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L’Italia è stata eliminata, ma l’italietta è sempre in campo

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In questa eliminazione c’è tutta l’italietta che sta rovinando il Paese.

L’italietta che investe sempre sui vecchi e mai sui giovani

L’italietta che non esiste il merito neppure per guidare una nazionale

L’italietta del 12 anni che ai mondiali non si passa un turno e tutto rimane uguale

L’italietta che ormai perde con le nazionali in tutti gli sport e tutto rimane uguale

L’italietta dell’omertà per gli incapaci di potere

L’italietta che l’obiettivo è il secondo posto perché la Spagna è troppo forte

L’italietta dell’Italia che non può finire fuori dai mondiali

L’italietta che si concentra più sull’arbitro che a fare gol

L’italietta che fa la vittima, della sfiga, del non ce ne va bene una

L’italietta che l’hanno messa sul piano fisico

L’italietta di speriamo che ci facciano fare a noi quello che hanno lasciato fare a loro

L’italietta del pubblico dodicesimo uomo in campo

L’italietta del San Siro aiutaci tu

L’italietta di fare 200 cross contro avversari alti due metri

L’italietta che gioca sempre con un difensore in più anche quando deve vincere con due gol di scarto

L’italietta degli zero a zero

L’italietta delle Federazioni

L’italietta del non ci sono i soldi

L’italietta di in fondo è una brava persona

L’italietta che salta sul carro del vincitore ma quando si perde scappa

L’italietta di la Svezia ci porta sfortuna

L’italietta di la Francia che dopo che non si è qualificata ha poi vinto i mondiali

L’italietta che non affronta mai la causa dei problemi

L’italietta che assegna mille colpe ma zero responsabilità

L’italietta delle mille scuse

L’italietta dell’apocalisse ma che resta sempre in campo.

Nella casa museo di Alessandro Manzoni c’è l’ultimo ricamo di Maria Antonietta

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Nella casa museo di Alessandro Manzoni in via Morone 1, c’è l’ultimo ricamo realizzato da Maria Antonietta durante la sua reclusione in prigione prima di essere condotta al patibolo. Fu donato a Giulia Beccaria, madre di Manzoni, raffigura un putto e la si può ammirare al primo piano della casa museo.

EmozionARTI: viaggio nelle emozioni dell’Arte

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Come mai si ama l’arte in senso lato?

Beh, iniziamo col dire che non tutta l’arte piace a tutti.

C’è chi ama lo stile rinascimentale e chi di cubismo, chi non sopporta la pop art e chi stravede per l’espressionismo e via di seguito.

Una cosa che, però, è comune a tutti quando si ammira un’opera d’arte è sicuramente l’emozione.

Ci sono capolavori in grado di trasmetterci emozioni fortissime e altri che parlano da soli.

Molte rappresentazioni pittoriche, scultoree e multimediali lavorano sul sentimento, ma non solo quello da trasmettere allo spettatore.

Una delle difficoltà più grandi per gli artisti è proprio quella di manifestare, riprodurre e comunicare fisicamente tramite i propri soggetti dei sentimenti.

Se, per esempio, si guarda un volto che dovrebbe essere disperato, ma tutto quello che si percepisce è una debole smorfia direi che l’intento è miseramente fallito.

Grazie ai tre incontri a 10 euro ciascuno organizzati da LET’S, “EmozionARTI”, potremo esplorare il mondo dell’arte alla ricerca delle espressioni emozionanti più belle e ben riuscite della storia.

Questo martedì, dalle ore 20.00, si parte con la scoperta della “GIOIA e della RABBIA” nell’arte: sono certa che le opere analizzate sapranno travolgerti in un turbinio di emozioni che non dimenticherai… fino al prossimo martedì.

E se tutta quest’emozione ti mette fame, ricorda che puoi assistere a questa interessante conferenza mentre ti godi un goloso aperitivo biologico a 15 euro.

Per prenotare, scrivi a lets@letsfeelgood.it.

