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Domenica 16 c’è la FaiMarathon 2016: protagonisti CityLife e Velodromo Vigorelli

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Se come noi amate la Milano che cambia e i suoi luoghi iconici fino a ieri abbandonati e ora motore di mille nuove possibilità, allora Domenica 16 Ottobre tenetevi liberi perché questi saranno i protagonisti della FAIMARATHON 2016.

In Lombardia il Fai proporrà 17 itinerari e, a Milano, la visita di CityLife sarà la protagonista dell’offerta, insieme al Velodromo Vigorelli e allo storico Padiglione 3. Grazie al lavoro dei volontari dei gruppi giovani del Fai, ci si potrà avvicinare a luoghi storici, artistici, naturalistici, altrimenti chiusi o abbandonati.

I visitatori potranno attraversare il parco pubblico di CityLife, passare per piazzale Giulio Cesare con la bella Fontana Le Quattro Stagioni, che proprio CityLife ha restaurato restituendola alla città nel 2014, ammirare Piazza Tre Torri, sulla quale si stagliano imponenti Torre Generali, di Zaha Hadid, i cui lavori di costruzione stanno ormai arrivando al termine, e Torre Allianz, di Arata Isozaki. I lavori di costruzione della terza torre, progettata da Daniel Libeskind, sono partiti la scorsa estate.

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“Queste torri – ha affermato Marco Magnifico, vice presidente del Fai alla conferenza stampa di presentazione della Faimarathon in Torre Generali- stanno bene nella nostra realtà, anche perché realizzate da persone che vengono da culture diverse. Sono traino per il Paese, fucina di novità e noi del Fai vogliamo che tutti prendano coscienza del mondo in cui viviamo, oggi fatto di culture diverse che ci arricchiscono”.

Nel corso della passeggiata nel parco, tra viale Berengario e viale Cassiodoro i visitatori potranno ammirare anche i complessi residenziali progettati da Zaha Hadid (via Senofonte, 2 e 4) e da Daniel Libeskind (via Spinola, 8). In viale Berengario troveranno inoltre gli Orti Fioriti, un’area di oltre 3000mq realizzata in collaborazione con Associazione Orticola di Lombardia, uno spazio a disposizione della cittadinanza dove imparare a riconoscere le piante.

Nel corso della giornata sarà inoltre possibile visitare due luoghi solitamente non aperti al pubblico: il glorioso Velodromo Vigorelli, da poco riaperto alle attività sportive dopo le prime fasi di lavoro di recupero a cura di CityLife, e il Padiglione 3, progettato negli anni Venti in pieno stile liberty e che presto verrà restaurato.

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Da una startup di Copenaghen il primo campus galleggiante per studenti

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Lo direste che quelli ritratti da lontano, in questa foto, sono studenti virtuosi? 

Essere uno studente fuori sede ha i suoi bei costi.
Nella maggior parte dei casi ci si deve accontentare di una stamberga in periferia o di una stanza in condivisione con coetanei (o quasi) in cui la vita quotidiana equivale a un corso di sopravvivenza e i buoni propositi per valorizzare la propria crescita personale vengono surclassati dal bisogno di sbarcare il lunario (e da un party in più per dimenticare le frustrazioni).
Questo, fino a ieri. Perché se funzionasse il laboratorio di Urban Riggers a Copenaghen, allora creare isole per gli studenti in tutta Europa sarebbe la svolta. 

IL PROGETTO. Arriva da Copenaghen un bel caso di sostenibilità e innovazione. A proporlo, una startup, Urban Riggers, fondata nel 2013.
Il suo corte business è l’edilizia sostenibile.

Urban Riggers si è posta due domande.
La prima: gli studenti universitari come possono mantenersi in una città come la capitale danese, dove gli affitti superano i 1200 dollari al mese?
La seconda: Copenaghen è una città che offre molto, ma non tutte le superfici disponibili sono state esplorate. Soprattutto quelle coperte dell’acqua. Come diminuire la densità di popolazione per rendere più vivibile lo spazio urbano?

2LA SOLUZIONE. Urban Rigger ha creato campus galleggianti sull’acqua, accessibili solo da un ponte.

Li ha progettati Bjarke Ingels, un architetto celebre in Danimarca, che li ha composti da container modulari divisi in unità, ciascuna delle quali ha al suo interno container disposti in triangoli.

Ogni unità consta di 12 stanze con, a loro volta, una camera da letto, un bagno, una cucina, finestre-porte con vista sul mare, che regalano luce e calore contribuendo a quello fornito dai pannelli solari (per riscaldamento e raffreddamento).

Non mancano gli spazi comuni per la vita in condivisione e all’aria aperta.

Gli studenti possono quindi disporre di attracco per il kayak, la zona barbecue e la terrazza sul tetto. “Al piano superiore ci sono passerelle e terrazze che offrono una magnifica vista della città”, riporta StartupItalia.

1Un investimento sul format e sull’esperienza da offrire ai residenti. Un ecosistema inaugurato il 21 settembre. Un laboratorio di civiltà e sostenibilità per materiali scelti e modus vivendi dei suoi ospiti.

Costo mensile: 600 dollari al mese.

Prossima tappa: lo sbarco in Svezia.

A Milano manca il mare, ma isole di studenti potrebbero servire, chissà, per rilanciare l’Idroscalo?

50 sfumature di rosso (alla milanese)

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Rosso.
Per antonomasia il colore della passione, del coraggio e del pericolo, del divieto, dell’azione, dell’errore corretto sul compito dalla maestra, del potere imperiale, del “fare attenzione”, del calore e dell’addizione.
Ma sulla scena politica il rosso ha una connotazione ben precisa e richiama ideali di uguaglianza, comunità, fratellanza e unità.
C’è chi dice che i veri comunisti non esistono più, chi dice che alcuni ambienti ne sono pieni, chi sostiene che mangino i bambini e chi li vede spesso sugli yacht. Comunque a Milano, una città così ricca, vasta e ricettiva, il rosso trova senz’altro spazio più di una sfumatura.

Ecco quindi i luoghi, i locali e gli spazi storici, dove più che altrove è possibile sentirsi tutti dei “compagni milanesi“.

