Terzo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.
In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “L’Impero di Guerre Stellari come è organizzato?”
Terzo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.
In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “L’Impero di Guerre Stellari come è organizzato?”
Dove: Largo Gustav Mahler, Milano
Costo: € 18 – preacquisto obbligatorio al momento della prenotazione su http://www.cittanascostamilano.it/milano/evento/il-castello-di-fabius-5/
Quando: mercoledì 16 marzo 2016 alle 19, durata visita 90 minuti
A due passi dal Naviglio Pavese sorge Il castello di Fabius, casa dall’architettura lombarda e ottocentesca di due piani, in passato era una stazione di posta per cavalli e diligenze, oltre che per i muli o asini che trainavano da un argine all’altro del naviglio i barconi con le merci. Fabius adibisce a suo castello la parte centrale dell’edificio. Grazie all’associazione Città nascosta Milano, guidata da Alessandra Filippi dal 2010, www.cittanascostamilano.it, mercoledì 16 marzo 2016 sarà possibile visitare il castello guidati dallo stesso Fabius Tita, che per 90 minuti farà scoprire agli ospiti le stratificazioni presenti, le sculture giocose, il tempo che sembra essersi fermato.
Non resta che scoprire questo luogo fantastico.
#1. per scoprire uno dei 99 luoghi del libro di Manuela Alessandra Filippi Le chiavi per aprire – 99 luoghi segreti di Milano
#2. ammirare le sculture oniriche di Fabius
#3. entrare nel regno di Fabius, il suo antro da scultore, citando il libro “ha fatto del riciclo una filosofia di vita, un’opera d’arte…arreda reinventando mobili medievali e ottocenteschi, partendo dai rifiuti quotidiani ai quali, con magico tocco, restituisce la vita”
#4. rendermi conto della visione ecologista dell’arte di Fabius
#5. ammirare la cucina medievale con il grande camino funzionante
#1. Fabius Tita in persona agghindato con qualcuno dei suoi oggetti scultorei
#2. dettagli inusuali da scoprire
#3. avvicinarmi al suo modo di lavorare “trasforma oggetti sconfitti in opere di perturbante bellezza; distilla unicità dall’ordinario, scarti ferrosi traditi dal tempo, in fenomeniche presenze di androidiana memoria”
#4. vederlo al lavoro
#5. farmi pervadere dalla meraviglia “il privilegio di essere accolti nel Castello è come fare un viaggio a ritroso che richiede abbandono…lasciarsi catapultare al centro di una vita sospesa tra la magia delle saghe medievali e il garbato fluire dei costumi ottocenteschi”
Foto cortesy: Città Nascosta Milano
Si celebra il 19 marzo 2016 l’Earth Hour (Ora della Terra) 2016, l’evento mondiale che, partendo dal gesto simbolico di spegnere le luci per un’ora, unisce cittadini, istituzioni e imprese nella comune volontà di dare al mondo un futuro sostenibile e vincere la sfida del cambiamento climatico.
Indetta dal WWF, questa decima edizione vede la collaborazione di Amazon che ha stilato 5 consigli ecologici, cinque semplici pratiche quotidiane realizzabili con prodotti di facile acquisto, per risparmiare sull’energia e sulla bolletta, sì, ma anche per fornire un aiuto concreto al nostro Pianeta.
Solo nei primi mesi di quest’anno, le vendite online di lampadine a risparmio energetico sono state il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Solo quelle vendute da Amazon.it nel 2016 sono sufficienti a illuminare un’area di 100km² (la città di Firenze), risparmiando oltre 570kg di emissioni di CO2 in un anno rispetto alle lampadine a incandescenza grazie al ridotto consumo.
Si può risparmiare energia sull’illuminazione preferendo lampade che utilizzano nuove tecnologie di rilevazione di presenza che attraverso il suono e la ricezione dell’eco di corpi in movimento accendono e spengono automaticamente le luci.
La MiniSun, per esempio, è un modello la cui luce si accende automaticamente quando il movimento viene rilevato nei limiti di 5 metri e nell’angolo del fascio (120°).
“L’Internet of Things ci permette di controllare da remoto il consumo energetico degli elettrodomestici” spiega Amazon. Il Contatore di Energia Wireless Efergy E2 Classic è in grado di misurare anche potenze di decimi di Watt – valido sia per privati che per aziende.
Permettono di accendere e spegnere tramite smartphone ciò che è loro collegato in modo da controllare gli apparecchi elettrici in qualsiasi momento e ovunque utilizzando semplicemente una app gratuita per smartphone e tablet.
Consentono di risparmiare oltre il 30% dei costi energetici e grazie alla possibilità di controllo remoto, imparano le preferenze degli utenti, autoprogrammandosi e monitorando il consumo energetico.
Foto: Amazon
Una decina di anni fa Milano era ricca e Berlino era con le pezze sul sedere. Oggi è il contrario. In soli dieci anni la città più indebitata e assistita di Germania è diventata la capitale d’Europa.
Forse è proprio questa la cosa che più vorremmo importare a Milano di Berlino: la capacità di cambiare. Vediamo le altre dieci.
10 COSE CHE I MILANESI VORREBBERO IMPORTARE DA BERLINO
#1 la metropolitana che funziona 24 ore su 24 nei weekend
Il milanese prova ansia in una sola occasione. Quando deve rientrare a casa la sera e ha il terrore di arrivare in metropolitana dopo l’ultima corsa. Nel week end questa è una vergogna.
#2 la totale libertà negli orari dei locali notturni
Eredità dei tempi della guerra fredda, Berlino ha mantenuto la piena libertà sugli orari dei negozi.