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Milano avrà un superostello (Ugo Fava – Intercettazioni Milano)

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Intercettazioni Milano con Ugo Fava, uno dei punti di riferimento delle notti di Milano negli anni ottanta e novanta, e proprietario di alcuni locali cult, come l’Osteria della Triennale, Le Biciclette e Ti ci porto in Darsena.
“Milano notturna? Ormai è diventata un bellissima città serale”

– La natura di Milano è un po’ cambiata. Non so se Milano è rimasta una città notturna. Per me è una bellissima città serale. E moltissimo mattutina.
ZZZzzz…
– C’è un posto che si chiama Pavé, che io cito, che ha come pay off: Breakfast Revolution.
ZZZzzz…
– Adesso è il momento hospitality, è il momento degli alberghi. L’ostello che hai ad Amsterdam, anche a Copenaghen. Un 5 stelle che è ostello, ha 500 posti a dormire, ne ha 250 ostello e altri 250 sono camere, anche suite. Poi c’è una condivisione dello spazio comune, il ristorante, il bar, la lounge, il coworking. Questa cosa qua amalgama tutti, giovani e meno giovani, ricchi e meno ricchi. Dà spazio alla creatività, non si creano dei ghetti.
– Questa cosa qui a Milano ancora oggi manca. Hanno fatto un bando. Hai presente di fronte al mercato metropolitano c’è una casa bellissima, gigantesca.
– Un bando per fare un superostello. E quello è il posto perfetto. Come prossima mossa farei quello. Ma perché sono lontano dal mercato notturno….

Le visite a Palazzo Marino

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Era stato costruito con l’obiettivo di realizzare il “Palazzo più bello di tutta la cristianità”. Oggi ospita il Comune ma si può visitarlo su appuntamento. Degni di nota sono il cortile d’onore con le decorazioni originarie del 1560, e la Sala delle Feste (o sala Alessi) con affreschi mitologici, Sant’Ambrogio e la scrofa semilanuta.

Semplicemente Battisti

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Certo: non siamo ancora in stagione per ammirare i “Giardini di Marzo“, dove i “Fiori rosa” e i “Fiori di pesco” sbocciano come se non ci fosse un domani, ma se ci tingiamo i “Capelli Verde Rame” possiamo tuffarci nel “Mare Nero” del cielo di Milano e cercare di dimenticare l'”Acqua Azzurra” e l'”Acqua Chiara” che non sono proprio di questi tempi…

Ma “Che ne sai tu di un campo di grano“, dove “L’immensità si apre intorno a noi”?
Ti ci porto io: “Non sarà un’avventura“, ma saranno pur sempre “Emozioni“…

No, tranquillo, non sono impazzita.

Era solo un modo creativo per dire che a partire dalle 22.30 di questo venerdì, la Salumeria della Musica propone una serata interamente dedicata alla musica di Lucio Battisti, del quale sono una fan (ma questo non si era mica capito, noooooo…): “Semplicemente Battisti“.

E se sei sul “Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi…“, non ti preoccupare: l’entrata costa solo 12 euro. Meglio di così…

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Milano faceva tendenza anche nella criminalità: una mostra ce lo ricorda

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Si è aperta giovedì 9 novembre a palazzo Morando un’interessante mostra, il cui titolo non lascia dubbi sul contenuto: “Milano e la mala, storia criminale della città – Dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca”.
Attraverso più di 150 foto, centinaia di documenti, giornali e moltissimi oggetti d’epoca, il curatore Stefano Galli e i suoi collaboratori mettono in scena la Milano delle bande armate, ricordandoci con grande ricchezza di informazioni come la nostra città abbia primeggiato e fatto scuola anche in questo campo.

Dopo il periodo della cosiddetta Ligera, cioè le piccole bande improvvisate o i vecchi ladroni con il piede di porco, dalla seconda metà degli anni Cinquanta entra in campo una forma più organizzata di malavita, che dalla fine degli anni Sessanta si farà più violenta, espandendo il proprio potere fino ad avere il pieno controllo del gioco d’azzardo, della prostituzione e del traffico degli stupefacenti.

La spettacolare rapina di via Osoppo, ormai entrata nella memoria collettiva di questa città, ma anche d’Italia, fu un capolavoro di precisione e organizzazione, due virtù tipicamente meneghine. L’assalto al portavalori mediante l’impiego di ben quattro veicoli coordinati tra loro, la spregiudicatezza dei sette uomini in tuta da operaio, i cittadini alle finestre che assistevano come ad una prima teatrale, e soprattutto l’assenza di feriti o morti, ne fanno ancora oggi un capolavoro del crimine.

Il salto di qualità in termini di violenza arriverà con la rapina di largo Zandonai, ad opera della banda Cavallero.
Con l’arrivo di criminali del calibro di Vallanzasca o Turatello muta Milano stessa: la città si trasforma da una metropoli in espansione a città attanagliata da paure e violenze, dove i sequestri di persona e i morti per droga sono all’ordine del giorno: i milanesi iniziano a chiudersi in casa, lasciando la notte cittadina in balia di balordi di ogni risma.
Completa il percorso espositivo il ricco catalogo, con testi critici di Stefano Galli, Tullio Barbato, Piero Colaprico, Mauro Colombo, Nicola Erba, Massimo Mazza, Achille Serra, Matteo Speroni, Luigi Vergallo.

