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Chirurghi Plastici a Milano: rinoplastica e mastoplastica sono gli interventi più richiesti

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rinoplastica mastoplastica

Dall’Antico Regno Egizio a oggi, nella costante ricerca del superamento di sé stesso insita nell’essere umano, anche la chirurgia plastica ha giocato un ruolo cardine: trattasi infatti del nostro corpo e di come a prima vista ci presentiamo al mondo esterno, che si stia parlando di restaurazione, ricostruzione, alterazione o implementazione.

rinoplastica mastoplastica
Sir Harold Delf Gillies, padre della moderna chirurgia plastica, grazie ai suoi lavori di ricostruzione facciale ai reduci della Prima Guerra Mondiale

Milano capitale della chirurgia estetica: rinoplastica e mastoplastica in testa

Senza sorpresa, la nostra città è all’avanguardia in questo campo e a tal proposito è da sottolineare una realtà d’eccellenza come quella dello studio meneghino del Professor Mario Dini, il miglior chirurgo plastico a Milano per la rinoplastica.

Consapevole come l’allungamento della vita media e la crescente importanza dell’aspetto fisico in sempre più ambiti lavorativi richiedano risposte puntuali dalla medicina estetica e dalla chirurgia plastica, il Professor Dini è parimenti attento alla conservazione della fisionomia del paziente così da personalizzare ogni tipo di intervento, arrivando ad un risultato estetico che sia sempre molto naturale e in armonia non solo con le caratteristiche fisiche di ogni soggetto, ma anche con la sua personalità.

Quest’ultimo aspetto evidenzia come, nel campo della chirurgia estetica, nessun paziente possa prescindere dall’informarsi pienamente sull’intervento di suo interesse, per potersi poi scientemente affidare ad un chirurgo che sia al contempo esperto, capace ed empatico.

Primi in Europa in medicina estetica

L’Italia è ad oggi il quarto paese al mondo per spesa nella medicina estetica, dietro solo a Stati Uniti, Brasile e Giappone, quarta al mondo anche considerando il numero di operazioni per abitante: 16 ogni 1000, sotto a Corea del Sud, Taiwan e Belgio.

Milano non sfugge al trend e attualmente gli interventi più richiesti in città sono quelli di rinoplastica e mastoplastica.

La rinoplastica (dal greco ρίς, rhís, “naso“) è la branca della chirurgia che si occupa del rimodellamento del naso. La mastoplastica (anch’essa dal greco μαστός, mastós, mammella“) è invece il settore che si concentra sul seno.

rinoplastica mastoplastica
Alcuni esempi di impianti nella mastoplastica

Naso da favola: un intervento delicato

Se è vero che oggi tutte vogliono il naso della neo duchessa di Sussex, l’ex attrice Meghan Markle, assurta ai ranghi di status symbol di bellezza alla pari della First Lady Melania Trump, non bisogna però dimenticare che il nostro naso è a tutti gli effetti un organo, e in quanto tale ha importanti e specifiche funzioni, filtrando, riscaldando e umidificando l’aria che respiriamo.

Che cos’è la rinoplastica

Molte persone desiderose di operarsi, infatti, spesso lamentano anche difficoltà respiratorie, dovute alle cause più molteplici, dal setto deviato alle varie forme di riniti come NARES, NARESMA, NARMA e NARNE.

L’osservazione delle strutture nasali, cartilagini e turbinati oltre al setto, è fondamentale per mantenere o ritrovare una nuova armonia in concordanza con le proporzioni del volto.

Diversamente, i risultati potrebbero essere spaventevoli.

rinoplastica mastoplastica
Meghan Markle, considerata il modello da imitare

Un seno sempre sull’attenti

Le tette finte sono come i nazisti: non ridono, non danzano. Sono sempre solo dure e sull’attenti” proclamava Mrs. Doubtfire nell’omonimo film. Come nel caso della rinoplastica, però, al di là della facile goliardia c’è un mondo, che va dalle esigenze estetiche alle ragioni sanitarie.

Che cos’è la mastoplastica

rinoplastica mastoplastica
Cristina Chiabotto, Miss Italia 2004, ha notoriamente beneficiato di un intervento di mastoplastica

La mastoplastica può essere adittiva, con l’inserimento di protesi mammarie, riduttiva, nel caso in cui serva diminuire uno sproporzionato volume del seno che potrebbe portare a complicanze alla colonna vertebrale dovute al peso eccessivo, oppure una mastopessi, termine che sta ad indicare un procedimento chirurgico di ricostruzione, utilizzato per il sollevamento delle mammelle nel caso in cui ci sia stata, per esempio, una perdita di tonicità.

Anche in questo ambito, chiaramente, l’armonia gioca un ruolo cruciale.

 

REDAZIONE

 

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10 cose che il vero milanese deve avere sempre IN TASCA

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calendario dell'avvento
generatore di nebbia

Ci sono cose di cui il milanese non potrebbe mai fare a meno. Tipo queste.

10 cose che il vero milanese deve avere sempre in tasca

#1 Caricabatterie

Comprato da Tiger, supereconomico perché lo perdi sempre, ne devi comprare uno a settimana.

#2 Power Bank

Almeno due, perché uno è sempre in carica.

#3 Penna

Per approcciare una donna devi avere una penna. Non ha più senso chiedere l’ora.

#4 Smartphone

Anche se nessuno lo chiama così.

#5 Fidaty Card

L’importante è accumulare punti per comprare il secondo power bank.

#6 Bottiglietta d’acqua

Idrata e alcalinizza l’organismo.

#7 Mascherina contro lo smog o per trattenere i microbi

La moda da Tokio ormai sta imperando anche da noi.

#8 Biglietti da visita

Di due tipi diversi. Uno da una parte per gli scocciatori, uno nella tasca opposta per gli incontri giusti.

#9 Alcuni euro in tasca

Perché ci sono cose che vanno ancora a monete.

#10 Generatore di nebbia portatile

Per sentirsi a casa anche quando si è all’estero. Tipo a Roma.

MILANO CITTA’ STATO

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La strana storia di Sciur SCIAVATTA, l’uomo che si faceva pagare per piangere

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1885. Nei funerali di Milano spesso si vedeva un uomo alto, ricurvo, malvestito, con ai piedi delle strane ciabatte che gli avevano procurato il soprannome: El Sciavatta.

In realtà si chiamava Agostino Pedroni e si era inventato un impiego curioso: andava per le strade in cerca di un corteo funebre. Quando ne trovava uno andava dai familiari e si offriva di piangere il defunto in cambio di poche lire.

Prima di darsi a questa stramba professione, Pedroni aveva fatto il sagrestano e ne era così orgoglioso da cercare di farsi chiamare Sacristia. Ma niente, per tutti i milanesi lui era El Sciavatta, l’uomo che in ciabatte frequentava i cortei funebri della città.

(Fonte: Corriere della Sera)

Il mondo di BRERA: da quartiere a luci rosse a icona della Milano colta e raffinata

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quartiere brera

E’ curioso notare come il nome di uno quartieri che più spicca per eleganza nello scenario milanese derivi da un termine come bràida, lemma latino medievale di origine longobarda, ad indicare un campo suburbano tipico della Padana e coltivato a prato, un’ortaglia.

Leggi anche: Il significato dei nomi dei quartieri di Milano

Brera divenne ciò che è oggi sotto la dominazione austriaca (la prima, quella dal 1706 al 1796), periodo durante il quale vennero costruite e inaugurate istituzioni come l’Accademia di Belle Arti e la Biblioteca Nazionale Braidense.

quartiere brera
La Sala Teresiana della Biblioteca Braidense, in onore della sua madrina, Maria Teresa d’Austria

Scienziati pazzi e madrine austriache

Brera deve moltissimo a Maria Teresa d’Austria, che adibì il Palazzo di Brera (eretto nel XVII Secolo come monastero gesuitico dall’architetto Richini) a centro culturale cittadino, che infatti oltre alla Biblioteca e all’Accademia ospita l’Osservatorio Astronomico, l’Istituto di Fisica Generale Applicata, l’Orto Botanico, la Pinacoteca e l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere.

In alcuni di questi luoghi si è fatta la storia: ad esempio all’Osservatorio Astronomico, oggi gestito dall’INAF, dove oltre ad essere passato un mito della matematica come Lagrange, è soprattutto avvenuta l’osservazione dei (presunti) canali di Marte da parte di Giovanni Schiaparelli.

La scoperta, avvenuta nel 1877 e confutata solo nel 1971, aprì comunque la strada alle ipotesi sulla presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie marziana, scenario poi confermato almeno per quanto riguarda il suo passato.

quartiere brera
Schiaparelli nell’osservatorio astronomico di Brera, da un disegno dell’illustratore Achille Beltrame

La Pinacoteca e i furti napoleonici

Il Palazzo di Brera è tuttora il centro nevralgico del quartiere. Ricostruito dopo i bombardamenti alleati del 1943, è da poco accompagnato dall’adiacente Palazzo Citterio a costituire la Grande Brera, ma l’edificio del Richini ha tantissimo da offrire anche da solo, partendo dalla statua di Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore, un nome un programma.

quartiere brera
La statua di Napoleone Bonaparte come Marte pacificatore al centro del cortile d’onore del Palazzo di Brera

L’opera è in realtà una replica in bronzo dell’originale in marmo bianco di Carrara, entrambe realizzate da Antonio Canova, e portata a Milano nel 1859 da Napoleone III.

Napoleone è qui raffigurato secondo i canoni estetici della Grecia Antica e ispirandosi a Marte, dio della lotta e della violenza, la cui bellezza faceva impallidire persino Apollo.

