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L’albero della vita non è a Expo ma in Etiopia e l’ha inventato un italiano

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L’acqua, il bene più prezioso di tutti, soprattutto in terre desertiche come l’Etiopia.

Nell’ex colonia italiana, un italiano ha portato una rivoluzione, questa volta davvero buona e libertaria.

Si chiama “Warka Water” ed è un albero che produce acqua.

Davvero: oltre 29 mila litri d’acqua e 30mila persone abbeverate nei primi 9 mesi dalla sua messa in opera, nell’area di Dorze.

COME E’ FATTO WARKA WATER.

Immaginatevi l’Albero della Vita di Expo – perché assomiglia un po’ a quello.

Dimensioni: 10 metri di altezza; 60 kg.

Materiali: solo ecologici, sostenibili, facilmente reperibili, come nylon e giunchi.

Chi l’ha costruito: Arturo Vittori, direttamente sul territorio etiope e grazie al sostegno della Cooperazione Italiana.

Quanto costa: pare che servano appena 500 dollari per acquistare ognuno di questi alberi dell’acqua e piantarli in aree siccitose.

COME FUNZIONA

In Africa l’escursione termica giorno-notte è molto accentuata. “Warka Water si basa sul principio della condensazione dell’aria” ovvero, durante la notte “la struttura cattura la rugiada, la nebbia e le minuscole particelle di umidità, trasformandole in acqua potabile “, spiega Thefoodmakers.startupitalia.eu.

LA RIVOLUZIONE

Materiali sostenibili ed un costo di 500 dollari. Un’inezia se badiamo al devastante e atavico problema della mancanza d’acqua in Africa.

Il progetto per ora è in fase progettuale, ma se funzionasse rivoluzionerebbe in maniera netta la qualità della vita delle popolazioni locali, basti pensare che oggi, andare al pozzo a prendere l’acqua è una delle attività principali delle donne che vivono in ecosistemi di questo tipo e che impiegano 6 ore della giornata per procurarsi una cesta di acqua, appena.

Il Warka Water fa della sua facilità di costruzione e di funzionamento il suo principale fiore all’occhiello, dato che permette una gestione diretta delle comunità locali. La struttura, se sviluppata su larga scala, consentirebbe infatti alle popolazioni di non dipendere dai finanziamenti e dagli aiuti esterni, valorizzando la loro autosufficienza“, prosegue Startupitalia. “Ma il contributo al progetto Warka Water non è l’unico intervento della Cooperazione Italiana orientato alla lotta contro la desertificazione e la siccità nei paesi in via di sviluppo. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati stanziati complessivamente 10.760.470 di euro in iniziative destinate all’approvvigionamento idrico, con un focus particolare nelle regioni dell’Africa Sub Sahariana e nel Nord Africa.”

Fonte: http://thefoodmakers.startupitalia.eu/53048-20160321-warka-water-albero-etiopia-acqua

24 marzo 2016: Questa cena non ha prezzo a Un posto a Milano

Dove: Un posto a Milano, via Cuccagna 2, Milano

Costo: prezzo stabilito da ognuno per ciascun piatto

Quando: giovedì 24 marzo 2016, dalle 19.30

Giovedì sera il ristorante alla cascina Cuccagna Un posto a Milano per inaugurare il nuovo menù di stagione dello chef Nicola Cavallaro, farà un esperimento collettivo con i suoi ospiti. Proporrà un menù senza prezzo. Ogni commensale a fine cena darà un costo a ogni portata che avrà mangiato (sono esclusi dall’esperimento le bevande -vino, birre, etc- e i dolci) e pagherà quanto riterrà opportuno. C’è anche un premio: chi indovinerà esattamente il valore della propria cena vincerà un buono valido per una cena per 6 persone.

Da quattro anni Un posto a Milano ricerca produttori e fornitori di qualità e Questa cena non ha prezzo è il modo scelto per valorizzarli e per far capire al cliente quanto lavoro ci sia dietro.

Bisogna assaggiare e mangiare il nuovo menù.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. il luogo è accogliente

#2. per assaporare il nuovo menù di stagione

#3. cercare di dare un valore ai piatti proposti

#4. individuare il sapore dei diversi ingredienti

#5. mangiare bene

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. un menù sfizioso

#2. forse qualcuno di questi piatti:
– L’UOVO, FUNGHI SHITAKE E BOTTARGA DI UOVA DI GALLINA
– TAGLIOLINI CON CAROTE E CURCUMA
– POLLO ALLA DIAVOLA
– POLPETTE DI QUINOA E ZUCCHINE

#3. indovinare se quello appena citato sarà il menù

#4. azzeccare il prezzo di almeno uno dei piatti

#5. del buon vino

“Com’era organizzato il mondo del Far West?”– L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#4

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“Com’era organizzato il mondo del Far West?” – L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#4

Quarto appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.

In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Com’era organizzato il mondo del Far West?”

23 marzo 2016: Una città esposta, canzoni su Milano

Castello Malfatti milano marzo 2016
Castello Malfatti milano marzo 2016

Dove: Arci Ohibò, via Benaco 1, Milano

Costo: Tessera Arci + contributo artistico 5 €

Quando: mercoledì 23 marzo 2016, 21.30

Cesare Malfatti e Chiara Castello stasera saranno in concerto all’Arci Ohibò e suoneranno le canzoni del disco Una città esposta. Una città esposta è il disco che Cesare Malfatti ha pensato in occasione di Expo per celebrare la sua Milano, attraverso testi e canzoni che evocassero alcune delle opere d’arte più significative della città.

Per i testi si è avvalso della collaborazione di alcuni dei più talentuosi autori italiani: Alessandro Cremonesi, Luca Morino, Francesco Bianconi, Paolo Benvegnù, Gianluca Massaroni, Luca Lezziero, Vincenzo Costantino, Luca Gemma.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. ascoltare un concerto di Cesare Malfatti dei La Crus

#2. scoprire le opere d’arte di Milano attraverso la musica

#3. come sarà rappresentata La pietà Rondanini?

#4. e Concetto Spaziale, Il Quarto Stato, Il Bacio di Hayez e Lo sposalizio della vergine

#5. ballare pensando a L’Ultima Cena

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Cesare Malfatti come voce, chitarra, pedaliera per i bassi

#2. Chiara Castello voce e sinth in loopstation

#3. altri componenti dei La Cruz

#4. riproduzioni delle opere d’arte

#5. allegria

“Non uno di meno”: ripetizioni gratis per studenti milanesi in difficoltà

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Good-Will-Hunting-ripetizioni scuola milano
Good-Will-Hunting-ripetizioni scuola milano

Il limite della scuola è quello di affrontare i problemi degli studenti attraverso la logica statistica.

Mi spiego meglio, all’interno di una classe ci sarà un gruppo di alunni che va molto bene, un gruppo di alunni nella media e un gruppo di alunni con gravi difficoltà. Statisticamente è così.

Ma la statistica ha il vizio di uccidere la storia dei singoli individui.

Perché un ragazzo va male a scuola? Quali sono le sue difficoltà? Cosa si può fare per aiutarlo? Il mondo reale non è una statistica, il mondo reale è fatto dei racconti personali di ognuno di noi.

Uno splendido racconto di Milano si chiama “Non Uno di Meno”, una task force di volontari che il pomeriggio entra nelle scuole medie e superiori per fare ripetizioni gratuite agli studenti in difficoltà. I volontari sono tutti professori in pensione o attivi che desiderano regalare parte del proprio tempo ai ragazzi, per evitare che a causa dei voti scarsi possano in futuro abbandonare gli studi.

Le scuole di Milano dove sono attivi i corsi gratuiti di “Non Uno di Meno” sono 7:

  1. Istituto Cardano
  2. Istituto Gentileschi
  3. Liceo Virgilio
  4. Scuola Media dalla Chiesa
  5. Scuola Media Pertini
  6. Scuola Media Quintino
  7. Scuola Media Verdi

Il modello di funzionamento di questo servizio è molto semplice. I presidi o gli insegnanti segnalano quali sono i ragazzi che avrebbero bisogno di aiuto e appena la scuola finisce, cominciano le lezioni private.

Il vantaggio delle lezioni private, l’abbiamo detto, è non essere vincolate alla classe bensì alla storia personale del singolo studente. In questo caso ci sono almeno altri due vantaggi rispetto alle ripetizioni private classiche.

Il primo, beh, sono gratis.

Il secondo è più sottile e certamente non generalizzabili. Io credo che la motivazione e l’impegno dei professori che regalano queste ripetizioni, spinti solo dal desiderio di aiutare, possa essere addirittura maggiore dell’impegno di chi lo fa a pagamento. Ma ripeto, questa è solo una mia opinione.

Resta il fatto che si tratta di una bella iniziativa.

Milano lancia la sfida all’inquinamento: ecco i progetti 2016

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airlite vivaio retake milano
airlite vivaio retake milano

Guardare Milano dal 31° piano del Pirellone è un po’ come immaginarsi bambini, con gli autobus e i suv di passaggio su Piazza Duca D’Aosta ridimensionati a macchinine telecomandate dall’alto.

Fa quasi tenerezza vedere le aiuole geometriche e i rigorosi spartitraffico colorare i contorni dell’imponente Stazione Centrale che, da lassù, pare una casetta delle bambole. Fa riflettere la bellezza sconosciuta, poco valorizzata di questo luogo che sembra sopra tutto e lontano da tutti. Anche qui arrivano le notizie dei morti di Bruxelles.

Una boccata di ossigeno? Cade a pennello l’invito di Associazione Vivaio, al suo quarto compleanno proprio in queste ore [qui, una presentazione], Associazione Retake,Regione Lombardia Airlite.

CHE COS’è AIRLITE.

