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10 cose che il milanese invidia ai romani

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Dopo lo scoop sulle 10 cose che i romani invidiano dei milanesi per un atto di umiltà abbiamo deciso di fare un sequel degno di Benvenuti al Sud. Abbiamo chiesto ai milanesi cosa invidiano ai romani. Con una certa riluttanza hanno accettato di rispondere.

10 cose che il milanese invidia ai romani

#1 Il venticello
“Esco da Termini ed è il caos. La coda infinita per i taxi che si dispongono in modo assurdo, ci sono più taxi che persone eppure devi aspettare due ore per salire. Ci sono rifiuti accatastati, confusione, però basta sentire quella dolce brezza e tutto pare diventare stupendo. Se dovessi importare a Milano qualcosa di Roma prenderei il venticello romano”.

#2 La battuta romana
Tassista di Milano: “Io ai romani invidio la battuta spontanea. Arriva un uomo distinto, romano, mi dice: devo andare in via del senato, appena partiamo comincia a parlare al telefono in inglese, perfetto. A un certo punto mentre ero fermo al semaforo, un pedone invece di attraversare diritto andava tutto storto, in diagonale, lui sento che dice Just a moment!, stacca il telefono, abbassa il finestrino e gli urla: Ahò, guarda che sei un pedone mica sei un alfiere!. Poi ha ripreso a parlare in inglese al telefono”.

#3 La capacità di fare amicizia
“A Roma c’è un’apertura naturale di tutti. Anche trasversale, mentre a Milano si creano sempre delle cerchie chiuse”.

#4 L’atmosfera
“Passeggi per Roma e ti ritrovi immerso in un’atmosfera unica, speciale. A Milano tutto è molto ordinato, a volte un poco scontato, mentre a Roma da ogni parte guardi puoi trovare una sorpresa”

#5 La cucina
“La pizza bianca col rosmarino, il tiramisù di Pompi, La pizza croccante che non si ammoscia”

#6 Il fatto di poter fare jogging sui colli o ai fori Imperiali
“L’ha fatto anche Zuckerberg”

#7 La vicinanza col mare
“Venti minuti e ti tuffi a Ostia. Per un milanese è un sogno”

#8 Il fiume vero
“Ammetto. Se c’è una cosa che mi fa sentire provinciale è la retorica dei navigli. Dobbiamo ammetterlo: a Milano ci piacerebbe tanto che ci fosse un fiume vero come in tutte le più grandi città d’Europa, invece ci dobbiamo accontentare di qualche rigagnolo”

#9 La capitale
“La dicitura Roma capitale è una vaccata. Però che quella città così disorganizzata sia la nostra capitale ci fa masticare amarissimo”

#10 L’impero. Giulio Cesare
“Quando arrivo a Roma ogni volta mi faccio sempre la stessa domanda: Ma come è possibile che questi qui che non riescono a organizzare neppure la raccolta differenziata un tempo dominavano il mondo?

MILANO CITTA’ STATO

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Quando gli svizzeri con noi erano più generosi

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«Alla Generosa Milano, mia patria d’adozione, dono, con animo riconoscente, il Planetario.» (Ulrico Hoepli, maggio 1930)
Il Planetario di Milano, ufficialmente Civico Planetario “Ulrico Hoepli”, fu inaugurato alla presenza di Mussolini il 20 maggio 1930 su progetto commissionato dall’editore italo-svizzero Ulrico Hoepli che lo donò alla città.
Alla base della cupola è presente un profilo della città di Milano, così come era nel 1930.

SI o NO al referendum: cosa cambia per Milano Città Stato

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Una città stato è una città che gode di un grado più o meno ampio di sovranità. Le città stato interne a stati sovrani hanno lo status di regioni, distretti federali, comunità autonome, cantoni o stati, a seconda del tipo di ordinamento di cui fanno parte. La caratteristica comune tra loro è di non avere organi intermedi tra loro e lo stato centrale.

Lo stato italiano è suddiviso in regioni: una città stato in Italia sarebbe una città con lo status di regione. L’Italia è l’unico tra i principali paesi europei a non avere una città stato, ma solo città metropolitane che rappresentano un organo intermedio tra la regione e lo stato. Eppure la nostra Costituzione consente la possibilità per Milano di acquisire lo status di regione. Vediamo cosa si può fare tecnicamente per ottenere più autonomia.

L’ITALIA E’ L’UNICO TRA I PRINCIPALI PAESI EUROPEI A NON AVERE UNA CITTA’ STATO 

COME MILANO PUO’ DIVENTARE UNA CITTA’ STATO

Il principale riferimento è l’articolo 132 (parte II titolo V) della Costituzione italiana che recita nel primo comma:
Si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse [cfr. XI].
Questo meccanismo attiverebbe una nuova regione, la regione “Milano”, attraverso una richiesta dal basso fatta dai rappresentanti politici dei cittadini che dovrebbe essere poi suggellata dalla volontà popolare con un referendum. Vanno sentite le regioni, con parere obbligatorio ma non vincolante, e deve prendere la forma di legge costituzionale. Quindi occorre che vi sia intesa politica tra il governo locale della città e il parlamento nazionale.
Una seconda strada è quella di chiedere forme speciali di autonomia, facendo leva sul fatto che Milano non possa essere ingabbiata nel medesimo schema previsto dalla legge Delrio per tutte le aree metropolitane.

