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I milanesi ammazzano solo di SABATO

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Giorgio Scerbanenco fu tra gli scrittori più popolari della Milano degli anni cinquanta e sessanta. Forse la sua opera più nota ed evocativa è “I milanesi ammazzano il sabato”. Il titolo deriva dal protagonista che uccide di sabato perché, se lo facesse durante la settimana, proverebbe il senso di colpa per averlo fatto in un giorno lavorativo.

Isola Design Week

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Il quartiere Isola è decisamente… ambivalente.

E’ moderno, alla moda e pieno di cose da fare, locali da vedere e gente da incontrare.

Di contro, il quartiere Isola ha un grandissimo difetto: il parcheggio. Non si trova mai, giuro, nemmeno se giri quaranta minuti.

Sicuramente, è proprio per il fatto di offrire talmente tante possibilità da essere sempre pieno di gente… come per questa Design Week.

Eh sì, perchè l’Isola Design District ha organizzato un Fuorisalone tutto suo, l’Isola Design Week, che prevederà talk, vernissage e inaugurazioni, ma anche cocktail party, clubbing e concerti.

Insomma, tra questi organizzati in occasione della Design Week, fino a domenica si potrà trovare davvero di tutto.

Quindi, che tu sia un designer – studente o professionista -, un appassionato della materia o semplicemente un trend setter o viveur che ama uscire e divertirsi con gli amici in occasione dei grandi eventi, le giornate dell’Isola Design District appagheranno pienamente le tue aspettative e metteranno d’accordo tutti quanti.

Questo giovedì, per esempio, a partire dalle ore 10, potrai partecipare a workshop sui più svariati argomenti, gustare aperitivi con dj set organizzati per l’occasione, ammirare le istallazioni a tema e molto, molto altro.

Ogni ora, un evento diverso: avrai una pienissima agenda di stimolanti attività da seguire.

Ricordati solo due cose: scarpe comode per girare finchè ne hai voglia senza rischiare che ti cedano i piedi… e, soprattutto, la registrazione per accedere agli svariati eventi previsti per queste giornate.

 

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Mi-Orto

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Le Design Week non porta solo conferenze e mobili: davanti a Eataly, ha portato un orto mobile.

Un orto colmo di cibo biologico, genuino… e anche un po’ di street food, di quello sano, però.

Sto parlando del Mi-Orto, la manifestazione organizzata da Eataly che dalle 10.00 di questo mercoledì fino a domenica trasformerà Piazza XXV Aprile in un vero e proprio orto, popolato da food truck verdeggianti e colmi di prelibatezze street food e, da giovedì a sabato, da postazioni per il dj set.

Per tutta la durata del Salone del Mobile, potrai provare davvero di tutto: dalla paella ai cocktail più famosi, dai panini alla tartare, da cartoccio siciliano alla carbonara… insomma, ce ne sarà per tutti i gusti.

Inoltre, giusto per non farci mancare niente, potrai partecipare alle tantissime iniziative didattiche per conoscere tutti i segreti e le proprietà dei prodotti serviti e non.

Insomma, sarà un orto di Design Week decisamente… saporito.

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Milano e la sua Città Metropolitana: due mondi politicamente LONTANI

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Elif Lab - Voto regionali Lombardia Lega Movimento 5 Stelle

Milano e la Città Metropolitana di Milano: quanto si piacciono, quanto condividono uguali interessi e quanto hanno la stessa visione politica?
Domande che non possono che calzare al progetto Milano Città Stato e alle quali abbiamo provato a dare una prima risposta guardando i dati di voto delle ultime elezioni regionali.

La Città Metropolitana di Milano (ex provincia di Milano) conta 134 comuni e una popolazione di circa 3 235 000 abitanti, di questi circa 1 365 000 vivono a Milano.

Abbiamo analizzato il voto nelle 1248 sezioni di Milano, mettendolo a confronto con quello delle 1631 sezioni della provincia per coglierne similitudini e differenze.

Proponiamo dei grafici che mostrano le percentuali di voto alle liste provinciali più votate.

Lega e Movimento 5 Stelle esplosi in provincia

Elif Lab - Voto regionali Lombardia Lega Movimento 5 Stelle
Elezioni Regionali 2018 – Banca dati elettorale Comune di Milano

La zona colorata rappresenta il totale dei voti raccolti da ciascuna lista nell’area considerata (Milano o provincia) ed è tanto più “larga” quanto più vi sono sezioni in cui si sono avute percentuali molto alte (o molto basse) e tanto più “alta” quanto più numerose sono state le sezioni in cui si è raggiunto il livello percentuale indicato sull’asse X.

Prendiamo, ad esempio, la Lega. A Milano ha raggiunto una percentuale totale di circa il 18%, ma come si vede è piuttosto concentrata: molte sezioni hanno votato tra il 14% e il 22% per la Lega, mentre sono rari i picchi più alti.

In provincia la questione cambia e l’area verde si sposta più a destra, su percentuali più consistenti. Il partito di Salvini raccoglie circa il 24,5% dei voti, con la maggior parte delle sezioni tra il 19,5% e il 29,5% (si raggiungono anche picchi oltre il 40% in singole sezioni).

Un discorso simile si può fare per il Movimento 5 Stelle, decisamente più spostato su percentuali inferiori a Milano (gran parte delle sezioni sta tra il 9,5% e il 21%, in alcune però la fetta di voto raccolto è molto meno robusta) rispetto alla provincia (tra il 17% e il 27%).

Il Partito Democratico esiste solo a Milano?

Elif Lab - Voto regionali Lombardia Partito Democratico Forza Italia
Elezioni Regionali 2018 – Banca dati elettorale Comune di Milano

Effetto cromatico opposto per il Partito Democratico, che si attesta su percentuali più alte a Milano se confrontato al resto della Città Metropolitana. Se nel capoluogo raggiunge circa il 23% dei voti (con molte sezioni tra il 18% e il 27,5%), in provincia si ferma al 19% (con il nucleo più corposo di sezioni che si colloca tra il 14,5% e il 23,5%).

Forza Italia è tra questi movimenti quello che meno subisce il passaggio dalla dimensione di Milano a quella della provincia: vi è un migliore risultato in città con molte sezioni che le assegnano tra il 12,5% e il 20%. In provincia si cala un po’, ma neanche troppo, rimanendo in molte sezioni tra l’11% e il 18,5%.

+Europa in città, meno in provincia

Elif Lab - Voto regionali Lombardia Fratelli d'Italia Liberi Uguali +Europa
Elezioni Regionali 2018 – Banca dati elettorale Comune di Milano

Andando ad analizzare alcune forze minori, si può notare come Fratelli d’Italia ottenga un risultato non dissimile tra Milano e città Metropolitana (collocandosi intorno al 3,5% in entrambe le aree), mentre per altri partiti il contesto e la dimensione incidono più significativamente.

Liberi e Uguali e la Lista Gori Presidente calano vistosamente oltre i confini di Milano città. Per non parlare di +Europa che in alcune sezioni di Milano supera anche il 10%, ma si riduce decisamente appena si arriva in provincia.

Il risultato della lista Fontana Presidente è più modesto, nel suo totale senza grandi variazioni tra Milano e provincia, ma con risultati più alti in città se si guarda alla percentuale raccolta su singole sezioni.

Elif Lab - Voto regionali Lombardia Lista Gori Lista Fontana
Elezioni Regionali 2018 – Banca dati elettorale Comune di Milano

Come possiamo interpretare questo dato?

Si tratta di percentuali di voto sulle quali possono incidere diversi fattori, quali, ad esempio, la presenza di un “notabile locale” che sbanca in un’area della provincia trascinando la lista, gli sforzi economici per la campagna delle piccole liste spesso maggiormente orientati su Milano e poco incisivi nel circondario, la tendenza rilevata anche a livello nazionale rispetto a un voto che in provincia premia Lega e 5 Stelle più di quanto avvenga nelle grandi città.

