In via Monte Rosa, zona San Siro, c’è una palazzina liberty che negli anni sessanta e settanta ospitava il più celebre locale di cabaret in Italia. Era il Derby, nato dall’intuizione di Gianni Bongiovanni, che lanciò al successo Cochi e Renato, Boldi, Jannacci, Bisio, Teocoli e Abatantuono che era il figlio della cassiera.
Dopo la sua chiusura nel 1986 ne hanno raccolto l’eredità Gino e Michele aprendo in viale Monza lo Zelig.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Il 12 e il 13 aprile 2018, diciannove startup da tutto il mondo si contenderanno un montepremi di 80.000 dollari messo in palio dalla University of California Berkeley.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore ALTIS ospita infatti le finali mondiali del GSVC, la Global Social Venture Competition, ideata in California dalla UC Berkeley’s Haas School of Business nel 1999 e diventata oggi una delle più note competizioni di startup a impatto sociale a livello mondiale.
Nata con lo scopo di creare una sinergia tra mondo accademico, imprenditoriale e finanziario al fine di favorire la creazione di imprese che sappiano integrare sostenibilità economica e impatto socio-ambientale, oggi coinvolge 16 business school partner da tutto il mondo, oltre a numerosi finanziatori e imprenditori.
ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è organizzatrice dell’Italian Round della GSVC dal 2008.
Il 12 aprile, a partire dalle 18:00, si terrà una tavola rotonda e un aperitivo presso l’Auditorium Gaber al Palazzo Pirelli (mappa).
Il 13 aprile, dalle 8.45, la presentazione e la premiazione dei finalisti all’Università Cattolica del Sacro Cuore (mappa).
Hai presente il film Synecdoche New York, di Charlie Kaufman?
In pratica, è la storia di un regista teatrale ipocondriaco che ha diversi problemi a rapportarsi persino con sè stesso, il quale durante la preparazione di un nuovo spettacolo arriverà a confondere realtà e finzione.
Direi che Synecdoche New York ha una trama abbastanza… onirica, di quelle che piacciono tanto a me.
Perchè te ne sto parlando?
Perchè questo mercoledì, in occasione dell’istallazione “Racconti Immaginari” di Paolo Ventura esposta all’Armani Silos, a partire dalle ore 20.00, verrà proiettato proprio Synecdoche New York, così ne approfitti anche per dare un’occhiata a questa mostra a dir poco onirica: Paolo Ventura ha, infatti, selezionato una serie di titoli cinematografici per condurre lo spettatore in modo totalmente surreale all’interno della sua mostra.
Mai come in questa occasione, arte e cinema correranno su binari paralleli, decisamente vicini: io ti consiglio caldamente di partecipare, anche perchè l’ingresso è gratuito su prenotazione.
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Gli hotspots di Chinatown evidenziati nell'articolo
Da quando tra il 2010 e il 2011 via Paolo Sarpi fu rimessa a nuovo da un intervento di riqualificazione urbana, attuato con una ripavimentazione in pietra unita a un ornamento di aiuole ed alberi che ha creato un percorso pedonale, l’arteria principale del quartiere cinese di Milano è improvvisamente diventata una delle zone più alla moda della città.
La nuova faccia di via Paolo Sarpi
We ♥ Chinatown
La Chinatown milanese è un puntino nella geografia delle chinatown mondiali, ma ha comunque molto da raccontare.
L’immigrazione cinese a Milano inizia nel 1920, nel triangolo formato da via Canonica, via Bramante e via Sarpi, con un gruppo che va dai 40 ai 150 componenti, arrivati da Parigi, dov’erano stati reclutati come manovalanza dal governo francese durante la Prima Guerra Mondiale.
Similmente alla stragrande maggioranza dei cinesi presenti a Milano e in Italia, anche loro provenivano dallo Zhejiang, la provincia orientale costiera sita appena sotto Shanghai, grande un terzo dell’Italia ma (quasi) col suo stesso numero di abitanti, una regione sì ricca ma con diseguaglianze mostruose, figlie anche del suo difficile territorio: montuoso, ostile, povero di campi agricoli non appena ci si allontana dal mare.
Wenzhou, nello Zhejiang, città d’origine di molti dei cinesi in Italia
Oggi a Milano vivono circa 27’000 cinesi e, sorpresa, non tutti dimorano tra via Paolo Sarpi e dintorni e a Chinatown neppure rappresentano la maggioranza.
La storica vocazione al commercio della zona (già “borgo degli ortolani” prima di diventare “quartier generale dei cinesi” durante il fascismo e Chinatown poi), unita al sovraffollamento dei laboratori-abitazione cinesi del quartiere e alla vicinanza col centro città, hanno fatto schizzare in alto i prezzi degli affitti, cosicché molti dei cinesi di Milano vivono tra Niguarda, Bicocca e Comasina, e Chinatown rimane saldamente in mano agli italiani.
Si fa per dire, perché, come si nota camminando per le strade, gli esercizi commerciali sono chiaramente quasi tutti cinesi.
Uno scaffale di Kathay Food, in via Canonica
I posti da provare almeno una volta nella vita
Nel quartiere Sarpi convivono a stretto contatto alcune delle eccellenze meneghine con la rampante realtà cinese odierna: emblematico il caso della Ravioleria Sarpi, pluripremiata per la qualità dei suoi ravioli baozi e per aver portato lo street food milanese a livelli mai toccati prima, che si rifornisce dall’adiacente macelleria Sirtori, bottega storica di Milano risalente al lontano 1931.
Da segnalare anche il contrasto esistenziale tra due famosi vicini del quartiere: la pittoresca pasticceria Maki, che propone di tutto, dagli improbabili waffles a-là-cinese al bubble tea tanto in auge, situata a pochi passi dalle Cantine Isola, altra bottega storica milanese (aperta nel 1896), uno dei migliori locali della città dove andare a sorseggiare un calice di vino.
TripAdvisor, la Bibbia dell’uomo contemporaneo quando si parla di cibo, segnala anche la pasticceria Huang Ji Dessert (gli utenti raccomandano i suoi frullati e i dolci di Hong Kong), situata all’interno dell’Oriental Mall, il centro commerciale aperto nel 2013 su cinque piani con spazio benessere, abbigliamento e giochi, amatissimo dai turisti orientali, e il ristorante Hua Cheng, in via Giordano Bruno, possibilmente il migliore di Chinatown, non foss’altro per assaggiare specialità cinesi non facili da trovare e per andare oltre il solito involtino primavera.
Chinatown è un microcosmo che sa farsi specchio del mondo: via Canonica ha da poco accolto Kathay Food, il più grande supermarket etnico d’Italia, che offre più di 10’000 prodotti alimentari tipici, dalla Thailandia al Brasile.
Inoltre, in piazza Antonio Gramsci troviamo uno dei Carrefour più innovativi dello scenario mondiale, sede di cooking show e di percorsi formativi per sommelier, allestito come la catalana Boqueria e ricco di prodotti a chilometro zero.
Foto dal capodanno cinese a Milano
Nel quartiere cinese, l’Italia si difende benissimo: oltre alle già citate botteghe storiche, in Chinatown hanno sede la Pasticceria Martesana, vincitrice nella sua categoria dei ViviMilano Awards – Food & Drink 2017, e PastiCherì di Lucia Stragapede, allieva del mastro pasticciere tedesco Ernst Friedrich Knam, che serve le migliori brioches, torte e mousse della zona.
Un importante segnale della sempre più crescente assimilazione di Chinatown al tessuto sociale cittadino è arrivato in occasione dell’ultimo capodanno cinese, festeggiato da più di 100’000 persone (mai così tante) che hanno invaso via Sarpi per celebrare l’ingresso nell’anno del cane.
Non siamo ancora ai livelli di New York, dove per la stessa occasione hanno addirittura sparato degli spettacolari fuochi d’artificio sull’Hudson, ma anche questo è un sintomo dell’internazionalizzazione di Milano, che procede spedita e in maniera tangibile, in posti come Chinatown.
Foto dal capodanno cinese a New York
Le difficoltà dell’essere grandi
Ora la sfida sarà riuscire a mantenere vibrante un quartiere che, dopo la ventata di novità degli ultimi tempi, rischia di uscire dalla vetrina milanese, tra i completamenti dello Human Technopole e di CityLife e la riqualificazione degli scali ferroviari che cambierà volto alla città.
Sarpi ha superato i momenti difficili giunti all’inizio del nuovo millennio, dovuti alle tensioni tra i commercianti e abitanti italiani con i cinesi e alla presenza di varie bande mafiose della Triade, combattute fino ad arrivare all’arresto di tre suoi boss tra il 2007 e il 2015.