COSA CAMBIA PER MILANO CITTA’ STATO VOTANDO SI O NO AL REFERENDUM

Il referendum non ha impatto sulle modalità per ottenere l’autonomia, sia che vinca il SI sia che vinca il NO. Ciò che cambia con il risultato del referendum è quello che succede dopo essere diventati una città stato.
Se vince il SI, infatti, rispetto alla situazione attuale ci sarebbero due modifiche, una che potrebbe aumentare il peso di Milano Città Stato sul Parlamento, una di segno contrario.

Il referendum non ha impatto sulle modalità per ottenere l’autonomia. Ciò che cambia con il risultato del referendum è quello che succede dopo essere diventati una città stato.

VANTAGGI PER IL SI: RAPPRESENTANZA IN PARLAMENTO
Se vince il SI il Senato diventerebbe un organo di rappresentanza delle autonomie regionali. Farebbero parte di questo Senato delle Regioni: 100 senatori di cui 95 verranno scelti nel seguente modo:
– 21 membri tra i sindaci (uno per regione, tranne il Trentino Alto Adige che ne potrà nominare 2);
– 74 membri tra i consiglieri regionali (scelti in proporzione alla popolazione delle regione e ai voti ottenuti dai partiti in quella regione).
Questo significa che prima di diventare Città Stato, Milano potrebbe aspirare a vedersi rappresentata in Senato dal suo sindaco, sempre che sia scelto tra i sindaci della Lombardia. Se diventasse Città Stato, Milano potrebbe mandare in senato uno o due consiglieri. Questo succede ad esempio per la città stato di Berlino che nel senato tedesco manda 4 delegati. C’è da considerare che i membri del Senato delle Regioni non avrebbero però potere di voto sulle leggi della Camera.

VANTAGGI PER IL NO: SI RIDUCE L’AUTONOMIA PER LE REGIONI A STATUTO ORDINARIO
Se passasse la riforma costituzionale alcuni (quasi 20) poteri attualmente concessi alle Regioni, diventerebbero un’esclusiva dello Stato centrale.
I seguenti poteri tornerebbero ad essere amministrati dallo Stato:
sicurezza sul lavoro;
ambiente;
gestione di porti e aeroporti;
l’energia (sia per il trasporto che per la distribuzione);
politiche per l’occupazione;
ordinamenti professionali.
Questo significa che se Milano dovesse acquisire lo status di regione, si troverebbe con poteri ridotti rispetto alla situazione delle regioni attuali e molto inferiori a situazioni di città stato straniere, come Amburgo, Londra o la città di Madrid che ha ampia autonomia nei poteri sopra citati.

CON LA RIFORMA COSTITUZIONALE, Se diventasse Città Stato, Milano potrebbe mandare in senato uno o due consiglieri. PERO’ SI TROVEREBBE CON POTERI RIDOTTI RISPETTO ALLA SITUAZIONE DELLE REGIONI ATTUALI.

COME MILANO POTREBBE OTTENERE PIU’ POTERI ANCHE SE PASSA LA RIFORMA COSTITUZIONALE
Visto che la riforma riduce i poteri delle sole regioni a statuto ordinario, esiste la possibilità per Milano di intraprendere la strada dell’articolo 116 terzo comma.
La legge del 2001 ha introdotto un regionalismo uniforme che tratta le regioni allo stesso modo, ma c’è una norma, l’articolo 116 nel terzo comma, che consente alle regioni di ottenere forme speciali di autonomia contrattandole con lo stato:
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.
Si può ipotizzare che Milano dopo aver ottenuto lo status di regione per poter avere poteri coerenti con le altre città stato europee potrebbe richiedere questa forma di autonomia singolarmente o in modo congiunto con la regione Lombardia.

Quindi riassumendo: il risultato del referendum non cambia in nessun modo la possibilità per Milano di diventare una città stato, ma cambia i poteri che Milano avrebbe nel caso in cui diventasse regione. Nel caso in cui vincesse il SI al referendum, per avere poteri di autonomia Milano dovrebbe intraprendere il percorso per diventare regione a statuto speciale, come previsto dall’articolo 116 della legge del 2001.

 

10 modi per sfuggire alla MOVIDA milanese

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Quando vivevo in una piccola cittadina medievale del centro Italia scorrevo spesso l’elenco delle città dove avrei potuto vivere una volta terminata l’Università. Milano non è mai stata in questo elenco, considerando la città e il suo stile di vita troppo lontano dal mio.

E in effetti vado a vivere a Milano.

L’impatto è stato quello di un anziano catapultato in una festa adolescenziale di fine anno scolastico.
I miei primi tentativi di farmi degli amici e partecipare alla vita sociale della città sono stati un susseguirsi di inviti ad aperitivi disorientanti, vernissage dove non ti accorgevi ci fossero anche dei quadri, concerti che iniziavano all’ora della mia tisana serale e cene in locali affollati e rumorosi dove, assieme allo scontrino per nulla cheap, portavo a casa una voce afona.
Dopo solo un mese, tra continui mal di gola, occhiaie per le ore piccole e portafogli alleggerito, ero una donna distrutta : )

Meditavo sull’idea che questa città di fatto non fosse quella giusta e cominciai a contemplarne la fuga.

Da allora sono passati 10 anni e vivo serena e felice…. proprio a Milano! Perché nel frattempo sono diventata la regina della movida milanese e non posso più farne a meno?  Purtroppo o per fortuna no, ma ho capito che in questa città, come in ogni altra città, puoi crearti la tua isola felice contornata da amicizie, luoghi ed abitudini che più si avvicinano al tuo modo di essere e sentire la vita.
Nel mio caso, tutto ciò che fosse il più lontano possibile dalla movida e mondanità milanese.