Le diverse “onde politiche” ci paiono però evidenti e forse ci raccontano qualcosa sulla bolla degli interessi di Milano, che sembrano controcorrente rispetto a quanto mostrato dal voto in Italia ma che rimangono anche non esportati (e non condivisi?) nelle immediate vicinanze della città Metropolitana.

5 titoli molto VOLATILI della Borsa di Milano: B&C Speakers, Clabo, D’Amico, Itway, Tesmec

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La volatilità piace poco agli investitori. Significa quanto oscilla l’investimento nel tempo. Di solito volatilità fa rima con rischio. Vediamo cinque titoli che anche se molto volatili presentano caratteristiche di rischio e potenzialità di crescita molto diverse tra loro. 

5 titoli molto VOLATILI della Borsa di Milano: analisi e prospettive

#1 B&C SPEAKERS: artisti fai da te e Safevoice potrebbero fare decollare il titolo


B&C Speakers è uno dei leader mondiali nel settore dei trasduttori elettroacustici ad uso professionale, ossia di casse acustiche e altoparlanti. Negli ultimi 5 anni il titolo è triplicato, guadagnando oltre 200 punti percentuali e lo scorso 8 ottobre ha fatto registrare il suo massimo storico a quota 14.09 euro (al momento il titolo è a quota 12.55 euro). L’azione continua a beneficiare di una crescita costante: i ricavi dal 2010 al 2017 sono passati da 23.4 a 40.3 milioni di euro, così anche l’utile netto da 2.6 a 6.4 mln di euro. L’anno scorso, grazie agli eccellenti risultati, il Consiglio ha proposto, in occasione del decennale dalla quotazione di proporre all’Assemblea anche lo stacco di un dividendo straordinario pari a 0,6 Euro per ciascuna azione ordinaria, modalità di erogazione uguali al dividendo ordinario. Le stime per il biennio 2018/2019 dovrebbero ulteriormente migliorare grazie anche alla recente acquisizione strategica di Eighteen Sound.

Il settore dell’audio professionale è in continua crescita, anche grazie al proliferare di band e di artisti fai-da-te lanciati dai social. Le esigenze di un audio eccellente sono all’ordine del giorno sia per quanto riguarda gli spettacoli dal vivo, teatri, cinema e disco sia per grandi stazioni, aeroporti ed in particolar modo in spazi commerciali. Nota negativa riguarda il costo delle materie utilizzate nella produzione di magneti: a causa delle politiche del Governo Cinese i prezzi sono aumentati e ciò potrebbe avere ripercussioni sui costi di approvvigionamento del Gruppo.

Come già accennato in precedenza, i ricavi sono previsti in ulteriore crescita, inoltre B&C Speakers vanta un solido bilancio ed è quindi in grado di sviluppare nuove applicazioni per altoparlanti. Inoltre, anche nel 2018 la società dovrebbe continuare a beneficiare dei nuovi prodotti Safevoice (sistemi di altoparlanti utilizzati nelle gallerie per scopi di sicurezza) che genereranno margini di profitto molto buoni e che probabilmente riceveranno trattamento fiscale favorevole grazie alla scatola dei brevetti, che dovrebbe dimezzare l’aliquota fiscale su questi prodotti.

Prospetto di Bilancio relativo all’esercizio 2017

  • Ricavi consolidati pari a 40,31 milioni di Euro (+4,89% rispetto ai 38,43 milioni di Euro del 2016). EBITDA consolidato pari a 9,3 milioni di Euro (sostanzialmente invariato rispetto al 2016). Utile complessivo di Gruppo pari a 6,11 milioni di Euro (-2,56% rispetto ai 6,31 milioni di Euro del 2016). Posizione finanziaria netta di Gruppo pari a 6,72 milioni di Euro (positiva e pari a 7,07 milioni al 31 Dicembre 2016). Proposta di distribuzione ai soci di un dividendo ordinario pari ad euro 0,42 per ogni azione posseduta con data di stacco cedola al 30 aprile 2017.

#2 CLABO: l’unico vero player mondiale delle vetrine horeca (hote, ristoranti, caffetterie)


L’effetto Pir a Piazza Affari ha coinvolto anche il titolo Clabo, protagonista di buone performance (+150% in 2 anni). Clabo S.p.A. è leader mondiale nel settore delle vetrine espositive professionali per gelaterie, pasticcerie, bar, caffetterie ed hotel ed è quotata sul mercato AIM Italia di Piazza Affari.

Il 2017 è stato un anno di crescita e investimenti per Clabo che ha notevolmente consolidato la presenza internazionale aumentando la quota di export ad oltre il 60% delle vendite complessive. L’acquisizione di Howard McCray si è rilevata un’arma vincente che segnerà una svolta nel piano di internazionalizzazione poiché permetterà a Clabo di diventare l’unico vero player globale del settore con l’obiettivo (nel medio termine) di raggiungere i 100 milioni di euro di ricavi. Altra importante acquisizione è quella di Easy Best (leader nel mercato cinese ed asiatico) che permetterà al gruppo di espandersi nei mercati esteri in cui il food e ristorazione sono strategici e primari per volumi e tassi di crescita. Il Gruppo prevede un significativo sviluppo attraverso un processo di internazionalizzazione, diversificazione, innovazione ed efficientamento produttivo. La società prevede che l’acquisizione, in particolar modo, di Howard McCray e l’introduzione di nuove gamme prodotti (il gruppo sta sviluppando modelli innovativi a risparmio energetico) consentiranno un significativo aumento dei ricavi a partire dall’esercizio in corso e, in misura crescente, fino al termine del piano 2018-2022. Il valore della produzione dovrebbe attestarsi a 96 mln di euro nel 2022, con un EBITDA consolidato a 14 mln di euro nel 2022 ed una posizione finanziaria netta consolidata a 15,1 mln di euro al 2022. Inoltre, dal 2020 è prevista l’introduzione di una nuova gamma di prodotti dedicata alla conservazione, che consentiranno di incrementare il livello dei ricavi, a regime, di circa € 20 milioni grazie anche ai costi di produzione competitivi dello stabilimento cinese.

Principali risultati consolidati al 31/12/2017:

  • Valore della produzione pari a Euro 44,8 mln (Euro 37,3 mln al 31/12/2016). Ricavi realizzati all’estero per Euro 24,9 mln pari al 60,7% (nel 2016 Euro 18,3 mln, 53,7% rispetto al totale dei ricavi di Euro 34,0 mln). EBITDA adjusted pari a Euro 5,0 mln (Euro 4,1 mln al 31/12/2016) ed EBITDA consolidato pari a Euro 4,7 mln. Utile Netto pari a Euro 0,5 mln (Euro 0,7 mln al 31/12/2016). Posizione Finanziaria Netta pari a Euro 19,0 mln (16,8 mln al 31/12/2016).

 

#3 D’AMICO INTERNATIONAL SHIPPING: per chi non soffre il mal di mare


D’Amico International Shipping è azienda leader mondiale nella produzione di navi cisterna, ma continua a perdere terreno a Piazza Affari ed i corsi non hanno trovato ancora la forza per allontanarsi dai minimi storici. Al momento non si sono ancora visti i benefici dell’aumento di capitale del 2017.