A spiegarne il brevetto – un’eccellenza italiana – è l’inventore Massimo Bernardoni, che al tavolo: “Far capire, in poche parole, come funziona Airlite è come provare a leggere un libro limitandosi ai titoli dei singoli capitoli. Diciamo che 14 anni fa ero considerato un “pazzo visionario”, mentre oggi quella di Airlite è un’avventura in cui la pittura rappresenta una delle tecnologie impiegate. Si tratta di una pittura che si attiva con la luce e fa cadere le sostanze di rifiuto in formato di sale“.

Il meccanismo, che trae spunto dalla reazione di fotosintesi clorofilliana, sfrutta le superfici dipinte come se fossero le foglie. “La pittura atossica  si attiva con la luce e serve a combattere batteri, muffe e cattivi odori, un altro elemento inquinante e l’unico ad essere percepito dall’olfatto. Peraltro, è anche super idrofila, resta pulita nel tempo, e, grazie alla sua tecnologia, è in grado di sfruttare per il 90% l’energia solare con un risparmio energetico e di calore del -30-35-% a seconda dell’edificio. L’intraprendere strade diverse a volte destabilizza, ma a volte si trovano anche strade che si trasformano in viali alberati”, ha concluso orgoglioso Bernardoni.

CHI HA SCOPERTO AIRLITE?

“L’idea è nata guardando a Tokyo, città capolista quando si parla di rischio sismico. La capitale del Giappone è la dimostrazione della capacità di saper trasformare il proprio problema numero uno in un business” spiega Andrea Zoppolato, presidente di Vivaio. “Airlite è stata selezionata e poi si è classificata tra i vincitori di Expop 2015, la versione “pop” nata quattro anni fa, quando Expo sembrava destinata a un totale fallimento e tutta dedicata a creare situazioni internazionali intorno ai singoli progetti, non alle nazioni. Proprio in seno a Vivaio abbiamo pensato ad una collaborazione tra Airlite e Retake Milano“.

Un progetto importante con un unico proposito: risolvere Il PROBLEMA DI MILANO. 

“Il problema di Milano non è solo l’inquinamento: non avendo una grande circolazione d’aria, anche se inquiniamo poco, restiamo sempre più inquinati”, prosegue Zoppolato.

Autostima; consapevolezza; nuovi orizzonti: sono queste le parole chiave che emergono dal tavolo di presentazione cui ha aderito anche Kris Grove. La presentatrice americana, che 20 anni fa ha scelto l’Italia per laurearsi in Storia dell’Arte e diventare mosaicista, si è detta molto onorata di poter raccontare nel suo programma su Radio 105 un altro esempio di innovazione del Bel Paese, quel Paese “ancora più ricco e caldo delle mie origini di cui sono appassionata e amante. Ogni anno muoiono 12 milioni di persone per l’aria inquinata, non possiamo non tenerne conto“.

IMPIEGARE AIRLITE A MILANO. 

E’ il prossimo passo da fare. Comunicare, spiegare, applicare la pittura di Airlite alla città in cui è nata.

“Dal desiderio di unire tecnologia partecipazione dei cittadini è nata la unione tra Airlite e Retake. Obiettivo: rendere Milano la città non solo una più bella ma anche che sa purificare l’aria” spiega uno dei fondatori dell’Associazione Antigraffiti, Andrea Amato.

Per fare ciò, Amato è in prima linea nell’organizzazione di una serie di attività ad hoc in alcuni dei momenti più partecipati dalla città, anche con il supporto di Milano Sport, già a partire dal 2-4 aprile 2016.

Qualche esempio? La pulizia dell’ingresso della piscina in via Romero durante la Milano City Marathon; la creazione di un murale a tema “acquatico” sui muri della stessa piscina, durante la maratona, “sarà  il primo murales partecipato che farà respirare tutta la città”, ha spiegato. Ma non solo.

Nell’ambito degli interventi di riqualificazione, ecco anche la corsa al fianco della LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori: la corsa con la pettorina blu (“come l’ossigeno, come i nostri due loghi”) servirà a raccogliere fondi per creare alloggi per i parenti dei degenti oncologici a Milano.

Inoltre, il 9 aprile si correrà insieme anche per la riqualificazione facciata del lido di Milano: ” Ci siamo ripresi il lido di milano, ma abbiamo intenzione di lavorare ad un’idea di pulizia e arte condivisa anche con la realizzazione di un murales per il Policlinico di Milano, affinché sia una street art terapia intensiva per i bambini malati di cancro e Milano si ponga come una città di esempio anche per le altre, in Italia”.

“Milano, una vera Smart City“, ha spiegato Antonio Cianci, CEO di AM Technology Ltd e “Vivaista” dell’associazione Vivaio, che per spingere ulteriormente il progetto e per raccogliere la sfida di Expo, la prossima estate ha organizzato una due giorni internazionale, il 22-23 luglio 2016, mettendo assieme grandi città del mondo, con personaggi, startup, istituzioni e accademici che si confrontino sulle migliori soluzioni per vincere l’inquinamento atmosferico.

Perché Milano sia la prima città pollution free al mondo e possa essere d’esempio alle altre città mondiali.

“Sarebbe bello se aziende di grosso spessore si prendessero cura di interi quartieri e diventassero ambasciatrici mondiali di progetti di riqualificazione urbana così intensi”, hanno detto i relatori.

Primo passo, via Ventura – Lambrate. Mariano Pilcher, architetto e mecenate del quartiere, ha già deciso di coinvolgere artisti di primo piano come Italo Lupi e Fabrizio Modesti

MILANO: PRIMA CAPITALE POLLUTION FREE?

Se è vero, come spiegato dall’Assessore alle Politiche Ambientali Claudia Maria Terzi, che la terza preoccupazione dei milanesi è l’inquinamento (disoccupazione integrazione sono risultati primi, nel corso del progetto “Dillo alla Lombardia “) , allora, nonostante gli inizi c’è un bella notizia del giorno.

E la buona nuova non è solo c’e un’Associazione a Milano, come Vivaio, in grado di far sbocciare nuovi progetti per il bene di Milano, ma anche che il frutto degli sforzi di pochi sa raccogliere l’esigenza di molti e dare speranza ai visionari – o presunti tali – che aspirano ad una Milano capoluogo non solo della Lombardia ma della innovazione etica di portata mondiale.

Su Instagram il Duomo è a luci rosse

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La bellezza una volta era negli occhi di chi guardava le cose. Oggi si è spostata nel telefono di chi le fotografa, ci applica un bel filtro adatto alle circostanze e le pubblica su Instagram.

Da non milanese devo dire una cosa, il Duomo non è brutto. Si fa guardare, si fa fotografare e si fa raccontare.

Quindi non mi stupisce che con i primi raggi di sole primaverili sia diventato un grande protagonista di Instagram. #Duomo è stato usato per più di un milione di immagini.

Cosa contengono le foto su Instagram marchiate dall’hashtag Duomo?

Ora in quelle foto c’è molto primavera, gli alberi di magnolia sono fioriti e moltissimi utenti provenienti da tutti il mondo hanno condiviso le immagini del Duomo velato da fiori rosa.

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Purtroppo scorrendo le immagini che compaiono su Instagram digitando #Duomo ci accorgiamo presto che la vita non è solo rosa e fiori.

Dopo le prime schermate di immagini classiche del duomo, si scopre che #Duomo è uno degli hashtag utilizzati per far circolare nel mondo la pornografia. Non fraintendetemi, non ho nulla contro la pornografia, credo solo che uno debba cercarla consapevolmente, non finirci sopra per caso mentre sfoglia le immagini della cattedrale dedicata a Santa Maria Nascente.

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Le immagini pornografiche non sono visibili da smartphone ma solo da desktop. Forse per questo Instagram non è ancora intervenuto per fare pulizia, magari non se ne sono ancora accorti.

Caro Instagram, te lo diciamo noi. Vai a controllare cosa compare quando da un computer portatile o fisso digiti #Duomo sulla tua piattaforma. E, se ti sembra il caso, lascia le magnolie e togli la pornografia.

 

 

 

22 marzo 2016. Ti auguro un fidanzato come Nanni Moretti al teatro Elfo

Ti auguro un fidanzato come Nanni 1_300 dpi
Ti auguro un fidanzato come Nanni 1_300 dpi

Dove: Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano

Costo: 15 €

Quando: fino mercoledì 23 marzo, alle 19.30

Ti auguro un fidanzato come Nanni Moretti, testo e regia di Livia Ferracchiati con Chiara Leoncini e Fabio Paroni al teatro Elfo Puccini fino al 23 marzo è uno spettacolo allegro sulla coppia contemporanea, con tutte le idiosincrasie del rapporto e dei caratteri dei protagonisti portate all’eccesso – non a caso il titolo cita Nanni Moretti, insicuro e dubbioso per eccellenza.

IO, il protagonista maschile, mette in rassegna gli ex della fidanzata, in maniera paranoica e ossessiva, mentre TU, la protagonista femminile, apparentemente razionale scoprirà il primo capello bianco.

Un dialogo serrato tra TU e IO che cercano sicurezza nell’amore al punto da fare prove di telepatia tra di loro. La mela sarà rossa o verde nei loro pensieri, scopritelo a teatro.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. ridere ridere

#2. vedere espresse le fobie nella coppia di oggi

#3. ma esiste la telepatia?

#4. sentire Nanni Moretti che dice che “non è abituato alla felicità”

#5. riflettere sugli eccessi dell’amore

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Nanni Moretti

#2. pensieri sulla monogamia

#3. una coppia che si ama

#4. litigi passionali

#5. battute ironiche

10 vantaggi di allagare la città con un metro d’acqua

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Riaprire i navigli? Si può fare di più.