Se è vero che attraiamo le persone più simili a noi, non è stato di certo difficile incontrare gli amici giusti e crearmi piano piano quelle situazioni che mi hanno fatto vivere una milano diversa pur non rinunciando alle occasioni culturali, che poi sono di fatto uno dei privilegi del vivere qui!
Se non siete fan dei luoghi affollati, dei locali rumorosi, delle file d’attesa nei bar e di tutto ciò che è movida, allora questa lista potrebbe fare al caso vostro.

10 modi per sfuggire alla movida milanese

#1 Evitare di uscire il sabato sera

A mio parere il giorno peggiore per uscire la sera. Traffico come se fosse nell’ora di punta, parcheggi introvabili, locali affollati, cibo mediocre, siamo pieni mi dispiace, file varie.. Anche il venerdì non scherza, ma forse più accettabile del sabato. Molto meglio l’uscita infrasettimanale, più affascinante e selettiva.

#2 Una cena in casa anziché al ristorante

Le cene in casa le preferisco di gran lunga a quelle nei ristoranti. Sono più intime, non bisogna spostarsi nel dopocena per continuare a chiaccherare, sono più rilassanti ed economiche e, se non hai voglia di cucinare o hai voglia di qualcosa qualcosa di speciale, di certo non mancano i food delivery!

#3 Non il solito cinema

Questi due cinema, Beltrade e Spazio Oberdan, non solo proiettano film d’essai ma organizzano rassegne cinematografiche davvero interessanti. Sono piccoli quindi poco affollati ed il suo pubblico rispettoso e silenzioso.

 #4 Un Teatro molto raccolto

Se non volete rinunciare al teatro e gradite un ambiente più intimo,, il teatro “Il cielo sopra Milano” situato all’interno di una metropolitana (Porta Vittoria) ha una capienza massima di 100 posti. Il suo programma accontenta tutti i gusti: dall’impegno sociale all’ironia beffarda, dal jazz a canzoncine goliardiche, dalla sperimentazione nostrana  ai classici in inglese. Il tutto, sempre o quasi, accompagnato da una cena frugale dopo lo spettacolo.

#5 La passeggiatina in un centro semi-deserto

C’è una zona di Milano, in pieno centro – la zona interna tra Corso Magenta e Via Torino – nel quale potete godervi una passeggiatina serale rilassante come se foste in un borgo di provincia. Essendo povera di locali notturni (ad eccezione di qualche ristorantino) vi concede una camminata lontana dal traffico e dal brulicare cittadino, non senza godere delle bellezze architettoniche del quartiere.

#6 I ristorantini della periferia

Se proprio non riuscite a rinunciare ad un bel ristorante, cercate e provate quelli della periferia. Scoprirete chicche poco conosciute, mediamente poco  affollate e in più, conoscerete zone diverse rispetto ai soliti quartieri centrali.

# 7 Il concertino intimo

Vi piace la musica dal vivo e non volete rinunciare ad una bella jam session? Se cercate in luoghi meno centrali,  ci sono diversi localini poco conosciuti che offrono serate di musica di qualità, al prezzo di un drink.

#8  La biblioteca di sera

Se dovete studiare o avete voglia di passare la serata a leggere fuori casa, a Milano ci sono alcune biblioteche,  in diversi quartieri della città, aperte fino alle 22.45. Basta fare una ricerca online per trovare tutti gli indirizzi.

 #9 La serata in un paesino

Se avete l’auto e volete passare una seratina fuori casa, optate per i borghi e i paesini limitrofi alla città. Ce ne sono di davvero deliziosi, respirerete aria di paese e mangerete pietanze gustose e prezzi accettabilissimi.

#10 Il museo di sera preferibilmente al lunedì

Alcuni musei di Milano organizzano spesso aperture serali. Se ci andate il lunedì, quasi sempre troverete poca gente e potrete godervi l’arte senza file, brusii o spintoni.

RAFFAELLA APPICE

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MARTESANA: la riviera di Milano sogna un museo di design a cielo aperto

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E’ chiamato il “Naviglio piccolo”, per distinguerlo dal più celebre “Naviglio grande” e si estende per quasi 40 km collegando Milano al fiume Adda.

Da anni è stato oggetto di ripristino urbanistico anche attraverso la realizzazione su una delle sue sponde di una pista ciclo-pedonale da Cassina de’ pomm, sita in fondo a via Melchiorre Gioia prima che la Martesana si interri sotto l’asfalto fin verso Porta Nuova, fino ad arrivare a Trezzo sull’Adda. Per intenderci sarebbe abbondantemente il “lungomare” più lungo al mondo, se solo la pista affiancasse il canale in ogni punto e se, soprattutto, ci fosse un mare. Pur non essendo così, fino all’ottocento era chiamata la Riviera di Milano, in particolare nel tratto verso Crescenzago, caratterizzato dalle affascinanti ville affacciate sull’acqua costruite ed abitate dai nobili milanesi di un tempo.

