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10 MERAVIGLIE che cambieranno la faccia di Milano tra 10 anni

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Milano è ricca di bellezza manifeste e ancora di più angoli nascosti da rivalutare e che una volta scoperti sveleranno cose meravigliose. Per esempio…

#1.Ospedale Militare di Baggio e Piazza d’Armi

Dopo anni di abbandono a seguito della fine del servizio militare obbligatorio, l’area immensa dell’ospedale militare è stata dedicata al primo Campus universitario italiano, dove alloggiano e studiano 20.000 studenti delle principali università milanesi.
Il campus include anche l’ex-piazza d’armi che l’esercito utilizzava per le manovre dei carri armati, divenuta il più grande parco milanese dopo Parco Sempione.

#2. Carcere di San Vittore

L’edificio a stella del famoso carcere milanese, secondo il modello settecentesco del panopticon, non ospita più detenuti ma è divenuto la sede della Cittadella della Musica, dove talenti musicali di tutto il mondo vengono per perfezionarsi e diventare grandi musicisti: dalla musica classica a quella contemporanea, al jazz, etc.

#3. Aeroporto di Linate

L’aeroporto di Linate è stato chiuso per far diventare Malpensa l’hub del trasporto aereo internazionale per i viaggiatori business del Nord Italia. Nell’area del vecchio aeroporto è stato costruito il nuovo Stadio Olimpico di Milano, dove i tifosi arrivano grazie al nuovo collegamento della metropolitana. Con grandi vantaggi per l’ordine pubblico.

#4. Cavallo di Leonardo

La più grande statua equestre del mondo, donata a Milano da mecenati americani, è stata finalmente tolta dall’Ippodromo e collocata di fronte alla Stazione Centrale ad accogliere i viandanti che arrivano a Milano con il treno. Il simbolo del genio leonardesco si può adesso ammirare in prospettiva fin da Piazza della Repubblica.

2#5. Ex-fabbrica della Lambretta (in via Rubattino)

L’edificio abbandonato delle Officine Innocenti è diventato il Crystal Palace di Milano, il più grande salone di esposizioni internazionali di arte moderna. E quando non ci sono eventi di pittura e scultura, diviene la più grande pista da ballo per festival internazionali di ogni tipo di danza.

#6. Area Expo

L’area dove si è tenuta l’Expo 2015 è divenuta la nuova sede della Banca Mondiale (che dagli USA si è trasferita in Europa, quando l’UE ha preteso il riconoscendo di azionista di maggioranza, come prevede il suo statuto). Gli Stati membri hanno dovuto scegliere una importante città europea non capitale, per una questione di indipendenza politica, e Milano si è presentata come la scelta ideale, per peso economico, qualità della vita e posizione geografica.3

#7. Tiro a segno nazionale

Dopo anni di abbandono l’edificio storico ottocentesco del Tiro a Segno è stato ristrutturato e ospita l’Accademia internazionale del Gusto dove aspiranti chef di tutto il mondo seguono corsi di cucina e perfezionano il loro talento, ottenendo un prestigioso diploma per lavorare nei più importanti ristoranti. Grazie a questa accademia, Milano è finalmente entrata nella classifica delle città più importanti per l’alimentazione.

#8. Riapertura del Naviglio

Milano riscopre lo storico dialogo con l’acqua attraverso la riapertura di un naviglio al centro di Via Melchiorre Gioia, dalla Martesana fino alla vecchia chiusa dell’Incoronata. Questa opera ha risolto il problema annoso delle periodiche esondazioni del Seveso, che adesso può sfogare nella nuova via d’acqua i suoi livelli eccessivi, senza allagare un quartiere di Milano.

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#9. Statua di Radetzky

La statua del protagonista delle cinque giornate di Milano, a cui fu dedicata la omonima marcia di Strauss, è stata regalata da Praga a Milano, in segno del comune passato asburgico. La statua del vittorioso generale austriaco, che giaceva in un deposito della capitale ceca, è stata collocata nei giardini di Via Brisa, di fronte alla storica sede di Palazzo Arconati (distrutto dai bombardamenti), già dimora privata di Josef Radetzky, che amò tanto Milano da volerci rimanere anche in pensione fino alla sua morte.

#10. Fiume Lambro bonificato

Di fronte agli esempi di bonifica del Tamigi e del Bacino della Ruhr il Sindaco di Milano, insieme al Presidente della Regione, ha ottenuto dal Governo una legge speciale che ha inasprito le norme sugli scarichi nei fiumi Lambro e Olona. Milano adesso ha la sua spiaggia sul Lambro, con punti di balneazione nei Parchi Lambro e Monluè.

UGO POLETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Coreani visionari: con la pioggia le vie si trasformano in opere d’arte (IMMAGINI)

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L’estate è piovosa o le strade metropolitane sono troppo grigie e tristi? Una botta di colore arriva dal ‘basso’ e a Seul come a Boston, le pavimentazioni urbane si colorano, fioriscono, raccontano storie fantastiche non appena si bagnano un po’.

Anche in estremo Oriente come negli States è tutto merito di una vernice idrochimica, così simpatica da attivarsi e quindi rivelarsi solo quando bagnata con l’acqua.

A realizzare questi murales è stato il gruppo di designer della Corea del Sud, collettivo D&AD, insieme a Pantone.

Il risultato che si chiama “Project Monsoon“, ‘progetto monsone’ come quelli che si abbattono da quelle parti e portano 3 settimane di piogge ininterrotte ogni anno, è un lavoro di street art magica.

Per ora, però, solo visionario.

Quelli che vi mostriamo solo solo dei rendering che stanno facendo il giro del mondo e della rete.seni_mural_1_(projetc_monsoon)

Anche in questo caso, la fonte di ispirazione per le storie e le immagini narrate traggono ispirazione dalla dalla cultura sudcoreana e hanno l’obiettivo di ricreare dei fiumi nelle strade.

La pioggia ininterrotta darà fastidio, ma almeno un po’ di colore rallegrerà gli spiriti e renderà più piacevole la città. E queste due immagini del ‘com’è’ e ‘come sarà’ rende bene l’idea, no!?

strade fiorite corea milano citta stato 01strade fiorite corea milano citta stato 02

W Milano

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Congratulazioni a Beppe Sala.

Ci auguriamo cinque anni di innovazione e di progetti visionari che portino Milano a competere con le migliori città del mondo.

Evviva Milano, Evviva Milano Città Stato

“Milano in confronto alle altre città è come il sole tra i corpi celesti” (Bonvesin De La Riva, De magnalibus urbis Mediolani, anno 1288)

ETNO MAP: un ristorante straniero per ogni fermata della metro – MAPPA

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EtnoMap Milano Città Stato

Milano è una capitale internazionale del cibo anche grazie a ristoranti di cucina internazionale di altissima qualità. Vi proponiamo le nostre proposte vicine alle stazioni della metro.

La ETNO MAP si aggiunge alla nostra collezione di mappe.

TUTTE LE ALTRE MAPPE

La Restaurant Map

La Cultural Map

La Bio Map

La Vip Map

La Summer Map

La Mappa dei Locali LGBT

FRANCESCA BARTOLINO

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I tipi di coinquilini che puoi trovare a Milano

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A Milano gli affitti sono pensati per scoraggiare chi non crede veramente nelle potenzialità della città. Diciamo che con la cifra che qui ti permette di vivere in un bilocale di 50 metri quadri, da dove vengo io puoi affittare un attico di 120 metri quadri in centro.

Quindi se proprio credi che vivere a Milano migliorerà te e la tua vita, ti tocca trovare un coinquilino.

Più facile a dirsi che a farsi.

coinquiliniI tipi di coinquilini che puoi trovare a Milano.