 

VANTAGGI DI ALLAGARE LA CITTA’ CON UN METRO D’ACQUA

#1 Non ci saranno più strisce e divieti di sosta

 

#2 Utilizzo di tutti i cartelli stradali come ormeggi

 

#3 Uso dei semafori come minifari per destreggiarsi nella notte

 

#4 Non ci saranno più inondazioni di Lambro o del Seveso

 

#5 Abbattimento dell’inquinamento

 

#6 Sviluppo nuovi business: moto d’acqua, ciambelle, salvagenti, canotti

 

#7 Rilancio sport acquatici, una canottieri per quartiere

 

#8 Boom edilizio sul Monte Stella

 

#9 Pesca d’altura in pianura: si pesca dalla finestra di casa pesce a chilometro zero

 

#10 Eliminazione della problematica fogne

 

 

Special thanks to Ivan Salvagno

PEOPLE MAP – UN PERSONAGGIO PER OGNI FERMATA

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mappa metro People Milano

A Milano Città Stato saranno protagonisti i cittadini.
Ecco la prima mappa di Milano in cui ogni fermata è associata a un personaggio più o meno noto. L’abbinamento è stato fatto perché il personaggio ha una casa in zona, perché ha vissuto, perché ha la sede di lavoro o perché è stato avvistato più volte.
A rimarcare i confini della futura Milano Città Stato ci sono i capolinea con i personaggi di Genova, Torino, Bologna, Lago di Como, Lago Maggiore, Monza e Varese.

Ed ecco una vecchia mappa.

 

DA APRILE PARTE IL CROWDFUNDING SU INDIEGOGO PER IL FINANZIAMENTO DELLA CAMPAGNA DI MILANO CITTÀ STATO

crowdfunding milano citta stato indiegogo

10 situazioni che capitano quando sei in fila a Milano

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Non importa chi sei, né da dove vieni, l’unica certezza è che c’è sempre una fila che ti aspetta. E sai che quando accadrà, il tuo solo pensiero sarà di cercare la strategia giusta per superare gli altri.
Perché in Italia una fila non è una fila, ma una sfida per l’intelligenza.

10 SITUAZIONI CHE CAPITANO QUANDO SEI IN FILA A MILANO

#1 La fila è disposta in modo talmente disordinato che quando chiedi chi è l’ultimo l’unica risposta che ottieni è che sei tu.

 

#2 Oltre alle persone in fila ce ne sono altre che guardano la fila, ma che siccome sembrano in fila, tu sbagli fila e ti metti dietro le persone che guardano la fila anziché dietro quelle in fila. Spero di aver dato idea del caos. 

 

#3 Siete tutti ordinati in fila per uno, all’improvviso quello dietro di te ti si mette quasi accanto. Trascorri il resto del tempo in fila a chiederti se vuole rubarti il posto. 

 

#4 Va tutto bene, la fila procede piano ma senza intoppi. Dietro di te percepisci in modo distinto l’avanzare di una persona che chiede a tutti se può passare avanti. Arriva a te, cosa fai? Vuoi essere l’unico a dirgli di no e subire la pressione sociale o dirgli di sì  e andare contro tutto quello in cui credi?… e ti tic, e ti tic, e ti tic.

 

#5 Quando finiscono i numerini nell’elimina code si percepisce chiaramente che l’uomo deriva dalla scimmia. E non è stato nemmeno tanto tempo fa.

 

#6 Il finto tonto. Cerca di passarti avanti fingendo di essere incapace di intendere e di volere.

 

#7 Esistono molti modi per espiare i propri peccati. Alcuni per lavare la propria anima amano fare la fila accanto a un bambino che piange. 

 

#8 “Scusa se ti passo avanti, sono con lui!” suona un po’ come una bestemmia in chiesa.

 

#9 L’indeciso quando deve scegliere tra due code va in panico. Nei casi più gravi torna a casa.

 

#10 Il vero vantaggio sociale del fidanzamento è poter fare due file alla volta nei supermercati. 

Arriva Oxygen: il parco pensile per dare aria a Parigi

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Parigi, distretto di La Défense. Arriva “OxyGen”, come ossigeno: è un gigantesco parco pensile di 1500 metri progettato da Stéphane Malka.

L’ha dedicato agli abitanti e all’ecosistema francese, perché “OxyGen” vuole essere un micromondo, capace di “incidere sui livelli di inquinamento dell’aria, in un quartiere molto popoloso e trafficato. […] , improntato sulla presenza di verde come elemento cardine di ogni altra attività“, riporta Festivaldelverdeedelpaesaggio.it.

Vincitore dall’amministrazione parigina per la sua impronta di “contenitore di natura”, “OxyGen” sarà diviso per spazi e aree tematiche verdi 365 giorni all’anno grazie all’impiego massiccio di cespugli sempreverdi.

Ci saranno le zone adibite all’esposizione floreale, quelle dedicate al gioco dei più piccoli, le pensiline sormontate da vegetazione, ma anche zone porticate con negozi, teatri, sale conferenze, ristoranti, bar, “in modo da definire l’intero complesso come una realtà polifunzionale circondata dall’elemento verde“.

Quanto è costato? 5 milioni di euro, ma “il parco fa parte di una serie di iniziative volte alla costituzione di nuovi spazi di verde pubblico progettati per Parigi e vedrà la luce nella primavera 2017, andando a ricoprire – in modo omologo al caso di Amburgo – la superstrada sottostante con un’immensa area verde“.

Parigi. Amburgo. Non sarebbe bellissimo vederla a Milano Città Stato, magari per dare un tocco di vita ai nostri raccordi stradali, come la sopraelevata su Piazzale Corvetto o il Ponte della Ghisolfa?

Fonte: http://www.festivaldelverdeedelpaesaggio.it/parigi-oxygen-parco-pensile-malka

20 marzo 2016: Rombi di motori a Milano con Autoclassica

Dove: Milano Rho Fiera, SS. 33 del Sempione 28, Rho (MI)

Costo: 18 € – donne 15 €

Quando: domenica 20 marzo 2016, dalle 9.30 alle 19.00

Veniamo un po’ incontro agli automobilisti che nel giorno della Stramilano imprecano contro i runner. La loro vendetta scocca a Fiera Milano Rho con la quinta edizione di Milano AutoClassica, il mondo dell’auto in un salone, fra passato e futuro. Salone italiano dell’auto classica, ed elegante vetrina di stile per presentare nuovi modelli in anteprima, Milano AutoClassica 2016 conferma il suo prestigioso parterre di importanti e prestigiose case automobilistiche: Abarth, Alfa Romeo, Aston Martin, Bentley, FIAT, Infiniti, Jaguar, Lamborghini, Lotus, Maserati, McLaren, Mercedes-Benz, Porsche.

Gioiellini dell’edizione 2016 sono una Ferrari 750 Monza, una Ermini Tipo 357 Sport 1500 Scaglietti e una Porsche 550 RS, vere chicche per gli appassionati.

Eventi speciali e iniziative, anteprime internazionali, celebrazioni di miti del settore e importanti anniversari faranno da cornice alle auto: dai 100 anni di BMW, con una galleria di vetture provenienti da importanti collezione private, agli 80 anni della Fiat Topolino, ai 70 anni di Vespa e i 50 anni dell’Alfa Romeo Duetto.

Grazie alla collaborazione con il mensile Ruoteclassiche, anche quest’anno Milano AutoClassica ha lanciato l’iniziativa social #RuoteclassicheAnniversary che coinvolge i lettori e i visitatori nella votazione dei quindici modelli più rappresentativi esposti in fiera.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. ammirare grazie agli storici Musei Ferrari di Maranello e Modena due vetture storiche: una 250 GT Berlinetta Lusso del 1962 e una Dino 246 GTS del 1972

#2. immaginare di essere un pilota di Formula 1 presso lo stand, allestito in collaborazione con il Ferrari Store, dove sarà possibile registrarsi e partecipare a un mini-campionato, il Ferrari Simulation Challenge cimentandosi alla guida di due simulatori F1 semiprofessionali

#3. cimentarmi sulla Classic Circuit Arena, la pista esterna per gare, esibizioni e test drive lunga 1,4 chilometri a disposizione delle case automobilistiche, per svolgervi sessioni di prova guida aperte al pubblico

#4. gustarmi la seconda edizione dell’Historic Rally Milano AutoClassica, gara per vetture rally storiche

#5. vedere la prima edizione dell’Historic Speed Milano AutoClassica, gara di velocità per vetture storiche GT e Turismo, nella quale si assisterà alla sfida tra le Porsche e le Alfa Romeo con configurazione da pista

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. piloti d’auto d’epoca

#2. potermi meravigliare nel vedere sulla Classic Circuit Arena auto come la mitica Lancia Stratos di Febis, ma anche la Talbot Lotus oltre alla Porsche 911, le Opel Kadett e Ascona e la leggendaria Mini

#3. immaginare di essere al volante di una di queste magnifiche auto d’epoca

#4. appassionati vestiti con abiti dell’epoca della loro vettura

#5. oltre al rombo dei motori musica a tema

21 marzo 2016: Giornata Mondiale della Poesia

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Dove: diverse sedi a Milano (nell’articolo i dettagli)

Costo: ingressi liberi

Quando: lunedì 21 marzo 2016

Il 21 marzo è la Giornata Internazionale della Poesia dichiarata dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) nel 1999. Lo scopo della Giornata è quello di promuovere la lettura, la scrittura, l’editoria e l’insegnamento della poesia in tutto il mondo e “dare un riconoscimento fresco e un nuovo impulso ai movimenti di poesia nazionali, regionali e internazionali “.

