Per Gemma Rossi, “Io sono al buio” non è una semplice mostra personale.
Come chi si ritrova nell’oscurità, nel buio, appunto, si dibatte in silenzio per ritrovare la luce, anche questo lavoro non segue il filone sensazionalista.
Non soddisfa, infatti, quel pubblico annoiato che si rincuora delle disgrazie altrui: vuole esserne, infatti, proprio una denuncia.
Con “Io sono al buio“, Gemma riesce a toccare il cuore degli spettatori senza seguire particolari strategie e si mette in gioco senza astuzie.
La sua arte attinge essenzialmente… dalla sua vita. I suoi sono gesti autentici, frutto del suo vivere il mondo e i suoi disagi.
“Io sono al buio” è un’esposizione fotografica che obbliga chi la visita a togliere la maschera del perbenismo, a calpestare gli orrori per asfaltare la parte buia di noi stessi.
Gemma astrae alcuni frame della sua e da altre vite con sguardo lucido, ma coinvolto dalle sofferenze che molte donne ancora sono costrette a subire per via delle loro scelte e dei loro sogni.
“Io sono al buio” è un grido nell’oscurità: chiede sguardi, azioni e aiuto alle molte donne che ce l’hanno fatta, che hanno avuto il coraggio di liberarsi dalla violenza, la forza per non morire e la fortuna di non soffrire.
Il modo migliore per contribuire alla missione di Gemma? Andare a vedere questa mostra forte, ma reale, esposta presso Joe Pena’s (Liquid Eye) fino al 14 aprile.
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Dopo aver dato i natali al fascismo durante la seconda guerra mondiale a Milano ebbe sede anche il governo provvisorio del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale alta Italia). In via Brera 6 si riunivano futuri padri della patria come Pertini o Valiani, per dirigere le mosse della resistenza antifascista.
L’ordine di uccidere Mussolini venne dato nella sede provvisoria di via Copernico, all’interno dell’istituto dei padri Salesiani dove nel dopoguerra avrebbe studiato Silvio Berlusconi. La città di Milano fu decorata con la medaglia d’oro per la resistenza.
Da quando ho ascoltato “Bring me to life” degli Evanescence mi sono completamente persa in loro.
Gli Evanescence mi hanno completamente rapita: ho vissuto tutti i tormenti interiori di Amy Lee descritti nell’album “Fallen“, mi sono goduta la voce intensa, decisa e incredibilmente più sicura di sè che la cantante aveva in “The Open Door” e ho pianto come una pazza quando ho ascoltato “Lost in Paradise” dell’album “Evanescence“.
Insomma, per un periodo sono stati la mia band preferita, nonostante i continui scioglimenti e le successive ricomposizioni del gruppo con altri membri (eh sì, la frontwoman dai capelli corvini è conosciuta soprattutto per essere un tantino esigente e… intransigente).
D’altronde, sono proprio Amy Lee e la sua voce a essere gli Evanescence stessi… e lo sono tutt’ora.
Se anche tu sei un fan di questo gruppo, sono felice di comunicarti che questo lunedì dalle ore 19, dopo il concerto del 4 luglio all’Ippodromo di San Siro, gli Evanescence torneranno finalmente a Milano, al Teatro degli Arcimboldi, per riproporre i loro classici e i nuovi pezzi.
Una serata che non mi perderò assolutamente, anche a costo di stare in piedi davanti al Teatro nella speranza di sentire da fuori la loro musica… anche perchè i biglietti sono sold out, purtroppo… ma magari trovi qualcuno che non ci può più andare e riesci a fare l’affare della tua vita.
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A Milano sono nati tutti i principali movimenti politici che hanno segnato la storia d’Italia del novecento. E’ poco noto che anche il partito che ha governato di più l’Italia nel secolo scorso è nato a Milano.
Il 29 settembre 1942 Enrico Falck e Alcide De Gasperi, a capo di un gruppo di studenti dell’Università Cattolica, definiscono la nascita di un nuovo movimento antifascista di ispirazione cattolica. Lo chiamano Democrazia Cristiana ed elaborano dodici punti che rappresentano i suoi capisaldi.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Dopo la sbornia di ieri, un focus sui premi per eccellenza del mercato immobiliare
Il MIPIM (Le Marché International des Professionnels de l’Immobilier – il mercato internazionale dell’immobiliare) è un evento di livello mondiale che si tiene a Cannes, ad ogni mese di Marzo, dal 1990. Il 15 Marzo di quest’anno, finalmente, è arrivato il momento dell’Italia: tre premi per noi, a fronte di uno solo vinto durante le precedenti 25 edizioni nelle quali erano in palio dei riconoscimenti.
Ci siamo infatti aggiudicati il Best Shopping Centre Award, andato a FICO Eataly World, il parco agroalimentare del Gruppo Prelios a Bologna, ma è stata Milano a portare davvero in alto il nome del nostro Paese.
La nostra città ha trionfato con il Best Office & Business Development Award, assegnato a Fondazione Feltrinelli con i suoi uffici Microsoft, e il Best Urban Regeneration Project Award, vinto da Porta Nuova, entrambi progetti della nostra real estate di casa, COIMA (tra l’altro unico developer al mondo ad avere due progetti in finale).
Le ampie vetrate in stile gotico di una delle facciate alla Fondazione Feltrinelli, di Herzog & de Meuron
Guardando alle scorse edizioni, prima di quest’anno solo Venezia aveva contribuito al nostro palmarès: nel 2016 si è forgiata del Best Hotel & Tourism Resort Award, andato al suo JW Marriott Venice Resort & Spa, nel cuore della Laguna, sull’Isola delle Rose.
Il MIPIM nasce con l’intenzione di stimolare e favorire lo scambio di informazioni, conoscenze e accordi tra i protagonisti del mercato immobiliare globale. Quest’anno è arrivato alla 29° edizione, sempre allo storico Palais des Festivals et des Congrès di Cannes, dove si tiene l’omonimo Festival, ma è appunto nel 1991 che vengono istituiti i suoi personalissimi Oscar.
Dal 2012, in più, viene data la possibilità di votare anche al pubblico, sia a quello presente alla manifestazione, sia attraverso la pagina Facebook ufficiale.
Il Palazzo dei Festival a Cannes
La nazione più premiata nell’albo d’oro è la Germania, con 20 vittorie di cui una ottenuta quest’anno dall’Abbazia di Michaelsberg (Special Jury Award), mentre invece tra le città domina Bruxelles, con 12 titoli, di cui l’ultimo nel 2018 andato al quartiere dell’Îlot Sacré (Best Residential Development Award), il vibrante centro storico medievale della capitale belga, dov’è stata costruita una modernissima zona residenziale, che ben si sposa con i dintorni d’epoca.
