(OMNIMILANO) Milano, 23 MAG – “Se ricominciamo dalla Citta’ Stato, come sostiene il centrodestra, campa cavallo”. Lo ha detto il candidato sindaco del centrosinistra Giuseppe Sala, presentando la richiesta di maggiori fondi per la citta’ metropolitana alla presenza del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, al Circolo della Stampa.
Caro Beppe, siamo i fondatori dell’associazione Milano, spin off di Vivaio, che come sai si occupa del progetto Milano Città Stato e del sito milanocittastato.it.
Abbiamo avuto già il piacere di incontrarti di persona e anche per questo ci ha colto di sorpresa la tua dichiarazione al circolo della stampa: “Se ricominciamo dalla Città Stato, come sostiene il centrodestra, campa cavallo“, che è stata poi rilanciata dalle agenzie.
Si tratta di parole che ci hanno sorpreso per due ragioni.
La prima è che ci hai attribuito in pubblico una connotazione politica che non abbiamo.
Milano Città Stato è un progetto concepito a inizio 2015 nei tavoli di ideazione di Vivaio, associazione che mira a supportare progetti che possano rendere grande Milano.
Ai tavoli c’erano persone di ogni parte politica e alla domanda cosa potrebbe rendere grande Milano, la risposta è stata di diventare più autonoma. Si è scelto il termine di Città Stato, perché è quello più coerente per ragioni storiche e di attualità.
Negli ultimi anni tutte le principali città d’Europa hanno ottenuto una maggiore autonomia dagli stati di cui ne fanno parte. Berlino è città stato, Vienna e Amburgo lo sono, Madrid è comunità autonoma che trattiene il 50% circa di tutte le tasse che si originano sul suo territorio, Londra è diventata autonoma dal governo in seguito a un referendum popolare alla fine degli anni novanta. Perfino per Parigi il governo francese ha applicato delle leggi ad hoc. Tutto questo succede perché in tutta Europa si sono accorti che le migliori città competono tra loro e non più con altri territori della nazione di cui fanno parte. Se un giovane o un’impresa lascia Milano, di regola è per trasferirsi a Berlino, Londra o Dublino, non più per andare in altre parti d’Italia.
L’idea di Milano Città Stato nasce per questo: per dare la possibilità a Milano di competere ad armi pari con le migliori città d’Europa. E questa non è una rivendicazione egoistica o secessionista, ma tutt’altro. Come quello che hanno capito tutte le altre nazioni europee: rinforzare attraverso l’autonomia le loro città migliori determina un miglioramento per l’intera nazione. E la nostra Costituzione prevede con l’articolo 132 la possibilità che comunità di almeno 1 milione di persone possano costituirsi come una regione.
La storia di come è nata l’iniziativa e le caratteristiche ne rendono un progetto della città per la città. Fin dall’inizio abbiamo rifiutato di cedere alla logica dell’appartenenza politica, perché crediamo che esistano dei fini superiori di fronte a cui gli interessi di parte devono essere accantonati. Ciò che anima il progetto è l’entusiasmo di un gruppo allargato di ragazzi e professionisti di ogni credo politico uniti esclusivamente dall’avere al di sopra di tutto il bene di Milano.
Ma l’aver accostato il nostro progetto agli avversari politici non è ciò che ci ha sorpreso. Questo lo riteniamo solo non corretto.
Quello che ci ha sorpreso è l’espressione “campa cavallo” che hai utilizzato contro il progetto di Milano Città Stato.
Milano è una città di startupper, di ricercatori, di innovatori, di imprenditori che ogni giorno cercano di realizzare idee contro chi le ritiene irrealizzabili. Qualunque idea imprenditoriale è campa cavallo, perché nessun imprenditore parte già con l’idea vincente, ma parte con grande entusiasmo. Milano è diventata grande perché ha reso possibile l’impossibile. Il teatro più importante al mondo, la prima centrale elettrica, il miracolo economico, il futurismo e l’arte povera, il Fuorisalone, la capitale della moda, le nostre aziende: tutte le cose che hanno reso grande Milano all’inizio erano solo un “campa cavallo”.
Vedi Beppe, tu spesso ripeti che il sogno per cui vorresti essere ricordato è la riapertura dei navigli. Ma aggiungi che non è realizzabile. Ecco questo è ciò che ti chiediamo: non rinunciare ai tuoi sogni, non distruggere i sogni degli altri.
Noi tutti crediamo come diceva Max Weber, che esiste uno stato di grazia tale per cui anche un piccolo uomo se diventa leader tende a compiere progetti più grandi di lui. Il solo fatto di essere nella posizione di servire un grande progetto gli consente la capacità di realizzare cose impossibili.
Sei nella condizione mentale di essere sindaco e non ne fai mistero nei tuoi messaggi. Un sindaco di una città di Milano che dice “campa cavallo” a progetti visionari, rinuncia ad innovare e cancella ogni possibilità di ambizione.
Quello che vorremmo per Milano è un sindaco che posto nella condizione di fare qualcosa di buono, si metta a progettare la città da coraggioso visionario rispetto alla storia, alla burocrazia, rispetto a chi ripete che per inseguire i propri sogni l’unica strada è di lasciare il nostro Paese.
Confidiamo che le tue parole siano state solo un’uscita determinata dalla campagna elettorale e che non rispecchiano le tue reali intenzioni per la città.
Anche per fare maggiore chiarezza ti rinnoviamo l’invito a partecipare all’evento di lunedì 30 alla Triennale, assieme a tutti i candidati sindaco di Milano.
Con stima,
I “Padri Fondatori” firmatari in rappresentanza dell’associazione Milano, titolare del progetto di Milano Città Stato:
Raffaella Appice
Francesca Bartolino
Fabio Bergomi
Fabio Biccari
Giacomo Biraghi
Luisa Cozzi
Sydney Isaiah Lukee
Danilo Mazzara
Emanuele Montiglio
Francesco Moretto
Alberto Oliva
Ivan Ortenzi
Paola Perfetti
Ugo Poletti
Alice Riva
Luca Rossi
Ivan Salvagno
Giorgia Sarti
Marco Torchio
Roberto Zanibelli
Andrea Zoppolato
Giacomo Zucco