Milano festeggia questa giornata con varie iniziative. Lo stesso giorno è l’anniversario della nascita di Alda Merini e La Casa delle Arti – Spazio Alda Merini di via Magolfa 32 da quest’anno presenta la prima edizione del Premio di Poesia Casa Museo Alda Merini a partecipazione gratuita, per sostenere e diffondere la poesia contemporanea scritta e performativa. L’apertura del bando è proprio lunedì 21 marzo 2016 www.premiopoesiacasamuseoaldamerini.it.
La serata avrà inizio alle ore 19 con una lettura scenica di poesie, seguita da un aperitivo poetico. Il soggetto per la prima edizione del premio è: “Per impegno e per poesia”.

Il Centro Culturale di Milano organizza il Concerto per sole voci poetiche lunedì 21 marzo alle ore 18.30 all’Auditorium Palazzo del Lavoro Piazza IV Novembre 5. Sarà una prima assoluta, ideata da Francesco Napoli, di inediti letti da giovani protagonisti della poesia italiana contemporanea, accompagnati da due maestri direttori, Mario Santagostini e Alessandro Rivali, i poeti si alterneranno sul palco per un’intensa serata di letteratura e dialogo.

Nei caffè Julius Meinl di Milano lunedì 21 marzo si paga l’espresso in versi. Il poeta Guido Catalano sarà alla Pasticceria Bagalà, di Piazza Diaz dalle 11 alle 15, in occasione di Pay with a Poem, paga il caffè scrivendo il tuo componimento in versi. Tutte le poesie raccolte durante l’iniziativa Pay with a Poem saranno poi protagoniste ad aprile di un’installazione top secret nel quartiere più romantico di Milano.

Armatevi di penna e libri, per scrivere, leggere, ascoltare tante poesie.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. ascoltare il Concerto per sole voci poetiche con le voci dei poeti: Lorenzo Babini, Laura Corraducci, Marco Corsi, Daniele Gigli, Luca Manes

#2. scrivere dei versi per Pay with a Poem

#3. visitare la casa museo di Alda Merini

#4. sentirmi in mezzo a poeti

#5. un’atmosfera bohèmienne

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. poter scegliere versi da far declamare

#2. indicazioni di altre iniziative per celebrare la giornata mondiale della poesia

#3. libri di poesie

#4. cioccolatini

#5. buon vino da degustare

18 marzo 2016. Fuori Affordable Art Fair: Art Night Out – atelier d’artista aperti tutta la notte

affordable art fair 2016 milano
affordable art fair 2016 milano

Dove: Affordable Art Fair, Superstudio Più, via Tortona 27, Milano – Art Night Out, studi d’artista aperti in tutta la città, ecco gli indirizzi: www.affordableartfair.com/milano

Costo: 13 €

Quando: fino a Domenica 20 marzo 2016
Venerdì 18 marzo dalle 12.00 alle 21.00 – Sabato 19 e Domenica 20 marzo dalle 11.00 alle 21.00

Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può Vivere – Oscar Wilde. Questa è la citazione che meglio rappresenta sia Affordable art Fair che l’Art Night Out.
Fino a domenica 20 marzo Milano sarà capitale dell’arte: al Superstudio Più in via Tortona Affordable Art Fair, la fiera dell’arte contemporanea accessibile, opere vendute a un massimo di 6.000 €, proporrà come tema Tra Street art e arte coreana. I collezionisti, gli appassionati e i semplici curiosi sono invitati a scoprire le ultime tendenze del mondo dell’arte, incontrare galleristi e artisti, scegliendo tra le originali proposte delle 84 gallerie nazionali e internazionali presenti.

Novità della nuova edizione è una sezione interamente dedicata alla Street Art, la nuova Pop Art, che invade le strade ma che già da alcuni anni è entrata nel mondo delle gallerie.

Altre sezioni storiche della fiera sono: Main, Young, Fotografia ed Exchange.
La sezione Main è quella dedicata alle gallerie non solo italiane ma da tutto il mondo (Birmania, UK, Emirati, ecc.) infatti l’edizione milanese di Affordable Art Fair ha un fascino sempre più internazionale.

Anche quest’anno ampio spazio ai giovani e alle gallerie emergenti nella sezione Young. In più, ogni pomeriggio, si avrà l’occasione di conoscere meglio i giovani artisti selezionati grazie ad uno “speed dating” che vedrà coinvolti anche i membri del comitato di selezione.

La sezione Fotografia quest’anno è ancora più amplia e tornerà il Photography Day, curato da Denis Curti e dalla rivista Il Fotografo: un’intera giornata dedicata al mondo della fotografia, venerdì 18, con diversi momenti interessanti come il talk con Giovanni Pelloso (alle 18.00) e il workshop con Maurizio Galimberti (alle 19.00).

Dopo il programma di scambio con l’Olanda dell’anno scorso, Affordable Art Fair avrà un nuovo ospite per la sezione Exchange: la Corea del Sud, dove si è svolta pochi mesi fa (settembre 2015) la prima Affordable Art Fair Seoul.

Stasera, venerdì 18 marzo, l’Art Night Out, la notte bianca dell’arte a partire dalle 19.00 invaderà la città e porterà i milanesi alla scoperta degli atelier d’artista e delle più interessanti opere di design e street art attraverso itinerari tematici in giro per la città.

L’indirizzo imperdibile è quello di Area35 (via Arena 35) dove si svolgeranno le aste organizzate da BaseZero, con oltre 100 opere da aggiudicarsi con l’eccitante formula dell’asta al rialzo e dove il prezzo finale lo stabilisce il pubblico, partendo da zero.

Tra le location che coinvolgono il pubblico attivamente: lo spazio di Giovanni Manzoni Piazzalunga (via Bergognone 9/11) con il live painting e quello di Fabio Giampietro dove è addirittura possibile entrare nella pittura grazie all’installazione interattiva dell’artista.

Cuore pulsante dell’evento è il quartiere di Brera, per l’occasione animato da musicisti di strada dell’associazione artisti di strada (progetto a cura di Arianna Riccotti)

Per dare un risvolto internazionale alla serata basta raggiungere gli atelier di M-WAM – Milano World Arts Map, il network degli artisti internazionali che vivono e lavorano a Milano. Alcuni nomi? Gothy Lopez, Ascanio, Liana Ghukasyan e Mahmoud Saleh Mohammadi.

Anche l’area di Porta Venezia ospita location interessanti, come la nuova sede della Whitelight art Gallery nel workspace d’avanguardia Copernico Milano Centrale.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. entrare nel mondo suggestivo ed Esheriano di Duilio Forte visitando stasera il suo AtelierFORTE www.atelierforte.com

#2. farmi fare un ritratto d’artista dalla fotografa Laila Pozzo, che stasera aprirà il studio www.breakaleg.it

#3. quando avrò fame stasera Arte da Mangiare Mangiare Arte propone un circuito dedicato al “Piatto d’Artista” in vari ristoranti, a cui si affianca il progetto “Vetrine d’Artista”: esposizioni legate al food in insoliti luoghi, tra cui due panifici

#4. visitare lo stand della galleria online di Londra Eyestorm presente per la prima volta ad Affordable Art Fair: questa galleria negli anni ha lavorato con artisti di fama mondiale come Damien Hirst, Jeff Koons e Helmut Newton e, in fiera porta le opere del cinese Jacky Tsai noto per aver realizzato i teschi floreali, icona distintiva delle collezioni dello stilista Alexander McQueen

#5. partecipare in fiera alle Lezioni di storia dell’arte per tutti, per scoprire i segreti della storia dell’arte: oggi ci sarà alle 16.00 Denis Curti che tratterà il tema de “L’ambiguità della fotografia”. Flavio Caroli sabato racconterà al pubblico “Il volto dell’occidente”. Luca Rossi parlerà del “Perché l’Ikea evoluta ci può salvare”

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. bambini che scoprono l’arte contemporanea grazie ai laboratori interattivi organizzati in fiera in collaborazione con Cascina Cuccagna

#2. opere d’arte di qualità

#3. tante persone interessate all’arte e in particolare all’arte contemporanea

#4. suggestioni tra l’arte classica e quella contemporanea

#5. scoprire nuovi artisti

Foto Credit: Courtesy Affordable Art Fair

10 vicini di casa che il milanese odia

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Al lavoro il milanese è una tigre, non teme niente e nessuno. Ma quando torna nella sua tana trova più pericoli che in una giungla.

10 VICINI DI CASA CHE IL MILANESE ODIA

 

#1 La coppia coniglio

Quelli che trombano a tutte le ore. O almeno a tutte le ore in cui tu sei a casa. A pensarci è un po’ strano.

#2 La passeggiatrice di soggiorno

Quella che cammina con i tacchi alle due di notte, senza mai fermarsi. No, non quella che lo fa in Viale Troya. Quella che per qualche ragione lo fa nel soggiorno sopra camera tua.

#3 L’arredatore

Quello che trascina i mobili in giro per la casa cercando di provocare il massimo attrito tra mobile e pavimento.

#4 L’artista

Quello che sta imparando a suonare uno strumento e si impegna talmente tanto che sei tornato a vivere dai tuoi.

#5 L’innaffiatrice

La signora che vive sopra di te, quella con il pollice verde. Un po’ quelle piante rigogliose le invidi, un po’ ti secca avere sempre il terrazzo allagato.

#6 Il pensionato

Ha tic strani, tipo lucidare per giorni il citofono.

#7 Il custode abusivo

Quello che sta sempre all’ingresso o in zona ascensore e sei costretto a salutare.

#8 L’apprensivo

Quello che ha dodici sistemi di antifurto sensibilissimi, collegati a tutti i telefoni dei condomini. Dopo la sesta volta che tutto suona perché una mosca si è posata sul pomello della porta, l’allarme non è più credibile e finalmente arrivano i ladri.