Il 2017 è stato un anno difficile per il mercato delle navi cisterna e questo ha portato d’Amico International Shipping a registrare una perdita di 38.1 milioni di dollari a causa di un mercato molto più debole del previsto. La società ritiene che la ripresa possa arrivare presto poiché il mercato sta finalmente risalendo a galla. Per l’esercizio in corso è infatti previsto un crescente consumo di petrolio e di questo dovrebbe beneficiare anche la domanda per trasporto marittimo di prodotti petroliferi raffinati. Il livello elevato di scorte di prodotti raffinati, che ha contribuito a deprimere la domanda negli ultimi due anni, sembra essersi finalmente assestato su livelli più normali. L’IEA ha recentemente rivisto lievemente al rialzo le proiezioni di crescita della domanda petrolifera nel 2018 a 1,4 milioni di barili al giorno, sulla base delle stime di crescita del PIL rilasciate dal FMI più ottimistiche per il 2018.

DIS terminerà il proprio piano di investimenti di lungo termine a gennaio 2019, posizionandosi sul mercato con una delle flotte di navi cisterna più moderne, inoltre si continuerà a lavorare al fine di rafforzare competitività della società, posizionandola tra le aziende leader dell’industria. Dis si concentrerà sul rafforzamento del proprio bilancio e della sua posizione di liquidità, in vista del completamento del piano di investimenti di 755 milioni di dollari su nuove navi. La società ritiene che il mercato delle navi cisterna dovrebbe continuare a migliorare grazie al rallentamento della crescita dell’offerta di navi e all’aumento dei volumi trasportati, trainati da una forte domanda petrolifera, dall’aumento delle esportazioni statunitensi e da elevati margini di raffinazione e utilizzo negli USA.

Lo scorso 21 marzo Banca Imi ha limato il prezzo obiettivo di d’Amico portandolo da 0.41 a 0.39 euro, in seguito alla riduzione delle stime sui ricavi e sulla redditività per il 2018. Gli analisti prevedono che la società possa chiudere l’esercizio in corso con ricavi per 282.6 mln di dollari ed un risultato negativo per 2.6 milioni. Mentre hanno migliorato la previsione sull’utile netto per il 2019 che dovrebbe essere intorno ai 17.9 mln di dollari. Anche Equita Sim ha ridotto il target price sul titolo portandolo da 0.30 a 0.270 euro in seguito alla riduzione delle stime per i prossimi trimestri.

RISULTATI DELL’ESERCIZIO 2017

  • Ricavi base time charter (TCE) – US$ 257,4 milioni. EBITDA – US$ 36,8 milioni (14,3% on TCE). Risultato netto – US$ (38,1) milioni. Flussi di cassa da attività operative – US$ (11,3) milioni. Indebitamento Netto – US$ 510,2 milioni al 31 dicembre 2017.

#4 ITWAY: da seguire il piano strategico su controllate e startup


Dopo l’ennesimo fuoco di paglia, il titolo ha ripreso la via delle vendite tornando al punto di partenza in area 1.20 euro (-30% in 2 anni).

Itway società quotata al segmento Star di Borsa Italiana, attiva nel settore dell’IT, prevede un contesto di mercato favorevole nel 2018. Il mercato digitale in Italia ha archiviato il 2017 con una crescita pari al +2,3% (rispetto all’1,8% del 2016) dell’intero comparto, in particolar modo nel settore Digital Enablers dove il Gruppo ha fatto importanti investimenti negli ultimi 5 anni ed è ben posizionato.

Il Piano Industriale 2018-2022 prevede di sviluppare il settore della sicurezza con una maggiore focalizzazione della partecipata Be Innova e delle start-up iNebula e 4Science. Si continuerà lo sviluppo delle operazioni VAD in Grecia e Turchia che consentiranno alla Capogruppo di incassare dividendi da tali controllate (le attività VAD di Grecia e Turchia proseguono con il loro posizionamento di leader della sicurezza dei rispettivi Paesi, continuando con i tassi di crescita previsti, diventando supporto allo sviluppo estero anche in area MEA.  Inoltre, lo sviluppo attuato ed in corso nell’area Middle East Africa riguarda le ASA VAR e VAS; con tipologia di prodotti e competenze distintive esportabili). Inoltre, ItWay ha completato il suo programma di disinvestimento delle attività VAD attraverso la vendita del 100% di ITWAY HELLAS SA e ITWAY TURKYIE LTD, società controllate al 100% da Itway per un valore di 10 mln di euro.

RISULTATI DELL’ESERCIZIO 2017

  • Ricavi complessivi pari a 44.6 milioni di Euro, al netto della cessione di “Business-e” a 31.1 milioni di Euro
  • Risultato netto di esercizio pari a 717 mila Euro rispetto ai -62 mila Euro dell’esercizio precedente
  • EBITDA consolidato -1.4 milioni di Euro, dei quali -1.3 milioni di Euro relativi alla partecipata ceduta Business-e;
  • Migliora la PFN di Gruppo: -6.8 milioni di Euro Vs. -21.3 milioni di Euro al 31.12.2016
  • Risultato netto della Capogruppo Itway pari a 717 mila Euro rispetto ai -64 mila Euro dello stesso periodo 2016.
  • Miglioramento della PFN della Capogruppo Itway Spa: -7.0 milioni di Euro Vs. -16.3 milioni di euro.

#5 TESMEC: si scommette sul Qatar


Il Gruppo Tesmec è leader nella progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi per la costruzione e la manutenzione di infrastrutture relative al trasporto e alla distribuzione di energia elettrica, dati e materiali. Il titolo in due anni ha ceduto sul listino di Piazza Affari l’11%.

La raccolta ordini registrata nel 2017 (nell’esercizio 2017 il Gruppo ha realizzato più dell’80% dei ricavi all’estero) ed alcuni contratti di rilievo come quello in Qatar da 4.3 mln di dollari (Paese in forte ripresa economica e critico punto di snodo verso mercati strategici quali l’Oman e il Kuwait) permetteranno al Gruppo di raggiungere l’obiettivo di 200 mln di euro di ricavi nel 2018. Da sottolineare anche la riduzione dell’indebitamento finanziario (l’indeb. al 31 dicembre 2017 del Gruppo Tesmec è pari a 85,2 milioni di euro, in miglioramento dell’11,9% rispetto ai 96,7 milioni di euro al 31 dicembre 2016) e la significativa crescita dei ricavi (bilancio 2017). Una nota negativa potrebbe essere una ripresa dell’inflazione legata al costo delle materie prime ed il cambio euro dollaro che potrebbero pesare negativamente sulla marginalità. Nel quarto trimestre del 2017 è notevolmente migliorato il trend positivo dei risultati del Gruppo in termini di volumi, marginalità, generazione di cassa e raccolta ordini quindi nel 2018 sono previsti ulteriori miglioramenti.

A fine febbraio Mediobanca Securities ha confermato il rating Neutral con target price a 0,62 euro. Per i prossimi due anni si attende il potenziamento del business ferroviario e delle telecomunicazioni grazie alla controllata Marais Technologies (leader nei servizi di noleggio e costruzione di macchinari per infrastrutture nei settori telecomunicazioni, elettrico e gas) esposta in tre mercati ad alto potenziale nel settore, come la Nuova Zelanda, il Regno Unito e la Francia. Il gruppo sarebbe in grado di affrontare l’inflazione dei costi delle materie prime ma gli analisti si mantengono cauti in merito ai tassi di cambio.

 

Principali Risultati Consolidati dell’esercizio 2017 • Ricavi: 175,6 milioni di euro (+36,6% rispetto ai 128,5 milioni di euro al 31 dicembre 2016); • EBITDA Adj2: 22,9 milioni di euro (+97,4% rispetto agli 11,6 milioni di euro al 31 dicembre 2016). EBITDA3 pari a 20,7 milioni di euro (+143,5%); • EBIT: 6,1 milioni di euro (+241,7% rispetto ad un valore negativo per 4,3 milioni di euro al 31 dicembre 2016); • Risultato Netto: negativo per 1,4 milioni di euro (+63,7% rispetto ad un Risultato Netto negativo per 3,8 milioni di euro al 31 dicembre 2016); • Indebitamento Finanziario Netto: 85,2 milioni di euro (in miglioramento dell’11,9% rispetto ai 96,7 milioni di euro al 31 dicembre 2016); • Portafoglio Ordini Totale: 195,0 milioni di euro (+7,73% rispetto ai 181,0 milioni di euro al 31 dicembre 2016).