L’omaggio è altamente pertinente poiché la Pinacoteca di Brera iniziò ad arricchirsi di opere d’arte proprio grazie ai furti napoleonici, che fecero confluire lì molti dipinti trafugati un po’ in tutta Italia, oltre che alla sapiente guida di Andrea Appiani, artista assoluto e milanese doc, direttore della galleria a partire dal 1807.

quartiere brera
Giove incoronato dalle Ore, capolavoro di Andrea Appiani presso la Pinacoteca di Brera

Il nuovo centro del Fuorisalone

Oggi la Pinacoteca resta uno dei musei più visitati d’Italia: nel 2017 si è posizionato al 17° posto in Italia, 2° a Milano dietro al Cenacolo, con oltre 364.000 visite, guadagnando un 6% e 7 posizioni sull’anno precedente.

Leggi anche: C’è un problema con Leonardo

Ma non di sole storia e cultura vive Brera: dal 2009 infatti è Design District del Fuorisalone, che si vanta di essere il più importante distretto di promozione del design in Italia, punto di riferimento internazionale, centro dello sviluppo creativo e commerciale di Milano. Nell’edizione 2017 ha conosciuto un passaggio di 250.000 visitatori e 300 brand in 6 giorni, ospitando l’esperimento del Tram Corallo.

quartiere brera
Il Brera Design District 2018

Dalla tarte tatin al sushi

Brera non delude nemmeno quando il discorso si sposta al palato: superata la fase bohémien, il quartiere mantiene una sobria raffinatezza sia nell’etereo della sua atmosfera sia nel concreto dei suoi locali.

Innanzitutto è sede del Botinero, il locale di Javier Zanetti e Esteban Cambiasso, romantico soprattutto se si sta nel dehors. C’è poi la brasserie Pourquoi-Pas dove i gusti fini potranno deliziarsi con squisite tarte tatin, il bistrot Pisacco dello chef Andrea Berton per cene di classe o il Morso per mangiare hamburger fatti come si deve, oltre che il libanese Noor o il giapponese Kanji Light per chi è in cerca di sapori lontani.

Infine, i migliori cordiali si trovano al Tibi Bistrot Provençal e gli aperitivi più in abitano presso El Beverin, immersi in un ambiente d’altri tempi.

Brera non è sempre stata propriamente elegante, pur mantendendo una certa rutilanza: fino al 1958 era infatti sede di tre bordelli, ognuno diverso per caratteristiche e client policy.

Leggi anche: Brera a luci rosse

La metamorfosi delle piante

quartiere brera
L’Orto Botanico di Brera

Per una fuga dalla vita cittadina, torniamo all’Orto Botanico, l’Hortus Botanicus Braidensis: 300 specie diverse su 5000 metri quadrati, abbandonato e recuperato nel 1998, ovviamente anch’esso figlio di Maria Teresa d’Austria.

Le sue aiuole sono state restaurate secondo il loro aspetto originario e oggi comprendono piante officinali, molte spermatofite del genere salvia e bulbi primaverili.

Da non perdere anche i glicini e la digitale purpurea, dal viola ricco di mistero e spiritualità, oltre alle due storiche ginkgo biloba, albero considerato un fossile vivente essendo antichissimo: le sue origini risalgono a 250 milioni di anni fa.

Il quartiere de La Vita Agra è quindi il posto giusto per immergersi in storie antiche, in habitat naturali o alla moda, e scoprire una Milano nascosta, pur essendo sotto agli occhi di tutti.

quartiere brera
Gli hotspots di Brera evidenziati nell’articolo

 

HARI DE MIRANDA

 

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La Biblioteca degli Alberi vs Isola Pepe Verde: due concezioni di GREEN a confronto

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isola verde

Parchi orbitali, viali alberati, orti urbani, aiuole fiorite, giardini di prossimità. Tra ambiziosi progetti di riforestazione e l’impegno di un numero sempre maggiore di cittadini oggi il verde di Milano ha una marcia in più.

Leggi anche -> Papaveri e papere: dai community garden ai parchi griffati il futuro di una Milano sempre più VERDE

Il viaggio di Milano Città Stato tra gli alti papaveri usciti dagli studi di architettura e i brutti anatroccoli in cerca della propria strada non poteva che partire dall’Isola, zona di grandi contrasti e trasformazioni urbane fulminanti. Da un lato infatti c’è la griffatissima Biblioteca degli Alberi, nuova area verde appena nata all’ombra dei Boschi Verticali, non ancora aperta al pubblico se non in poche occasioni speciali. Dall’altro, a circa duecento passi di distanza, il giardino comunitario di Isola Pepe Verde, un luogo abbandonato che cinque anni fa è stato preso in gestione da un’associazione di cittadini e trasformato in una piccola oasi tranquilla ai piedi del Cavalcavia Bussa.

Verde speranza: la Biblioteca degli Alberi

isola verdeIn tanti l’hanno vista, pochissimi l’hanno già visitata, dal momento che non è ancora ufficialmente aperta. La Biblioteca degli Alberi è stata quasi un ectoplasma in questi lunghi 14 anni di attesa. Il concorso bandito per la sua realizzazione è stato vinto dallo studio olandese Inside Outside|Petra Blaisse nel lontano luglio 2004. Soltanto 7 anni più tardi l’Amministrazione comunale ne ha approvato il progetto preliminare, parzialmente rivisitato (e ridimensionato) alla luce dello stato di attuazione delle opere pubbliche e private in corso di realizzazione.

Dopodiché tutto è rimasto nell’abbandono più completo. Mentre intorno sorgevano a velocità vertiginosa i grattacieli che sono ormai entrati a pieno titolo nell’immaginario collettivo su Milano, il terreno destinato al parco rimaneva un’area brulla e incolta, imbarazzante per la città che si avviava verso Expo 2015. Al punto che in via temporanea fu realizzato niente di meno che un campo di grano. Lo definirono “opera d’arte” e lo chiamarono Wheatfielddall’opera dall’artista americana Agnes Denes che lo realizzò per la prima volta nel 1982 a New York.

isola verdeDopo alcuni anni e molte scadenze passate senza colpo ferire, alla fine il cantiere è partito: prima sono arrivate le ruspe, poi gli alberi e l’apertura del primo lotto nella zona della Fondazione Catella, tra Via De Castillia e Via Sassetti, che è stato inaugurato nell’aprile del 2017. Infine le panchine e tutto quanto il resto, compresa la fioritura delle prime aiuole. E quindi? Tutto a posto, pronti si va? Non ancora, per dare il tempo alle piantine di irrobustirsi il parco non sarà accessibile fino a dopo l’estate.

Nonostante questo la Biblioteca degli Alberi è già fra noi, grazie alle numerose immagini, soprattutto aeree, che da mesi circolano sui giornali e sul web. Ma anche per effetto delle prime aperture straordinarie, che in maggio hanno aperto i cancelli ai fruitori degli eventi promossi dalla Fondazione Catella e Piano City. Una volta ultimata, con i suoi 9,5 ettari di estensione e i suoi 45mila bulbi da fiore, sarà il terzo parco pubblico più grande del centro di Milano.

Come un libro aperto

Geometrie rigorose, cerchi, linee e tagli diagonali perfetti. Prima di essere un parco questo spazio è un sistema di connessioni tra le differenti realtà urbane che circondano l’area. I giardini infatti sono formati dall’intrecciarsi di un sistema di sentieri (larghi 2,5 metri) e viali (larghi 5 metri) dritti e funzionali, che collegano tutti i punti strategici di accesso e uscita in rapporto con le vie, gli edifici, le fermate dei mezzi pubblici, le residenze, gli uffici e servizi tutt’intorno.

isola verde

Tutto è racchiuso in una forma, in una misura e in una proporzione. Anche gli alberi qui sono stilizzati e disposti in purissime forme circolari disegnate col compasso, a formare una sorta di “stanze vegetali” atte ad ospitare programmi culturali, commerciali e ricreativi. 

Al momento immaginare quest’area come una foresta ombrosa non è semplice, è poco più che una speranza. Da via Melchiorre Gioia viene su il rumore del traffico intenso, i viali sono tutti esposti al sole perché gli alberi sono ancora giovani e dalle chiome modeste, gli arbusti non completamenti cresciuti. Per ora per vedere del verde bisogna viaggiare rasoterra. Qui sì che si può apprezzare il curatissimo progetto botanico che ogni primavera regalerà a questo angolo di mondo una distesa colorata e fiorita: piante perenni, cespugli, piante aromatiche, bambù, fiori di campo e tanto prato all’inglese.

E mentre lo sguardo vaga tutt’intorno senza incontrare ostacolo alcuno, vien da chiedersi quanto possa costare mantenere ordinato un giardino così concepito, con una impressionante distesa di canaline per l’irrigazione che ha l’ingrato compito di mantenere fresca da sola, senza l’ausilio di troppa ombra naturale, questa enorme aiuola perfetta. COIMA finanzierà infatti solo la realizzazione del parco, mentre è ancora scoperto il finanziamento della sua manutenzione (di oltre 2 milioni di euro l’anno). Per sostenere queste spese si sta pensando di creare una fondazione che possa gestire l’area trovando modalità di finanziare le relative spese. 

E naturalmente il pensiero immediatamente vola a un altro giardino che si trova poco distante, ai margini del quartiere vecchio potremmo dire, l’Isola vera e propria, che di puro e rigoroso non ha neanche il nome.

Verde smeraldo: Isola Pepe Verde

isola verdeQuattordici anni sono un’attesa molto lunga, soprattutto per un quartiere che di verde ne ha davvero poco e a cui i cantieri di Porta Nuova hanno temporaneamente sottratto quel che ne restava. Così alcuni cittadini hanno deciso di fare da sé. Individuata un’area recintata abbandonata ai piedi del cavalcavia Bussa, un ex deposito edile in disuso per quasi vent’anni, si sono riuniti in associazione e hanno iniziato un lungo e accidentato percorso per ottenere dal Comune una convenzione che permettesse loro di gestirlo in autonomia e trasformarlo di fatto nel primo giardino comunitario di Milano

Leggi anche: L’Isola dei tesori

Ora Isola Pepe Verde è un’isola nell’Isola, un giardino condiviso, uno spazio verde con tanti giochi per i bambini, tavoli dove pranzare all’aperto, angoli ombrosi per il relax e una zona adibita ad orto urbano. Qui non ci sono papaveri, né erba, né filari di piante perfettamente allineate. Però ci sono i fiori seminati dai bambini durante le feste e le casse piene di ortaggi rigogliosi curati da piccoli contadini in erba. Non c’è l’irrigazione automatica né la pacciamatura nelle aiuole, ma ci sono i pannelli solari che producono l’elettricità e le taniche di l’acqua piovana raccolta per l’innaffiatura e le esigenze di manutenzione. Il tutto realizzato e gestito a mano dagli abitanti del quartiere, che ne garantiscono l’apertura al pubblico su base volontaria.

