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Milano, contaminazioni e visionarietà (parte II): gli anni ’60

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Milano anni ’60: contaminazioni+visionarietà. Il design diventa ‘altro’
Quest’articolo va a zig zag tra la storia recente, non vuole e non può essere esaustivo. E’ quindi essenzialmente uno spunto per osservare come, con la vocazione alla contaminazione ed alla visionarietà, la metropoli meneghina sia riuscita a produrre un ‘miracolo’ dalla vaste implicazioni non solo commerciali ma anche sociali.

Contaminazione, condivisione di idee, creatività, eccellenza manifatturiera

Approfondiamo come la contaminazione tra l’ondata di designers e architetti (quelli diciamo di genio convenzionale come Castelli, Dorfles, Gardella, MunariAulenti, Magistretti, Frattini, Portaluppi, Castiglioni, Giò Ponti, Marco Zanuso ed Enzo Mari – non me ne vogliano i tanti che non cito – e quelli iconoclasti e radicali capitanati dal più famoso Ettore Sottsass) e la maestria e la conoscenza della Brianza industriosa, fece scaturire il miracolo del design anni ’60 tutt’ora in pieno sviluppo come ci confermano i dati più sotto.

Qualche cifra per capire meglio

Il Salone Internazionale del Mobile è il più importante punto d’incontro, a livello mondiale, per gli operatori del settore dell’abitare. La sua prima edizione, a Milano, risale al 1961 e vi parteciparono 328 espositori e 12.100 visitatori; nell’ultima edizione 2016 vi hanno partecipato 2.407 espositori e 372.000 visitatori con una presenza nel ‘Fuori Salone’ che ha superato le 400.000 persone nei 1.260 eventi disseminati nella città ed in Brianza.

Dal taglio di Lucio Fontana in poi…

Possiamo dire – forse azzardando un po’ – che l’edizione 1968 della Triennale di Milano in contemporanea con la Biennale d’Arte di Venezia, alla luce della totale chiusura e contestazione in ambedue le occasioni, abbia segnato il punto catartico di tanti movimenti che volevano – a volte solo in modo velleitario – che il design e la cultura più in generale diventassero qualcosa di più di un mero fatto estetico ed ergonomico, un mix sulfureo di lotte sociali, di visione, di stili e costumi, di laboratorio permanente. Quindi altri spazi e territori non sempre di immediata comprensione. Il design semi artigianale “firmato”, tra le altre cose, se la deve vedere con la produzione industriale. Sta cambiando il modo dell’abitare gli spazi, sia che essi siano commerciali, espositivo-artistici piuttosto che familiari. Ma sappiamo bene quanto questo “abitare gli spazi” abbia un significato trasversale a moltissimi altri ambiti, una nuova vision che innesca nuovi comportamenti e nuovi stili di vita.

Ed ecco emergere varie personalità o collettivi che impressero quel valore aggiunto che definì con più chiarezza la portata del movimento: il designer Sambonet proponeva alla Rinascente, dopo un soggiorno volontario in un ospedale psichiatrico brasiliano, un albero di Natale capovolto, con le palline che pendevano dalle radici contro un’estetica “di addobbo”; Gaetano Pesce stupiva con le sue provocazioni in resina poliuretanica; Fornasetti padre (mentre il figlio Barnaba editava ‘Get Ready’, un magazine underground) spiccava il volo con la sua produzione ai limiti del movimento surreale, mentre Fiorucci apriva la sua prima boutique pop a Milano e Nanda Vigo connetteva aree diverse in bilico tra arte, design e qualcosa di altro difficilmente definibile.

Molti personaggi e gruppi che avevano fatto della genialità iconoclasta il loro mood emersero contribuendo al “Laboratorio Milano“, anche se avevano luoghi di elezione diversi: Gaetano Pesce, ad esempio, era un designer e scultore diviso tra Milano, la Liguria, il Veneto e New York; il Gruppo Strum proveniva da Torino mentre da Firenze partivano gli Archizoom, il SUPERSTUDIO e il Gruppo 9999. Per la costruzione di questo storytelling avvincente e intricato mi viene facile pensare che uno dei punti di svolta che in qualche modo accomunò tutta la classe creativa che orbitava intorno a Milano fosse “il taglio” di Lucio Fontana (il primo datava 1958): tutti questi operatori della creatività contaminata sono passati, quasi per forza, attraverso questa fenditura che permetteva di intravedere l’ “altrove”. Diceva il fondatore dello Spazialismo: “… L’arte sarà un’altra cosa… Non un oggetto, non una forma… L’arte diventerà infinito, immensità materiale, filosofia” (ricordiamo che Fontana ha superato, recentemente, i 21 milioni di dollari di quotazione).

Proprio legato a questa “experience”, cioè alla sua adesione al movimento di Fontana, Ettore Sottsass diventava figura emblematica e driver di questa Milano portatrice di nuove visioni: era architetto, pittore, designer e fotografo ma anche art director, visual designer, promotore di innovazione, allestitore.

Visionario e artista, coglie perfettamente il senso dei tempi in questa citazione: “la preoccupazione, in quei momenti, era disegnare oggetti che non avessero confini precisi dal punto di vista biologico o culturale ma oggetti che accogliessero l’indecisione che c’era nel mondo”, tanto visionario quanto la moglie, quella Fernanda Pivano che tanto ha fatto per tradurre, supportare, diffondere il verbo della rivoluzione letteraria statunitense capeggiata prima da Hemingway e poi dai poeti della beat generation (ma non solo)… Ecco che la casa dei Sottsass in via Manzoni si trasformò in un centro di cultura avanzata con la frequentazione sempre più assidua dell’intellighenzia statunitense, appartenente soprattutto alla beat generation: Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti e Peter  Orlowsky. Il tutto sempre in quella via Manzoni che vedeva strani nuovi negozi accanto alla sede del Centro Domus e della grande rivista omonima, la cui direzione era in mano al Giò Ponti che aveva iniziato la sua poliedrica attività milanese negli anni ‘30, per passare alla sede della Galleria del Naviglio (qui negli anni ’50 nasce il Movimento dello Spazialismo) in cui, nel 1970, Renato Cardazzo ospita “Naviglioincontri – Dove l’arte incontra l’Industria, la Moda, la Chimica, la Musica, l’Architettura, il Cinema” (primo esperimento di grande contaminazione culturale con il mondo delle aziende).

Un’altra figura trainante sulle scene di quegli anni fu Bruno Munari, che con la propria versatilità ha operato in un continuum senza soluzione affrontando in stile libero: pittura, scultura, cinematografia, disegno industriale, grafica, design, scrittura, poesia, didattica e rifuggendo, come molti altri personaggi maturati nel “laboratorio Milano”, ad ogni stretta classificazione.

Parliamo di via Manzoni come scusa per poter elencare il puzzle in apparenza scomposto della città: la ‘Gallerie d’arte Annunciata’ e quella de ‘Il Milione’ che tenne a battesimo astrattisti nell’ante-guerra; la sede della libreria Feltrinelli che a sua volta diffondeva, nelle sale del primo piano, un altro tipo di cultura – quella “Guevariana” unitamente a oggetti del “beat londinese” (in parziale contaminazione con la visione pop di Fiorucci in piazza San Babila) – che avrebbe avuto il suo drammatico punto di arrivo nella morte del suo artefice, Giangiacomo Feltrinelli, durante la preparazione di un attentato da lui portato alle estreme conseguenze personalmente nel marzo 1972 sotto un traliccio a Segrate.

Tutti questi erano i “segni del tempo” con cui si doveva far conto nella città in un turbinio di nuove idee, violenti scontri sociali, rivoluzione sessuale e arte d’avanguardia e nuovi costumi. In qualche modo collegata con la Pivano ed il free Magazine ‘Pianeta Fresco’, molte sono le fanzine e i giornali underground che fiorirono a Milano: oltre al noto Re Nudo, Get Ready, Om, Puzz, Cerchio Magico, Il Giornale Sotterraneo e molti altri) distribuite per strada; la produzione editoriale in qualche modo di frontiera comprendeva però anche riviste come Caleidoscopio che, se pur era editata dal Gruppo Busnelli, ha avuto sempre vita assolutamente libera da vincoli, una libertà garantita a partire dal 1969, da Gianni Sassi e Sergio Albergoni, geniali innovatori e fondatori dell’agenzia ALSA e di numerose altre iniziative culturali innovative (l’etichetta discografica Cramps, il trimestrale di tecnologia e poesia ‘Frankenstein’ e la rivista di letteratura ‘Alfabeta’); la rivista IN che trattava di arte, moda, architettura e design distribuita dal 1970 e fondata da Pierpaolo Saporito e ‘Azimuth’ (durata solo due numeri), una rivista di arte d’avanguardia fondata nel 1959 da Piero Manzoni e Enrico Castellani.

Sul versante ufficiale dei magazine di architettura e design, spiccavano quelli ormai affermati nel mondo come ‘Casabella’ sotto la direzione di Ernesto Nathan Roger, l’eco-istema editoriale di ‘Domus’ che trova nel ‘68 Giò Ponti come direttore, il magazine ‘Interni’ vivo dal 1954 e il mensile ‘Ottagono’ operante dal 1966 …

La scena milanese era in ogni caso fiorente anche di giovani talenti “nativi trasversali” come Maurizio Turchet, designer, artista, fotografo e video maker che passò, in giovanissima età, attraverso esperienze multiple confluite nella preparazione di quella che sarebbe stata la mostra “svolta” della creatività italiana, cioè l’Italian Domestic Landscape, presentata al MOMA di Yew York e alla collaborazione lo studio Mario Bellini che lavorava per il brand Cassina.

Ed è proprio con Cassina che troviamo la preview, agli inizi degli anni ’70, del Fuori Salone che stava prendendo consistenza proprio in via Durini, attraverso una serie sempre innovativa di show room, mostre e performance.

Una smart city introversa

Milano, come ho accennato prima, è una ‘smart city introversa’: trascura o nasconde spesso e volentieri i suoi tesori, di cui moltissimi ancora da scoprire. Due piccole annotazioni a questo riguardo: Nanda Vigo, insieme a Lucio Fontana ed Enrico Castellani, lavorarono sull’androne di un anonimo palazzo per uffici in via Palmanova e Mario Schifano, alla vigilia dell’inaugurazione di una mostra, inviò allo Studio Marconi alcune tele e chiese al titolare di portarle nel parco di Milano perché la mattina seguente le avrebbe fotografate mentre venivano scaricate nel verde: queste foto sarebbero diventate anch’esse opere indipendenti.

Ecco, questa era Milano: questo “carico” di visioni, tensioni, valori ed anche lati oscuri diventa il “segno” che avrebbe rimodellato lo skyline della cultura e del design sino alle sue fondamenta coniugando una doppia parola chiave fondamentale: contaminazioni+visionarietà.