#3 i parchi aperti di notte
Molti stranieri, specie i più giovani, che vengono a Milano si stupiscono che da noi i parchi vengono chiusi al pubblico di notte. A Berlino non esiste.
#4 la musica elettronica
E’ la patria della musica elettronica che da noi si suonerà solo tra qualche mese e relegata in postacci.
#5 le discoteche
I berlinesi si vantano delle loro discoteche come noi ci potremmo vantare dei nostri monumenti.
#6 i prezzi delle case
Dieci anni fa erano una cosa indecente. Si potevano acquistare case in pieno centro pagandole meno di 1000 euro a metro quadrato. Con 400 euro si pagava un affitto per un bilocale in una zona centrale. Oggi sono aumentati ma non c’è ancora confronto con i prezzi di Milano.
#7 la forte identità di ogni quartiere
Un berlinese non si definisce berlinese ma con il nome del quartiere di dove vive. Ogni quartiere ha suoi confini ben chiari, delimitati da cartelli, un suo municipio e un suo borgomastro. Da noi non si capisce ancora di quale zona si è. 7 o 8? E dove finisce una e inizia l’altra? Mistero.
#8 la metropolitana senza tornelli
Ora da noi bisogna timbrare anche per uscire. Non ci danno tregua. Tornelli, controlli, telecamere. A Berlino non è così. Si entra in metropolitana liberamente, così puoi portare anche biciclette e roba varia, senza problemi. Ci si fida. Ma se poi uno viene beccato senza biglietto sono lacrime.
#9 le startup
Pochi anni fa non esisteva uno straccio di un’azienda. Oggi è una capitale europea delle startup. Ogni nuova azienda che nasce sogna di conquistare il mondo, altro che spopolare fino in Brianza. E ogni famiglia investe dal 5 al 10% dei suoi risparmi in startup, invece che metterle in titoli di stato a tasso ridicolo o in immobili che tanto non verranno mai affittati. Un altro mondo che sembra però più Milano della Milano di oggi.
#10 il fatto che è città stato
Berlino ha una sua Costituzione che si apre proclamando la sua autonomia. Belino è città stato. Decide in autonomia il sistema con cui gestirsi, ha suoi rappresentanti al parlamento nazionale ed europeo, può contrattare con lo Stato ogni disposizione che la riguarda, senza dover intervenire con una apposita legge. Berlino è una città libera, Berlino è città stato.
Il Mare a Milano è il titolo della programmazione di appuntamenti dal 15 al 20 marzo 2016 in Triennale Expo Gate, centro propagatore della prossima, attesa, nuova Triennale di Milano.
Il mare è arrivato a Milano ovviamente in forma metaforica: per tale si allude alla marea di eventi culturali ai quali la città è tutta invitata. Si tratta di incontri, workshop, l’esposizione del plastico di via Novara 75, video installazioni, laboratori, live set, aperitivi, degustazioni, dj set e musica dal vivo in una sei giorni intensa, dalla mattina alla sera.
Appuntamento in via L. Beltrami 1, Milano con un palinsesto di occasioni “per scoprire quali opportunità possono nascere dall’avere finalmente il mare a Milano“.
E’ un centro di produzione artistica che arriva in zona 7, a Milano, all’interno di due spazi dismessi nei pressi dello Stadio San Siro: Cascina Torrette di Trenno, aperto al pubblico da maggio, e via Novara 75, in costruzione nel 2016 sull’area messa a bando dal Comune di Milano nel 2014.
Questo nuovo polo culturale è stato costruito sul modello di alcuni importanti centri europei e qui si integrano ricerca artistica e progettazione sociale, “attivando processi di innovazione culturale, progetti di inclusione sociale e pratiche di rigenerazione urbana, con un forte interesse per la dimensione locale e uno sguardo aperto su quella internazionale”.
Temporali: dal 15 al 20 marzo 2016.
Fisici: nelle periferie ovest e fin negli spazi di Triennale Expo Gate di fronte al Castello Sforzesco. Qui, si terranno tavoli di lavoro con esperti italiani e internazionali.
Lo studio Mammafotogramma presenterà il video che ha realizzato per raccontare gli spazi di mare con un linguaggio eterogeneo, dall’olio su video al render 3D di Google Earth, dalla più sofisticata ripresa con drone alla rappresentazione pitto-animata dell’edificio, al time-lapse del modellino di via Novara 75.
“Nell’arco dei 5 giorni successivi verranno approfondite alcune tematiche care all’attività di mare, grazie alla partecipazione di esperti italiani e internazionali provenienti dall’ambito istituzionale e da quello indipendente”, spiegano gli organizzatori.
Delle culture urbane: “Sharing urban cultures” (mercoledì 16 e giovedì 17 marzo) è uno degli appuntamenti per metterle in contatto. In questo senso, non mancheranno videoproiezioni, showcooking, workshop, incontri con poeti, economisti, e pure la rassegna, dal 15 al 19 marzo, intitolata “mollo tutto e vado al mare, ovvero 5 giorni di feste, aperitivi… e molto altro ancora”.
INFORMAZIONI: maremilano.org | info@maremilano.org
facebook – linkedin: mare culturale urbano / twitter – instagram: maremilano
Photo: mare_Passage_courtesyMAMMAFOTOGRAMMA
Dove: CRT Teatro dell’arte La Triennale di Milano, viale Alemagna 6, Milano
Costo: 25 € + Prevendita
Quando: Dal 15 al 20 marzo 2016. Martedì ore 21.00. Mercoledì – Sabato ore 19.00 e ore 21.00. Domenica ore 18.00 e ore 20.00. Durata 45 minuti.