#1 Il Bitte
#2 Il Toilet Club
#3 Circolo Leoncavallo (luogo cult dei punkabbestia)
#4 Casa Loca
#5 Lambretta
#6 Officina beni comuni
#7 Macao
#8 Laboratorio Piano terra
#9 Centro sociale Vittoria
#10 Circolo Magnolia
#11 Sede storica del PD in Corso Garibaldi
#12 Lampungnano (sede storica delle feste dell’Unità)
#13 Palazzo Marino
#14 Piazzale Loreto, simbolo di rivolta dei partigiani
#15 Piazza XXV Aprile
#16 Chinatown (Via Paolo Sarpi)
#17 Colonne di San Lorenzo
#18 Consolato Generale della Federazione Russa a Milano
#19 Sedi CGIL
#20 Casa della Sinistra
#21 Circolo ARCI Bellezza
#22 ArciCorvetto
#23 Circolo ARCI Metissage
#24 Circolo Primo Maggio
#25 Zam
#26 Cantiere
#27 Frida
Ma il rosso di Milano prosegue, con differenti luoghi che pur non avendo un’anima politica così appariscente fanno del rosso il loro tratto caratteristico.
#28 I tetti in coppi di Milano vista dall’alto
#29 Il tramonto sui navigli all’ora dell’aperitivo
#30 Il museo della memoria
#31 Gli alberi dei giardini, quando d’autunno si tingono di rosso
#32 Le 500 di enjoy che girano per la città
#33 Rosso Valentino, RGB 237;70;62 (colore di bandiera del grande stilista italiano che con Milano ha un rapporto particolare)
#34 Il sipario della Scala
#35 Via Croce Rossa (anche per via del monumento a Petrini)
#36 Il rosso palazzo Deloitte (in via Tortona)
#37 Brera (un tempo distretto a luci rosse)
#38 Viale Zara (quartiere a luci rosse poi dopo)
#39 Il colore predominante nel quartiere Bicocca
#40 Alessandro Rosso
#41 Enoteca E….Brezza (in Isola, vanta un’ottima selezione di rossi)
#42 Sesto San Giocanni
#43 Le Feltrinelli/RED
#44 Il Milan dei rossoneri
#45 I mattoni della Darsena
#46 Linea M1
#47 Frecciarossa e Italo, le metropolitane d’Italia con fermate a Milano
#48 Pizzeria ROSSOPOMODORO
#49 Chiesa rossa (Fermata della metro e biblioteca rionale in mezzo ai giardini)
#50 Bar Basso (dove fu “scoperto” per la prima volta il Negroni sbagliato, super red)

Emanuele Montiglio

Arianna Ricotti

Lungo il Cammino di Santiago nasce il migliore skatepark del mondo

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Logroño Street Plaza, Spagna. Il Cammino di Santiago, quello di Compostela, si arricchisce di un belvedere in più.

Si tratta di piazza Espolón, nella città di Logroño, penisola iberica che dal Nord del Paese si snoda lungo la via dei pellegrini verso Santiago.

Il designer Daniel Yabar ha ridisegnato il cuore di questo piccolo centro di La Rioja, provincia e comunità autonoma della Spagna settentrionale, dotando l’indirizzo del migliore skatepark al mondo.

Così, se prima non lo conosceva nessuno e i pochi che sostavano a Logroño erano giusto gli stanchi camminanti sulla via del Santo, dallo scorso settembre, data di inaugurazione, ‘un pezzo di Espolón’ diventa un pezzo importante del Cammino di Santiago.

Secondo quanto riportato in rete, pare che Logroño sua un posto dove gli skaters si allenano parecchio, non senza destare le ire dell’amministrazione locale.

Come risolvere il problema. Vietando lo skating nel parco? Multando gli indomiti sportivi?

Niente di tutto questo.

Piazza Espolón è stato trasformato per volere delle istituzioni in un luogo adatto a skaters, con rampe, scale, are verdi, ballatoi e pendenze circondati dal verde, perfettamente inseriti nel contesto dell’arredo urbano.

Il tutto nel pieno rispetto del design e dell’ambiente: “Piazza Espolón è stato progettato con materiali nobili e le linee funzionali”, spiega il portale  Kingpinmag.com.

Un’attrazione in più da segnare per chi camminerà verso Compostela e che farà bene anche all’indotto locale.

Fonte: Kingpinmag.com

Siamo entrati nello Storto: abbiamo scoperto cosa c’è e cosa ci sarà

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Siamo entrati nello Storto! Si staglia imponente su Milano da qualche tempo ormai, alle spalle di Torre Allianz, realizzata dall’archistar Arata Isozaki e davanti alle fondamenta della terza torre, progettata da Daniel Libeskind, è la Torre Generali di Zaha Hadid.

Ancora incompleta, noi milanesi l’abbiamo già battezzata. Si chiama lo Storto. Si innalza sul cielo di Milano facendo una torsione che trascina con se le due linee portanti, visibili anche a grande distanza. Il palazzo sembra vivo e sembra aver voglia di voltarsi a guardare qualcosa che ha lasciato indietro.

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Noi di Milano Città Stato siamo entrati nel ventre dello Storto. Lo abbiamo percorso fino al 20simo piano in una speciale occasione di lancio della Faimarathon, che avrà luogo il prossimo 16 Ottobre e che a Milano vedrà protagonista di tour organizzati proprio CityLife e tutta l’area della ex Fiera.

Una volta dentro “il mostro”, attraversato il cantiere alla base, si entra in un ascensore superveloce, che in dieci secondi porta al 20simo piano. Da li un’ampia area circolare ruota intorno alla colonna centrale, dove hanno sede gli ascensori e i servizi dell’intera struttura. Si resta senza fiato. Sospesi su una Milano che sembra immensa, dove la vista è a 360’ e dove le pareti sono interamente in vetro.

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Fluttuando nel nulla la vista si perde. In un istante si sente il legame della città con la Pianura Padana. Le direttrici principali di Milano si irradiano dal centro verso l’esterno con un invito a percorrerle idealmente fino all’orizzonte, dove la città si fonde con la campagna e allora è chiaro il senso di tutto. Milano motore di un’area intera, cuore pulsante della Lombardia.

Novembre 2017 è la data fissata da Armando Borghi, Amministratore delegato di CityLife, per l’apertura della Torre: 33 piani, 170 metri di altezza. Sotto ci saranno 33000 metri quadrati di centro commerciale, che sarà sviluppato come una piazza con delle strade, un asilo, 20 ristoranti, ma ciò che più conta per la città, ci saranno 170.000 metri quadrati di parco pubblico.

La giornata è grigia, ma quando lasciamo lo Storto, all’improvviso, il cielo si apre e la torre si illumina, un ultimo sguardo e quella torsione sembra quasi un inchino a noi, alla città, che lo saluta con entusiasmo.

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Arriva Futura City: il primo evento nazionale sulla tecnologia per rendere Smart le città

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Il 13 ottobre a Milano, presso gli spazi dell’Eastend Studios (via Mecenate 90), si tiene Futura City. L’evento, gratuito e aperto a tutti, si preannuncia del tutto unico nel suo genere: il suo obiettivo, infatti, è far immergere i partecipanti nella riproduzione di una Smart City, la città intelligente.

Per la progettazione dell’evento, Futura City ha individuato alcune macrocategorie che insieme contribuiscono a creare la Smart City, ovvero: Smart People, Smart Living, Smart Environment, Smart Mobility, Smart Government, Smart Economy. Ciascuna di queste sezioni sarà argomento di discussione per circa 30 multinazionali leader del settore ICT che interverranno all’evento, dimostrando come il ruolo della tecnologia possa essere determinante nel processo di costruzione della SmartCity.