#9 L’innovatore

Quello che passa il tempo a sfogliare cataloghi. Alle assemblee fa continue proposte di aggiungere cose inutili, tipo il corrimano sull’ascensore o l’impianto antifurto per la casella della posta.

#10 Il moralizzatore

Ti riprende per ogni sgarro. Hai sbagliato cesto della raccolta differenziata, hai perso un foglietto, sei rientrato tardi.

 

Special thanks to Ivan Salvagno

Il mistero della banca svizzera emersa in VIA SPADARI: la storia e le immagini

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In via Spadari angolo via Armorari è sparita l’insegna dell’Unicredit e, al suo posto, è emersa una vecchia e misteriosa dicitura:

vonwiller milano instragram zanattitudine

“ivanzenattitude#cordusio #milano #BancaVonwiller in via Cordusio angolo Armorari #banca #urban #urbanshot #milanodavedere #milanonascosta”

Non proprio questa: questa è la testimonianza instagrammata da Ivan Ortenzi, che ha voluto condividere con noi la storia del banchiere Von Willer e di quello che ha fatto per Milano.

Qualche informazione per partire gliel’ha restituita l’articolo “Quegli svizzeri che contribuirono a costruire l’Italia” di Daniele Mariani, pubblicato nel 2011 sulle pagine digitali di Swissinfo.ch.

“[…] Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, nei primi decenni del XIX secolo la presenza svizzera era più forte nel Mezzogiorno […]” spiega Mariani, che prosegue: “Molti industriali elvetici seguirono le orme di Egg (Jean-Jacques Egg, giunto a Napoli nel 1812 con 100 famiglie zurighesi per creare a Piedimone d’Alife un cotonificio dotato dei primi telai meccanici; N.d.r), in particolare nel Salernitano, dove erano attive le famiglie Wenner, Züblin, Vonwiller, Meyer… Le loro manifatture erano tutt’altro che aneddotiche (il cotonificio Züblin e Vonwiller impiegava ad esempio ben 1500 operai) nel contesto economico non solo meridionale, ma anche mondiale. Tanto che Salerno era a volte soprannominata la «Manchester delle Due Sicilie»”.

Ed eccoci al nostro Vonwiller, fondatore dell’omonima banca i cui resti sono scarsamente visibili a meno che non ci si affacci dal primo piano del palazzo prospicente (all’angolo con via Armorari – la Piazza della Pinacoteca Ambrosiana, per intenderci), oppure si abbia un occhio particolarmente attente o, ancora, capiti tra le mani una cartolina del 1930, come questa  [continua dopo il salto]:

banca milano cartolina inizio 900
banca milano cartolina inizio 900

(Fonte: Flickr)

“[…] Nei capitali del Credito italiano figurano anche istituti di origine svizzera, come la Banca Vonwiller di Milano, la Kuster di Torino e la Banca commerciale di Basilea […]”, spiega il giornalista.

Chi era Vonwiller?

Il nome di un Vonwiller nelle nostre ricerche compare due volte.

La prima parla di un Davide Vonwiller legato alle figure di Federico Zueblin e di Alberto Escher per lo sviluppo delle filande del Ponte della Fratta, nel salernitano, a partire dal 27 marzo del 1829.

In quel giorno “i tre svizzeri incontrarono i tre fratelli Lanzara, noti costruttori locali, con i quali si parlò di un ambizioso progetto. I sei si recarono sulle sponde del fiume Irno, all’altezza di Pellezzano, per visionare i terreni del principe Doria di Angri e della Mensa arcivescovile di Salerno che, che nell’idea di Davide Vonwiller sarebbero confacenti al loro progetto. Il sopralluogo convinse tutti e una volta acquistati i terreni, Wonwiller si procurò velocemente tutti i permessi in modo che già ai primi di giugno i Lanzara poterono iniziare a costruire uno stabilimento di quattro piani da cui, in ottobre, uscirono i primi filati. La direzione generale della neonata filanda fu affidata a Federico Zueblin, quella tecnica al fratello Corrado mentre il terzo fratello, il giovane Gasper, si stabilì a Castellammare per coordinare sul posto la raccolta del cotone. A Vonwiller fu affidata la direzione della sede commerciale di Napoli e Eischel fornì tutte le macchine e le attrezzature per la produzione. Alle spalle di tutti vegliava Augusto Gruber, tedesco risiedente a Genova e da tempo finanziatore delle imprese del Vonwiller.”

Nel 1833 l’opificio svizzero contava già duecento dipendenti, produceva più di duemila quintali di filato. A 23 anni entra di scena, e pure in società, Corrado Vonwiller e il 7 aprile del 1835 fondò la “Schaepler Wenner & Co.”, “che raggiunse in breve tempo ottimi livelli di produzione, impegnando, tra Angri e Salerno, circa 1200 lavoratori […]
(Fonte: I briganti salernitani – Il Mattino via Facebook)”.

E Milano?

Googolando in rete, tra le immagini, non si può non rimanere affascinati dalle cartoline postali di inizio ‘900 che recano l’immagine del castelletto svettante accanto ai resti del maniero meneghino, in piena Piazza Castello. Souvenir di un tempo in cui i Vonwiller erano i nuovi signori di Milano.

Tuttavia, quella da sapere sui Vonwiller è una storia di banchieri e abili commercianti cominciata nel 1819 con Nicolas Vonwiller, mercante di Burgdorf (Svizzera) che a Milano crea una banca commerciale che porta il suo nome.

Nel 1954, la famiglia Zanon di Valgiurata diventa azionista e, tredici anni più tardi, Morgan Guaranty Trust entra nel capitale: la banca diventa Banca Morgan Vonwiller. Dopo la fondazione della Morval, società di gestione patrimoniale in Svizzera (1974), nel 1989 la società di gestione patrimoniale diventa Banque Morval, dopo aver ottenuto una licenza bancaria (Fonte. Morval.ch).

Si svela così il nome del vero Vonwiller e di cosa svela il fascino di quella insegna emersa dopo decenni in via Spadari. Per chi volesse approfondire e fosse particolarmente fortunato, nel 2009 De Vecchi Editore ha pubblicato, di Vieri Poggiali, “Storia della Banca Morgan Vonwiller”; chi ne sapesse di più, può scriverci (info@milanocittastato.it) per proseguire questa storia di Milano ancora sconosciuta.

PAOLA PERFETTI

Art Night Out 2016: i busker di Milano e la mappa per trovarli tra Brera e Tortona

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ArtNightOut
ArtNightOut

Quando sono tornata da Londra, dopo anni di studio all’estero, mi ha colpito come nel nostro Paese la musica di strada fosse sottovaluta. In qualsiasi altra capitale europea, chi ha il coraggio di esibirsi per le strade cittadine, in metropolitana, in piazza, è visto con rispetto, e considerato un artista con la A maiuscola.

La capitale del Regno Unito ha perfino dedicato la riva sud del Tamigi agli Street Performers: South Bank è infatti considerata una vera e propria meta turistica, quotata anche su Trip Advisor.
Chissà perché invece gli italiani tendono a passare con indifferenza davanti alle prodezze musicali dei nostri artisti. Non so per quale motivo si ha la tendenza a pensare che chi suona in strada sia un clochard che stia suonando per chiedere la carità.

Ho presentato al pubblico diverse idee per cambiare questa percezione, finché quest’anno gli organizzatori della notte bianca dell’arte Milanese (più conosciuta come Art Night Out) mi hanno contattato per promuovere e diffondere l’arte di artisti giovani o poco conosciuti.

Niente di più azzeccato includere anche la musica di strada in questa notte speciale, facendola rientrare nel “cappello” dell’arte.

Il Comune di Milano e l’Associazione di Artisti di Strada di Milano hanno collaborato con entusiasmo all’idea e così il prossimo Venerdì 18 Marzo, dalle 19.00 alle 21.00, 10 postazioni nelle zone di Brera e Tortona saranno animate da musicisti esperti e coraggiosi, perché sfidare l’esibizione in strada non è per niente da tutti. Ecco chi saranno alcuni di loro.

ZONA BRERA

B_ArtNightOut

1. Piazzetta Brera: MARINA MADREPERLA

Genere: live music usando basi audio di un vasto repertorio italiano ed internazionale, con prevalenza di revival dagli anni ’60 agli anni ’90 e indossando accessori ed abiti a tema o addentrandosi nel genere soft d’ascolto e/o disco-dance. Si avvale della coreografia di una postazione mobile che consiste in una strutturina graziosa caratterizzata da un gioco di mille lucine.
Chi è: Marina ha maturato oltre 30 anni di musica dal piano-bar alla sala da ballo ed oggi lavoro quotidianamente sulle strade di Milano con gratificazione personale ed artistica. https://www.facebook.com/MarinaCalabreseMadreperla

2. Via Fiori Chiari – Fronte civico n.10, sul lato civici dispari: MICHELE BUZZI

Genere: Country-folk americano e angloirlandese, chitarra acustica e voce.
Chi è: L’inizio fu nei primi anni ’70 con la pasione per Bob Dylan, capirne i testi e da dove veniva quel suo modo di suonare e cantare. Così è cominciato un percorso all’indietro, alla scoperta delle sue radici, che affondavano nello sterminato patrimonio della musica popolare americana e più indietro ancora di quella angloirlandese. L’esplorazione è durata decenni, perchè il materiale da scoprire, raccogliere e studiare è sterminato: antiche ballate, canti di lavoro, canzoni d’amore e di morte, canzoni dei marinai, ferrovieri, vagabondi, fuorilegge, blues e musiche da ballo…Così un giorno, dopo aver ascoltato dal vivo chi cantava per le strade, nei folkclub e nei pub di New York, Londra e Dublino, Michele si è detto: in Italia pochissimi conoscono questo repertorio, che è in gran parte all’origine di molta della musica che tutti ascoltano, e quasi nessuno lo propone suonando dal vivo. Michele lo sa fare, anche bene. E’ cominciata così un’avventura entusiasmante: scendere in strada con una vecchia Gibson acustica, un microfono ed un piccolo amplificatore, con l’obiettivo ambizioso di far scoprire e conoscere quella musica, come la si potrebbe sentire per le strade di Liverpool. C’era il rischio che non fosse capita, che non incuriosisse e non attirasse l’attenzione. Invece s’incantano naturalmente i turisti americani ed inglesi, che conoscono storie e melodie familiari e magari dimenticate, ma anche gli italiani più attenti e curiosi, di tutte le età, che si fermano per Dylan e Cash, ma poi rimanfono ad ascoltare, sorpresi di scoprire che la cultura musicale che li ha nutriti è anche altro. Quindi l’avventura continua, per le strade e nei locali. https://soundcloud.com/michele-buzzi