A Palazzo Borromeo si può rivivere la Milano del ‘400

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Nel cortile d’onore di Palazzo Borromeo c’è una porticina in legno che si apre su uno studio privato. All’interno ci sono affreschi raffiguranti scene di vita quotidiana della società milanese del quattrocento.

Via Sottocorno Segreta

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Questo giovedì, dalle 18.30 in poi quello che devi fare è “trovare i gatti cinesi in Via Sottocorno.

Hai presente i gatti cinesi, no?

Dai, sono quelli gialli con la zampa alzata che fa su e giù.

Ma cosa ci fanno dei gatti cinesi in via Sottocorno?

Ma, soprattutto, perchè li devi trovare?

Questo è proprio quello che devi scoprire.

Quindi, se riuscirai a individuare i gatti cinesi in Via Sottocorno troverai il luogo che stai cercando.

E una volta arrivato? Tutto quello che devi dire èSiamo con Spotlime: abbiamo trovato i gatti cinesi“.

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La vera sfida di Milano è uscire dalla sua zona di COMFORT

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In Psicologia si studia che uno dei principali freni alla crescita è la zona di comfort. La zona di comfort è la nostra copertina di Linus, un luogo molto comodo che ognuno di noi si è creato mettendoci dentro le proprie sicurezze e le proprie abitudini. All’interno della nostra zona di comfort ci sentiamo protetti, abbiamo tutto sotto controllo, ma in realtà essa è il risultato della nostra insicurezza, perchè si cerca di tenere al di fuori tutto ciò che può causare dolore o pericolo. Se si vuole crescere ed evolvere questo è un passaggio obbligato: bisogna uscire fuori dalla propria zona di comfort.

Se si vuole crescere ed evolvere questo è un passaggio obbligato: bisogna uscire fuori dalla propria zona di comfort.

Qualche giorno fa sono stato a un evento in cui si è parlato di Milano.

C’erano volti noti della società milanese che hanno descritto perchè amano la nostra città. Milano è grande perchè è il luogo delle opportunità, Milano è concreta, Milano è internazionale e così via. Tutto molto vero, ma al tempo stesso sentendoli parlare mi è venuta in mente la copertina di Linus.
Tutti erano d’accordo nel menzionare qualità indiscutibili di Milano e credo che proprio questo sia il più grande pericolo di Milano per il suo futuro: il fatto che tutti fossero d’accordo che Milano è così straordinaria. Siamo d’accordo perchè Milano è così perfetta o siamo d’accordo perchè siamo tutti dentro a una zona di comfort? Pensare e ripetere che Milano è così magnifica rischia di diventare il principale freno alla sua crescita, esattamente come succede all’individuo con la zona di comfort. Perchè la crescita nasce da un’inquietudine, dall’ambizione di arrivare a qualcosa che non si è ancora, la crescita nasce dall’insoddisfazione più che dall’appagamento. Ed è solo con la forza dell’inquietudine e dell’insoddisfazione che si può sfidare la propria zona di comfort.

la crescita nasce da un’inquietudine, dall’ambizione di arrivare a qualcosa che non si è ancora, la crescita nasce dall’insoddisfazione più che dall’appagamento.

La zona di comfort di Milano ha due tabù che devono essere violati se vogliamo fare crescere la nostra città.

Il primo di questi limiti è la parola che viene più spesso associata a Milano: internazionale.
Milano è sicuramente una città internazionale se la si paragona al resto d’Italia. Ma se la si guarda superando i confini della nostra nazione, Milano è davvero così internazionale? Io credo di no. Mi chiedo spesso se il successo di Milano nei confronti di Roma sia perchè Milano sta crescendo o se invece perchè Roma sta peggiorando. Volente o nolente Milano si confronta sempre con Roma, è più forte di lei. E più Roma precipita più sembra che Milano stia meglio ma in realtà è solo un gap che aumenta perchè uno dei due peggiora. Se invece Milano guarda all’estero, siamo così sicuri che stia guadagnando posizioni?