 PASQUALE FERRARO

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Inhabits – Milano Design City in Piazza Castello

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Cos’è Inhabits?

E’ l’esposizione dedicata alle soluzioni più innovative per abitare organizzata in occasione della Design Week.

E’ modo divertente, innovativo e unico per scoprire in anteprima la città e la casa nel futuro.

E’ un’iniziativa che ti permette di vedere in prima persona residenze, strutture dedicate al business, all’ospitalità e al wellness, oltre ad angoli dedicati alla ristorazione, tutte concentrate in Piazza Castello.

Ma Inhabists è anche un momento di confronto, grazie alle aree dedicate agli approfondimenti sui temi del design e dell’architettura, la “Speech Arena”, nella quale ogni giorno si potrà partecipare ad attività e talk tematici.

E dato che si parla pur sempre di “Fuorisalone”, a Inhabits non potevano mancare anche i momenti di intrattenimento e spettacolo, tutto concentrato nell’ampia area dedicata all’entertainment.

A Inhabists, da oggi fino a domenica dalle 18.00 alle 24.00, infatti, tutte le sere il palco ospiterà dj set di ospiti nazionali e internazionali, ma anche performance artistiche, accompagnate da video mapping e light show, e concerti.

E, dato che non ci sarebbe divertimento senza qualcosa da mettere sotto ai denti, durante gli appuntamenti serali di Inhabists potrai usufruire dei food truck stracolmi di prelibatezze.

Quindi, bando alle ciance: questo martedì, dalle 18.00 in poi, non perderti la festa di apertura di Inhabits, durante la quale potrai ballare fino al mattino grazie ai dj set di ospiti internazionali.

Questo Fuorisalone ci sorprende sempre di più.

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Le 10 imperdibili attrazioni del Fuorisalone 2018

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migliori attrazioni fuorisalone

Il Fuorisalone è uno dei festival diffusi più grandi del pianeta e certamente il più importante nel mondo del design.

Il sito ufficiale promette oltre 1’300 eventi: noi vogliamo aiutarvi ad estrarre l’informazione da tutto questo rumore.

Andiamo quindi a scoprire la nostra selezione delle 10 attrazioni da non perdere all’edizione 2018, dal 17 al 22 aprile, ovviamente a Milano.

migliori attrazioni fuorisalone

#1 Partiamo dal presupposto che non di solo mobile vive l’uomo. Le due menti di Buzzo Lambertoni portano il pastry design al Fuorisalone con Dgusto, con un vero e proprio viaggio all’interno del mondo dei pasticcini.

@le tre sedi di Pasticceria Martesana (sede 1sede 2sede 3)

migliori attrazioni fuorisalone

#2 L’architetto Simone Micheli espone il futuro degli alberghi col suo Hotel Regeneration, che porrà l’accento e ci farà toccare con mano i contenuti e le espressioni degli interni che vedremo nei prossimi anni.

@Lambrate Design District (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#3 In omaggio allo storico cinema di Monza, il Tram Corallo prevede un foyer d’altri tempi in testa, con divanetti composti e rigorosi su di una soffice moquette, e soprattutto un’intima sala cinematografica in coda, dove su comodi pouf i passeggeri potranno godere di una visione insolita dei paesaggi urbani di Milano.

@tutte le rotaie del Brera Design District (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#4 Il futuro è già qui: CocaCola lancia il suo nuovo brand Fuzetea allestendo un parco olografico in collaborazione con Microsoft HoloLens. Al suo interno sarà possibile degustare le tre varianti di Fuzetea mentre si assapora la prossima rivoluzione del mondo della tecnologia.

@Bocciofila di Tortona (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#5 Una discoteca visionaria nel cuore di Milano, figlia della verve di Gufram. Un’esperienza energetica, caleidoscopica e coinvolgente fornita da tappeti ipnotici che ci faranno ballare in un ambiente unico, che rielabora i design degli anni ’60 con oggetti contemporanei.

@Mediateca Santa Teresa (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#6 Economia circolare, sostenibilità e tecnologia nel quartiere più reinventato di Milano: Isola. Un evento targato Source dedicato all’idea che lo scarto non esiste e con protagonista WooClass, un progetto toscano focalizzato sul recupero degli scarti nell’industria del legno.

@Isola Design District (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#7 Gli svizzeri horgenglarus e Stephan Hürlemann hanno creato un mondo di mostri giganti che si muovono come marionette di un teatro maledetto. Si va dalla scimmia al guerriero stanco: la vostra immaginazione troverà il suo sfogo.

@Ventura Centrale (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#8 L’acme del dopo EXPO non è ancora arrivato, e il nuovissimo Asia Design Pavilion vuole dimostrarlo. Cambogia, Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Iran, Qatar, Singapore, Tailandia e Turchia saranno rappresentate in questo hub internazionale dal meglio del design ma anche con cibo, negozi e un idilliaco giardino giapponese.

@MegaWatt Court (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#9 Nella multi-location più entropica di Tortona, troveremo un enigmatico labirinto allestito da Nendo che guiderà il pubblico nel processo di creazione dello studio di Tokyo, lungo uno spettacolare percorso su oltre 800 m2 multisensoriali ed esperienziali.

Inoltre, Dassault Systèmes con l’installazione Breath/ng sviscererà le problematiche globali dovute ai cambiamenti climatici grazie all’utilizzo di materiali all’avanguardia volti a neutralizzare l’inquinamento, per sensibilizzare su come design e tecnologia possano rispondere insieme agli interrogativi odierni.

@Superstudio Più (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

#10 L’avanguardia della ricerca illuminotecnica e delle trasformazioni fluide, dove con innovativi giochi di luce l’arte diventa energia, l’energia arte e la materia oggetto. In mostra ci saranno prismi, serie limitate, recuperi industriali, tavole hitchcockiane ed esclusive selezioni di designer di frontiera che esporranno i nuovi paradigmi dell’abitare contemporaneo, libero e flessibile.

@Assembly (mappa)

migliori attrazioni fuorisalone

BONUS: l’ArkiZoic è l’era futura dove passato e mitologia sono combinati insieme. L’atmosfera è quella di una dimensione senza tempo, dove i suoni ci introducono a magici mondi. L’evento più disruptive del Fuorisalone.

@Spazio Giovannoni (mappa)

Desire Week by Macao

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Anche quest’anno è arrivato quel momento tanto atteso dai trend setter (e non solo) milanesi (… e non solo!): la settimana del Fuorisalone, caratterizzata da una creatività scoppiettante di eventi organizzati in concomitanza del Salone del Mobile, alias Design Week.

Come per ogni altra edizione, la città meneghina ha in serbo tantissime possibilità per vivere al meglio i giorni scoppiettanti della Design Week.

Pensa che, per esempio, il Macao organizzerà eventi per ogni singola serata del Fuorisalone, che raccoglierà sotto l’unico nome di Desire Week.

Questo lunedì, per iniziare col botto, a partire dalle 12.00, oltre a gustare i prelibati manicaretti di una cucina naturale e a deliziarti con i drink del Desire Bar, potrai partecipare a un workshop di falegnameria, a jam e spray writing session e, dalle 22.00, lasciarti andare al ritmo caliente del tango.

… e questo è solo il primo giorno della Desire Week del Macao.