Uno dei simboli della Triade, la criminalità organizzata cinese
Il quartiere negli ultimi anni è migliorato mano nella mano con la città, e ormai le tensioni hanno lasciato spazio agli aneddoti: almeno una volta nella vita praticamente ogni milanese si è domandato perché i cinesi non muoiono mai, e nessuno può dire di aver assistito a un loro funerale.
Su 80’000 ultraottantenni che abitano nel capoluogo lombardo, però, non ci sono cinesi: addirittura, oltre un quarto di loro è minorenne. Per di più, essendo atei o agnostici, non celebrano riti. Il loro funerale contempla solo la visita alla salma da parte dei parenti, e moltissimi nel testamento chiedono di essere riportati in Cina.
Eppure c’è chi giura di aver visto almeno una trentina di tombe di cinesi nei cimiteri milanesi: ecco un’ottima idea per una caccia al tesoro domenicale!
BONUS: ai più curiosi segnaliamo “Giallo a Milano”, il docu-film di Sergio Basso che approfondisce la conoscenza della comunità cinese a Milano e, quindi, del quartiere Sarpi.
HARI DE MIRANDA
Gli hotspots di Chinatown evidenziati nell’articolo
Forse non tutti sanno che ad alcune società quotate nella borsa di Milano, che hanno evidenziato problemi finanziari, la Consob richiede di fornire un’informazione con cadenza mensile sulla propria situazione aziendale e finanziaria per tutelare i risparmiatori. Si tratta di aziende considerate ad alto rischio, spesso con valori che riflettono questo rischio. Alcune di loro presentano un interessante rapporto rischio/rendimento*
Qui l’ultimo elenco delle 23 società inserite nella Blacklist della Consob: Blacklist.
5 aziende nella Black List Consob su cui si potrebbe scommettere un euro
#1 STEFANEL: si aspetta un 2018 in crescita
Dopo anni di difficoltà si inizia a vedere qualche spiraglio positivo. L’esercizio 2017 è stato caratterizzato dai fatti ed eventi che hanno consentito la riorganizzazione del Gruppo grazie alla riduzione dei costi, al processo di ristrutturazione finanziaria e rafforzamento patrimoniale del Gruppo.
Il rilancio dell’azienda di abbigliamento veneta è in stadio di avanzamento: si punterà principalmente sul potenziamento della linea stilistica, su maggiori investimenti pubblicitari e sul refurbishment dei punti vendita. Inoltre sono previsti la chiusura di punti vendita non performanti ed un maggior rafforzamento all’estero. Questi sono alcuni dei principali obiettivi sui quali l’azienda si focalizzerà con l’obiettivo di realizzare un ebitda consolidato positivo e flussi di cassa operativi positivi a partire già dall’esercizio in corso; un patrimonio netto consolidato positivo; risultati netti consolidati positivi per effetto della gestione ordinaria a partire dall’esercizio 2020 e in crescita nell’arco del piano industriale che terminerà nel 2022.
Nel 2018 il titolo Stefanel potrebbe finalmente iniziare a beneficiare del progetto aziendale portando beneficio anche ai piccoli risparmiatori.
Supporto 0.1590 euro (medio-lungo termine) per il test in area 0.1470 euro (1° target).
Resistenza 0.2750 (medio-lungo termine) per il test a 0.2951 euro.
#2 RISANAMENTO: l’anno del rilancio del quartiere Santa Giulia?
santa giulia fonte: pro Iter
Anche per Risanamento il 2018 potrebbe essere l’anno del rilancio. La società immobiliare si focalizzerà sullo sviluppo della iniziativa immobiliare di Milano Santa Giulia (Risanamento e Lendlease) che potrebbe essere il punto di svolta ma non nel breve periodo. Infatti questi investimenti (area Nord e Sud di Milano S. Giulia, quartiere residenziale) porteranno i loro benefici nel medio/lungo periodo in quanto gli investimenti sostenuti sono destinati a dar luogo a ritorni non immediati in termini sia economici che finanziari. Il business plan per le aree prevede un investimento complessivo di circa 115 mln di euro, incluso il valore delle aree edificabili pari a 34 mln di euro.
Nel 2017 era prevista la vendita del Complesso Sky, delle Torri del Quartesolo e Grosio per una valore di circa 6 mln di euro, così come previsto nelle linee guida strategiche 2016/2017, ma fino ad oggi non si è arrivata a nessuna conclusione quindi la società immobiliare ha ancora questa carta da giocare, sarà la volta buona? Supporto area 0.028 euro (medio-lungo termine) per il test in area 0.02650 euro in prima battuta
Resistenza 0.039 euro (medio-lungo termine) per il test in area a 0.042 euro in prima battuta.
#3 BRIOSCHI: per chi crede nella ripresa dell’immobiliare
Altro titolo immobiliare presente nella Black List Consob è Brioschi Sviluppo Immobiliare: l’attività è basata sullo sviluppo integrato di grandi aree urbane mediante la progettazione e la realizzazione di complessi innovativi.
Nel 2018 potrebbe esserci il rilancio del settore immobiliare e Brioschi continuerà nel proprio progetto di crescita e investimenti (il Gruppo procederà nelle attività operative coerentemente con i piani aziendali). La strategia aziendale già sta dando i suoi primi frutti, infatti la posizione finanziaria netta migliora sensibilmente (45,8 milioni di euro del 31/03/2018 rispetto a 127,1 milioni di euro al 31 dicembre 2016), grazie a nuove vendite immobiliari per un valore di circa 97 milioni di euro. I proventi della cessione consentono di ridurre l’esposizione nei confronti del sistema creditizio di circa 49 mln di euro, ciò permetterà di far fronte agli impegni finanziari futuri di medio periodo. Probabilmente ci vorrà ancora del tempo per ridurre l’indebitamento ma la strada che sta percorrendo il gruppo immobiliare sempre essere quella giusta.
Supporto 0.0700 euro (medio-lungo termine) per il test in area 0.067 euro in prima battuta
Resistenza 0.091 euro (lungo termine) per il test in area a 0.100.
#4 BIALETTI: aria di rimbalzo tecnico
Bialetti, leader in Italia nel mondo dell’Houseware, prosegue lungo la via delle vendite ed i corsi potrebbero raggiungere a breve il supporto grafico. Il titolo da circa 6 mesi continua a perdere terreno (-25%) e non accenna ad arrestarsi.
Nel 2017 la società aveva reso noto che non avrebbe raggiunto gli obiettivi previsti dal piano industriale 2013-2017 (adc nel 2015); ora Bialetti si lancia nel nuovo Piano Industriale 2018-2020 che si baserà su un maggior presidio dei mercati esteri a più alto potenziale di crescita; riduzione del capitale circolante; ridimensionamento e riorganizzazione della controllata turca CEM Bialetti.
Supporto 0.468 euro (medio-lungo termine) per il test a 0.450 euro in prima battuta (area 0.4100 euro 2° target)
Resistenza 0.600 euro (lungo termine) per il test a 0.670 euro.
#5 GABETTI: l’aumento di capitale ancora non basta
L’aumento di capitale ha permesso il riequilibrio della struttura patrimoniale e finanziaria del Gruppo ma il titolo, almeno per il momento, non continua a beneficiarne, anzi sfiora i minimi storici.
Nell’esercizio 2018, il proseguimento dello sviluppo delle attività dovrebbe consentire la continuazione del percorso di crescita ed il miglioramento dei risultati. Il contesto immobiliare è in miglioramento dal punto di vista di transazioni e di prezzi ed il fatturato del gruppo è previsto in aumento. Le prospettive del mercato immobiliare in Italia sono rosee, le richieste sono previste in crescita sul segmento prima casa anche se ancora su immobili non di alto valore.
Supporto 0.370 euro (medio-lungo termine) per il test a 0.3433 euro in prima battuta.
Resistenza 0.500 euro (lungo termine) per il test a 0.5480 euro.
PASQUALE FERRARO
*Avviso esplicito sui rischi: Milanocittastato.it non si assume alcuna responsabilità per eventuali perdite o danni commerciali a causa di affidamento sulle informazioni contenute all’interno di questo o di altri articoli, compresi i dati, le citazioni, i grafici e i segnali di acquisto/vendita. Si prega di essere pienamente informati riguardo ai rischi e ai costi associati alla negoziazione sui mercati finanziari, è una delle forme più rischiose di investimento possibili.
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11 maggio 1961. Allo stadio San Siro davanti a 40 mila spettatori ha luogo la finale del campionato mondiale di pugilato welter junior, tra Duilio Loi e il portoricano Carlo Ortiz. Vince l’italiano ai punti dopo quindici riprese.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Lana Del Rey è universalmente conosciuta per il pessimismo e la depressione intrinseci dei suoi testi.