Sempre in quell’evento si è parlato del Politecnico, una grande eccellenza, una università straordinaria se la si guarda a livello italiano, ma che risulta al di fuori delle prime 200 università del mondo. E’ internazionale una città che ha la sua migliore università fuori dalle migliori 200? E questo vale anche per altri settori, purtroppo. Milano è la capitale dell’imprenditoria, oggi le nuove imprese si chiamano start up, ma è mai possibile che nessuna start up milanese sia nelle 100 start up più di successo in Europa? E’ mai possibile che l’Italia del venture capital, di cui Milano è capitale, muovono ogni anno investimenti per 170 milioni di euro quando i nostri principali competitor, come Francia, Germania o Regno Unito, sono al di sopra dei 2 miliardi?

Quando si dice che il pregio di Milano è che è internazionale bisogna avere il coraggio di dire che questo è anche il suo difetto: il non essere abbastanza internazionale. Milano non è abbastanza internazionale perchè non si misura con le altre città del mondo, non lo è perchè forse noi milanesi non siamo abbastanza internazionali. Abbiamo una mente ancora troppo provinciale e guardiamo troppo all’interno della nostra nazione invece che guardare al ruolo che dovremmo avere nei confronti del mondo.

noi milanesi non siamo abbastanza internazionali. Abbiamo una mente ancora troppo provinciale e guardiamo troppo all’interno della nostra nazione invece che guardare al ruolo che dovremmo avere nei confronti del mondo.

Il secondo tabù è la sudditanza con Roma.

Più si parla di quanto Milano sia meglio di Roma e più emerge il senso di sudditanza che Milano ha con Roma. Milano soffre di un complesso di sudditanza con Roma, sudditanza perchè continua a pensare Roma come il centro delle responsabilità politiche e decisionali. E questo accade non per la forza di Roma ma per la debolezza di Milano nel rivendicare la sua responsabilità: Milano si comporta con Roma come un figlio che continua ad andare da papà per mostrargli quanto è bravo e giustificare la sua paghetta, senza accorgersi che in realtà è lui che sta dando i soldi a papà, anche se fa finta che sia viceversa. Questo accade perchè Milano non ha il coraggio di assumersi le responsabilità che comporta gestirsi da sé.
Con la sudditanza intendo dunque sentirsi più sudditi che parte del sistema politico nazionale, incarnato da Roma.

Uscire dalla sua zona di comfort rispetto a Roma significa per Milano rivendicare un ruolo che se si guarda il resto d’Europa tutte le principali città hanno. Nei Paesi più grandi ci sono degli hub.
Gli hub che cosa sono? Esattamente come per gli aeroporti, in ogni nazione ce ne sono di nazionali e di internazionali, ci sono delle aree che si autogestiscono e che sono in competizione una con l’altra per attrarre persone e imprese. Questi hub si definiscono in termini amministrativi delle città stato, nel senso che sono amministrativamente autonome e devono rendere conto solo al governo centrale, senza altre mediazioni di poteri, e decidono da sé le proprie leggi. Sono degli hub Londra, Madrid, Parigi, Bruxelles, Amburgo, Vienna o San Pietroburgo. Questi hub funzionano come un aeroporto internazionale che consente di attrarre un pubblico internazionale, come porta d’ingresso nel loro Paese. Tutti i principali Stati hanno almeno un hub tranne l’Italia.

Se lo avesse non potrebbe che essere Milano. Ma Milano deve smetterla di pavoneggiarsi dal confronto con la capitale, deve uscire dalla sudditanza e rivendicare un’autonomia decisionale. Deve uscire da questo anche se è scomodo. Perchè è scomodo per ogni milanese riconoscere che Milano non è internazionale ed è scomodo riconoscere che Milano ha un complesso di sudditanza nei confronti di Roma.
E’ il momento di osare, di crescere, e per farlo occorre uscire dalla zona di comfort ed evitare che essere milanesi significhi semplicemente affermare gli indiscutibili pregi della città, ma mettendo la testa sotto la sabbia quando è il caso di intervenire sui limiti che impediscono a Milano di essere grande come potrebbe essere.

ANDREA ZOPPOLATO

ANDREA ZOPPOLATO

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La storia vera (milanese) di Marinella

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“Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera”
Lei era Maria Boccuzzi, con nome d’arte di Mary Pirimpo, il fiume era l’Olona dove il corpo senza vita della prostituta fu ritrovato. Era prostituta e ballerina dei night, fu uccisa con cinque colpi d’arma da fuoco.

Buffet con delitto: Il Tesoro di Kidd

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Una mappa del tesoro rubata.

Il bottino di una vita di scorribande in pericolo.

