Martedì 3 ottobre, si festeggia l’arrivo dell’autunno con un serata all’insegna del divertimento e della buona musica. A riscaldare l’atmosfera ci penserà la performance Live della band milanese The Ghibertins, gruppo Folk Rock che si esibirà nella formula Cover Acoustic Trio, proponendo un repertorio di grandi classici internazionali riarrangiati nel loro inconfondibile stile:chitarre acustiche e guitar case rigido come percussione. Non mancheranno deliziosi finger food serviti a passaggio e cocktail proposti e mixati ad arte dal bartender.
Ad ospitare l’evento una delle terrazze più conosciute della città: la Terrazza di via Palestro, via Palestro 2.
Se sei un cinefilo doc saprai di certo che David Lynch è sempre stato un regista-genio “sui generis”.
Ricordi pellicole epiche come “Elephant Man” o “Velluto blu“? Beh, questi sono solo alcuni dei titoli che hanno reso celebre il nostro registra molto, ma molto alternativo.
Questo lunedì alle ore 21.30, il Cinema Mexico ti propone ” Eraserhead “, il primo “incubo” audiovisivo di Lynch. Questo lungometraggio è difficile da comprendere, perchè è aperto a molteplici interpretazioni, non ha una trama lineare ed è inframezzata da sequenze oniriche in grado di suscitare molteplici suggestioni.
Ricorda, in un certo senso, le immagini giudicate “scioccanti” di Dalì, come quelle presenti del famosissimo corto “Un perro andaluz“. Il sogno, o meglio l’incubo, la visione, la fantasia…
Queste sono solo alcune delle suggestioni di ” Eraserhead “: se sei curioso di vederlo per scoprire qualcosa di più di questo lungometraggio tutto particolare, ti consiglio di arrivare presto al Cinema: i biglietti costano solo 7 euro e, per un capolavoro del genere, penso che potrebbero andare a ruba…
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E’ il sogno di chi vive a Milano: la giornata perfetta, quella in cui una serie di coincidenze astrali convergono a Milano rendendola il miglior luogo del mondo. Ecco le 10 caratteristiche che deve possedere la giornata perfetta a Milano.
Il GIORNO PERFETTO: le 10 caratteristiche della giornata ideale a Milano
#1 Preceduto da un nubifragio La notte precedente deve esserci stato un nubifragio di almeno 3 ore, senza esondazioni.
#2 Presenza della bora d’estate (o del fohn in inverno) Per riavere il microclima perfetto e spazzare smog e pollini.
#3 Temperatura dai 25 ai 26 gradi E il livello di umidità non deve superare il 60%.
#4 La Borsa fa almeno il +2% Il giorno perfetto non può che avere il toro in borsa.
#5 Senza scioperi Unici scioperi ammessi: casellanti e ausiliari della sosta.
#6 Inquinamento tendente a zero Devi sentire le erbe aromatiche di Sankt Moritz.
#7 Visibilità oltre i 100 metri Devi poter contare tutte le cime del resegone.
#8 Senza gare podistiche O assembramenti che bloccano la libera circolazione.
#9 Senza week della… Non ci deve essere nessuna settimana di eventi oppure devi essere ospite vip alle inaugurazioni.
#10 Il giorno prima delle elezioni Il silenzio dei politici è musica per le tue orecchie.
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Era la divina, diretta dal grande Luchino Visconti. Eppure il 28 maggio 1955 l’abbinata dei due grandissimi innescò una reazione scomposta tra il pubblico della Scala. Il motivo era che in una scena della Traviata, Maria Callas lanciava via le scarpe. “La Callas l’è diventà el circo Togni!” fu l’insulto più educato.
Fonte: Conosci Milano? Di Luca Scarlini. Edizioni Clichy
Nel punto in cui, dalla Darsena, nasce il naviglio Pavese, si trovava fino al 1872 circa (la data non è sicura) un pomposo monumento di epoca spagnola, comunemente detto “trofeo Fuentes”. Lo stesso ponte che scavalca il naviglio pavese era detto un tempo “Ponte del trofeo”.
Monumento celebrativo del collegamento di Milano all’Adriatico
Questo manufatto, scolpito da Giacomo Novi, fu fatto erigere, con grandi festeggiamenti, nel 1601 dall’allora governatore dello Stato di Milano, don Pietro Enriquez de Acevedo conte di Fuentes, per gloriarsi di aver reso finalmente navigabile il naviglio pavese unendo così Milano al mare Adriatico, via Pavia. Il progetto di unire per acqua Milano a Pavia risaliva ai tempi dei Visconti e poi degli Sforza, tant’è che Francesco Sforza aveva ordinato tale opera idraulica da costruirsi “per viam Binaschi et Bereguardi”. Ma tra un problema economico e una difficoltà ingegneristica, ancora nel 1600 il canale non s’era realizzato.