 

#1 Il progetto erasmus

Il massimo a cui ambire è un coinquilino straniero. I benefit sono infiniti: puoi fargli pagare anche il tuo affitto, impari una lingua nuova, ti porta alle feste erasmus, esalta per difetto le quattro croste che sei capace di cucinare tu e molti altri.

 

#2 Il frequentatore di locali

Vive la notte e dorme di giorno, come alcuni rapaci di montagna, e proprio come loro va a caccia di prede. Se la sua fit riproduttiva è scarsa nessun problema, ma se invece è capace di convincere le ragazze del suo charme, allora nessun letto è al sicuro.

 

#3 Quello che sale dal sud

Dopo lo straniero è il coinquilino perfetto perché dal sud non sale solo lui ma anche l’olio e tutta una serie di prodotti tipici che i suoi genitori gli inviano settimanalmente in quantità sufficiente a sfamare un piccolo borghetto.

 

#4 Il fumatore

A Milano chi fuma lo fa con il ritmo incalzante degli schizofrenici nel film qualcuno volò sul nido del cuculo. Quindi per quanto cerchiate di circoscrivere il suo vizio al piccolo balcone, l’intera casa saprà di posacenere.

 

#5 L’ossessivo

Primo, quel che è mio è mio e quel che è tuo è tuo. Quindi dispense separate. E poi le pulizie, i capelli nella doccia, la luce accesa, le prese salva corrente, i centesimi delle bollette e ti tic e ti tic e ti tic…

 

#6 Il proprietario

Le agenzie immobiliari hanno convinto una generazione di cercatori d’oro che conviene pagare il mutuo anziché l’affitto. Presi dall’entusiasmo molti hanno comprato e ora per pagare il mutuo devono dividere casa con qualcuno che paghi loro l’affitto. Vivere con il proprietario è praticamente come vivere con tua moglie.

Il ballottaggio di Milano Città Stato

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È finita la campagna elettorale. In tutti questi mesi Sala non si è schierato a favore del nostro progetto, di rendere Milano autonoma come sono le migliori città d’Europa.
Solo nella giornata di ieri ci ha mandato una lettera di apertura alla quale abbiamo risposto ringraziandolo, ma chiedendogli di darci una concreta opportunità di definire assieme lo sviluppo progettuale in caso di sua vittoria.

A questa ulteriore richiesta purtroppo non ha dato alcuna risposta.

Tutti noi crediamo nella sua buona fede e non pensiamo che il suo sia un gesto opportunistico dell’ultima ora.
Tuttavia, per correttezza, dobbiamo prendere atto che Parisi, al contrario di Sala, ci ha manifestato una volontà fattiva molto chiara di istituire o acquisire lui stesso le deleghe per portare Milano all’autonomia e poter lavorare insieme sui 9 progetti che la nostra associazione ha sviluppato in questi mesi:

UN PATTO DI AUTONOMIA CON ROMA
UNA FREE ZONE INTERNAZIONALE
FEEDBACK DEI CITTADINI SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
ART UP: CAPITALE DEL MONDO NELLA PRODUZIONE DI NUOVA CULTURA
UN FONDO PATRIMONIALE CON LE OPERE D’ARTE DELLA CITTA’
L’ISTRUZIONE SARA’ UN ACCELERATORE DELL’INDIVIDUO
DAL WELFARE AL RESTART
CITTA’ LEADER CONTRO L’INQUINAMENTO
LA PRIMA CITTA’ UNIVERSALE

Per questo motivo, augurando ad entrambi le migliori fortune in un giorno così importante per la nostra città, riteniamo che le maggiori garanzie per la costruzione di un processo di autonomia e crescita per Milano siano incarnate in questo momento storico nella candidatura di Stefano Parisi.

Se credete anche voi in una Milano libera di gestirsi come le migliori città d’Europa, domenica date il vostro appoggio a Stefano Parisi.

 

SEGUE RASSEGNA STAMPA DELLE DICHIARAZIONI DEI CANDIDATI SINDACO SU MILANO CITTA’ STATO

Stefano Parisi e Beppe Sala: che cosa ne pensano dell’autonomia di Milano?

Ecco le dichiarazioni rilasciate sul tema Milano città stato’.

STEFANO PARISI

(FACEBOOK), Milano, 13 MAG: 

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(Incontro con i candidati in Triennale) Milano, 30 MAG  -“Io metto sì a Milano Città Stato, ma non vorrei che uscissimo pensando che siamo tutti d’accordo, e nessuno è d’accordo. […] Circa la sostanza e la fattibilità: io partirei da dove ci troviamo oggi. Noi siamo in una situazione di forte vuoto amministrativo. Con la legge Delrio sulle province è successo un disastro dal punto di vista amministrativo. […] Quella legge va cambiata. L’elezione diretta del sindaco di Milano vuol dire che si trova un altro sindaco sopra, poi il presidente della Regione, peggio ancora. […] Così com’è adesso non è coerente dire di sì punto e basta. L’elezione diretta del sindaco con quel modello di area metropolitana vuol dire un ulteriore strato amministrativo tra il sindaco di Milano e la Regione. Quindi, io non lo condivido. Penso che quella legge sia il classico papocchio all’italiana: cercando di cambiare tutto senza cambiare nulla. […] Abbiamo dei vuoti amministrativi importanti, una disaffezione e delle distorsioni: è una distorsione che il sindaco di Milano sia anche il sindaco dell’area metropolitana, oggi. […] Credo si risolva andando verso una forte maggiore autonomia dell’area metropolitana di Milano. Questo è giusto, dobbiamo farlo. Dobbiamo capire in quali ambiti di questa autonomia si deve sviluppare. […] La metà delle tasse locali, come l’IMU, la TASI, cioè le tasse che servono per gestire la città vanno a Roma a finanziare un’amministrazione molto inefficiente. Questa è un’operazione fatta non soltanto da Renzi, ma anche dai due Presidenti del Consiglio precedenti dove sono state fatte manovre […] di risanamento e […] di alleggerimento della pressione fiscale centrale per scaricare sui sindaci. […] La cosa grave è che i sindaci hanno abbassato la testa, specie Pisapia, ed è una cosa grave perché Milano è una roba diversa dal resto.[…] Milano deve riprendere in mano il suo destino. E invece è successo che Milano ha abbassato la testa e il sindaco come i presidenti dell’ANCI, che sono sempre dello stesso partito del Presidente del Consiglio, hanno abbassato la testa, pur essendo molto arrabbiati, ma non hanno potuto fare a meno perché i meccanismi di quello che accade nella direzione del PD sono noti, e alla fine le decisioni vanno prese in quel modo. Allora, che modello vogliamo?! Vogliamo maggiore autonomia sicuramente fiscale. Autonomia vuol dire anche responsabilità. Vuol dire che a fronte di un’autonomia fiscale abbiamo bisogno di un rapporto diretto e misurabile dei cittadini con quanto pagano di tasse, per quanti servizi hanno oggi indietro. Questa cosa non c’è oggi. […] Dov’è il rapporto trasparente e politico tra qualità dell’amministrazione e pressione fiscale? Non c’è e questo va ricondotto. Come d’altronde i temi che riguardano gli ambiti di amministrazione della città metropolitana: come mai non è stata fatta nessuna politica ambientale in questi anni […] e il continuare a dire che l’unico problema è bloccare il traffico una volta ogni tanto. Il perché è perché non sono state fatte politiche di rigenerazione ambientale e del nostro patrimonio urbano. Un po’ per motivi ideologici perché bisogna lasciare tutto com’è e non bisogna toccare nulla con il risultato che più del 50% del nostro patrimonio abitativo in classe energetica C, e solo lo 0,6% sta in classe energetica A. Perchè non c’era una area metropolitana […] Bisogna fare una classe energetica in un’area molto più ampia. Come mai oggi ci troviamo ad avere gli allagamenti del Lambro e nessuno ha fatto niente in questi 5 anni? Nulla. Sì, la Regione Lombardia ha fatto degli stanziamenti, hanno avviato degli investimenti, un enorme problema perché gli investimenti sono fatti in comuni diversi da Milano che invece subisce gli allagamenti. Eppure c’erano dei poteri commissariali. Pensate a questi allagamenti se fossero successi il 30 maggio 2015 in pieno Expo. Saremmo finiti sulle pagine dei giornali internazionali. Io penso che dobbiamo andare verso questa direzione, ma avendo una chiara idea politica e amministrativa di che cos’è l’autonomia. Ed è innanzitutto fiscale, operativa, e poi amministrativa, che i poteri commissariati in questa città sono stati avuti, ma non sono stati utilizzati“.

