel mondo tedesco sono “città stato”, quindi soggette normative diverse rispetto ad altre città, la capitale Berlino, Brema e la seconda città più grande della Germania, Amburgo, che anche grazie all’autonomia è la città più ricca della Germania.
Lo stesso discorso delle leggi speciali per poter competere tra loro vale anche per altre città stato come Vienna, Budapest, Praga, San Pietroburgo, Mosca e per le principali città della Svizzera. Perfino la Francia, il paese con la struttura centralista più accentuata in Europa, Italia a parte, nel 2009 ha istituito una serie di leggi speciali esclusive per la regione parigina, che si differenzia rispetto al resto del paese. La motivazione esplicita era di consentire che Parigi potesse competere con le altre città europee.

Questo accade in tutta Europa, mentre in Italia siamo rimasti agli anni novanta. Si sta facendo l’opposto: invece di dotare le zone più a contatto con i mercati internazionali di proprie leggi per confrontarsi col resto del mondo, le si mette sullo stesso piano di aree meno sviluppate, fuori da queste dinamiche. Con la legge delle città metropolitane Milano aumenta la distanza con il resto d’Europa perché invece di accentuare la sua diversità per confrontarsi con le migliori città europee si deve conformare con le parti meno sviluppate del nostro paese e, di fatto, d’Europa.


Secondo motivo: l’area di Milano viene ridotta a un territorio molto più piccolo di quello reale. 

Un’istituzione internazionale, l’OCSE, descrive Milano come area metropolitana di oltre 8 milioni di cittadini. Considera infatti i flussi economici e di persone che gravitano attorno Milano e traccia dei confini che arrivano fin nel Piemonte e in Emilia. Per l’OCSE Milano è per dimensioni la quarta area metropolitana d’Europa, ma non per il governo italiano. La legge Delrio ha infatti definito come area metropolitana di Milano un’area che è solo una piccola parte rispetto alla zona di influenza di Milano.

Questa della riduzione territoriale è un fatto grave: la forza delle città si misura sulla base del numero di cittadini che le compongono e ridurne artificialmente gli abitanti significa ridimensionarne il potere. C’è chi dice che questo sia stato fatto perchè se si fosse seguita l’OCSE, Milano sarebbe diventata la più grande città metropolitana d’Italia, anche davanti a Roma, e questo avrebbe creato problemi per la capitale. Se è così, la scelta presa dal nostro governo è doppiamente triste.

Il nostro prossimo sindaco ha una grande responsabilità.

Il Governo è andato contro l’OCSE, contro tutti principi di economia e di logica, riduce fortemente potere di Milano, sia come regole, sia come dimensioni. Perché il governo ha fatto questo? Potrebbe sembrare una istanza contraria a possibili istanze autonomiste. Potrebbe essere motivata da principi egualitari. Potrebbe essere determinata dal ritenere sbagliato quello di rendere ancora più forti le sue parti più forti.

Tutte queste ragioni sono sbagliate dal punto di vista storico e dal punto di vista logico. L’autonomia intesa come secessione è da oltre un secolo che risulta fuori discussione e comunque mai si è avverata per una singola città.                                                           Anche il presunto principio di uguaglianza è scorretto, visto che non consentire a Milano di poter competere con le città con cui si sta misurando questo va contro il principio di uguaglianza. Il Governo italiano dovrebbe infatti garantire un’uguaglianza di opportunità per tutti cittadini verso le aree con cui si confrontano nel mondo, non accentuare contrasti tra zone interne creando delle competizioni inesistenti. Infine l’idea che rinforzare una parte danneggi l’intera nazione va contro ogni principio logico che ogni corpo si rinforza attraverso il rinforzo delle sue parti. Una città più forte è motivo di forza non di debolezza per un Paese. Questo l’hanno capito francesi, inglesi, spagnoli, tedeschi, russi e austriaci, non si capisce perché gli unici a non capirlo siano gli italiani. Ogni persona capace va premiata con maggiore autonomia. Ogni città come Milano che dimostra organizzazione e capacità superiori va incentivata con una maggiore autonomia, con la maggiore possibilità di potersi gestire come meglio crede. Questo accade nel mondo. Questo non accade in Italia.