Prendiamo questo pezzo:
“Blue jeans, white shirt Walked into the room you know you made my eyes burn It was like James Dean, for sure You so fresh to death and sick as ca-cancer You were sorta punk rock, I grew up on hip hop But you fit me better than my favorite sweater, and I know That love is mean, and love hurts But I still remember that day we met in December, oh baby…”
Malinconia portami via…
E questo è solo uno di tutti i pezzi di Lana Del Rey che potrai ascoltare questo mercoledì, dalle ore 20.00, al Mediolanum Forum di Assago.
Se non sei scaramantico e, tutto sommato, Lana De Rey non ti dispiace (c’è da riconoscere, infatti, che ha una voce notevole), scaldati per bene le corde vocali e fatti un riposino pomeridiano, perchè dovrai essere in ottima forma per goderti il suo concerto.
E’ inutile dire che è un appuntamento imperdibile e che sicuramente vale i 57,50 euro del biglietto… no?
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Tra le varie cose di cui è capitale Milano, la moda, il design, il food, la finanza, le tendenze, Milano è anche la capitale gay friendly. Chi a Milano bazzica già da anni, sa che nella zona di Porta Venezia c’è una bella movida gaia, assolutamente da non perdere. Ma per facilitare i nuovi arrivati, andiamo dritto al sodo. Ecco allora la mappa dei locali più LGBT di Milano.
Piazzale Lavater (zona Porta Venezia)
Uno dei più famosi bar gay friendly di Milano, conosciuto per i buoni cocktail e la bella musica.
Consigliatissimo durante i mesi meno freddi, quando si può stare all’aperto sulla terrazza fronte strada. www.blancomilano.it
Via Lecco, 5 (zona Porta Venezia)
Un piccolo bar con sei tavoli in tutto. Ogni venerdì sera il Red Cafè propone ai suoi clienti un aperitivo multietnico. Anche la clientela è mista: si distingue tra eritrei, etiopi ed italiani che siedono gli uni accanto agli altri. Zainesh, la proprietaria, detta La Za, è diventata oramai un’istituzione nel quartiere. Red Café Fan Page
Via Gargano, 15 (zona corso Lodi) Drag Queen molto folkloristiche ed etero estroversi: sono questi gli habituè del Plastic. Nonostante il cambio di location, ogni weekend da oltre 20 anni è meta di personaggi più o meno celebri provenienti da mondi diversi. Le serate di venerdì, sabato e domenica infatti sono aperte ad un pubblico variegato e non necessariamente LGBT.
Ultimamente è un po’ criticato per la rigidissima selezione all’entrata, ritenuta leggermente snob, senza avere motivo di esserlo. Plastic su Instagram
Via Gastone Pisoni (Quadrilatero)
Club alla moda firmato Armani, situato proprio sotto il famosissimo ristorante Nobu e frequentato da quella fetta di pubblico internazionale che ama gli ambienti esclusivi, il giovedì sera si trasforma in un must per la community LGBT. Il salotto dal look minimal e moderno offre anche una terrazza bellissima aperta durante i mesi caldi. Decisamente trendy e di classe. http://armanipriveclub.com/
#6. Vogue Ambition (Sabato sera)
Un tempo era appuntamento fisso all’Amnesia. Vogue Ambition è la serata LGBT dove la parola d’ordine è l’eccesso, che dal venerdì si è ricollocata il Sabato, dove il dancefloor si anima al ritmo di musica anni ’80, italiana, dance e pop. Free entrance garantita in un luogo dove musica e stravaganza si fondono in un clima di festa. Bello ma TRASH TRASH TRASH! Per seguire gli appuntamenti, consigliamo di seguire la pagina Facebook della serata.
Q21 – Via Padova, 21
Incredibile locale gay friendly che ai suoi albori ha fatto parte del circolo Arci. Nonostante la nuova location, l’aspetto più distintivo del posto è rimasto – dei bei water a mo’ di sedute. Uno dei punti di forza del locale, oltre alla selezione musicale variegata e adatta a tutti i gusti, è l’ingresso gratuito fino a mezzanotte, 10€ con drink fino alla chiusura. Consigliato per chi vuole ballare e divertirsi spendendo molto meno della media delle serate milanesi. Erik & Croce, propietari(e) del Toilet, tengono talmente tanto alla Clientela che per celebrare l’unione civile hanno anche organizzato una festa ad-hoc: “Toilet vergogna, Sceme da un Matrimonio”. Questo aneddoto basta per farcelo piacere direi, no? http://www.circolotoilet.it/
Via Larga, 8 (Centro)
Nelle vicinanze del Duomo c’è invece il G-lounge, uno dei primi locali gay aperti a Milano. Situato in pieno centro e comodamente raggiungibile con i mezzi pubblici, ogni sera accoglie una clientela folta. Vengono organizzate serate a tema e va fortissimo la serata hip-hop (meno gay e più etero, ma molto New Yorkese). G Lounge FB
Via Lecco, 5 (Porta Venezia)
Il detto dice “un nome, un programma“, e si potrebbe applicare benissimo a questo barettino di zona che offre colazioni gustose, aperitivi appetitosi e cocktail fantasiosi. Una vera hipsteria a tutto tondo, recentemente ampliata visto il grande successo ottenuto dall’accogliente-accoglienza dei gestori/propietari. Era un buco di bar, ora non più, ma l’atmosfera è sempre la stessa. www.leccomilano.it
Via Lecco, 6 (Porta Venezia)
Rimanendo nel quartiere più LGBT di Milano, all’angolo con via Panfilo Castaldi si può trovare uno dei locali più gettonati per un pre e post-aperitivo, immergendosi in un’atmosfera rigorosamente anni ’70. Da DJ set a mostre, il programma varia sempre, e la gente pure. Gay friendly e variegato. Mono su FB
Viale Umbria, 118 (Porta Vittoria)
Il Black Hole, detto BH per gli amici, è una discoteca oramai storica nell’ambiente LGBT. Dimenticatevi l’elettronica per danzare come matti a ritmo di musica pop, rock e revival. Tira moltissimo in estate, quando il locale sfoggia gli spazi all’aperto (segnatevelo per le belle stagioni). Black Hole su FB
Via Natale Battaglia, 12/14 (NoLo)
Spostiamoci a NoLo (nuovo slang per definire il quartiere a NOrd di LOreto), per un venerdì sera indimenticabile. La Balera Arizona 2000 si trasforma e da mezzanotte, ogni venerdì, tra coppiette anziane, giovanotti e drag queen si balla a ritmo di canzonette da cantare a squarciagola. Avete detto che volete una serata figa? Allora non mancate. La Boum su FB
Via Rosolino Pilo, 7 (Porta Vittoria)
Last but not least, non si può non menzionare una delle poche trattorie che oltre ad essere buone sono anche divertenti. Avete capito bene, divertenti. In pieno mood anni ’80/’90 non si riesce a resistere dall’intonare a squarciagola pezzi super revival. Ma mangiar cantando non è l’ultima caratteristica: dopo cena la gente inizia ad alzarsi per ballare tra i tavoli al ritmo della Carrà, Celentano, Cuccarini e chi più ne ha più ne metta. Pop & Top! Milleluci su FB
Milano rischia di rimanere a bocca asciutta con la Brexit. Un rapporto internazionale indica che nessuna fra le compagnie che lasceranno Londra ha scelto di trasferirsi nella nostra città.
In totale, ben 336 aziende di livello mondiale abbandoneranno o ridimensioneranno considerevolmente la loro sede inglese per migrare in uno dei paesi dell’eurozona, che garantiscono un accesso privilegiato e decisamente più snello a tutta l’Unione Europea.
L’ultimo rapporto dell’olandese KPMG, una delle quattro maggiori società di revisione aziendale dominanti sul mercato, non lascia scampo a Milano.
La City di Londra, il distretto finanziario che più soffrirà la Brexit
Tra le 85 compagnie prese in considerazione dominano quelle del settore finanziario (37), e nessuna di loro sceglierà la nostra città per traslocare il proprio quartier generale.
Fra queste sono comprese le agenzie europee dell’EMA, già protagonista di un caso ampiamente discusso che ha visto Amsterdam prevalere su Milano in seguito a sorteggio, dell’EBA (European Banking Authority, l’autorità europea che ha il compito di sorvegliare il mercato bancario dell’Unione), che andrà a Parigi, e del Galileo Satellite System, che gestisce il sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile sviluppato in Europa in alternativa al GPS statunitense, promesso a Madrid.
Una delle sedi principali del Sistema Galileo, a Praga. Per Milano, niente
Medicina, finanza, tecnologia: campi nei quali l’Italia e Milano eccellono, eppure non siamo stati capaci di persuadere nessuna grande realtà a scegliere noi per il dopo-Londra.
Analizzando il report di KPMG, scopriamo che ben 32 tra le 85 compagnie elencate hanno individuato il Lussemburgo, già il primo paese dell’Unione Europea per RNL (Reddito Nazionale Lordo), come loro prossima sede, e di queste ben 17 sono realtà operanti nel settore finanziario al massimo livello.