(ARTRIBUNE) Milano, MAG 2016 – “[…] Stefano Parisi (centrodestra) evidenzia il vuoto amministrativo della Legge Delrio sulle Province: ‘Milano deve riprendere in mano il suo destino. Il modello deve essere di maggiore autonomia fiscale. Sì, ma con una chiara idea di cosa sia l’autonomia’ […]” 

(ILGIORNALE – ILGIORNALE.it) Milano, 6 GIUG : “L’hanno definito il «federatore» o l’«uomo dei miracoli». Stefano Parisi, 59 anni, è riuscito a tenere insieme Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni e ad allargare la coalizione del centrodestra a Milano all’ex ministro Maurizio Lupi (capolista di «Milano Popolare») e l’ex ministro Corrado Passera. Parisi sogna di lanciare da Milano «una rivoluzione liberale-popolare» (la chiama «Lib-Pop»). Sposato da 32 anni con Anita Frideman, vicepresidente della Fondazione Italia-Israele, Parisi è un romano che vuole difendere Milano da Roma: il minimo è garantirle più autonomia, l’obiettivo vero trasformarla in una «città-Stato».

(MILANO CITTA’ STATO) Milano, 14 GIUG: “Io mi impegnerò che succeda”: Stefano Parisi a Milano Città Stato. […] ‘Come prevede la Costituzione Milano può aspirare a questo tipo di autonomia e io mi impegnerò che succeda’.”

(METRO) Milano, 16 GIUG: “Vogliamo una Milano autonoma da Roma, da Renzi e dalla vecchia politica. Più autonomia significa libertà di gestire la città, di ridurre la burocrazia e la pressione fiscale”.

BEPPE SALA

(ASSOCIAZIONE VIVAIO) intervista a Beppe Sala, 14 MAG 2016 – “Sull’autonomia da Roma dico no per due motivi: uno, perché non credo che in Italia ci sia abbastanza maturità per un esperimento del genere, due perché penso che a Milano non dobbiamo accettare che tutto quello che oggi versiamo continueremo a versarlo. Per il sistema della perequazione fiscale a Milano si chiede in questo momento molto di più. Credo che nel lavoro che si sta facendo per portare una Local Tax, Milano deve approfittare della questione, anzi, la città metropolitana, per ridiscutere un po’ i criteri di perequazione. Oggi Milano […] versa al governo molto di più. E’ il momento di ripensarci. […] Alla fine è un NI.” “Sul tema della maturità, non è una immaturità di Milano quanto un problema delle altre città: Roma soprattutto la vedo lontanissima nel poter gestire una cosa del genere. Forse l’unica a poter gestire una cosa del genere è Milano, obiettivamente”.

(CORRIERE DELLA SERA) Milano, 16 MAG 2016 – 

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«Milano deve contare di più a Roma». Dal federalismo fiscale alla semplificazione delle procedure; dalla candidatura della città a ospitare eventi internazionali fino a diventare sede dell’Authority dei trasporti unificata a quella dell’energia: Giuseppe Sala, candidato sindaco per il centrosinistra, ripete come un mantra che «non dobbiamo perdere la spinta propulsiva che ci siamo guadagnati con Expo e su questo ci faremo ascoltare dal governo». […]

(OMNIMILANO) Milano, 23 MAG – Se ricominciamo dalla Città Stato, come sostiene il centrodestra, campa cavallo”. Lo ha detto il candidato sindaco del centrosinistra Giuseppe Sala, presentando la richiesta di maggiori fondi per la citta’ metropolitana alla presenza del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, al Circolo della Stampa”.

(LA RISPOSTA DI MILANO CITTA’ STATO) Milano, 25 MAG – “Caro Beppe, Milano è campacavallo“.

(MILANO CITTA’ STATO) Milano, GIU 2016 – Beppe Sala ha scritto alla nostra redazione impegnandosi, a sua volta, per la realizzazione dell’autonomia di Milano. Ve la proponiamo integralmente [a questo link].

Sala grazie, ma dimostraci che il tuo impegno è reale

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Caro Beppe,

la tua lettera di questa mattina ci ha reso davvero felici. Dopo mesi di impegno e sacrifici è una soddisfazione vedere entrambi i candidati sindaco che condividono un progetto che abbiamo fatto nascere e che crediamo fondamentale per la città.

Come sai, fin dalle primarie avevamo cercato di avere il tuo consenso sul nostro progetto e finalmente abbiamo ricevuto il tuo impegno per l’autonomia di Milano.

Come puoi immaginare, noi ci stiamo mettendo la faccia verso un pubblico che per noi è molto caro e a cui noi dobbiamo garantire serietà e impegno concreto per realizzare questo progetto, per portare Milano ad avere lo stesso tipo di autonomia delle migliori città europee così da poter realizzare quei progetti prioritari che possano farla diventare un punto di riferimento internazionale.

Parisi ha detto fin da subito sì a dare Milano un’autonomia come le migliori città del mondo. Così come hanno detto sì altri candidati.

Parisi ha firmato per Milano Città Stato e oltre alla lettera di impegno che ci ha inviato lunedì ha voluto incontrarci per parlare della realizzabilità dei progetti, impegnandosi ad affidarci una delega o trovare una modalità per attribuirci una responsabilità nell’attuazione del nostro progetto per Milano.

Mentre Parisi si è seduto con noi e si è manifestato sempre a favore, tu hai sempre mostrato freddezza fino a oggi.

Crediamo ci capirai se chiediamo qualche certezza in più di una lettera inviata a tre giorni dal voto.

Quindi se davvero vuoi realizzare il progetto, ti invitiamo a incontrarci entro la sera di domani, venerdì 17, per dirci che ruolo vorrai darci per metterci nella condizione di garantire i cittadini della sua realizzazione. Crediamo che capirai la fretta, ma è per noi importante poter informare i nostri lettori dell’esito dell’incontro.

Restiamo in attesa di un tuo contatto a stretto giro.

#AvantiMilano
#BellaMilano
#MilanoCittaStato

7 motivi perché l’autonomia di Milano dovrà essere una priorità del prossimo sindaco

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Il tema è importante ed entrambi i candidati sindaco ci hanno dato un loro parere: Parisi si è espresso pubblicamene a favore di una autonomia di Milano sul modello delle principali città europee, Sala è rimasto cauto. Noi siamo certi che, a parte i calcoli elettorali, se vuole governare nell’interesse dei cittadini la prossima giunta dovrà avere come priorità l’autonomia per Milano.

Per almeno 7 ragioni.

7 motivi perché l’autonomia di Milano dovrà essere una priorità del prossimo sindaco

#1 Perché Milano non può perdere terreno con le altre città d’Europa.