Il Mui Dinh Ecopark, in Vietnam
Da segnalare il vincitore del Best Futura Mega Project Award di quest’anno, assegnato al Mui Dinh Ecopark del promontorio di Mui Dinh in Vietnam, luogo immacolato dove sorgerà un grandissimo eco-resort ispirato alla cultura locale e alle civiltà che abitarono questi luoghi. Il progetto, concepito dallo studio di architettura inglese Chapman Taylor, ricorda molto la Forest City di Liuzhou, firmata Stefano Boeri: la strada del futuro, città sostenibili, verdi, energeticamente indipendenti.
Tra l’altro, l’archistar de noantri può già vantare un MIPIM Award: il People’s Choice del 2015, andato alla sua Oxygen Eco-Tower per Jakarta.
Rendering dell’Oxygen Eco-Tower
Le prospettive e le riflessioni che ci lascia l’edizione 2018 sono la definitiva presa di coscienza che siamo nel secolo delle città, che gli agglomerati urbani crescono sempre di più e che questo è un processo inarrestabile, che bisognerà affrontare con intelligenza le sfide preposte a tutto ciò, prima fra tutte il non ridurre a meri dormitori i sobborghi delle aree metropolitane.
Gli investimenti del mondo immobiliare dovranno quindi convergere in questa direzione: ad oggi, il 25% di questi va a Londra, New York, Parigi, Hong Kong, Tokyo, Singapore e Seoul, che sono state inserite nella top 7 delle megalopoli globali; San Francisco, Amsterdam, Toronto, Sydney, Madrid, Los Angeles, Chicago, Washington DC, Pechino e Shanghai sono immediatamente dietro, e attirano il 14% del mercato. Milano dovrà cavalcare l’onda del successo ottenuto per salire su questo treno, altrimenti rischierà di rimanere in Serie B.
Il trailer dell’ultima edizione di MIPIM restituisce bene l’idea del livello della partita che abbiamo giocato, un livello che speriamo diventi la normalità.
Fondata nel 1920 la sua prima sede era ai Bastioni di Porta Venezia. Era la fiera Campionaria, “vetrina economica d’Europa”. Successivamente fu aperta la nuova sede in Piazza Giulio Cesare dove rimase fino alla sua chiusura.
Nel corso dei decenni mostrò la trasformazione dell’Italia in potenza industriale, raggiungendo l’apice negli anni del boom economico, tra gli anni cinquanta e sessanta.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Arriva la festa di San Patrizio e subito tutto si fa più verde… proprio come l’Irlanda.
Hai presente com’è questo paese?
I suoi prati così rasserenanti ed estesi cullano la tua immaginazione e la tua tranquillità verso orizzonti magici, intervallati da gruppetti di candidi puntini bianchi, le morbide pecorelle.
Le sue leggende sul Piccolo Popolo ti riportano con la mente a quell’età in cui credevi che esistessero fate, gnomi e… leprecauni.
Eh beh, ormai i leprecauni sono celebrità, soprattutto nel giorno di San Patrizio: tutti conoscono questo folletto dai capelli e dalla barba rossa vestito completamente di verde a guardia della sua pentola d’oro.
Originariamente, però, (e gli irlandesi che festeggiano il San Patrizio originale lo sanno) erano folletti malvagi. Con il tempo, invece, la loro fama si è mutata e sono diventati il simbolo del paese del quadrifoglio… e di questa festa.
E, come dicevo all’inizi, finalmente è arrivato il giorno di San Patrizio, durante il quale si è autorizzati a sbocciare come pazzi furiosi: d’altronde, uno dei principali simboli irlandesi è proprio la birra.
E ovviamente, non mi tiro indietro nel segnalarti un evento degno di questa ricorrenza: lo Spirit of Irelanddello Spirit de Milano, tre giorni completamente dedicati all’Irlanda che partiranno questo venerdì alle 18.30.
Potrai gustare dell’ottima birra, ascoltare bella musica e ballare danze tipiche irlandesi.
Quindi bando agli indugi: ci vediamo allo Spirit de Milan, tanto l’ingresso cosa solo 15 euro, compresa la consumazione. Cosa vuoi di più?
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Ormai lo sappiamo: l’East Market Diner ci regala sempre dei fine settimana intriganti, interessanti e, soprattutto, gustosi.
Questo giovedì, per esempio, se hai voglia di una cena diversa, stuzzicante e colorata o, più semplicemente, se ami la cucina giamaicana, oppure, ancora, sei solo curioso di provare sapori nuovi, quello che devi fare è proprio venire all’East Market Diner.
Perchè? Perchè fino a sabato potrai godere delle leccornie previste per la Jamaican Week, tre giorni dedicati al cibo giamaicano e ai suoi freschissimi ingredienti.
A partire dalle 18.00, si andrà di cibo giamaicano: potrai assaggiare il jerk chicken, pollo fritto marinato in spezie caraibiche servito con salsa jerk piccante, i jerk burger e la nuovissima jerk bowl con base di riso e verdure con jerk chicken accompagnata dalle croccantissime chips di platano.
Ma non c’è buon cibo senza buon bere… e l’East Market Diner lo sa bene, per questo ti proporrà il tutto accompagnato da Cocktail Caraibici e birra Brooklyn Breewery.
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La Borsa di Milano nacque nel 1808 e dall’inizio del novecento si affermò come principale borsa italiana.
Nel 1932 fu inaugurata la nuova sede, Palazzo Mezzanotte e Mussolini decise di fare demolire gli edifici che opprimevano la sua facciata, dando così vita all’attuale Piazza degli Affari.
Palazzo Mezzanotte ospitava gli agenti di cambio che ai tempi della borsa gridata chiamavano le azioni attraverso segnali con le mani, come un saluto militare per le Generali, il movimento di un volante per le Fiat o le corna per le azioni Toro.
Dal 1992 Milano è diventata la Borsa d’Italia, con la chiusura di tutte le altre borse locali e dal 1998 le grida degli agenti di cambio sono state sostituite dalla borsa telematica. Da allora unico segno rimasto nella piazza è il dito medio alzato della scultura L.O.V.E. di Cattelan.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Beh, se sei un pugliese, un campano, un calabrese o comunque un fuori sede del sud, sai benissimo cosa significa.
Il pacco da giù non rappresenta solo la salvezza del tuo stomaco, ma è soprattutto portatore di quella sensazione che ti fa sentire un po’ a casa tua, anche se sei materialmente lontano.
E la Salumeria del Design lo sa bene e questo giovedì si rivolge a tutti i calabresi fuori sede.