Un piccolo spazio che ha tracciato però un percorso importante. Dopo questa esperienza il Comune di Milano ha approvato il 25 maggio 2012 la Delibera N.1143 con la quale ha deciso di riconoscere e promuovere la pratica dei giardini condivisi. Sono state quindi approvate le linee d’indirizzo per la realizzazione di giardini di prossimità su aree di proprietà comunale abbandonate o degradate, in alcuni casi anche aree urbanizzate che presentino le caratteristiche per essere in tal modo meglio fruibili.

isola verdeLo scorso maggio, mentre La Biblioteca degli Alberi apriva in via straordinaria per il concerto di Piano City, Isola Pepe Verde celebrava il suo quinto compleanno con una festa, tanto buon cibo preparato sul posto e una coloratissima parata per le strade del quartiere. Poi è arrivata la pioggia, artisti e pubblico di Piano City sono corsi a mettersi al riparo, tutti gli altri sono tornati di corsa al giardino a prendere le taniche: di acqua quest’anno per fortuna ne è venuta tanta.

ROBERTA CACCIALUPI

 

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Expop Pop Show: pop progetti per una città pop

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expop 2018

Il 4 Luglio presso il Teatro Franco Parenti è di scena la settima edizione di Expop, la pop vetrina delle idee innovative a cura dell’Associazione Vivaio.

Quest’anno ci saranno due novità pop:

  1. La pop location: dopo 6 anni al Vivaio Riva quest’anno Expop sarà on stage, sul palco del Teatro Franco Parenti (foyer e sala AcomeA)
  2. Il pop format: dopo 6 anni il format cambia. Expop diventa un pop show: la presentazione più pop che sia mai stata fatta.  

 

expop 2018

Expop, la rassegna delle pop idee, giunge quest’anno alla settima edizione. L’appuntamento è per il 4 Luglio: dalle 17 alle 21.30 al Teatro Franco Parenti (pop foyer e pop sala AcomeA).

I pop progetti in gara verranno visionati e votati dal pop pubblico direttamente nel pop foyer. E nella pop sala AcomeA verrà fatta una pop presentazione direttamente sul pop stage.

I pop progetti hanno l’ambizione di proporre nuove pop visioni per Milano e per il mondo

Expop è dal 2012 la pop vetrina dedicata a chi vuole rendere Milano pop città delle pop eccellenze e delle pop ambizioni. Dopo i pop successi de Il Parco Orbitale (primo vincitore Expop 2012), il Giardino Sonoro (2013), VespiAMO (2014 – poi entrato pure nel sistema della sharing economy del Comune con il sistema dello Scooter Sharing), Wooding (2015), Bon (2016) e You Milan (2017) i nuovi pop progetti sono proposti da professionisti, artisti, imprenditori, pop associazioni.

Expop, sin dalla prima edizione del 2012, ha l’obiettivo di rendere Milano pop e visionaria. Expop ha anticipato Expo, che era una vetrina di Nazioni sul tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Expop è sin dalla sua nascita un’occasione per alimentare la capacità di visione delle persone, di chi vive, lavora o sogna Milano, e trasformare in energia la capacità delle buone idee di raccogliere consenso per trasformarsi in iniziative in grado di migliorare la città.

La prima edizione di EXPOP (2012): 

 

Expop è un progetto dell’associazione Vivaio, una associazione no profit, apartitica, ed è oggi lapiattaforma di incontro-confronto su progetti che possano rendere Milan una città a livello mondiale attraverso il coinvolgimento attivo di cittadini.

 

La pop giornata (4 luglio 2018)

17- 20: Pop Presentazione dei pop progetti nel pop Foyer

Pop Ingresso (libero e gratuito) con pop votazione

20-21.30: PopShow in pop sala AcomeA

Pop Prenotazione (a esaurimento posti): evento Facebook (https://www.facebook.com/events/1667874789955172/)

📌 Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14 Milano (MM3 Porta Romana – mappa)

 

Pop Contattiassociazionevivaio@gmail.com ; www.associazionevivaio.com

 

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Una settimana di MERCATI AGRICOLI a Milano

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mercati agricoli

Chi ha detto che la città debba essere incompatibile con la campagna e, nello specifico, con i suoi prodotti agricoli?
Ogni settimana, Milano propone tanti mercati agricoli e contadini: eccoli in ordine, dal martedì alla domenica (considerando che, soprattutto in occasione di festività, la programmazione potrebbe variare):

MARTEDÌ

Mercato Agricolo della Cuccagna
Dove
: Cascina Cuccagna (Via Cuccagna 2, zona Porta Romana)
Quando: tutti i martedì, dalle 15.30 alle 20.00
Grazie all’Associazione Consorzio Cantiere Cuccagna è possibile fare la spesa dal contadino in una cascina risalente al XVIII secolo.

Il Buono in Tavola

mercati agricoliDove: Piazza Sant’Eustorgio
Quando: tutti i martedì, dalle 10.30 alle 17.30
Proprio di fronte alla Basilica di Sant’Eustorgio è possibile trovare prodotti a km 0 dalle migliori aziende agricole lombarde.

MERCOLEDÌ

Il Verziere Bio
Dove
: Piazza Leonardo da Vinci
Quando: tutti i mercoledì, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana davanti al Politecnico i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

Mercato di Campagna Amica
Dove
: Via Ripamonti 35
Quando: mercoledì e sabato dalle 8.00 alle 13.00 (mercato bisettimanale)
A pochi passi da Porta Romana si trova l’ex Consorzio Agrario di Milano e Lodi, all’interno del quale viene allestito il mercato di Campagna Amica: qui una ventina di produttori portano prodotti genuini direttamente sulle tavole dei milanesi.

mercati agricoliLa Campagna Nutre la Città
Dove
: Piazza Santa Francesca Romana
Quando: tutti i mercoledì dalle 7.30 alle 18.30
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano ogni settimana questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

GIOVEDÌ

Il Verziere Bio
Dove
: Piazza Antonio Gramsci
Quando: tutti i giovedì, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana in Piazza Gramsci i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

La Campagna Nutre la Città
Dove
: Piazza Nazaro in Brolo
Quando: tutti i giovedì dalle 8.00 alle 17.00
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano ogni settimana questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

mercati agricoliMercato in Bellezza
Dove
: Via Bellezza 16
Quando: tutti i giovedì, dalle 15.30 alle 20.00
All’interno del Circolo Arci Bellezza, l’organizzazione Contadini Resistenti presentano i prodotti artigianali della provincia di Piacenza.

VENERDÌ

mercati agricoliIl Verziere Bio
Dove
: Il Giardino delle Culture
Quando: tutti i venerdì, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana presso il Giardino delle Culture i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

SABATO

Il Verziere Bio
Dove
: Via Gaetano de Castillia 26
Quando: tutti i sabati, dalle 9.00 alle 15.00
Ogni settimana presso La Stecca 3.0 i produttori di Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) propongono frutta, verdura, formaggi e salumi, frutto di una lavorazione priva di sostanze chimiche che rispecchia l’ambiente.

Mercato Agricolo dei Navigli
Dove
: Alzaia Naviglio Grande 116
Quando: tutti i sabato, dalle 7.30 alle 14.00
Un sabato a passeggiare lungo il Naviglio e tra le bancarelle di un mercato: si può iniziare meglio il weekend?

Mercato della Terra

mercati agricoliDove: Via Procaccini 4
Quando: 1° e 3° sabato del mese, dalle 9.00 alle 14.00
I Mercati della Terra sono una vera e propria rete internazionale di mercati dedicati ai prodotti locali e di stagione. A Milano lo si trova presso il centro culturale della Fabbrica del Vapore, zona Paolo Sarpi.

Mercato di Campagna Amica
Dove
: Via Ripamonti 35
Quando: mercoledì e sabato dalle 8.00 alle 13.00 (mercato bisettimanale)
A pochi passi da Porta Romana si trova l’ex Consorzio Agrario di Milano e Lodi, all’interno del quale viene allestito il mercato di Campagna Amica: qui una ventina di produttori portano prodotti genuini direttamente sulle tavole dei milanesi.

Mercato Agri-Cultura
Dove
: Viale dei Missaglia 44/2
Quando: tutti i sabati, dalle 9.00 alle 18.00
Ogni settimana Serra Lorenzini, nel quartiere di Chiesa Rossa, propone un mercato a filiera corta con prodotti enogastronomici italiani.

La Campagna Nutre la Città
Dove
: Piazza Durante
Quando: 2° e 4° sabato del mese, dalle 8.00 alle 14.00
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

Mercato Consorzio Agrituristico Mantovano
Dove
: Piazza Santa Maria del Suffragio
Quando: tutti i sabati, dalle 8.00 alle 14.00
Ogni settimana le eccellenze mantovane raggiungono Milano per proporre in città prodotti di fattoria genuini.

DOMENICA

La Campagna Nutre la Città
Dove
: Via San Domenico Savio 3 (Complesso Monumentale Chiesa Rossa)
Quando: 1° e 3° domenica del mese, dalle 9.00 alle 18.00
CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) e Donne in Campo organizzano questo mercatino agricolo, dedicato al meglio della produzione lombarda.

mercati agricoliMercato Agricolo Serra Galbiati
Dove
: Via Rombon 97
Quando: tutte le domeniche, dalle 9.00 alle 14.00
A Lambrate il garden center Galbiati propone un mercatino dove è possibile trovare pane e prodotti da forno, formaggi, vini dell’Oltrepò Pavese, miele, piante aromatiche e, ovviamente, frutta e verdura.