LA RIVIERA DI BIKERS E RUNNERS

Il tratto più interno della Martesana a Milano, è tuttavia altrettanto interessante e oggi più che mai caratteristico. Il problema di conciliare il suo doppio ruolo di canale navigabile e di dispensatore d’acqua, è passato in secondo piano, a favore di un uso più diffuso da parte di ciclisti, runners, famiglie e persone di ogni età ed etnia che si muovono quotidianamente lungo tutto il tragitto. A volte sostano sulle panchine, nei ristoranti o nei locali che animano le serate della “riviera”.

Si può fare anche un picnic nel verde, ad esempio  nel parco della Martesana a Gorla, assistere ad eventi e partecipare a mercatini nei pressi dell’anfiteatro o provare ad unirsi a chi decide di allenarsi all’aperto in danze di vario genere.

LA MARTESANA SVELATA DAI MARTESANGELES

Tra chi si impegna a rendere questa zona di Milano ancora migliore e più riconoscibile ci sono i Martesangeles (https://www.facebook.com/martesangeles/), che attraverso la loro pagina facebook raccolgono eventi e iniziative che animano l’identità del naviglio. Racconta così Vittorio Pascale, capofila del progetto Martesangeles, la sua passione per questi spazi.

Perchè la Martesana, cosa rappresenta per te?

 La Martesana è la mia casa. Ricordo ancora, la prima vota che ho girato l’angolo di Viale Monza per andare a vedere la casa che poi avrei comprato, lo stupore che ho provato e la bellezza del Naviglio con le sue case di ringhiera e gli alberi che crescevano lungo il canale. E ho pensato subito dopo: “ma perché prima non conoscevo questa zona?”. E ho iniziato a osservare che molta gente di Milano, come me, non sapeva neanche dell’esistenza della Martesana; un vero peccato!

Quale luogo, iniziativa o  ti appassiona e coinvolge di più?

Ti direi un po’ tutti…come si suol dire: “ogni scarrafon’ è bell a mamma soia”. Ma, se proprio insistete, sono particolarmente legato alla Cascina Martesana sia per la tipologia di spazio polifunzionale che sono riusciti a creare (rivitalizzando l’area di Via Bertelli sulla Martesana) sia per le attività che attualmente svolgo in Cascina (impartisco lezioni di Yoga ogni martedì e giovedì). Confesso, sono anche un insegnante di Yoga.

Quali “sorprese” hai scoperto lungo il Naviglio Martesana?

Tante! Da spazi espositivi (City Art) a ristoranti con giardino all’aperto (Seven, Casa dei Ciliegi) a osterie, trattorie, balere con splendidi spazi all’aperto (Martesana Bocciofila Dance)…fino ad arrivare ai giardini pensili lungo il Naviglio, i ponti ferroviari, le splendide “case senza troppe pretese” (come le chiamo io). Ah e non dimentichiamo gli splendidi lavori di street art sparsi qua e là. Il tutto collegato, parte 2.0, dalla passeggiata pedonale/ciclabile caratterizzata dall’assenza quasi totale di macchine e massiccia presenza di persone, famiglie e spazi per far giocare i cani all’aperto.

 Come la vedi nei prossimi 5 anni?

Sicuramente migliorerà. Si è dato il LA con l’Expo del 2015. La Martesana, inoltre, è una zona di naturale integrazione sociale e razziale quindi anche questo aspetto non può che migliorare.

Avendo budget illimitato a che interventi penseresti?

 Il mio “sogno nel cassetto” è un Open Air Design Museum all’interno del quale opere di design di arredo urbano (panchine, pali della luce, cestini dell’immondizia e quant’altro può esser messo all’aperto) vengono esposte e lasciate di anno in anno da giovani designer/artisti/aziende lungo la Martesana. In questo modo il Naviglio diverrebbe un vero e proprio museo a cielo aperto. Perché Milano ha un Museo del Design al chiuso e non uno all’aperto? Ma se avessi proprio altri soldi da buttare mi comprerei alcuni palazzi delle FS sulla Martesana facendone un negozio per articoli da corsa e un bar per rinfrescarsi nelle zone “spoglie di servizi” della Martesana…ah e non dimentichiamoci che metterei un bel “barcun” sul naviglio con tanto di tavolini per aperitivi la sera.

Emanuele Montiglio x milanocittastato

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Anche se nessuno la chiama così

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Andiamo in stazione. Andiamo alla centrale. Nessuno dice andiamo alla “Madre Cabrini”. Eppure è quello il suo nome in una città in cui periodicamente i suoi governanti decidono di dare alle cose un nome diverso da come le chiamano i milanesi. Come la stazione accade anche per lo stadio San Siro (vero nome: Giuseppe Meazza), il parco Trenno (intitolato ad Aldo Aniasi) o il parco delle Basiliche che, in realtà, lo si dovrebbe chiamare Parco Papa Giovanni Paolo II.
C’è comunque un motivo logico per chiamare così la stazione: Madre Cabrini è la patrona degli emigranti.

Human Technopole: scienziati top per Milano

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Al Piccolo Teatro Grassi, il Presidente del Consiglio ha presentato oggi il progetto Human Technopole, parco di interesse scientifico che sorgerà nell’ex Area Expo.
Tra gli agenti che si occuperanno del progetto scientifico e finanziario figurano l’Istituto italiano di tecnologia di Genova in collaborazione con il Cnr, L’Università Statale, la Bicocca, il Politecnico e il San Raffaele.