Eh sì, perchè vuole farti tornare (almeno in senso figurato) alla tua amata terra proponendoti l’aperitivo calabrese più autentico che ci sia, che partirà alle 17.30 spaccate.
Sto parlando, appunto, della serata “Il Pacco da Giù“, all’insegna di cibo selezionato proveniente direttamente dalla Calabria.
Durante l’aperitivo buffet potrai gustare il famosissimo n’duja, ma anche la spianata, il caciocavallo, della salsiccia fresca, gli scarafuagli, la rosa marina, il Cirò e tante altre specialità dal profondo sud, che potrai avere a soli 10 euro con tanto di calice di vino o birra.
Ma non è finita: se anche tu sei calabrese e hai appena ricevuto un pacco dalla tua famiglia, porta qualcosa da condividere.
Dopotutto, chi non mangia in compagnia… di certo non è del Sud.
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Nel 2018 compiono un anno di Borsa. Vediamo come si sono comportate e quali sono le prospettive per il futuro.
5 aziende quotate in Borsa nell’ultimo anno: come si sono comportate e quali sono le prospettive per il futuro
#1 Equita Group: una lunga tradizione di investment banking indipendente
Equita Group, istituzione italiana indipendente con una consolidata presenza sui mercati dei capitali, ha fatto il suo debutto a Piazza Affari (Aim Italia) il 23 novembre 2017. Il titolo della banca d’investimento si è presentato sul listino milanese con un guadagno di circa 7 punti percentuali nel primo giorno di contrattazioni (dal debutto ad oggi +4.40%) ma da allora il titolo non ha più brillato e continua a sostare al di sotto del prezzo raggiunto al primo giorno di contrattazioni. Titolo da cassettista.
Alcuni dei principali punti di forza di Equita Grp sono la riconosciuta specializzazione sui mercati dei capitali italiani ed internazionali ed un modello di business diversificato. Inoltre il gruppo è considerato una leadership sul mercato di competenza grazie ad un ottimo posizionamento nei principali servizi di investment banking (unico player indipendente in Italia per prodotti e servizi di investment banking).
Le principali strategie del gruppo (prospettive di crescita) sono quelle di rafforzare il proprio posizionamento come leading player indipendente; mantenere il focus di tutte le business line sul mercato delle Mid e Small Cap italiane e aumentare le opportunità di cross-selling attraverso una intensificazione della collaborazione con le business line “Investment Banking” e “Alternative Asset Management”.
#2 Indel B Group: refrigerio a portata di mano
Indel B, società quotata al segmento MTA di Borsa Italiana, ha fatto il suo esordio sul listino di Milano il 19 maggio 2017. Il Gruppo opera a livello mondiale nel settore della refrigerazione mobile applicabile ai comparti Automotive, Tempo libero e della refrigerazione per il mercato Hospitality. Dal debutto ad oggi il titolo si è comportato bene mettendo a segno un progresso di circa 29 punti percentuali (lo scorso 11 gennaio ha toccato nuovi massimi storici a 37.50 euro).
I principali punti di forza del Gruppo Indel B sono il posizionamento consolidato nei segmenti OEM (rappresenta il 53.2% dei ricavi) e AM attraverso collaborazioni con alcuni dei principali operatori del settore ed un’ampia diversificazione geografica (mercati strategici). Inoltre il gruppo può contare di un’elevata generazione di flussi di cassa e nel corso degli ultimi anni Indel B è riuscito a penetrare in mercati ad alta potenzialità di crescita. In termini di diversificazione geografica, il gruppo ha conseguito (esercizio 2016) la maggior parte delle vendite di prodotti in Europa, pari a circa l’83,1% dei ricavi (di cui il 25,8% in Italia). Il gruppo ha realizzato vendite significative anche in Nord America (circa il 10,9%).
Per quanto riguarda il trend di crescita anche nel corso del primo semestre 2017 il Gruppo ha confermato il positivo andamento di crescita dei ricavi. Il buon andamento ha riguardato quasi tutti i segmenti di mercato, in particolare Automotive, Hospitality e Leisure time, mentre Cooling Appliances ha registrato una flessione del 18% legata al comparto Home. Inoltre lo scorso 30 gennaio Indel B ha reso noto l’ingresso di Shanghai Junzhi Enterprise Management (società di marketing strategico in Cina) nel capitale di Guangdong Indel B Enterprice con una quota dell’8%. L’ingresso nel capitale di Guangdong Indel B da parte di Shanghai Junzhi Enterprise Management ha una valenza altamente strategica per il mercato cinese. Questa operazione permetterà al gruppo di inserirsi maggiormente in un mercato in continua espansione con l’obiettivo di diventare leader di settore nel Paese.
#3 Tps Group: sulle ali della crescita
Il 29 marzo 2017 fa il suo esordio Tps Group, holding operativa del Gruppo TPS leader nel settore dei servizi tecnici e di ingegneria in campo aeronautico. Dopo un esordio brillante, il titolo ha invertito la rotta spingendosi fino agli attuali 4.56 euro, cedendo così dal debutto circa 20 punti percentuali .
TPS Group intende continuare il percorso di crescita organica intrapreso nel 2017 raggiungendo importanti obiettivi e si prevede una chiusura dell’esercizio 2017 con ricavi consolidati in crescita di circa il 30% (il 16 marzo si riunirà il cda per l’approvazione dell’esercizio 2017). Presto verrà completata anche la produzione di barelle per l’utilizzo aeronautico e finalizzando la produzione di 3 kit per l’utilizzo del modello di elicottero AW119. Il gruppo ha come obiettivo di accrescere il set di servizi offerti in questo specifico settore industriale ed avviare attività in Paesi strategici come gli Usa, Turchia e Medio Oriente; inoltre non sono da escludere partnership o possibili acquisizioni di società italiane o estere, dotate di esperienza e professionalità e operanti in aree di business similari a quelle del Gruppo ma specializzate in differenti settori industriali, sviluppi dell’area di business Design and Production Parts & Components ed implementazione della produzione di componenti in metallo attraverso tecnologia di stampa 3D.
Uno dei fattori chiave di successo del Gruppo TPS è l’alto livello di personale specializzato in sistemi informatici all’avanguardia elaborati internamente dal dipartimento research & development che ha creato la piattaforma informatica denominata “TPS LSA Management Tool”. Altra chiave di successo è il posizionamento competitivo (unico gruppo sul mercato italiano dei servizi tecnici in campo aeronautico ed elicotteristico); inoltre il Gruppo TPS ha sviluppato negli ultimi anni un profondo know-how e l’efficiente sistema di distribuzione dei carichi di lavoro ha consentito una riduzione dei costi interni, una maggiore competitività sul mercato.
