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Always Jupiler at Ginger

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una birra scontata al ginger

Siamo solo a martedì e la settimana ci sembra tutta in salita.
Uscito dal lavoro o dopo una giornata di studio intenso, hai voglia soltanto di svagare il cervello, perchè domani si ricomincia.

Dove andare a passare una serata con gli amici quando il martedì è troppo lungo e non sai come sopravvivere? Ovviamente, al Ginger. che ti viene in soccorso con i suoi meravigliosi cocktail, che sono sempre quello che serve a tirare giù un morale sotto ai piedi… ma anche con la birra non scherza.

Infatti, prenotandoti con Spotlime, avrai una pinta di birra Bionda Jupiler (da 0.56 cl), la numero 1 delle pils in Belgio, a 3 euro anzichè 5. L’ingresso al locale è a discrezione dell’organizzazione.

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Il mercato di via Mercato: breve storia del mercato nel cuore di Milano

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via mercato con mercato
via mercato con mercato

La via Mercato unisce oggi la via Ponte vetero a corso Garibaldi. Evidentemente la via prende il nome da uno scomparso mercato che qui aveva sede… già ma quale mercato, e di che epoca stiamo parlando?

Il “mercato” in oggetto era ospitato da un caratteristico edificio ottocentesco, di non grandi dimensioni, dove trovavano posto i banchi per la vendita di frutta, verdura e ortaggi. Sicuramente un ambiente chiassoso ma pittoresco.
La struttura era stata progettata dall’ing. Nazari nel 1872, nello slargo allora esistente tra la via ponte Vetero, il foro Bonaparte e l’inizio del corso di porta Comasina (poi Garibaldi).
Fu il sindaco Belinzaghi a voler riqualificare la zona: deliberò così che la via si chiamasse appunto “mercato”, e le vie laterali che conducevano al foro prendessero il nome di Arco, Erbe, Frutta e Tivoli.
Le vie Erba e Frutta erano proprio le due che costeggiavano i lati corti della costruzione del mercato ortofrutticolo.

il mercato di via mercato
il mercato di via mercato

L’edificio, pur utile e apprezzabile, non ebbe lunga vita: nei primi anni Novecento risultò in contrasto con gli sviluppi economici della zona, e venne quindi smantellato. Allo scoppio della prima guerra mondiale al suo posto già si elevava il massiccio palazzo di proprietà di una banca, palazzo che inglobò, sopprimendola, la via Frutta. Il palazzo esiste ancora oggi, leggermente modificato negli anni (via Mercato, 3).

Il cenacolo di Leonardo era considerato il più celebre dipinto del mondo

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Così ad esempio lo definì il grande Mark Twain, in visita a Milano nel 1867. Per la verità rimase molto deluso, disse di aver visto “i resti pietoso del più celebre dipinto del mondo all’interno di una chiesa in rovina”.

Fonte: Conosci Milano? Di Luca Scarlini. Edizioni Clichy

Milano from dummies: Milano descritta da chi non l’ha mai vista

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Le attrazioni di Milano sono talmente evocative che perfino chi non ha mai messo piede in città può immaginarle. C’è chi lo ha fatto.

La Scala

Si usa per spostarsi in alto a Milano, città che è notoriamente piatta.

Duomo

Tutto ciò che a Milano è fatto dall’uomo.

Cimitero Monumentale

Dove vengono lasciate tutte le vecchie costruzioni di un certo prestigio di Milano.

Castello Sforzesco

E’ un castello molto piccolo dove si fa intensa attività fisica.

Metanopoli

Un luogo infernale, si raggiungono i 400 gradi, una fornace. E’ dove si produce la nebbia.

Triennale

E’ una corsa podistica che dura tre anni.

Porta Venezia

Ditta di trasporti fondata dal signor Venezia.

Palazzo Armani

Il palazzo di un romano che si è trasferito a Milano. Si chiama Giorgio Mani, detto Ar Mani.

Montenapoleone

E’ una collina fatta con i cimeli trafugati da Napoleone.

Piazza Risorgimento

E’ un’agenzia di pompe funebri fondata dal signor Piazza dopo la sua morte prematura.

Naviglio

E’ una specie di imbarcazione, molto bassa, viene usata come bar.

Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale

Corsi di ballo all’Ortica

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Ti confido un segreto: ho sempre desiderato imparare a ballare un “ballo vero” come dico io. Un conto è scatenarsi in discoteca e dimenarsi un po’ “a caso”come faccio di solito, ma ben altra cosa è imparare a ballare.
Questo lunedì sera so già dove portare le mie amiche: alla lezione di prova gratis d ballo di gruppo alla Balera dell’Ortica. Non è necessario prenotare e possono partecipare anche ballerine/i senza “cavalliere” o “dama”.

Non vedo l’ora di provare a cimentarmi in qualche ballo di gruppo (cosa che ho già fatto, ma con scarsi risultati fino ad ora) so già che ci sarà da morire dal ridere. Bisogna avere la mente un po’ aperta e prenderla alla leggera ovviamente: ti assicuro che anche i tuoi amici o amiche più timidi non riusciranno a resistere al ritmo. Non dimenticare poi che in gruppo si fa sempre un po’ di casino e, ovviamente, ci si diverte senza competizione.

Cosa aspetti? Per passare un lunedì sera diverso dal solito e ricaricarti di energie per sopravvivere alla settimana, vieni anche tu alla Balera dell’Ortica per una prova di Balli di Gruppo, io non me la perderò di certo.

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Quando eravamo busecconi

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Un tempo eravamo i busecconi. Il soprannome veniva dalla busecca, la classica trippa al pomodoro milanese, di cui i nostri avi erano ghiotti e che ci faceva così definire dei mangia-trippa. Poi siamo diventati dei mangia-nebbia.
Una curiosità?
Il famoso detto “non c’è trippa per gatti”, non è milanese ma romano: è stato coniato a inizio novecento dall’allora sindaco della capitale, Ernesto Nathan, mentre si accingeva a eliminare dal bilancio delle spese di Roma una voce di spesa per il mantenimento di una colonia di felini randagi.

Milano&Cucina: Costoletta alla milanese

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Milano&Cucina

Quarto appuntamento con le ricette, gli indirizzi, i consigli, gli acquisti per scoprire il lato gustoso e tradizionale della città meneghina

Ingredienti e dosi per 4 persone:

4 Costolette di vitello prive di grasso
2 Uova
Poco latte
200 g di pane bianco (tipo michetta) grattugiato e setacciato
100 g di burro chiarificato
Sale fino

Procedimento:

Battere leggermente le costolette (spessore variabile tra 1/2 e 1 cm circa).
Passarle nell’uovo sbattuto mescolato a poco latte e infine nel pane grattugiato (non utilizzare pane all’olio, o pane molto cotto o vecchio).
Cuocere le costolette a fuoco medio in una capace padella con il burro chiarificato per tre/quattro minuti circa per lato rendendole ben dorate e croccanti all’esterno ma ancora morbide e tenere al centro.
Passarle nella carta assorbente e salarle.
Servire.

Tempo di preparazione: 10 minuti
Tempo di cottura: 10 minuti
Difficoltà: media

Una fetta di vitella lessata, raffreddata, impanata e fritta nel burro è datata in tempi molto antichi, rinascimentali.

Certo non è la ricetta che conosciamo, ma la cito per sostenere la tesi che sostiene non è una copia della cotoletta viennese.

La diatriba degli ultimi vent’anni è stata, ed è tuttora, quella relativa al suo spessore; alta quasi quanto l’osso o ben battuta e allargata a “orecchio d’elefante”?

Per mettere d’accordo tutti, spero; per non trovarla troppo cruda vicino all’osso e neppure troppo cotta e asciutta, dal solo sapore di burro e pane fritto, è arrivata la versione del Maestro Gualtiero Marchesi: a cubi tutti perfettamente identici.

Tre i luoghi ‘cult’ dove assaporarla. Per me la migliore rimane indiscutibilmente quella dell’Osteria Nuovo macello. Alta, rosa, con l’osso e cotta nel burro chiarificato. What else?
Se amate la versione ‘orecchia d’elefante’ il Ratanà vi darà quel che cercate (oltre a uno sguardo privilegiato sulla nuova Milano dei grattacieli) e se ne cercate invece una ruspante andate senza timori da Martino in via Farini. L’impatto è forte, perché non possiamo nemmeno parlare di ‘trattoria’ visti gli interni e i modi spicci. Ma la soddisfazione ci sarà, soprattutto se prima o dopo ci abbinerete una delle pizze al taglio più goduriosa di Milano.