Il Lussemburgo si è preso anche 5 delle 18 banche in gioco, al pari della Germania, e 8 tra le 24 compagnie assicurative in cerca di nuova dimora.
Lothbury Street a Londra, sede tra le altre della Shangai Pudong Bank, che andrà a Lussemburgo
Madrid, oltre a Galileo, si prenderà anche Admiral Group, un importante gruppo assicurativo. Parigi, insieme all’EBA, due banche (tra cui HSBC!), due gruppi finanziari e la Global Aerospace, la maggiore compagnia di consulenza e assicurazioni per le linee aeree degli Stati Uniti.
Non è finita: anche l’Irlanda e Dublino faranno il botto, con 3 banche, 7 compagnie assicurative e 6 gruppi finanziari, per un totale di 16 società tra le quali figurano Bank of America, Barclays e JP Morgan.
Uno scorcio dell’ International Financial Services Centre, la Zona Economica Speciale di Dublino
Da questa analisi possiamo cogliere sostanzialmente due aspetti: il primo riguarda la centralità che Londra riveste (rivestiva?) nello scenario europeo e quindi globale, dato che non c’è una big dei principali settori che non abbia sede lì, e infatti dell’opportunità nata dalla Brexit ne stanno beneficiando quelle che sono sì importanti città europee, ma che, in un certo senso, sono come avvoltoi su un animale ferito (il 60% dei londinesi votò per il remain al referendum sull’uscita dall’UE).
La Greater London gode di grande autonomia in seguito a un referendum del 1998, e ora il sindaco Sadiq Khan sta disperatamente studiando un metodo per rendere Londra una città-statode facto, per avere ancora più potere decisionale e ovviare ai problemi posti dalla Brexit.
L’area della Greater London
Il secondo aspetto riguarda noi e Milano, città che sempre di più avrebbe bisogno di poter decidere del proprio destino senza passare dalla pesantezza dell’apparato burocratico e dalla lentezza del sistema giuridico italiani, che allontanano le imprese e la voglia di costruirne.
Dopo il referendum inglese, le speranze per la nostra città di raccogliere almeno qualche briciola da Londra erano tante, ora sono sempre più fumose: di fatto, il comitato del Milano European Financial Hub, creato appositamente, non è servito a nulla.
Milano resta comunque una realtà che indipendentemente da tutto sta riuscendo ad innovarsi e a crescere verso il futuro. Speriamo sia capace di costruirselo in Europa, non solo in Italia.
Il finale drammatico di Rocco e i suoi fratelli è ambientato all’Idroscalo. Così racconta la storia. In realtà quelle scene sono state girate sul lago di Fogliano, in Lazio, perché l’allora Presidente della Provincia, Adrio Casati, proibì a Luchino Visconti di fare riprese all’Idroscalo. “Non abbiamo concesso a Luchino Visconti di girare all’Idroscalo”, disse il Presidente, “perché riteniamo che non si tratti di una pellicola propriamente di… bella vita. Noi pensiamo che l’Idroscalo stia per diventare il polmone della città: un luogo per gente sana, sportiva, per i giovani”.
Dopo l’uscita del film proseguirono i guai per Luchino Visconti che fu scagionato dall’accusa di oltraggo al senso del pudore solo sei anni dopo la sua realizzazione.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Ma non ci sarà l’aiuto da casa e nemmeno il 50 e 50.
Non potrai domandare l’opinione del pubblico e non ci sarà Gerry Scotti.
Sto parlando della Quiz Night della Santeria, una serata durante la quale la tua squadra potrà sfidare le altre fino all’ultima domanda.
Questo martedì, a partire dalle 19.45 potrai iscrivere la tua squadra di 4 persone alla sfida da aperitivo più agguerrita di sempre… con ingresso gratuito, per di più.
I temi saranno musica, cinema e molto altro ancora, ma la cosa più allettante sarà, ovviamente, il premio: Birrette e brunch a nastro per i vincitori.
Non scannatevi però, che c’è da bere per tutti. Che vinca il migliore.
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Stà schisc, è un tipico modo di dire meneghino. Indica il farsi metaforicamente piccolo, lo schiacciarsi verso il pavimento per non farsi notare. Si usa per esprimere l’atteggiamento di chi tace cose che sa e che potrebbe o dovrebbe dire, ma furbescamente preferisce rimanere reticente o guardingo.
Il non dar troppo nell’occhio, insomma, per varie ragioni.
“Son staa schisc per avegh minga rogn“.
Rivolto ad altri, è l’invito perentorio ad abbassare le ali, del tipo “stai al tuo posto”, non essere troppo appariscente o esuberante.
Il verbo che ne è alla base è ovviamente “schiscià“, cioè schiacciare, premere. Secondo il Cherubini (nel suo ottocentesco vocabolario milanese-italiano) un derivato è il termine Schiscetta, che un tempo indicava il cappellaccio a nicchio, che si portava appunto schiacciato sotto il braccio.
In tempi moderni il sostantivo femminile “schiscetta” prese ad indicare il contenitore per il pranzo che gli operai portavano sotto braccio, recandosi alla fabbrica. Contenitore in alluminio, dentro al quale era ben schiacciata un’abbondante porzione di pasta, di minestrone, o di altra pietanza che le mogli avevano preparato. Ne fu anche brevettato uno specifico modello, dalla Caimi Brevetti s.p.a. nel 1952, all’alba del boom economico.
Oggi, più semplicemente, il termine indica l’azione di portarsi da casa il cibo da consumare nella pausa pranzo (o meglio, a Milano, a colazione).
Dicono che la musica si gusta meglio ad occhi chiusi, isolandosi il più possibile. Del resto, facendo a meno di uni dei cinque sensi, si amplificano tutti gli altri. Questa sera, senza chiudere gli occhi, proverai un’esperienza musicale straordinaria. Infatti, il concerto sarà al buio al Piano Terra di Palazzo Reale. Si, hai capito bene: immagina di viaggiare con la mente su note avvolgenti nella completa oscurità. In un primo momento, forse, potrà sembrarti strano, magari anche un po’ assurdo ma sono sicura che dopo i primi minuti ne sarai rapito. Ti faranno sedere in mezzo alla sala e i musicisti si posizioneranno ad ogni angolo: ecco come le note ti arriveranno da ogni parte, altro che dolby surround. Un’esperienza sensoriale pazzesca, non trovi? Ah, dimenticavo: per questa sera lo stile sarà davvero unico, con suggestioni orientali di Bali Dharma, un quartetto davvero particolare. Insomma, uno spettacolo imperdibile, da assaporare fino in fondo e… senza guardare.
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Dopo la violenza spregiudicata profusa a piene mani dalla Banda Cavallero nel 1967 in largo Zandonai, gli anni settanta si presentarono con il loro tragico biglietto da visita. Anni di piombo, anni irrequieti, non solo per le violenze politiche e le contestazioni di piazza, con scontri e morti, ma anche per l’incattivirsi della criminalità, più vera e cruenta rispetto a quella alla quale ci si era abituati in precedenza.
Quando a Milano vincevano i CATTIVI: Turatello, Epaminonda, Vallanzasca e la mala degli anni 70
Milano era da considerare una vera metropoli, una città europea, in espansione urbanistica, con un milione e settecentomila abitanti (il picco più alto), punteggiata di fabbriche e banche. Insomma, la città più ricca nel ricco nord della penisola. Qui si concentravano lusso, soldi, potere, e di conseguenza, malavita.
Come funghi velenosi erano spuntati night club e bische, dove di notte venivano spesi a fiumi i soldi che di giorno erano stati rapinati nelle banche, o estorti con i sequestri di persona.
Come se non bastasse, prende forma in quegli anni il terrorismo. E subito dopo, ecco la mafia e la ‘ndrangheta calabrese. La ferocia dilaga per le strade, il sangue scorre a fiumi, non meno di cento morti ammazzati all’anno (tra il 1970 e il 1980). Non a caso imperversano le pellicole cinematografiche del genere poliziottesco.
Milano odia, la polizia non può sparare; Il giustiziere sfida la città; Milano violenta, questi i film proiettati sul grande schermo, tanto perchè i milanesi non scordassero cosa li attendeva fuori dalle sale, nella vita reale, quella quotidiana.
Uscire di giorno, in certe zone o in certi momenti, poteva essere un azzardo; di notte, una follia. Aumentano i cittadini con il porto d’armi, gli imprenditori viaggiano veloci su Alfa blindate, molti si trasferiscono nelle nuove cittadine satellite nate come risposta alla domanda di maggior sicurezza e benessere.
Tra i numerosi protagonisti negativi di quegli anni maledetti, il podio spetta probabilmente a Turatello, Vallanzasca, Epaminonda.