Foto: LucioFontana, ritratto di von Lothar Wolleh – Milano, 1967

Capire la personalità di un milanese dalle sue lampade

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A Milano quando il sole splende, splende davvero. Però a volte piove, a volte il cielo è grigio, a volte perfino cala la notte. Allora è il momento delle lampade.

Ma come in ogni cosa, anche nell’illuminazione il milanese vuole affermare la sua unicità. Per questo dal tipo di lampade che si mette in casa si possono capire molte cose su di lui.

lampadeCapire la personalità di un milanese dalle sue lampade

 

#1 Lampada di design

Da scrivania o a terra. Denota rendita o reddito alto splendente e vicinanza con zone di pregio.

#2 Plafoniera con circolina neon

No, non sei finito in un film degli anni Settanta. E’ il tuo affittuario che si è dimenticato dell’evoluzione delle lampadine.

#3 Led

Tecnologia e risparmio energetico. Potresti essere sulla buona strada per raggiungere uno standard di vita all’altezza delle tue potenzialità.

#4 Tubo neon

O sei in un ufficio o ami la luce psichedelica. Ami gli ambienti freddi. Se è un neon bianco fai uso di droghe.

#5 Lampadina d’annata

D’annata/dannata. Sei sull’elenco del WWF per lo spreco d’energia del tuo filamento incandescente. Oppure sei classe 1930.

#6 Faretti

Sappiamo benissimo che il tuo scopo non era avere luce, ma l’effetto funziona. I faretti possono essere sul soffitto o in terra. Faretto a terra è solo per esibizionismo però fa ambiente. Il faretto a soffitto: non ti spaventa il costo dell’elettricista e cerchi l’apparenza più della sostanza.

#7 La luce riflessa (lama di luce)

Segui le tendenze del mercato e ti piace a luce diffusa. Sei un tipo solare, ami la vita.

#8 Lampadario

Complimenti alla donna delle pulizie che ogni mese lo deve ripassare. Complimenti a te perché per mettere un lampadario adeguato avrai 100 metri quadrati di soggiorno. Nobili.

#9 Candele

Se usi le candele sei una donna. Profumate, ricercate, spesso più costose di un vestito. Purtroppo non aiutano a trovare l’uomo giusto. Vedo-non-vedo… la fregatura.

#10 Lampade a sospensione

O abiti in un loft o tuo padre ha un’officina. Pratiche da pulire, luce ad alto rendimento. Per gente pratica, concreta.

 

#11 Lampade dell’Ikea.

Nomi incomprensibili, talvolta pratiche, talvolta inutilizzabili. Per studenti o per chi rompe spesso le lampade.

Genitori single: a Berlino arriva il buono scuola per chi lavora

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Famiglie composte da un unico genitore, lavoro sempre più precario, o per meglio dire ‘flessibile’ che copre anche le ore in cui gli asili sono chiusi e non si sa a chi lasciare la prole. Avviene in Italia come avviene in Germania, anche se in quella città stato di Berlino le cose vanno meglio che da noi.

Per facilitare la vita a genitori single o con turni di lavoro diversi dagli orari di asilo tradizionali, l’amministrazione berlinese per la formazione e i giovani, il Senatsjugendverwaltung, ha attivato un servizio dedicato a chi lavora la sera tardi, di notte, il mattino presto, e non sa a chi lasciare i figli.

Si tratta di un asilo h24, gratuito come quello tradizionale, con prestazione a domicilio ad opera di un educatore – attenzione, non un babysitter pubblico o a spese del comune.

Ecco come funziona.

Chi decide se attivare il servizio? Un ufficio mette in contatto genitori, aziende e personale educativo. Da questo luogo verranno coordinate domanda e offerta, valutando la legittimità delle richieste.

Chi può aderire al progetto? Il genitore o i genitori che lavorano in orari in cui le strutture per l’infanzia siano chiuse, e devono dimostrare che lavorano in orari particolari e che hanno bisogno di assistenza per i loro figli.

Chi paga? Il Kita-Gutschein, “il buono asilo totalmente gratuito nei tre anni che precedono l’iscrizione del bambino alla scuola dell’obbligo” spiega BerlinoCacioePepe.

Welfare allo stato puro.

Questa assistenza alla infanzia e alle sue famiglie, soprattutto provenienti dalle fasce più deboli, permetterà di trovare un’occupazione per chi voglia fare l’educatore e al contempo darà maggiori opportunità di trovare un lavoro anche ai genitori più ingolfati con la gestione della prole.

Di un esperimento simile avevamo parlato qualche tempo fa a proposito del primo asilo di Milano aperto di notte, che aveva destato non poche critiche. Insomma,  un seme è stato gettato anche qui da noi, ma, come ci confermavano anche le educatrici, siamo molto lontani da un servizio statale aperto a tutti i cittadini.  “In passato si erano proposti per Berlino gli asili aperti 24 ore su 24, ma il Senato berlinese aveva bocciato l’iniziativa. L’idea di garantire educatori a domicilio sembra invece molto più promettente, e così l’amministrazione cittadina ha già messo a disposizione 681.000 euro all’anno per realizzarla”, conclude la nostra fonte. Milano-Berlino 1 a 1, palla al centro.

Fonte: Berlinocacioepepemagazine | foto: magazinedelledonne.it

Quando nelle strade di Milano si faceva il vino

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Fino alle soglie del 1900 era possibile vedere fare il vino ai lati delle strade. 3 o 4 persone pigiavano a piedi nudi l’uva nei tini. Una delle vie in cui si poteva assistere a questo spettacolo era via del Senato.

(Fonte: Corriere della Sera)

 

 

Dalla Svezia la rivoluzione del barcalavaggio

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Una società di Östhammar, in Svezia, ha ideato un sistema di pulizia delle imbarcazioni, sia a motore che a vela. Si chiama RentUnder AB il progetto a caccia di partner europei che vuole lanciare le sue stazioni di autolavaggio per natanti in grado di rivoluzionare il comportamento dei lupi di mare e della loro gamma di servizi.

Il sistema Drive-in Boatwash™ – questo il suo nome – è un’ingegnosa opera meccanica che prevede il movimento di un braccio metallico in grado di pulire contemporaneamente sia lo scafo che il motore in appena 10-15 minuti.

L’idea di Drive-in Boatwash™ è semplice, rapida nell’utilizzo e capace di indurre un comportamento virtuoso in chi possiede una barca o ne gestisce alcune. Insomma:c’è chi si è chiesto come mai nessuno ci abbia mai pensato prima.

Dove sta la rivoluzione?

PER I PROPRIETARI DI BARCHE. RentUnder AB pensa ai proprietari di piccole e grandi barche perché riesce a rimuovere tutte le incrostazioni della chiglia, come i denti di cane, e lo sa fare in poco tempo. Andando ad agire anche sul motore, rapidamente e inducendo la voglia di applicarcisi ripetutamente, ne aumenta l’efficienza. Inoltre, evita l’utilizzo della famosa vernice anti vegetativa, tossica per l’uomo e molto inquinante.

PER GLI IMPRENDITORE DEL TURISMO NAUTICO. Ma a godere di un servizio di questo genere sarebbe anche l”altra faccia della barca’, gli operatori di marina o gli imprenditori del servizio marittimo.
Dotare le proprie darsene di tali servizi significherebbe migliorare i servizi del proprio indirizzo con strumenti user-friendly, moderni, unici in alcune zone dei Paesi, aspetto quest’ultimo non da poco per giocare sull’attrattività del porto e quindi fare profitto.

Questi elementi da soli sarebbero sufficienti a convincere eventuali stakeholders, ma c’è di più: vogliamo parlare del lavoro di rimessaggio che risulterebbe ottimizzato, più rapido e di minor impatto ambientale?

Per chi fosse interessato, ecco un’animazione capace di spiegare bene il sistema:

Per tutti gli altri, la rivoluzione dei mari è partita e ancora una volta sono i Paesi del Nord Europa ad aver buttato l’ancora su un porto che sa di attenzione all’ambiente e voglia di innovare la tradizione.

Per ulteriori informazioni: riveinboatwash.com/en/

Firmiamo l’appello a Renzi per cogliere i benefici della Brexit (Linkiesta)

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Fonte: linkiesta

La Brexit può far ripartire l’Italia, ma servono riforme per attrarre investimenti. Questo in sintesi l’appello rivolto a Matteo Renzi pubblicato da Linkiesta e firmato inizialmente da imprenditori, professionisti e opinionisti. Nell’appello si invita Renzi a dare la possibilità all’Italia, e a Milano in particolare, di poter competere con il resto d’Europa, lanciando un programma di riforme per semplificare il fisco e incentivare l’arrivo di talenti e imprese. Altrimenti, dell’uscita del Regno Unito dall’Europa ne approfitteranno solo gli altri.

Per aggiungere la propria firma all’appello, è sufficiente scrivere una mail a: redazione@linkiesta.it, preferibilmente aggiungendo in oggetto “Firma appello Renzi (Milano Città Stato)“.
In questo link si può vedere il testo dell’appello: Lettera aperta a Renzi

Milano faccia qualcosa per la Scozia: gemelliamoci con Edimburgo

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“Non abbandonate la Scozia”, l’appello di Alyn Smith, eurodeputato scozzese al parlamento. “Il posto della Scozia è in Europa” ha dichiarato Nicola Sturgeon, la premier scozzese, dopo che la maggioranza dei suoi connazionali ha votato per restare nell’Unione Europea.

In questi giorni a Milano si parla di come la nostra città deve ambire a prendere il posto di Londra. Per questo occorre muoversi ora e chiedere a Edimburgo il gemellaggio con Milano.
Sarebbe un gesto tipicamente milanese, di grande significato. Un gesto che segnerebbe la storia di Milano.

Sono almeno 5 i motivi per cui il nostro sindaco dovrebbe chiedere il gemellaggio con Edimburgo.

#1 Firenze non basta 

Il gemellaggio è un legame simbolico stabilito per sviluppare strette relazioni politiche, economiche e culturali. Edimburgo è gemellata con Firenze. Aggiungere Milano in questo momento significa affermare che alla vicinanza culturale rappresentata da Firenze si aggiunge quella internazionale ed economica incarnata da Milano

#2 Marketing pazzesco

Sala ha sempre detto che Milano deve fare di più per promuoversi a livello internazionale. Ha subito una grande occasione per farlo: muoversi ora in soccorso degli scozzesi avrebbe una ricaduta gigantesca in tutto il mondo. Mostrandosi per quello che la nostra città dovrebbe essere: paladina della libertà e dei diritti civili.