Ospite d’eccezione sarà Marco Berry, che fungerà da protagonista per una serie web a puntate proprio sul tema delle Città Intelligenti. Questo perché Futura City non vuole configurarsi esclusivamente come uno showroom di se stessa: l’obiettivo, infatti, è soprattutto quello di coinvolgere i partecipanti, sia tramite l’utilizzo della piattaforma dedicata, sia attraverso i canali social; del resto il cittadino della Smart City del futuro lo si immagina sempre più attivo e partecipante.

Mini-appartamenti low cost sui tetti di Berlino? Potrebbero diventare realtà dal 2017

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Il problema casa: una emergenza sociale in Italia come a Berlino. Nella capitale tedesca  due architetti – Simon Becker, tedesco di 29 anni, e Andreas Rauch, austriaco di 33 – si sono inventati Cabin Spacey: mini-appartamenti trasportabili e da installare su ogni superficie libera.

A Berlino hanno ipotizzato la collocazione sui tetti cittadini dopo che, un anno fa, i due creativi si erano accorti che erano oltre 55.000 tetti inutilizzati in città (fonte: Berlinocacioepepemagazine). Perché non sfruttarli, cogliendo le opportunità delle nuove tecnologie?

COME SONO I MINI APPARTAMENTI. Si tratta di mini-case da 25 metri quadri costruite in legno, o con materiali moderni ma sempre ecosostenibili, divise in zona letto, bagno e una piccola cucina.

Il target: ovviamente single, oppure coppie senza figli, o ancora ‘nomadi urbani’.

Plus: tanta luce e il panorama.  Tempi di costruzione rapidissimi: appena tre settimane, pronta per essere montata-smontata.

Minus: le pareti-finestra sono un limite a chi ama la privacy, insomma, si pensa che all’inizio non ci saranno troppi ‘mini-vicini’.

Costo: tra i 50.000 e i 70.000 euro.

Il progetto nel progetto: e se Cabin Spacey fosse la base di un nuovo sistema di  house sharing?

cabinCOME REALIZZARE IL PROGETTO ‘CABIN SPACEY’. Con una campagna di crowdfunding .
Quella lanciata da Becker e Rauch ha riscosso l’interesse non solo delle istituzioni di Berlino ma anche di altre città affollate, come Monaco e Amburgo.

Cabin Spacey si è anche classificato al secondo posto nel contest per creativi “Smart Urban Pioneers”, finanziato dalla casa automobilistica per cercare nuove idee che possano migliorare la vita urbana, prosegue Berlinocacioepepe.

RESTA DA CHIARIRE la questione legata alla agibilità dei tetti, la sicurezza e le vie di fuga, le forniture di luce acqua e gas, la realizzazione su larga scala in tempi brevi.

Ma per i mentori di Cabin-Spacey pannelli solari e buona logistica potrebbero consentire la posa delle prime mini-case già a partire dal 2017.

A Madrid le strisce pedonali si colorano d’arte

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Il comune di Madrid, con l’intento di migliorare la consapevolezza sia dei pedoni che di chi si trova alla guida, ha commissionato all’artista bulgaro Christo Guelov di colorare le strisce pedonali con tinte vivaci e disegni geometrici.

strisce-pedonali-madrid-milanocittastato-622x414L’iniziativa facente parte del progetto Funnycross, ha ottenuto il pieno consenso dei cittadini divertiti dai nuovi attraversamenti pedonali ora più piacevoli oltre che più sicuri.

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La tragedia della GALLERIA

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foto di andrea cherchi

Giuseppe Mengoni era un architetto emiliano.

Nel 1859 vinse un concorso bandito dal Comune di Milano per la realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele IILa sua intenzione creare un simbolo tangibile della unicità di Milano per l’Italia ed un simbolo di innovazione nel mondo, in anticipo persino su città come Londra, Parigi o Bruxelles.

La galleria venne inaugurata nel gennaio del 1878 alla presenza del re. Ma quel giorno l’architetto non fu presente.

Qualche giorno prima, il 30 dicembre 1877, il “padre” della galleria, Giuseppe Mengoni, era precipitato dalla cupola centrale della Galleria sfracellandosi al suolo.

Mistero sulle cause anche se l’esistenza di grossi debiti fece pensare al suicidio.

Leggi anche:  6 cose che vi stupiranno sulla GALLERIA Vittorio Emanuele

MILANO CITTA’ STATO

Leggi anche:
10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
* E ora Milano Città Stato! Se non lo fa l’Italia, si può chiederlo all’Europa
Milano Città Stato sarebbe un bene soprattutto per l’Italia
Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Le 10 piogge tipiche di Milano

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A Milano piove.

Ok, non è una caratteristica unica della città meneghina, però le piogge tipiche di Milano sono più caratteristiche della stagione dei monsoni a Kerala.

Sperando di incentivare il turismo vogliamo consigliare alcune delle nostre piogge più belle.

piogge tipicheLe 10 piogge tipiche di Milano

 

#1 Il temporale delle 18:30

Puntuale come un orologio a neutrini, ogni giorno di questa estate alle 18:30 a Milano veniva giù il cielo.

 

#2 L’acquazzone quando esci dalla metro

La metropolitana è una zona franca dove il clima non esiste più. Michel Focault la chiamerebbe eterotopia. Poi, fatte quelle poche scale che ti separano dal mondo esterno il cielo appare in tutto il suo splendore. E, fatalità, piove.

 

#3 La pioggia mentre vai in motorino

Portiere che si aprono all’improvviso, pavé dissestato, ciclisti impavidi, automobilisti zigzaganti sono solo alcuni degli ostacoli che deve affrontare chi va in motorino. Il più temuto è sempre lei, la pioggia.

 

#4 Diluvio prima dell’appuntamento

Se pronto per incontrare lui o lei al bar tal dei tali, famoso per il suo splendido dehor. Ma hai fatto i conti senza l’oste, che nei panni di Dio invece di annacquare il vino annacqua l’intera città.

 

#5 Pioggia delle scarpe da sole

Volevi far respirare un po’ il piedi e invece te lo ritrovi in salamoia.

 

#6 Il temporale di fine estate

Se non fosse per la scomodità di osservarlo al riparo sotto la pensilina del tram, sarebbe quasi romantico. Questo temporale porta via il caldo e ti ricorda che sta per cominciare un altro anno. Perché a Milano gli anni cominciano a settembre.

 

#7 Pioggerellina che non capisci se piove

Quattro gocce, non apro nemmeno l’ombrello. Il giorno dopo hai la febbre.