Il divertimento continua martedì, con altri appuntamenti imperdibili, che potrai conoscere grazie al programma pubblicato sull’evento Facebook ufficiale.

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Fuorisalone o FUORI SALONE? Dove è nato e altre curiosità sulla Milano Design Week

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Fuorisalone o Fuori Salone? Comunque lo si scriva, la Settimana ‘fuori’ dal Salone del Mobile resta la Week più attesa dell’anno, ancora più importante e ambita della Settimana della Moda.

I milanesi un po’ la temono, ma ne vanno tronfi e la raccontano in qualsiasi parte del mondo si trovino.

Gli stranieri si beano del connubio design – palazzi storici, quegli angoli nascosti ed
eccezionalmente svelati al pubblico dal 17 al 22 aprile, le date di quest’anno, e che ti fanno fare il pieno di bellezza.

Il bello del Fuorisalone (o Fuori Salone) è che tutti lo conoscono, tutti vogliono partecipare ai suoi cocktail, e la caccia all’invito è aperta. Ma siamo sicuri di sapere tutto tutto della Milano Design Week? Ecco 5 curiosità.

#1.  Fuorisalone di Milano:  quando è nato? 

Nel 1991, una iniziativa della rivista Interni racchiudeva tutti gli eventi e faceva da cassa di risonanza di una kermesse spontanea in atto da più di un decennio, e alla quale non si poteva non badare. Al 1991, dunque, si fa risalire l’istituzione ufficiale della Design Week. Tuttavia, i primi semi di questa enorme fioritura di idee ed eventi venivano gettati già all’inizio degli anni Ottanta, quando alcune aziende dei settori arredamento e design industriale avvertivano l’energia sprigionata dal Salone Internazionale del Mobile di Milano, allora di casa nella vecchia Fiera di Lotto.

#2. Fuorisalone di Milano: chi l’ha inventato?

Il Fuorisalone è una manifestazione spontanea, ma se proprio si volesse trovare un genitore del Fuorisalone, allora quello sarebbe Gilda Bojardi, storica e illuminata direttrice della rivista Interni. 
Fu lei a creare il logo del Fuorisalone, a depositare logo e dicitura “Milano capitale del design”, e a creare, nel 1991, la prima guida a tutti gli avvenimenti dell’evento.

Insomma, a Gilda Bojardi si deve il merito di aver regalato a Milano un museo a cielo aperto e di aver proposto Milano al mondo.

[nelle foto: sopra, Gilda Bojardi; sotto, l’Università Statale di Milano, quest’anno set del progetto Material Immaterial]

#3. Fuorisalone di Milano: chi lo organizza?

Il Fuorisalone, per sua natura, è un evento spontaneo, che spontaneamente è nato e altrettanto naturalmente si è sviluppato con aziende, singoli promotori, editori, creativi, designer…. interessati a questa straordinaria vetrina per farsi conoscere in tutto il mondo. Una grande collettiva che si concentra nel mese di aprile, da oltre trent’anni.
Oggi, a sovrintendere tutto e raccogliere il proliferare di happening e manifestazioni c’è Fuorisalone.it®, un progetto dello studio di comunicazione Studiolabo S.r.l..

#4. Fuorisalone di Milano: c’è una colonna sonora?

Forse non tutti sanno che anche il Fuorisalone ha la sua colonna sonora: la suona l’app Fuorisalone.it/spotify.

#5. Fuorisalone di Milano: come si fare a vedere tutto?

Ecco, questo è l’unico punto sul quale proprio non possiamo esservi d’aiuto. Appuntamenti, inviti, installazioni, mostre, cocktail party e molto altro sono visibili sul sito Fuorisalone.it 

 

foto cover: BASE Milano_Green Smart Living – courtesy ufficio stampa

La PSICANALISI in Italia è nata a Milano

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Più precisamente in via Filippo Corridoni 1, dove nel 1963 Cesare Musatti aprì il centro di psicanalisi.

 

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Socrate il sopravvissuto

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Rispolvera il tuo Almanacco di Filosofia: ti ricordi di Socrate?

Neanche a farlo apposta, è l’inventore del metodo socratico d’insegnamento, che, tra le alte cose, prevedeva anche lezioni peripatetiche, passeggiate durante le quali lo stesso Socrate indottrinava i suoi discepoli.

Ora immedesimati in questo grande filosofo: e se l’educazione di un gruppo di giovani dipendesse da te?

Di sicuro è un tema molto complesso che tende a cadere nel proverbiale “dimenticatoio”, nonostante al giorno d’oggi la questione sia molto discussa.

Proprio di questo parlerà lo spettacolo teatrale “Socrate il sopravvissuto/come le foglie, che si svolgerà questo venerdì alle 20.30 al Piccolo Teatro Studio Melato.

Prendendo spunto dal romanzo “Il Sopravvissuto” di Antonio Scurati, durante la rappresentazione potrai calarti nei panni di chi deve insegnare.

Tra le ore che precedono la morte di Socrate e una carneficina in classe, la vicenda proseguirà dando al contempo spunti disparati sul tema dell’educazione e della gioventù da coltivare.

Lo ammetto, non sarà uno spettacolo leggerissimo, ma vale la pena goderselo a pieno, soprattutto perchè il biglietto costa solo 33 euro.

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Meneghini o bauscia: perché i milanesi si chiamano così?

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meneghini bauscia

Internet è sia una delle espressioni e dei mezzi della globalizzazione, sia un luogo ideale per la valorizzazione e il tramandamento delle nostre più grandi e radicate tradizioni, così come per la loro riscoperta.

I nomi assegnati ai luoghi simbolo e alle persone che la abitano possono rivelare molto delle tradizioni di una città: qui abbiamo un esempio di storie che emergono da due dei soprannomi più diffusi per chiamare gli abitanti della nostra Milano, soprannomi su cui sono stati costruiti film, manuali e meme. 

I Meneghini

Gli abitanti di Milano, lo sappiamo, si chiamano Milanesi.  Come sinonimi, però, spesso troviamo il termine “ambrosiano” e “meneghino”.

Il primo, deriva dal santo patrono della città, il vescovo Ambrogio, su cui pare inutile soffermarsi in queste poche righe, che non renderebbero certo giustizia a cotanta figura storica.

Più prosaico è il termine meneghino, che deriva dal nome del noto personaggio del teatro milanese, poi maschera della commedia dell’arte. Un servo ridicolo e codardo, fedele al proprio padrone, ma vittima di raggiri e zimbello di tutti.

meneghini bauscia
Rappresentazione satirica del Meneghino che domina l’aquila austriaca

Fu Carlo Maria Maggi a renderlo protagonista di quattro commedie da lui scritte alla fine del 1600, per poi essere ripreso e meglio delineato da Carlo Porta nell’Ottocento.

Meneghino è il diminutivo di Domenico, e ciò sarebbe dovuto all’uso diffuso tra il XVI secolo e il XVIII secolo da parte di milanesi non propriamente ricchi, di avere a servizio uno o più servitori solamente nella giornata di domenica, in occasione di pranzi e ricevimenti che si usava dare nella giornata festiva.

I Bauscia

Un termine molto usato in città, forse più un tempo che oggi, “bauscia” indicava il fanfarone, colui che si dava arie, lo sbruffone. Colui che parlava troppo per lodarsi e perdeva bava, o saliva che voler si dica!

Pare che in Brianza si usasse il termine per chi accoglieva, all’ingresso delle cittadine, ma soprattutto a Lissone, i forestieri, raccontando loro dove fossero le locande e gli artigiani migliori.

meneghini bauscia
Guido Nicheli, l’eccellenza dell’impersonificazione del Bauscia

A Milano, dallo sbruffone all’interista, il passo fu breve! Erano infatti così appellati i tifosi interisti (prevalentemente borghesi, industriali, commercianti, e appunto un po’ sbruffoni) da parte dei cugini milanisti (che a loro volta erano chiamati casciavit dagli interisti,  essendo i tifosi del Milan di estrazione più popolare, espressione della Milano operaia).