#3 Monito per Roma

Gli scozzesi sono un popolo che ha sempre rivendicato la sua autonomia dal potere centrale, pur restando sempre fedeli alla Corona d’Inghilterra: hanno combattuto per lei e hanno contribuito al potere del Regno Unito. Sono in più gli unici ad aver resistito all’impero romano. Sono un popolo fiero, leale, che ora dichiara di volersi staccare da Londra non per vis indipendentista ma perchè gli inglesi li hanno traditi decidendo di portare la Scozia fuori dal suo territorio naturale: l’Europa. Anche Milano è sempre stata leale verso il governo di Roma ed è forse la città in Italia che ha contribuito di più allo Stato italiano. Ma appoggiare gli scozzesi in questo momento storico significa far sapere a Roma che se esagera e va contro la libertà e la volontà dei milanesi, Milano potrebbe dire di no.

#4 Osare di più: cittadinanza estesa 

Ma i tempi spingono per un’azione di maggiore coraggio rispetto al gemellaggio. Milano dovrebbe fare ancora di più. Ad esempio dovrebbe proporre la concedere la cittadinanza onoraria di Milano a tutti gli scozzesi. Sarebbe un gesto di grande significato: gli inglesi vi portano fuori? Vi rendiamo milanesi così resterete in Europa.

#5 Milano capitale d’Europa

In un momento in cui l’Europa è in confusione, Milano può farsi portavoce di tutti gli europei che vogliono aprire le braccia agli scozzesi in fuga da Londra. Con un’azione così tempestiva e di straordinario significato, Milano potrebbe ergersi come la vera capitale d’Europa. Capitale dell’alta politica, della cultura della fratellanza tra i popoli, della libertà dagli Stati nazionali e del diritto degli individui di scegliersi il loro destino.

Un viaggio nella storia

Basta poco per fare accadere tutto questo. Basta convincere il nostro sindaco a prendere un volo per incontrare Donald Wilson, il suo collega scozzese. Con soli 80 euro di biglietto aereo Milano potrebbe scrivere una pagina importante per il futuro dell’Europa, da festeggiare tutti in kilt davanti a Palazzo Marino.

volo

Nel 2016 il sindaco Sala dopo il Brexit attivò il gemellaggio con Edimburgo, tendendo la mano per primo in Europa al popolo scozzese (Libro di storia, 2116)

In Olanda nascono villaggi visionari

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Entro il 2050 quasi 10 miliardi di persone vivranno sulla terra. Questa consapevolezza  richiede la necessità urgente di abitazioni di tipo auto-rigenerative e che seguano sviluppo della comunità. Le materie prime, come l’acqua che è sempre più preziosa, l’approvvigionamento di cibo sano e la sempre minore quantità di terra coltivabile sono le prime questioni globali da affrontare. Dove andremo a finire? Nei villaggi di Regen già potrebbe essere un buon punto di partenza.

small-regen-villageSiamo in Olanda, che del modello visionario e dell’approccio olistico ha fatto lo strumento delle fondamenta di un nuovo stile di vita.

Nei villaggi basati sul modello Regen i nuclei abitativi sono da poco arrivati a 100 unità. Dalle diverse tipologie, è chiaro, ma tutte pensate per una comunità autosufficiente nelle quali le case sono orti, progettate per coltivare frutta e verdura.

Non per sé: ogni elemento di Regen contribuisce al benessere e al fabbisogno dei compagni di di villaggio.

Il sistema vede interconnesse le case le une con le altre e tutto si muove sulla base della  condivisione sociale.

regen village 03Passando dall”ego‘, il più stretto individualismo, per arrivare all’eco, la comunità è stata fondata per produrre ciò che può sostenere e gli piace.

Il valore sociale, le famiglie sostenibili, la responsabilità sociale sono importanti quanto il rispetto delle regole condivise.

Il perché di tutto questo lo spiega la schermata dal sito ufficiale del progetto, questa:

regen village 01

La opportunità. Entro i prossimi 30 anni la dimensione della classe aspirante raddoppierà a 4 miliardi, creando un’enorme domanda per i disegni di quartiere integrati.

La soluzione. La sostenibilità e la sharing economy.

regen village 04‘E’ questo il futuro delle comunità e del loro stile di vita?‘ pone come domanda Collective Evolution a proposito del progetto Regen Village. ‘Voi ci vivreste?’, conclude [fonte: pagina Facebook].

Una smart city in piena regola.

www.regenvillages.com

Classifica del Times 2015-16. Disastro Milano: nessuna università nelle top 200 del mondo.

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Migliori università del mondo. Nelle prime 200, 63 sono americane, 34 inglesi, 20 tedesche, solo 3 sono italiane, di cui nessuna nelle prime 100. Per Milano è un disastro: nessuna delle nostre università risulta nelle prime 200 al mondo secondo la classifica 2015-16 della Times Higher Education (THE), considerata la più importante e più completa al mondo nella misurazione della qualità dell’insegnamento accademico.

La classifica. Al primo posto c’è la California Institute of Technology, seguita da Oxford, Stanford, Cambridge, il MIT e Harvard.

Milano e le altre città europee. Il confronto con le principali città europee è impietoso. Londra ne piazza 6 nelle prime 30 (a cui si potrebbero aggiungere anche Oxford e Cambridge). Berlino ne ha due nelle prime 100 (Humboldt e Freie). Cinque delle migliori 200 sono a Parigi, Stoccolma ne ha 3, Amsterdam 2, così come Barcellona. Milano è a zero, superata in Italia da Pisa (con 2) e Trento.

 

ranking italia

 

I parametri di misurazione. La classifica del Times, considerata la più importante del mondo, valuta la qualità dell’insegnamento in base a 5 parametri: insegnamento, pubblicazioni, risultati degli studenti nel mondo del lavoro, internazionalità e ricerca.

E le milanesi? Milano risulta staccata e di molto da tutte le città con cui dovrebbe misurarsi in questo settore. L’unica nelle prime 300 è il Politecnico. Statale e Bicocca sono entro quota 400, la Cattolica è attorno alla 500ma posizione. Nella classifica è evidente lo stato di crisi del sistema universitario italiano. Se Milano vuole competere con le migliori città d’Europa deve riuscire ad affrancarsi da un sistema che risulta perdente e provare a proporre un nuovo modello, che le consenta di attrarre i migliori studenti, i più bravi ricercatori e di mettere in luce i suoi insegnanti più qualificati.

Per una proposta di riforma del modello di istruzione a Milano Città Stato: ISTRUZIONE ACCELERATORE DELL’INDIVIDUO

I 10 modi migliori per prendere una MULTA a Milano

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A Milano danno una multa ogni 9 secondi. Facciamoci tutti un bell’applauso. Non tanto perché siamo disattenti o antisociali, quanto per la pazienza di venire munti in questo modo.

Comunque le multe non sono tutte uguali. Adesso ci facciamo un bel ripassino delle classicone.

multa a MilanoI 10 modi migliori per prendere una multa a Milano

 

#1 Parcheggiare sul marciapiede

Devi capire l’umore del vigile e se è tollerato, perché in molti posti è più facile venire multati parcheggiando negli appositi spazi che sulle aiuole.

#2 Strisce bianche, blu e gialle

Bianche, niente multa. Blu paghi e la multa te la fa l’ausiliario. Giallo: residente o portatore di handicap. Il fatto è che le bianche non le ha mai viste nessuno.

#3 ZTL

Con telecamere fissate in alto e cartelli ben visibili. Tuttavia, per quanto uno studi la geografia della ZTL prima o poi ci cade dentro.

#4 Divieti di accesso

Divieto esclusi mezzi strani o orari. Nemmeno sulla Divina Commedia c’erano tutte queste esclusioni. Dopo che hai letto tutto hai più dubbi di prima.

#5 Cartello con lunghe descrizioni

Per leggere tutte le esenzioni, gli orari, le deroghe all’accesso, hai preso la multa per divieto di sosta.

#6 Corsie preferenziali

Ho scoperto mio malgrado che non si chiamano preferenziali perché puoi fare come preferisci.

#7 Area C

Non hai guardato l’orologio, hai superato il numero di ingressi o ti sei dimenticato di pagare.

#8 Autovelox

Non sei milanese se non hai preso almeno una volta una multa sul Ghisallo all’arrivo dell’autostrada. Il flash non è quello di Corona.

#9 Multe seriali

Entri più volte nello stesso accesso non consentito e ti arrivano trenta verbali. Alla quantacinquesima multa ti rendi conto che non potevi passare di lì. Lavori forzati, mutuo o fuga all’estero.

#10 Multa per multe non pagate o pagate in ritardo

Multa della dimenticanza. Pensi di qui, pensi di là, e ti sei dimenticato la multa. Un classico.

IVAN SAL

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5 chicche vintage a Milano – MAPPA

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Tra le mode che caratterizzano Milano in quest’ultimo decennio c’è senza dubbio quella del vintage. Tutti i grandi brand hanno fatto a gara per riportare in vita i ruggenti anni ’20, le gonnellone anni ’50-’60, le zeppe Seventies e persino il grunge anni ’90.
Ma non sono (non sempre) le rivisitazioni operate dai brand a interessare il vero amante del vintage, bensí i negozietti nascosti, le bancarelle sui Navigli, le vere chicche che solo un occhio attento scova tra i marchi che tutti conosciamo già.

Ecco allora il vintage della Milano che un vero vintage addicted non dovrebbe perdersi:

CLICCA SULLA MAPPA

mappa milano vintage#1. Napoleone

Via degli Arcimboldi, 5.
Chi davvero si intende di vestitini introvabili, salopettes di jeans extralarge, pois e righine non puó non conoscere questo pilastro del vintage milanese. In via degli Arcimboldi, nel mezzo di una passeggiata per via Torino, la sosta è d’obbligo, non fosse altro che per i Levi’s!

#2. East market

L’appuntamento della domenica (informarsi sulle date e i programmi)in quel di Lambrate, via Privata Giovanni Ventura, dal 26 giugno tutto da gustare nella versione estiva East Market Summer Edition. Metri e metri di bancarelle second hand, il paradiso esiste e si trova a Lambrate.

 

#3. Hangover

Un nome un perché: come restare ebbri tra vestitini, maglioncini, scarponcini in puro stile anni ’60 ma non solo. Da Hangover infatti si trovano occhiali da sole, bomberini anni ottanta e brillantina per i gusti più soft; calze a rete, corpetti dark e guanti in latex per quelli pù dark. In viale Gabriele D’Annunzio, a pochi passi dalla Darsena.