#4 Spaxs: blank check company
Spaxs, Special Purpose Acquisition Company con l’obiettivo di realizzare un investimento per l’integrazione e la successiva capitalizzazione di una o più società del settore bancario e/o finanziario in Italia, ha fatto il suo debutto a Piazza Affari (Aim Italia) il 01 febbraio 2017 con un progresso di circa 4 punti percentuali.
La Società è stata costituita in data 20 dicembre 2017 e non ha una storia operativa pregressa ma il principale scopo sarà la creazione di un operatore italiano nel settore bancario e/o finanziario che sia attivo principalmente nel mercato dei non-performing loans, tramite l’acquisizione di sofferenze garantite e non garantite e nella prestazione di servizi bancari e/o finanziari nei confronti della clientela imprese soprattutto “Mid Corporate”. La società, così come dichiarato dall’ex Ministro Italiano per lo Sviluppo Economico Corrado Passera (amministratore delegato di Spaxs), a breve acquisirà una piccola banca per fondersi con essa e farla crescere. Sotto la lente ci sono una o più società italiane di piccole-medie dimensioni non quotate che operano nel mercato bancario e/o nei servizi finanziari.
I punti chiave della società sono i fattori legati ai promotori di alta professionalità e competenza; il settore di investimento (i settori bancario e dei servizi finanziari subiranno un cambiamento legato a una evoluzione più veloce e profonda del previsto. Nei prossimi anni infatti saranno avvantaggiati gli operatori bancari e non bancari che sapranno sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie platform banking) e l’investimento in Spac offre dei vantaggi poiché può essere considerato un investimento a basso rischio (alternativa ai fondi di private equity, più flessibile di questi ultimi in quanto permette all’investitore di liquidare la posizione in qualsiasi momento). Lo scenario è fertile per lo sviluppo delle SPAC già diffuse da diversi anni negli Usa poiché sono considerati come veicolo di risorse finanziarie per accrescere la dimensione delle imprese.
#5 Digital360: soluzioni digitali
Andrea Rangone
Esordio (13 giugno 2017; Aim Italia boom per Digital360 che fece registrare un progresso di circa 24 punti percentuali. Purtroppo dopo un avvio entusiasmante il titolo ha invertito la rotta ed in circa 9 mesi ha lasciato sul terreno di Piazza Affari il 17.5%. Digital360, attraverso ICT&Strategy, gestisce il più grande network in Italia di testate, portali, app ed eventi dedicati alla Trasformazione Digitale e all’Innovazione Imprenditoriale.
Nel corso dei primi sei mesi del 2017 il Gruppo, oltre ad aver finalizzato il processo di quotazione all’AIM Italia, ha proseguito il proprio piano di investimenti per lo sviluppo di nuove piattaforme tecnologiche, nuovi portali ed il lancio di nuove practice di Advisory. Le prospettive di crescita della società sono interessanti, sono in cantiere alcune operazioni strategiche di cui una è avvenuta lo scorso 6 marzo con l’acquisizione di una quota pari al 51% di IQ Consulting S.r.l. (“IQC”), spin-off accademica attiva nel campo dell’Industria 4.0 e del Supply Chain Management (il prezzo inclusivo della PFN è stato fissato in 400 mila euro e sarà integralmente corrisposto alla data del closing). Grazie a questa operazione la società punta a rafforzare le competenze in uno degli ambiti di maggior interesse per la trasformazione digitale delle imprese italiane ed inoltre si verrà a creare un pool unico di competenze interdisciplinari integrate negli ambiti della Supply Chain, dell’ICT, della Cyber Security e della Business Model Innovation a livello europeo. Lo scorso 28 febbraio il Consiglio di Amministrazione di Digital360 ha deliberato di sottoporre all’approvazione dell’Assemblea la proposta di un adc per un ammontare massimo pari a Euro 5.000.000 ed entro un periodo di cinque anni dalla data della delibera della Delega.
Elementi distintivi del Gruppo sono l’esperienza e credibilità nel mondo dell’innovazione digitale in Italia (settore in forte crescita nei prossimi anni), la trasformazione digitale dei canali tradizionali B2B di comunicazione, eventi, lead generation e consulenza e modello organizzativo scalabile – sia in modo organico che per acquisizioni – e in grado di garantire economie di scale.
PASQUALE FERRARO
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La prima sede dell’OVRA, la polizia segreta fascista, venne aperta a Milano in via dell’Orsola, mascherata dall’insegna di una inesistente società vinicola meridionale. L’OVRA aveva il compito di schedare e vigilare su tutti i potenziali nemici dello stato fascista. Nei primi tre anni vengono giudicate per antifascismo 5046 persone. Tra il 1931 e il 1938 ci furono oltre 33 milioni di segnalazioni che portarono all’arresto 580mila persone e 13 mila al confino.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Forse perchè riescono a vedere sempre un po’ più in là e a proporre, in questo modo, degli appuntamenti sempre interessanti?
Forse perchè dicono che i cambiamenti siano necessari e, come veri e propri visionari, riescono a individuare quelli giusti per offrire delle serate top?
Qualunque sia il motivo, questi Visionari avevano bisogno di una casa accogliente per raccogliere le loro idee e le loro intuizioni.
Così, hanno istituito il mercoledì sera con ingresso gratuito all’Apollo Club, che ogni settimana li accoglie a porte aperte per condividere con i milanesi tutte le visioni che sono sbocciate durante la settimana, come un vero e proprio giardino.
Tra esposizioni artistiche e live painting, yoga exhibitions e videomapping, fino ad arrivare al mitico dj set della crew che comprende Etna, DADA, Groove Squared e Restless, ballerai e dimenticherai ogni tuo problema, entrando nell’ottica di questi creativi Visionari.
Registrandoti su Spotlime, l’app che seleziona i migliori eventi di Milano, riceverai un promemoria dell’evento e potrai rimanere sempre aggiornato su questo e tutti gli eventi simili in città. Inoltre, prenotandoti dall’app e partecipando agli eventi, riceverai un vantaggio esclusivo.
Fare della buona fotografia non significa sono auto-proclamarsi “fotografi” o, peggio ancora, “fotografi professionisti” solo per il fatto di essersi fatti regalare o essersi comprati una Nikon o una Canon.
Allo stesso modo, essere fotomodelli o modelli professionisti non significa aver posato una volta durante un pomeriggio di sole per l’amico che vuole farsi “il portfolio”.
La fotografia vera è altra e per capire di cosa sto parlando potrai visitare la MIA Photo Fair, la fiera internazionale dedicata alla fotografia d’arte in Italia.