Francesco Turatello, detto Francis, inizia a dedicarsi alla gestione della prostituzione e delle bische clandestine all’alba degli anni settanta. Francis, la faccia d’angelo, espande ben presto i suoi traffici dedicandosi alla cocaina, che vende ai facoltosi clienti delle sue bische.
Presto mette in piedi una agguerrita banda, composta da un centinaio di uomini senza scrupoli. Figuri come Michele Argento, Franchino Restelli, Gianni Scupola, spadroneggiano in città facendo il bello e il cattivo tempo, terrorizzando cittadini e beffando le forze dell’ordine.
La banda Turatello si specializza nei sequestri di persona, un affare redditizio e molto sfruttato. Solo a Milano, se ne contarono 100 nel decennio ’73-’84. La carriera di Turatello termina con l’arresto in Cordusio nel 1977. La sua vita poco dopo, in carcere, nel 1981.
Renato Vallanzasca nasce a Milano, cresce tra via Porpora e il Giambellino, diviso fra le due famiglie che il padre aveva messo in piedi. Renato si mostra subito ribelle alle regole e attratto dai furti. Presto conosce il malsano ambiente del riformatorio e poco dopo quello ancora più avvelenato del carcere. Vallanzasca, assieme alla banda che i giornalisti avevano battezzato “della Comasina”, ma anche “dei drogati”, innalza il livello della violenza che Milano subisce quasi impotente.
Con gli uomini della sua batteria, tra i quali Mario Carluccio, Franco Carreccia, Rossano Cochis e Antonio Colia (il “Pinella” mago delle fughe in auto a cento all’ora), sottomette la città terrorizzandola con rapine cruente e sequestri di persona.
Il 17 novembre 1976, una data indimenticabile nel calendario dei giorni neri per Milano, Vallanzasca e la sua banda tentano l’assalto all’esattoria di piazza Vetra.
Accorrono gli equipaggi di due volanti allertate dal direttore dell’adiacente Cariplo. E’ il giovane vicebrigadiere Giovanni Ripani ad intimare per primo l’alt. Presto nasce un fulmineo conflitto a fuoco: un malvivente muore subito, il poliziotto poco dopo, in ospedale. Un secondo delinquente armato è affrontato dall’agente Domenico Fraina, accorso per dar manforte al capopattuglia ormai esangue. Anche in questa sparatoria il rapinatore ha la peggio, finendo al Policlinico in gravi condizioni. Gli altri esponenti della banda fuggono disperdendosi. Grande clamore mediatico ha più tardi il sequestro ai danni della famiglia Trapani, con il rapimento della figlia adolescente.
Infine, Angelo Epaminonda, “il Tebano”, l’ultimo protagonista malavitoso prima della grande svolta degli anni ottanta.
Siciliano, comincia la carriera criminosa nelle bische di Turatello, e quando questo è arrestato, cerca in tutti i modi di ereditarne potere e ricchezza. Presto, aiutato dalla mafia, passa al redditizio mercato degli stupefacenti, e si circonda di una nutrita schiera di delinquenti drogati detti gli Indiani, o Apaches. Tra loro, spiccano Angelo Scaranello, Demetrio Latella, Santo Mazzei. Epaminonda rende Milano il principale snodo europeo di smercio di cocaina ed eroina, primato che ancora oggi è riconosciuto alla città.
Sconvolge la città nel 1979, con la strage di via Moncucco, che rende Milano simile alle violente città americane.
Arrestato nel 1984, passa involontariamente lo scettro ai capi di mafia, ‘ndrangheta, e organizzazioni straniere.
Con la sua uscita di scena, la mala milanese, quella nata come Ligera, con Barbieri e Ciappina negli anni quaranta, quella quasi eroica della rapina del 1958 di via Osoppo, quella prima dei banditi gentiluomini del calibro di Gesmundo e De Maria, poi violenta e sanguinaria degli anni settanta, finisce per sempre.
Nel primo dopoguerra si era già deciso di mettere in liquidazione l’Agip quando Mattei, incaricato della messa in liquidazione, si rifiutò proseguendo la ricerca mineraria nel sottosuolo della Pianura Padana che nel 1946 a Caviaga, vicino a Lodi, scoprì il primo giacimento di gas metano. Il 1953 Mattei fu nominato presidente dell’ENI con sede dal 1956 a San Donato Milanese che fu ribattezzata Metanopoli.
Mattei si distinse nello scenario internazionale per le alleanze controcorrente con i paesi arabi e l’Unione Sovietica. Si attirò molti nemici e quando il 27 ottobre del 1962 il suo arrivo in arrivo da Catania precipitò al suolo, furono in molti a sospettare che non si fosse trattato di un incidente ma di un attentato, anche se ancora oggi non è stato riscontrato nulla di certo.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
“Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia”.
Questo è il secondo punto del Manifesto del Futurismo che Marinetti scrisse nel febbraio del 1909.
Con la forza di un tuono, queste parole sono eccheggiate per tutta Europa, segnando per sempre un’epoca. I futuristi erano devoti al movimento, al progresso e al dinamismo, che per loro significava “sviluppo tecnologico e industriale”… ma anche “guerre”.
Ed eccoci ai giorni nostri, i così detti “tempi moderni”. Dando uno sguardo al passato cosa ci resta di questa corrente? la risolutezza, la forza e, purtroppo, anche un po’ di istigazione alla violenza. “Guerra” potrebbe essere la parola chiave che meglio rappresenta il futurismo, non a caso i Fascisti hanno cavalcato a lungo l’onda di questo movimento. La mostra “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics” della Fondazione Prada si pone proprio l’obiettivo di analizzare le opere prodotte tra il 1918 e il 1943, per un totale di quasi cinquecento dipinti, sculture, fotografie e molto altro. Lo scopo è provare a capire se si può affermare con certezza la relazione tra la corrente artistica del dinamismo e l’ideologia di Benito Mussolini.
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“Aeroporto che emozione”: questo uno degli slogan con cui venne lanciato Malpensa 2000, il grande progetto che avrebbe dovuto fare dello scalo milanese un hub europeo a livello globale.
18 anni dopo, se sbirciamo le classifiche dei sistemi aeroportuali del mondo per traffico passeggeri, al primo posto troviamo Londra (170 milioni di passeggeri transitati nei suoi 6 aeroporti nel 2017), al secondo New York (135 milioni), poi Tokyo (126 milioni), Shanghai (111 milioni), Los Angeles (108 milioni) e Parigi (105 milioni).
Insomma, balza subito all’occhio che grandezza e preponderanza di ogni città del pianeta passano anche dagli aeroporti: in questo campo Milano è, senza mezzi termini, indietrissimo.
Routine mattutina a Heathrow, il più importante aeroporto di Londra
Malpensa, Linate e Orio al Serio hanno sommato, nel 2017, 42 milioni di passeggeri. Il solo Roma Fiumicino ne ha avuti 41.7 milioni (e con Ciampino supera i 47M).
Restando in Europa, volendo anche tralasciare Istanbul (95 milioni di passeggeri nel 2017, su due aeroporti) e Mosca (89 milioni), subito dietro a Londra e a Parigi ci sono Amsterdam (68M), Francoforte (66M) e Madrid (53M) a surclassare Milano.
Uno dei terminal di Amsterdam Schiphol, dominato dalla compagnia di bandiera KLM
Stando al Destination Cities Index, nel 2017 la città di Milano ha attirato quasi 8.5 milioni di turisti, più di Roma (7.3M) e al 6° posto assoluto in Europa, dietro solo a Londra, Parigi, Istanbul, Barcellona e Amsterdam.
Il 50% delle persone che sale su un aereo lo fa per motivi puramente turistici: e allora perché gli aeroporti di Milano sono così clamorosamente dietro a quelli di Madrid, che di turisti l’anno scorso ne ha avuti “solo” 6.7 milioni, e Francoforte, con 5.6 milioni di visitatori?
Il motivo sta nel concetto che soprattutto Malpensa avrebbe dovuto rappresentare e che invece non ha fatto: quello di hub aeroportuale.
Monaco di Baviera: l’aeroporto più bello d’Europa secondo Skytrax
I problemi di Alitalia sono i problemi di Malpensa
Nel 2008, Alitalia prende la nefasta decisione di abbandonare Malpensa per concentrarsi esclusivamente su Roma Fiumicino. L’intenzione era quella di salvare la compagnia tagliando al massimo le sue attività e così i suoi costi. Strategia sbagliatissima, dato che è cristallino come non basti semplicemente ridimensionare un’azienda in perdita e mal gestita per aumentarne i guadagni.