Negli ultimi vent’anni la tendenza diffusa nei principali Stati europei è dare poteri speciali alle loro città di punta. Londra, Madrid, la stessa Parigi hanno ricevuto una grande autonomia, assumendo una fisionomia simile ad altre città Stato europee come Amburgo, Berlino, Vienna o come le città principali della Svizzera. In tutta Europa si è compreso che le grandi città competono tra loro, oltre la stessa nazione. A questa tendenza si è finora sottratta solo l’Italia che con la riforma Delrio mette Milano sullo stesso piano di altre 13 città italiane e non le permette invece di paragonarsi ad armi pari con le migliori città europee.
Milano con la sua storia e le sue potenzialità non può perdere il contatto con le migliori città europee.

#2 Perché dare autonomia a Milano può servire a rinnovare lo Stato.

Il nostro paese è in crisi da vent’anni. Stiamo perdendo posizioni in molte delle classifiche internazionali. La crisi più evidente è dello Stato. Uno Stato la cui priorità ormai è trovare soldi per pagare gli interessi sul debito e per le pensioni. Uno Stato che aumenta lo squilibrio tra chi ha delle posizioni di vantaggio per lo più anagrafiche e chi invece è tagliato fuori da questo sistema. Uno Stato da rinnovare radicalmente: per farlo senza salti nel vuoto la cosa migliore è sperimentare a livello locale un nuovo tipo di organizzazione della comunità. Milano Città Stato può essere il laboratorio in grado di mostrare come lo Stato possa essere rinnovato nelle sue funzioni fondamentali e sappia ritrovare lo spirito originario di strumento di libertà e di uguaglianza per tutti i cittadini.

#3 Perché l’autonomia è una questione di dignità.

In ogni famiglia il figlio capace è premiato con maggiore autonomia e con una maggiore responsabilità. L’autonomia nella gestione dei soldi e del suo tempo è la premessa-base per consentirgli di crescere. Così accade nell’azienda dove chi è bravo viene premiato con maggiori poteri e maggiore autonomia. Milano è la città che merita più di ogni altra la possibilità di gestirsi in autonomia.
Ma occorre un senso di dignità da parte dei milanesi per smetterla con l’alibi del dare la colpa allo Stato, di aspettare che lo Stato risolva i nostri problemi o di lasciare che ci dica quanto e come spendere le nostre risorse.
Serve la dignità di impegnarsi perché Milano possa produrre di più per tutta la nazione, assumendosi la responsabilità di governarsi.

#4 Perché l’autonomia è consentita dalla Costituzione.

L’articolo 132 della Costituzione consente che ogni comunità di almeno un milione di persone possono ottenere lo status di regione. Un articolo che di fatto è stato anche disatteso in passato visto che ci sono regioni, come il Molise o la Basilicata, che non raggiungono la soglia minima di abitanti prevista dalla nostra carta. Milano ha il diritto di avere questo status. Ci sono diverse modalità giuridiche per fare ottenere a Milano un’ampia autonomia, serve solo la volontà politica.

#5 Perché Milano autonoma può fornire vantaggi concreti per i suoi cittadini

In Italia i principali centri decisionali sono lo Stato e le regioni, che amministrano anche i fondi europei. Se Milano diventa una Regione può raggiungere livelli di eccellenza straordinari: nella sanità, nello sviluppo delle infrastrutture, nell’utilizzo di fondi europei, nella gestione delle risorse per creare lavoro e attirare investimenti con politiche realizzate ad hoc per il territorio, nelle politiche ambientali e del verde.

#6 Perché l’autonomia dà la possibilità a Milano di sperimentare nuove forme di finanziamento

Le risorse per Milano vengono assegnate da uno Stato che è il più indebitato d’Europa. Abbiamo un regime fiscale tra i più penalizzanti al mondo per chi fa impresa e molti giovani ed aziende si trasferiscono all’estero per poter trovare migliori condizioni di lavoro.
Milano autonoma potrà mantenere sul territorio una parte delle risorse che produce e potrebbe sperimentare nuove forme per attirare finanziamenti, anche molto innovative: come quella della città universale o quella di mettere a reddito le molte opere d’arte sul suo territorio. Questo consentirebbe di attirare nuove risorse senza gravare di un centesimo sullo Stato. E questo modello, una volta sperimentato con successo, potrebbe essere poi esportato ad altre città italiane.

#7 Perché l’autonomia può rendere libera Milano di scegliere il suo futuro

La legislazione attuale è un freno al futuro di Milano, perché prevede di subire la legislazione e i poteri imposti dallo Stato centrale, senza la possibilità di avere il rapporto diretto con lo Stato, come le regioni. Questo sistema imposto definisce anche il destino di Milano: Milano nel 2025 sarà solo al 58mo posto tra le città più attrattive, subito dopo Lisbona e Nuova Delhi. E il dato più scoraggiante è che nei prossimi 9 anni la nostra città sarà una di quelle che arretrerà di più al mondo, perdendo 13 posizioni nella classifica della competitività (fonte: Hot Spot 2025, Economist). Autonomia significa poter consentire a Milano di costruire il suo futuro, scegliendo ciò che è meglio per sé e per il resto del Paese con dignità e responsabilità. In questo modo il futuro diventa ciò che dovrebbe essere: speranza di qualcosa di meglio.

Se i LIBRI celebri fossero ambientati a Milano

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Se i libri celebri fossero ambientati a Milano le trame e gli argomenti trattati sarebbero un po’ diversi. Forse persino più accattivanti di quanto non siano così.

Vediamo alcuni esempi di questo esercizio di stile alla Raymond Queneau.

Se i libri celebri fossero ambientati a Milano

#Ossi di seppia – Eugenio Montale

Ossi-Seppia

Una raccolta poetica di Eugenio Montale, con l’accento sulla A. Il poeta descrive in versi il dramma delle modelle milanesi pallide e emaciate che si trascinano per le vie di Milano durante la settimana della moda.

 

#Doppio tornio – Arthur Schnitzler

Doppio-Tornio

Piccola novella onirica che racconta la storia di un operaio della Milano di inizio ‘900 costretto a lavorare il doppio per permettere alla moglie di partecipare a qualche vizioso ditirambo in maschera. Alla fine non riuscirà più a distinguere il tornio dalla realtà.

 

#Alla ricerca del tempo perduto – Marcel Proust

Alla-Ricerca-Tempo

Albertine ha maturato oltre 900 ore di straordinari lavorando come copywriter per una nota marca di lupini. Vuole chiedere all’azienda di farseli pagare ma l’azienda si rifiuta, anche perché il commercio non è molto florido. Albertine intraprende così una guerra interiore ed esteriore per cercare di recuperare quelle ore con le ferie.

 

#Bella zio Tom! Che capanna! – Stowe

CapannaTom

Un giovane rampollo della Milano bene va a trovare il suo filippino Tom nel paese di origine. Scoprirà che il mare e il buon cibo si possono avere anche senza pagare l’equivalente di una finanziaria Svizzera.

#Le Affinità Elettorali – Goethe

Affinita-Elettorali

In uno scenario politico confuso Edoardo e Carlotta cercano di capire quale candidato sindaco al comune di Milano li rappresenti veramente. Risolto il dilemma si sposeranno al ballottaggio.

#Il signore dei tornelli – Tolkien

Signore-Tornelli

 

Un gruppo di giovani deve attraversare la terra di mezzo con la verde e arrivare al forum di Assago in tempo per il concerto dei Modà. Dovranno affrontare le peggiori prove attraversare i tornelli della metro di Milano.

#Il giovane Hold ’em – Salinger

Giovane-Holdem

Un giovanissimo Adinolfi sbanca i casinò di tutta l’America con un metodo infallibile per contare le carte senza farsi scoprire.

#Il giro di Milano in 80 giorni

Giro-Mondo

Il racconto del più violento sciopero dei mezzi della storia di Milano vissuto con gli occhi di un pendolare.

FRANCESCO BOZ

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5 motivi per amare Milano in bicicletta

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Milano in bicicletta

Sono cresciuta in un paesino situato in collina dove avere una bicicletta significava lanciarsi a tutta birra in discesa per poi grondare di sudore percorrendo la risalita a piedi e con tanto di bici a carico.