Nel 1997 ci fu il debutto del Giulio Cesare della Socìetas Raffaello Sanzio firmato da Romeo Castellucci. Allora lo spettacolo e il nome della compagnia segnarono profondamente la scena teatrale e imposero all’attenzione internazionale Castellucci insieme a Chiara Guidi e Claudia Castellucci.
Tratto da Shakespeare e dagli storici latini, ispirato alla tragedia di Shakespeare, torna sulle scene riallestito in “frammenti”: una nuova forma per evocare uno spettacolo irripetibile.
Il regista e drammaturgo di Cesena, che adora rappresentare l’irrappresentabile lo riporta in scena, optando per una versione più corta, scegliendo una serie di momenti emblematici, dei “pezzi staccati per un intervento drammatico su Shakespeare”, come recita il sottotitolo.
Se vi piace il teatro e amate la sperimentazione non fine a se stessa, questo spettacolo non potete proprio perdervelo. Nel salone d’onore della Triennale, meraviglioso! Dal 15 al 20 marzo, più repliche la stessa sera.
#1. rivedere la Socìetas Raffaello Sanzio
#2. vedere uno spettacolo unico in un luogo speciale e suggestivo, il Salone d’onore della Triennale
#3. riflettere sui tradimenti quotidiani grazie al Giulio Cesare di Shakespeare,
un dramma esistenziale
#4. rievocare emozioni e ricordi passati
#5. vedere uno spettacolo di qualità
#1. persone interessate a un certo tipo di teatro
#2. un pubblico attento e rispettoso
#3. l’amico che mi fece conoscere la Socìetas Raffaello Sanzio
#4. piacere nel vedere lo spettacolo
#5. suggestione da un luogo scenografico di per sè
GIULIO CESARE ph Luca del Pia
L’ambizione è simile a quella di Milano città stato: il modo in cui Lubiana, piccola capitale slovena di matrice medievale, sia riuscita a trasformare se stessa in una città metropolitana di taratura europea e un modello di eccellenza nel settore delle politiche “green”.
Collocata sulle sponde del fiume Ljubljanica, che la attraversa delicatamente conferendo a certi stretti passaggi e ponti un carezzevole rumore di ciottoli rotolanti, la capitale della Slovenia è una di quelle capitali d’Europa ancora da scoprire.
“Tutto è molto cambiato da 10 anni in qua” riporta D’Antonio su Citiscope.org.
Il primo passo verso la grande trasformazione di Lubiana è stata l’intera pedonalizzazione del centro storico,che ha regalato il piacere della scoperta della città – piccola, a dire il vero – alla portata di pedoni, ciclisti, i taxi elettrici (i Kavilir, gratis per anziani, disabili i mamme con bambini), e ai pochi bus consentiti.
Come fanno i residenti che abitano nel centro storico? Parcheggiano nel grande garage sotterraneo situato appena fuori dall’area car-gree. “La paura che questo avrebbe potuto uccidere l’economia locale non è mai sorto a nessuno; piuttosto, l’economia e il turismo sono cresciuti nel centro storico“, prosegue l’analisi del giornalista.
La politica di lotta al traffico di Lubiana è una delle ragioni della sua elezione a European Green Capital 2016 dalla Commissione Europea di Bruxelles, titolo che frequentemente è stato conferito a città “green“ come Copenaghen, Stoccolma o Amburgo.
La scelta della piccola capitale della Slovenia dimostra che: anche città di modeste dimensioni hanno una loro lezione da proporre. E rivela che pure le città più piccole possono compiere uno sconcertante numero di cambiamenti in poco tempo.
“Il merito di questo va a a Zoran Janković, sindaco di Lubiana dal 2006“, prosegue D’Antonio. “Prima della sua elezione, Janković era CEO di Mercator, la principale catena di negozi dei Balcani. In qualità di sindaco, Janković ha steso un piano a lunga gittata per migliorare la qualità della vita della sua città, conosciuta come Vision 2025“.
I suoi punti: trasporti sostenibili, conservazione degli spazi verdi, riciclo, “dando anche la linea guida a dozzine di progetti sulle infrastrutture e altre scelte politiche arrivate in seguito. Fu il sindaco Janković a decide di chiudere il centro città al traffico ben prima che l’idea diventasse popolare”.
In un’intervista proprio a Citiscope, poi, Janković ha dichiarato: “Quando sono stato eletto, non avevo idea della struttura della città. Quando ho steso il nostro programma, l’ho impostato esattamente come se fosse un’azienda, con una strategia e dei target”.
La scelta più coraggiosa e criticata è stata quella della chiusura al traffico del centro cittadini, che Janković ha implementato nel suo primo anno di mandato.
“In questo modo, la campagna della sua seconda elezione si è incentrata sui residenti del centro, che hanno avuto l’opportunità di sperimentare i benefici di un’aria più salubre, strade più sicure, una maggiore quiete negli spazi pubblici. […] Janković è stato eletto per altri tre mandati successivi […].”
“All’inizio non avevo il 100% dei consensi, perché quella del centro cittadino interamente pedonalizzato non era una decisione facile da prendere”, ha ammesso il sindaco di Lubiana, “ma dopo 8 anni posso dire che se oggi chiedessimo con un referendum ai miei cittadini se volessero aprire di nuovo il centro, sicuramente il 90% di loro preferirebbero rimanere nella condizione attuale”
Perché Lubiana incoraggia l’uso della bicicletta: dal 2011, la stessa card usata per far funzionare una bici è utile anche a pagare le tariffe di transito, il parcheggio o l’ingresso in biblioteca. Le bici possono circolare nell’area pedonale – se a passo lento (un’anomalia rispetto alle altre città d’Europa dove, nota D’Antonio, i ciclisti sono tenuti a smontare dalla loro due ruote e procedere a piedi).