Per questo riteniamo un fatto grave se il prossimo primo cittadino di Milano dovesse proseguire questo percorso appena avviato che avrà come logica conseguenza quella di portare Milano ancora più fuori dalla competizione internazionale, spingendo via da Milano sempre più aziende e persone costrette a trovare la loro fortuna in città più valorizzate dai loro governi. Per il bene di Milano auspichiamo che il nostro prossimo sindaco prenda posizione netta contro una riforma sbagliata, che si può arrestare e correggere ora che siamo all’inizio, ma che se portata avanti sarà un freno per il  futuro di Milano.

 

ANDREA ZOPPOLATO

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Il favoloso linguaggio idiomatico dei milanesi

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Si dice parla come mangi e a Milano si parla zafferano. I Milanesi hanno un favoloso linguaggio idiomatico peculiare della loro città. La cosa simpatica è che non sempre ne hanno coscienza. Cioè capita che pieghino la lingua italiana al loro personale linguaggio senza saperlo.

Se lo sapessero però ne andrebbero senz’altro fieri.

Quindi, per aumentare l’orgoglio milanese ecco alcune espressioni che ho sentito la prima volta quando sono arrivato qui.

idiomaIl favoloso linguaggio idiomatico dei milanesi

 

L’autobus è femminile.

Si dice la 90/91, non il 90/91. Sulle prime pensavo si riferissero alla linea, così da giustificare il femminile. Ma la spiegazione che mi ero dato è crollata quando ho sentito che le linee di tram le chiamano al maschile. Ho indagato, sembra che chiamare al femminile gli autobus sia un retaggio di quando le chiamavano corriere. Ps. 90/91: Non è anche strano chiamare un autobus con il doppio numero?

 

Settimana prossima.

Forse non tutti sanno che settimana prossima vuole l’articolo davanti: la settimana prossima. E non lo dico io, lo dice la Treccani.

 

La circonvalla.

Probabilmente la parte finale della parola è caduta quando è passata di moda l’espressione bella zio. Zione in questo caso. È rimasto il resto e a livello di comprensione non cambia proprio nulla.

 

La siga.

Quando a Milano chiedi una cicca ti danno tutti una gomma da masticare. Se invece vuoi fumare dei chiedere una siga.

 

Ci vediamo a colazione.

Se qualcuno vi desse appuntamento a colazione a che ora vi presentereste? Io mi sono presentato alle nove e ho dovuto aspettare fino all’una per incontrare la persona con cui avevo appuntamento. A Milano c’è la colazione e c’è la prima colazione. La prima colazione si fa all’inizio della mattinata, la colazione è quello che nel resto del mondo si chiama pranzo.

 

Piuttosto che.

Chi vuole fare il figo, a Milano usa l’espressione “piuttosto che” per dire “o”, cioè con valore disgiuntivo. Sbaglia, perché “piuttosto che” si usa davanti a proposizione avversative e comparative.

Riassumo. Usare “piuttosto che” piuttosto che “o” è sbagliato.

QT8, perché si chiama così? Scopriamo insieme il quartiere visionario di Milano

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“… Sette anni sono molti nella vita di un uomo e pochi nella vita di un quartiere di città. Tutti sanno la storia della periferia di Milano, ritratto di tante altre periferie di città moderne, sorte senza programmi e da decenni viventi di una stentata vita nella economia di una società che considera l’abitazione, non un diritto dell’uomo che lavora, ma un affare della iniziativa e della speculazione privata”. Così scriveva a metà degli anni ’50 l’architetto Piero Bottoni autore del famoso libro-catalogo sul quartiere modello della ricostruzione italiana, sulle pagine di Editoriale Domus ma anche autore della fermata della metro rossa QT8. 

Oggi QT8 corrisponde al nome ermetico di una fermata ai limiti della metro rossa che venne attivata l’8 novembre 1975, come capolinea del prolungamento proveniente da Lotto. Questa sigla in realtà nasconde molto più di un quartiere. Ecco 5 curiosità.