Una contrapposizione della Milano sportiva anni Sessanta e Settanta, espressione di una realtà ormai scomparsa.

MAURO COLOMBO

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Brera era il centro della prostituzione milanese

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Le più popolari case chiuse di Milano erano nelle due stradine parallele di Brera: via Fiori Chiari e via San Carpoforo, addirittura con tre bordelli ai numeri 3, 5 e 8.

La sera prima dell’entrata in vigore della Legge Merlin che chiudeva le case chiuse, il 19 settembre 1958 ci fu la ressa a Brera per godere per l’ultima volta dei servizi di prostitute che erano diventate molto note in città, come Wilma, Iris e Luana che “offrivano prove supreme a ritmo di sei, sette minuti l’una calata dei pantaloni e bidet compresi”, scrisse Vergani.

Una curiosità: Lina Merlin, l’autrice della legge che proibì le case chiuse, era Milanese.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

 

Avocado Week is back in East Market Diner

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Avocado

“Form the Avocado
Form the Avocado
Form the Avocado 
Form the Avocado
Peel the Avocado
Peel the Avocado
Peel the Avocado
Peel the Avocado
Guacamole
Gua-guacamole
Guacamole
Gua-guacamole!”

La delirante canzoncina della dott.ssa Jean, ormai famosa nel mondo di Facebook per la sua assurdità, esprime pienamente la passione che tutto il mondo ha ormai per questo eclettico frutto.

Sembra che persino l’East Market Diner se ne sia innamorato, perchè per la terza volta organizza lAvocado Week, quattro giorni interamente dedicati all’Avocado.

A partire dalle 18 di questo giovedì, si andrà di Avocado in ogni forma e consistenza: potrai acquistare e gustare prelibatezze come l’avocado toast, l’avocado waffle, l’hawaiian pokè e l’amatissimo avocado burger.

Come rinunciare a tante ghiottonerie messe insieme? Vieni con me e gustiamoci un pasto verdeggiante e profumato sulla splendida terrazza dell’East Market Diner e, mi raccomando, conservati uno spazietto per domani: la festa non finisce qui.

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Sorpresa: è impossibile prenotare la visita al Cenacolo per la prossima estate! Indovinate per colpa di chi

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caso cenacolo

L’anno prossimo a Milano si ricorderà il cinquecentenario della morte di Leonardo Da Vinci, genio poliedrico che ha trascorso 24 anni della sua vita (in due fasi diverse) nella nostra città: un periodo prolifico che ha visto, tra gli altri, il nascere de La Vergine delle Rocce e del Cenacolo.

Quest’ultimo, oggi, è al centro di un caso che farà discutere.

caso cenacolo
La Vergine delle Rocce

Il nostro miglior museo

A differenza del quadro voluto dalla Confraternita Milanese dell’Immacolata Concezione, migrato al Louvre, il Cenacolo è parte integrante del patrimonio artistico meneghino, conservato in un museo dedicato che attira più di 400.000 visitatori ogni anno, numero forzatamente tenuto basso a fronte di una richiesta di quasi 2 milioni di biglietti: a causa del rapido deterioramento dell’opera dovuto soprattutto alle polveri sottili che ogni persona porta con sé, infatti, l’accesso al capolavoro vinciano è attualmente limitato a 1.300 visitatori al giorno.

Nonostante questa restrizione, il Cenacolo resta il museo più di successo a Milano, al 14° posto in Italia, generando introiti lordi per più di 2 milioni di euro annui.

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La Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel cui refettorio è conservato il Cenacolo: tutto patrimonio UNESCO

Un capitale messo a rischio dalla burocrazia

La sovrintendenza dell’esposizione è in capo al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Sbirciando sul sito del Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione in carica al governo italiano, scopriamo che è stato indetto un bando per l’affidamento in concessione dei servizi museali presso il Museo del Cenacolo Vinciano di Milano, con scadenza per la ricezione delle offerte fissata al 14 maggio 2018.

Un altro bando è andato a vuoto, indetto lo scorso dicembre e scaduto a febbraio 2018, per assegnare i medesimi servizi.

Ad oggi, provando ad acquistare un ingresso su uno qualsiasi tra i canali ufficiali, non si può andare oltre alla data del 30 giugno: questo significa mettere in seria difficoltà i tour operators come qualunque turista che stia organizzando un viaggio a Milano, togliendo dal panorama dell’estate quella che di fatto è la prima scelta in termini culturali e arrecando un grosso danno alla città.

caso cenacolo
Ammirando il Cenacolo: foto tratta dal profilo Instagram @museitaliani

La zappa sui piedi

Ancora una volta è la pesantezza della burocrazia a carpire le ali a Milano, addirittura arrivando a sbarrare le porte al top seller della città.

Non potendo accogliere prenotazioni a breve termine si perdono soldi, turisti e nel complesso si fa una pessima figura. Proviamo a immaginare un tour operator che voglia promuovere Milano per quest’estate senza poter offrire la principale attrattiva per questa estate.

La buona notizia è che per l’anno prossimo, quando il Cenacolo sarà come non mai sotto i riflettori, dovremmo aver pronto all’uso il nuovo sistema di filtraggio dell’aria che permetterà di aumentare il numero di ingressi consentiti.

caso cenacolo
Un dettaglio del Cenacolo

Il capolavoro vinciano è fragile e va protetto, dal naturale degrado dovuto alle tecniche sperimentali usate da Leonardo, ma a quanto pare anche dagli apparati che la gestiscono. Almeno fino a quando anche opere come questa non passeranno sotto l’amministrazione di Milano, invece che di Roma.

HARI DE MIRANDA

Il “modello Milano”: perchè è vincente e perchè va imitato dal resto d’Italia

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Milano è un modello perchè non dipende da chi la governa. Una prova evidente di questo è il successo dei suoi sindaci: i sindaci di Milano sono stati a capo di amministrazioni che hanno fatto crescere la città. Al di là delle fazioni bisogna riconoscere che il giudizio di tutte le amministrazioni milanesi è generalmente positivo, eppure nessun sindaco di Milano è riuscito ad assumere un ruolo importante nella politica nazionale. Formentini, Albertini, Letizia Moratti, Pisapia e i sindaci che li hanno preceduti sono tutti spariti a livello nazionale a differenza, ad esempio, di loro colleghi romani, come Rutelli o Veltroni.
Che significa questo? Che mentre per governare Roma è essenziale che il sindaco sia straordinario, a Milano basta non inceppare una macchina che funziona bene.
Purtroppo l’Italia sembra più simile a Roma, ossia una macchina piuttosto scassata che ha bisogno di un governo eccezionale. Milano è altra cosa: funziona nonostante chi la guida ed ha caratteristiche uniche che sarebbero molto utili al resto del Paese. 

Il “modello Milano”: le caratteristiche da portare in Italia

Armonia e fiducia tra cittadini e amministrazione

In Italia il cittadino è al servizio della burocrazia, mentre a Milano, a parte eccezioni, il rapporto tra i due soggetti è molto più armonico, spesso alla pari, a volte capovolto rispetto a quello nazionale: l’amministrazione si pone al servizio dei cittadini, non viceversa.
C’è un senso di rispetto se non di fiducia reciproca tra amministrazione e cittadino che difficilmente la si ritrova nella burocrazia dello Stato italiano.
Questo si traduce in minori costi di controllo perchè è un sistema che si autoregola in modo naturale e stimola l’economia perchè si dedicano più tempo e più risorse a produrre piuttosto che a controllare o a bloccare.