Ma il laboratorio procede. Ulteriori approfondimenti su :http://citiscope.org/story/2016/how-ljubljana-turned-itself-europes-green-capital#sthash.VUEK22bl.dpuf
Dove: in metropolitana, in Galleria e al Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2, Milano)
Costo: a teatro ingresso libero con prenotazione (tel. 0287387707 rsvp@fondazionecorriere.it)
Quando: lunedì 14 marzo, dalle 12.30. Alle 20.30 al Piccolo Teatro Grassi
E’ quasi primavera, si aprono i cuori, oggi facciamoli aprire alla poesia. La Fondazione Corriere della Sera e la Lettura in collaborazione con Atm e Piccolo Teatro Grassi, organizzano a Milano “Percorsi diVersi”, una giornata dedicata alla poesia.
La giornata avrà inizio alle 12.30 con Lisa Capaccioli, Gilberto Giuliani e Simone Tangolo, attori diplomati alla scuola del Piccolo Teatro, che daranno voce a brevi recital di un quarto d’ora, nei mezzanini della metropolitana, prima dei tornelli. Le stazioni toccate dall’iniziativa saranno nove, ognuna abbinata a un poeta. Per i viaggiatori solo il piacere della poesia.
Ecco il programma:
Linea gialla M3:
12.30 a Crocetta Neruda – 13.15 a Missori Whitman – 14.00 a Turati Montale
Linea rossa M1:
12.30 a Cairoli Baudelaire – 13.15 a San Babila Leopardi – 14.00 a Porta Venezia Borges
Linea verde M2:
12.30 a Lanza Merini – 13.15 a Moscova Dickinson – 14.00 a Garibaldi Achmatova
Nel pomeriggio, alle 18.30, un flash mob in Galleria Vittorio Emanuele coinvolgerà i milanesi, che potranno portare un libro da cui leggere la propria poesia preferita.
Per terminare in bellezza la sera, alle 20.30, al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello alcuni ospiti proporranno i versi del cuore accompagnati dalle immagini colorate e sorprendenti di Giulio Peranzoni. Sul palco si alterneranno Guido Catalano, Gino e Michele, Giancarlo Majorino, Salvatore Natoli, don Gino Rigoldi, Nadia Toffa e Andrea Vitali. Condurrà la serata la giornalista del Corriere della Sera Serena Danna. L’ingresso è libero solo con prenotazione (tel. 0287387707, rsvp@fondazionecorriere.it).
In metropolitana, in Galleria e a teatro risuoneranno i versi della poesia.
#1. una giornata di sole e la poesia, un’accoppiata perfetta
#2. essere stupita in metrò, di fretta, da un quarto d’ora di ascolto di versi inaspettati
#3. scoprire quali versi di Leopardi siano stati scelti
#4. partecipare a un flash mob “poetico” in un luogo super suggestivo, la Galleria
#5. la curiosità di vedere le immagini accoppiate alle poesie, al Piccolo teatro Grassi
#1. persone in metrò che si fermano ad ascoltare nonostante la fretta e gli impegni
#2. lo stupore e la gioia negli occhi dei viaggiatori
#3. in Galleria persone che con cura hanno scelto i propri versi
#4. l’ascolto educato della lettura delle poesie
#5. una serata speciale
Sembrano banali, quasi inoffensive. Ma ci cascano tutti.
Bellagio è il posto più scomodo da raggiungere su lago di Como. Tu azzardi: “Ma non possiamo fare tutto il week end?”. Risposta di lei: “No, mi va solo un caffè”.
Tu: “Cazzo, sono 100 km ad andare, 100 a tornare, con quello che spendo ti regalo tutte le calze che vuoi”
Ma lei: “Sì, ma hanno proprio l’offerta del colore che voglio io”
Tu rispondi: “Sì certo. Dammi solo 10 minuti”. In quei 10 minuti sposti gli appuntamenti con primi ministri, papi e persone con cui ci sono voluti 5 mesi per avere l’appuntamento. Ma quando sei pronto ad uscire, lei: “Scusa ma possiamo fare un’altra volta? C’è il gatto che non sta bene”. Alle tue rimostranze, lei, gelida: “Tanto avevi detto che eri libero”
Tu: “Tutto bene?”. Silenzio. “Perché non rispondi?”. Silenzio. “Cosa ne faccio dei biglietti di Formentera?”. Silenzio. Il silenzio di lei è calato all’improvviso, senza segnali premonitori, perdura di fronte a qualunque domanda, nessun cenno di vita malgrado tuoi tentativi infiniti di sapere almeno se è viva.
Dopo questo periodo che va dai tre mesi ai due anni lei riappare, sulla chat di Facebook, con la frase: “Ciao, come stai?”
Lei insiste per andare a Sankt Moritz promettendo mari e monti e soprattutto intimità. Per tutto il viaggio ti fai strani viaggi, mentre lei parla di baite e di amplessi al suono del camino. Arrivati c’è la parata degli ex, con code come all’Expo per salutarla che vanno avanti tutto il fine settimana. Non riesci a stare solo con lei neppure in seggiovia. Anzi, non puoi nemmeno assentarti 5 minuti perché rischi che se la faccia qualcuno. E che diventi lo stambecco dell’hotel.
Tu vorresti risponderle: “Perché ti fidanzi con tutti tranne che con me!”. Però intanto sei l’unico pirla a tirarla su alla fine di ogni storia sbagliata.
Lui 15 enne.
Finalmente si parte per la vacanza che hai pagato tu. Il primo segno è che si prende una giornata intera per preparare le sue cose. Tu devi lasciare le tue cose, tipo la tavola da surf nonostante andiate nel paradiso dei surfisti e dove dovrai noleggiarne una per lasciare spazio alle sue valigie.