5 Cose che non tutti sanno di QT8

#1. QT8 nasce per celebrare l’ottava Triennale di MilanoArchivio Bottoni, Polimi

Q sta per quartiere. T equivale a Triennale. 8 è l’ottava edizione della manifestazione indetta dal Palazzo dell’Arte e dell’architettura di Milano. QT8 è dunque il risultato di un lavoro collettivo accumulato tra gli anni Trenta e nei primissimi anni Quaranta sulla base del tema della VI Triennale (1936), “quando la casa veniva considerato l’oggetto più reale, più sentito, più drammatico che è oggetto di angoscia di desiderio, di speranza di milioni di Europei”.

Anno 1947. in una città ancora segnata dalla guerra e dalle macerie, l’architetto Piero Bottoni, in quell’anno commissario straordinario della Triennale di Milano, viene chiamato a progettare questa area sperimentale.

In zona S.Siro sta per nascere un quartiere libero dalle codificazioni regolamentari degli altri quartieri della città, “l’unico che a Milano presenti le condizioni urbanistiche ideali per l’architettura moderna e nel quale è possibile realizzare, e per qualche caso si sono realizzate, opere di estremo interesse” scrivono le cronache.

La realizzazione del quartiere richiese diversi anni: tra il 1946 e il 1947 si realizzarono le prime case, per ospitare molti fra gli sfollati, seguendo undici modelli diversi, progettati da architetti che avevano vinto un concorso nazionale. Nel 1948 si realizzarono per la prima volta in Italia case prefabbricate a 4 piani. 

Molta attenzione venne prestata agli spazi verdi, sia con la realizzazione dei primi campi gioco per ragazzi, sia con aree verdi condominiali, sia infine con la creazione di un vasto parco, circa 375.000 m², capace di soddisfare le esigenze degli abitanti del quartiere ma anche “polmone” verde di tutta la città. Insomma, QT8 nasceva per essere l’ottimo esempio di vivibilità urbana.

#2. Per molti QT8 era un progetto irrealizzabile quaderni_quartiere_ 0

E’ Piero Bottoni-autore a testimoniare l’ostracismo dei tempi, misto ad un’euforia da utopia.Quando ci si rese conto che, volendo, i programmi si potevano realizzare e nel 1951 se ne videro esposti in parte i consuntivi, durante il periodo della 9° Triennale, qualcuno, anzi molti, credettero che il quartiere sarebbe stato completato in brevissimo tempo e rimasero delusi che così non fosse. Furono critiche negative all’inizio, facili entusiasmi positivi durante il corso delle opere, in tutti e due i casi incomprensione della realtà che è un altra e che è quella espressa nel primitivo programma” (fonte: Archivio.eddyburg.it)

#3. Cosa c’era prima di QT8

archivio.eddyburg.it
archivio.eddyburg.it

Dalle parole di Bottoni scopriamo che quella era una zona di baracche e regno dei “barboni”, soggetta alle improvvise piene dell’Olona e di scarsissimo reddito per il Comune che ne era in gran parte proprietario, “pareva naturale profetare che non sarebbe mai divenuto un quartiere residenziale […] “. (fonte: Archivio.eddyburg.it)

#4. Com’erano le prime case di QT8

http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3h080-0001580/Le prime case per reduci di guerra e senza tetto vennero erette nel 1946-47. Si trattava di “undici modelli diversi di casette progettate, con concorso nazionale, da esimi architetti di tutta Italia. Modelli che furono variamente utilizzati nella ricostruzione italiana”.
Nel 1948 seguì un programma di sperimentazioni di prefabbricazione e montaggio in cantiere di case a 4 piani e un secondo più vasto è in corso di esecuzione. “Sono queste le uniche sperimentazioni ufficiali fatte in Italia dal Ministero dei Lavori Pubblici, assieme a quelle più limitate fatte a Napoli, che furono del resto una diretta conseguenza di quelle di Milano”, prosegue Bottoni (idem).