L’Italia è un sistema, Milano è un ecosistema

La struttura dello Stato italiano ha determinato la formazione di un sistema organizzato in gerarchie e rigidi automatismi. Milano è invece un ecosistema dove i diversi soggetti convivono in modo più flessibile e funzionale. E’ una comunità liquida, nel senso che amministrazione, imprese, enti e cittadini cooperano innescando flussi di azioni e di informazioni circolari, invece che dall’alto al basso.
Un ecosistema garantisce molti vantaggi rispetto a un sistema, specie in un mondo in continua trasformazione e strettamente connesso com’è quello in cui viviamo. Favorisce l’alimentazione e lo sviluppo che sono invece ostacolati dagli standard fissi determinati da un dirigismo centralista e monodirezionale, come quello che avviene nello Stato.

L’attenzione alle esternalità positive (benefici non monetari per la comunità)

In gergo economico il valore prodotto in una comunità si misura nella somma tra reddito ed esternalità positive. Le esternalità sono tutte le componenti che impattano la vita delle persone ma che non hanno una misurazione economica. Mentre lo Stato è dominato da logiche di economia strettamente economica, a Milano si fa molta attenzione ai benefici arrecati alla comunità, anche se non sono misurabili in termini di ricchezza prodotta. Esempi di esternalità positive sono le piste ciclabili, la riduzione delle emissioni di inquinanti, il verde pubblico, la sicurezza, mezzi pubblici puntuali, strade in buono stato o assenza di rifiuti. Questi elementi a Milano sono centrali nel dibattito politico e sociale, mentre a livello nazionale l’aspetto esclusivamente economico è dominante, come attesta la questione reddito cittadinanza-flat tax.

Imprese e organizzazioni che svolgono attività sociali

In un modello ecosistema in cui hanno importanza i benefici non monetari per la comunità è naturale che ci siano soggetti incentivati a porre in essere attività ad alto impatto sociale. Milano è capitale nel terzo settore, con associazioni ed enti no profit, ma non solo. E’ anche una città in cui molte imprese non si limitano a perseguire il loro successo ma si preoccupano di avere un impatto positivo nella comunità. In più, diversi servizi di rilevanza sociale vengono forniti direttamente da privati, come le attività della sharing economy o le app di supporto e di informazione su servizi pubblici.
A Milano l’impatto sociale produce economia e benessere, cosa che difficilmente avviene a livello nazionale.

Lo spirito di comunità

L’Italia è divisa, Milano è unita. Entrambe sono costituite da cittadini che hanno idee, caratteristiche e stili di vita diversi. Anche a Milano ci sono gruppi che difficilmente entrano in contatto tra loro, esistono barriere invisibili tra classi sociali o aree. Eppure rispetto all’Italia a Milano ognuno si sente parte di una comunità. Questo perchè vivere a Milano significa sentirsi parte della città, considerarla come cosa propria di cui bisogna avere cura e per cui bisogna darsi da fare. Uno spirito di comunità che si fa vivo quando ci sono problemi, come gli imbrattamenti a inizio di Expo, e che si basa su una mentalità di un cittadino che si sente responsabile di quello che viene fatto o non fatto nella sua città. E che agisce di conseguenza.
Lo spirito di comunità favorisce lo sviluppo dell’economia, la collaborazione e riduce le spese dello Stato semplicemente perchè lo Stato deve fare meno per tutelare e valorizzare il bene comune.

Orientamento al fare

Milano è una città non sempre facile. Pretende molto da chi ci vive. E’ una città che giudica e che può risultare diffidente e sprezzante. Eppure è una città aperta e tollerante con tutti, nel senso che per farsi accettare basta una cosa sola: darsi da fare. Se tu ti impegni, lavori e ti rendi utile, non importa chi sei o da dove vieni: Milano ti accoglie con le braccia aperte. Milano sa essere spietata con chi distrugge o perde tempo, ma è molto generosa con chi si rimbocca le maniche.
Un orientamento al fare che pone tutti sullo stesso livello e che se esteso al resto in Italia potrebbe consentire di superare barriere e intolleranza favorendo lo sviluppo di attività produttive e di una mentalità costruttiva e rispettosa del lavoro.

Media e cultura sono uno stimolo al miglioramento

In Italia si fanno polemiche su tutto. Per uno che fa ci sono mille che criticano. E i media ingigantiscono tutto questo alimentando un clima di fango che avvelena le coscienze. A Milano non è così. Anzi, gli stessi media che a livello nazionale danno fiato alla negatività, a Milano si concentrano sui fatti e sono orientati a favorire un miglioramento della situazione con indicazioni, stimoli o critiche costruttive. Gli stessi milanesi non amano le sterili polemiche e disdegnano chi rappresenta la città in modo denigratorio.
Vivere in una cultura orientata al miglioramento consentirebbe al resto del Paese di incentivare a fare invece che a vivere per denigrare gli altri.

Qualificare e valorizzare le eccellenze

Mentre in Italia si passa gran parte del tempo a dibattere su ciò che non funziona, Milano è invece fiera delle sue eccellenze. La Scala, il Fuorisalone, la Moda, le imprese di punta, i grattacieli, le trasformazioni urbane sono vissute dai cittadini come motivo di orgoglio personale. Anche perchè ognuno sa in cuor suo che una parte rilevante del successo di qualcuno deriva dall’ambiente in cui quel successo prende forma. Proprio per questo i cittadini sono felici delle iniziative di successo della città così come chi ha successo tende a ridare parte della sua fortuna alla comunità.
Tutto questo purtroppo manca in Italia dove si tende più spesso a gioire delle disgrazie che dei successi degli altri.

Il coraggio di mettersi in gioco a livello internazionale

L’Italia vive in un senso di inferiorità nei confronti dell’estero. Tende a evitare il confronto con i Paesi più evoluti per non provare la frustrazione del vedersi indietro. Questo atteggiamento la porta a perdere lo stimolo a una competizione migliorativa e vedere l’estero con inferiorità porta l’Italia spesso a subire passivamente ciò che accade al di fuori dei nostri confini. A Milano questo non esiste. Milano vive il mondo come un terreno di sfida in cui ambire a giocare da protagonisti. Questo modo di confrontarsi ha portato Milano a crearsi degli spazi di eccellenza mondiale e riconosciuta. E se accade di perdere, come è stato per l’Ema, Milano si rialza e rilancia. Anche perché se non è Ema, saranno le Olimpiadi.

ANDREA ZOPPOLATO

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Prima dello Zelig il più celebre locale di cabaret in Italia era il Derby

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In via Monte Rosa, zona San Siro, c’è una palazzina liberty che negli anni sessanta e settanta ospitava il più celebre locale di cabaret in Italia. Era il Derby, nato dall’intuizione di Gianni Bongiovanni, che lanciò al successo Cochi e Renato, Boldi, Jannacci, Bisio, Teocoli e Abatantuono che era il figlio della cassiera.

Dopo la sua chiusura nel 1986 ne hanno raccolto l’eredità Gino e Michele aprendo in viale Monza lo Zelig.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

 

Synecdoche New York per Racconti Immaginari

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Hai presente il film Synecdoche New York, di Charlie Kaufman?

In pratica, è la storia di un regista teatrale ipocondriaco che ha diversi problemi a rapportarsi persino con sè stesso, il quale durante la preparazione di un nuovo spettacolo arriverà a confondere realtà e finzione.

Direi che Synecdoche New York ha una trama abbastanza… onirica, di quelle che piacciono tanto a me.

Perchè te ne sto parlando?