Human Technopole si configura come polo d’eccellenza scientifica nella ricerca e sperimentazione biomedica soprattutto per quanto riguarda gli studi della cura del cancro e delle malattie neurodegenerative.
Il progetto è strutturato in sette laboratori di ricerca (Analysis, Decision and Society, Agri-Food and Nutrition Genomics, Computational Life sciences, Data Science, Medical Genomics, Nano Science and Technology Neurogenomics) e tre facilities, all’interno dei quali in sette anni lavoreranno circa 1500 persone tra amministrativi, scienziati e tecnici.

Per Human Technopole il decreto ha stanziato 80 milioni per l’iniziale fase operativa che partirà nel gennaio del 2017, a cui seguirà l’attivazione dei bandi internazionali per la selezione dei 7 direttori dei centri, oltre al Direttore Generale del polo.

La fase di startup durerà tre anni, a seguito della quale sarà enunciata una valutazione internazionale, del resto l’internazionalizzazione è una delle caratteristiche peculiari del progetto, come afferma Roberto Cingolani, Direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, quando dichiara di voler “portare qui i migliori cervelli del mondo”.
Milano non aspetta altro.

Sì, abbiamo anche un palazzo a forma di V

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Tra le vie Oxilia e Varanini e piazza Morbegno, a poca distanza da piazzale Loreto, c’è un edificio residenziale costruito a forma di V che racchiude un piccolo cortile interno. Fu costruito nel 1935 su progetto di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni e costituisce un rilevante esempio di architettura razionalista.

10 modelli sociali appresi in vacanza da importare a Milano

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L’estate è ufficialmente andata in soffitta. Ma c’è qualcosa che delle vacanze ci resta: i ricordi, le esperienze e ciò che abbiamo imparato dal contatto con culture diverse dalla nostra. Per chiudere in bellezza la fine della bella stagione ecco una lista di 10 modelli sociali appresi in vacanza che sarebbe utile importare a Milano.

10 MODELLI SOCIALI APPRESI IN VACANZA DA IMPORTARE A MILANO 

#1 La trattazione dei prezzi dei mercati turchi 

Ad ogni elezione speriamo sempre che il nuovo sindaco sia capace di confrontarsi con Roma a schiena dritta. Un sindaco che impersoni alla grande gli interessi dei milanesi e che sia prima sindaco e poi espressione di un partito. Per farla breve ci piacerebbe un sindaco che trattasse con il governo di Roma come i venditori dei mercati turchi, continuando a giocare al rialzo senza mollare mai.

#2 Il senso del museo inglese

I musei in Inghilterra non sono delle costruzioni: sono una filosofia di vita. Entri, spesso senza neanche dover pagare un biglietti, e ti ritrovi in una magnificenza che esprime dignità in ogni dettaglio, compresi i commessi che sembrano al servizio del re. Non sempre i musei milanesi riescono ad essere a questa altezza, purtroppo.

#3 Le spiagge libere e l’uso del bene comune in Francia

Per capire la diversa mentalità di italiani e francesi rispetto alla “cosa pubblica”, basta confrontare le spiagge della Liguria e quelle della Costa Azzurra, dall’altra parte della frontiera. In Liguria sono quasi tutte spiagge a pagamento mentre quelle pubbliche sono dei fazzoletti ritagliati in zone scomodissime. In Costa Azzurra, come a Nizza, Juan Les Pins o St. Tropez le spiagge private sono ovunque, spesso nelle zone migliori. Mentre quelle a pagamento cercano di strappare clienti grazie a servizi extrachic.

#4 Il fatto di non lamentarsi

Di ritorno da qualunque viaggio all’estero la prima cosa che si nota è la lamentela degli italiani mentre aspettano l’arrivo dei bagagli. All’estero chi si lamenta viene giudicato in modo pessimo, da noi si sente un sex symbol.

#5 Gli abitanti di Ibiza perché dicono che non c’è abbastanza casino

Le città italiane si intristiscono sempre di più, specie nelle ore serali. A Milano comitati di quartiere, famiglie, inquilini vari sono in perenne lotta contro i decibel.

#6 Il senso di risparmio dei liguri

Spezziamo una lancia a favore dei bistrattati cugini della Liguria. In epoca di austerity è giusto risparmiare di più, belìn.

#7 I prezzi onesti negli aperitivi

Andare via da Milano significa riscoprire il gusto delle bevande alcoliche. A Milano spesso i cocktail sono fatti al 95% da ghiaccio e acqua. Quello che dà capogiro non è l’alcol, è il prezzo.

#8 La gratuità dei servizi

Ormai si paga per qualunque cosa. Specie per i servizi della pubblica amministrazione. Si celebra sempre come modello la nostra sanità, in realtà è rimasta l’unica cosa (quasi) gratuita della pubblica amministrazione. Basta fare un documento qualsiasi, che altrove si scarica su internet, per dover pagare bolli o tasse varie.

 

#9 La sacralità delle piste ciclabili 

In qualunque città del centro – nord Europa si scopre che le strade sono fatte per le biciclette. Chi va in bici si sente posseduto da una missione e non tollera che auto o pedone si possa mettere davanti alle sue ruote.

#10 Il rispetto e la gentilezza

Da Favignana a Capo Nord il milanese scopre che la gente sorride. Ci meravigliamo, tutti si mostrano simpatici, se chiediamo qualcosa a qualcuno quel qualcuno ci sorride e ci risponde. Non è ovunque così ma la sensazione che abbiamo perso un po’ di educazione e di rispetto reciproco è molto forte.