 

VANESSA MARAN

 

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Gli Ottavi di Finale della COPPA DEL MONDO a Milano

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ottavi mondiali
(AP Photo/Thanassis Stavrakis)

A partire da domani i Mondiali in Russia entreranno nel vivo, con la fase ad eliminazione diretta che non lascerà più spazio a calcoli e meline, assicurandoci emozioni, tensione ed intensità tra le 16 migliori nazionali delle 208 che hanno partecipato a questa edizione, iniziata il 12 marzo 2015 con Timor Leste-Mongolia 0-3, in attesa del vincitore che verrà deciso il 15 luglio 2018 a Mosca.

Intanto abbiamo giocato gli ottavi di finale qui, a Milano.

#1 Francia – Argentina

ottavi mondiali
Foto aerea di corso Buenos Aires

I cugini d’oltralpe, si sa, storicamente non ci stanno simpaticissimi e anche ultimamente, tra carezze al Papa, sconfinamenti e insulti gratuiti, non è tutto rose e fiori.

Inutile sottolineare invece gli storici legami che ci connettono all’Argentina, che oggi ufficialmente conta solo 8000 cittadini residenti in Lombardia, numero però falsato se si pensa agli oltre tre milioni di italiani emigrati laggiù tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento: ormai sono tutti oriundi. Anche in loro onore, e in occasione dell’Expo 1906 a Milano, venne intitolato il viale che oggi conosciamo come corso Buenos Aires.

Abitanti a Milano: Francia batte Argentina 3382 a 470.

 

#2 Uruguay – Portogallo

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Alcuni membri della comunità uruguaiana a Milano in occasione della loro festa nazionale, il 25 agosto

Al 1° gennaio 2018, gli uruguaiani residenti a Milano erano 133, roba che li si può contare casa per casa. Parliamo comunque di una nazione dove il 40% delle persone ha origine italiana, oltre che ad avere un trimestrale, tre mensili, un settimanale e un quotidiano nella nostra lingua.

Del Portogallo invece, nonostante sia nell’Unione Europea, a Milano continua a mancarci la sua cucina.

Abitanti a Milano: Portogallo batte Uruguay 449 a 133.

Leggi anche: 20 specialità dello street food europeo a Milano

 

#3 Brasile – Messico

ottavi mondiali
Un ristorante brasiliano a Milano

Altro scontro, altra storia, perchè se a Milano si trovano poco più di 3000 brasiliani, il 7,7% dei cognomi in Brasile risulta essere di origine italiana, e gli oriundi dai 15 ai 30 milioni. Sintomo di questo sostrato sono gli innumerevoli ristoranti brasiliani, anche di qualità, che troviamo nella nostra città.

I messicani a Milano, invece, sono 250, ma, anche qui, i numeri rischiano di essere drogati dagli 85.000 connazionali facenti parte del pueblo, alcuni dei quali, in passato, arrivati anche a fare gli astronauti.

Abitanti a Milano: Brasile batte Messico 3080 a 274.

 

#4 Belgio – Giappone

ottavi mondiali
Le storiche Ginkgo Biloba all’Orto Botanico di Brera

Qui la partita è tutta tra cucina e botanica: l’angolo più belga di Milano è in via Sannio, al Vent du Nord, brasserie con cucina tipica, tanta birra e moules-frites.

Al di là del sushi, invece, la vera perla nipponica in città è all’Orto Botanico di Brera e si chiama Ginkgo Biloba, pianta antichissima originatasi più di 250 milioni di anni fa (in Cina) e il cui nome deriva dal giapponese ぎんきょう, ginkyō, ovvero albicocca d’argento. Chissà quanti dei 1743 giapponesi di Milano l’hanno vista.

Abitanti a Milano: Giappone batte Belgio 1743 a 245.

 

#5 Spagna – Russia

ottavi mondiali
Un evento all’Associazione Italia Russia di via Cadore 16 a Milano

Jamon, paella, sangria, tapas, fino al bocadillo: la Spagna a Milano c’è.

Nel frattempo, sarebbe bene approfittare dell’esposizione mediatica che sta avendo la Madre Russia in occasione della manifestazione, anche e soprattutto di quanto accade fuori e attorno ai campi,  per decidere di andare a scoprirla.

Abitanti a Milano: Russia batte Spagna 2093 a 2055.

 

#6 Croazia – Danimarca

ottavi mondiali
Inaugurazione della statua di Ruggero Giuseppe Boscovich, genio croato, donata a Milano dalla città di Zagabria

Gli italiani hanno già scelto: a fronte di 1,1 milioni di compaesani che hanno trascorso le vacanze in Croazia lo scorso anno, solo 50.000 sono andati in Danimarca (in cambio, 650.000 danesi hanno visitato la nostra penisola).

Se in più aggiungiamo i Royal Dansk, insomma i biscotti tipici della Danimarca, diventa facile indovinare per chi si tiferà a Milano. Anche se i nostalgici di Fiume potrebbero pensarla diversamente. Ops, Rijeka.

Abitanti a Milano: Croazia batte Danimarca 396 a 112.

 

#7 Svezia – Svizzera

ottavi mondiali
Interni della Björk Swedish Brasserie di via Panfilo Castaldi 20

Dopo aver messo in riga Olanda, Italia e Germania, gli uomini di ventura svedesi si apprestano ad affrontare la solida Svizzera di Vladimir Petković.

Certamente, Björk (sia la brasserie milanese, sia l’artista) piace a tutti, ma come dimenticarci del nostro affetto verso il Canton Ticino?

Abitanti a Milano: Svizzera batte Svezia 574 a 209.

Leggi anche: 10 motivi per cui il Ticino va riammesso a Milano

 

#8 Colombia – Inghilterra

ottavi mondiali
Immagine promozionale per lo stand colombiano al Milano Coffee Festival

I colombiani a Milano sono poco meno di mille, ma comunque in giro si trovano ottime soluzioni per poter esperire della loro cucina anche qua.

L’Inghilterra non ha più Joe Hart, più volte bullizzato dal nostro Andrea Pirlo, ed è l’unica selezione con in rosa giocatori provenienti esclusivamente dal proprio campionato nazionale, che è anche il più ricco e seguito al mondo, la Premier League. Detto questo, se volete sostenerla potrete farlo mangiando fish and chips.

Abitanti a Milano: Inghilterra (ma con in più Galles, Irlanda del Nord e Scozia, il Regno Unito in pratica) batte Colombia 1657 a 928. Varrà?

 

E voi, per chi farete il tifo?

 

HARI DE MIRANDA

 

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Inquinamento acustico: cosa fare contro i RUMORI molesti a Milano

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Il 9 settembre del 1950 il Corriere della Sera scrisse che “nella battaglia contro i rumori, è entrata in azione, da qualche giorno, un’arma segreta“. Si trattava del fonometro, una piccola cassetta rivestita di pelle nera. Compito del fonometro era di misurare e registrare l’intensità e il volume dei suoni. Il Corriere concludeva con grande fiducia: “D’ora in avanti chi farà urlare smodatamente il suo motore non potrà chiamare in causa, a sua difesa, l’ipersensibilità d’orecchi di chi è incaricato di rilevare le irregolarità”.

Sembrava che questo aggeggio potesse risolvere l’inquinamento acustico della città. Ma come è andata a finire? E soprattutto, cosa si può fare oggi a Milano contro i rumori molesti?
Lo abbiamo chiesto al Settore Politiche Ambientali ed Energetiche del Comune di Milano. Ecco cosa ci hanno risposto.

Quando rivolgersi al Comune
Rispetto agli anni cinquanta non ci sono più fonometri sparsi nella città a segnalare picchi di disturbo. Ai nostri giorni l’ufficio comunale può intervenire in caso di inquinamento acustico solo quando il rumore è prodotto da impianti o attrezzature utilizzati per attività produttive, commerciali o professionali.

Come segnalare un presunto fenomeno di inquinamento acustico
La procedura è piuttosto complessa. Occorre compilare un apposito modulo in cui si riportano tutte le caratteristiche del rumore molesto e presentarlo al protocollo del Settore del Settore Politiche Ambientali ed Energetiche in via Beccaria.
La segnalazione comporta l’avvio di un formale procedimento amministrativo per presunto inquinamento acustico.
Trascorsi 30 giorni dalla data di avvio del procedimento l’amministrazione si riserva di chiedere all’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia) di effettuare rilevazioni fonometriche unicamente nell’abitazione della persona che ha presentato l’esposto.

A questo punto entra in funzione sempre lui: il fonometro. Con la rilevazione che viene fatta in esclusiva da parte dei tecnici di A.R.P.A. Lombardia. Le indagini fonometriche all’interno dell’abitazione disturbata sono indispensabili per poter stabilire se vengono effettivamente superati i limiti previsti dalla vigente normativa in materia di inquinamento acustico.
Dopo la rilevazione si potrà procedere a seconda della gravità dell’inquinamento acustico a intimare la riduzione o la cessazione del rumore, fino all’estremo della segnalazione all’Autorità Giudiziaria per ipotesi di reato.

Esclusioni
Non rientrano nell’ambito delle competenze dell’Ufficio:
1. rumorosità determinata da impianti comuni del proprio condominio (ascensore, caldaia condominiale, autoclave, impianti di climatizzazione/condizionamento condominiali, ecc.);
2. rumorosità determinata dal funzionamento di impianti e/o attrezzature in uso ad abitazioni private;
3. comportamenti di privati cittadini all’interno delle proprie abitazioni (es. utilizzo di strumenti musicali o mantenimento di alto volume di impianti di diffusione sonora e/o televisivi);
4. i lavori edili effettuati all’interno delle singole unità immobiliari di un condominio;
5. l’attivazione di cantieri edili o stradali per il ripristino urgente dell’erogazione di servizi pubblici (traffico, linee telefoniche, elettriche, fognature, acqua potabile, gas, ecc.);
6. le operazioni effettuate per fronteggiare od evitare il verificarsi di situazioni di pericolo o stati di necessità;
7. le operazione di pulizia delle strade, le operazioni di raccolta dei rifiuti solidi urbani e le operazioni di manutenzione di parchi e giardini pubblici;
8. la pubblicità elettorale.