Cover: @Identità Golose

Milano da bere: le vie di Milano trasformate in drink da aperitivo

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La capitale mondiale dell’aperitivo potrebbe fare qualcosa di più per valorizzarsi. Tipo dare ai drink i nomi delle sue strade. Anche perchè in molti casi l’abbinamento viene spontaneo.

Milano da bere: le vie di Milano trasformate in drink da aperitivo

Moscova => vodka russa, molto tipica.

Conte Rosso => un Chianti toscano dal gusto nobile.

Montenero => vino Barolo corposo, invecchiato di almeno quattro anni.

Bianca Maria => cocktail costituito da 30% di Prosecco, 20% di Vodka, il resto è grappa. Una botta mostruosa già al primo assaggio.

Negroli => variante del Negroni con un po’ di olio di mandorle o di riso.

Conciliazione => drink analcolico a base di panna, ananas e lime.

Lambrate => birra un po’ rossiccia dal sapore fumoso.

MILANO CITTA’ STATO

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Breve storia dell’arciere di San Siro che colpiva passanti e gatti neri

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Un pazzo? Un terrorista atipico? Un indiano metropolitano?

Nel 1992 nella zona compresa tra Lotto e QT8 un arciere prese a tirare frecce contro passanti e gatti neri. Era armato di balestra e mandò sei persone all’ospedale.

Tra i colpiti ci furono una ragazza inglese, infilzata nel polpaccio in zona Stuparich e un automobilista centrato nel petto mentre faceva benzina.

In quel periodo si scatenò una psicosi collettiva, aggravata dal fatto che non si scoprì mai la sua identità.

Qui una delle cronache del tempo: l’arciere colpisce ancora

La tendenza degli Stati moderni: dare meno a chi ha bisogno, dare di più a chi se lo merita. Risultato? Più sviluppo e meno disuguaglianza

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Forse la vera questione del referendum per l’autonomia è questa: ha senso destinare le risorse dello stato a chi ha più bisogno?
La risposta sembra scontata, ma così non è.

Togliere ai ricchi per dare ai poveri

Questa filosofia ha reso Robin Hood popolare in tutto il mondo, specie tra i governanti italiani che, almeno in teoria, hanno da sempre seguito lo stesso principio nella redistribuzione delle risorse del Paese.
Secondo questa impostazione si tassano i contribuenti con imposte progressive, in modo da togliere di più a chi guadagna di più, per dare a chi guadagna di meno. Si toglie a chi lavora per dare a chi non lavora e si trasferiscono risorse dalle regioni più ricche a quelle più povere.
Sembra un principio banale, un dovere per uno Stato che vuole combattere le disuguaglianze, eppure redistribuire le risorse sulla base del bisogno non funziona. Tre risultati lo mostrano.

1. La crisi economica.
L’Italia è assieme alla Grecia l’unico Paese in Europa che ancora non si è ripreso dalla crisi del 2008. In termini reali il PIL italiano nel 2015 è tornato ai livelli del 2000. Grecia e Italia sono i Paesi in cui è più forte le redistribuzione delle risorse in senso assistenzialistico*.
2. La diseguaglianza tra regioni ricche e regioni povere.
Le tre regioni Europee che trasferiscono più ricchezza alle zone più povere sono italiane. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le uniche regioni europee che perdono più del 10% della loro ricchezza a favore di altre regioni*. Nonostante che in Italia ci siano i più alti trasferimenti di risorse d’Europa, la differenza tra regioni ricche e regioni povere in Italia è superiore a 20 anni fa, come mostra questo grafico di Bloomberg (in rosso l’andamento del PIL pro capite al centro-nord Italia, in blu quello al sud).

3. Indice Gini.
L’indice Gini viene usato a livello internazionale per misurare il grado di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza all’interno di ogni Paese. Nel 1990 l’Italia risultava il Paese europeo con meno disuguaglianza (indice Gini 0,40). Oggi è assieme al Regno Unito il Paese che presenta la più alta disuguaglianza tra ricchi e poveri (indice Gini 0,51).
E questa non è l’unica disuguaglianza esistente in Italia. Oltre a quella tra ricchi e poveri è da primato anche la differenza economica tra le generazioni*.

Dal bisogno al merito

Redistribuire le risorse in base al bisogno non funziona: la dimostrazione è che i Paesi in Europa che adottano un altro sistema sono più prosperi e soprattutto più equi. Nazioni come Germania, Irlanda, Irlanda, Spagna e, ultimamente, il Portogallo, hanno infatti inserito un altro principio guida per la distribuzione delle risorse: invece di dare a chi ha bisogno, danno a chi se lo merita.
Vediamo tre esempi.