Un capitano indaga sul furto assieme ai suoi pirati più fedeli.

Chi è il traditore che sarà appeso alla forca?

Questo mercoledì, a partire dalle 20.00 aiuta il capitano Kidd a indagare su questo terribile misfatto durante il Buffet con Delitto del Kraken pub: tra un indizio e l’altro, potrai gustare le prelibatezze di un abbondante e gustoso buffet e sorseggiare il tuo drink preferito.

Ah, mi raccomando: se vuoi farti reclutare nella ciurma, non dimenticare di vestirti come un vero pirata, altrimenti potrebbero pensare che l’infame traditore sia proprio tu.

Quindi, ammaina le vele e corri al Buffet con Delitto: se sei un fedele seguace del capitano Kidd, 25 euro per questa serata saranno anche pochi.

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La capitale del Negroni sbagliato

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È opera di uno dei barman storici di Milano: Mirko Stocchetto del Bar Basso. Si tratta del Negroni Sbagliato, o Sbagliato e basta, cocktail che sostituisce il gin con lo spumante brut.

Open Days dell’Innovazione al Base

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Sai di cosa ci sarebbe bisogno? Di uno spazio di confronto e networking per il Terzo Settore.

Sì, nel senso: sarebbe bello affrontare il tema tanto chiacchierato dell’innovazione, soprattutto se i protagonisti della discussione sono la cooperazione internazionale e la tecnologia.

Per non parlare della nuova Riforma appena approvata, che cambia un po’ tutto quello che fin ora si sapeva per quanto riguarda la privacy e la diffusione di dati.

Ok, magari non è proprio una necessità impellente, ma di sicuro è un argomento curioso.

Per questo ti invito agli Open Days dell’Innovazione del Base, un evento dedicato alle organizzazioni no-profit che, a partire dalle 10.00, aiuterà a identificare quale innovazione viene chiesta oggi al Terzo Settore.

Tra speakers internazionali, storie di innovazione dal mondo e best practices per amplificare l’impatto sociale e la cooperazione tramite la tecnologia, potrai scoprire un mondo del Terzo Settore come non ti saresti mai aspettato di conoscere.

Sarà più facile di quanto credi… anche perchè l’ingresso è gratuito.

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Segni inconfondibili per riconoscere un ufficio pubblico da uno privato a Milano

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In Estonia esiste una legge che stabilisce che ogni pratica pubblica possa essere svolta dai cittadini a casa propria. Però hanno un clima infame. La legge del contrappasso.

Segni per riconoscere un ufficio pubblico da uno privato a Milano

#1 Cartelli attaccati con lo scotch

#2 Tempo di risposta medio alle email: 6 mesi

#3 C’è chi usa il computer come fosse una macchina da scrivere

#4 Ci sono persone disperate perché non riescono a sbrigare una pratica

#5 Stranieri che girano come trottole

#6 Hanno cataloghi cartacei di epoca preistorica

#7 Rumore di timbri

#8 C’è sempre qualcuno che indossa un pullover color marrone scuro

#9 C’è chi risponde di andare da un’altra parte

#10 Alle 17.01 è chiuso

Milano Wine Days

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Fermi tutti.

Non solo ho trovato l’evento che fa per me in tutto e per tutto, ma finalmente so come rendere il lunedì più sopportabile.

Non ci credi? Allora vieni con me ai Wine Days di Milano al Museo dei Navigli.

Potrai partecipare a masterclass e degustazioni guidate e approfittare della presenza dei sessantatrè protagonisti della grande enologia d’autore e delle duecentoventitrè etichette d’Italia e dell’Alsazia in assaggio per rifarti il palato con queste prelibatezze liquide.

Questo lunedì, in particolare, alle ore 12.30 potrai tornare indietro nel tempo e ripercorrere le cinque storie di cinque vini nel corso di cinque decenni diversi. Dalle ore 15.30, invece, potrai esplorare il mondo dello Champagne, mentre dalle 17.30 potrai conoscere la nuova poesia dei vini vulcanici.

Te l’avevo detto che questo evento avrebbe cambiato completamente gusto a un giorno tragico come il lunedì.

L’ingresso costa 20 euro, ma per un evento del genere ne vale proprio la pena. Mi raccomando: ti aspetto.

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7 proposte per avere barriere antiterrorismo più belle

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Proprio quando Milano scalava tutte le classifiche di ingressi turistici sono arrivati loro: i jersey, le barriere antiterrorismo che a Milano sembrano ancora più brutte.