#4. Big Wolf 74

Il lupo di mare di Ticinese è Lui, il gestore di Big Wolf 74 in via Scaldasole. Una tappa obbligata per perdersi tra le proposte che il nostro mentore dall’impeccabile tenuta steampunk e che propone camicie hawaiane, magliette extralarge di band londinesi di altri tempi, doc Martens vissute da più piedi. Da mettere alla prova!

#5. Fiera di Sinigaglia

Il classicone numero 1, il mercato delle pulci più antico e amato dai milanesi, che nel corso degli anni ha cambiato più volte il suo quartier generale, per poi tornare sulle sponde di Ripa di Porta Ticinese. Cos’altro aggiungere? I fumetti introvabili, il meglio della bigiotteria indiana (?), il vinile dei Joy Division che vi mancava per completare la vostra collezione… è tutto qui!

Fuori dai centri commerciali e indossate le vostre blue suede shoes!

CLICCA SULLA MAPPAmappa milano vintage

7 idee per start up milanesi

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Da sempre l’uomo coltiva dentro di sé la pulsione generativa. Quindi o appaghi questo bisogno facendo figli oppure apri una start up. Le start up milanesi non si contano, sono tantissime e ne spuntano di nuove in continuazione.

Ci sembrava giusto dare i nostri suggerimenti in materia.

start up milanesi7 idee per start up milanesi

 

#1 Creazione di una community che si scambia le case dove vivere a Milano.

Per vivere ogni volta in una zona diversa. La si potrebbe chiamare homemore.

#2 App di quelli che corrono al parco, sincronizzandosi in modo da vestirsi tutti uguali (es. questa mattina tutti arancioni).

La chiamerei “appettorina” e tutti quelli che la scaricano entrerebbero in una classifica che misura quanto corrono. Potremmo pensare a un sacco di categorie: migliore tempo al chilometro, migliore costanza (ore di corsa a settimana), tragitto più lungo, e mille altre.

#3 Appetito.

L’app che ti segnala i buffet gratuiti degli eventi e ti permette di lasciare recensioni. Così gli organizzatori per paura di ricevere dei pessimi feedback la smetterebbero di lesinare sul catering.

#4 Appagato: per pagare multe e bolli con carte di credito (online).

Dovremmo per forza chiamarla “appagato”, sia per la soddisfazione di non doversi alzare dal divano e di evitare le code, sia perché il feedback di chi riceve il pagamento sarebbe un’icona con una ricevuta timbrata dalla scritta “ha pagato!”

#5 App per dare feedback sui servizi alla pubblica amministrazione.

Ma soprattutto per suggerire agli utenti come fare per districarsi nel dedalo della burocrazia moderna.

#6 App per risolvere i problemi del mondo.

Tu inserisci un problema e il mondo di iscritti alla App contribuisce a elaborare la soluzione. Praticamente è quello che avviene su Facebook ogni volta che qualcuno fa o dice qualcosa. Magari non si trova la soluzione, ma almeno riusciamo a liberare le nostre bacheche dai saccenti.

#7 App per suggerire idee di start up e trovare qualcuno che ti aiuti a realizzarle.

Se è vero che le start up milanesi sono così tante allora non sarebbe male avere un territorio comune nel quale tutti possono mettere a disposizione le loro forze per contribuire a realizzarle.

Milano, anni 1923-1943: appunti sulla contaminazione creativa (parte I)

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Milano ha sempre dato prova di dare il meglio nelle situazioni difficili.Una serie incredibile di accavallamenti, contaminazioni, creatività, ricerca sperimentale ed altro ancora sono alla base di quest’articolo focalizzato sulla Milano degli anni ante-guerra, quella stessa Milano che il termine arti visive viveva già come restrittivo. Analizzando solo brevemente la storia di quel periodo, riesce più facile comprendere da dove provengano la creatività e la forte attitudine alla sperimentazione e all’innovazione, così caratterizzanti la capitale meneghina dei giorni nostri; conoscere le radici fa bene al futuro. 
Milano, per eccellenza città nel mezzo (Mediolanum, il cui significato etimologico in latino sembra possa essere “località in mezzo alla pianura” oppure “luogo fra corsi d’acqua”), quasi ‘medium’ tra mondi diversi e il passato ed il futuro della nostra nazione, presenta una texture artistica e sociale straordinariamente liquida e votata alla contaminazione estrema.

In questa breve raccolta di note (le fonti sono rare e non sempre sicure) vediamo come nel periodo 1923-1943, in un lasso di tempo, dunque, che contempla anche anni difficilissimi nella vita della nostra città, si sono venute a creare nell’ambito dell’arte/architettura/grafica/design/fotografia, una serie di straordinarie (e poco conosciute) contaminazioni che hanno fatto da trampolino di lancio alle tre vere e proprie “ondate” di innovazione/creatività nel dopo-guerra milanese: il boom economico anni ’60 affiancato nell’arte dalla nascita dello ‘Spazialismo”, uno dei movimenti topici dell’arte moderna mondiale; l’ondata del design anni ’70/’80 che vede il design fibrillare e, a partire dal Salone del mobile, dilagare per le strade della città (a questo riguardo l’attività di Cassina è stata pionieristica agli inizi degli anni ’70 per quanto riguarda il ‘Fuori Salone’) e l’ondata della moda e della Fashion Week anni ’80/’90.

Ecco qualche particolare sulla contaminazione nell’ambito delle arti visive connesse a vasti rami produttivi, nel periodo 1923-1943.

Iniziamo dal 1923

che segna la nascita della Triennale, manifestazione che trova la sua definitiva consacrazione e sede – dopo gli inizi nella Villa Reale di Monza – nel 1933 a Milano, con l’obiettivo di stimolare l’interazione tra il mondo produttivo e le arti applicate. In quest’ottica, negli anni, la Triennale ha assunto un ruolo di amplificatore mediatico e di grande aggregatore della bio-diversità culturale che andava a caratterizzare la metropoli.

Proprio nel primo anno di vita a Milano, la Triennale segna l’importante presenza di Gio Ponti, che porta nella rassegna il Razionalismo italiano, unitamente ad una serie di artisti che segneranno la storia dell’arte nazionale ed internazionale: Giorgio De Chirico, Mario Sironi, Massimo Campigli e Carlo Carrà.

Altra data topica è il 1928,

anno della fondazione della rivista Domus ad opera di Gio Ponti: quest’ultimo, promotore e driver della grande contaminazione milanese, merita una menzione particolare. Fu architetto – suoi, tra i tantissimi progetti, il Pirellone, la Clinica Columbus e i Palazzi Montecatini in via Turati; designer, iniziò negli anni ’30 con la strategia di disegno industriale della società della Richard Ginori, che è come un seme piantato nel DNA meneghino, anticipatore dell’ondata del design nella Milano del dopo-guerra; poi saggista, scenografo teatrale, pittore e fotografo sperimentale. Ponti, nel 1932 sulla rivista Fotografia, marca la distanza della fotografia dalla pittura e ne afferma l’autonomia di linguaggio. È il prodromo per il successivo sviluppo di una visione trasversale e il presupposto per la nascita dell’astrattismo italiano che vede il proprio centro nella galleria Il Milione. Intanto, un fervore entusiastico percorre la scena milanese – con molte diramazioni a Como, Torino, Venezia, Roma, Frascati …: nel 1928 nasce Casabella, una storica rivista di architettura, urbanistica e design e Pagano, uno dei suoi direttori, è anche animatore in un cineclub fondato insieme a Comencini e Lattuada (due grandi del cinema italiano); lo stesso Lattuada liceale fondò, nel 1932, insieme ad Alberto Mondadori e Mario Monicelli (altro grande regista del cinema italiano), la rivista Camminare. Fondatore dello Studio omonimo nel campo della grafica, nel 1933 Boggeri collabora con Xanti Schawinsky e giovani grafici come Bruno Munari, Erberto Carboni e Max Huber; proprio quest’ultimo, stabilitosi a Milano nel 1940 e lavorando all’interno dello Studio Boggeri, porta con sé le contaminazioni di forte valenza internazionale costituite dalle influenze del futurismo russo, della fotografia d’avanguardia e della vicinanza con Max Bill e Hans Neuburg. Insieme al designer Abe Steiner, la cui prima mostra grafica risale al 1940, costituivano nella VII Triennale di Milano la coppia di formazione più internazionale del panorama artistico/grafico degli anni ’30/’40.

Nel 1929

la rivista di fotografia “Luci e ombre” si apre col commento di Antonio Boggeri, figura chiave del rinnovamento grafico oltre che fotografico. Nel frattempo la fotografia avvia un fortissimo rinnovamento legato anche alle sperimentazioni fotografiche d’avanguardia con la partecipazione di Veronesi (artista e fotografo), Grignani, Munari, Muratore (tutte e tre operanti, anche se con personali e caratterizzanti particolarità, nell’ambito della grafica e del design). Franco Grignani proveniva per esempio dal secondo futurismo; si avvicinò poi all’astrattismo geometrico e al costruttivismo, sviluppando alla fine i propri interessi nell’ambito ottico visivo, con una ricerca anticipatrice dell’optical art , che danno corpo a quella linea “sperimentale” tendente all’astrattismo in fotografia. Un maestro riconosciuto invece della contaminazione e sperimentazione che interessa grafica e fotografia è stato Albe Steiner. Proprio questa contaminazione estrema trova, nel pieno della guerra, cioè nel 1943 con l’annuario di Domus, la sua sintesi. Importanza decisiva viene riconosciuta nell’annuario agli apporti provenienti dal mondo della grafica con la presenza di Antonio Boggeri, Erberto Carboni, Franco Grignani, Bruno Munari, Remo Muratore, Marcello Nizzoli, Albe Steiner e Luigi Veronesi. Gli stessi sono protagonisti del rinnovamento grafico e tipografico che si diffonde in Italia sin dagli anni ‘30 con la V Triennale di Milano del 1933, anno in cui viene fondato da Attilio Rossi il mensile “Campo grafico”. Ricordiamo che per primi Bruno Munari ed Erberto Carboni arrivano a disegnare nuove relazioni tra fotografia e grafica. Ancora qualche notizia sul milanese Munari, definito “uno dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del XX secolo”: partendo giovanissimo dal futurismo arriva, attraverso una camaleontica attitudine leonardesca, allo spazialismo di Lucio Fontana.

Ecco i terreni di azione: pittura, scultura, cinematografia, disegno industriale, grafica nell’arte visiva; in quella non visiva: scrittura, poesia, didattica.

L’Astrattismo

fu un grande collettore di talenti e fu il driver portante di una forte accelerazione per tutto il settore sopra descritto. L’Astrattismo in Italia presenta – alle origini – due correnti: la prima, vicina alla galleria Il Milione di Milano con Belli, Mauro Reggiani, Lucio Fontana, Atanasio Soldati e Luigi Veronesi, intenti ad esprimere la bellezza geometrica con un atteggiamento istintivo; la seconda è rappresentata da un gruppo artistico fiorito a Como con Mario Terragni, Manlio Rho e Mario Radice e si riconosce nelle esperienze del Bauhaus sino all’astrattismo geometrico puro costruttivista.