 

#8 Meteo alla Blade Runner

In Blade Runner piove sempre. Quel cielo cirroso che inizia e non sai quando finirà di gocciolare. Di solito dura tre quarti di eternità.

 

#9 L’acquazzone intimista

Non piove fuori, piove dentro di te. Per fortuna le brutte giornate passano.

 

#10 Piove sul bagnato

Ma tu stai sereno.

10 segnali inequivocabili che lo stato italiano è da RIFARE

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Milano Città Stato nasce dalla convinzione che bisogna avere il coraggio di dire che l’architettura dello stato è da rifare, perchè è ormai incapace di essere più al passo dei tempi. Carl Marx sosteneva che la base di tutto è l’economia: tutto il resto è sovrastruttura. Quello che emerge dai dati sembra dare ragione a Marx: il sistema Italia economicamente non funziona e gli effetti di questo si propagano in ogni altro comparto della società.  Lo stato italiano, impostato contro i fondamenti dell’economia, è ormai un pericolo sul futuro di ognuno di noi.

10 segnali inequivocabili che lo stato italiano è da rifare

1. Libertà economica

economicfreedom La classifica dei paesi ordinata per l’indice di libertà economica è una delle più importanti classifiche di misurazione della qualità di gestione degli stati perché misura la possibilità di cittadini e imprese di poter svolgere i loro affari senza interferenze del governo.
Ai primi due posti ci sono due città stato, Singapore e Hong Kong, segno che l’autonomia di un piccolo territorio coincide con una maggiore libertà per cittadini e imprese. A seguire si trovano le principali democrazie occidentali, Canada, Stati Uniti,  Gran Bretagna, Paesi Scandinavi,  Germania, Giappone, Olanda. L’Italia è in ottantesima posizione, dietro a Madagascar, Isole Samoa e Arabia Saudita.  Secondo l’Heritage Foundation l’Italia non è un paese libero.

NEll’INDICE DI LIBERTA’ ECONOMICA L’Italia è in ottantesima posizione, dietro a Madagascar, Isole Samoa e Arabia Saudita.  Secondo l’Heritage Foundation l’Italia non è un paese libero.

2. Debito pubblico ed entrate tributarie

Dal 2000 al 2014 il debito pubblico italiano è aumentato in termini assoluti di 900 miliardi, in termini relativi negli ultimi otto anni è passato dal 100% al 135% del prodotto interno lordo.

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Questo è accaduto nonostante nello stesso periodo siano aumentate le entrate tributarie dello stato.

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Vanno allo stato centrale quasi l’80% dei tributi e dal 2000 al 2014 ha incassato oltre 100 miliardi in più, con un aumento percentuale del 36,1%.
Nel 2000 la spesa delle amministrazioni pubbliche in Italia era inferiore al 45% del PIL. Quindici anni dopo ha superato il 50%: questo significa che il peso dello stato sull’economia ha superato quello privato.
I dati mostrano che il nostro è uno stato che più incassa, più spende e più si indebita.

il nostro è uno stato che più incassa, più spende e più si indebita.

3. Ricchezza prodotta

Ci sono due modi per rendere sostenibile un debito. Il primo consiste nel tagliare le spese, ma si è appena visto che non è la strada praticata dallo stato italiano. La seconda è di produrre di più.
La ricchezza di un paese è calcolata dal PIL, prodotto interno lordo: se il prodotto aumenta significa che un paese diventa più ricco e quindi, a parità di fattori, l’incidenza del debito pubblico si riduce.
L’Italia è insieme alla Grecia il paese che in Europa ha subito di più la crisi del 2008.
Nel 2015 siamo ancora a circa il 90% del reddito prodotto prima della crisi, una quota che ci riporta indietro di quindici anni, all’inizio del millennio, e secondo le previsioni ci vorranno dai dieci ai quindici anni per tornare a livello pre-crisi.

gdpratebetterLe economie del G7 dopo il crollo iniziale si sono riprese segnando una crescita costante che le ha portate tutte a ritornare ai livelli precedenti alla crisi e, in certi casi, come Usa, Canada, Germania e Giappone, addirittura superiori. L’Italia è la sola eccezione, con un trend che a differenza degli altri continua a puntare verso il basso.
Se si analizza il tasso di crescita annuale del PIL tra tutti i paesi occidentali, dal 2008 al 2015 l’Italia risulta per 5 volte all’ultimo posto e per le restanti 2 volte al penultimo posto.

Se si analizza il tasso di crescita annuale del PIL tra i paesi occidentali, dal 2008 al 2015 l’Italia risulta per 5 volte all’ultimo posto e per LE RESTANTI 2 volte al penultimo posto.

4. Produzione industriale

La perdita di ricchezza in un’economia mercato deriva sempre da una perdita nella produzione delle imprese. In un sistema di mercato sono loro la fonte di ricchezza e di lavoro.
Negli ultimi quindici anni l’andamento della produzione industriale in Italia è stata sempre inferiore a quella degli altri paesi che usano l’euro e il divario sta diventando sempre più grande.

produzioneindustriale La riduzione nella produzione industriale indica in un mondo globalizzato che le aziende chiudono o si trasferiscono all’estero. Sempre più imprese italiane scelgono di andarsene e anche questo è un effetto di uno stato centrale che aumenta il suo peso sull’economia, incrementando le tasse: se si considera la tassazione sulle imprese, l’Italia è dopo la Grecia il paese europeo con le tasse più alte.
Dall’andamento delle entrate tributarie dello stato (in crescita), del PIL (in calo) e della produzione industriale (in calo) si delinea il seguente quadro:  il modello economico italiano consiste in uno spinto centralismo, si trasferiscono sempre più soldi nelle mani dello stato togliendoli a imprese, contribuenti ed enti locali. In sintesi, le risorse vanno dai soggetti più efficienti al soggetto più inefficiente (lo stato centrale).

Si tratta di un modello opposto a quello di tutte le economie in crescita, simile solo a un paese in crisi come la Grecia, e soprattutto affine a quello delle economie comuniste che sono andate a picco a fine novecento.  Considerando i problemi e le tendenze in corso in Italia e in Grecia, i due paesi che stanno adottando la stessa ricetta del centralismo statale, è difficile prevedere un esito positivo.

il modello economico italiano consiste in uno spinto centralismo: si trasferiscono sempre più soldi nelle mani dello stato togliendoli a contribuenti ed enti locali. In sintesi, le risorse vanno dai soggetti più efficienti al soggetto più inefficiente (lo stato centrale).

5. Investimenti e risparmi

A nostra difesa rispetto all’ingente debito pubblico si ripete che siamo un popolo di risparmiatori. Dove il pubblico perde ci pensa il privato a cautelarsi e a far fronte al rischio di fallimento di sistema. Ma è davvero così?

tasso-risparmio

Dai dati OCSE così non sembra, anzi.