Considerando i ricavi, la compagnia aerea di bandiera (com’è Alitalia, almeno secondo il suo modello di business) più grande d’Europa è Lufthansa, seguita dalle cordate Air France-KLM e British Airways-Iberia. Questi tre giganti sono accomunati dall’avere un network su scala mondiale servito da hub consolidati: Francoforte e Monaco di Baviera per Lufthansa; Parigi Charles de Gaulle e Amsterdam per Air France-KLM; Londra Heathrow e Madrid Barajas per British Airways-Iberia.
Un Boeing 777 di British Airways a Lusaka, in Zambia
Lufthansa serve 220 destinazioni, Air France-KLM 225 e British Airways-Iberia 200.
Alitalia vola su 94 destinazioni, col solo hub di Fiumicino. Alitalia non ha nessun volo diretto per la Cina, non va né a Singapore né a Dubai, in India solo a Delhi (da Roma), negli Stati Uniti nulla oltre New York, Miami e Los Angeles.
Ecco qui esposta una delle ragioni profonde della sua perenne crisi: volendo per esempio andare da qui a Shanghai senza fare nessuno scalo, avremmo esclusivamente la scelta di Air China da Malpensa o di China Eastern da Fiumicino. Altrimenti, sosta a Dubai, Istanbul, Parigi o Francoforte: i grandi hub del mondo.
Il mercato intra-europeo è dominato dalle low cost, ma Lufthansa, Air France e British Airways continuano ad operare voli quotidiani da Milano non per portare passeggeri a Francoforte, Parigi o Londra, bensì per spostarli da lì su un altro volo verso qualunque posto del mondo.
Con Alitalia dove mai si potrà andare? La sua rete è troppo poco sviluppata e non può certo convincere il pubblico a transitare dai suoi hub: infatti lo fa meno del 25% dei suoi passeggeri, a fronte di una percentuale mai sotto il 40% per le maggiori linee aeree mondiali.
Un Boeing 777 di Alitalia al JFK di New York
Da Malpensa, fuori dall’Europa Alitalia porta solo a New York e a Tokyo, una volta al giorno. Almeno per queste specifiche città può sembrare abbastanza, ma non lo è: British Airways ha 7 voli al giorno solo tra Londra Heathrow e New York JFK (poi ci sono Londra Gatwick e Newark); Air France 4 voli quotidiani da CDG; Lufthansa 2, da Francoforte.
Malpensa preda delle compagnie straniere
Dall’addio di Alitalia, Malpensa ha subito un grande shock, perdendo fino a 6 milioni di passeggeri, passando dai 23 milioni del 2007 ai 17M del 2009, per poi tornare a quota 22M l’anno scorso, grazie anche alla sua apertura nei confronti del mondo: l’aeroporto del varesotto è diventato un vero e proprio terreno di conquista.
Emirates nel 2013 ha appositamente aperto una sede in Italia per operare sulla tratta Milano-New York, ora servita quotidianamente con un Airbus A380 da 500 posti. Rimanendo sulla Grande Mela, anche Delta, American e United offrono un servizio giornaliero. Air Italy, sorta dalle ceneri di Meridiana sotto l’ala protettrice di Qatar Airways, ha appena eletto Malpensa a suo hub per i voli intercontinentali e inizierà a coprire numerose rotte a lungo raggio nei prossimi mesi. EasyJet, numero due tra le low cost europee dietro a Ryanair, ha Malpensa come suo hub principale dopo quello di Londra Gatwick, e così sarà anche per Norwegian, una delle compagnie pioniere nei voli low cost dall’Europa verso il mondo.
EasyJet e Norwegian: il futuro di Malpensa
Nei prossimi anni, quindi, Malpensa dovrà lasciare libero spazio a queste iniziative, che però non sono la panacea.
Occorre sperare in un massiccio ritornodi Alitalia, come sarebbe naturale guardando agli altri grandi aeroporti: a Heathrow è un tripudio di British Airways, a CDG di Air France, a Francoforte di Lufthansa. Gli hub principali del pianeta sono intrinsecamente collegati ad una compagnia aerea di livello mondiale.
Una nuova flotta verso nuovi lidi
Qantas ha appena iniziato ad operare il primo volo diretto della storia dall’Oceania all’Europa, sulla tratta Perth-Londra, servita dal nuovissimo Boeing 787: questo modello e la sua controparte europea, l’Airbus A350, sono il futuro dei voli intercontinentali, base del network che, come abbiamo visto, ogni grande aeroporto e ogni grande linea aerea deve avere. Per i voli europei, puntare sugli Embraer E-Jets, sui modernissimi Bombardier CSeries e sui modelli più piccoli della famiglia degli Airbus A320 è l’unica strada percorribile da Alitalia per rubare passeggeri dalle metropoli europee e portarli a un rinnovato, nelle rotte, Malpensa, senza entrare in quella che sarebbe una concorrenza a perdere con le low cost.
Orio fa sul serio
Bergamo Orio al Serio è una delle capitali delle low cost europee
Il modello dei voli aerei a basso prezzo sta dominando il mercato mondiale nel corto-medio raggio da almeno 20 anni, e Orio al Serio è uno degli emblemi di questa rivoluzione: passato dai 4 milioni di passeggeri del 2005 agli oltre 11 totalizzati lo scorso anno, l’aeroporto condiviso tra Milano e Bergamo è ormai al terzo posto tra i più frequentati d’Italia, dietro proprio a Fiumicino e Malpensa.
Completamente rimesso a nuovo nel 2014, Orio al Serio rimane perfetto per il proliferare delle low cost, soprattutto Ryanair che l’ha eretto a suo hub, grazie ad una delle caratteristiche fondamentali che tanto piacciono a questa fetta di mercato: la lontananza dal centro cittadino (guardando a Milano), che si traduce in bassi costi per gli slot, le “bande orarie” entro le quali ad una linea aerea è consentito atterrare e decollare in un aeroporto, coordinate ad una specifica data e orario, e per le tasse aeroportuali in generale.
Anche Malpensa, situato a 50 km dal capoluogo lombardo, può sposare questo modello, infatti ne sta approfittando (ma nel suo caso, come abbiamo visto, non può bastare).
La nuova facciata di Orio al Serio
Linate: efficienza senza clamore
Linate, in attesa della nuova linea M4 della metropolitana milanese, è sotto lifting dall’estate 2017, si attesta sui 10 milioni di passeggeri l’anno ormai da un po’ e teoricamente resterà su questi numeri anche negli anni a venire: come aeroporto cittadino va già bene così. E in effetti è difficile trovare in giro per il mondo una struttura dalla quale risulta così rapido passare dalla scaletta dell’aereo al centro città.
Da quando sarà attiva la metropolitana il servizio migliorerà ulteriormente.
Rendering del nuovo look che avrà Linate a rifacimento completato
La vera sfida: diventare il primo vero hub internazionale italiano
I destini della grandezza di Milano passano quindi da Malpensa.
L’unica altra anomalia e grande discrepanza, simile alla nostra, tra l’importanza geopolitico-economica della città e i numeri dei suoi aeroporti la troviamo a Berlino: uno dei cuori pulsanti dell’Europa, con due scali, Tegel e Schönefeld, che nel 2017 hanno sommato 33 milioni di passeggeri.
La capitale tedesca sconta però svantaggi storici (il Muro) nonché circostanziali (il fallimento di Air Berlin) in questo campo, e resta in attesa dell’apertura del nuovo Brandenburg Airport, previsto per il 2020 e progettato per diventare un hub tedesco all’altezza di quelli di Francoforte e Monaco di Baviera.
L’aeroporto di Berlino Tegel, atteso da un futuro incerto
Tutte le più importanti città del pianeta hanno almeno uno dei loro aeroporti (Londra ne ha due) nella top 30 stilata per numero di passeggeri internazionali, da Seoul a Barcellona passando per Dublino e persino per Roma (20°): se vogliamo la città stato avremo bisogno di diventare uno snodo focale per il traffico aereo mondiale e, prima ancora, il punto di riferimento per tutta l’Italia.
1956. Con l’esplicita missione di contrastare il Corriere della Sera viene fondato in via Settala Il Giorno, quotidiano finanziato dall’ENI di Enrico Mattei. Aveva una linea vicina al centro sinistra e una grafica molto popolare con grandi titoli e grandi fotografie. Si diffuse rapidamente in particolare grazie al grande peso dato allo sport e ai fumetti, tra cui svettavano le strisce di Cocco Bill.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Siamo al “giro di boa” della settimana: è mercoledì e il week end non è ancora abbastanza vicino ma, per fortuna, il lunedì è abbastanza lontano.
Come puoi sopravvivere alla “giungla” della città fino al tanto sospirato weekend? Beh, sicuramente se fai serata in un bel posticino accogliente, con tanta bella musica e qualche buon drink, sicuramente il venerdì arriverà più in fretta.
Di quale posto sto parlando? DelBarba, ovviamente. Un locale che sprizza passione da tutti i pori e questo è evidente: il sapore e la qualità delle materie prime sono esaltati con cura e amore.