Ricordiamo che l’apertura della stagione dell’astrattismo in Italia fu la mostra di Kandinskij nella Galleria Il Milione del 1934;  questo luogo diventa in breve il centro delle esperienze astratte italiane ed è proprio a Il Milione, nel novembre-dicembre dello stesso 1934, che la galleria presenta nella prima mostra dell’astrattismo italiano i pittori Oreste Bogliardi, Virginio Ghiringhelli e Mauro Reggiani; tra la fine dell’anno e il gennaio 1935, propone inoltre Luigi Veronesi con Josef Albers. Nel corso del 1935 Il Milione presenta personali di altri astrattisti italiani: Lucio Fontana, Osvaldo Licini, Mauro Melotti e Atanasio Soldati.

La Triennale del 1936 è, per la seconda volta dopo l’edizione del ’33,

un vero e proprio incubatore di sintesi e contaminazioni essenziali allo sviluppo futuro di Milano. All’interno del Parco viene collocata la fontana di Mario Radice (uno dei maestri dell’astrattismo italiano), attualmente ammirabile all’ingresso di Como. La presenza straniera è di altissimo livello con Le Corbusier (architetto, urbanista, pittore e designer svizzero), Alvar Aalto (architetto, designer finlandese) e Max Bill (architetto, pittore, scultore, designer e grafico svizzero). Nello stesso anno, Giovanni Scheiwiller, padre di una prossima figura (Vanni Scheiwiller) centrale della cultura milanese del dopo guerra, nel 1936 fonda la sua casa editrice “All’insegna del Pesce d’Oro” oltre ad essere per decenni il direttore della libreria Hoepli.

Siamo quasi alla fine di questi miei appunti sparsi: Alberto Lattuada, ancora lui, nel difficile clima bellico, riuscì ad allestire una retrospettiva di film francesi per la Triennale di Milano del 1940 portando scalpore e conseguenti problemi giudiziari.

Il 1943 è una data importante ed è proprio con lo speciale “FOTOgrafia” di Domus di quell’anno, che terminiamo questa breve carrellata (che, data la scarsità di fonti controllabili, può presentare errori od omissioni), un’uscita che segnò, in quell’anno terribile, la consacrazione definitiva al “moderno”, un moderno che a Milano rifuggiva dagli schemi precostituiti e che dava sempre più attenzione alla prassi sperimentale e trasversale e al multidisciplinarismo, cifra che ha caratterizzato così tanto la Milano dei primi del ‘900 sino ai giorni nostri.

#EXPOP2016: oggi al Vivaio Riva la gara dei progetti più visionari della città

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Solo oggi al Vivaio Riva di Via Arena si potrà partecipare a “EXPOP: LA VISIONE E’ REALTA’“, la quinta edizione di Expop, la vetrina di progetti visionari organizzata da Vivaio, associazione no profit, apartitica, che ha l’obiettivo di favorire l’ideazione e lo sviluppo di progetti che possano fare diventare Milano una città leader a livello mondiale attraverso il coinvolgimento attivo dei cittadini.
Dopo la conferenza stampa di ieri, venerdì 24 giugno 2016 presso LAB – Triennale, dove sono stati svelati progetti e progettisti, alle ore 10 di oggi, sabato 25 giugno 2016, prende il via un evento unico nel proprio genere, con una location altrettanto speciale, i cui si possono votare progetti per cambiare Milano.

Vedremo che sarà il successore dei vincitori degli anni passati: Il Parco Orbitale, Il Giardino sonoro, Lo Scooter Sharing (realizzato poi dal Comune di Milano e ora anche da Roma), Wooding e il Bosco Immobile.

LA LOCATION. Vivaio Riva (via Arena 7, Milano). Il Vivaio Riva è il luogo in cui Expop è nato e considerato che nel 2017 sarà a rischio chiusura e questa potrebbe essere l’ultima sua annata, l’Associazione Vivaio cercherà di coinvolgere i cittadini allestendo qui la sua fiera di progetti visionari e dedicando proprio al Vivaio da Salvare una delle sue idee visionarie.

L‘IMMAGINE. Per racchiudere sotto un’unica immagine tutti i progetti visionari che potranno rendere Milano un luogo straordinario è stata selezionata un’opera d’arte contemporanea di natura naive, Il Venditore di Tappeti Volanti dell’autore Elio Nava (olio su tela, 110 cm x 130 cm, 1998, collezione privata). E’ l’estratto di una fiaba moderna per adulti e bambini in cui la fantasia dell’autore e la sua passione per il mondo delle maschere e i carnevali europei si mescolano ad un’esplosione di colori. [LA STORIA: http://www.expop.org/expop-2016- anteprima/]
I PROGETTI SELEZIONATI. Sono suddivisi in 4 macro aree tematiche:

A) SEZIONE VALORIZZAZIONE E SOCIALIZZAZIONE DEI QUARTIERI
B) SEZIONE LIFESTYLE – CIBIAMOCI
C) SEZIONE VOLONTARIATO
D) SEZIONE ‘STAND ALONE’

FUORI CONCORSO: LA SEZIONE SPECIALE AISEEC CON I PROGETTI DEGLI STUDENTI PROVENIENTI DA OGNI PARTE DEL MONDO.

invito expopLE VOTAZIONI. Ciascun progetto dialogherà con gli altri in un percorso animato all’interno di Vivaio Riva e una mappa farà da bussola per scovare tutti i progetti. I progetti andranno votati sulla mappa con un punteggio da 0 a 5.
IL VINCITORE. Come ogni anno il vincitore viene scelto in base ai risultati del voto popolare (peso 50%) e del voto della giuria (direttivo Vivaio- peso 50%). Il progetto che avrà totalizzato più punti sarà insignito dell’ambito riconoscimento di vincitore di Expop 2016 e avrà visibilità ai Vivaio Awards 2016

#EXPOP2016: I PROGETTI

Dalla ventina di progetti pervenuti o scovati da Vivaio, dieci sono arrivati alla finale.
Professionisti, artisti, imprenditori, persone animante dal sacro fuoco del rilancio di Milano come capitale mondiale della cultura, della qualità del vivere e delle imprese innovative, hanno raccontato la loro idea e le hanno dato una forma.

Oltre ai progetti di questa V edizione di EXPOP sono state selezionate anche le proposte pervenute dai giovani studenti di tutto il mondo e aderenti ad Aiesec, la più grande associazione giovanile a livello internazionale che promuove leadership e talento attraverso programmi di scambio – studio e lavoro. Aiesec ha raccolto idee per Milano capitale internazionale di innovazione provenienti da Ghana, Russia, Serbia, Cina.

La partecipazione a Expop e libera e gratuita: tutti possono intervenire, votare il progetto migliore della quinta edizione.
L’appuntamento è per il 25 giugno al Vivaio Riva (di fronte a via Arena 7) per scoprire e votare i progetti più visionari di Expop 2016.
I vincitori verranno proclamati dal 1 luglio sul sito www.expop.org

I PROGETTI SELEZIONATI PER EXPOP 2016 (in ordine alfabetico)

1.BON
Milano Capitale Mondiale del Cibo Sano. #cibosanoaMilano #EXPOP2016

bon
BON è il primo progetto finalizzato a promuovere il cibo sano e la creazione di menù salutistici e bilanciati in tutti i ristoranti e bar, tavole calde, gelaterie, bistrot e mense aziendali della città.
BON promuove menù in porzioni ragionevoli per la riduzione degli sprechi, metodologie di cottura salutari, menù gluten free e bilanciati, nonchè l’utilizzo di materie prime di origine biologica.
BON e cultura del cibo che fa bene, ed attivo in un programma di comunicazione efficace presso ristoranti, bar, tavole calde e gelaterie supportandoli con formazione continua.
BON promuoverà la creazione del primo CENTRO DEL CIBO SANO, dove i produttori locali potranno essere presenti a rotazione su base settimanale al fine di far conoscere i propri prodotti. I ristoratori potranno presentare i propri menù salutistici. Verranno realizzati convegni sul tema della sana nutrizione e verrà pubblicata la prima rivista interamente dedicata al cibo sano di Milano.
BON e un’idea di Deborah Cantarutti

2. GENERAZIONE ALTRUISTA
#GenerazioneAltruista: diamo impulso all’altruismo dei giovanissimi con una #app e un premio annuale#EXPOP2016

generazione altruista foto
GenerazioneAltruista è l’iniziativa di MilanoAltruista (www.milanoaltruista.org) per supportare la crescita di una generazione di giovani socialmente consapevoli che preferiscono fare qualcosa piuttosto che voltarsi dall’altra parte quando vedono situazioni di bisogno, violazioni dei diritti umani e civili. GenerazioneAltruista si propone di ispirare, supportare e celebrare i giovani che vogliono fare qualcosa per rendere il mondo un posto migliore. Interessa far scoprire il volontariato ai giovani (12-25 anni) che non possiedano già una motivazione forte in tal senso. Sono focalizzati in particolare sui giovanissimi.