Rispetto all’Unione Europea in Italia si risparmia di meno rispetto al PIL. E questa forbice si è allargata dalla crisi del 2008 in poi, ponendoci a circa il 15% in meno della media del risparmio degli altri paesi europei.

Rispetto all’Unione Europea in Italia si risparmia di meno rispetto al PIL. E questa forbice si è allargata dalla crisi del 2008

6. Produttività e costo del lavoro

Ultima speranza: il lavoro. Abbiamo visto che lo stato spende male i suoi soldi, si indebita, il clima culturale a loro ostile porta le imprese a spostare la loro produzione all’estero. Le famiglie non riescono più a risparmiare e gli investimenti sono a picco. L’ultima speranza potrebbe essere il lavoro. Come dice l’articolo uno della nostra Costituzione, l’Italia si fonda sul lavoro. Come siamo messi in termini di produttività?

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Per risollevarsi le zone depresse di solito possono contare su un costo del lavoro più vantaggioso per attrarre le imprese. Ma ancora una volta siamo messi male. Nel grafico qui sopra la linea gialla è l’Italia. Il grafico mostra i costi del lavoro nell’area euro. Prendendo il 2000 come punto di partenza si vede che l’Italia è quella che ha visto aumentare di più il costo del lavoro e questo malgrado un’economia che è arretrata nello stesso periodo.
Il lavoro costa di più del 40% rispetto al duemila. Nello stesso periodo il costo del lavoro degli altri paesi è aumentato meno.
Questo grafico mostra come il sistema Italia si stia muovendo in direzione opposta rispetto a quelli che funzionano meglio. I due paesi che nella tabella mostrano di incrementare di meno il costo del lavoro sono la Germania e l’Irlanda.
La Germania è il grande paese europeo che negli ultimi anni sta crescendo di più come ricchezza e sta riducendo di più il debito dello stato. È un paese che attrae imprese e talenti e uno dei segreti è proprio in questo grafico: la forza della Germania passa anche grazie al contenimento dei costi del lavoro.

L’Irlanda rappresenta un caso interessante per l’Italia. Si tratta infatti di una situazione analoga come problema di partenza ma opposto come politiche attuate per uscire dalla crisi. L’Irlanda era uno dei grandi malati dell’Europa: la i dei “pigs”, i paesi in difficoltà, inizialmente era la I dell’Irlanda.
Alla crisi l’Irlanda ha risposto in maniera opposta all’Italia: ha ridotto il peso dello stato, ha puntato su una bassa tassazione sulle imprese, ha ridotto gli oneri fiscali sui lavoratori.
In breve, il governo irlandese ha cercato di lasciare più risorse nelle mani dei soggetti economicamente più efficienti, imprese e cittadini, togliendole a chi è più inefficiente, l’amministrazione pubblica. Questo ha portato l’Irlanda a crescere con tassi di crescita record per l’Europa (+7% nel 2015), riducendo deficit e debito, e a smettere di essere un problema, facendosi sostituire dall’Italia nella “i” dei paesi Pigs.

L’Italia invece si è mossa e continua a muoversi in direzione opposta: sottraendo risorse dai centri di gestione più efficienti per darle allo stato.

l’Italia è LA NAZIONE che ha visto aumentare di più il costo del lavoro e questo malgrado un’economia che è arretrata nello stesso periodo.
Il lavoro costa di più del 40% rispetto al duemila

7. Tasso di occupazione

La ricchezza proviene dalle imprese e il sistema previdenziale è retto da chi lavora. In Italia l’indice di disoccupazione è tra i più alti in Europa, tuttavia ciò che è drammatico non è il tasso di disoccupazione ma quello di occupazione.

occupati

Ciò che conta per capire la sostenibilità di un sistema non è avere un basso numero di disoccupati, bensì avere un alto numero di occupati. In Italia solo una parte di chi non ha lavoro risulta in cerca di lavoro, quindi disoccupato. L’Italia fa parte dei paesi che ancora non sono riusciti a recuperare i livelli di occupazione del 2008, risultando nel terzetto di coda, assieme a Croazia e a Grecia.

L’elevato tasso di disoccupazione, in particolare di quello giovanile, si accompagna a un basso indice di attrattività del nostro paese. Secondo il Global Talent Competitiveness Index (GTCI) del 2016, l’Italia ha una bassa capacità di attrarre talenti dal resto del mondo: si colloca in 41esima posizione su 50 paesi considerati, dietro a Polonia, Barbados e Costa Rica, in calo di 5 posizioni rispetto al 2015.

Preoccupa, infine, la crescita della cosiddetta “terza società”, formata da chi potrebbe lavorare ma non risulta occupato, che dal 2008 è passata da 7,2 milioni a 9 milioni, arrivando a toccare quasi un terzo delle forze di lavoro allargate.

Se si considera la percentuale di occupati in Italia in età lavorativa sulla popolazione totale, la cifra che risulta è consistentemente inferiore rispetto alla media dell’Unione Europea: nel nostro paese lavorano 10 persone su 100 in meno rispetto alla media europea. 10 persone in meno significa 10 persone che non versano i contributi con cui pagare i pensionati, 10 persone che non versano imposte sul reddito con cui finanziare lo stato. E il trend anche in questo caso è in calo.

Il sistema centralista italiano non produce ricchezza, né lavoro. Vediamo se almeno rispetta il principio di equità nella redistribuzione delle risorse.

nel nostro paese lavorano 10 persone su 100 in meno rispetto alla media europea

8. Equità sociale

A livello internazionale si utilizza l’indice di GINI per esprimere il livello di disuguaglianza economica, ossia quanto è grande il divario tra le fasce ricche e quelle povere.

Come si vede nella tabella sotto, anche in questo caso l’Italia non se la passa bene. Risulta infatti il paese con maggiori disuguaglianze preceduto solo dalla Gran Bretagna, un’economia considerata tra le più liberista e che, al contrario della nostra, è tra quelle che sono più cresciute in Europa.

indicegini

Forse il dato più preoccupante non è l’indice di disuguaglianza assoluto, ma la sua progressione nel tempo. Nel 1990 l’Italia era a 0,40 risultando il paese con meno disuguaglianza economica tra le economie considerate. In venti anni siamo passati da uno dei paesi più equilibrati a uno di quelli più diseguali. E questa non è l’unica disuguaglianza esistente in Italia. Oltre a quella tra ricchi e poveri c’è anche una discriminazione tra le generazioni.

La perdita di occupazione non ha colpito tutte le fasce di età. Tutt’altro. Dal 2008 tra chi ha più di cinquant’anni gli occupati sono aumentati di oltre 1 milione e ottocento mila posti, con un incremento nel tasso di occupazione del 9,2%. Mentre tra chi ha meno di 50 anni gli occupati sono calati di quasi 2 milioni e mezzo di unità, con un calo nell’occupazione di oltre l’11% tra gli under 34.