Un conquistatore dal cuore tenero

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Le mura erette attorno a Milano furono tre: le prime furono opera dei romani, le seconde risalgono al medioevo e le terze sorsero sotto la dominazione spagnola. Le mura medioevali erano lungo la cerchia dei navigli, mentre la cerchia dei bastioni fu tracciata sulle mura di epoca spagnola.

Tra piazza Medaglie d’Oro e piazza XXIV Maggio sono ancora visibili resti delle mura, adibite a perimetro di abitazioni private.

L’ULTIMA CENA al Monumentale

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Il Cimitero Monumentale è un museo a cielo aperto. Ci sono autentici tesori accanto a tombe di personaggi che hanno fatto la storia di Milano.

Tra le opere di maggior interesse si possono citare l’edicola Toscanini, la Nike di Fontana o il monumento di Giovanni Vittadini e Amalia Beretta di Giovanni Giudici.

Particolarmente suggestiva è anche la riproduzione dell’ultima cena presso le tombe della famiglia Campari.
Per vedere i 7 tesori del Monumentale, clicca qui: I tesori del Monumentale.

MILANO CITTA’ STATO

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In Kazakistan costruiscono case attorno agli alberi

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C’è una coppia che vive in Kazakistan, che ama la natura e la meditazione. Decide di voler vivere nella foresta, sulle montagne di abeti di Almaty. Desiderano una casa speciale, un’oasi botanica, un luogo che li faccia sentire in completa sinergia con l’ambiente circostante, una casa che stimoli la loro creatività e li aiuti a coltivare il loro spirito attraverso la comunione che raggiungono con la pratica della meditazione.

Chiamano un giovane architetto, Aibek Amlasov, e gli raccontano il loro sogno. Quello che Aibek riesce a realizzare è qualcosa che forse nemmeno la coppia riusciva ad immaginare.

“L’albero in casa” – così è stato denominato il progetto – si sviluppa in uno spazio cilindrico di 4 piani che ha come asse un albero racchiuso dalle pareti vitree della casa. Una scala a chiocciola bianca permette ai proprietari di ascendere vorticosamente verso la parte più alta della costruzione e dominare completamente il paesaggio circostante, galleggiando su un’immensa coltre di chiome verdi.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-altoAl suo interno, finestre e muri vengono sostituiti con pareti vetrate che consentono una vista a 360°. La permeabilità degli spazi attraverso l’intangibilità delle pareti favorisce una fusione quasi simbiotica con la foresta circostante, mettendo al centro e intorno la natura che attraversa e coinvolge la struttura e l’abitante.

Lo spazio diventa funzionale ad una rinascita spirituale, un luogo di silenzio per recuperare se stessi in antitesi alla vita frenetica e spesso soffocante delle città, unendo il senso di protezione di una casa con la libertà di un luogo immerso nella natura.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-interniL’idea di base che ha generato il progetto di questo cilindro trasparente, nascosto tra alti abeti, è quella di legare il design industriale dell’uomo alla natura e di “rinunciare ad alcune condizioni necessarie e comodità della vita moderna”, afferma lo stesso architetto e designer.

milanocittastato-meditazione-casa-albero-cL’idea della coppia Kazakistana suggerisce una crescente tendenza al voler vivere bene e sano. Non solo, il bisogno di un contatto sempre più stretto con la natura e il risveglio delle coscienze verso nuove forme di spiritualità speriamo portino in futuro un nuovo concept di abitazioni, sempre più rispettose e in armonia con l’ambiente circostante.

(Fonte: Architetturaecosostenibile.it

La prima buca delle lettere apparve a Milano durante l’occupazione napoleonica

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I primi corrieri furono utilizzati dagli antichi egizi per consentire ai faraoni di inviare le loro disposizioni su tutto il territorio. Le buche delle lettere arrivarono molto più tardi. In Italia apparvero nel seicento: la prima fu sulla via Flaminia a Roma.

A Milano la prima buca delle lettere apparve sotto la dominazione napoleonica: nel 1805 venne apposta sul palazzo del Senato.

10 cose da fare nei week end di pioggia a Milano

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Quando ero piccolo un week end di pioggia era la rovina della settimana. Tanto valeva ci fosse scuola anche sabato e domenica.

Non potevo andare a giocare a pallone al campetto con gli amici e dovevo invece starmene in casa a inventare qualcosa da fare.

Anni dopo ho scoperto che andare in centro non era male. C’erano le ragazze.

Anni dopo ancora ho scoperto che il clima non è un vero problema e che ci sono un milione di cose da fare anche nei week end di pioggia.

week end di pioggia10 cose da fare nei week end di pioggia a Milano

 

#1 Andare in agriturismo e riempirsi di castagne e di vino novello

Mangiare tutto il pomeriggio protetti dalla veranda.

 

#2 Guardarsi un’intera stagione di una serie tv con copertina e cioccolata calda sul divano

Ci sono più serie tv che giorni di pioggia, quindi non rimarrai mai a secco.

 

#3 Andare a leggere una libreria (Feltrinelli piemonte e Rizzoli Galleria. RIP FNac)

Nessun altra attività ti dà la possibilità di mostrare il tuo lato intimista e riservato.

 

#4 Recuperare il sonno arretrato 

Perché il milanese non dorme mai, al massimo recupera il sonno arretrato. Una sorta di Equitalia di Orfeo.

 

#5 Chiudersi in un bar

Il bar è la panacea di tutti i week end. Puoi bere, giocare a carte, chiacchierare, guardare lo sport in tv e qualsiasi altra cosa ti passi per la testa.