Era un mezzo per temerari, per veri appassionati considerando che l’unico uso possibile era di fatto solo questo. Il piacere di una lunga pedalata era un privilegio che il mio caro paesino non poteva concedere, un desiderio che mi fece promettere che, una volta adulta, sarei andata a studiare in una città di sola pianura…Parma, Cremona, Bologna, pensavo.

E in effetti vado a vivere a Perugia, una città la cui pendenza più lieve ha un angolo di 20° circa.

Per un po’ di tempo quindi, abbandonai l’idea di possedere una bicicletta optando per un motorino che, per quanto utile e comodo, non mi ha mai regalato l’ebrezza di quel “mezzuccio” esile e delicato.

Fin quando non mi sono trasferita a Milano.

Ricordo che, appena varcata la piazza della stazione Centrale, mi sono sentita come Dracula alla festa dell’Avis: biciclette, bici, tante bici, ed ancora biciclette. Rosse, bianche, nere, colorate, con cestino, senza cestino, con portapacchi, senza portapacchi, nuove, vecchie, rubate, usate e sgangherate.

Era il 10 settembre, temperatura ideale per convincere ad uscire sulle due ruote anche coloro che la bici la usano saltuariamente.

Dopo circa 2 ore dall’arrivo, scorrazzavo per Milano su una signora Graziella gentilmente prestata da mia sorella. Dopo soli due giorni, prima ancora di avere una casa ed un lavoro, avevo una bici di proprietà.

Pedalare per ore, senza particolare fatica e raggiungendo distanze notevoli è stato il più bel regalo che questa città potesse offrirmi.

Nel tempo, la passione per questo mezzo non si è mai smorzata e, ho imparato quanto potesse essere utile e piacevole usarlo in diverse occasioni e per diverse ragioni.

5 motivi per amare Milano in bicicletta

 #1 Al lavoro in bicicletta e sarete brilliant!

Usare la bicicletta per andare al lavoro è un ottimo modo per arrivare in ufficio carichi e pieni di energia. La produzione di endorfine, l’aumento della dimensione delle vene e del cuore, una migliore ossigenazione del corpo vi consentiranno un inizio di giornata a prova di bomba. Stra-consigliato prima di un’importante riunione!

#2 Se ti girano, gira in bici.

Rientri a casa stanco e per diverse ragioni ti girano anche le scatole. Sei nervoso e l’unica cosa che hai voglia di fare è sprofondare nel divano. Niente di più sbagliato, perchè non ti passerà, anzi probabilmente ti monterà. Uscire a fare una passeggiata tranquilla in bicicletta, di sera, quando le luci calano ed il traffico rallenta, è un ottimo modo per smaltire la negatività della giornata. Rientrerete in casa risanati e, dopo una calda doccia, dormirete come un neonato dopo una lunga poppata. Provare per credere.

#3 Al primo appuntamento lascia a casa la tua car.

D’accordo, è il primo appuntamento e volete fare colpo. Bene, ma non programmate nulla, non andate a prenderla/o in auto e non prenotate nessun ristorante. Uscite semplicemente in bicicletta, senza organizzare un tragitto, percorrete la città senza meta, lì dove vi piace più andare e fermatevi a caso nel primo ristorante che più vi colpisce. O, se il tempo lo permette, sostate su una panchina a mangiare uno street food. La bicicletta vi aiuterà a creare già una prima connessione, vi farà divertire, vi toglierà dall’imbarazzo iniziale di condividere un abitacolo limitato come quello di un’auto e vi renderà, agli occhi di lei o lui, un po’ più originali.

#4 Pedala Milano e con lo sguardo all’insù

Milano in bicicletta è un ottimo modo per girare, conoscere e scoprire la città. Quando camminiamo o pedaliamo, è normale e consigliabile avere gli occhi sulla strada. Ma se fate attenzione e ponete gli occhi verso il cielo, vi accorgerete di quante meraviglie questa città offra: dagli stupendi terrazzi piantumati alle statue di Palazzo Saporiti ad esempio, Milano con lo sguardo all’insù regala chicche e dettagli da non perdere.

#5 Il primo bacio in bicicletta non si scorda mai

Un classico: si esce in macchina, si va a cena, se è stata una bella serata si prosegue a bere nel dopocena e, nel riaccompagnarla a casa (se vi va bene) scatta il primo bacio. Se pensate ai vostri primi baci, sono certa che la maggior parte di essi sono avvenuti in auto. Per strada non si vede più nessuno baciarsi. E’ una tristezza. Se uscite in bicicletta, il vostro primo bacio sarà in strada, sotto un monumento, appoggiati alle mura di una palazzo d’epoca, davanti ad un bellissimo portone o a qualsiasi cosa ci sia sotto casa di lei o di lui. Di certo, sarà un bacio che ricorderete e, se piove e siete senza ombrello, lo ricorderete per lungo lungo tempo!

RAFFAELLA APPICE

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“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”: Beppe Sala a Milano Città Stato

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Nella settimana più calda del clima elettorale di Milano, a Milano Città Stato è arrivata la risposta di Beppe Sala.

Dopo la presa di impegno di Stefano Parisi giunta lunedì 14 giugno, è arrivata la lettera del suo rivale al ballottaggio del 19 giugno.

Beppe Sala ha scritto alla nostra redazione impegnandosi, a sua volta, per la realizzazione dell’autonomia di Milano. Ve la proponiamo integralmente.lettera beppe sala Milano Citta Stato

 

MILANO CITTA’ STATO

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Lodi T.I.B.B.: la storia della sigla incomprensibile che dà il nome alla fermata

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Erano i primi del ‘900 e gli ipermercati non esistevano. In quella che oggi è l’area tra viale Umbria, via Sannio e Piazzale Lodi, c’era il piccolo mondo di un’azienda di progettazione e costruzione di treni, tram, rotabili ferroviari, impianti di segnalamento e sicurezza. Il suo nome era Tecnomasio Italiano Brown Boveri, oggi non più esistente perché confluita nella Bombardier Transportation Italy con sede sociale a Roma.

tibb-tecnomasio-italiano-brown-boveri-milanoErano gli anni in cui Milano vedeva gli albori di quelle che sarebbero diventate le grandi aziende metalmeccaniche simbolo del made in Italy nel mondo.

Anche la Tecnomasio Italiano Brown Boveri lavorava a pieno regime, e nel vicino scalo ferroviario di Porta Romana FS arrivavano merci e merci.

1289_1934_352“Al piano terra c’erano i magazzini dove entravano i treni per consegnare le materie prime necessarie all’attività di produzione di motori elettrici per l’industria, alternatori, turboalternatori e trasformatori, apparecchiature per la distribuzione dell’energia elettrica, quadri elettrici, motori marini e anche mezzi dell’Atm – racconta Lucia Landoni per Repubblica.it.”Era stata scelta quest’area come sede della fabbrica proprio perché collegabile con lo scalo merci di Porta Romana”.

E così vicina era quella stazione che il 12 maggio 1991, quando venne inaugurata la stazione metropolitana di Piazzale Lodi, la fermata del metrò si sarebbe dovuta chiamare proprio Porta Romana FS.

Ma era troppo simile all’altra stazione, ‘Porta Romana’ e allora, per evitare confusione e in onore di quella storica industria Tecnomasio Italiano Brown Boveri ecco l’acronimo: Lodi T.I.B.B.