MILANO CITTA’ STATO

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7 STEREOTIPI del milanese di destra e di sinistra

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Sinistra e destra esistono ancora? Per scoprirlo siamo andati in piazza Duomo a chiedere ai milanesi qualche stereotipo su chi è di destra e su chi è di sinistra.

Il sondaggione si è svolto così:

  • La prima domanda era sempre uguale: sei di destra o di sinistra?
  • Poi a quelli di destra abbiamo chiesto uno stereotipo su quelli di sinistra e a quelli di sinistra uno stereotipo su quelli di destra.
  • Per limitare il campo abbiamo chiesto che lo stereotipo fosse riferito a una di queste categorie: ricchezza, uomini, donne, i giovani, la cultura, il lavoro e i politici.

Quello che è emerso ci attirerà un odio bipartisan.

7 stereotipi del milanese di destra e di sinistra

 

Ricchezza

Da sinistra: “Quelli di destra sono evasori e portano i soldi all’estero”

Da destra: “Quelli di sinistra sono figli di papà e vivono di rendita”

 

Uomini

Da sinistra: “Quelli di destra sono contro le unioni civili e non vogliono gli immigrati”

Da destra: “Tutti i gay sono di sinistra”

 

Donne

Da destra: “Quelle di sinistra sono brutte (tranne le renziane… però Renzi è di destra ah ah ah)”

Da sinistra: “Quelle di destra sono fighe di legno (e tutte rifatte)”

 

I giovani

Da destra: “I giovani di sinistra si drogano (con le canne)”

Da sinistra: “I giovani di destra si drogano (con la cocaina)”

 

La cultura

Da destra: “Quelli di sinistra sono pallosi”

Da sinistra: “Quelli di destra se aprono un libro si addormentano”

 

Il lavoro

Da sinistra: “Quelli di destra lavorano tutto il giorno per comprare la Porsche”

Da destra: “Quelli di sinistra odiano chi li fa lavorare”

 

I politici

Da sinistra: “I politici di destra rubano”

Da destra: “I politici di sinistra rubano”

MILANO CITTA’ STATO

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Perché Milano è più GRANDE di Roma

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Milano e Roma

Un elenco di evidenze che dimostrano che anche se le dimensioni non contano, nelle dimensioni saremmo i primi.

 

Perché Milano è più GRANDE di Roma: la dimostrazione scientifica

#1 Perchè ha più abitanti

L’area funzionale urbana (FUA) che è la definizione di città più rigorosa a livello internazionale indica che Milano ha 9 milioni di abitanti, Roma 3,5.

#2 Perché è più vicina al resto del mondo

Perchè è meglio collegata e ha più aziende internazionali.

#3 Perché è un crocevia di secoli di culture diverse

Milano ha avuto l’influenza di Roma ma Roma non ha avuto Milano. E si vede. 

#4 Perchè ci si muove meglio

Perché già Stendhal aveva detto che le strade di Milano sono una meraviglia.

#5 Perchè ha confini più estesi

Perché invece di credersi la più grande d’Italia, Milano mira a diventare la numero uno d’Europa

#6 Perchè rende i cittadini più grandi

A Roma si diventa romani, a Milano si diventa migliori.

#7 Per la percezione soggettiva

Perché così la sentono i cittadini e le persone di tutto il mondo.

#8 Perché è come Los Angeles

Milano è una città diffusa: Monza è Milano, anche Bergamo, è tutto attaccato. A Vigevano c’è una delle piazze più belle del mondo. Il limite di Milano sono le montagne, mentre per Roma è il Grande Accordo Anulare.

#9 Per le legge dell’economia

Milano è tra le città più ricche d’Europa. Tutto il resto è sovrastruttura.

#10 Perché guarda avanti e non indietro

Ma se inizia a celebrare troppo se stessa commette lo stesso errore della Roma di un tempo.

Per concludere qualche dato:
Per PopulationData.net Milano per dimensioni risulta la terza città in Europa, davanti ha solo Londra – la migliore della classifica – e Parigi, e la 61° nel mondo. La cattiva notizia per Roma è che si trova solo settima nel Continente e drammaticamente fuori dalle prime 100 nel pianeta, esattamente al 108° posto.

Dallo studio va a cadere un luogo comune storico per il nostro Paese, abituato a considerare Roma più grande di Milano per estensione e popolazione. Un errore per la nuova demografia, la Capitale conta su 4.231.244 abitanti e la città dei Navigli ben 6.769.497 mentre per l’anagrafe comunale la proporzione è ribaltata con Roma che vale oltre il doppio di Milano: 2.863.322 residenti contro 1.324.169. Ma ripetiamo, i calcoli di PopulationData.net si riferiscono alle aggregazioni centrali e alle loro zone d’irradiamento, ossia quei comuni collegati da caratteristiche non soltanto territoriali ma anche dai servizi e dalle attività economiche. Niente trucchi, niente inganni.

Continua la lettura con: Abitanti di Milano: quanti sono?

 

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20 specialità dello STREET FOOD europeo: dove gustarle a Milano

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street food

TasteAtlas.com è una pepita d’oro per gli amanti del cibo a tutte le latitudini: il sito permette infatti di esplorare, tramite mappe interattive e con una grafica attraente, le specialità gastronomiche di ogni parte del mondo, dai piatti più tradizionali allo street food. Siamo partiti da quest’ultima mappa per poi risalire ad alcuni dei luoghi dove poter esperire queste particolarità per le strade di Milano, o per trovare mercati aggredibili.

#1 Porilainen – Finlandia

street food

Una rarità, ma ai mercatini di Natale o ai Boreali, il più grande festival italiano sulla cultura del Nord Europa, si trova. Il Porilainen, dalla cittadina di Pori sul Mar Baltico, è un sandwich di pane bianco con dentro una spessa salsiccia e farciture varie.

#2 Köttbullar – Svezia

street food

In parole povere, le polpette dell’IKEA. Ma oltre che nei grandi magazzini svedesi, potete gustarle alla Björk Brasserie di via Panfilo Castaldi 20.

#3 Pølser – Danimarca

street food

L’hot dog danese lo riconosci dalla montagna di croccanti cipolle fritte che lo sovrasta…”. Va servito, oltre che con la tradizionale salsiccia rossastra rød pølse, con la rémoulade, la mostarda, le canoniche cipolle e tanti cetrioli. Il miglior ristorante per provare specialità danesi a Milano era lo Smøøshi, a Cadorna, ma ha chiuso.

#4 Zapiekanka – Polonia

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Il nome di questo panino è un perfetto esempio da lost in translation: deriva infatti dal verbo zapiekać, “cuocere un piatto in modo che i suoi ingredienti si combinino e vengano ricoperti da una crosta croccante“. Va condito con funghi bianchi e ketchup, oltre che con vari formaggi che vanno tostati fino a quando si sciolgono. I sapori polacchi a Milano sono solo al Bar Altro Mondo di via Bezzecca 24, il locale di Agnieszka Witkowska e Violetta Ciechanowska.

#5 Fish and Chips – Regno Unito

street food

Un piatto che non ha bisogno di presentazioni: chi non l’ha mai mangiato? Il posto più adatto per provarlo a Milano pare essere il Pinch Spirits & Kitchen a Ripa di Porta Ticinese 63.

#6 Breakfast Roll – Irlanda

street food

La rollóg bhricfeasta irlandese è per stomaci forti, dato che è stata concepita per la colazione (ma ovviamente viene servita e consumata in qualsiasi momento del giorno): baguette con salsicce, bacon, pudding, burro, funghi, pomodori, ketchup o salsa barbecue, con eventuale aggiunta di fritella di patate o uovo fritto. Qui da noi i migliori locali per provare la roll o le sue varianti sono California Bakery, Vintage Bakery, That’s Bakery, Taglio e Madama Hostel & Bistrot.

#7 Kapsalon – Paesi Bassi

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1800 calorie in una botta sola, il Kapsalon olandese è la fusione tra le leggendarie frietjes e il Shawarma levantino, un’autentica bomba multietnica. La sua origine è curiosa: risale infatti solo al 2003, quando Nathaniël Gomes, un parrucchiere capoverdiano di Rotterdam, in collaborazione col negozio mediorientale di alimentari “El Aviva” ha messo insieme tutti i suoi ingredienti preferiti in un unico piatto. Kapsalon significa appunto parrucchiere. Non è ancora sbarcato a Milano, ma di posti dove mangiare le frietjes o il Shawarma, per fortuna, ne abbiamo.

#8 Currywurst – Germania

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Dall’unione di curry e bratwurst, tedesco per salsiccia. Si tratta appunto di una salsiccia, grigliata o bollita, tagliata a rondelle, condita da salsa di pomodoro o ketchup, spolverata di curry e accompagnata da pane bianco o patatine fritte. A Milano si trovava al Wurstel Prince in zona Navigli e al Boh!? in via Enrico Stendhal, ora entrambi chiusi: un’ottima opportunità per tutti i ristoratori.

#9 Párek v rohlíku – Repubblica Ceca

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Letteralmente panino di salsiccia, si differenzia dal classico hot dog, dove viene affettato il panino a metà piazzando la carne nel solco risultante, dal fatto che in questo viene tagliata la testa del pane (rohlík) e creata una cavità che viene poi allargata inserendo al suo interno salsiccia e condimenti. Qualcosa di simile a Milano si può trovare al Beershow di via Pietro Borsieri 30.

#10 Perepichka – Ucraina

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Pastella e salsiccia: andiamo via leggeri. Anche se tutti consigliano di provare la perepichka per le strade di Kiev, a Milano abbiamo la Veranda di via Bezzecca 6 che ci immerge nelle specialità ucraine.