I falsi festeggiamenti
Il Governatore Fuentes, di fresca nomina, ottenne allora da Filippo III di Spagna le somme ritenute necessarie per far finalmente riprendere i lavori, promettendo alla città l’opera tanto attesa. Tuttavia, il Fuentes era stato un po’ troppo frettoloso. Quando festeggiò l’opera e fece erigere il monumento, i lavori erano ben lungi dall’essere completi! Tant’è che alla sua morte avvenuta nel 1610, i cantieri vennero interrotti per controlli contabili della corona spagnola, e il percorso d’acqua si interruppe così alla conca fallata. Quindi…appena fuori Milano!
Monumento celebrativo di un fatto avvenuto oltre due secoli dopo
Evidentemente il Fuentes aveva già capito come gira la politica: gloriarsi non per la realizzazione dell’opera pubblica, ma per averla promessa e iniziata. Lo spagnolo verrà così definito “borioso” dal Cantù e “uomo ambizioso” da Defendente Sacchi, che liquidò peraltro l’intero monumento come “bugiardo” e frutto di “solenne menzogna”. Per la cronaca: fu Napoleone a ridare impulso ai lavori, e a portarli quasi a termine, anche se per un destino beffardo, gli onori se li prese l’arciduca Ranieri, viceré del nuovo regno Lombardo-Veneto, quando inaugurò solennemente l’opera nell’agosto del 1819.
In una delle prime fotografie di Milano
Il monumento Fuentes fu spesso immortalato da pittori ed incisori, e fu uno dei primi soggetti milanesi ad essere fotografati. La calotipia di Luigi Sacchi scattata al trofeo con alle spalle la porta Ticinese risale al 1845 ed è pertanto una delle prime fotografie mai scattate a Milano, giunta integra fino a noi.
sacchi 1845 fuentes- una delle prime fotografie di Milano
Quel che resta del monumento
Il monumento, come detto, fu abbattuto all’incirca nel 1872, e alcuni frammenti trasportati al Castello sforzesco, dove sono ancora custoditi. Ci restano le due formelle laterali e la lapide in latino che ricorda appunto, seppur falsamente, l’opera realizzata dal Governatore. La lapide dice più o meno così: “Don Pietro Enrico Azeveido, Governatore della provincia milanese, realizzò questa mirabile opera attraverso la quale le acque del Verbano e del Lario (lago maggiore e di Como, come si dice oggi), unite, possono arrivare al Ticino e al Po, per la navigabilità e per l’irrigazione, rendendo così le terre agricole feconde e i commerci sicuri e facili, aumentando le ricchezze sia private che pubbliche”.
MAURO COLOMBO
Bibliografia Defendente Sacchi, Cosmorama pittorico, n. 25 del 1839 Giuseppe Bruschetti, Storia dei progetti e delle opere per la navigazione interna del milanese, 1842.
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Terzo appuntamento con le ricette, gli indirizzi, i consigli, gli acquisti per scoprire il lato gustoso e tradizionale della città meneghina
Ingredienti e dosi per 4 persone
300 g di riso vialone 60 g di burro 60 g di grana grattugiato 40 g di midollo di bue 1 l di brodo di carne 25 g di cipolle 2 bustine di zafferano 1/2 bicchiere di vino bianco sale
Procedimento
Fare fondere e privare delle impurità il midollo. In una casseruola fare rosolare la cipolla tritata fine con una noce di burro e midollo. Aggiungere il riso e farlo tostare rimestando per due minuti. Bagnare con il vino e farlo evaporare. Cuocere il riso bagnando di tanto in tanto con il brodo bollente e continuando a rimestare con un cucchiaio di legno. A metà cottura incorporare lo zafferano sciolto in una tazzina di brodo. A cottura ultimata unire il restante burro e il formaggio e mantecare bene. Lasciare riposare per un minuto e servire.
Tempo di preparazione: 15 minuti Tempo di cottura: 20 minuti Difficoltà: bassa
Accadde, a Milano, molti secoli fa, che lo zafferano cadde nel riso bollito e condito con cacio e butirro (formaggio e burro). O forse è solo una leggenda metropolitana di 600 anni fa.
Nell’800 si cominciò a preparare il soffritto e a tostare il riso. Alla fine del secolo scorso sembrò in via di estinzione; lo si proponeva solo nelle trattorie e nei ristoranti milanesi, Poi, dopo le intuizioni geniali del Maestro Marchesi, prima l’abolizione del soffritto e poi la decorazione con foglia d’oro, questo piatto storico è rinato.
