La capitale spagnola è centro di un’area metropolitana che comprende oltre 6 milioni di abitanti e gode della stessa autonomia delle altre 16 comunità autonome in cui è suddiviso il Paese, anche se è l’unica a essere una città e non una regione. In Spagna ogni comunità ha ampi margini di autonomia e può decidere quali competenze gestire direttamente e quali lasciare allo stato centrale.
In aggiunta agli organi amministrativi comunali, Madrid ha un governo (Gobierno) che svolge il ruolo esecutivo, un parlamento (Asamblea) che legifera nelle materie stabilite nel suo Statuto di Autonomia e un Tribunale Superiore per amministrare la giustizia sulla comunità. Uno dei poteri del parlamento è quello di poter promuovere ricorsi di incostituzionalità contro azioni del Governo centrale che ledano competenze della Comunità.
Tra le competenze gestite in modo autonomo dalla città di Madrid ci sono legislazione e attuazione di diversi tipi di opere pubbliche, tra cui strade, ferrovie e aeroporti, e ci sono l’urbanistica e la programmazione economica, in coerenza con le politiche del paese. Relativamente alla sola attuazione ci sono poi le competenze per trasporti, ordine pubblico, politiche ambientali e istruzione. In altre aree l’autonomia riguarda la possibilità di scegliere se mettere in atto oppure no le norme nazionali.
Alla comunità di Madrid resta la metà delle imposte sul reddito delle persone fisiche, sul patrimonio e dell’imposta sul valore aggiunto. La percentuale può salire fino al 58% per altri tipi di tributi.
Per certi aspetti può sembrare un modello simile alle aree metropolitane in Italia, però è profondamente diverso l’assetto normativo in cui si inserisce.
Madrid ha la libertà di scegliere quali competenze amministrare e quali lasciare allo stato: è una forma di autonomia accentuata e molto pragmatica, che difficilmente si innesta nella filosofia dello stato italiano, dove si tende ad uniformare qualunque tipo di disposizione normativa, indipendentemente da dove si debba applicare.
Ogni area autonoma della Spagna può scegliere cosa fare e cosa no, e questo risponde alla logica che ci possono essere zone capaci di svolgere determinate funzioni meglio dello stato, mentre altre non lo sono. E la logica, profondamente diversa dal caso nostro, è che la decisione viene lasciata a livello locale. In Spagna non è lo stato a dire cosa devi fare ma è la comunità locale che si prende la responsabilità di scegliere cosa fare.
L’autonomia di Madrid è molto forte ed anche se è l’unico caso di città stato o di città regione in Spagna, si inserisce comunque un assetto di decentramento che suddivide tutto il Paese in comunità autonome. Quindi è stato relativamente facile estendere alla capitale il pacchetto di poteri previsti per ogni altra regione.
L’area metropolitana di Madrid ha acquistato lo status di qualunque regione che nel Paese hanno un’autonomia molto forte, paragonabile solo in parte alle nostre a statuto speciale. Mentre in Italia l’impostazione è quella centralista, per cui l’area metropolitana non può essere considerato un modello di autonomia ma di gestione territoriale subordinata al potere centrale.
Introdurre questa logica per la città di Milano, che sicuramente è in grado di gestire numerose attività meglio dello stato centrale, sarebbe un’iniziativa lungimirante anche se è difficile, perché si tratterebbe di un intervento contrario alla logica della burocrazia italiana, per cui ogni decisione viene presa dall’alto.
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