#11 Jambon beurre – Francia

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In Francia, ne vendono 3 milioni al giorno: si tratta di una baguette aperta da un lato e riempita con burro e fette di prosciutto. Per un pranzo nei momenti di fretta, tipico del milanese scatenato, si va allora a La Baguette di via Savona 20.

#12 Pan Bagnat – Francia

street food

La chicca della Provenza, in particolar modo di Nizza. Si prepara con il pain de campagne e la salade niçoise, che contiene uova sode, pomodori, acciughe sotto sale, peperoni, carciofi, olive, abbondante olio di oliva, sale e pepe, tipica anche della Liguria. Qui si trova a Un Posto Incredibile, il bar dei Bagni Misteriosi, in via Carlo Botta 18.

#13 Lángos – Ungheria

street food

Il lángos ha una storia antica, che parte dall’Impero Romano e, passando dagli Imperi Bizantino e Ottomano, arriva fino ai magiari di oggi. Il suo nome attuale deriva dall’ungherese láng, fuoco, e i suoi ingredienti principali sono farina, lievito, acqua, sale, a cui si aggiungono le componenti delle diete più svariate, anche quella vegana. A Milano non esiste un locale che serva i lángos propriamente detti, ma a dare una sbirciata al TripAdvisor ungherese troviamo un posto insospettabile dove ne parlano: Luini.

#14 Covrigi – Romania

street food

La risposta rumena ai pretzel. I covrigi sono popolarissimi in tutte le aree urbane della Romania, specialmente a Buzău, e in alcuni posti si usa addirittura regalarli. Da noi la miglior cucina rumena è alla Bucătăria de Acasă, a San Donato Milanese, in via Unica Bolgiano 9.

#15 Burek – Balcani

street food

Un piatto tipico della cucina turca, dov’è conosciuto come börek, diffuso nei Balcani dagli ottomani. Le sue componenti principali sono pasta sfoglia e formaggio, carne macinata, spinaci e lapazio. A Milano, purtroppo, ha chiuso l’unico locale specializzato in street food balcanico, che era l’OPA, sui Navigli.

#16 Bocadillo – Spagna

street food

I sandwich per eccellenza del mondo spagnolo, da riempire a piacimento. I migliori in città sono al 100 Montaditos, sui Navigli in via Ascanio Sforza 49.

#17 Bifana – Portogallo

street food

Uno dei panini emblematici della cucina portoghese, una ricetta che prevede carne di maiale marinata con vino bianco, paprika dolce, aglio, alloro, sale e pepe. L’unico locale espressamente dedicato all’enogastronomia lusitana a Milano è in via Francesco Sforza 3 ed è la Casa Portuguesa, fondata dall’avvocato Daria Pesce, console onorario del Portogallo a Milano.

#18 Gyros – Grecia

street food

Il gyros è la versione greca dello shawarma arabo e del döner turco, con la peculiarità di essere tipicamente servito con carne di maiale. La parola deriva dal greco moderno guros, tornitura. Cibo amatissimo nel continente, per gustarlo a Milano c’è l’imbarazzo della scelta.

#19 Döner Kebap – Turchia

street food

Presentazione meno necessaria di quella per il fish and chips, quindi andiamo alle curiosità: è una ricetta diffusa nell’Impero Ottomano da più di 300 anni e solo in Turchia ne esistono 6 varianti, mentre nel mondo quelle più caratteristiche si trovano in Azerbaijan, Vietnam e Giappone. Inutile distogliervi dal vostro kebabbaro di fiducia, ci limitiamo a segnalarvi il Meydan di via Pergolesi 3 e il Mekan di piazza Baiamonti 2, per un’alternativa di qualità.

#20 Tantuni – Turchia

street food

Il fiore all’occhiello gastronomico della città di Mersin, sul Mar Mediterraneo. Il tantuni è un dürüm, la piadina turca, piccante, con all’interno carne di manzo o agnello, cipolle, pomodori, prezzemolo e peperoncini verdi. Ufficialmente, è introvabile a Milano.

 

HARI DE MIRANDA

 

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* Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
* Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
* Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
* “Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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La breve storia dei CAMMELLI di Porta Venezia

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Nell’estate del 1929 era possibile farsi un giro dei giardini di Porta Venezia sulla groppa di un cammello. Non erano fuggiti dallo zoo che sorgeva ai lati del parco: si trattava di 7 cammelli provenienti dall’Esposizione di Torino dell’anno precedente, donati al Comune di Milano da un parlamentare, l’onorevole Teruzzi, per valorizzare i giardini pubblici.

Il servizio di trasporto fu inaugurato a giugno e per alcune settimane si poté montare sui cammelli assistiti da alcuni berberi della regione del Fezzan. Alla fine dell’estate il servizio fu soppresso.

Proseguì invece l’attività dello zoo inaugurato sul lato occidentale dei giardini di Porta Venezia qualche anno prima, nel 1923. Tra gli animali ospitati spiccavano le giraffe, le foche, i pinguini, i leoni e la grande star: l’elefantessa Bombay. Negli anni sessanta lo zoo arrivò a contenere oltre 500 animali. Venne chiuso nel 1991. 

Leggi anche: Bombé e gli elefanti dello zoo di Milano 

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Ultimo piano del palazzo Lombardia: un BELVEDERE da ridare ai cittadini

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La scorsa settimana abbiamo parlato dello spreco di verde da parte del Comune, con il Vivaio Riva che è stato chiuso e reso inaccessibile (qui l’articolo). Oggi passiamo alla Regione che vorremmo consentisse ai cittadini la possibilità di godere del più bel panorama sulla città.

L’ULTIMO PIANO DEL PALAZZO LOMBARDIA

tramonto palazzo lombardia (foto: Sironi)
tramonto palazzo lombardia (foto: Sironi)

E’ un spazio stupendo da cui si gode una vista unica su tutto l’arco alpino. Per vedere quanto è bello basta essere amici su Instagram di qualche politico della Regione che si fa i selfie in cima al grattacielo.

A disposizione dei consiglieri e della giunta, un tempo visitabile la domenica ma da qualche tempo, come riportato sul sito della Regione, inaccessibile al pubblico, senza sapere il motivo della chiusura (che riguarda solo i cittadini) o qualche riferimento per la sua riapertura.

Abbiamo provato a chiedere se lo stadio è inaccessibile per problemi ma ci è stato risposto che lo spazio è a disposizione per affitti a pagamento o per iniziative degli assessori, quindi è agibile. Ma non per i cittadini. E non ci è stato detto se e quando lo sarà. 

Risultato: lo stupendo ultimo piano della regione Lombardia, l’immenso spazio da cui si gode il miglior panorama sulla città, è quasi sempre lasciato vuoto, inaccessibile per i cittadini, inutilizzabile per associazioni estranee alla politica, a disposizione solo dei politici. 

Speriamo che i politici della Regione si diano da fare per consentire l’accesso a questo spazio unico anche a cittadini e organizzazioni del territorio.

MILANO CITTA’ STATO

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MILANO-ROMA in TRENO: come è cambiato dall’ottocento a oggi

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il settebello sulla milano roma
Il settebello sulla Milano Roma

E’ uno dei pochi primati nazionali che manca a Milano. La prima ferrovia italiana fu inaugurata a Napoli il 3 ottobre 1839, sette chilometri fino a Portici, 14 anni dopo la prima ferrovia commerciale sorta in Inghilterra.

La prima ferrovia a Milano comparve qualche mese dopo: la Milano – Monza, inaugurata nel 1840, lunga 12 chilometri. Solo a partire dal 1880 ebbe inizio un collegamento diretto giornaliero tra Milano e Roma: il diretto “1”. Era un treno a vapore che percorreva la distanza tra le due città in circa 14 ore.

Il primo servizio a trazione elettrica italiano venne attivato l’8 febbraio 1899 sulla Milano- Monza, ma mostrò presto i propri limiti: le batterie erano pesanti e l’autonomia era poca, così l’esperimento ad accumulatori fu pertanto abbandonato già nel 1903 e non ebbe più seguito.
Nel Novecento comunque la rete divenne elettrica e i treni guadagnarono in velocità.

A inizio degli anni Trenta per andare da Milano a Roma il rapido più veloce impiegava 9 ore e 40, con una media di circa 65 chilometri all’ora. Il Direttissimo ci metteva 11 ore e 35 minuti.
Negli anni Ottanta arriva l’alta velocità: nel 1988 gli ETR.450 in servizio regolare a 250 km/h collocano i servizi Milano-Roma al secondo posto in Europa per velocità massima, subito dopo i TGV francesi, che in quegli anni viaggiano a 270 km/h.

Oggi si riesce a raggiungere Roma in meno di 3 ore.

C’è da dire che non tutte le tratte sono migliorate così tanto, specie quelle internazionali. Qualche esempio?

Con i treni più veloci:
Per andare a Berlino ci vogliono oltre 12 ore (media 85 chilometri all’ora).
Per andare a Barcellona ci vogliono 12 ore (media 80 chilometri all’ora).
Per arrivare a Nizza ci vogliono 5 ore (media 70 chilometri all’ora).

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Una proposta per Sala: organizziamo a Milano il G8 DELLE CITTA’. Con queste città internazionali e su questi temi

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Gli stati faticano tra burocrazia e debiti colossali, mentre le aree urbane crescono e competono sempre di più tra di loro.
Ci piacerebbe che il nostro sindaco, che ha più volte manifestato l’interesse a che Milano abbia un ruolo internazionale rilevante, mostrasse l’intraprendenza di organizzare da noi un G8 delle città. Si potrebbero così condividere problemi e soluzioni e avviare una nuova fase di collaborazione capace di incidere nella storia.
I temi tipicamente urbani che si dovrebbero affrontare sarebbero questi: Smog, Qualità della vita, Trasporti pubblici, Verde/politiche ambientali, Integrazione, Startup/innovazione, Partecipazione dei cittadini, Pa/digitalizzazione, Welfare cittadino, Efficienza nella gestione delle risorse economiche, Rapporti tra città e stati nazione

Ecco quali sono le città da invitare.