E quando le fai notare che hai portato qualcosa in meno, lei fa la vittima: “Ma non hai visto che ho portato meno costumi?”
Tu chiami, parti, arrivi, aspetti sotto e aspetti. Lei ha il telefono occupato. Non risponde al citofono. Tu aggiorni lo status 15 volte. Vedi vari video su Youtube. Le mandi messaggi. Alla fine basta, cedi e vai a casa. Dopo due ore lei manda il messaggio: “dove sei finito?”.
Poi spiega: “Ho dovuto chiarire con il mio ex”
Questa è la fine di tutto. Partire all’improvviso, arrivare a destinazione, percorrere tutta la costa per trovare l’hotel giusto, perché non va bene niente, nonostante siate nel posto più ricco di disponibilità del mondo, non si riesce a trovare nulla, uno non va bene perché è troppo isolato, nell’altro c’è troppa gente, uno è sporco, l’altro sembra un ospedale, uno è da barbone, l’altro è troppo pettinato, a questo punto meglio tornare a casa.
MILANO CITTA’ STATO
Dove: Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi 1, Milano
Costo: platea 33 €, balconata 26 €
Quando: fino domenica 13 marzo 2016, sabato 19.30 – domenica 16.00
Solo fino a domenica 13 marzo 2016 è possibile vedere al Piccolo Teatro Strehler Morte di Danton – La Rivoluzione vista da Georg Büchner con la regia e l’allestimento di Mario Martone.
Oltre alla maestria del regista Martone è possibile ammirare in scena una compagnia di grandi interpreti, tra cui: Giuseppe Battiston (nel ruolo di Georges Danton), Paolo Pierobon (Robespierre), Iaia Forte (Julie, moglie di Danton), Paolo Graziosi (Thomas Payne), Alfonso Santagata (Lacroix), Roberto De Francesco (Philippeau). Lo spettacolo, che vede impegnati in palcoscenico 30 attori e 20 tecnici, è prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.
In soli ventiquattro anni di vita, Georg Büchner ha lasciato alcuni tra i testi più significativi del teatro moderno come Woyzeck. Scritto a 21 anni in sole cinque settimane tra il gennaio e il febbraio del 1835, Morte di Danton (Dantons Tod) descrive l’atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l’antagonismo con Maximilian Robespierre.
La morte di Danton ha avuto rari allestimenti in Italia, è stato messo in scena da Giorgio Strehler, Jean Vilar e più recentemente da Robert Wilson, Thomas Ostermeier, Christoph Marthaler.
Siate curiosi quindi di vedere la messa in scena di Mario Martone di quest’opera molto contemporanea nella nuova traduzione per Einaudi di Anita Raja.
#1. “assaporare” l’allestimento e la regia di Mario Martone
#2. osservare e capire la contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari poi
#3. ammirare Giuseppe Battiston in un ruolo storico, il rivoluzionario Danton
#4. capire la furia giacobina e rivoluzionaria di Robespierre
#5. interpretare sotto una nuova luce la Rivoluzione francese, dal punto di vista di Georg Büchner
#1. una ghigliottina
#2. un testo ricco di passione verso un ideale forte
#3. libertà di pensiero e di azione
#4. la coscienza di trovarsi dalla parte giusta della storia
#5. un testo e una realtà super contemporanea
Città Studi: ci sono nata e ci sono nati i miei genitori quindi sì, sono Città Studi doc!
Ne sono orgogliosa perché è una zona di Milano ricca di storie e suggestioni diverse.
Ecco a voi i miei 10 motivi per amare questo quartiere di Milano, e se vi va e credete che ne abbia dimenticato qualcuno, aggiungetene.
È verde….ci sono tanti parchi facilmente raggiungibili anche con i mezzi e giardini pubblici, oltre a tutta una serie di condomini e villette con giardini privati.
Vi convivono generazioni diverse a stretto contatto. Di giorno è letteralmente invasa, soprattutto d’estate e in primavera, dagli studenti. È bello vederli stesi sui prati di piazza Leonardo da Vinci a studiare, rilassarsi, mangiare. Durante la giornata i pensionati la percorrono, magari lamentandosi che qualcosa non va, ma ci sono. La sera è tranquilla, si riposa.
Non a caso si chiama Città Studi: il Politecnico e tutte le facoltà scientifiche abitano edifici storici e moderni.
Ci sono una varietà di vecchie botteghe, negozi e negozietti, trendy e non solo, tanti ristoranti e locali, le gallerie d’arte sono delle chicche da scoprire.
È una zona della città viva, rispecchia e contraddistingue un’anima di Milano, riservata ma operosa, dinamica e tranquilla.
Durante il salone del mobile la zona Ventura-Lambrate, ai confini di città studi, è il luogo più interessante della manifestazione, questo grazie a editori illuminati che ne hanno fatto già anni fa, insieme a galleristi, il loro quartier generale.
Invoglia a scoprirla, cercando i suoi luoghi verdi, angoli e scorci inattesi. Penso per primo al “Cremlino”. In piazza Leonardo da Vinci angolo via Colombo, si trova un edificio bizzarro, simile al Cremlino. Venne così definito dal mitico prof. Drugman, docente di Storia e Museografia alla facoltà di Architettura del Politecnico.
Qui i locali resistono nel tempo e si migliorano, c’è una radice storica e di appartenenza forte. Penso al Pub Matricola e al birrificio di Lambrate.
È un bel quartiere residenziale tranquillo ma vivace.
Ci sono molti mezzi pubblici (metro, bus, tram) che collegano a tutta la città e in 15 minuti a piedi si è in pieno centro.