 

Fonte: Repubblica.it
Fonte: Repubblica.it

Oggi la fabbrica non esiste più, non ci sono più le case di ringhiera e quelle popolari per i lavoratori. Quel che resta di quell”acronimo di una storia operaia‘ sono i racconti di chi c’era, ha sentito dire o ha letto il libro di Marina Moioli, “Il giro di Milano in 501 luoghi. La città come non l’avete mai vista”, Newton Compton Editori, che così descrive l’isolato:

cosa significa Lodi TIBB

PAOLA PERFETTI

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5 tipici padroni di casa che puoi trovare a Milano

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I padroni di casa non sono mai buoni o cattivi, l’affitto sì.

Però anche nella soggettività relativa dell’essere umano si possono instaurare dinamiche molto diverse tra inquilino e affittuario. La cause di questa variabilità sono quasi sempre circostanziali e legate alla relazione, difficilmente è il carattere che detta le regole.

Vediamo alcune situazioni tipiche di Milano.

I tipi di padroni di casa milanesi

 

#1 Quello che possiede mezza città

Non è il proprietario del tuo appartamento, è il proprietario dell’intera palazzina. Questo crea subito una divisione tra lui e tutti i coinquilini. È una circostanza molto piacevole perché avendo un “nemico” comune tutti quelli che vivono nel suo palazzo fanno gruppo e diventano solidali tra loro. Un po’ come accadeva a scuola con la maestra.

Puoi invecchiare quanto vuoi ma certe cose non cambiano mai.

 

#2 Quello che ti vive accanto

Vive nell’appartamento accanto al tuo e questo lo legittima a controllare ogni tua mossa. Sulle prime cercherai di uscire e rientrare a casa quando lui non ti vede, ma durerà poco perché verrà a suonare alla tua porta per chiedere come mai ieri sera hai fatto una lavatrice all’una.

 

#3 Quello che è fuggito da Milano

Ha tentato di vivere a Milano, ha pure comprato casa, poi si è arreso ed è tornato in campagna. Ti guarda con la benevolenza che si dedica ai bimbi che fanno un brutto disegno. Non sa che tu a Milano ti trovi bene.

 

#4 L’ossessivo

Se un mese paghi l’affitto il giorno dopo si sente in dovere di propinarti un lungo sermone sull’importanza di essere precisi. Ovviamente pagare puntualmente ogni affitto non basterà a placare la sua necessità di controllare ciclicamente che la casa sia in ordine.

 

#5 Quello che se ne frega

Ha talmente tanti soldi che lui l’affitto nemmeno te lo farebbe pagare. Però sua moglie non ha niente da fare e desidera contribuire all’economia domestica facendo fruttare le sue proprietà. Lui è il tuo padrone di casa nominale, lei la tua padrona effettiva.

“Io mi impegnerò che succeda”: Stefano Parisi a Milano Città Stato

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Ieri mattina abbiamo pubblicato la videointervista doppia ai candidati sindaco di Milano, Sala e Parisi. In serata il candidato del centrodestra ha scritto una lettera aperta alla redazione. Ve la riportiamo fedelmente.

Gentile redazione,
sono convinto che Milano e la sua area metropolitana siano un caso unico in Italia e sono stradaccordo con voi che il confronto debba essere con le migliori città d’Europa: quindi è fondamentale che Milano abbia un autonomia decisionale e legislativa particolare, come hanno Parigi, Madrid, Berlino, Londra, Amburgo e le altre città con cui ci dobbiamo confrontare.

Autonomia per Milano significa poter:
– attuare politiche sulle case popolari più in linea con le esigenze dei cittadini
– aumentare le aree verdi anche utilizzando fondi europei
– sviluppare le infrastrutture di collegamento con le aree circostanti
– adottare politiche innovative contro l’inquinamento e di sviluppo dell’economia
– trattare direttamente con il governo di Roma senza mediazioni.

Come prevede la Costituzione Milano può aspirare a questo tipo di autonomia e io mi impegnerò che succeda.

Cordiali saluti,

Stefano Parisi

Lavori tradotti: il vero significato di 6 figure tipiche della new economy

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Sto cercando lavoro, quindi passo le giornate a sfogliare gli annunci sui siti internet più popolari tra i trentenni disoccupati. No! Non quelli, quelli dove pubblicano gli annunci di lavoro. Tipo Indeed per dirne uno.

Il problema principale riscontrato durante la mia ricerca è il proliferare di nomi bizzarri che faccio veramente fatica a comprendere. In pratica mando il curriculum a destra e a manca per posizioni che non so nemmeno cosa sono. Poi mi chiamano al colloquio e scopro la verità.

Per farvi risparmiare tempo ho pensato di tradurre i principali lavori della new economy in un codice linguistico più comprensibile. Ho fatto una sorta di parafrasi.

new economyDefinizione operativa dei lavori della new economy

#1 Head Hunter: Figura professionale che passa tutta la sua giornata su LinkedIn a spiare chi lavora.

#2 Copywriter: L’assonanza con copri water non è casuale, anche lui si occupa di abbellire la realtà. Il copywriter, per gli amici copy, si occupa di scrivere qualcosa e quando ha finito di scrivere scrive al cliente per giustificare quello che ha scritto.

#3 Digital PR: Il suo lavoro è molto simile a quello dei buttadentro sui navigli però lui lo fa sul web.

#4 Social Media Manager: Gestisce le pagine facebook, proprio come fa il tuo cuginetto di 10 anni. Ovviamente non fa i numeri che fa il tuo cuginetto però le aziende lo pagano molto di più.

#5 Startupper: Lo startupper è quella figura professionale che desidera essere pagata per realizzare le sue idee. Cioè un intellettuale, ma anziché limitarsi a descrivere il mondo, lui vuole cambiarlo. Non è proprio una professione, è più un jolly da giocare con le tipe.

#6 Il creativo: Questo di base non è un lavoro, è un aggettivo. Chiunque nel suo lavoro può essere creativo: il medico, l’avvocato, il falegname, il tassista eccetera. Usando questo aggettivo come se fosse una professione si indica il creativo di base, cioè quello che non ha altre specializzazioni.

Perché Milano Città Stato

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Siamo tutti innamorati di Milano. Ci piacerebbe che fosse la città a cui tutto il mondo guarda, il luogo dove si vive meglio e che produce più innovazione. Non solo: ci piacerebbe che da Milano ripartisse un nuovo modello di amministrazione capace di rinnovare il nostro Paese.

Spesso ci riempiamo di orgoglio quando confrontiamo Milano con Roma o altre città italiane. Sicuramente siamo all’avanguardia nel nostro paese e in molti settori non abbiamo eguali. Le cose però cambiano se proviamo a misurarci con le migliori città del mondo. In questi casi non sempre Milano riesce a fare bella figura, anzi.
Soprattutto Milano non ci sembra che sia all’altezza delle sue potenzialità e del suo passato più glorioso.

Non è dunque per una critica alla Milano di oggi che osiamo sfidare il tabù di vedere ciò che a Milano non funziona.
All’opposto: vogliamo provocare amministratori e cittadini ad ambire a risultati sempre migliori, ad aspirare a una città che non sia solo tra le prime in Italia ma che si sforzi ad essere tra le migliori del mondo.

PERCHE’ MILANO HA BISOGNO DI FARE DI PIU’

Per diventare una delle migliori città del mondo Milano deve avere il coraggio di guardare in faccia ciò che non va o che potrebbe andare meglio. Perché segni di crisi ce ne sono, anche qui.

1. L’ATTRATTIVITA’
Negli anni Cinquanta e Sessanta Milano era il magnete che attirava persone in cerca di lavoro da tutta Italia. Questo si rifletteva nella sua popolazione che cresceva di anno in anno. Nel 1971 Milano aveva 1 milione e 700 mila abitanti. Oggi sono 1 milione e 200 mila. Negli ultimi decenni Milano ha perso oltre 500 mila abitanti.
1 abitante su 3 non c’è più, è andato via. Al contrario di metropoli come Berlino e Londra che faticano a trovare posto a chi arriva, Milano ogni anno perde abitanti. E il problema è che spesso sono i più capaci ad andarsene: giovani, ricercatori, imprenditori, sono costretti a fare le valigie per andare in luoghi più favorevoli a chi ha nuove idee o ha voglia di lavorare.
D’altro lato negli anni Ottanta e Novanta a Milano venivano eccellenze di tutto il mondo: artisti, designer, persone con voglia di lavorare. Oggi Milano attira persone che spesso vengono qui perché non hanno possibilità di andare in luoghi che offrono più opportunità.