Quello che troverai è un’atmosfera accogliente, ma anche sofisticata, dove provare un’ esperienza culinaria unica, sia a pranzo sia a cena.
Ed è qui che torniamo al nostro mercoledì sera, perchè dalle 20 alle 23 il Barba ti propone una serata jazz: recenti studi hanno dimostrato che la musica è un ottimo antidepressivo. E dopo questo siparietto in stile Solaris, bando alle ciance: corri al Barba per una serata top.
Ah, dimenticavo: se ti viene fame, direi che i deliziosi panini e cocktail del Barba sono l’ideale per arricchire la serata.
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Nella seguente lista vengono riportati in ordine alfabetico dieci titoli di Piazza Affari considerati molto redditizi negli ultimi anni. Analizziamo le loro potenzialità e punti di forza.
I 10 titoli più redditizi della Borsa di Milano*
#1 Amplifon (leader mondiale nelle soluzioni per l’udito)
PERFORMANCE
%
Ytd
+12.5
1 Mese
+10.8
6 Mesi
+12.4
1 Anno
+27.9
3 Anni
+128
5 Anni
+255
Prosegue lungo la via degli acquisti il titolo Amplifon che ha fatto registrare nuovi massimi storici sul listino milanese (+850% dal debutto ad oggi).
Punti di forza:
la consolidata posizione di leadership a livello globale, la continua innovazione nel settore, un portafoglio marchi unico, un solido profilo economico-finanziario ed un settore (hearing care) fortemente attrattivo e in crescita, specie considerando l’invecchiamento della popolazione. Inoltre va sottolineato il significativo contributo delle acquisizioni che hanno raggiunto ottimi livelli di crescita e la crescita ad un tasso tre volte superiore al mercato di riferimento.
Prospettive future:
Amplifon prevede di continuare a rafforzare il proprio posizionamento di leadership sul mercato mondiale grazie anche ai consistenti investimenti in marketing (espansione del network con circa 700 nuovi punti vendita al 2020) che consentiranno di trainare la crescita organica. Per il triennio 2018-2020 il Gruppo prevede un aumento dei ricavi consolidati superiore alla crescita attesa del mercato ed una crescita dell’utile nel triennio, inoltre punta a generare un flusso di cassa operativo cumulato per il triennio 2018-2020 pari a circa 600 milioni di euro.
Nome
Data
Rating
Target Price
Equita sim
02/03/2018
Hold
13.10
Kepler Cheuvreux
01/02/2018
Hold
12.60
Banca Akros
01/02/2018
Neutral
14.00
Mediobanca
10/01/2018
Outperform
14.50
Kepler Cheuvreux
26/10/2017
Hold
12.00
#2 Biesse (leader nelle macchine e nei sistemi destinati alla lavorazione di legno, vetro, marmo e pietra)
PERFORMANCE
%
Ytd
+14
1 Mese
+6.1
6 Mesi
+28.7
1 Anno
+90
3 Anni
+202
5 Anni
+1980.3
Nuovi massimi storici anche per Biesse che prosegue lungo la via degli acquisti (+450% dal debutto).
Punti di forza:
il mercato delle macchine utensili e dei sistemi di automazione destinati alla lavorazione del legno, del vetro e del marmo e di alcuni materiali non ferrosi è in continua crescita e Biesse, grazie anche a mirati investimenti e sviluppi, sta avendo negli ultimi anni un ruolo da leader nel settore di riferimento. Altro punto di forza è “Sophia”, innovativa piattaforma IoT di Biesse che abilita i propri clienti a una vasta gamma di servizi per semplificare e razionalizzare la gestione del lavoro.
Prospettive future:
il Gruppo prevede una crescita media del 9,5 % nel triennio 2018-2020 suffragate anche dal backlog pari a € 215 milioni e dalla conferma del trend positivo di ordini. Biesse vuole proseguire nella crescita degli investimenti con lo scopo di sviluppare ulteriormente l’automazione industriale. Nel triennio il Gruppo prevede una crescita dei ricavi netti consolidati con un CAGR triennale organico del 9,5%; un aumento della marginalità operativa: ebitda CAGR triennale del 12,7% (incidenza del 14% nel 2020) e un ebit CAGR triennale del 14,7% (incidenza del 10,6% nel 2020): Inoltre è previsto un free cashflow positivo per complessivi 120 milioni di Euro nel triennio 2018-2020.
Nome
Data
Rating
Target Price
Banca Akros
13/03/2018
Accumulate
49.70
Banca IMI
02/03/2018
Add
50.50
Banca Akros
01/03/2018
Accumulate
48.60
Exane
05/01/2018
Outperform
50.00
Banca IMI
13/11/2017
Add
43.20
#3 Cembre (azienda leader nella produzione e distribuzione di connettori elettrici ed accessori per cavo)
PERFORMANCE
%
Ytd
+7.9
1 Mese
+9.7
6 Mesi
-6.8
1 Anno
+33
3 Anni
+65
5 Anni
+236
Risale la china il titolo Cembre che tenta di riportarsi nei pressi dei massimi storici (+540% dal debutto).
Punti di forza:
solida posizione finanziaria (18.3 mln di euro), dividendi in crescita negli ultimi anni (da 0.16 euro del 2012 a 0.80 euro nel 2018; Cembre ha distribuito dividendi con un payout ratio medio del 47,8% degli utili ed un dividend yield medio del 3,6% negli ultimi 17 anni) e distribuzione capillare ed estesa sia in Italia sia all’estero.
Prospettive future:
il fatturato del Gruppo continuerà a essere in crescita anche nel 2018, inoltre Cembre proseguirà nello sviluppo di nuovi prodotti e con un continuo rinnovamento di gamma ed una maggiore penetrazione nei mercati esteri, in particolare quello statunitense. E’ previsto un rafforzamento della struttura produttiva attraverso investimenti in macchinari altamente tecnologici ed automatizzati.
Nome
Data
Rating
Target Price
Banca Akros
23/03/2018
Neutral
22.00
Banca Akros
21/11/2017
Neutral
21.00
Banca Aletti
15/09/2017
In-line
21.00
#4 Diasorin (leader mondiale nella diagnostica in vitro)
PERFORMANCE
%
Ytd
-1.2
1 Mese
+8.8
6 Mesi
-3.2
1 Anno
+15.5
3 Anni
+79
5 Anni
+168
Buon titolo difensivo Diasorin che negli ultimi anni sta dando buone soddisfazioni (+520% dal debutto ad oggi).
Punti di forza:
solida posizione finanziaria (149.3 mln di euro), rafforzamento del proprio ruolo di partner specialistico nei segmenti dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare (grazie ad una strategia di business fortemente orientata all’innovazione) e continui investimenti in sviluppo e ricerca (pedine essenziali in questo settore molto competitivo).
Prospettive future:
per il prossimo esercizio Diasorin prevede ricavi in crescita dell’11% circa e un Ebitda di circa 13 punti percentuali. Lo scenario macro-economico dovrebbe rimanere buono anche per il 2018, con stime di crescita riviste al rialzo. Anche la riforma fiscale approvata negli Stati Uniti potrebbe portare ulteriori benefici. Inoltre l’acquisizione da Siemens Healthcare GmbH e dalle sue affiliate (“Siemens Healthineers”) consentirà a DiaSorin di accedere ad una significativa base clienti (in particolar modo in Europa) e di espandere ulteriormente la propria presenza commerciale globale.
Nome
Data
Rating
Target Price
Jefferies
13/02/2018
Hold
70.00
Banca Akros
31/01/2018
Accumulate
84.60
Equita sim
25/01/2018
Hold
78.00
Berenberg
17/11/2017
Buy
85.00
Banca Akros
10/11/2017
Accumulate
80.30
#5 El.En. (azienda leader nei sistemi laser)
PERFORMANCE
%
Ytd
+24.5
1 Mese
+31.7
6 Mesi
+36.1
1 Anno
+17.5
3 Anni
+227
5 Anni
+743
Il mese scorso El.En. ha dato vita ad un nuovo rialzo culminato con i massimi a quota 32.94 euro, non lontano dai massimi storici a 34.38 euro (+500% dal debutto). Il titolo è riuscito a risalire la china grazie ai risultati superiori alle attese.
Punti di forza:
la trasformazione tecnologica del mercato dei sistemi laser è in continua crescita grazie ad una maggiore richiesta da parte del mercato ed El.En. ha un posizionamento leader nel settore. Inoltre il Gruppo sta ponendo in essere una serie di azioni organizzative, rinforzando la propria posizione di mercato e creando nuovi settori vitali per la crescita delle società.