Perchè questo mercoledì, in occasione dell’istallazione “Racconti Immaginari” di Paolo Ventura esposta all’Armani Silos, a partire dalle ore 20.00, verrà proiettato proprio Synecdoche New York, così ne approfitti anche per dare un’occhiata a questa mostra a dir poco onirica: Paolo Ventura ha, infatti, selezionato una serie di titoli cinematografici per condurre lo spettatore in modo totalmente surreale all’interno della sua mostra.

Mai come in questa occasione, arte e cinema correranno su binari paralleli, decisamente vicini: io ti consiglio caldamente di partecipare, anche perchè l’ingresso è gratuito su prenotazione.

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Via Paolo Sarpi e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

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Gli hotspots di Chinatown evidenziati nell'articolo

Da quando tra il 2010 e il 2011 via Paolo Sarpi fu rimessa a nuovo da un intervento di riqualificazione urbana, attuato con una ripavimentazione in pietra unita a un ornamento di aiuole ed alberi che ha creato un percorso pedonale, l’arteria principale del quartiere cinese di Milano è improvvisamente diventata una delle zone più alla moda della città.

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La nuova faccia di via Paolo Sarpi

We Chinatown

La Chinatown milanese è un puntino nella geografia delle chinatown mondiali, ma ha comunque molto da raccontare.

L’immigrazione cinese a Milano inizia nel 1920, nel triangolo formato da via Canonica, via Bramante e via Sarpi, con un gruppo che va dai 40 ai 150 componenti, arrivati da Parigi, dov’erano stati reclutati come manovalanza dal governo francese durante la Prima Guerra Mondiale.

Similmente alla stragrande maggioranza dei cinesi presenti a Milano e in Italia, anche loro provenivano dallo Zhejiang, la provincia orientale costiera sita appena sotto Shanghai, grande un terzo dell’Italia ma (quasi) col suo stesso numero di abitanti, una regione sì ricca ma con diseguaglianze mostruose, figlie anche del suo difficile territorio: montuoso, ostile, povero di campi agricoli non appena ci si allontana dal mare.

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Wenzhou, nello Zhejiang, città d’origine di molti dei cinesi in Italia

Oggi a Milano vivono circa 27’000 cinesi e, sorpresa, non tutti dimorano tra via Paolo Sarpi e dintorni e a Chinatown neppure rappresentano la maggioranza.

La storica vocazione al commercio della zona (già “borgo degli ortolani” prima di diventare “quartier generale dei cinesi” durante il fascismo e Chinatown poi), unita al sovraffollamento dei laboratori-abitazione cinesi del quartiere e alla vicinanza col centro città, hanno fatto schizzare in alto i prezzi degli affitti, cosicché molti dei cinesi di Milano vivono tra Niguarda, Bicocca e Comasina, e Chinatown rimane saldamente in mano agli italiani.

Si fa per dire, perché, come si nota camminando per le strade, gli esercizi commerciali sono chiaramente quasi tutti cinesi.

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Uno scaffale di Kathay Food, in via Canonica

I posti da provare almeno una volta nella vita

Nel quartiere Sarpi convivono a stretto contatto alcune delle eccellenze meneghine con la rampante realtà cinese odierna: emblematico il caso della Ravioleria Sarpi, pluripremiata per la qualità dei suoi ravioli baozi e per aver portato lo street food milanese a livelli mai toccati prima, che si rifornisce dall’adiacente macelleria Sirtori, bottega storica di Milano risalente al lontano 1931.

Da segnalare anche il contrasto esistenziale tra due famosi vicini del quartiere: la pittoresca pasticceria Maki, che propone di tutto, dagli improbabili waffles a-là-cinese al bubble tea tanto in auge, situata a pochi passi dalle Cantine Isola, altra bottega storica milanese (aperta nel 1896), uno dei migliori locali della città dove andare a sorseggiare un calice di vino.

TripAdvisor, la Bibbia dell’uomo contemporaneo quando si parla di cibo, segnala anche la pasticceria Huang Ji Dessert (gli utenti raccomandano i suoi frullati e i dolci di Hong Kong), situata all’interno dell’Oriental Mall, il centro commerciale aperto nel 2013 su cinque piani con spazio benessere, abbigliamento e giochi, amatissimo dai turisti orientali, e il ristorante Hua Cheng, in via Giordano Bruno, possibilmente il migliore di Chinatown, non foss’altro per assaggiare specialità cinesi non facili da trovare e per andare oltre il solito involtino primavera.

Chinatown è un microcosmo che sa farsi specchio del mondo: via Canonica ha da poco accolto Kathay Food, il più grande supermarket etnico d’Italia, che offre più di 10’000 prodotti alimentari tipici, dalla Thailandia al Brasile.

Inoltre, in piazza Antonio Gramsci troviamo uno dei Carrefour più innovativi dello scenario mondiale, sede di cooking show e di percorsi formativi per sommelier, allestito come la catalana Boqueria e ricco di prodotti a chilometro zero.

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Foto dal capodanno cinese a Milano

Nel quartiere cinese, l’Italia si difende benissimo: oltre alle già citate botteghe storiche, in Chinatown hanno sede la Pasticceria Martesana, vincitrice nella sua categoria dei ViviMilano Awards – Food & Drink 2017, e PastiCherì di Lucia Stragapede, allieva del mastro pasticciere tedesco Ernst Friedrich Knam, che serve le migliori brioches, torte e mousse della zona.

Un importante segnale della sempre più crescente assimilazione di Chinatown al tessuto sociale cittadino è arrivato in occasione dell’ultimo capodanno cinese, festeggiato da più di 100’000 persone (mai così tante) che hanno invaso via Sarpi per celebrare l’ingresso nell’anno del cane.

Non siamo ancora ai livelli di New York, dove per la stessa occasione hanno addirittura sparato degli spettacolari fuochi d’artificio sull’Hudson, ma anche questo è un sintomo dell’internazionalizzazione di Milano, che procede spedita e in maniera tangibile, in posti come Chinatown.

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Foto dal capodanno cinese a New York

Le difficoltà dell’essere grandi

Ora la sfida sarà riuscire a mantenere vibrante un quartiere che, dopo la ventata di novità degli ultimi tempi, rischia di uscire dalla vetrina milanese, tra i completamenti dello Human Technopole e di CityLife e la riqualificazione degli scali ferroviari che cambierà volto alla città.

Sarpi ha superato i momenti difficili giunti all’inizio del nuovo millennio, dovuti alle tensioni tra i commercianti e abitanti italiani con i cinesi e alla presenza di varie bande mafiose della Triade, combattute fino ad arrivare all’arresto di tre suoi boss tra il 2007 e il 2015.

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Uno dei simboli della Triade, la criminalità organizzata cinese

Il quartiere negli ultimi anni è migliorato mano nella mano con la città, e ormai le tensioni hanno lasciato spazio agli aneddoti: almeno una volta nella vita praticamente ogni milanese si è domandato perché i cinesi non muoiono mai, e nessuno può dire di aver assistito a un loro funerale.

Su 80’000 ultraottantenni che abitano nel capoluogo lombardo, però, non ci sono cinesi: addirittura, oltre un quarto di loro è minorenne. Per di più, essendo atei o agnostici, non celebrano riti. Il loro funerale contempla solo la visita alla salma da parte dei parenti, e moltissimi nel testamento chiedono di essere riportati in Cina.

Eppure c’è chi giura di aver visto almeno una trentina di tombe di cinesi nei cimiteri milanesi: ecco un’ottima idea per una caccia al tesoro domenicale!

BONUS: ai più curiosi segnaliamo “Giallo a Milano”, il docu-film di Sergio Basso che approfondisce la conoscenza della comunità cinese a Milano e, quindi, del quartiere Sarpi.

HARI DE MIRANDA

 

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Gli hotspots di Chinatown evidenziati nell’articolo

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