Per quest’occasione, fotografi professionisti (per davvero, però) da tutto il mondo esporranno i loro lavori: tra presentazioni editoriali, mostre e conferenze, potrai immergerti nel mondo della fotografia d’autore e assaporarne tutte le sottili sfumature.
Quindi, ti do appuntamento al The Mall di Piazza Lina Bo Bardi 1: questo lunedì è l’ultimo giorno e, se fossi in te, non mi farei scappare un’occasione del genere e andrei subito a comprare il biglietto a 16 euro.
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Nel 1782 il vasto territorio prettamente agricolo formato da cascine e borghi che circondava Milano, oltre la cerchia dei bastioni spagnoli, fu organizzato in un unico Comune autonomo, detto “dei Corpi Santi“.
Ne risultò un comune a forma di ciambella, dove il “buco” era Milano.
La strana storia del Comune che CIRCONDAVA Milano
Un nome da cimitero
Questo ente territoriale fu da subito dotato di propri deputati dell’estimo, dell’imperial regio cancelliere delegato, di un esattore e naturalmente di un sindaco e sei consoli.
Venne parificato a tutti gli altri comuni foresi, tanto in campo fiscale che in materia di fazioni militari. Il nome, secondo una tradizione tra le più seguite, deriverebbe dal fatto che era usanza, fin dai tempi dell’affermarsi del cristianesimo, di seppellire i corpi dei martiri cristiani fuori le mura cittadine.
Anche altri comuni lombardi avevano, fuori le proprie mura, un comune detto dei Corpi Santi: era ad esempio il caso di Pavia, di Como, di Cremona.
Napoleone contro i Corpi Santi
L’arrivo delle armate rivoluzionarie francesi (che entrano in città il 14 maggio 1796) segnò il tentativo di annettere questo comune suburbano a Milano.
A tal proposito fu promulgata la Legge 2 nevoso anno VI repubblicano (22 dicembre 1797) per l’aggregazione dei Corpi Santi alle municipalità del comune di Milano, in esecuzione della legge del 29 frimale anno VI.
L’articolo IV sancì la soppressione della dizione Corpi Santi, da sostituirsi con la dizione Circondari esterni del comune di Milano. La legge conteneva una lista davvero infinita di cascine e borghi che venivano assegnati, a seconda di dove si trovassero, ad ognuno degli 8 rioni cittadini.
Tuttavia il processo aggregativo non fece mai in tempo ad andare concretamente in porto, e con il ritorno definitivo degli Austriaci (1814) i due Comuni tornarono ad essere (meglio si direbbe rimasero) separati.
il dazio di Porta Comasina
Il tentativo del Sindaco di ingrandire Milano
Nel 1860, sull’onda di una medesima richiesta fatta dalla città di Pavia, Milano, per bocca del suo sindaco, Antonio Beretta, aveva fatto domanda di un congruo aumento del proprio territorio giurisdizionale, poiché moltissime persone residenti nella fascia sub-urbana dei Corpi Santi fruivano dei vantaggi economici derivanti dalla vicinanza alla città, nella quale quotidianamente entravano per lavorare e esercitare varie professioni, senza tuttavia partecipare agli oneri che la città imponeva ai propri cittadini. Insomma, alla Giunta municipale tutto questo non sembrava uno scambio equo.
Alla nascita, nel 1861, del Regno d’Italia, il comune dei Corpi Santi risultava avere una popolazione residente di 48.359 abitanti.
In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865, il comune dei Corpi Santi veniva amministrato da un sindaco, da 6 assessori e da un consiglio di 30, poi 40, membri.
La fine di un Comune fuori dal Comune
La sede era, paradossalmente, dentro la città di Milano, in via Crocefisso 11. Ma la scelta era dovuta al fatto che anche il sindaco (l’ultimo fu il dottor Noè) e i quasi tutti gli assessori e i consiglieri erano residenti in città.
L’ultimo censimento utile che abbiamo, quello del 1871, aveva fissato la popolazione dei Corpi Santi in 62.976 residenti.
La fine di questo Comune fu sancita con il Regio Decreto 1413 del 1873: nonostante due deliberazioni contrarie proprio del comune dei Corpi Santi, questa zona suburbana fu aggregata a Milano a partire dal 1° settembre 1873.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
E’ considerato il male del secolo, intendendo come secolo il novecento. Prima di allora, infatti, era un male pressoché sconosciuto. Fu Luigi Mangiagalli, sindaco di Milano dal 1922 al 1926, a fondare l’Istituto Nazionale dei tumori, primo centro di cura in Italia contro la malattia. La sede vene costruita in via Ponzio. Nel 1994 Umberto Veronesi, dopo aver diretto l’istituto, aprì l’Istituto Oncologico Europeo.
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Forse l’idea più rivoluzionaria nel dopo elezioni è stata del direttore de Linkiesta Francesco Cancellato: “L’unico modo per uscire dal caos elettorale: una legislatura costituente”.
Tutti dentro, dai Cinque Stelle alla Lega, passando dal Pd a Forza Italia: l’unica via per uscire dall’impasse del voto del 4 marzo è un accordo per cambiare le regole, questa la sua proposta.
Quasi sicuramente si tratta di un’idea irrealizzabile ma un senso ce l’ha, perchè la crisi dell’Italia è una crisi profonda, strutturale, che è stata perpetrata dai governi che si sono succeduti e che hanno tenuto fede a una linea comune: la difesa dello status quo.
Ora, per la prima volta dal dopoguerra, abbiamo un governo costituito nella maggioranza da partiti diversi da quelli tradizionali, partiti che sono espressione di una volontà popolare di cambiamento.
Se la politica vuole tornare a fare gli interessi dei cittadini, deve trasformare la volontà di cambiamento manifestata dagli elettori in azione concreta. Facendo ciò che nessuno è riuscito a fare dai tempi dell’assemblea costituente: mettersi tutti assieme per riscrivere le regole.
Questa potrebbe essere la finalità di questa legislatura: rivoluzionare lo stato italiano. Sognare per sognare si può immaginare a capo di questo governo la figura più credibile che l’Italia ha saputo produrre a livello internazionale: Mario Draghi, che tra un anno dovrà comunque lasciare la guida della BCE.
Certo, sarebbe difficile mettere d’accordo forze così diverse però ci sono alcune linee guida di riforma su cui si potrà trovare una intesa ampiamente condivisa. Ecco quali.
LA NUOVA CLASSE POLITICA deve trasformare la volontà di cambiamento manifestata dagli elettori in azione concreta. Facendo ciò che nessuno è riuscito a fare dai tempi dell’assemblea costituente: mettersi tutti assieme per riscrivere le regole.