Le città del G8

New York City


Significato: Nuova York
Sindaco: Bill De Blasio
Fondazione: 1624 (Primo nome: Nuova Amsterdam)
Abitanti: 8,5 milioni
Tipo di amministrazione della città: potere esecutivo, legislativo e giudiziario
Distretti: Manhattan, The Bronx, Queens, Brooklyn e Staten Island
PIL: 1300 miliardi di dollari
Metropolitana: 1142 km (472 stazioni), in servizio 24 ore su 24.
Luoghi geografici rilevanti: Central Park, fiume Hudson, Oceano Atlantico
Luoghi di interesse: Statua della Libertà, Ponte di Brooklyn, Broadway, Wall Street, Times Square, Empire State Building
Soprannome: Grande Mela
Gemellata in Italia con: Roma

Singapore


Significato: Città del leone
Presidente: Halimah Yacob
Fondazione: 1299
Abitanti: 5,3 milioni
Tipo di amministrazione della città: città stato indipendente (Repubblica di Singapore)
PIL: 297 miliardi di dollari
Metropolitana: 170 km (5 linee)
Luoghi geografici rilevanti: Oceano Pacifico, Penisola di Malacca, isola Pulau Ujong, fiume Singapore
Luoghi di interesse: Giardini botanici, Singapore Flyer, Singapore Changi Airport, Marina Bay
Soprannome: Lion City
Gemellata in Italia con: Nessuna

Tokyo


Significato: Capitale orientale
Governatore: Yuriko Koike
Fondazione: 1180 (Primo nome: Edo)
Abitanti: 13,7 milioni
Tipo di amministrazione della città: città stato (suddivisa in 23 quartieri speciali con autonomia simile alle altre città giapponesi)
PIL: 1.479 miliardi di dollari
Metropolitana: 13 linee, 274 stazioni (la più utilizzata al mondo)
Luoghi geografici rilevanti: parco di Ueno, baia di Tokyo, isola di Honshu, fiumi Tama Edo Sumida, pianura di Kanto, monte Kumotori, Isole Izu
Luoghi di interesse: Odaiba, Senso-ji, Tokyo Sky Tree, Asakusa, Tokyo City View Observation Deck
Soprannome: nessuno
Gemellata in Italia con: Roma

Hong Kong


Significato: Porto profumato
Capo esecutivo: Carrie Lam
Fondazione: 1514 d.c.
Abitanti: 7,4 milioni
Tipo di amministrazione della città: città stato (Regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica Popolare Cinese: completamente autonoma- ha anche una sua moneta- eccetto che per la difesa e la politica estera), suddivisa in 18 distretti
PIL: 321 miliardi di dollari
Metropolitana: 174 km, 9 linee, 82 stazioni (90% degli abitanti prendono mezzi pubblici)
Luoghi geografici rilevanti: fiume delle perle, mar cinese meridionale, isola di Aberdeen, penisola di Kowloon, Shenzhen, Monte Tai Mo Shan, Hong Kong Global Geopark, isola di Hong Kong
Luoghi di interesse: porto, skyline (1.294 grattacieli), International Commerce Centre, Central Plaza, The Center, Bank of China Tower
Soprannome: nessuno
Gemellata in Italia con: nessuno

Berlino


Significato: isola di fiume
Sindaco: Michael Müller
Fondazione: 1237 d.c.
Abitanti: 3,5 milioni
Tipo di amministrazione della città: città stato, suddivisa in 12 distretti
PIL: 124 miliardi di euro
Metropolitana: 482 km, 25 linee (Sbahn, Ubahn)
Luoghi geografici rilevanti: fiumi Sprea e Havel, parco Tiergarten, laghi Wannsee e Mueggelsee, Potsdam
Luoghi di interesse: Museum Insel, Porta di Brandeburgo, Philarmonie, Statua della Vittoria, Torre della Televisione, Berlinale, Muro (East Side Gallery), Potsdamer Platz, Tropical Island
Soprannome: nessuno
Gemellata in Italia con: Trento

Mosca

Significato: isola di fiume
Governatore: Sergej Semënovič Sobjanin
Fondazione: 1147 d.c.
Abitanti: 12,5 milioni
Tipo di amministrazione della città: città stato (città federale), suddivisa in 12 distretti
PIL: 290 miliardi di dollari
Metropolitana: 346,2 km, 12 linee, 206 stazioni
Luoghi geografici rilevanti: fiume Moscova, Gorkij Park, Parco Nazionale di Losinij Ostrov
Luoghi di interesse: Cattedrale di Cristo Salvatore, Cremlino, MIBC, Piazza Rossa, Cattedrale di San Basilio, Teatro Bol’šoj, Torre di Ostankino, Torre della Federazione
Soprannome: terza Roma
Gemellata in Italia con: nessuno

Dubai


Significato: piccola locusta
Primo ministro: Mohammed bin Rashid Al Maktum
Fondazione: 1833 d.c.
Abitanti: 3 milioni
Tipo di amministrazione della città: città stato (emirato), suddivisa in 9 settori
PIL: 105,6 miliardi di dollari
Metropolitana: 74,6 km, 2 linee
Luoghi geografici rilevanti: golfo Persico, Abu Dhabi, deserto Arabico, Palm Island
Luoghi di interesse: museo di Dubai, Jebel Ali, Dubailand, Dubai City Tower, Burj Khalifa, the World, Burj al-Arab, Dubai Mall, Ski Dubai
Soprannome: nessuno
Gemellata in Italia con: Milano, Napoli, Stresa

Londra


Significato: fiume troppo largo per guado
Sindaco: Sadiq Khan
Fondazione: 43 d.c. (primo nome: Londinium)
Abitanti: 8,8 milioni
Tipo di amministrazione della città: città stato (dal 2000), suddivisa in 2 contee
PIL: 2500 miliardi di dollari
Metropolitana: 408 km, 11 linee, 270 stazioni
Luoghi geografici rilevanti: Tamigi, Hyde Park, Greenwich
Luoghi di interesse: Torre di Londra, Westminster, London Bridge, National Gallery, London Eye, St. Paul, Buckingham Palace, Covent Garden, Royal Albert Hall, Wembley Stadium
Soprannome: nessuno
Gemellata in Italia con: Roma

Milano (Città ospitante)


Significato: in mezzo alle terre
Sindaco: Giuseppe Sala
Fondazione: VI secolo a.c.
Abitanti: 1,3 milioni
Tipo di amministrazione della città: comune
PIL: 50 miliardi di euro
Metropolitana: 96,8 km, 4 linee, 113 stazioni
Luoghi geografici rilevanti: parco Sempione, monte Stella, navigli, idroscalo, parco sud
Luoghi di interesse: Duomo, Castello Sforzesco, la Scala, Fuorisalone, Quadrilatero della moda, galleria vittorio emanuele, stadio San Siro, skyline, bosco verticale, gae aulenti, l’Ultima Cena
Soprannome: capitale morale
Gemellata in Italia con: se stessa

ANDREA ZOPPOLATO

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L’inquisizione a Milano: la strage delle STREGHE

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La caccia alle streghe si apre ufficialmente nel 1327, con la Bolla “Super illius specula” di papa Giovanni XXII con la quale viene conferita validità universale alla lotta alla stregoneria tramite l’Inquisizione.

La prima strega giustiziata a Milano in realtà era uno stregone. Si trattava di Gaspare Grassi da Valenza che venne accusato di essere un “pubblico negromante, incantatore di demoni, uomo di eretica pravità e relapso nella abiurata eresia”. La sua esecuzione avvenne il 16 settembre del 1385 davanti a una grande folla.

Il 26 maggio 1390 fu condannata al rogo per stregoneria Sibillia Zanni, seguita due mesi dopo da Pierina de’ Bugatis che confessa di aver partecipato al “gioco di Diana“, che si trattava di un corteo di streghe, stregoni e spiriti infernali, meglio conosciuto come “sabba”, in cui si celebravano riti orgiastici. La condanna viene eseguita nel Broletto Nuovo.

Nel 1484 il papa Innocenzo VIII intensifica la lotta alle streghe e fa redigere il Malleus maleficarum, il più autorevole manuale contro le streghe ad uso degli inquisitori.
Il 13 settembre del 1490 viene bruciata al Broletto Antonia da Pallanza.
Il 13 febbraio 1515 viene bruciata in S. Eustorgio una certa Giovannina.
Il 4 agosto 1517 vengono bruciate sette streghe giudicate colpevoli di aver provocato una terribile tempesta di pioggia su Milano.
Il 24 luglio del 1519 in S. Eustorgio viene bruciata Simona Ostera e nella stessa sede viene bruciata Lucia da Lissono il 21 ottobre del 1542.

Nel 1558 il tribunale dell’Inquisizione di Milano viene trasferito da S. Eustorgio a S. Maria delle Grazie. Con la nomina ad arcivescovo di Carlo Borromeo, le cose non andarono meglio. Nel corso del primo Concilio Provinciale indetto nel 1568 da Carlo Borromeo viene approvato il decreto De magicis artibus, veneficiis divinationibusque prohibitis e il nuovo arcivescovo chiede la cattura di Domenica di Scappi, “denontiata al offitio della sanctissima Inquisitione per stria notoria”.
L’anno seguente in un processo contro 9 presunte streghe Borromeo lottò col senato milanese per farle condannare, ma non ci riuscì.

Ma il periodo peggiore arrivò con l’insediamento di Federico Borromeo nel 1594. Durante il suo episcopato, tra il 1595 e il 1631 a Milano furono bruciate 9 streghe e uno stregone. Il luogo delle esecuzioni era Piazza Vetra. Prima di essere arse sul rogo, le macapitate venivano torturate fino a che non confessavano i loro crimini. Una strega confessò di aver banchettato con il diavolo: «I cibi non erano amari né tanto sgradevoli, ma proprio non avevano quel sapore naturale che sentiamo mangiando comunemente, e che infine ne seguiva disgusto e nausea».