2. CENTRO INTERNAZIONALE DI ARTE E CULTURA
Milano era una delle capitali dell’arte contemporanea. Nel Novecento qui sono nati il Futurismo e l’Arte Povera, da qui passavano i più grandi artisti internazionali e Milano era considerata una capitale culturale che produceva musica, cinema, arte e letteratura di livello mondiale.
Adesso Milano è nella periferia della cultura internazionale. Le sue produzioni sono strettamente locali, le sue fiere di settore non attirano più mercanti stranieri e hanno pure perduto il primato nazionale, superate da città come Bologna e Torino.

3. LA QUALITA’ DELL’ARIA 
Uno dei progressi più concreti delle metropoli internazionali negli ultimi anni è nella qualità dell’aria.
Città tradizionalmente molto inquinate, come Londra o Città del Messico,hanno messo in atto politiche innovative capaci di migliorare sensibilmente il livello dello smog. Milano è invece ancora indietro.
Secondo i dati OMS Milano è la città in Europa dove l’inquinamento atmosferico fa più danni alla salute delle persone, con 5 mila morti all’anno e 11 mesi di vita in meno in media per ogni cittadino.
Ogni amministrazione si batte per cercare di ridurre le emissioni di inquinanti, ma i dati e la sensazione che essi ci provocano è che ci vorrebbe più coraggio per intervenire, anche attraverso l’impiego di tecnologie innovative e di soluzioni più radicali.

4. L’ECONOMIA
Milano era una delle città più ricche in Europa, una delle capitali del commercio e dell’imprenditoria. Ogni ora in città chiudono 4 negozi. Le migliori imprese hanno spostato la sede all’estero. Le start up più promettenti ricevono capitali dall’estero e appena iniziano a guadagnare i primi soldi si trasferiscono in paesi dove la tassazione e il clima culturale e politico sono più favorevoli a chi fa impresa.
Milano è poca attrattiva per imprese straniere che non hanno vantaggi nel portare a Milano la loro sede.
Al contrario, la pubblica amministrazione è sempre più esigente verso i cittadini e lo stato italiano ha ridotto di 200 milioni i fondi per la città provenienti dai trasferimenti statali.
Nello studio più importante a livello internazionale sul futuro delle città realizzato dall’Economist, si prevede che Milano nel 2025 sarà solo al 58mo posto tra le città più competitive, subito dopo Lisbona e Nuova Delhi. E il dato più preoccupante è che Milano nei prossimi 9 anni perderà 13 posizioni nella classifica della competitività (fonte: Hot Spot 2025, Economist).

PERCHE’ MILANO CITTA’ STATO E’ LA SOLUZIONE

Milano era una delle capitali del mondo per la ricchezza, l’innovazione e la produzione culturale, ma oggi fatica ad essere all’altezza del suo passato.
In un periodo in cui le grandi città d’Europa volano e attirano talenti di tutto il mondo, come Barcellona, Madrid, Berlino, Londra o Parigi, Milano perde i suoi abitanti e le sue aziende migliori. Milano era una regina e oggi teme per il suo futuro.

Per capire la strada da percorrere per rilanciarsi basta prendere ad esempio le città che abbiamo appena citato. Che cosa accomuna Barcellona, Madrid, Berlino, Londra e Parigi, città che stanno crescendo e che attirano le migliori intelligenze del mondo?

In una parola ciò che le accomuna è l’autonomia.

Negli ultimi venti anni tutte queste città hanno visto incrementare sensibilmente la loro autonomia dallo stato nazionale di cui fanno parte. Londra si è staccata nell’amministrazione dal governo da cui dipendeva direttamente con un referendum, voluto dai suoi cittadini alla fine degli anni Novanta. La città di Madrid è comunidad autonoma con caratteristiche identiche a quelle di una regione, potendo trattenere sul territorio circa la metà di ogni tipo di tasse. Berlino è città stato ed è dotata di una sua costituzione e di massima autonomia, con suoi rappresentanti nel parlamento tedesco e in quello europeo. Perfino Parigi ha ottenuto alcune norme che si applicano solo sul suo territorio, costituendo questa una crepa nella granitica impostazione centralista dello stato francese.

Per rinforzarsi le nazioni più evolute puntano sulle loro città migliori e il modo per incentivarle è lo stesso ovunque: dare loro più autonomia di gestirsi e di competere.

Quello che chiediamo per Milano è la stessa ricetta che gli altri paesi stanno adottando da 15 anni a questa parte: perché Milano è nata per poter competere alla pari con le migliori città d’Europa, è nata per essere il luogo dove la gente non scappa ma arriva per creare la sua fortuna.

Per fare questo la strada è quella di rendere Milano una città stato: una città che abbia lo status di regione, come consentito dalla Costituzione e come sono le migliori città d’Europa.

Raffaella Appice                        Manuele Montiglio                                   Alice Riva
Francesca Bartolino                  Francesco Moretto                                  Luca Rossi
Fabio Bergomi                        Sydney Luke Oketayot                               Ivan Salvagno
Giacomo Biraghi                        Alberto Oliva                                         Giorgia Sarti
Fabio Biccari                                Ivan Ortenzi                                Antonella Tagliabue
Luisa Cozzi                                  Pietro Paganini                                 Marco Torchio
Duilio Forte                                 Paola Perfetti                              Roberto Giulio Zanibelli  Cristiano Longhi                           Ugo Poletti                                  Andrea Zoppolato
Danilo Mazzara                            Arianna Ricotti                                  Giacomo Zucco

In qualità di fondatori associazione Milano, che promuove il progetto di Milano Città Stato (www.milanocittastato.it)

Cena col candidato: Stefano Parisi (VIDEO)

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Vivaio ha organizzato una cena con Stefano Parisi, in collaborazione con Milano Città Stato presso l’Atelier Forte di Duilio Forte, a Milano.

In quella occasione, alcuni rappresentanti di Vivaio hanno posto le stesse domande fatte a Beppe Sala. Da quegli incontri sono stati ricavati due filmati.

Ecco come ha risposto Stefano Parisi.

Per vedere come ha risposto BEPPE SALA, clicca BRUNCH CON BEPPE SALA. 


www.milanocittastato.it | www.associazionevivaio.it | #milanocittastato

Regia: Associazione Vivaio – Associazione Milano
Riprese e montaggio: Nicola Zini
Location: Atelier Forte

Brunch col candidato: Beppe Sala (VIDEO)

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Vivaio ha organizzato un brunch con Beppe Sala, in collaborazione con Milano Città Stato presso l’Atelier Forte di Duilio Forte, a Milano.

In quella occasione, alcuni rappresentanti di Vivaio hanno posto le stesse domande fatte a Stefano Parisi. Da quegli incontri sono stati ricavati due filmati.

Ecco come ha risposto Beppe Sala.

Per vedere come ha risposto BEPPE SALA, clicca A CENA CON STEFANO PARISI. 

www.milanocittastato.it | www.associazionevivaio.it | #milanocittastato

Regia: Associazione Vivaio – Associazione Milano
Riprese e montaggio: Nicola Zini
Location: Atelier Forte

Milanesi che si tassano per rendere il loro palazzo un’opera d’arte

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A Milano sono sempre di più i casi di arte pubblica commissionata dai privati. Dopo i positivi esperimenti di via Zuretti e sulla Martesana, dopo l’inaugurazione del ‘palazzo che respira’ in via Console Flaminio (Lambrate), ecco un caso esemplare di amore civico e di incredibile armonia condominiale.