MICHELA TARTAGLINO MAZZUCCHELLI
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Mobilità sostenibile e reimpiego di intere zone della città in stato di degrado sono due problemi che affliggono molte metropoli.
A Londra la soluzione è arrivata dallo studio di architettura Gensler – in collaborazione con PaveGen Systems e Momentum (London Planning Awards), ma “è soltanto uno dei progetti di mobilità sostenibile che dovrebbero vedere la luce a Londra nel prossimo futuro”, spiega Thenexttech.startupitalia.eu.
“London Underline”: è questo il nome del progetto di piste ciclabili sotterranee, green e ipertecnologiche che mira al decongestionamento del traffico cittadino e al riutilizzo di vecchi tunnel dismessi della vecchia linea metropolitana, migliorandoli per sicurezza, utilizzo e fruibilità (all’interno, sono stati aperti anche negozi, ristoranti e bar).
Se la proposta di andare a vivere sotto il mare era parsa alquanto curiosa, ad altri la (ri)creazione della massiccia rete sotterranea e inutilizzata è parsa manna dal cielo.
A Londra, la Underline mira ad andare dal centro alla periferia in 30 Km in per quella che potrebbe diventare la pista ciclabile più lunga d’Europa (ma una proposta c’è anche a Milano, ricordate Vento?).
A tutto questo dovrebbe aggiungersi anche la SkyCycle di Norman Foster: “una ciclabile sopraelevata che, sviluppandosi al di sopra delle linee ferroviarie suburbane, promette di non intralciare il traffico cittadino”, prosegue la nostra fonte.
Il bello, è che questa “città sotto la città” sarebbe completamente autosufficiente:
Il recupero dei vecchi tunnel della metro da trasformare in vere e proprie piste ciclabili sotterranee, corredate dalla presenza di negozi, bar e ristoranti. nonché “l’adeguamento delle gallerie della metropolitana dismesse e di binari ferroviari in eccedenza –” rappresenta un’alternativa salubre sotto molti aspetti, oltre a confermare il ruolo di capitale bike friendly di cui la città del Tower Bridge va così orgogliosa.
Ad oggi, diversi sono stati i tunnel individuati dal team Gensler per la riconversione: sulla Piccadilly Line – che va da Holborn alla stazione abbandonata di Aldwych – e la Jubilee Line, da Green Park a Charing Cross. Per collegare destinazioni pedonali strategiche poi, si è pensato anche a dei percorsi minori, come a Goodge Street – in pieno centro città – e a Stockwell, nel sud di Londra.
(Fonte: Gensler; Thenexttech.startupitalia)
Sei un ragazzo milanese? Dimmi la verità, quanto ti piace lavorare?
Poche cose riempiono di gioia i ragazzi milanesi più di dire che in questo periodo stanno lavorando molto. Ovviamente con il termine lavorare si intende passare del tempo in ufficio. Quindi non serve realmente portare a termine dei compiti, basta consumare più di tre caffè alla macchinetta o al bar e può essere considerato lavoro.
Dopo tutto questo caffè serve un po’ di svago.
Vediamo quali sono le 5 cose più amate dai ragazzi di Milano.
Non importa come sta andando il campionato di Inter e Milan. Non importa se la tua squadra del cuore è l’Ascoli. Non importa se la tua ragazza minaccia di tradirti con il postino se domenica sera la lasci sola per andare allo stadio. Il derby ha un sapore inconfondibile.
È calcio distillato, è la quinta essenza della sfida. Non si può raccontare a parole l’emozione di un derby vissuto nel vivo del Meazza. Ma vi assicuro che può dare dipendenza.
Passando dallo sport guardato a quello giocato, il campo diventa più piccolo. Il calcetto tra amici è l’unico vero momento di aggregazione maschile che mette tutti d’accordo.
Molti milanesi sostengono che i veri amici sono quelli che non ti lasciano mai solo quando ti manca il decimo.
La parola d’ordine è “evento esclusivo”. Di solito è esclusivo nel senso che non puoi permetterti di andarci perché costa troppo.
Ma cosa succede quando scopri che puoi entrare gratis?
In questo caso il milanese viene colto dall’impulso di esserci costi quel che costi (anche perché in questo caso non costa nulla) per vedere da vicino la gente ricca.
Niente ti fa sentire potente quanto dire a chi ti chiede se liberi il parcheggio che non stai andando via.
Tu sei l’automobilista giunto nel luogo poco prima di lui, e grazie a questi pochi secondi di anticipo ora la tua macchina è parcheggiata.
I milanesi amano farsi belli. Però questo desiderio apre un dilemma gnoseologico: come posso essere sicuro di essere bello?
Non posso dirmelo da solo, sarebbe troppo facile. Il modo migliore è quello di farselo dire da una ragazza.
Ne consegue che devo provarci con il maggior numero di ragazze possibile per capire in modo statisticamente significativo se sono bello oppure no.
Dove: Hotel NH CONGRESS CENTRE, Strada 2a, Milanofiori – 20090 Assago (MI)
Costo: gratuito
Quando: 11 marzo 2016, ore 21
Dopo il grande successo cinematografico di Awake e la conferma del best seller editoriale Autobiografia di uno Yogi, Milano si appresta a vivere una serata per conoscere le tecniche di meditazione di Paramahansa Yogananda, personaggio carismatico che ha impattato sulle vite di milioni di persone: tra di loro, Steve Jobs e i Beatles.
Un’unica data italiana per la serata tenuta dai Monaci della Self Realization Fellowship, l’organizzazione spirituale internazionale fondata da Yogananda stesso nel 1920, che arrivano a Milano per offrire, in una conferenza gratuita, consigli teorici e pratici su yoga e meditazione.
Con il patrocinio del Centro di Meditazione SRF di Milano (www.yogananda-milano.org ), uno degli oltre 30 presenti oggi in Italia.