3. Via Madonnina – Fronte civico n.27, lato civici pari: ANDREA GULLOTTA

Genere: Il suo appuntamento musicale offre la possibilità di vivere in maniera intima le emozioni delle più celebri melodie.
Chi è: Andrea Gulotta, classe 74, cantante e chitarrista, inizia la sua avventura per le strade italiane ed estere nel 1998. Sceglie proprio la strada per partire per il viaggio alla ricerca della sua arte e dei suoi talenti, “perché la strada è l’unico luogo dove la gente è davvero libera di ascoltarti. La strada è dura e non fa sconti. Impari che quanto ricevi è paragonato a quanto dai al pubblico. Ma quando il pubblico di fronte a te è tanto, capisci di essere sulla strada giusta; sai che hai raggiunto la tua anima, la tua arte“. Oggi ripropone in chiave acustica gli stessi brani di quelle band tra cui spiccano artisti quali Simon & Garfunkel, James Taylor, John Denver, Crosby Stills and Nash, Beatles.

4. Via Formentini – Civico n.8, lato civici dispari: VIRGADO – Virginia Veronesi & Riccardo Anfossi

Chi è Virginia: si è diplomata all’Accademia di Musical “MTS”. Cantante e performer di diversi musical italiani, diventa Testimonial per il talent show X-Factor nell’estate 2014, ottenendo un enorme successo in pochi giorni (+di 360.000 visualizzazioni) e facendosi conoscere sul mercato discografico con il primo singolo “When I Was you”. Nell’estate 2015 si esibisce in un piccolo tour “ON THE ROAD” (nel vero senso della parola) per Milano, attirando l’attenzione di passanti e riempiendo di musica le strade della città.
www.facebook.com/VirginiaVeronesi91
Chi è Riccardo Anfossi: diplomato in chitarra moderna, è chitarrista in numerosi progetti musicali e insegnante. Ha collaborato con vari artisti live e in studio. Accompagna la cantante Virginia Veronesi da circa un anno.

5. Piazza del Carmine – Fronte civico n.1, sotto statua: COCìDA

Genere: grandi successi rock pop e addirittura dance anni ’80/’90 per far ballare e divertire tutti quelli che passano, in modo coinvolgente e frizzante.
Chi sono: Davide Benecchi chitarra acustica, Mariano Ciotto Voce e ukulele,Fabrizio Carriero Percussioni. I COCìDA nascono nel 2007 e viaggiano per l’Italia portando il loro spettacolo encoinvolgente composto da cover pop/rock/funk spesso riarrangiate in versione unplugged. grandi successi. www.cocida.it.

6. Via Brera – Angolo Via Fiori Chiari: GL.EM ACOUSTIC DUO

Genere: due chitarre e due voci per arrangiamenti che spaziano dai Beatles a Ben Harper, dai Police a Cat Stevens, Oasis, Verve, Bob Marley, Stereophonics, fino i più recenti Bruno Mars, Avicii, Asaf Avidan.
Chi è Giulio: ottimo appeal sul pubblico, allo stesso tempo, rilassante e piacevole.
Chi è Enrico: rende unico l’arrangiamento dei pezzi utilizzando la sua esperienza e la sua creatività per personalizzare musicalmente le canzoni che hanno fatto la storia della musica degli ultimi decenni. Oramai conosciuti nella scena musicale Milanese.
https://vimeo.com/glem.

7. Via Brera civico n.23: ROBYBLUES (Roberto Pace)

Genere: Piace molto sia alla vecchia che alla nuova generazione.
Chi è: veterano della musica di strada e busker affermato, Robyblues dedica le sue performance al meglio gli anni ’70. Dai Pink Floyd a Santana, fino ai Deep Purple, colpisce la sua bravura nel maneggiare la chitarra. https://www.facebook.com/Robyblues-Blues-Connections-519951618028984/.

ZONA TORTONA

Via Tortona_ArtNightOut
Via Tortona_ArtNightOut

1. Via Tortona – Fronte Civico n. 27, lato civici pari: EDWIN ONE MAN BAND (Edwin Bischeri)

Genere: voce, Chitarra, armonica, kazoo, cajon e cembali.
Chi è: musicista e cantautore on man band. Edwin è un giovane musicista e cantautore di Milano, con alle spalle anni di esperienze live in gruppi e come solista a livello amatoriale. Dopo una carriera in ambito commerciale, abbandona il mondo economico per darsi totalmente alla sua vera passione, la musica. Da quasi quattro anni si presenta al pubblico sulla strada, nei locali e durante feste private, in veste di “one-man-band”, con un set acustico unico e originale. Ha all’attivo più di cinquecento concerti a Milano e in decine di piazze d’Italia. https://www.facebook.com/EdwinOneManBand

2. Via Tortona Ang. via Gasparre Bugatti: VALERIO PAPA GUITAR (Valerio Papa)

Genere: da 3 anni gira l’Italia con la sua chitarra elettrica proponendo i classici immortali del rock, come i Pink Floyd, Led Zeppelin, AC/DC, Deep Purple facendo del Busking uno stile di vita.
Chi è: Valerio Papa comincia a suonare la chitarra elettrica all’età di 10 anni. Suona con il suo gruppo in pub, piazze e qualche palco più importante, come apertura ai Litfiba al Viper Theater o Battle Of The Band all’Hard Rock Cafè di Firenze. A Milano entra in contatto con l’ambiente dei Busker che lo coinvolge molto rapidamente. https://www.facebook.com/valeriopapaguitar.

3. Via Tortona angolo via Bergognone – Sorpresa

4. Via Tortona 10 – Sorpresa

17 marzo 2016: 5 anni di Santeria Paladini con 5 letture inedite

5 scrittori santeria milano
5 scrittori santeria milano

Dove: via privata Ettore Paladini 8, Milano

Costo: ingresso libero

Quando: giovedì 17 marzo, dalle 19

Da 5 anni Santeria Paladini riempie le serate dei milanesi con appuntamenti diversi e sempre di qualità. Stasera, e per 5 giorni, si festeggiano i 5 anni dall’apertura di questo locale eclettico. Si festeggerà con 5 letture in 5 minuti di 5 autori diversi: ogni autore presenterà un libro inesistente di uno scrittore famoso (tipo il seguito del seguito di Shining, o un “inedito” di Kafka, eccetera).

La selezione dei 5 scrittori è stata fatta da Finzioni Magazine, www.finzionimagazine.it, portale digitale che tratta di libri.
Gli scrittori presenteranno, in cinque minuti, i loro “cinque libri della vita”.
La domanda che Santeria si è posta è questa: “questi libri di cui ci parleranno esistono già, o devono ancora essere scritti?” La seconda.

Una serata di inediti a sorpresa letti da 5 autori: Tito Faraci, Giorgio Fontana, Matteo B Bianchi, Sandrone Dazieri (via videomessaggio), Jacopo Cirillo.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. scoprire nuovi autori

#2. quali sono i loro libri della vita

#3. parlare di letteratura

#4. festeggiare i 5 anni di Santeria Paladini

#5. sentire che cosa si saranno inventati

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. altri scrittori oltre ai 5

#2. racconti ironici

#3. delle sorprese

#4. tanti lettori incuriositi

#5. un’ atmosfera piacevole

18 marzo 1848: iniziano le 5 GIORNATE della rivoluzione dei milanesi. Ecco la cronistoria degli studenti del Berchet

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Piazza Cinque Giornate, non solo “Il Coin”.
“Fare un Quarantotto”. 1848 e poi. Cosa è rimasto delle Cinque Giornate che segnarono la rivoluzione dei milanesi contro l’oppressore austriaco, in pieno Risorgimento?

Qualche cannonata visibile ancora sul muro di qualche palazzo di Corso XXII Marzo, dicono.

Qualche leggenda: si dice che dal 18 al 22 marzo anime di cani rognosi o di ribelli ancora alle barricate si agitino nei luoghi delle vicende.

Pubblichiamo la cronistoria dei fatti che è stata ricostruita dagli studenti del Liceo Berchet di Milano in una ricerca. “Da leggere tutto di un fiato….”, consigliano.

Le premesse

I fatti rivoluzionari delle cinque giornate furono preceduti da alcuni momenti di tensione con le autorità austriache che è bene ricordare. Il 10 dicembre del 1846 era morto il conte Federico Confalonieri, nobile patriota milanese che era stato imprigionato nel carcere dello Spielberg. Il conte Arese aveva raccolto tra i cittadini i fondi per il funerale che si sarebbe svolto nella chiesa di San Fedele; il 30 dello stesso mese, mentre Achille Mauri aveva curato l’epigrafe da porre sulla porta della chiesa, epigrafe che fu ridotta da un funzionario imperiale al solo: “A Federico Confalonieri”, senza nemmeno il titolo di conte.
Il giorno del funerale la straordinaria affluenza, singolare per quei tempi, destò preoccupazione nella polizia austriaca che tuttavia si trattenne dall’intervenire. La sera stessa, però, in segno di protesta i Milanesi si astennero dall’assistere allo spettacolo della Scala. In seguito l’episodio si sarebbe ripetuto ogni volta che la cantante fosse stata austriaca, e spesso si verificarono rimostranze antiaustriache nei teatri.