3. MARTESANGELES
#Martesangeles:un canale Facebook per riscoprire e valorizzare i luoghi lungo #Naviglio #Martesana #MelchiorreGioia #Crescenzago #EXPOP2016

martesangeles
La valenza innovativa di Martesangeles è la Martesana in sé. Martesangeles è un canale Facebook per mettere in circolo le idee. E’ un progetto di ri-scoperta dei luoghi che si snodano dalla fine di Melchiorre Gioia a Crescenzago, toccando cio che si trova a diretto contatto con il Naviglio Martesana ma anche i luoghi limitrofi su Viale Monza. E’ valorizzare cioè far vedere cio che è stato conosciuto poco fino ad oggi sfruttando risorse già esistenti nel Naviglio ma anche implementandone man mano il significato e il valore aggiungendo a queste attività sociali/eventi in un disegno più grande. E’ una pagina con valenza ecologica che verrà supportata da campagne di sensibilizzazione in collaborazione con alcuni artisti e con gli abitanti del quartiere. Come? Mantenendo un occhio di riguardo al racconto per immagini, delle architetture industriali e non. Attraverso la creazione di eventi in co-partecipazione con i luoghi del naviglio della Martesana (es. spettacoli teatrali, pic-nic al parco, lezioni di yoga, serate a tema, ecc). Con l’organizzazione di campagne sociali che invitano a riflettere sul perché c’è bisogno dell’ecologia. Con la creazione di un brand che non si pone con termini difficili alla comunità del naviglio Martesana ma che accetta tutto e tutti con umiltà.
MARTESANGELES e un’idea di Vittorio Pascale – Vincenzo Aprile

4. MEETALE
Meetale è un incubatore di scrittori digitale: con metodi analitici scoviamo i talenti della
letteratura di domani #EXPOP2016

meetale 2
Immaginate di essere in una casa editrice e di trovare l’almanacco dove da qui ai prossimi anni vi sveleranno le classifiche dei libri più venduti, scritti dagli autori più nuovi. Adesso immaginatevi un luogo nel quale appassionati di scrittura e lettori di ogni genere si incontrano per condividere idee e crescere professionalmente. Questo è Meetale.
Meetale è un incubatore di scrittori digitale, dove attraverso metodi analitici si ha la possibilità di scovare i talenti di domani.
Ad oggi Meetale ha aiutato ha incrementare il fatturato di varie case editrici e alcuni dei suoi autori hanno vinto premi letterari nonché calato le classifiche editoriali dei top seller delle librerie.
Meetale è un progetto di Fabio Biccari

5. ORTOFISH
Portiamo a #Milano una produzione alimentare sostenibile a metrozero grazie alla rete
distributiva di una nuova #community di urban farmers.

logo_OrtofishAvatar
Ortofish si prefigge di creare la rete distributiva di una nuova community di agricoltori urbani, gli e-farmers, evolutionary farmers.
Chi aderirà a questa nuova community diffonderà a Milano una produzione alimentare sostenibile locale a metrozero, utilizzando la coltivazione aquaponica.
Questa tecnica consente una coltivazione ortofrutticola fuori suolo e associata all’allevamento ittico, dando vita a prodotti totalmente biologici con una drastica riduzione dell’utilizzo idrico, energetico e di manodopera. Gli e-farmers potranno coltivare in spazi propri, condivisi o pubblici a Milano, con la possibilità di rifornire e rifornirsi all’interno di un sistema di strutture chiamate HUB.
La rete Ortofish distribuirà così una produzione milanese di fragole, menta, zafferano, come primi prodotti a metrozero dei Milano Food Makers.
Ortofish e un’idea di Francesco Bellon e Michela Ricciotti

6. PAUSAMI
@PausamiSocial: la pausa che per #tè. A #Milano un negozio dinamico dove staccare la
spina fa bene al corpo e alla mente #EXPOP2016

pausami
Perché i coriandoli del carnevale ambrosiano sono di carta? Che cos’è la barbajada?
”Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo” insegnava Ippocrate. Aspetti diversi di un sentire comune: l’uomo è composto da corpo e mente ed entrambi vanno nutriti. Quindi, il Buon Cibo è il mezzo di prevenzione per eccellenza.
PausaMI si occupa di questo attraverso l’offerta di una gamma di prodotti selezionati che vanno dagli alimenti funzionali al tè alle tisane. E’ un negozio dinamico in cui si trova di tutto: si possono assaggiare sapori dimenticati, prodotti biologici, si trovano amici e condividono attività in cui rilassarsi o riacquistare vitalità fisica e mentale. La visione? Che ci siano sempre maggiori prodotti e sempre più consapevolezza di vivere eticamente.
PAUSAMI e un’idea di Grazia Pagliula


7. SALVIAMO IL VIVAIO RIVA

Nel 2017 #Milano potrebbe perdere il suo #Vivaio. #Salviamoilvivaioriva è nato per
salvare un luogo magico, unico nel mondo #EXPOP2016

salviamoilvivaioriva 1
Nel 2017 Milano potrebbe perdere uno dei suoi luoghi più belli, l’ultimo giardino all’inglese della città: il Vivaio Riva. Scade l’anno prossimo il contratto di gestione che dà diritto alla Sig.ra Luisa Riva e alla Sig.ra Gina Gasparin di mantenere vivo e aperto a chiunque questa chicca nascosta a due passi dalle Colonne di San Lorenzo. Dopo un primo intervento di Vivaio di cinque anni fa, lo scorso maggio l’associazione – che da questo luogo ha preso il nome – ha passato la palla a due esponenti politici che già in passato si sono battuti per questo spazio prezioso: Filippo Barberis (PD) e Alessandro Morelli (Lega Nord). Entrambi hanno avanzato le loro proposte per salvare il Vivaio dei Milanesi [http://www.associazionevivaio.com/index.php/2016/05/20/salviamo-il-vivaio-riva/] ma forse non basta: un nutrito gruppo di presenti ha firmato per essere parte del comitato di #SalviamoilVivaioRiva. E’ davvero una visione che Milano possa conservare questo angolo di profumi e natura in centro città?
SALVIAMO IL VIVAIO RIVA e un’idea di un gruppo di cittadini privati

8. SO LUNCH
La #cucina diffusa online. @so_lunch = chi cucina a casa + chi pranza fuori casa. Pausa pranzo = socialità e benessere! #EXPOP2016

so_lunch
Basta panino davanti al pc! Basta sentirsi soli a casa dopo essere rimasti a casa dal lavoro! So Lunch è un progetto di cucina diffusa che trasforma la pausa pranzo in un’esperienza dove si promuove una nuova socialità urbana. Il progetto mettere in contatto persone che per svariati motivi si trovano a casa a cucinare il pranzo, con persone che non hanno il tempo di farlo ma che vogliono mangiare in modo sano scambiando due chiacchiere. Lavoratori, studenti e chi è a casa all’ora di pranzo costruiscono una comunità tra pari che trasforma una perdita (di relazioni sociali, economica, di benessere derivante da una non corretta alimentazione o oculato utilizzo degli alimenti) in un beneficio socio economico per tutta la società. Fa leva su un approccio collaborativo basato sulla fiducia e su relazioni non solo economiche. So Lunch è una piattaforma di sharing economy che genera inclusione sociale, reddito e buone prassi alimentari attraverso una community trasversale per età, reddito, cultura, esperienze.
SO LUNCH e un’idea di Luisa Galbiati

9. SPAZIO TUTTOGRATIS
#SpazioTuttoGratis è un luogo d’incontro e condivisione basato sul dono, purché in buone
condizioni e facilmente trasportabile #EXPOP2016

foto spazio tuttogratis
In un’epoca in cui non si fa niente per niente, lo Spazio TuttoGratis si propone come un luogo in cui incontrarsi e condividere oggetti in buono stato e trasportabili, fino a 5 pezzi. Promosso dalle associazioni Giacimenti Urbani (Milano) e Passamano (Bolzano) è gestito da volontari e prevede la registrazione di tutti gli eventi perché nessuno si ‘accaparri’ alcunché. L’obiettivo di Spazio TuttoGratis è di ripetere il fortunato esempio aperto a Bolzano nel febbraio 2012, trovare una location a Milano dopo il lancio in Cascina Cuccagna e la non inaugurazione di maggio 2016. Dal dono alla riparazione: “Una volta assestata la fase iniziale, si vorrebbe allargare l’attività legata al dono a quella del recupero e della riparazione organizzando laboratori di formazione per ragazzi e adulti”.
SPAZIO TUTTOGRATIS è un’idea di Donatella Pavan e Alessandro Borzaga

10. WISH (lavoro da favola)
#WISH #lavorodafavola:un soluzione visionaria per aziende che adottano il benessere organizzativo per vivere meglio senza stress. #EXPOP2016

Wish-Expop-2016
Lavorare bene per stare meglio, stare meglio per lavorare bene, un binomio che possiamo rendere reale con iniziative mirate e già disponibili. La parola chiave del progetto WISH é co- growing: il desiderio – wish di accrescere il benessere organizzativo porta ad aiutare i

lavoratori a performare meglio e quindi ad essere più felici nella loro professionalità e anche nella vita. Lavoro da Favola Associazione culturale con sede a Milano vuole portare nelle organizzazioni la cultura del benessere, perché stare bene significa lavorare meglio-
Per far cio proponiamo interventi integrati nella cultura organizzativa e gestionale che tocchino tre diverse aree: benessere fisico, benessere psicologico, benessere relazionale.
Una proposta visionaria per le aziende milanesi che vogliano lavorare al meglio, abbattendo tutti i fattori di malessere lavoro-correlati. Milano come la prima città più produttiva e ricca, senza stress; mentre l’Italia resta, sulla Costituzione, una Repubblica fondata sul lavoro, il nostro desiderio è far diventare Milano una città-stato fondata sul lavoro da favola.
W.I.S.H. – Wellness Improves Safety & Health è un progetto di Luisa Cozzi, Paola
Favarano, Adele de Prisco

SEZIONE SPECIALE AIESEC – I progetti visionari dei giovani universitari di tutto il mondo per Milano capitale internazionale di innovazione

1. Progetto: FOREIX MUSIC CITY
Dall’#Africa una proposta di integrazione e divertimento per riscoprire in città l’importanza del fermarsi grazie alla musica! #EXPOP2016
2. Progetto: MILANO GLOBAL FAMILY
#Milano diventa la prima grande famiglia globale in cui ogni membro proviene da un Paese diverso del globo #EXPOP2016
3. Progetto: NOTE BIANCHE
#Monumenti bianchi sui quali i cittadini scrivono emozioni, poesie e pensieri in un’ambiente di bellezza urbana #NoteBianche #EXPOP2016
4. Progetto: KIDS ATTACK
Una competition a misura di #bambino: con #KidsAttack le loro 5 idee più originali potranno diventare realtà a #Milano! #EXPOP2016
5. Progetto: NON-CONVENTIONAL PLAYGROUNDS
#Parcogiochi non convenzionali, a misura di qualsiasi bambino, per sviluppare creatività ed orientamento spaziale in città #EXPOP2016
6. Progetto: YOU GARDEN
Un’#app che segnala il tasso di inquinamento della tua città e ti suggerisce in tempo reale dove piantare un albero! #EXPOP2016
7. Progetto: SINDACO BAMBINO
Forse i bambini sanno meglio di noi cos’è bene per la loro città: piccoli consiglieri per aiutare i grandi. #EXPOP2016
8. Progetto: MINIMONDO
Un portale di connessione istantanea tra le città: Milano diventa centro focale ed internazionale di un’Europa unita e vicina. #EXPOP2016

Anche i progetti della sezione AIESEC verranno presentati in occasione di Expop e potranno essere votati dal pubblico.
Chiunque fosse interessato, puo segnalare la propria disponibilità a partecipare alla realizzazione dei progetti scrivendo a info@associazionevivaio.it


EXPOP si svolge sabato 25 giugno 2016 presso il Vivaio Riva, in via Arena 7 a Milano (10-21). Expop è aperto al pubblico, ingresso libero.