Il 12 novembre 1641 vengono bruciate alla Vetra Anna Maria Pamolea, padrona, e Margarita Martignona, sua serva. Sono le ultime due streghe condannate a Milano.

Nel 1692 nella cittadina di Salem, nella Nuova Inghilterra, si scatena l’ultima grande caccia alle streghe. Si conclude con la condanna a morte di 19 persone.

Nel 1749 col libro di Girolamo Tartarotti “Congresso notturno delle Lammie” e con gli scritti di Scipione Maffei si definisce il fenomeno della caccia alle streghe come “una credenza fantastica, opera di cervelli pazzi e teste strambe“.

Ma c’è ancora un rogo che viene fatto a Milano. Tra giugno e agosto del 1788 vengono bruciati nel chiostro di S. Maria delle Grazie, per volere dell’imperatore Giuseppe II, i documenti relativi all’Inquisizione di Milano, che coprivano il periodo dal 1314 al 1764.

Fonte: http://www.storiadimilano.it/Repertori/cronologia_streghe.html

MILANO CITTA’ STATO

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I tarocchi del Mantegna in mostra

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Pare che le carte siano giunte da noi in Europa venendo dal lontano Oriente, grazie ai viaggi di Marco Polo. Da allora, queste hanno preso sempre più spazio nell’immaginario dell’Occidente, non solo come gioco da tavolo, ma anche come enigmatiche portatrici di simboli e di significati.

Il mondo delle carte e del gioco hanno introdotto tantissime espressioni figurate nella cultura occidentale. Nelle carte si celano tanti simboli e tanti rimandi alla vita degli uomini. Le carte ben presto sono diventate infatti anche un modo di comunicare segreti di una saggezza antichissima, basti pensare ai tarocchi. Moltissimi, e molto differenti tra loro, sono i mazzi di tarocchi.

Alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana in piazza Pio XI, 2 di Milano è oggi possibile ammirare fino al 1°luglio l’esposizione “Ludovico Lazzarelli e i Tarocchi del Mantegna nelle collezioni dell’Ambrosiana”. La mostra vede esposte 50 tavole della celebre serie a stampa realizzata nella seconda metà del XV secolo, verosimilmente nel Nord Italia. Le stampe, incise a bulino, si caratterizzano per l’altissima qualità della loro lavorazione, per la finezza del tratteggio e la cura sopraffina di ogni particolare. Divise in 5 serie, le stampe rappresentano il rapporto tra l’uomo e il suo microcosmo con l’universo e quindi tutto il macrocosmo.

Tutta la collezione è infatti avvolta da un profondo mistero: non si sa dire con precisione da chi vennero realizzate queste stampe, dove e con quale scopo esattamente. L’attribuzione ad Andrea Mantegna è stata da tempo smentita, ma le opere continuano ad essere associate al nome del grande maestro, pittore e incisore veneto della seconda metà del 1500. Inizialmente lo stile delle incisioni era stato ricondotto alla scuola fiorentina, poiché vi si sentiva l’influenza delle opere di Baccio Baldini, ma solo alla fine del Settecento, Luigi Lanzi attribuì origine veneta alle stampe, facendo il nome di Andrea Mantegna. In seguito poi, l’origine delle stampe verrà attribuita a un artista ferrarese e messa in relazione con gli affreschi di Palazzo Schifanoia (in particolare con il ciclo del Salone dei Mesi). Secondo gli ultimi studi di Laura Paola Gnaccolini, curatrice della mostra, le opere sarebbero da attribuire a Lazzaro Bastiani, un miniaturista veneziano contemporaneo di Bartolomeo Vivarini.

Tutta la natura del mazzo di tarocchi è molto misteriosa, pare infatti che la maggior parte delle stampe sia stata conservata in esemplari sciolti, con un formato di stampa e alcuni soggetti molto simili a quelli che si trovano solitamente sui tarocchi. Oggi è possibile ammirare le varie stampe singolarmente, non più rilegate all’interno di libri, anche grazie a un supporto multimediale che mostra in digitale l’esemplare attualmente conservato a Pavia, alla Pinacoteca Malaspina. Gli esemplari esposti in Ambrosiana si distinguono per la loro lavorazione sopraffina, per la decorazione con oro in foglie e il ricorso alle lumeggiature dorate.

In esposizione si trova anche il Crater Hermetis di Ludovico Lazzarelli, umanista nato a San Severino nel 1447. L’autore marchigiano si ispirò infatti ad alcune di queste stampe dei Tarocchi per comporre il suo “De deorum gentilium imaginibus”.

La mostra offre uno sguardo molto interessante su un periodo storico ricchissimo come il primo Rinascimento italiano, svelando molti segreti di un’opera tanto enigmatica quanto affascinante.

Carta n. 23 della serie
Carta n. 23 della serie “E” dei Tarocchi del Mantegna – Licenza: Pubblico dominio

Il Cocktail in Contest torna a Eataly

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Cosmopolitan, Sex on the beach e Pina Colada, ma anche Negroni, Mojito e Moscow mule, senza dimenticare Alexander, Invisibile e Gin tonic: sono questi i nomi dei cocktail più bevuti, quelli che avrai assaggiato almeno una volta nella vita.

Per noi milanesi (e non solo), ormai i drink sono diventati parte integrante delle serate meneghine, che si tratti del weekend o meno.

Durante l’happy hour, l’aperitivo o il pre-serata, ma anche durante una serata in discoteca, durante un concerto e in tante altre occasioni, ci scappa sempre almeno uno spritz: è d’obbligo.

Sapendo quanto i cocktail siano diventati pervasivi nella nostra nightlife (e non solo), penso sarai contento di sapere che, fino a sabato, Eataly organizzerà nuovamente il Cocktail in Contest, una gara che a partire dalle 18.30 vedrà sfidarsi un cocktail con gin e uno a base di vodka per ognuno degli otto locali milanesi partecipanti.

I concorrenti? Il Mag Cafè, il Rufus Cocktail Bar e il Blenderino, seguiti dal Wooding bar, dal Rita & Cocktails e dal The Stage Milano e, ultimi ma non ultimi, dall’UGO Cocktail bar e naturalmente dai bar tender di Eataly.

Chi vincerà questa gara? Lo deciderai tu, assaggiando a 8 euro i cocktail preparati dai barman più abili schierati dai concorrenti e accompagnando il tutto (perchè noi siamo persone premurose: sempre meglio accompagnarle, le bevute) con panini, fish&chips, fritture e molte altre prelibatezze.

Ma cos’è un evento del genere senza della buona musica?

Diventa tutto molto più triste e Eataly lo sa: questo venerdì, infatti, dalle 19 alle 22, potrai anche ballare sul sound di Mary&TheQuants, che hanno preparato un repertorio perfetto per farti ballare anche con il bicchiere in mano.

Il bello deve ancora venire! Non perderti anche l’ultima giornata del Cocktail in Contest.

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Lo spreco di VERDE: perché il Vivaio Riva resta chiuso?

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la nuova campagna di etro per salvare il vivaio riva e gli altri luoghi storici di milano
la nuova campagna di etro per salvare il vivaio riva e gli altri luoghi storici di milano

Era uno dei gioielli verdi della città. Delle deliziose signore (in primis la signora Riva) hanno trascorso la loro vita a curare questo giardino all’inglese in centro, che poteva essere frequentato da chiunque liberamente e che ospitava gratuitamente associazioni ed eventi. Un luogo incantevole esaltato dalle principali guide internazionali.

Una concessione tolta alla famiglia Riva e assegnata alla Sovrintendenza

Da fine 2017 il Vivaio Riva è stato chiuso: il Comune ha deciso di non rinnovare la concessione alla famiglia Riva, che gestiva il luogo da un secolo, e lo ha dato in concessione gratuita alla Sovrintendenza.

Il motivo ufficiale illustrato dall’assessore Maran era di unire il Vivaio Riva al parco archeologico e di realizzare un progetto avveniristico, il colosseo alberato.

La situazione

Vista la fretta con cui il Vivaio Riva è stato tolto a chi lo gestiva e chiuso così al pubblico si poteva immaginare che la realizzazione del nuovo progetto fosse imminente.

Invece dopo sei mesi non c’è alcuna traccia di lavori, né il Vivaio Riva è stato unito al parco archeologico che, se bisogna essere onesti, non brilla certo per accessibilità ai cittadini.

Leggi anche: Nel cuore di Milano il parco più inaccessibile del mondo

Il post del sindaco

Ricapitolando: dal 1920 fino allo scorso dicembre il Vivaio Riva era un fiore all’occhiello della città, incensato dallo stesso sindaco in questo suo post su Instagram il 5 agosto dello scorso anno:

La campagna di Etro per i luoghi storici di Milano

Era un luogo aperto al pubblico, amministrato con cura, che dava lavoro e che in più consentiva un minimo gettito per la comunità. Ora è uno spazio inaccessibile senza alcun reddito per la comunità che attende come Godot la realizzazione di progetti avveniristici, forse un po’ fantasiosi, mentre la realtà è che nulla si è fatto e da mesi Milano ha uno spazio verde in meno.

Abbiamo promesso alle signore che lo gestivano, a chi ci lavorava e ai numerosi milanesi che amavano questo spazio (vedi: Salviamo il Vivaio Riva) che avremmo vigilato su quello che sarebbe capitato a questo spazio. Molti dicevano che è stato chiuso perché  dopo aver fatto passare il tempo necessario a farlo dimenticare avrebbero consentito di edificarci sopra.

Noi non possiamo credere che sia così e proseguiremo a verificare ogni sei mesi che quanto è stato dichiarato venga fatto davvero, evitando che l’oasi verde della nostra città venga dimenticata.

Nel frattempo i cittadini e i privati (come ad esempio la nuova campagna di Etro) invitano l’amministrazione, la sovrintendenza e a chiunque abbia qualche potere, di verificare se nell’attesa che inizino eventuali lavori, non si possa riaprire il luogo riaffidandolo alle signore che lo gestivano da una vita. 

la nuova campagna di etro per salvare il vivaio riva e gli altri luoghi storici di milano
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