Questa potrebbe essere la finalità di questa legislatura: rivoluzionare lo stato italiano.
Le 5 priorità per un governo costituente e rivoluzionario
#1 La riforma della struttura dello Stato: un’Italia federale
Una delle critiche principali che sono state fatte alla riforma tentata da Renzi era quella di voler aumentare il centralismo dello Stato. In un momento in cui la tendenza nel mondo è l’opposto: assegnare maggiore autonomia a livello locale. Questo sta accadendo in Cina, in India, che stanno mutuando il modello Singapore creando aree di autonomia, in Messico con la recente trasformazione della capitale in una città stato affine a quelle tedesche e, in generale, nei paesi europei, che stanno assegnando poteri speciali e autonomia crescente ai territori e alle città più rappresentative. Onu e Consiglio d’Europa hanno invitato le diverse nazioni ad aumentare il decentramento amministrativo, considerato un baluardo di democrazia e di partecipazione del popolo.
In Italia è in vigore una riforma federale che è l’antitesi del principio del federalismo che si basa su responsabilità e sussidiarietà, con autonomia in entrata e in uscita. Questo parlamento può dare una soluzione a un processo che va completato realizzando un federalismo simile a quello delle democrazie che funzionano meglio, come quella Svizzera o quella tedesca, che prevedono un’autonomia variabile, in certi casi a livello regionale, in altri a livello cittadino, con le città stato.
#2 La riforma del sistema fiscale e della burocrazia: un’Italia al servizio di chi produce
Altro punto evidente alla maggioranza delle forze politiche in Parlamento è il fallimento dell’impostazione del sistema fiscale e della burocrazia italiana. Quello attuale è un sistema che penalizza con tasse e ostacoli burocratici chi dà lavoro e chi produce reddito.
Come affermava Milton Friedman tassare chi crea lavoro è la strada maestra per produrre disoccupazione e povertà diffusa. E questo sta accadendo in Italia dove occorre capovolgere il sistema burocratico-fiscale, da strumento di controllo e di oppressione su chi fa impresa a strumento di servizio per chi fa impresa e, in generale, per ogni cittadino.
Serve un cambiamento epocale che solo un parlamento costituente formato da forze anti sistema potrebbe fare.
#3 La riforma del welfare: un’Italia che aiuta chi è rimasto indietro senza assistenzialismo
Sta divampando la polemica sul reddito di cittadinanza. Eppure in una democrazia bisogna saper rispettare quello che emerge dal popolo cercando di capirlo nelle sue cause e di fornire soluzioni capaci di risolvere le cause, non solo il sintomo manifesto.
La proposta del reddito di cittadinanza nasce dal fallimento del welfare all’italiana. Un welfare che ha ancora una logica assistenziale, anacronistica, arroccata nella difesa di diritti acquisiti- che sono spesso privilegi a danno di altri-, e che mette ancora più fuori chi è rimasto fuori da questo sistema. E’ un sistema assistenzialista perchè lascia nel bisogno, spesso per sempre, chi riceve assistenza e non aiuta chi avrebbe bisogno a rimettersi in piedi.
Anche in questo caso solo un’assemblea costituente antisistemica potrebbe rifondare un’impostazione economicamente fallimentare ed eticamente scorretta, per trasformare il welfare da una logica assistenzialista ad una di assistenza, finalizzata ad aiutare chiunque si trova ai margini a tornare il prima possibile ad essere in grado di avere un ruolo attivo in società.
#4 La riforma dell’istruzione: un’Italia che torna ad essere faro nella formazione
Siamo stati per secoli la culla della formazione. Anche nei periodi in cui politicamente l’Italia era divisa e scassata, sapeva essere un punto di riferimento per l’istruzione. Qui sono nate le università, qui si sono sviluppati i principi della formazione moderna. Almeno fino al novecento. Negli ultimi decenni l’Italia ha perduto terreno, precipitando in ogni classifica. In un mondo in cui tutti i paesi competono per formare i loro talenti, l’Italia ha saputo solo proteggere corporazioni e baronati, come spesso accade i governi si sono preoccupati più di tutelare chi fornisce il servizio che chi riceve tale servizio.
L’Italia sta perdendo il contatto con un mondo che si è trasformato e dove questo ritardo è più evidente è nel percorso di formazione. Siamo in ritardo nelle scuole e nelle università.
Una delle priorità di un parlamento costituente è quella di disegnare un nuovo modello formativo, che metta al centro uno studente che debba essere portato a svolgere il ruolo di protagonista in un mondo in trasformazione.
#5 La riforma dell’Europa: un’Italia che si pone alla guida di una nuova Unione Europea
Un parlamento così coraggioso e rivoluzionario dovrebbe avere tra le sue priorità anche quella più coraggiosa: la riforma dell’Europa. Mentre gli ultimi governi si sono limitati ad avere un rapporto da inferiori con l’Europa, limitandosi a pretendere più flessibilità o a criticare, questo parlamento può essere finalmente all’altezza di un paese fondatore. Non solo all’Italia, anche all’Europa serve una rottura forte con il passato. Bisogna saper dire basta all’Europa degli Stati e della difesa dello status quo, proponendo un nuovo modello che investa tutto il sistema di governance e di partecipazione dei cittadini. E chi potrebbe farlo meglio di un parlamento che ha il coraggio di riformare in modo rivoluzionario e radicale il Paese più malato del continente?
Queste sono le 5 priorità di un parlamento che ha l’occasione storica di mettere in azione la prima rivoluzione italiana.
Dai nerd sfigatelli che si rinchiudono in una stanza e stanno al pc fino alla mattina successiva o leggono manga o fumetti fino a diventare orbi, si è passati alla moda dei “”””nerd”””” che o si presentano come bellissime ragazze dai capelli rossi, occhialoni neri e magliette di gruppi rock, metal o ispirate a personaggi di videogiochi, ritratte in foto che mostrano chiaramente quanto facciano finta di giocare ad Halo, o, peggio ancora, come persone che pensano di essere “”””nerd”””” perchè hanno letto un fumetto di Batman o giocano a Call of Duty.
Come vera nerd, che ha passato l’adolescenza a essere etichettata come “strana” solo perchè parlava di quanto fosse figo Drakul Mihawk dagli Occhi di Falco di One Piece, delle difficoltà che aveva avuto a trovare i giusti capi d’abbigliamento per fare un Cosplay decente e di quanto fosse frustrata dal fatto di aver usato la Master Ball in modo sbagliato, mi sento profondamente offesa da questa cosa.