#1 imparare nuove tecniche di meditazione
#2 approfondire la conoscenza di Paramahansa Yogananda
#3 incontrare appassionati di questa filosofia spirituale
#4 trascorrere un venerdì sera diverso dal solito
#5 rigenerarmi mentalmente e fisicamente
#1 i monaci SRF
#2 la stanza della meditazione
#3 una folla di appassionati
#4 tanta bella energia
#5 spunti di miglioramento per la mia ricerca personale
Foto:www.niccolobranca.it
La donna milanese è una ragazza che trova sempre il giusto spazio per valorizzare la sua femminilità. Si districa egregiamente tra le mode del suo tempo, nel turbinio di giochi di ruolo proposti dal suo habitat. Insomma se la tira.
Scherzo. La verità è che la ragazza milanese potrebbe anche tirarsela ma alla fine decide che non ne vale la pena. Meglio essere se stessa e godersi la vita in una grande città.
A proposito di godersi la vita, quali sono le cose che le ragazze di Milano amano fare?
Scopriamolo subito.
Milano è un limbo neutro dove la personalità di chiunque può splendere.
Però, la personalità, bisogna imparare a vestirla perché non può mettersi a nudo in una città che cambia così velocemente. Per fortuna c’è lo shopping.
Lo shopping funziona come la psicoanalisi. Il camerino è una chaise longue e la commessa è la sua analista. L’abito non fa il monaco, però fa da filtro tra quello che siamo e quello che vogliamo svelare di noi.
Piccola nota, Milano è l’unica città del mondo dove uomini e donne amano fare shopping con lo stesso vigore.
La vita della milanese è come sex and the city solo con i palazzi un po’ più bassi.
Uscire con le amiche è il veicolo per entrare nelle storie degli altri, nelle case degli altri e realizzare che alla fine tutti hanno le stesse rotture.
Lo stress normalmente si accumula nella zona cervicale e procura dei gran mal di testa. Nelle donne milanesi lo stress si accumula nei fianchi e sul girovita.
La palestra non ammazza lo stress, perché arrivare in orario ai corsi significa combattere contro il traffico e l’assenza di parcheggio, però almeno elimina i segni dei peccati di gola.
A Milano e più bello tornarci che viverci. Però per tornarci bisogna prima viverci e poi partire. E per partire bisogna prima programmare le vacanze.
Riassumendo, a Milano è bello programmare le vacanze.
A Milano quando qualcuno organizza un evento lo urla ai quattro venti in una spirale parossistica di sano esibizionismo.
Non importa cosa viene inaugurato: un nuovo museo o un nuovo estetista, l’importante è esserci.
La routine quotidiana sfuma i confini delle settimane e sembra che non accada nulla. La tipica sensazione “cosa ho fatto nell’ultimo mese”?
Solo gli eventi possono ridare alle donne quell’euforia tipica degli appuntamenti.
Secondo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.
In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Se tu fossi il Sindaco di una Città Stato, che cosa faresti?”
Dove: Museo del Design 1880-1980, Via Borsi 9, Milano
Costo: 6 euro
Quando: mercoledì 9 marzo 2016 alle 19
Vi piacciono la storia del design e dell’arredamento? E gli oggetti belli e raffinati? Non potete perdervi, stasera, la visita guidata con approfondimento e aperitivo alla collezione permanente del museo del design , in via Borsi 9.
Cosa ci può essere di meglio del passeggiare in mezzo a oggetti meravigliosi con un buon bicchiere di vino? Lo potrete fare per circa 30 minuti, dalle 19, nell’appuntamento SouvenirANNITRENTA, un excursus nella collezione che va da pezzi italiani a esteri, tra il 1880 e il 1980. (stasera sarà focalizzata sugli anni Trenta).
Visto il successo degli appuntamenti del mese di febbraio, da oggi si replica per tutti i mercoledì di marzo.
Ecco le prossime occasioni di visita:
16 marzo – Il design americano tra il 1900 e il 1950,
23 marzo – Italian style tra gli anni ’50 e ’60,
30 marzo – Italyan style tra il 1970 e 1980
Dovete solo scegliere a quale partecipare, anche tutti e quattro!
#1. visitare e vedere la collezione permanente del museo del design, dal 1880 al 1980, inaugurata il 9 luglio scorso (dopo il Salone del Mobile 2015)
#2. scoprire l’allestimento della mostra, da palazzo Mezzanotte (durante il Salone del Mobile 2015) alla sede permanente
#3. ammirare i 120 pezzi esposti
#4. toccare, sedermi, vivere gli oggetti esposti. Impossibile, non si fa!
#5. vedere e sentire la storia delle raffinatissime e moderne ceramiche di Giò Ponti (nella foto)
#1. la chaise longue di Le Corbusier, e scoprirne la vera storia, non l’ha disegnata lui, ma…
#2. vedere le lampade degli anni Trenta con tutta la loro moderna maestria
#3. scoprire altre storie sconosciute e aneddoti sui protagonisti di un’epoca speciale per il design
#4. un allestimento ad hoc per la serata
#5. poesia negli oggetti
Crediti fotografici: Foto di Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti
Che siano unicum di Milano o idee prese in prestito da altre città, poco importa: chi passa da Milano non può perdersi questa cinquina di occasioni 100% made in Milan.
Che poi: ce ne sarebbero molte di più, ma queste sono veramente speciali. E vi spiego il perché!
Che sia per andare a vedere un’icona del pop italiano tipo Laura Pausini o una leggenda della musica rock internazionale come Bruce Springsteen, l’esperienza di un concerto allo Stadio di S. Siro rimane sempre e comunque da brividi.