In venti anni siamo passati da uno dei paesi più equilibrati a uno di quelli più diseguali. E questa non è l’unica disuguaglianza esistente in Italia. Oltre a quella tra ricchi e poveri c’è anche unA DISCRIMINAZIONE tra le generazioni.

9. La giustizia

Altra funzione fondamentale esercitata dallo stato è la giustizia. Anche in questo caso ci sono più ombre che luci.

Qui sotto nella tabella de Il Sole 24 Ore, l’Italia risulta in cima al mondo. È la durata media dei processi: in Italia per arrivare alla sentenza definitiva passano in media 2.866 giorni, significa che ci vogliono 8 anni per arrivare alla conclusione di un processo civile. Se si considera che la durata media nel mondo è di 616 giorni, pari a meno di 2 anni, si capisce la situazione drammatica della giustizia in Italia.

 

L'Italia è maglia nera tra i Paesi dell'Ocse per la durata del processo civile. La durata minima, massima e media dei processi civili

IN ITALIA ci vogliono 8 anni per arrivare alla conclusione di un processo civile.  la durata media nel mondo è di 616 giorni, pari a meno di 2 anni.

10. La corruzione

Una giustizia lenta diventa spesso ingiustizia. Non sorprende perciò che l’Italia risulti uno dei paesi considerati più corrotti al mondo (Fonte: Il Sole 24 Ore).

corruzione2

Nell’elaborazione della Fondazione Hume l’Italia risulta al trentesimo posto su trentadue paesi considerati, superata per corruzione solo da Grecia e Turchia.

E per capire quanto la corruzione sia connessa con la pubblica amministrazione basta passare alla tabella successiva in cui si analizza la percezione percepita nei diversi settori della società.

corruzione3

Secondo questa classifica la corruzione colpisce nell’ordine i partiti politici, i politici, i funzionari pubblici che assegnano appalti, licenze e permessi. A parte banche e aziende private tutti gli altri soggetti a maggior incidenza di corruzione risiedono nel comparto pubblico.

Quello che risulta pertanto da questi dati è uno scenario nero: lo stato italiano modellato su un centralismo spinto e su un elevato peso della pubblica amministrazione sulla società risulta inefficiente, ingiusto e corrotto.

lo stato italiano modellato su un centralismo spinto e su un elevato peso della pubblica amministrazione sulla società risulta inefficiente, ingiusto e corrotto.

 

Fonti Tabelle:

1. Index of Economic Freedom, The Heritage Foundation
2.1 Elaborazione dati Banca d’Italia
2.2 Elaborazione studi CCIA su dati Istat
3. Elaborazione DIPE su dati del FMI
4. Elaborazione DIPE su dati OCSE (da vincitorievinti.com)
5. Elaborazione su dati OCSE (da memmttoscana.wordpress.com)
6. SG Cross Asset Research/Economics
7. Elaborazione su dati ISTAT
8. Elaborazione su dati OCSE
9. Elaborazione su dati OCSE (da giornalettismo.it)
10.1 Elaborazione Fondazione Hume per Il Sole 24 Ore (da: nova.ilsole24ore.com)
10.2 Elaborazione Fondazione Hume su dati della Commissione Europea per Il Sole 24 Ore (da: nova.ilsole24ore.com)

ANDREA ZOPPOLATO

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I treni pendolari francesi diventano musei d’arte in movimento

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L’amore per la bellezza si sa, non può che contribuire a produrre idee di grande impatto visivo ed emotivo.

Ed è quello che è successo in Francia, dove la sensibilità per l’arte e il potere curativo che ne deriva, ha spinto le amministrazioni locali a renderla predominante nella  vita di tutti i giorni.

Che l’arte abbia potere terapeutico sull’umore e sulla salute è stato da sempre esaminato e documentato.

Un esempio dei vari esperimenti a riguardo, è quello svoltosi in Piemonte, nel Santuario di Vicoforte, famoso per possedere la cupola ellittica più grande al mondo, ed è stato diretto dal professor Enzo Grossi, che da anni studia le particolari relazioni che si vanno ad instaurare tra cultura e salute. Prima e dopo la visita al Santuario è stato prelevato un campione di saliva a un centinaio di volontari e sono stati poi confrontati i livelli di cortisolo (o ormone dello stress), risultati nettamente inferiori dopo la visita alla cupola.

Sarà per questo che le Ferrovie dello Stato francesi hanno avuto l’idea di abbellire l’interno dei treni con una serie di pannelli e decorazioni che riproducono opere d’arte dei musei, delle cattedrali e dei palazzi d’epoca francesi.

Il tetto delle carrozze dei treni è diventato così la vetrata colorata di una delle cattedrali francesi, i corrimano per raggiungere il secondo piano della carrozza riproducono gli eleganti corrimano di Versailles e accanto ai finestrini i passeggeri possono ammirare i giardini e i laghi dipinti dagli impressionisti, ma anche le prime pellicole esposte al Cinema Gaumont, la prima casa produttrice di film della storia.

arte-in-movimento-milanocittastatoIl motivo di questa iniziativa è stata cercata sia nella volontà di rendere più piacevoli e leggeri i viaggi dei lavoratori e degli studenti pendolari francesi ma anche per limitare i frequenti atti vandalici, i quali sono diminuiti grazie al potere dell’arte, che aiuta ad essere maggiormente consapevoli di sé stessi, ad avere maggiore autostima, a sviluppare la socialità, ad auto-gratificarci, a percepire meglio con le forme e i colori il mondo circostante.

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Milano INTERNAZIONALE: 10 luoghi dove si incontrano persone di tutto il mondo

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Milano è la New York o la Londra italiana, la città dove è maggiore la presenza di persone di tutto il mondo. Ecco dove andare per sentirsi cittadini del mondo.