Prospettive future:
il Gruppo El.En. si prefigge di conseguire nel 2018 una crescita consolidata nell’ordine del 10%, mantenendo il risultato operativo al 10% rispetto al fatturato. Nei prossimi tre anni i ricavi dovrebbero aumentare ulteriormente, così come la redditività. Non sono da escludere nuove acquisizioni strategiche o investimenti in ulteriori ricerche grazie alla liquidità disponibile.
Nome
Data
Rating
Target Price
Intermonte
26/03/2018
Outperform
36.00
Banca Akros
16/03/2018
Buy
34.00
Twice Research
23/01/2018
N.d.
31.96
Banca Akros
27/11/2017
Buy
28.00
Intermonte
16/11/2017
Outperform
29.00
#6 Campari (leader nell’industria globale del beverage di marca)
PERFORMANCE
%
Ytd
-4.6
1 Mese
+7.1
6 Mesi
-0.3
1 Anno
+13.1
3 Anni
+79.8
5 Anni
+101
Dopo un lungo rally il titolo Campari (+818% dal debutto), da circa un mese, sta cercando di ricostruire una base da cui ripartire e raggiungere il massimo storico a quota 6.95 euro.
Punti di forza:
buon posizionamento negli Usa, mercato che continua ad apprezzare i brand di proprietà Campari. Rigorosa attenzione ai costi per reinvestire in brand building strategico. Dal 1 gennaio 2017 Campari ha iniziato la distribuzione dei suoi brand in Sud Africa attraverso la controllata South Africa PTY lyd. La relativa organizzazione commerciale è in fase di rafforzamento, con lo scopo di sfruttare le opportunità di crescita per l’intero portafoglio.
Prospettive future:
il Gruppo ritiene che le prospettive di crescita nel 2018 rimangano sostanzialmente bilanciate a causa dell’incertezza economica in alcuni mercati emergenti. L’evoluzione favorevole del mix delle vendite per prodotto mercato continuerà a costituire il principale driver di crescita della redditività lorda del Gruppo. Inoltre la strategia del gruppo si concentrerà nel sviluppare la presenza nei mercati ad alto potenziale, sull’identificare specialty brand con una forte equity e pricing power elevato e cercare acquisizioni dove il Gruppo Campari controlla la distribuzione.
Nome
Data
Rating
Target Price
Societe Generale
12/03/2018
Buy
7.00
Mediobanca
06/03/2018
Neutral
6.00
Banca IMI
06/03/2018
Hold
5.10
Bank of America ML
02/03/2018
Underperform
5.20
Raymond James
01/03/2018
Outperform
6.80
#7 Interpump Grp (leader mondiale nelle pompe a pistoni professionali ad alta pressione)
PERFORMANCE
%
Ytd
+4.8
1 Mese
+3.9
6 Mesi
+4.1
1 Anno
+26
3 Anni
+81
5 Anni
+340
Continuano le prese di beneficio per il titolo Intermpump Grp (+120% in 2 anni; +990% dal debutto) che si spinge fino in area 26.0 euro allontanandosi dal massimo storico a 31.0 euro.
Punti di forza:
25 società acquisite dall’IPO nel 1996 rappresentano circa 2/3 di ogni anno crescita; notevole aumento dei margini EBITDA delle società acquisite, utilizzo delle azioni proprie di Interpump come pagamento totale o parziale per alcune acquisizioni.
Prospettive future:
previsti al rialzo le stime sull’utile per azione per il biennio 2018/2019. Il Gruppo Interpump mira ad un ulteriore rafforzamento dell’attuale posizione di leadership nel settore di riferimento e perseguire una ulteriore crescita attraverso acquisizioni mirate.
Nome
Data
Rating
Target Price
Banca IMI
29/03/2018
Add
33.00
Kepler Cheuvreux
15/02/2018
Buy
33.50
Banca Akros
15/02/2018
Accumulate
33.00
Mediobanca
06/02/2018
Outperform
31.50
Equita sim
15/01/2018
Buy
32.00
#8 Marr (leader in Italia nella distribuzione specializzata di prodotti alimentari alla ristorazione)
PERFORMANCE
%
Ytd
+12.2
1 Mese
+14.2
6 Mesi
+7.9
1 Anno
+19
3 Anni
+48.8
5 Anni
+182
Buona risalita per il titolo Marr che mette a segno nuovi massimi storici a quota 25.36 euro (+272% dal debutto).
Punti di forza:
un sistema logistico efficiente, MARR è presente su tutto il territorio nazionale, avvalendosi di una struttura commerciale costituita da oltre 800 dipendenti. Un’ampia offerta di prodotti alimentari (ittici, carni, ortofrutta) e la capacità di innovazione merceologica (MARR ha ampliato la propria gamma commerciale con prodotti a marchio proprio ed in esclusiva).
Prospettive future:
le aspettative per il mercato di riferimento dei consumi alimentari (food service) sono previsti in crescita anche nel 2018. Il Gruppo Marr vuole mantenere i livelli di redditività raggiunti e l’assorbimento di capitale circolante sotto controllo. Inoltre il titolo fino al 2020 dovrebbe avere un tasso medio annuo di crescita dell’utile per azione del 4%.
Nome
Data
Rating
Target Price
Banca IMI
29/03/2018
Add
27.80
Mediobanca
20/03/2018
Neutral
23.30
Banca IMI
19/03/2018
Add
27.80
Kepler Cheuvreux
15/03/2018
Buy
25.50
Banca IMI
20/11/2017
Add
23.90
#9 Retelit (operatore italiano di servizi dati e infrastrutture per il mercato delle telecomunicazioni)
PERFORMANCE
%
Ytd
+18.6
1 Mese
+17.3
6 Mesi
+38.6
1 Anno
+47.3
3 Anni
+216
5 Anni
+294
Il processo di risanamento economico/finanziario e di riposizionamento sul mercato nazionale ed internazionale ha permesso al titolo di guadagnare in tre anni oltre il 215%.
Punti di forza:
innovazione, internazionalizzazione e un modello di business capace di attrarre l’interesse di nuovi e efficaci partner; buona posizione per agire da consolidatore data la sua esperienza; buona posizione finanziaria netta e strategia efficace.
Prospettive future:
nel triennio 2015-2017 il Management si è focalizzato sul risanamento economico ed il riposizionamento sui mercati nazionali ed internazionali. Grazie al nuovo Piano Industriale 2018-2022 ci sarà una nuova fase atta allo sviluppo e all’espansione attraverso una crescita organica tramite acquisizioni. Il piano prevede anche l’acquisizione di quote di mercato nei segmenti Wholesale Nazionale ed Internazionale. L’EBITDA è previsto attestarsi nel 2021 tra €44-46 milioni e tra €48-51 milioni nel 2022. Per il 2018 il fatturato è atteso tra i €67 e €71 milioni, EBITDA tra gli €24 e €28 milioni, investimenti nel range €28 e €31 milioni e una PFN positiva compresa tra i €37 e i €40 milioni.
Nome
Data
Rating
Target Price
Intermonte
16/03/2018
Outperform
2.20
Intermonte
20/11/2017
Outperform
1.70
Banca Akros
11/10/2017
Neutral
1.40
Intermonte
05/10/2017
Outperform
1.70
#10 Technogym (azienda leader nella produzione di attrezzi per lo sport e il tempo libero)
PERFORMANCE
%
Ytd
+23.5
1 Mese
+25.6
6 Mesi
+35.9
1 Anno
+58
3 Anni
–
5 Anni
–
Nuovi massimi storici per Technogym che beneficia dei risultati di bilancio 2017.
Punti di forza:
posizione di leadership nel mercato delle attrezzature per il fitness a livello internazionale anche nei nuovi sistemi intelligenti grazie alla piattaforma Mywellness; un’elevata diversificazione geografica e una presenza consolidata in Europa, America e Asia e circa il 90% dei ricavi prodotti al di fuori dell’Italia e l’ampiezza di gamma delle diverse linee di attrezzature per il fitness e di servizi per il wellness.
Prospettive future:
Per il 2018 il Gruppo conferma le linee guida di sviluppo già avviate nel 2017 ed il management ritiene che Technogym possa continuare il suo percorso di crescita economica, costante e sostenibile.Lo sviluppo internazionale si baserà sul consolidamento delle quote di mercato in Europa, da un’ulteriore crescita in Nord America e da un ulteriore espansione in Cina che rimane un mercato dalle grandi potenzialità. Nel 2018 verranno inaugurati nuovi prodotti e soluzioni. Le prospettive di medio periodo sono promettenti ed il fatturato nel 2019 dovrebbe raggiungere i 700 mln di euro.
Nome
Data
Rating
Target Price
Mediobanca
29/03/2018
Neutral
8.40
Kepler Cheuvreux
29/03/2018
Buy
10.00
Equita sim
29/03/2018
Hold
9.30
Mediobanca
12/02/2018
Neutral
8.00
Kepler Cheuvreux
12/02/2018
Buy
10.00
PASQUALE FERRARO
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