C’è un luogo, però, dove tutti i nerd autentici possono pascolare allegramente senza avere scatti d’ira nel momento in cui sentono parlare di Fifa o Pes come meravigliosi giochi per consolle o pc.
Sto parlando di Cartoomics, la fiera dei fumetti e del gioco che ogni anno raduna a Rho Fiera centinaia e centinaia di amanti dei video giochi, di giochi di carte e di fumetti, film e serie animate, provenienti da Milano (e non).
Tra spettacoli a tema, stand e Cosplay Contest, Cartoomics è quel luogo leggendario in cui i sogni diventano realtà… soprattutto perchè il biglietto costa 13 euro e non una fortuna come gli altri anni.
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Il 71% della superficie terrestre è ricoperto da 1.386×1024 litri di H2O, un’entità inimmaginabile; in più, la quantità di acqua presente nel sottosuolo è da 1.5 a 11 volte più grande di quella emersa.
L’approvvigionamento potabile della città di Milano avviene esclusivamente da acqua di falda, quindi da acque sommerse, su tre livelli di profondità: 0-40 metri, 40-100 metri, 100-200 metri.
Lo schema della falda acquifera milanese
L’acqua emersa presenta innumerevoli problemi: solo lo 0,014% del totale globale è immediatamente potabile e facilmente accessibile.
La sua pervasività tira fuori il meglio e il peggio dell’ingegno umano: il 65% del territorio dei Paesi Bassi sarebbe sott’acqua se non fosse per le dighe e le paratie opportunamente preposte al contenimento del Mare del Nord; di contro, Egitto ed Etiopia sono sull’orlo del conflitto a causa della decisione da parte di Addis Abeba di costruire la cosiddetta Grande Diga del Rinascimento Etiope sul Nilo Azzurro, tra l’altro commissionata alla multinazionale milanese Salini Impregilo, opera che presumibilmente taglierà vitali risorse idriche alla terra dei faraoni.
Persino Amsterdam non potrebbe esistere, se non fosse per il genio olandese
Oggi, le città più avanzate del mondo gestiscono il proprio fabbisogno idrico partendo dal sottosuolo. Certo, devono anche poterselo permettere, ma difficilmente una città importante può sorgere in un luogo dove non ci sono risorse per l’approvvigionamento dell’acqua: l’essenziale è invisibile agli occhi.
New York e Berlino sono tra gli esempi più virtuosi in questo ambito.
La Grande Mela sorge sull’Hudson e la capitale tedesca è attraversata dalla Sprea, ma entrambe le città poggiano su un sofisticato sistema di acquedotti sotterranei, idrovore, tunnel d’acqua artificiali, tubi, raccordi e serbatoi per soddisfare i bisogni vitali di milioni di persone.
A inizio 2018, l’amministrazione newyorkese ha inoltre annunciato un investimento di un miliardo di dollari per lo sviluppo e il mantenimento del proprio sistema idraulico, già tra i migliori al mondo.
Scontato? Non proprio, perché New York è una tra le sole cinque grandi città statunitensi (insieme a Tallahassee, Louisville, Miami e Cincinnati) dove è assolutamente sicuro bere l’acqua dal rubinetto.
Una grafica del NYT che mostra il sistema idrico di New York in relazione ad uno dei suoi serbatoi artificiali
In questo scenario, Milano se la cava bene.
E’ vero, abbiamo il problema dei farmaci che finiscono nei fiumi, ma stiamo parlando di 6.5 chili al giorno a fronte di 3 milioni di tonnellate d’acqua consumate, e di una questione che riguarda praticamente tutte le città d’Occidente.
L’acqua che esce dai nostri rubinetti rispetta tutti i parametri europei di controllo qualità, dal pH al cloro residuo, e in più, Milano è la miglior città d’Italia nell’ottimizzazione delle sue risorse idriche, utilizzandone efficacemente l’83.3% dei volumi immessi a fronte di una media nazionale del 64.4% (dati ISTAT 2015).
Un primato figlio della storia e della geografia.
Innanzitutto, occorre dire che la nostra città è stata fondata su una delle tante linee dei fontanili presenti nella Pianura Padana, cioè su di un punto dove vi è l’incontro di strati geologici di differente permeabilità idrica, caratteristica che favorisce la fuoriuscita dell’acqua presente nelle profondità della Terra, che come abbiamo visto è moltissima.
Questo particolare attributo geofisico dava già due vantaggi in partenza a chi avesse deciso di costruire una città in quel luogo: banalmente, il facile accesso all’acqua; secondariamente, dato il terreno paludoso per effetto del fontanile, rendeva più difficile l’accesso dalle aree limitrofe, il che ai tempi (si parla del 600 a.C. circa) significava spesso potersi difendere dai nemici.
Da quel momento, come sottolineato dagli studi del Professore di Geologia tecnica e Geologia applicata Andrea Cancelli, l’intervento umano ha forgiato l’impianto idrologico della zona in maniera netta e costante: i fiumi di modesta entità che passano nelle vicinanze, l’Olona, il Lambro Meridionale, il Seveso, la Vettabbia ed il Lambro, sono stati integrati da grandi navigli: la Martesana, la Fossa Interna, il Naviglio Grande, il Naviglio di Pavia, da grandi canali di irrigazione come la Muzza ed il Villoresi e da grandi colatori come il Redefossi e l’Addetta, ai quali va aggiunta una fitta rete di rogge.
Carta idrografica del centro di Milano
I fontanili quindi, oltre a fare da nutrici ai dintorni meneghini, mantengono anche la falda che ci dà innumerevoli privilegi, primi fra tutti la protezione dalle contaminazioni accidentali (più facilmente rilevabili) e la salvaguardia dalle siccità (un problema attuale, ci arriviamo), in quanto l’acquifero milanese non ne risente.
Da lì, l’acqua viene captata, potabilizzata, controllata e distribuita, con un sistema sulla falsariga di quelli sopracitati, a New York e Berlino.
Eppure, come molte cose a questo mondo, una grande falda acquifera non è un bene di per sé: Jakarta, una delle metropoli più importanti del pianeta, sta letteralmente affondando, a causa delle sue scellerate politiche edilizie e della trascuratezza con cui ha gestito la propria falda, alla quale gli abitanti attingono tramite pozzi illegali e non armonizzati, né fra di loro, né tra loro e la falda.
La mostruosa quantità di cemento (97% dell’area metropolitana) che ricopre la città impedisce all’acqua in superficie di filtrare nel terreno, e l’abusivismo dei cittadini (coadiuvato da un ormai fiorente mercato nero) sta svuotando il “gigante cuscino su cui Jakarta si poggia”, nelle parole del giornalista americano Michael Kimmelman.