Molti chef famosi lo propongono ‘a modo loro’, in decine di variazioni tecniche ed estetiche. Il colore dell’oro e il profumo intenso rendono lo zafferano un ingrediente lussuoso, così come il prezzo naturalmente. Quello italiano, in pistilli o in polvere è il migliore insieme a quello persiano. Il riso, superfino, magari Carnaroli oppure semifino Vialone nano sono ideali. Poi poco altro: brodo leggero, burro e grana.
E naturalmente venti minuti di attesa e maestria nella preparazione. L’originale e incomparabile si continua a mangiare al Marchesino, possibilmente nell’intervallo dello spettacolo della Scala: se siete fortunati, il Maestro in persona sarà accanto al carrello da cui viene preso il risotto per essere messo in ciotole da cui si mangia direttamente con li cucchiaio, vecchia maniera. Per chi vuole la versione contemporanea, c’è il risotto allo zafferano di Davide Oldani, ma vi dovete spingere fino a Cornaredo per gustare la sua creazione ‘in bianco’ con una spirale di crema allo zafferano.
Dopo Expo Milano non si ferma più diventando la prima città al mondo che trasforma le sue strade in cibo. Anche perchè alcune vie sono gustosissime.
Milano da mangiare: le strade di Milano trasformate in cibo
Buenos Aires => risotto sudamericano molto buono, a base di fagioli (questa la capiscono in pochi).
La Foppa => tipico salume lombardo da gustare come aperitivo.
Gratosoglio => formaggio sardo importato a Milano. Un po’ grasso, da abbinare con un Conte Rosso.
QT8 => integratore iperproteico a base di 8 ingredienti ma non si sa né quali sono né in quali percentuali. La sua formula è più segreta della Coca Cola.
Primaticcio => cappuccino fatto con vodka e Red Bull. Da bere appena alzati.
Magenta => zuppa di cavolo di colore viola.
Espinasse => spezia ottenuta dalle spine di pesce spada.
La grande attrazione dello zoo dei giardini di Porta Venezia era una elefantessa indiana. Il suo nome era Bombay ma per tutti era diventata Bombé. A lei è stata dedicata un’opera teatrale: “Suonala ancora, Bombe”, di Marta Nijhuis, la storia dell’elefantessa indiana giunta a Milano nel 1939 diventata la beniamina dello zoo dei Giardini Pubblici, e della sua strana amicizia con un cacciatore bianco.
Parte il nuovo servizio. Pubblichiamo ogni venerdì il bollettino ufficiale della qualità dell’aria di Milano. Questa settimana siamo al di sotto delle soglie di allarme, anche se l’inquinamento è in crescita, specie per le polveri sottili.
Winter is coming, ma Damn Spring la primavera ce l’ha dentro.
Finalmente ritorna la serata più divertente allo Spirit de Milan: sarà una serata col botto.
Come quella precedente, anche questa sarà una stagione indimenticabile.
Il repertorio danzante di questa sera prevede una valanga di musica revival, quella che hai ascoltato fino alla nausea e che ti fa sempre ballare e cantare a squarciagola.
E non mentirmi dicendo che “certe cose non si possono proprio sentire, nè ballare”, perchè so che, nascosta nell’armadio, hai pronta la tutina in latex per consumare il dancefloor sul ritmo più pazzo di questo venerdì.
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Direttamente da Monaco, gli amici teutonici ci hanno invasi portando al Carroponte birra, crauti e molto altro ancora.
Con loro, un “mostro” che regala birra e sorrisi, è l’OktoBeer. Ognuno dei suoi otto tentacoli serve a reggere un boccale: Okto aspetta solo te per farsi una seria bevuta di birra gelata (si, hai capito bene: bere è una cosa seria, no?)
Tranquillo, se ti viene un certo languorino (credimi, ti capisco bene, soprattutto quando qualche litro di birra comincia a scorrere) non preoccuparti perchè avrai l’imbarazzo della scelta fra wurstel, crauti ed altre specialità.
Insomma, fra musica a tema, giochi, piatti sostanziosi e birra deliziosa le serate volano… e hai ben quattro giorni per goderti tutto questo, non puoi proprio dire di no a un invito così.
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Mezzo secolo prima del futurismo, un altro movimento culturale prese vita a Milano. Era la Scapigliatura che negli anni sessanta dell’ottocento si diffuse da Milano nel resto del Paese. Il termine fu coniato da Cletto Arrighi nel 1852 e rappresentava una versione italiana della vita bohemiens francese.
Gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione contro qualunque cosa, contro il romanticismo italiano e contro la cultura risorgimentale. La Scapigliatura fece emergere per la prima volta in Italia il conflitto tra artista e società, con la conseguenza di creare il mito della vita dissoluta ed irregolare (il cosiddetto maledettismo).