Si è provato a rivestirle di graffiti ma l’effetto è deludente, anzi, a volte peggiorano l’effetto perchè creano un contrasto distonico con l’armonia dei palazzi e delle piazze:

C’è chi propone delle fioriere, tipo quelle di Torino:

Ma le fioriere sono per chi non sa cosa fare. Vanno bene al massimo per l’atrio del condominio. Che si può fare per distinguerci anche su questo, come città che trasforma in bellezza anche le barriere contro il terrorismo?

7 proposte per avere barriere antiterrorismo più belle

#1 Elefanti di cemento

A Stoccolma hanno messo dei leoni di cemento. Ma a Milano pensiamo in grande: potremmo mettere degli elefanti.

i leoni di stoccolma
i leoni di stoccolma

#2 Il vallum

Come insegnano i romani, la barriera può essere al contrario. Una buca di 20 centimetri e si bloccano le ruote di eventuali attentatori.

#3 Vecchi tram

Nell’era del riciclo sarebbe una splendida soluzione di marketing territoriale. Potrebbero ospitare piccole mostre d’arte.

#4 Blocchi di marmo di Candoglia

I blocchi bloccano. Con il più bel marmo del mondo.

#5 Statue umane raffiguranti dei passanti

Passanti uguali a quelli veri ma fatti di acciaio. Per risparmiare si potrebbe replicare la statua di Mandela: statue di Mandela ovunque. Un messaggio di pace universale

#6 Palme di cemento

Per alimentare la polemica.

FOTO MARMORINO/NEWPRESS

#7 Concorso per scultori

Così diventerebbe la città al mondo con più sculture in giro per le strade.

Diabolik è milanese

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Ideato da Angela Giussani, Diabolik è diventato uno dei fumetti più di successo dagli anni sessanta in poi. La sua creatrice che abitava vicino a Cadorna disse di avere avuto l’idea per dare ai pendolari una lettura leggera e veloce per i loro brevi viaggi in treno. Il primo numero uscì nel 1962 col titolo “Il re del terrore”.

Fonte: Conosci Milano? Di Luca Scarlini. Edizioni Clichy

GIACOMO BIRAGHI: perchè Milano non può rallentare proprio ora (Intercettazioni Milano)

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– Non è possibile, Andrea, che si metta in pubblico ancora nel 2017 associato a Milano il tema della lentezza. No! Se siamo così fighi sulla bocca di tutti è perché cacchio nel 2010 abbiamo schiacciato sull’acceleratore lasciando tutti indietro. Ed è piaciuto a tutti tantissimo. Quindi è proprio il tema della lentezza che non si accosta oggi a Milano, non in generale, ma soprattutto oggi.
– Dovessi dire cose in cui Milano dovrebbe accelerare cosa diresti?

– Tre cose. La demografia, le multinazionali: abbiamo qui sedi commerciali o piccoli avamposti. Per esempio il tema delle banche o delle sedi di agenzie. Gruppi asiatici o americani potrebbero avere qui la sede. E ancora dobbiamo accelerare sul turismo, sono ancora troppo pochi. Sicuramente c’è da fare e bisogna tenere il piede più affondato sull’acceleratore.
– A livello personale in che cosa il milanese dovrebbe accelerare?
– Nelle lingue, nell’apertura alle culture estere, nell’invitare a conoscere le persone che vengono nella nostra città a vivere o a studiare e che vengono tenuto un po’ fuori. Aprire un po’ la testa. Lo fa solo in quei piccoli momenti celebrativi del design o in questi piccoli momenti ludici del piano, dei libri, dovrebbe farlo tutto l’anno.
– Quindi dici che la velocità dei milanesi è un po’ una finta.
– Assolutamente. Sia della città che dei milanesi. Proprio per questo in questo momento critico di transizione in cui abbiamo cominciato a mettere la terza dobbiamo accelerare. Se no fai come quando vado con l’enjoy che tieni la terza acceleri fa un gran casino, sa di frizione e basta. Questa è Milano oggi.

Alberto Fortis e il suo grande amore per Milano

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Forse il più grande atto d’amore in musica per Milano è il disco di esordio di Alberto Fortis del 1979. L’artista di Domodossola espresse il suo grande amore per Milano in diverse canzoni, tra cui il Duomo di Notte, Milano e Vincenzo e Vi odio a voi romani. A causa dei contenuti ritenuti offensivi verso la capitale, la Rai per molti anni censurò le sue canzoni, alla radio e alla televisione.


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