Milano internazionale: 10 luoghi dove si incontrano persone di tutto il mondo

#1 L’Ostello Bello
Si definisce the best hostel in Milan. Si parla più inglese che italiano, bevendo cocktail a 5 euro. Atmosfera internazionale nei pressi di via Torino, ma non solo: è stato aperto un Ostello Bello in Myanmar e un altro in zona Stazione Centrale con tanto di cortile col ping pong e terrazza con le amache, in via Lepetit 33.
#2 Old Fashion il mercoledì
Nate nel 1997, anche se han perso un po’ lo smalto epico dei primi anni, le Serate Internazionali dell’Old Fashion restano comunque la mecca degli studenti Erasmus. Entrata 1 euro e free drink a manetta.
#3 al Madama
Nuovo Ostello dietro a Calabiana, turisti stranieri. Serate Karaoke, serata lettura. E’ difficile sentire parlare italiano.
#4 Aperitivi in lingua di Passport
Da anni è un punto di riferimento per chi vuole respirare un’atmosfera internazionale. E’ Passport che organizza incontri, aperitivi, visioni di film in lingua originale, per un pubblico in prevalenza di professionisti. Il sito è qui: Passport.
#5 Internations
Iniziativa nata in Germania da un ex studente Erasmus della Bocconi che pare si sia ispirato dalle serate internazionali della nostra città. Ora si è diffusa in tutto il mondo: è un sito (internations.org) ed eventi sia spontanei che organizzati da Internations.
#6 Pogue Mahone’s
Il pub irlandese di Porta Romana è da oltre venti anni un punto di riferimento per gli studenti internazionali, e non solo, di Milano.
#7 Bar Jamaica
In generale basta passeggiare per Brera per incontrare turisti e studenti Erasmus. Un luogo di ritrovo classico è il bar Jamaica, autentica istituzione delle serate milanesi in via Brera 32. Era molto apprezzato da Ernst Hemingway.
#8 Al Blue Note
Uno dei rimpianti della Milano del passato è la musica dal vivo. Negli anni novanta c’erano molti locali, specie sui Navigli, che offrivano spettacoli che hanno di fatto favorito l’arrivo sulla scena di gruppi di successo, come i Bluvertigo o Le Vibrazioni. Oggi resistono in pochi tra cui il Blue Note, molto apprezzato dagli ospiti internazionali dal palato fino.
#9 Offside Sport Pub
Si è fatto un nome soprattutto per la programmazione di eventi sportivi che hanno grande impatto sul pubblico internazionale.
#10 Le model night
Anche se sono meno quotate di un tempo, persistono le serate frequentate da modelle di tutto il mondo. Tra i locali dove questa presenza è più assidua ci sono l’Armani Bamboo Bar, il Just Cavalli, l’ 11Clubroom e il Byblos.

MILANO CITTA’ STATO

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In Olanda si pedala di sera in compagnia di Van Gogh

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In Olanda la bicicletta è una cosa seria e con essa le piste ciclabili, predominanti in questa terra dalle vaste pianure.

E dopo aver creato tra i percorsi ciclabili più belli d’Europa cosa potevano inventarsi ancora i nostri amici olandesi? Ma ovviamente delle piste ciclabili straordinarie!

Disegnato dal designer Daan Rooseggarde che, ispiratosi al celebre quadro di Van Gogh  “La notte stellata”, ha creato un percorso ciclabile che si illumina non appena fa buio, grazie all’utilizzo di una particolare vernice che accumula energia durante il giorno per poi rilasciarla durante le ore notturne.

pista-ciclabile-van-gogh-milanocittastatoLa pista collega la cittadina natia di Vincent Van Gogh, Eindhoven, fino a Nuenen dove l’artista si ispirò per il dipinto “I mangiatori di patate”.

Alla sua vista i navigatori capivano di essere arrivati a Milano

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San Cristoforo è formato da due chiesette affiancate. Sorge sul percorso che conduceva a Milano dalla Lomellina, in un punto di passaggio obbligato nella rete dei vari corsi d’acqua, e per questo fungeva da faro per i navigatori che alla sua vista capivano di essere arrivati a Milano.

E’ in arrivo Hydrail, il primo treno a idrogeno (e a emissioni zero) del mondo

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Si chiama Coradia iLint il primo treno ad idrogeno che, da dicembre 2017 comincerà a circolare in Niedersachsen (Bassa Sassonia), precisamente sulla linea Buxtehude–Bremervörde–Bremerhaven–Cuxhaven.

Progettato negli ultimi due anni dalla società francese Alstom, Coradia iLint -ribattezzato dalla stampa Hydrail – sarà alimentato da celle a combustibile a idrogeno e le sue uniche emissioni saranno vapore e acqua di condensa.

Progettato per mantenere un basso livello di emissioni sonore anche a velocità massima, il treno potrà raggiungere i 140 chilometri orari e fare tra i 600 e gli 800 chilometri con un pieno. Avrà dunque un’autonomia molto più ampia delle auto a idrogeno, ma anche degli analoghi treni merci e tram sperimentati in Giappone e in Cina.

Hydrail sarà una straordinaria alternativa eco-friendly ai treni diesel ancora utilizzati in tutta la Germania, alla quale si stanno già interessando altri Länder come il Baden-Württemberg, l’Hessen e il Nordrhein-Westfalen, ma anche Paesi come l’Olanda, la Danimarca e la Norvegia. I costi? La Alstom ancora non li rivela, ma secondo Die Welt per ora dovrebbero essere sensibilmente più alti rispetto ai treni tradizionali.

 

Il palazzo dei barbari sconfitti

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Da quasi cinque secoli dietro a San fedele si ergono otto grosse statue sulla casa degli Omenoni. Omenoni significa “grandi uomini” e furono scolpiti per volontà del proprietario della casa, Leone Leoni, che divenne sede di una delle più importanti gallerie d’arte dell’epoca. Gli omenoni raffigurano dei barbari sconfitti dalle forze di Roma.

La casa venne menzionata dal Vasari nel capitolo delle Vite dedicato a Leone Leoni:
« Lione, per mostrare la grandezza del suo animo, il bello ingegno che ha avuto dalla natura, e il favore della fortuna, ha con molta spesa condotto di bellissima architettura un casotto nella contrada de’ Moroni, pieno in modo di capricciose invenzioni, che non n’è forse un altro simile in tutto Milano. »
(Giorgio Vasari, Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri, Vita di Lione Lioni, Aretino)

Milano riceve indietro dallo stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse

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Milano è la città in Italia che più dà e meno riceve dallo stato nazionale.
Per capirlo prendiamo il bilancio del Comune.

Il Comune di Milano ha bisogno di circa 8 miliardi di euro ogni anno per funzionare.
Il Comune può trattenere sul territorio poco più di un miliardo di tasse e imposte locali. In particolare trattiene 510 milioni da ICI + IMU, 210 milioni dalla TASI, 350 milioni da Tari e tasse sui rifiuti, 180 milioni dall’addizionale IRPEF e 61 milioni dall’imposta sul soggiorno. Più bassa l’incidenza di pubblicità (27 milioni) e affissioni pubbliche (2 milioni).
Un altro miliardo arriva da tariffe sul trasporto pubblico (410 milioni), assegnazioni o concessioni di servizi (323 milioni) e dalle multe (300 milioni).
Le voci più significative sono tre: riscossione crediti (500 milioni), entrate “una tantum” che provengono da alienazione immobili (886 milioni) e soprattutto prestiti (1,350 miliardi).
Questo significa che un terzo del bilancio è coperto da prestiti o da entrate una tantum.