La miope indifferenza del governo indonesiano nei riguardi delle tematiche ambientali ha inoltre portato ad una deforestazione selvaggia e ad una scarsa manutenzione dei bacini dei fiumi, tutti fattori che contribuiscono al mancato drenaggio dell’acqua, che così si disperde e fa un po’ quello che vuole.
Un olandese inorridirebbe.
Welcome to Jakarta
Il problema non è l’acqua che si alza: alcune aree della città si sono abbassate addirittura di 10 centimetri nell’ultimo anno. Nello stesso periodo di tempo, per fare un paragone, Venezia è scesa di circa 2 millimetri.
Come se non bastasse, il 96% dell’acqua degli otto fiumi che attraversano Jakarta è severamente inquinata. Le fogne, ove presenti, sono al collasso, mai toccate da anni.
Le reazioni al problema, per ora, sono confuse e poco lungimiranti: ad esempio, si è pensato di chiudere la baia sulla quale Jakarta si affaccia sbarrandola con delle dighe, ma così facendo si creerebbe una sorta di laguna tossica e potenzialmente mortale per moltissime persone. In alcune aree si è deciso di costruire comunque la barriera, opera che finirà anch’essa sott’acqua entro il 2030 se non si deciderà di intervenire sulle origini invece che sui sintomi del problema.
Occorrerebbe poi comunque agire sulla pratica ormai radicata dei prelievi illegali dalla falda acquifera.
Possibili soluzioni possono essere la massiccia reintroduzione di aree verdi di cui la città era piena fino a qualche decennio fa, lasciando proliferare le mangrovie endemiche, di pari passo con lo stop a nuove costruzioni.
Incredibilmente, nel panorama dell’attualità questa non è neanche la storia più grave che si può raccontare sui dilemmi tra una città e le sue risorse idriche, o per lo meno non è l’unica: per cause per certi versi simili, a Città del Capo l’acqua sta finendo.
L’incredibile e incontrollato collasso delle riserve idriche di Città del Capo
Non ci sono sensazionalismi. Ad oggi, il “Day Zero”, la data in cui si prevede si rimarrà completamente a secco, è fissato per il 9 Luglio 2018. Fino a poche settimane fa, era collocato al 12 Aprile. Qualora il fatto avvenisse, sarebbe una prima volta nella storia: mai una città con più di 3 milioni di abitanti è rimasta senza acqua.
Qui come a Jakarta, con il proliferare delle foreste di cemento, unite alla gentrificazione e ad un’esplosione demografica mal gestita, si paga la miopia e l’insensibilità ambientale: scienziati, meteorologi ed ingegneri captarono il pericolo già nel 1990, inascoltati.
Il record minimo di precipitazioni toccato nel triennio 2015-2017 ha fatto il resto, ma i segnali c’erano da tempo, figli tra l’altro di una dilettantesca gestione (non era e non è tuttora previsto nessun backup rispetto ai 6 serbatoi idrici della città, riempiti esclusivamente dall’acqua piovana) della risorsa più preziosa per la vita umana.
I cittadini sono ora chiamati ad affrontare mesi di grande resilienza, riducendo drasticamente il loro consumo di acqua giornaliero in attesa di palliativi per salvare la situazione.
Stiamo parlando di una città indicata più volte come meta turistica d’eccellenza, una città le cui infrastrutture, strade, aeroporto e centri commerciali, fanno invidia a molte megalopoli del mondo.
Un fiume nelle vicinanze di Città del Capo, a Gennaio 2018
Milano è immune da tutti questi estremi? Possiamo rispondere di sì.
Innanzitutto, la nostra falda acquifera è più “docile” rispetto a molte altre, e non aspetta di inghiottirci da un momento all’altro. Questo al netto dei numerosi allagamenti che puntualmente si verificano ad ogni grande acquazzone che colpisce la città. Se ne sono verificati 20 dal 2010, di cui ben 8 proprio in quell’anno.
Per affrontare la questione, Metropolitana Milanese, società che dal 2003 ha in gestione il servizio idrico integrato della nostra città (facile: la metropolitana viaggia sottoterra, e il sottosuolo milanese è pieno d’acqua) ha preposto la costruzione di un nuovo canale scolmatore, oltre a quello già esistente tra Paderno Dugnano (sul Seveso) e Abbiategrasso (sul Ticino).
Foto di repertorio degli allagamenti provocati dal Lambro a Monza tra il 1925 e il 1935
La nostra bestia nera è proprio il Seveso: dal 1976, è esondato ben 104 volte.
La strategia quindi, oltre ad affrontare gli allagamenti a monte col nuovo canale scolmatore, sarebbe quella di migliorare il sistema di drenaggio urbano e di sviluppare l’urbanizzazione in maniera più accorta. Non è tutto rose e fiori, insomma, ma non c’è nessun “rischio Jakarta”.
Storicamente, la nostra falda acquifera è stata costantemente monitorata e amministrata, per questo nonostante i problemi siamo lontani dalla clamorosa noncuranza che ha condannato Città del Capo: dal 2007, abbiamo la figura dell’energy manager di Metropolitana Milanese, che supervisiona l’analisi e l’ottimizzazione delle risorse e delle politiche inerenti alla gestione dell’acqua, preoccupandosi che siano sostenibili e razionali. Dal 2013, questa persona è il Dott. Antonio Sanfilippo, che si occupa inoltre dell’adozione della modernissima metodologia LLCA (Life Cycle Cost Analysis, analisi del costo nel ciclo di vita), oggi irrinunciabile nei sistemi di gestione dell’energia, prevedendo uno sguardo che deve andare dallo studio dei costi iniziali fino ai costi di smaltimento/recupero e al loro impatto, passando per i costi di gestione: un sinonimo di sostenibilità.
Milano, 2017: si può sempre migliorare
La tematica madre per i guardiani dell’acqua meneghina rimane il monitoraggio dell’innalzamento costante del livello della falda acquifera, iniziato nel 1990 e generato dalla chiusura di tutte le industrie idrovore pesanti nel nord della città, che hanno fatto venir meno un importante prelievo d’acqua, ora in ascesa di circa mezzo metro all’anno.
Gli allarmismi sono però del tutto infondati: le sopracitate azioni in contrasto agli allagamenti, se perseguite fino in fondo, saranno più che sufficienti per tenere la città al sicuro negli anni a venire.
Come l’anno scorso, in cui per l’occasione si sono tenuti molti tavoli sul tema, la Giornata Mondiale dell’Acqua, che ricorre ogni 22 Marzo, potrebbe essere un’opportunità per fare il punto della situazione, tenendo sempre a mente che tanto una Milano Marittima esiste già.