L’anno seguente alla morte dell’arcivescovo tedesco Gaisruck, il popolo e la municipalità chiesero con veemenza la nomina di un prelato italiano. La notizia dell’imminente nomina del vescovo Romilli, che rappresentava il ristabilimento della tradizione di italianità del seggio vescovile ambrosiano, e del suo arrivo a Milano fissato per il 5 settembre, diffuse grande entusiasmo nel popolo, che si preparò ad accoglierlo con un monumentale apparato scenografico. I progetti dei milanesi vennero, però, drasticamente ridotti dal governo austriaco, il quale temendo che l’accoglienza del neo-arcivescovo si trasformasse in una dimostrazione politica, addusse pretesti di tipo economico. La sera del 5 settembre si decise, comunque, per festeggiare, di illuminare piazza Fontana con luci a gas.

In quella atmosfera d’entusiasmo, il popolo esplose in grida inneggianti a Pio IX e all’arcivescovo. Non ci furono fortunatamente contrasti con la polizia, al contrario di quello che avvenne l’8 settembre quando per il primo pontificale del Romilli, si ripeté l’illuminazione. Infatti tra l’eccitazione della folla, un gruppo di giovani intonò un coro in onore dell’arcivescovo; la polizia, intollerante, sotto la guida del commissario Bolza, intervenne rapidamente contro i cittadini usando la forza. Questo fu il pretesto per dimostrare che qualsiasi tentativo di rivolta popolare sarebbe stato duramente represso dalla polizia imperiale.
Il peggio venne quando il primo gennaio del 1848 si mise in atto lo sciopero del tabacco. Infatti verso la fine di dicembre si era svolta un’opera di propaganda a favore dell’astensione dal fumo e dal gioco del lotto, monopoli imperiali, grazie soprattutto al professore Giovanni Cantoni. Nel volantino, che egli scrisse, si dimostrava che fumando ogni milanese avrebbe contribuito a un cospicuo aumento delle finanze austriache; con lo sciopero del tabacco l’Austria avrebbe subìto di fatto delle ingenti perdite. Lo sciopero proseguì senza complicazioni per due giorni, ma il 3 gennaio un decreto imperiale minacciò gravi punizioni per i cittadini che avessero proibito ad alcuno di fumare, ignorando quasi del tutto le proteste del podestà Gabrio Casati. Lo stesso giorno fu distribuito ai soldati tedeschi un falso volantino che riportava ingiurie contro le truppe dedite all’alcool ed al fumo. Nel pomeriggio i soldati lasciati volontariamente in libertà si abbandonarono ad atti di violenza ingiustificati contro i civili, provocando numerosi morti. Quest’episodio di violenza suscitò terrore e odio nei milanesi verso il governo austriaco e aumentò le forti tensioni represse a cui il popolo avrebbe dato sfogo di lì a poco.monforte_assalto

Dopo la violenta strage del 3 gennaio, a Milano regnava una calma sepolcrale per paura di nuove repressioni. I milanesi si astennero dalla vita pubblica rifiutandosi di andare a teatro o a balli di gala, ogni rapporto con gli austriaci fu interrotto, poiché i tentativi di protesta da parte del podestà erano stati del tutto inutili. Tuttavia il viceré bandì un proclama nel quale auspicava che si sarebbe mantenuto uno stato di quiete, al fine di evitare ogni ulteriore inasprimento dei rapporti col governo imperiale. L’episodio avvenuto a Milano ebbe ripercussioni: infatti a Pavia nei giorni 8 e 9 gennaio gli studenti scatenarono una rissa con alcuni poliziotti che fumavano sotto i portici dell’università, col risultato di due morti. Nel frattempo a Vienna si optava per una politica intransigente decisa a rafforzare il potere locale. Gli effetti di tale politica non tardarono a venire: il 22 gennaio si decretò l’arresto di Francesco Arese, Cesare Cantù, Gaspare Ordono de Rosales, Cesare Stampa Soncino e molti altri. Il 30 dello stesso mese fu proibito il transito di armi e di munizioni da guerra, mentre l’1 febbraio venne istituita la censura. A Pavia, di conseguenza, avvennero nuovi disordini e a Milano venivano arrestati l’8 sera Ignazio Prinetti e Linz Manfredi Camperio. Tuttavia non si ebbero sollevazioni popolari come non erano avvenute in seguito alle precedenti rivolte di Napoli e della Sicilia. Le costituzioni concesse dagli altri stati italiani, però, e in particolare quella concessa da Carlo Alberto, destarono nei milanesi la speranza, in caso fossero insorti, di un aiuto contro l’Austria. Si andava organizzando infatti una rivolta. La notizia dell’insurrezione a Vienna, giunta la sera del 17 marzo insieme al proclama imperiale, che aboliva la censura e indiceva un’assemblea per il 3 luglio allo scopo di evitare eventuali subbugli anche a Milano, fu il pretesto per organizzare il giorno successivo una manifestazione tutt’altro che pacifica.

La prima giornata: 18 marzo

I milanesi, seguendo il piano del Correnti, avevano deciso di riunirsi la mattina davanti al Palazzo del Municipio per costringere il podestà Gabrio Casati a richiedere il passaggio del governo alla municipalità. Il vice governatore O’Donnel, rimasto solo, poiché il governatore Spaur era fuggito la notte prima, preoccupato dalla gran folla nel Broletto e consultatosi col podestà sull’opportunità o meno di far intervenire le truppe, decise di ordinare a Radetzky di tenersi a disposizione. La folla attendeva intanto l’arrivo di Casati per accompagnarlo, volente o no, fino al Palazzo del Governo in corso Monforte. Il podestà costretto andò quindi nuovamente dal vice governatore, tuttavia la folla lo precedette e invase il palazzo. Quando Casati arrivò, insieme a Bellati e agli assessori Bellotti, Beretta, Belgioioso e Greppi, andò direttamente da O’Donnel, il quale non si capacitava della situazione. Sotto le pressanti richieste della delegazione municipale, il vice governatore firmò tre decreti in cui autorizzava la formazione di una guardia civica, stabiliva il passaggio del governo al Municipio e imponeva la restituzione delle armi della polizia alla municipalità. O’Donnel venne poi fatto prigioniero per iniziativa di Cernuschi e mentre i decreti venivano letti alla massa dei cittadini in tumulto, fu trasportato nel palazzo Vidiserti, ove si recò l’intera legazione. Il feldmaresciallo Radetzky faceva intervenire nel frattempo le truppe e dichiarando l’invalidità dei decreti estorti proclamava lo stadio d’assedio.

Nelle strade avevano luogo, invece, i primi combattimenti e nei pressi della chiesa di San Damiano si costruiva quella che fu la prima barricata. Le campane della chiesa presero a suonare a martello per richiamare al combattimento, e presto tutte le campane della città suonarono con tale veemenza che alcune si ruppero. Le truppe austriache mobilitatesi occuparono subito il Duomo, dall’alto del quale sparavano i cacciatori tirolesi, Palazzo Reale e l’Arcivescovado. In parte si apprestarono anche ad assaltare il palazzo del Municipio, pensando di trovarvi la legazione; Radetzky minacciò inoltre di usare i 200 cannoni che aveva a disposizione, nel tentativo di spaventare il popolo, anche se questo ormai era travolto da un impeto irrefrenabile. Le barricate sorgevano ovunque costruite con qualsiasi cosa fosse a disposizione: carri, carrozze, mobili, barili, tappeti e perfino banchi delle chiese. Ma occorrevano anche le armi, per questo furono messe a disposizione le collezioni dei nobili, furono svaligiati i musei, si recuperò qualsiasi arnese contundente e se ne inventarono di nuovi; dalle finestre intanto pioveva di tutto, dall’olio bollente alle tegole. Verso sera il palazzo del Municipio fu espugnato nonostante l’eroica difesa degli assediati; ma, con gran disappunto del feld-maresciallo, non fu trovata la legazione, che era invece a palazzo Vidiserti. D’altro canto furono fatti prigionieri circa duecento uomini o forse più, tra i quali il figlio del Manzoni, Filippo. Più tardi gli austriaci furono costretti a rientrare al Castello Sforzesco, loro quartier generale, a causa dell’impeto dei rivoluzionari. Al termine della prima giornata infatti, Radetzky era profondamente sorpreso dal carattere forte e unitario della rivolta, cui partecipò indistintamente ogni ceto, tanto da dire in seguito: “Il carattere di questo popolo sembra cambiato come per il tocco di una bacchetta magica“.

La seconda giornata: 19 marzo

L’indomani, la domenica di San Giuseppe, Milano si presentava come una città trincerata. Le barricate sorgevano ovunque; ve n’erano alcune singolari: quella di Porta Venezia, ad esempio era fatta con i lastroni di granito dei marciapiedi, mentre quella di piazza Cordusio, la più strana, era stata costruita con i libri presi dall’Ufficio del Bollo. Gli insorti si organizzavano sempre più. Era passata parola di fare incetta di viveri e di usarli con parsimonia; nelle case venivano praticate aperture per poter creare una rete di comunicazione; il passaggio dei dispacci da una barricata all’altra fu affidato ai martinitt, (i ragazzini dell’orfanotrofio), e le donne, se non combattevano vestite da uomo, rifocillavano gli insorti e cucivano tricolori. Intanto, poiché il podestà e la legazione nella notte si erano spostati dal palazzo Vidiserti in Casa di Carlo Taverna, facilmente difendibile, Radetzky non trovandoli nuovamente ebbe un’ulteriore delusione. La situazione per gli austriaci non era delle migliori: i loro approvvigionamenti si trovavano infatti al Castello, ma essi ritenevano troppo rischioso farseli inviare, temendo che cadessero nelle mani dei ribelli.