PER INFORMAZIONI:
Web: www.expop.org
Fanpage: http://www.facebook.com/Expop
EVENTO: www.facebook.com/events/252427451801792/
Twitter: @Vivaio_Expop | #EXPOP2016 Email: info@associazionevivaio.it
____________________________________________________________________
EXPOP e un’iniziativa dell’associazione Vivaio (www.associazionevivaio.it).


foto cover: Elio Nava, Il Venditore di Tappeti Volanti, olio su tela, 110x130cm, 1998, collezione privata

Brexit: le 5 grandi opportunità per Milano

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L’Europa è stata mollata. In verità non è poi questa grande sorpresa: gli inglesi verso l’Europa sono sempre stati molto freddi, specie le generazioni più anziane e gli abitanti delle campagne. Difficile oggi capire se per la Gran Bretagna sarà davvero il disastro che molti prevedono, di sicuro una grande sconfitta c’è: Londra. La capitale voleva restare in Europa anche perchè da quando c’è l’Europa unita ha ottenuto grandissimi vantaggi, diventando la capitale continentale in numerosi settori. Si può dire che l’Europa più che un Paese perde una delle sue capitali e questo, passata l’amarezza per chi ama l’Inghilterra, può rappresentare una grande opportunità per chi, come Milano, può aspirare a prenderne il posto.

Vediamo quali sono le 5 opportunità che si aprono per Milano con l’uscita della Gran Bretagna (e di Londra) dall’Europa.

Brexit: 5 nuove opportunità per Milano

  1. Ritornare ad essere una delle capitali finanziarie.
    Milano era la capitale finanziaria d’Italia. Lo è ancora, ma con l’Europa l’Italia non conta più granché, specie per la finanza. In Europa la capitale era Londra che ha acquistato quote di mercato prendendole anche a Milano. La Borsa di Milano è passata in mani inglesi e ci sono molte aziende italiane che hanno spostato la sede finanziaria nel Regno Unito. Pensare che senza Londra Milano possa di colpo ritornare ad essere una capitale finanziaria è assurdo, visto che il sistema fiscale penalizza fortemente gli investimenti. Però potrebbe spingere un governo intelligente ad adottare per Milano delle politiche fiscali agevolate per consentire alla nostra città di competere con le altri capitali europee, riuscendo così ad attirare parte dei capitali in fuga. Il modello da seguire è quello delle free zone.
  2. Riaffermare le sue eccellenze.
    Milano e Londra competono in molti settori. Per certi aspetti appaiono città simili, soprattutto in tema di eccellenze e di aspirazioni. Sono entrambi delle capitali mondiali della moda, del design, della creatività, della musica (moderna loro, lirica noi), del food, perfino del calcio. In più Londra è una capitale in settori dove Milano lo è stata in passato, come la finanza, l’imprenditoria, i media, l’istruzione. Se, come sembra prevedibile, l’uscita di Londra dall’Unione Europea la porterà ad essere più debole, questa può essere un’opportunità per Milano per riaffermare la sua eccellenza in campo internazionale, sostituendosi alla capitale inglese.
  3. Ridurre l’emorragia di imprese e di cervelli.
    Negli ultimi anni Londra ha battuto ogni record per numero di arrivi di italiani. Il nostro paese è in crisi e sono moltissime le start up che si trasferiscono a Londra per motivi finanziari e fiscali. Così come sono tantissimi giovani di grandi capacità che lasciano Milano per costruirsi la loro fortuna nella capitale britannica. Questa può essere l’occasione di ripensare per Milano politiche economiche e fiscali in grado di poter invertire la tendenza e di sfruttare il momento per porre Milano da luogo da cui si scappa a destinazione in cui si arriva. Occorrono molte riforme, specie in termini di autonomia, ma l’offerta di capitali e persone che tornano in circolo in Europa è una grande opportunità da cogliere.
  4. Diventare una Città Stato.
    Ciò che è accaduto in Gran Bretagna è anche segno di una tendenza diffusa in tutta Europa. Londra ha votato per restare, il resto del paese per uscire dall’Europa. Londra è una realtà diversa dal resto del Paese e questo le ha consentito grandi vantaggi che ora rischia di perdere. Perchè Milano possa aspirare a prendere il posto di Londra come capitale europea la condizione necessaria è che possa acquisire uno status simile a lei, quello di una città regione capace di governarsi nel modo ottimale. Una città regione che grazie all’autonomia è riuscita a svilupparsi in modo impressionante. Per cogliere questa opportunità storica Milano deve sapere puntare i piedi con il governo di Roma per ottenere l’autonomia di gestirsi in modo da poter giocare su scala internazionale il ruolo che Londra sta perdendo.
  5. Proporsi come città leader di una nuova idea d’Europa.
    Ma la Brexit è sintomo di una tendenza ancora più importante. E’ l’intera Europa ad essere in crisi: nel giro di un decennio l’Europa è diventata da luogo in cui tutti chiedevano di entrare a luogo che teme di perdere i suoi membri. La crisi dell’Europa è riflessa in ciò che avvenuto nel referendum inglese. Londra e le grandi città hanno votato per restare, ma il resto del paese ha votato di contro. Ormai le differenze maggiori non sono tra stato e stato ma sono all’interno degli stati: tra grandi città connesse tra loro e le altre aree nazionali. Un’Europa in cui il modello dello Stato risulta in crisi, deve ora riformarsi scegliendo tra essere un’Europa di città libere di competere tra di loro o restare un’Europa di Stati disomogenei al loro interno, mossi da interessi egoistici e in competizione con la stessa Unione Europea. Da Milano può partire questo rinnovamento culturale: Milano come promotrice di una nuova idea d’Europa, più coerente con la tradizione storica del nostro continente, che ha raggiunto la massima forma di civiltà nelle sue città. Da Milano può partire la proposta di un’Europa di Città Stato che sostituisca l’Europa degli Stati.

ANDREA ZOPPOLATO

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Bilancio demografico 2015: Milano e la Metropoli crescono, pressoché uniche in Italia

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Il 10 giugno, l’ISTAT ha pubblicato il Bilancio Demografico Nazionale, documento molto atteso da studiosi e analisti – anche economici – per elaborare diagnosi e previsioni sullo stato di salute della popolazione italiana. Dunque, anche della società nel suo complesso, economia inclusa.

Questo documento ha un’importanza rilevante anche per chi si occupa di politica e di visioni strategiche. Dal punto di vista milanese, in particolare, il bilancio demografico rappresenta una sorta di tagliando periodico sull’attrattività della nostra metropoli, anche in relazione alle performances dei competitors territoriali e istituzionali più prossimi (provincie lombarde e città metropolitane peninsulari).

I dati del 2015 dimostrano che il Milanese è uno dei pochissimi territori attrattivi e in crescita demografica, nonostante le secche italiche.

Nel contesto lombardo, la Città Metropolitana e la Provincia di Monza e Brianza sono gli unici territori che vedono un aumento della popolazione residente: + 12 mila meneghini e + 1500 brianzoli. Tutte le altre provincie vedono il segno meno, in particolare nella Lombardia orientale.

Allargando lo sguardo alla Penisola, fatta eccezione per le Città Metropolitane di Firenze e Bologna, che vedono un piccolo incremento dei residenti, tutte le altre entità registrano flessioni più o meno ampie (nei casi migliori qualche centinaio di persone, nei peggiori svariate migliaia). La nostra Milano, quindi, svetta di gran lunga con i suoi oltre 10.000 cittadini in più di cui abbiamo detto.

Guardiamo infine il confronto con Roma Capitale. La Città Metropolitana laziale perde circa 1.500 abitanti, ma sono ben 7.500 i “Romani de Roma” che l’anagrafe capitolina non registra più. Al confronto, il Comune di Milano segna oltre 8.500 cittadini rispetto a fine 2014.
Questi dati illustrano, in maniera plastica, il ruolo chiave svolto da Milano e dal territorio metropolitano (che include di fatto, naturalmente, Monza): Milano si conferma crocevia e luogo nevralgico nei flussi di persone che vivono e attraversano la Penisola. Una vera e propria altra Capitale. Certamente più dinamica dell’unica al momento ufficialmente riconosciuta.

Alex Storti

10 cose che farebbe Christo a Milano

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Tutto il mondo celebra l’impresa di Christo sul Lago d’Iseo. Ma suggeriamo al grande artista di fare qualcosa ancora più grande. Perchè Milano sarebbe il suo capolavoro.


10 cose che farebbe Christo a Milano

 

#1 Impacchetterebbe la critical mass

Gli automobilisti lo farebbero santo.

#2 Renderebbe i navigli un’enorme pista ciclabile

Con una lastra di vetro trasparente si potrebbe pedalare sull’acqua.

#3 Colorerebbe le acque dei navigli

Ognuno di colore diverso, arancione, giallo, verde fosforescente.

#4 Metterebbe un enorme stella sul Montestella

Una stella splendente visibile da tutta la città.

#5 Rimetterebbe le dita alla mano di Cattelan

Il dito medio si trasformerebbe in un gesto di saluto.

#6 Ricoprirebbe di prato le tribune a San Siro

Il primo total green stadium.

#7 Costruirebbe uno scivolo gigante dalla Torre Velasca alla Statale

Per far vivere l’ebbrezza dello studio.

#8 Circonderebbe Linate Aeroporto con frecce giganti

Colorate, posate a terra, tutte rivolte verso l’aeroporto, visibili da chi sta atterrando.

#9 Farebbe una’area C a forma di C e non di O

Più coerente. E pagherebbero solo gli stupidi.

#10 Metterebbe al posto della Madonnina una statua di Cristo

La sua fama sarebbe eterna.

 

10 strumenti per tagliarti la barba a Milano

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Nonostante l’hipsteria collettiva, a Milano c’è ancora qualcuno che la barba se la taglia. Ovviamente come avviene per tutto ciò che è di costume, i metodi alternativi tra cui scegliere come tagliarla sono infiniti.

Vediamo un po’ quali sono i pro e i contro di ciascun metodo.

barba10 strumenti per tagliarti la barba a Milano

#1 Usa e getta

Lametta Bic d’ordinanza. Controindicazioni: inquini come una petroliera. Per l’uomo che deve chiedere scusa.

#2 Rasoio manuale professionale

Attenzione alla lametta appena inserita, perché rischi di tagliarti la gola. Lametta nuova: massima prudenza! Non è un Bic, questo taglia per davvero. Controindicazione: sfregi.

#3 Quello da barbiere (a lama viva)

Avvertenze: o sei un barbiere o un chirurgo o lascia perdere. Controindicazione: attenzione alle orecchie. Se ti scappa il rasoio ti cade via l’orecchio.