Saranno i campioni del passato che hanno calcato questo prato.
Saranno gli assi della musica che qui hanno scritto pagine rimaste nell’immaginario colletivo.
Ma la combinazione tra l’atmosfera del grande Meazza e la magia dei cori suonati sotto il cielo di Milano equivale ad un’ora e passa di pelle d’oca assicurata.
Da quando è stata ufficialmente riaperta, la Darsena è diventata, nelle tiepidi notti estive, il punto di incontro per giovani e meno giovani. Che vogliate semplicemente sgranchirvi le gambe con una passeggiata serale oppure fare quattro chiacchiere con gli amici a bordo d’acqua, con un bicchiere di birra in una mano e la chitarra acustica dall’altra, questo punto di incontro tra i due Navigli è diventato il luogo adatto per voi.
E’ vero, Milano non ha il mare, ma la Darsena è un valido sostituto. E poi, si sa, i milanesi si accontentano di poco e sanno usare l’immaginazione.
Una volta all’anno Milano dedica una notte bianca dedicata all’arte contemporanea, alla scoperta (o riscoperta) di quello che la città può offrire.
Una rete di oltre 60 “luoghi” – gallerie, atelier di design e studi d’artista – che sono spesso al di fuori dei circuiti tradizionali dove far conoscere anche la produzione delle opere d’arte. Che siate collezionisti alle prime armi, semplici appassionati o visitatori occasionali di mostre d’arte, Milano si offre nel farvi conoscere i luoghi in cui l’arte viene creata e venduta – studi d’artista e gallerie, associazioni culturali, e molte altre location insolite della città.
Milano è l’unica città d’Italia che non si crogiola nello splendore di quello che fu, ma si proietta verso il futuro. Negli ultimi cinque anni lo skyline della città è completamente cambiato, alla guglia del Duomo si è aggiunta la guglia versione 2.0 del palazzo UniCredit.
Piazza Gae Aulenti, con i suoi giochi d’acqua dove i bambini giocano d’estate, il calcio balilla gigante 11 contro 11, il wheatfield (campo di grano cittadino) adiacente ed il Bosco Verticale sullo sfondo, reincarna perfettamente la città del futuro, un posto dove il verde e l’ecologia convogliano con architettura d’avanguardia.
Forse Milano sta addirittura superando Berlino?
Da qualche anno inizia a spopolare la magica iniziativa di #cenaconme, che sulla scia di Parigi, ha iniziato a proporre la Cena in Bianco anche a Milano. Di cosa si tratta? Innanzi tutto il dress code è rigorosissimo: total white. Da qui non si scampa.
Dove? Un luogo a sorpresa, sempre diverso e comunicato il giorno prima.
Che sia una strada, una piazza, un parco, lo scopo è quello di trasformare lo spazio aperto in una sala da pranzo. Ognuno porta qualcosa da casa: tavolo, sedie, vivande, stoviglie in ceramica, bicchieri di vetro… niente carta e niente plastica (perché è un evento social ma green).
Si apparecchia e imbandisce la propria tavola con amici, familiari, colleghi, nonni e bambini così da vivere l’emozione di una cena tutti insieme per strada all’insegna delle cinque grandi E: etica, estetica, ecologia, educazione, eleganza.
E alla fine della serata, ognuno sparecchia, porta via tutti i rifiuti (non deve rimanere traccia del nostro passaggio).
All’ultima edizione di luglio scorso, il flashmob si è tenuto davanti al Castello Sforzesco, l’eleganza raggiunta è stata degna dell’immaginario di un banchetto di corte al quale hanno partecipato in migliaia.
D’altronde le cene sono il punto forte degli Italiani, il successo era scontato, no?
Foto: https://www.facebook.com/cenaconme/
ARIANNA RICOTTI
Dove: Presso Associazione ITACA, via Volta 7/A Milano
Costo: ingresso libero
Quando: sabato 19 marzo, dalle ore 9.45 alle ore 17.00
Programmi estivi diversi per milanesi diversi: INFODAY YearOut –
Arriva un po’ di arietta di primavera. I milanesi tirano su il naso e aspettano il momento degli Happy Hours open air. Tra un drink e l’altro si comincia a pensare ai programmi estivi e, a nche se ancora c’è da sdoganare Pasqua, il ponte del 2 giugno e così via, prima o poi arriverà anche l’estate.
Si sa, i milanesi amano stare comodi e le vacanze sono sacre dopo un anno di duro lavoro il meritato risposo. Molti staranno pensando ai grandi classici come Grecia, Formentera, Ibiza, Sardegna, eppure, questa volta, potrebbero andare ancora più lontano e spingersi un po’ di in là.
Quest’estate potrebbero provare un’esperienza di volontariato internazionale. .
Si può scegliere tra Etiopia, Kenya, Uganda, Tanzania, Cameroon, Namibia, India e Costa Rica. Sabato 19 marzo 2016 sarà l’occasione per ascoltare i progetti nuovi ed i racconti di chi è già stato.
Visualizza il programma: http://www.yearout.it/it/incontriamoci/infoday.asp
#1. Suona un po’ sbattimento ma potrebbe diventare l’esperienze più incredibile della mia vita..
#2. Ideare nuovi progetti per chi ne ha bisogno
#3. Scoprire un nuovo paese e la sua cultura
#4. Scoprire il piacere di tanto in tanto di stare senza elettricità (power cut)
#5. Avere il tempo per scrivere quello che vedo, quello che sento…
#1. Persone diverse da me con cui collaborare e da cui imparare
#2. Nuovi amici
#3. Un’evasione unica dalla routine
#4. Tanta energia da portare indietro
#5. Nuovi modi di vivere, ballare, suonare, divertirsi