Com’era prima:

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Com’è adesso:

13269304_1619026638411343_8408000867211880483_nSiamo in via Barrili, sul Naviglio Pavese. Qui, gli inquilini dello stabile che fa angolo con via Isimbardi avevano un problema di rifacimento della facciata condominiale. E così, in una assemblea più unica che rara hanno deciso di non affidarsi alla solita ditta di imbianchini, ma di autotassarsi e diventare mecenati di un’opera d’arte contemporanea che abbellisse il loro edificio e identificasse in modo nuovo il loro quartiere.

13118953_1604898746490799_6072555610779755962_nNascono così i circa 100 i metri lineari di superficie dipinta affacciati di nuova realizzazione, per un totale di circa 800 mq. “L’idea del progetto è partita dagli inquilini che dovendo ripristinare la facciata hanno scelto di farlo con un intervento di arte contemporanea” mi racconta Stefania Sarri, da un anno anima di Question Mark – Galleria di Arte Diffusa insieme a Daniele Decia e tra i capifila del progetto, che prosegue: “All’interno dello stabile vivono e hanno una home gallery Bianca e Christian: sono loro ad aver vissuto e condiviso con noi anche l’esperienza dell’intervento di Elian in via Ascanio Sforza [primo esperimento di arte privata-pubblica sempre coordinato da Question Mark Galleria, N.d.r.] e sono stati loro a proporre l’intervento agli altri condomini“.

Ne voglio sapere di più.

A volerlo sono stati gli artisti, i condomini, i proprietari del building?

Abbiamo sottoposto diversi artisti al giudizio del condominio e la scelta è caduta democraticamente su 1010. Bisogna tener conto anche del fatto che lo stabile è molto lungo e pieno di finestre e non tutti gli artisti sarebbero stati in grado di creare un connubbio con l’architettura di impatto come è avvenuto con questo autore.

Quanto tempo avete impiegato?

Nonostante il tempo (ha piovuto parecchio) siamo riusciti a chiudere e a consegnare il lavoro in una decina di giorni.

Obiettivi e mission?

I due interventi fatti finora sono abbastanza omogenei e credo che bene riassumano quella che si può definire la nostra mission. Non sono palazzi semplici, hanno un’architettura complessa se pur razionale, per via della quantità di finestre che devono essere inglobate nelle opere e proprio questa la definisco la nostra “sfida”, il fondere arte contemporanea e architettura.

Come avete fatto a convincere i condomini ad autotassarsi?

E’ stato piuttosto semplice. Nel momento in cui un’assemblea di condominio decide di rifare la facciata ha in mano dei preventivi di ditte che farebbero l’intervento di imbiancatura, quindi se si deve scegliere tra la facciata grigia o l’intervento artistico rimanendo all’incirca sulle stesse cifre la scelta da parte loro è piuttosto semplice.

Tempi di ‘inaugurazione’?

La mostra “Serendipity” realizzata in collaborazione con 10 A.M. Art e Alice Cosmai è stata inaugurata 4 giugno.

Milano sarà veramente la città della grande mostra diffusa?

Milano è ancora parecchio indietro rispetto ad altre città italiane, ma si deve lavorare per cercare di essere all’avanguardia anche in questo segmento dell’arte contemporanea.

Sarebbe magnifico se questo esempio di grande dignità venisse imitato anche da tanti altri cittadini.

Si ringrazia per la collaborazione www.questionmarkmilano.it

 

PAOLA PERFETTI

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Il Birrificio di Lambrate si lancia alla conquista di Berlino: le nostre bionde non hanno rivali

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Chi ha vissuto in Germania sa che per i tedeschi la birra è una religione. Per capirlo basta entrare in un supermercato in Germania e vedere quanti scaffali sono dedicati alla birra. Da noi si parla di cibo, da loro si parla di birra, con accese rivalità tra le città per contendersi il titolo di capitale, titolo rivendicato da Colonia e Dusseldorf.  Con i tedeschi non si può scherzare, in generale, ma ancor di meno con la birra. Per questo ci inchiniamo davanti al coraggio dei ragazzi del Birrificio di Lambrate che, dopo 20 anni di attività che è diventata di culto, legata alla cultura della produzione di birra artigianale, si sono lanciati alla conquista di Berlino, dove hanno aperto il birrificio artigianale italiano.13315292_1718942701705653_8116739262217625692_n

Se a Milano i due indirizzi storici in cui trovare la Montestella, la Santambroeus, la Gaina, la Ipa, la Imperial Ghisa fanno coppia da anni con crauti, wurstel e cucina barbecue, il blog Belinocacioepepe parla con entusiasmo dell’accoglienza ricevuta dai nostri in terra straniera.

“C’è tanto da assaggiare e mai lo stesso visto che, al di là della stretta collaborazione con il Lambrate, socio di Birra (assieme Manuele Colonna del Macché e Alfonso Strianese gestore del Bir & Fud), mette in rotazione anche altri eccezionali birriffici artigianali italiani e locali”, commenta il portale.

13052504_10154174161124380_852326106_oNell’enorme locale, “una quarantina di posti a sedere tra tavoli e bancone, a cui si aggiunge, con il bel tempo, l’ampia terrazza sulla Prenzlauer Allee”, non viene solo servita birra artigianale italiana ma anche formaggi scelti, affettati e salumi selezionati da produttori di Piemonte e Lombardia, sempre di prima qualità, come la porchetta che “arriva direttamente in auto dalla provincia romana”, il tutto “accompagnato dal pane di Sironi, il pane di Milano che viene prodotto nella Markthalle IX a Kreuzberg. Per tutti questi motivi Birra farà parte a pieno titolo di True Italian, il network dei veri ristoranti italiani a Berlino promosso da Berlino Magazine“.

Il locale, Birra – Italian Craft Beer, è un progetto congiunto di Giampaolo Sangiorgi di Milano (Birrificio di Lambrate) e Manuele Colonna e Alfonso Strianese di Roma (Ma Che Siete Venuti a Fa’), due dei maggiori mastri birrai italiani.

“Noi di Berlino Magazine abbiamo seguito i tre fondatori fin dall’inizio, quando ancora si stavano informando su come aprire un’attività a Berlino e stavano cercando uno spazio per la birreria. Li abbiamo aiutati nella stipulazione del contratto e nelle varie faccende burocratiche. Ora siamo più che felici di poter annunciare l’apertura ufficiale del locale [sabato 30 aprile scorso, N.d.r]” prosegue il blog che conclude: “Il progetto Birra – Italian Craft Beer nasce con il preciso intendo di promuovere a Berlino e in Germania la cultura della birra artigianale italiana [..] Diamo un’attenzione quasi maniacale alla spillatura: abbiamo preparato un impianto con 16 spine più 3 pompe (handpumps) per garantire sempre il servizio migliore. Ma non solo: abbiamo messo a punto una scelta attenta del personale e stiamo già programmando numerosi eventi birrari, compresi inviti e presentazioni di birrai e birrifici non solo italiani”.

13062101_1705771843022739_3776881580873799276_nE ora attendiamo per ritorsione una risotteria tedesca in piazza del Duomo.

Per chi passasse da Berlino, il Birra – Italian Craft Beer si trova in Prenzlauer Allee 198, 10405 Berlin (angolo Danziger Str.), telefono +49 (0)30 55243713, ed è aperto dal lunedì al giovedì 18.00-1.00, il venerdì e sabato 17.00-2.00, domenica 17.00-01:00.

birrificiolambrate.com/en| Pagina Facebook

Fonte e foto: Facebook | Berlinocacioepepemagazine


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