#5. I primati di QT8

 Tra le opere degne di nota commentate anche dal Bottoni si annoverano:

  • la Casa di 11 piani col sistema a ballatoio e scala esterna, “la sola del genere che esista a Milano e in Italia”.
  • la chiesa a pianta circolare vincitrice del concorso della 8° Triennale (1947) “veramente “sperimentale” per la planimetria e la volumetria e persino, si dice, per l’interpretazione della liturgia” – è Santa Maria Nascente.
  • il primo campo di gioco per ragazzi di Milano, campo che fu, fra l’altro, il propulsore della iniziativa degli altri campi di gioco cittadini,
  • “l’esperimento”: le formazioni delle zone verdi condominiali per lo svago dei ragazzi e il riposo degli adulti che mirano a risolvere il problema del giardino annesso alla casa con minimi di area.
  • “Il QT8 è il solo quartiere di Milano in cui siano stati realizzati prototipi di architettura straniera (Belgio e Finlandia)“.
  • Al QT8 si è realizzata durante la 9° Triennale la prima esposizione realistica di arredamenti economici popolari entro case reali e destinate ad essere abitate.Entro il grande programma della formazione di QT8 era compreso anche  un parco verde di circa 375.000 mq. destinato ad uso, non solo degli abitanti del Quartiere, ma anche di tutti i cittadini, come gli altri parchi milanesi, e inserito nel problema della sistemazione altimetrica delle zone verdi. All’interno di quelle, ecco anche il Monte Stella, un’altura artificiale costituita con le macerie di tutti gli edifici distrutti a seguito dei bombardamenti subiti dalla città.

Un altro progetto visionario di una città che non temeva di realizzare l’impensabile. 

PAOLA PERFETTI

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SUMMER MAP – la mappa dei luoghi estivi vicini alle fermate della metro

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Summer Map
Summer Map

L’estate non è solo afa e zanzare. Può essere un modo fantastico per scoprire una nuova Milano che si trova vicino alle fermate della metro.

La SUMMER MAP si aggiunge alla nostra collezione di mappe e indica un luogo di svago da gustare appena torna la bella stagione: ce n’è uno per (quasi) ogni fermata della metropolitana.

TUTTE LE ALTRE MAPPE

La Restaurant Map

La Cultural Map

La Bio Map

La Vip Map

La Mappa dei Locali LGBT

 

Si ringrazia Francesca Bartolino

MILANO CITTA’ STATO

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5 cose da NON DIRE MAI a chi è milanese

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La moda delle parrucche incipriate

I milanesi sono gente aperta, ma non apertissima. Cioè, come tutti hanno i loro tabù.

Per questo, soprattutto chi viene da fuori deve fare attenzione a non dire, chiedere, fare, baciare, lettera, testamento certe cose con i milanesi.

Quali sono queste cose lo scopriamo subito.

non dire5 cose da NON DIRE MAI a chi è milanese

#1 Che è vestito male

Mai mai mai e poi mai dire a chi è di Milano che è vestito male. Non tanto perché si potrebbe offendere, quello è il rischio minore. Il fatto è che se per caso vi scappa un’affermazione del genere lui si sentirà obbligato a spiegarvi perché è vestito bene. Quindi parte un’enciclica sul tessuto della giacca, il pedigree del sarto e l’esegesi storica dell’abbinamento di colori scelto.

#2 Che viene dal sud

Ma tu non sei di Milano vero, hai l’accento marchigiano. I milanesi non hanno niente contro chi viene dal sud, ma sono troppo orgogliosi della loro cittadinanza per permettere che non venga riconosciuta. Quindi potete infastidirlo anche chiedendogli se viene da Bolzano.

#3 Rifiutare un caffè

Credits: @chefsoty
Caffè greco

Giuro che non sono riuscito a capirne il motivo, ma ogni volta che a Milano rifiuti un caffè ti guardano come se avessi confessato la messa in atto del complesso edipico che avevi da piccolo. Un milanese ti offre un caffè? Accettalo che è meglio.

#4 Non ho il POS

Credits automoto – Contactless

Milano è una città che strizza l’occhio all’America, dove sono abituati a pagare con la carta di credito persino i debiti a tombola. Quindi ogni volta che si sente dire non ho il POS gli sale la rabbia di aver perso terreno nei confronti del Dow Jones.

#5 Fargli perdere tempo

Runner

Volete far impazzire un milanese? Rallentatelo. Bloccatelo nel traffico, sulla scala mobile, fingete di non trovare il portafogli quando siete alla cassa, tenetelo al telefono per facezie, fate duecento manovre per uscire dal parcheggio che sta aspettando e tutto quello che vi suggerisce la vostra sconfinata fantasia.

Continua la lettura con: Le 7 qualità del milanese vero

FRANCESCO BOZ

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