 

#6 Andare al cinema

Anche se di solito quando decidi di andare al cinema non fanno niente che ti interessi, rimane sempre una valida attività.

 

#7 Cucinare

Tutto il giorno per tutta la famiglia.

 

#8 Visitare musei

Quando non è protagonista, la cultura è comunque la salva slip dell’intrattenimento.

 

#9 Andare in ufficio a lavorare (quando piove non ti pesa)

Stacanovismo meteorologico.

 

#10 Andare a fare foto di Milano con la pioggia e postarle su Instagram

Per trasformare una pioggia in una pioggia di mi piace.

Cosa sarebbe accaduto in 10 episodi della Bibbia se fossero stati ambientati Milano

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La storia delle religioni sarebbe radicalmente diversa se la Bibbia fosse stata ambientata a Milano.

momenti bibliciCosa sarebbe accaduto in 10 episodi della Bibbia se fossero stati ambientati Milano

 

La creazione del mondo

Dio creò tutto quanto in sei giorni e il settimo in teoria avrebbe dovuto riposare. Però, siccome era un libero professionista a partita IVA preferì lavorare anche il settimo giorno per aumentare il fatturato. In questo momento il nostro mondo sarebbe di un settimo più ricco. Avremmo una seconda luna, un oceano in più e nessun giorno di vacanza.

 

Adamo ed Eva

Il paradiso terrestre era di una noia pazzesca. Non c’era niente da fare. Appena Dio fece capire come uscirne, Adamo ed Eva furono subito sul pezzo: Eva offrì ad Adamo la mela proibita e lui l’addentò con grande gusto. Cacciati dal paradiso terrestre la prospettiva di lavorare in eterno rese Adamo ubriaco di felicità.

 

Caino e Abele

Tutto sembrava filare liscio per questi due fratelli fin quando uno non cominciò a tifare Inter e l’altro a tifare Juve. All’ennesimo furto arbitrale Caino uccise il fratello.

 

Il diluvio Universale 

Nonostante i provvedimenti presi dai comuni dell’hinterland, il Seveso inondò il quartiere Isola affogando tutti i peccatori tranne quelli con l’attico sul bosco verticale.

 

La torre di Babele

Renzo Piano voleva costruire una torre che fosse la più alta del mondo ma prese un vice architetto giapponese, un ingegnere indiano, un designer svedese e quindi alla fine non riuscirono più a comunicare tra di loro.

 

Sodoma e Gomorra

Da quando Adamo colse la prima mela il divertimento dei giovani ne ha fatta di strada.

 

Il passaggio al mar Rosso

Inseguiti da manigoldi di Via Gola, i giovani della movida milanese fuggono sulle scale dei Navigli per cercare rifugio sull’altra sponda.

 

I 10 comandamenti

  • Non avrai altro Dio all’infuori della madonnina.
  • Non suonare il clacson invano.
  • Ricordati di santificare il week end.
  • Onora l’americano e il negroni.
  • Non uccidere animali, mangia vegano.
  • Non innamorarti che poi è uno sbatti.
  • Non rubare il wifi.
  • Non dire le bugie su facebook.
  • Non desiderare le tipe su Instagram.
  • Non desiderare di essere come le tipe su Instagram 

 

Nascita di Gesù

I diritti sulla nascita li prese Mediaset e li trasmise in chiaro dopo Uomini e Donne della De Filippi.

 

L’apocalisse

Non preoccupatevi, è solo un nuovo locale.

In Olanda la torre che depura l’aria delle città. Quando a Milano?

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In una piazza di Rotterdam c’è una torre alta sette metri che è in grado di trasformare aria inquinata in aria pulita. Si chiama Smog Free Tower, è realizzata dall’architetto e inventore Daan Roosegarde e presto apparirà anche nelle piazze di Città del Messico, Pechino, Los Angeles e Parigi. Non è ancora in programma il suo arrivo anche a Milano, che ne avrebbe molto bisogno, ma speriamo che questo accade in tempi rapidi, visto che l’inverno con le sue giornate di smog da bollino rosso incombe. Ma vediamo come funziona.

Come riferisce http://thenexttech.startupitalia.eu/ sarebbe “il più grande depuratore d’aria al mondo”, funzionando come “un gigantesco aspirapolvere”, capace di assorbire fino a 30mila metri cubi di aria all’ora: “potrebbe depurare, in un giorno, l’aria di un parco cittadino di medie dimensioni”. Il primo prototipo è stato finanziato su Kickstarter, ha visto la luce a Rotterdam e si alimenta con l’energia eolica. Una volta immagazzinata l’aria inquinata, ne isola le particelle ultrasottili e la restituisce pulita.

La Smog Free Tower si basa sulla ionizzazione dell’aria: “all’interno si creano dei campi di elettricità statica che trattengono le polveri sottili – PM10 e PM2.5 – prodotte dal traffico e dagli impianti di riscaldamento. Alla fine del processo l’ria, depurata dagli inquinanti, viene rimandata all’esterno: più pulita del 75% di quella aspirata in precedenza”.

Ma pulire l’aria non basta. L’inventore della torre antismog spiega come il suo obiettivo sia anche quello di trasformare lo smog in qualcosa di valore: durante il processo di depurazione, grazie ad un sistema di compressione delle particelle inquinanti, “lo smog viene cristallizzato in piccole pietre a forma di cubo, ognuna delle quali raccoglie l’equivalente di circa mille metri cubi d’aria. I piccoli frammenti di smog potranno così essere usati per realizzare anelli e altri gioielli“.