Dopo il grande successo delle “Passeggiate gotiche notturne a lume di candela”, a grande richiesta il Circolo del Gotico torna con una serata a Milano. Se sei un appassionato di quel lato un po’ “cupo” della letteratura o semplicemente ti piace esplorare nuovi orizzonti sul genere “da brivido”, questa è la serata giusta per te.
Si tratta di una passeggiata nella splendida cornice di parco Sempione: immagina la suggestione notturna delle candele e sullo sfondo lo splendido Castello Sforzesco… Davvero, una location super azzeccata per la serata.
Saranno proiettate all’aperto immagini, slide e documenti dell’epoca e potrai passeggiare ascoltando storie da brivido legate ai capolavori della letteratura mondiale.
Cosa aspetti?
Ti confesso che non sto più nella pelle! Questo è il tipo di serata che mi piace: storie cupe, candele, un magnifico castello…non posso chiedere altro, non vedo l’ora.
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Siamo solo a martedì e la settimana ci sembra tutta in salita. Uscito dal lavoro o dopo una giornata di studio intenso, hai voglia soltanto di svagare il cervello, perchè domani si ricomincia.
Dove andare a passare una serata con gli amici quando il martedì è troppo lungo e non sai come sopravvivere? Ovviamente, al Ginger. che ti viene in soccorso con i suoi meravigliosi cocktail, che sono sempre quello che serve a tirare giù un morale sotto ai piedi… ma anche con la birra non scherza.
Infatti, prenotandoti con Spotlime, avrai una pinta di birra Bionda Jupiler (da 0.56 cl), la numero 1 delle pils in Belgio, a 3 euro anzichè 5. L’ingresso al locale è a discrezione dell’organizzazione.
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La via Mercato unisce oggi la via Ponte vetero a corso Garibaldi. Evidentemente la via prende il nome da uno scomparso mercato che qui aveva sede… già ma quale mercato, e di che epoca stiamo parlando?
Il “mercato” in oggetto era ospitato da un caratteristico edificio ottocentesco, di non grandi dimensioni, dove trovavano posto i banchi per la vendita di frutta, verdura e ortaggi. Sicuramente un ambiente chiassoso ma pittoresco. La struttura era stata progettata dall’ing. Nazari nel 1872, nello slargo allora esistente tra la via ponte Vetero, il foro Bonaparte e l’inizio del corso di porta Comasina (poi Garibaldi). Fu il sindaco Belinzaghi a voler riqualificare la zona: deliberò così che la via si chiamasse appunto “mercato”, e le vie laterali che conducevano al foro prendessero il nome di Arco, Erbe, Frutta e Tivoli. Le vie Erba e Frutta erano proprio le due che costeggiavano i lati corti della costruzione del mercato ortofrutticolo.
il mercato di via mercato
L’edificio, pur utile e apprezzabile, non ebbe lunga vita: nei primi anni Novecento risultò in contrasto con gli sviluppi economici della zona, e venne quindi smantellato. Allo scoppio della prima guerra mondiale al suo posto già si elevava il massiccio palazzo di proprietà di una banca, palazzo che inglobò, sopprimendola, la via Frutta. Il palazzo esiste ancora oggi, leggermente modificato negli anni (via Mercato, 3).
Così ad esempio lo definì il grande Mark Twain, in visita a Milano nel 1867. Per la verità rimase molto deluso, disse di aver visto “i resti pietoso del più celebre dipinto del mondo all’interno di una chiesa in rovina”.
Fonte: Conosci Milano? Di Luca Scarlini. Edizioni Clichy
Ti confido un segreto: ho sempre desiderato imparare a ballare un “ballo vero” come dico io. Un conto è scatenarsi in discoteca e dimenarsi un po’ “a caso”come faccio di solito, ma ben altra cosa è imparare a ballare. Questo lunedì sera so già dove portare le mie amiche: alla lezione di prova gratis d ballo di gruppo alla Balera dell’Ortica. Non è necessario prenotare e possono partecipare anche ballerine/i senza “cavalliere” o “dama”.
Non vedo l’ora di provare a cimentarmi in qualche ballo di gruppo (cosa che ho già fatto, ma con scarsi risultati fino ad ora) so già che ci sarà da morire dal ridere. Bisogna avere la mente un po’ aperta e prenderla alla leggera ovviamente: ti assicuro che anche i tuoi amici o amiche più timidi non riusciranno a resistere al ritmo. Non dimenticare poi che in gruppo si fa sempre un po’ di casino e, ovviamente, ci si diverte senza competizione.
Cosa aspetti? Per passare un lunedì sera diverso dal solito e ricaricarti di energie per sopravvivere alla settimana, vieni anche tu alla Balera dell’Ortica per una prova di Balli di Gruppo, io non me la perderò di certo.
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