Clicca per partecipare al grande sogno di Milano
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QUANTO VERSA MILANO ALLO STATO

L’OCSE calcola in 312 miliardi il PIL prodotto nell’area metropolitana, di cui circa 80 miliardi nel Comune di Milano. Applicando il tasso di pressione fiscale reale in Italia, significa che Milano versa oltre 40 miliardi allo stato italiano, considerando solo il Comune. Cifra che arriva a 156 miliardi di tasse pagate allo stato, se si calcola l’area metropolitana di Milano, come viene definita dall’ OCSE.

pressionefiscale

Dei 40 miliardi versati allo stato quanti ritornano a Milano attraverso i trasferimenti statali?
Dallo stato il Comune di Milano riceve 125 milioni come contributi o trasferimenti statali, mentre dalla Regione riceve altri 309 milioni di cui 267 versati per il trasporto locale.
Complessivamente il Comune di Milano riceve dallo stato in via diretta o indiretta (tramite le Regioni) 450 milioni a fronte dei 40 miliardi che versa in tasse. Significa che poco più del 5% del bilancio è coperto dallo Stato e Milano riceve indietro dallo stato l’1% di quanto versa.

il Comune di Milano riceve dallo stato in via diretta o indiretta (tramite le Regioni) 450 milioni a fronte dei 40 miliardi che versa in tasse. Significa che poco più del 5% del bilancio è coperto dallo Stato e Milano riceve indietro dallo stato l’1% di quanto versa.

In altri paesi, lo stato lascia agli enti locali una parte delle imposte nazionali: in Spagna, ad esempio, la città di Madrid trattiene attorno al 50% delle imposte nazionali generate sul territorio: l’equivalente di Iva, Ires, Irpef e altre imposte dirette e indirette. In più trattiene le imposte locali.
Da noi lo stato prende per sé tutte le imposte nazionali e una parte di quelle locali.
I trasferimenti statali ai comuni sono stati ormai azzerati e la redistribuzione, ossia gli aiuti ai territori più comuni, è stata anch’essa messa a carico dei comuni: ogni sindaco versa al “fondo di solidarietà comunale” il 38,23% dell’IMU ad aliquota standard.

SE MILANO POTESSE FARE COME MADRID

Se Milano potesse trattenere il 50% delle imposte generate sul territorio come accade per Madrid, significa che potrebbe avere un budget superiore di 20 miliardi ogni anno rispetto agli 8 miliardi attuali.
Invece di doversi indebitare o andare a chiedere soldi a Roma, Milano potrebbe avere risorse straordinarie che potrebbe utilizzare per incentivare ancora di più lo sviluppo del territorio.
Anche senza arrivare all’estremo di Madrid, diventando una regione a statuto ordinario Milano potrebbe disporre di molte più risorse che sarebbero più coerenti rispetto a quello che produce.

la città di Madrid trattiene attorno al 50% delle imposte nazionali generate sul territorio: l’equivalente di Iva, Ires, Irpef e altre imposte dirette e indirette. In più trattiene le imposte locali.
Da noi lo stato prende per sé tutte le imposte nazionali e una parte di quelle locali.

Oltre ai vantaggi di budget vediamone altri che si potrebbero ottenere se Milano acquisisse lo status di regione.

I VANTAGGI A DIVENTARE CITTA’ STATO

Gestione sanità locale. Milano potrebbe gestire la sanità in autonomia. All’interno della regione che raggiunge gli standard più elevati pensiamo che modello straordinario rappresenterebbe il sistema sanitario milanese. Un’eccellenza mondiale
Rappresentanza nel senato delle regioni. Se il referendum dovesse ratificare la riforma costituzionale, Milano potrebbe disporre di suoi rappresentanti nel nuovo senato delle regioni.
Possibilità di trattare direttamente con il governo. Con lo status di regione, Milano non avrebbe più organi intermedi tra sé e il governo di Roma. Questo significa che potrebbe contrattare direttamente l’eventuale estensione dell’autonomia o l’attribuzione di leggi speciali.
Possibilità di chiedere lo statuto speciale. In Italia ci sono regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale, con un’autonomia più estesa e una disciplina applicata ad hoc. Come previsto dall’articolo 116 terzo comma della legge di riforma delle regioni del 2001, con lo status di regione Milano potrebbe chiedere l’estensione allo statuto speciale, in modo coerente con le esigenze del territorio.
Possibilità di confrontarsi alla pari con le altre città stato (o città regione) d’Europa. Le regioni hanno la possibilità di avere propri rappresentarsi e di gestire la comunicazione in modo autonomo a livello internazionale. Milano potrebbe agire a livello internazionale in autonomia e si potrebbe confrontarsi con tutte le città che hanno lo stesso status, come Madrid, Berlino, Londra, Parigi, Bruxelles, Vienna o San Pietroburgo.
Possibilità di sperimentare politiche utili per il paese. Ottenere l’autonomia è la premessa per poter sperimentare sul territorio azioni politiche, economiche e sociali che, in caso di successo, potrebbero essere estese al resto del paese. In questo senso Milano Città Stato potrebbe costituire il laboratorio per riformare l’Italia.

Questi sono solo alcuni dei vantaggi che sono previsti dall’attuale ordinamento. Se si prendono a riferimento altri modelli, si può perfino immaginare che Milano possa dotarsi di una sua costituzione (come Berlino), possa trattenere sul territorio il 50% delle tasse generate e possa trattare con il governo le competenze da gestire direttamente (come Madrid) fino ad arrivare ad un suo autonomo sistema di istruzione, giudiziario o perfino monetario come succede ad Hong Kong.

ANDREA ZOPPOLATO

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10 tipi di NOTTE a Milano

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Silenzio, si fa notte.

10 tipi di notte a Milano

#1 La notte insonne
Tra i supermercati sempre aperti e i pensieri di lavoro a Milano prendere sonno è più difficile che altrove.

#2 La notte da Don Giovanni
Si vive nei luoghi immortali della notte milanese: Nepentha, Hollywood, Old Fashion.

#3 La notte storta
Si fa a gara per chi si distrugge di più. Più si avanza con gli anni più giorni ci vogliono per il recupero.

#4 La notte da hooligans
Si va in giro a spaccare tutto.

#5 La notte a casa di amici
Non se ne vanno più, la padrona di casa non ce la fa più.

#6 La notte intellettuale
Si riflette.

#7 La notte sportiva
Jogging alle due di notte.

#8 La notte al pronto soccorso
Quella che non si vorrebbe.

#9 La notte al lavoro
C’è più gusto a soffrire quando gli altri dormono.

#10 La notte dello studente
Non fermare ti prego le mie mani
Sulle tue cosce tese chiuse come le chiese.

MILANO CITTA’ STATO

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La chiesa della musica

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In corso Italia sorge la basilica che negli anni cinquanta, grazie alla sua ottima acustica, fu utilizzata dalla EMI come sala d’incisione. Qui la divina Maria Callas registrò I Puritani e Cavalleria rusticana nel 1953 e La sonnambula nel 1957.

A Sant’Eufemia e alla sua piazza è dedicato un album del jazzista Renato Sellani.


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