Inoltre le barricate ostruivano le già strette vie della città, impedendo il passaggio della cavalleria. Gli scontri più accesi quel giorno, si ebbero a Porta Tosa, Porta Orientale, Porta Comasina e Porta Ticinese. I Milanesi, se da una parte fallirono nel tentativo di riprendere il Broletto e di convincere alla diserzione alcune truppe ungheresi, riuscirono a conquistare piazza Mercanti e Porta Nuova. Qui risplendette l’eroismo di Augusto Anfossi, colonnello nizzardo che si trovava a Milano per caso, il quale riuscì a vincere un gruppo di artiglieri con pochi uomini. Il feldmaresciallo, dal canto suo, minacciò di nuovo di bombardare la città; avvenne, perciò, che i consoli stranieri residenti a Milano scrissero una nota a Radetzky perché si astenesse da un atto di tale disumanità. La petizione fu firmata dai consoli di Francia, d’Inghilterra, di Sardegna, dello Stato Pontificio e della Svizzera, ma non servì a molto. Al calar della notte si verificò inoltre un’eclissi di Luna che incuté brutti presagi.

La terza giornata: 20 marzo

Episodio_delle_cinque_giornate_(Baldassare_Verazzi)Il lunedì seguente, invece, fu una giornata positiva per i ribelli: le truppe imperiali abbandonavano il centro di Milano – il Duomo, Palazzo Reale, il Broletto, la Direzione di Polizia. Finalmente anche le campane del Duomo poterono suonare e, grazie alla temerarietà di Luigi Torelli, sulla Madonnina sventolò il tricolore che infuse nuovo coraggio nei cittadini. L’occupazione della Direzione di Polizia permise la liberazione di molti prigionieri e l’arresto dell’odiato commissario Bolza a cui Cattaneo salvò la vita dicendo: “Se lo uccidete fate cosa giusta se lo risparmiate fate cosa santa“. Mentre per le strade avvenivano questi fatti, in casa Taverna si presero importanti decisioni. La mattina si era costituito un Comitato di Guerra formato da Carlo Cattaneo, Enrico Cernuschi, Giulio Terzaghi e Giorgio Clerici; ed erano stati nominati dei collaboratori municipali. Verso mezzogiorno fu catturato sulle barricate il maggior Ettinghausen in circostanze non chiare: alcuni ricordano che, preso prigioniero, finse di aver una proposta d’armistizio da sottoporre ai capi dell’insurrezione, altri affermano che egli fosse stato realmente mandato da Radetzky per offrire la possibilità di una tregua. Fatto sta che, dopo esser stato bendato, portato a casa Taverna, dapprima discusse l’armistizio solo col podestà. Casati si dichiarò favorevole a patto che venissero accettate delle condizioni, tuttavia preferì consultarsi con gli capi. Entrarono quindi Cattaneo, Torelli, Borromeo, Correnti, Bonfadini e altri, che non riuscivano a mettersi d’accordo sull’opportunità di accettare o meno, quando giunse la notizia dell’eccidio compiuto da soldati tedeschi nella chiesa di San Bartolomeo; allora risolsero di non accettare e il podestà se ne dolse. Al maresciallo che chiedeva una risposta il conte Borromeo disse: ” I patrizi milanesi sono pronti a morire sotto le rovine dei loro palazzi”. Si racconta poi che il maresciallo, aspettando di essere bendato per venir condotto fuori dalla città, poiché fu lasciato libero di vedere come combattessero i milanesi, rispose: “Addio brava e valorosa gente“. Il popolo bisogna dire che fu felicissimo del rifiuto: ormai non sarebbe più stato possibile allontanarlo dalle barricate. Più tardi il Municipio assunse di fatto il governo della città. Quello stesso giorno Radetzky inviò una lettera ai consoli stranieri dicendo che se volevano fare qualcosa per i ribelli potevano assumersi il compito di mediatori in favore di una tregua di tre giorni; i consoli l’avrebbero proposta il 21 marzo. Era stata rifiutata così una prima tregua ma ne sarebbe stata rifiutata un’altra il giorno dopo?

La quarta giornata: 21 marzo

La situazione volgeva al peggio per gli austriaci che erano stati scacciati al di fuori della cerchia dei navigli tranne che per alcuni capisaldi, fra i quali il Palazzo del Genio. Contro di questi si diresse l’azione degli insorti. Intanto nel mattino, in casa Taverna, ci fu un tentativo prima privato da parte del barone Hubner in favore di un’interruzione dello scontro armato; in seguito i consoli in qualità di mediatori presentarono la proposta di tre giorni di tregua a condizioni, però, che parvero svantaggiose per i milanesi. Ebbene, entrambe le offerte furono rifiutate dopo aver sentito non solo il parere dei capi della rivolta ma anche dei combattenti, decisamente contrari. A mezzogiorno, a portare buone notizie fu invece il conte Martini che, inviato dal re Carlo Alberto per chiedere aiuto, riferì del sicuro intervento del re, a patto però che si fosse dichiarato il Governo Provvisorio. Dopo molte incertezze si accettò questa soluzione e insieme al Governo Provvisorio, di cui fu nominato presidente Casati e segretario Correnti, si istituirono: il Comitato di Vigilanza, il Comitato di Finanza, il Comitato di Sussistenza, il Comitato di Difesa e la Guardia Civica, il cui comando fu affidato a Pompeo Litta.

I membri del Governo erano: Luigi Anelli, Antonio Beretta, Vitalino Borromeo, Azzo Carbonera, Gabrio Casati, Cesare Correnti, Antonio Dossi, Giuseppe Durini, Giulini della Porta, Annibale Grasselli, Marco Greppi, Anselmo Guerrieri, Pompeo Litta, Pietro Moroni, Alessandro Porro, Francesco Rezzonico, Gaetano Strigelli e Girolamo Turroni.

Cinque_Giornate_di_Milano_01Tornando a seguire i fatti che avvenivano nel resto della città, ritroviamo gli insorti vincitori. L’assalto al Palazzo del Genio infatti, se pur con gravi perdite, morì anche Augusto Anfossi, portò alla cattura di 160 soldati tedeschi. Parte del merito va però a Pasquale Sottocorno, che, senza curarsi delle fucilate, zoppicando (era storpio), uscì allo scoperto per andare a incendiare il palazzo. Si fece onore anche Luciano Manara che sostituì Anfossi. Più tardi la caserma di San Simpliciano, il collegio di San Luca e l’ufficio di polizia a San Simone passarono nelle mani dei cittadini; e mentre Radetzky, ormai a corto di viveri, meditava la ritirata, si intensificavano i lanci di palloni aerostatici per informare le campagne e spingerle alla rivolta. Il feldmaresciallo si vedeva infatti costretto a preparare un piano per la ritirata; aveva deciso di abbandonare la città uscendo da Porta Romana, ma per far ciò era necessario, in primo luogo, abbattere gli edifici intorno alla Porta perché non vi si annidassero i milanesi, pronti ad ostacolarlo; e in seguito, tenere le Porte sud-orientali, in particolare Porta Tosa, per coprirsi la ritirata. Tuttavia Porta Tosa fu scelta anche dai ribelli come punto da forzare per poter comunicare con le campagne, e sia il feldmaresciallo che gli insorti avevano stabilito di agire il giorno successivo.

L’ultima giornata: 22 marzo

L’assalto a Porta Tosa fu durissimo e si protrasse per tutta la giornata, poiché ribelli e austriaci avevano schierato tutte le forze disponibili. A un certo punto sembrò perfino che gli insorti stessero per cedere, ma l’impeto e il coraggio di Manara rianimarono il combattimento. Egli riuscì infatti a dare fuoco alla Porta, da cui poterono entrare i contadini, anche se, dopo poche ore, le truppe tedesche se ne impadronirono di nuovo, tenendola fino a che non fosse completata l’uscita dell’esercito dalla città, il che avvenne verso mezzanotte. Durante il giorno invece, mentre parte delle truppe difendeva Porta Tosa, l’artiglieria attaccava dal Castello con un bombardamento durato sei ore, così che i milanesi vennero effettivamente impegnati su due fronti. Con l’aiuto dei contadini che a poco a poco riuscivano a entrare, si impadronirono però dapprima di Porta Comasina, poi seguirono Porta Nuova, Porta Orientale, e infine, quando gli austriaci si furono ritirati, a mezzanotte circa, come si è già detto, presero Porta Tosa e Porta Romana. All’alba i cittadini poterono constatare che il nemico aveva abbandonato Milano e la città era finalmente libera.

Per ricordare la vittoria di Porta Tosa in seguito fu ribattezzata la porta stessa, Porta Vittoria per l’appunto, e si indisse un concorso per il progetto del monumento celebrativo ai caduti che sarebbe sorto in luogo della porta. Tale concorso fu vinto da Giuseppe Grandi, a cui si deve l’obelisco, tuttora esistente, che simboleggia lo sforzo di un popolo per la libertà. Per celebrare i combattenti però non si fece solo questo: se ci si sofferma sulla toponomastica delle vie intorno, si possono ritrovare tutti i nomi dei valorosi patrioti che presero parte alla cacciata dello straniero. Sembra strano quanto un avvenimento accaduto oltre 160 anni fa in realtà sia presente, anche se apparentemente lontano dalle nostre coscienze.

Link e fonte: www.liceoberchet.it


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