In prima fila per sfruttarne gli utilizzi ci sono le città più inquinate del pianeta tra cui Pechino e Città del Messico, insieme ad altre più sensibili alle tematiche ambientali, come Parigi e Los Angeles. Speriamo che da questa o da altre tecnologie possano arrivare soluzioni per rendere più pulita l’aria di Milano.

Fonte: Antonio Carnevale, http://thenexttech.startupitalia.eu/

MILANO CITTA’ STATO

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Una villa da premio oscar

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E’ una delle più belle case museo di Milano. La villa Necchi Campiglio in via Mozart (dietro a corso Venezia) illustra la storia di una delle famiglie milanesi più influenti degli anni trenta. Nel 2001 la villa è stata donata al FAI (Fondo Ambiente Italiano) e dal 2008 è aperta al pubblico. Nel 2009 è stata il luogo di ambientazione del film “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino interpretato da Tilda Swinton.

L’acquario di Milano risale all’Expo 1906: è il terzo più ANTICO d’Europa

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L’Expo del 1906 si svolse a Milano al Parco Sempione e nell’area dell’ex zona Fiera. Una metropolitana sopraelevata collegava i due siti espositivi. Tutti i padiglioni furono smantellati tranne uno che da allora ospita il terzo acquario più antico d’Europa.

Come stile rappresenta uno degli esempi più pregiati di liberty milanese. 

L’edizione di Expo del 1906 fu segnata da un fatto drammatico che rischiò di pregiudicare l’esito della manifestazione. Quasi tutte le strutture erano state realizzate in legno e a inizio di agosto un incendio rase al suolo quasi completamente tutti i padiglioni che erano stati costruiti nell’area della ex fiera. 

Senza perdersi d’animo i milanesi si misero al lavoro e in poche settimane riuscirono a rimettere in piedi tutto quello che il fuoco aveva distrutto. 

L’edizione Expo del 1906 viene ricordata come tra i maggiori successi della storia dell’Esposizione Universale. 

MILANO CITTA’ STATO

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Patto per Milano e dichiarazione di Maroni: addio a una Milano più autonoma?

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Fonte: larena.it
Fonte: larena.it

Era stato annunciato in pompa magna lo scorso luglio. Il patto per Milano siglato tra il governo e il comune. Ieri è stato finalmente svelato nei suoi contenuti che pubblichiamo qui:

pattomilano

Come si vede nel documento, la gran parte delle risorse sono destinate a potenziare le infrastrutture di Milano, insieme alla prevista attenzione per l’area Expo. Facendo più attenzione si scopre però che gran parte dei progetti citati in realtà erano già nel cassetto dell’amministrazione (eredità della giunta Pisapia) e soprattutto la cifra proclamata dei 2,5 miliardi per la città per ora resta nascosta dietro una fitta nebbia di parole e di promesse appena abbozzate.

Parlando di cifre, ciò che appare più definito lo si trova a pagina 10 del documento con una tabella riassuntiva dei fondi stanziati. Invece dei 2,5 miliardi l’unica certezza sembrano 644 milioni. Sono comunque qualcosa, anche se in realtà 396 di questi vengono messi dal comune, mentre lo stato con il Fondo Sviluppo e Coesione ce ne mette 110 milioni spalmati tra il 2014 e il 2020. 

Qualcosa non torna, dunque. Forse ci saranno più chiarimenti sul resto della cifra ma quello che sembra da questo primo documento è che dei 2,5 miliardi si siano perse le tracce.

A fronte di questi 110 milioni, il prezzo da pagare sembra molto alto: non c’è alcuna menzione alla volontà di incrementare l’autonomia di Milano. La stessa modalità di gestione dell’area Expo rappresenta un aumento del controllo del governo sul territorio, invece che un tentativo di decentramento, seppur su un’area limitata.

Milano, anche se celebrata per i suoi meriti all’inizio del documento, viene di fatto trattata come qualunque altra città e le si cerca di dare forza con un’azione dall’alto del governo di Roma, non con una maggiore libertà di gestirsi. 

Una strategia accentratrice che risulta completamente opposta a quello che accade in tutti i più grandi paesi europei, dove si è scelto di dare più autonomia alle città più sviluppate in modo da fare da traino al resto della nazione.

E la giornata un po’ deludente ha avuto un epilogo per certi aspetti ancora più triste. E’ stato il commento di Maroni, presidente della regione Lombardia, che così ha commentato il patto per Milano: “L’accordo è con il sindaco di Milano, non con Regione
 Lombardia. Mi sembra una cosa un po’ singolare. Calcolando che Milano è circa un quarto della Lombardia, non ho dubbi che ci sarà anche un Patto per la Lombardia da 10 miliardi”.

Detto da chi dovrebbe tutelare anche gli interessi di Milano, visto che si trova anch’essa in Lombardia, lo troviamo poco incoraggiante.

 

 

L’unico esempio di cripta romanica originale a Milano

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Era la basilica più antica di Milano: San Giovanni in Conca. Fu distrutta nel 1949 per realizzare una maestosa Via Parigi che non venne però mai costruita. La sorpresa maggiore si trova sotto, dove si trova una grande cripta sotterranea con 18 colonne che rappresenta l’unico esempio di cripta romanica originale a Milano.


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