#4 Elettrico testine rotanti

Attenzione: non è ufo robot ma sono le testine che girano. Avvertenze: surriscaldamento pelle se si tiene troppo fermo. Controindicazioni: se non ti tagli la barba da molto tempo rischi di impigliarti nelle testine rotanti e di provare la sgradevole sensazione di sentirti portare via la faccia.

#5 Elettrico epilatore

Indicato per masochisti. Strappa il pelo alla radice. Controindicazioni: Urla.

#6 Elettrico con diffusore crema incorporata

Ci domandiamo come ti è venuto in mente di comprartelo.

#7 Il vintage: lametta con pennello e tubetto di crema

Per tipi con qualche minuto in più alla mattina, ecologico perché non hai la bomboletta della schiuma. Controindicazioni: ritardi.

#8 Dal barbiere

Sei un gran signore. Non pensavamo che ci fosse qualcuno che ancora va dal barbiere per farsi la barba. Se vuoi scrivere alla redazione siamo disponibili a ricevere donazioni.

#9 Regolabarba

Per i cultori della barba, indispensabile per non presentarsi modello orso svegliato da uno sciame di api.

#10 Ceretta

Per i disturbati sessuali. Ci risulta che alcuni abbiano provato a depilarsi con la ceretta, non sappiamo se per piaceri perversi o se per confusione sull’utilizzo della ceretta.

Il Robin Hood delle start up milanesi ha conquistato Edison

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Milano sta vivendo un importante momento storico, nel quale parole come ‘innovazione’ e ‘sinergia’ sono all’ordine del giorno, almeno tanto quanto le famose ‘start up‘.

Io che di start up ne ho una ho voluto guardare a chi è più avanti di me in questo percorso, e così, dopo quattro chiacchiere ed un’intervista, ho deciso di raccontare quelle start up che per coraggio o per amore hanno deciso di avere Milano per mamma.

Sono partito da una realtà davvero innovativa e ricca di sinergie, reduce da pochissimi giorni dalla vittoria del premio Edison Pulse (http://www.edisonpulse.it/idee/sharewood) che l’ha eletta  come miglior startup innovativa nell’ambito della sharing economy.

So chiama Sharewood, ed è l’airbnb dell’attrezzatura sportiva.

Giulia Trombin and Piercarlo Mansueto of #Sharewood www.gosharewood.com #StartupItalia! #IW16
Giulia Trombin and Piercarlo Mansueto of #Sharewood www.gosharewood.com #StartupItalia! #IW16

Il suo fondatore e CEO Piercarlo Mansueto mi racconta chi sono e come il suo progetto può cambiare la vita di tutti i giorni.

Come è nata la vostra idea?

Sharewood nasce dalla voglia di viaggiare zaino in spalla e dalla passione per l’attività sportiva che accomuna tutto il team. Volevo fare un viaggio low-cost in Spagna, ma purtroppo o per fortuna, non sono riuscito a rispettare il mio budget iniziale. Anche se uno dei miei amici avesse avuto una tenda da campeggio da prestarmi, come speravo, i costi aggiuntivi all’imbarco sarebbero stati eccessivi, e per questo ho deciso di comprarla in loco. Noleggiare la bicicletta per visitare la città ci ha fatto spendere in media 70€ per mezza giornata. Surfare è stato impossibile, ci costava 90€ al giorno. La scintilla che ha acceso la lampadina è stata conoscere Shara, una ragazza di Tarifa. Lei aveva una tenda e una bici da prestarmi. Conoscerla ha dato una svolta alla mia vacanza, sono uscito con il suo gruppo di amici e mi ha dato ottimi consigli sui luoghi da visitare. Sharewood è nato da un problema; un problema che come noi incontrano tutti i 100 milioni di adventure traveler europei.

Come funziona il tuo progetto, di cosa si occupa?

Sharewood è la community di viaggiatori che condivide attrezzatura sportiva. Siamo la prima piattaforma peer-to-peer che mette in connessione i proprietari di attrezzatura sportiva come bici, sci, tavole da surf, con i viaggiatori che ne necessitano. È una soluzione win-win che permette a chi possiede attrezzatura sportiva di scegliere un prezzo per il noleggio e guadagnare; ai viaggiatori di risparmiare rispetto alle soluzioni di noleggio tradizionali e conoscere una persona locale con la stessa passione, pronta a condividere consigli utili, che solo i locals conoscono, per un’avventura outdoor anche lontano da casa. Sharewood è una community verticale di sportivi che desiderano praticare ovunque la propria passione, nel pieno rispetto dell’ambiente e dei principi del turismo eco-sostenibile.
Spesso le persone rinunciano a praticare attività in viaggio per gli alti costi di noleggio o per la difficoltà di trasportare la propria attrezzatura da casa. Sharewood risolve questo problema abbracciando i principi della sharing economy. Quando si viaggia nulla è più importante di conoscere persone locali per avere consigli utili, e se sei un appassionato di ciclismo, surf, sci o campeggio un nuovo amico che condivida con te le sue esperienze. La nostra mission è diventare il primo network di riferimento per tutti gli sportivi europei che desiderano praticare attività outdoor durante i propri viaggi.

Perché avete scelto Milano?

Milano è la città dove tutto è nato. Dopo la triennale a Roma, ho deciso di trasferirmi a Milano per proseguire gli studi e sentirmi più vicino al resto d’Europa. Il fermento di questa città ha acceso la mia voglia di mettermi in gioco e creare qualcosa di grande. Senza dubbio Milano rappresenta il polo più dinamico in Italia nell’ecosistema start up, grazie al suo network di professionisti abituati a respirare l’innovazione degli ambienti europei. Avviare una start up in Italia è sensibilmente più difficile rispetto al resto d’Europa, e nonostante abbia avuto l’opportunità di trasferirmi a San Francisco con una borsa di studio, ho deciso di rinunciare e avviare il mio business a Milano. Lavorare nella sharing economy, soprattutto in Italia, è tutt’altro che banale; le persone spesso diffidano ancora del digital e sono restie alla filosofia della condivisione. Ho deciso di cogliere questa sfida perché ho capito che a Milano le persone sono pronte ad accogliere questi temi, già entrati nella quotidianità nel resto d’Europa. Credo che Milano, con i suoi pregi e talvolta difetti, possa essere il punto di partenza e il vagone trainante per portare innovazione in tutta Italia. Con Sharewood lo stiamo facendo, la nostra community in soli cinque mesi è presente in 11 regioni italiane e partendo proprio dall’esperienza maturata a Milano siamo pronti a portare il nostro business in tutta Europa.

Benefit e difficoltà di uno startupper a Milano?

Vedo Milano come un ponte. In un attimo puoi prendere un volo e raggiungere Londra, Parigi, Berlino, Amsterdam, Varsavia per partecipare alle grandi competitions e confrontarti con le altre start up europee. Ogni giorno arrivano a Milano players internazionali per partecipare alle grandi manifestazioni e confrontarsi con il business italiano.
La difficlotà di essere uno startupper a Milano, ma in generale uno startupper italiano, è la difficoltà di reperire investimenti consistenti da parte di Business Angels privati. A causa dei bassi investimenti le startup italiane competono difficilmente con quelle europee perché inevitabilmente la rapidità di crescita dipende in buona parte in modo direttamente proporzionale dalla disponibilità finanziaria. Anche in caso di finanziamenti pubblici siamo penalizzati a causa della lentezza burocratica; dal giorno in cui si vince un bando all’effettiva erogazione del premio passano periodi di tempo inconciliabili con la velocità di crescita di una startup.

Come potresti migliorare la vita a Milano con Sharewood?

Milano è il luogo ideale per mettere in atto i nostri tre obiettivi: promuovere il turismo eco-friendly, la pratica sportiva, la mobilità sostenibile.
Vogliamo che i viaggiatori una volta arrivati a Milano possano essere accolti da persone pronte a condividere le loro biciclette per far vivere loro la città nel pieno rispetto dell’ambiente, evitando di inquinare ulteriormente l’aria con i taxi e le auto a noleggio per gli spostamenti. Vogliamo promuovere i valori legati allo sport in primis tra i bambini e gli studenti universitari permettendo loro di praticarlo anche se fuori sede, grazie all’abbattimento dei costi di noleggio.
La mobilità sostenibile è il principio che abbiamo più a cuore. ll beneficio ambientale legato all’utilizzo della bicicletta genera una riduzione dell’inquinamento ambientale ed acustico pari ad un risparmio superiore ai 3 miliardi di euro (OMS). A parità di distanza un ciclista consuma 200 volte meno energia rispetto all’auto, risparmiando 160 grammi di CO2 ogni 37 Km pedalati (Ivan Illich). Sono dati importanti che l’amministrazione comunale non può non tener conto nella pianificazione delle opere pubbliche, come la tanto attesa ciclabile a Milano.
Grazie alla nostra community, motivata a migliorare l’ambiente e la vita, abbiamo la consapevolezza che anche con una spinta dal basso il mondo possa cambiare.

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A Milano con @GoSharewood noleggi bici, sci, surf da appassionati sportivi pronti a condividere avventure outdoor.sherwood milano citta stato.

Ringrazio Piercarlo e il suo team per l’energia che mi hanno trasmesso, è evidente l’affiatamento e la voglia di creare qualcosa di grande.

SHAREWOOD IN UNA SCHEDA:

Nome startup: Sharewood

Nome fondatori: Piercarlo Mansueto

Quante persone nel team: 6

Anno di Nascita: Luglio 2015

Online da:Gennaio 2016

Profilo Twitter: @GoSharewood

Sito internet: https://gosharewood.com/

Profilo Facebook: https://www.facebook.com/Sharewood.activities/

Una webcam al 20° piano del Bosco Verticale

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webcam bosco verticale
webcam bosco verticale

Una webcam al 20° piano del Bosco Verticale: è questa l’ultima novità diMilano Panoramica che, in collaborazione con Finlibera e MilanoStanze.it, rende possibile una diretta web con tanto di storico, ora per ora, della vista su Porta Nuova e sull’evoluzione degli ultimi cantieri.

Il progetto prenderà piede in tutta la città – racconta Francesco Langiulli titolare di Milano Panoramica – dove stiamo lavorando sulle location più belle e panoramiche di Milano, prevederemo un comodato d’uso per chi vorrà installare la webcam sul proprio attico panoramico.

E’ in corso di sviluppo un algoritmo che selezionerà in automatico gli scatti dei momenti più suggestivi della giornata così da avere un album fotografico completamente dinamico e sempre aggiornato con albe, tramonti, e cieli mozzafiato da ogni parte della città. A breve metteremo a disposizione il primo servizio di webcam in comodato d’uso che potrà richiedere chi ha un appartamento con vista panoramica.”

La webcam è fruibile all’indirizzo: http://live.milanopanoramica.com/boscoverticale/


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