1. Imprese.
Era uno dei PIGS, i quattro paesi a rischio di insolvenza nell’Unione Europea dopo la crisi del 2008. Nonostante le molte pressioni ad aumentare le imposte sulle aziende e sui redditi più alti, l’Irlanda ha fatto l’opposto. Ha abbassato la tassazione sul capitale e sui redditi delle imprese. Il risultato è che l’Irlanda è uscita dalla crisi, presenta tassi di crescita da tigre asiatica e la “i” delle PIGS è diventata l’Italia.
2. Redistribuzione tra regioni.
Dopo l’unificazione la Germania si è trovata in crisi economica e finanziaria. Il cambio uno a uno tra marco occidentale e quello orientale ha dato potere d’acquisto ai cittadini orientali ma ha strozzato le imprese locali, che hanno visto perdere competitività nei confronti delle aziende dell’ovest. Anche i conti pubblici hanno subito un pesante deficit. Per risollevare il Paese, invece di prendere la strada “italiana” del fornire assistenza alle regioni più povere da parte di quelle più ricche, si è fatto un percorso diverso. Si è posto un limite, attorno al 4%, alla quota massima di ricchezza che poteva essere tolta a una regione per destinarla a un’altra. Questo ha comportato anni di crisi violenta nell’est del Paese a cui è seguita una grande rimonta dettata dalla maggiore competitività di quelle aree, ottenuta anche grazie ad altre iniziative politiche come quella di consentire contrattazione diversa da azienda ad azienda.
Risultato: l’est presenta i massimi tassi di sviluppo e la ricca Baviera destina appena il 3,5% di ricchezza alle altre regioni. Per fare un confronto in Lombardia tale quota supera il 17%*.
3. Sussidi a chi lascia il lavoro per fondare una start up.
In Italia lo Stato destina come spesa pubblica nell’ordine a: pensionati, chi ha perso il lavoro, chi non ha mai lavorato. Mentre non dà nulla a chi apre una startup. In Germania non è così. Siccome in media una start up ha bisogno di 2 anni prima di fornire un reddito ai fondatori, in Germania si è deciso di equiparare chi apre una start up a un disoccupato. Se uno abbandona il suo lavoro per lanciare una nuova azienda, riceve dallo Stato per sei mesi lo stipendio che aveva prima, per poi calare fino a due anni di copertura. Per il governo tedesco il vantaggio dato dal pagare chi apre una start up è che, nella peggiore delle ipotesi, si lascia libero un altro posto a disposizione di un disoccupato. Nel caso migliore, il nuovo imprenditore potrebbe creare lavoro per sé, per altri, oltre a produrre gettito per le casse dello stato.

Un principio più democratico

Sono questi tre esempi della diversa impostazione che si sta facendo largo in Europa: ridurre il principio del bisogno, sostituendolo con il merito.
Il risultato è quello di consentire un maggiore sviluppo economico e ridurre la disuguaglianza. Anche perchè il merito è un principio più democratico del bisogno: basta impegnarsi.

 

*Riferimenti e dati: 10 segnali inequivocabili che lo stato italiano è da rifare, Tutto quello che serve sapere sul referendum per l’autonomia della Lombardia

Perchè il pranzo a Milano si chiama COLAZIONE?

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colazione o pranzo?

Quando a Milano qualcuno ti invita a colazione, la richiesta può significare due cose: un invito per una prima colazione o un invito a pranzo.

Chiamare “colazione” il pranzo è diventata un’usanza particolarmente diffusa a Milano ai tempi dell’occupazione napoleonica, riprendendo il francese che definisce petit dèjeuner la prima colazione e dèjeuner il pasto di mezza giornata.
Fino alla fine dell’ottocento il pranzo era la cena e si faceva molto prima di adesso. I negozi infatti chiudevano alle 16 e il pranzo (o cena) si teneva di norma alle 17.

Ancora oggi il termine colazione è un modo raffinato di definire il pranzo. 

MILANO CITTA’ STATO

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Milano a misura di cavallo: come cambierebbe la città se si sostituissero i mezzi di trasporto con i cavalli

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La sequenza del progresso industriale è piedi-cavallo-bicicletta-automobile. Sulla vetta il progresso si è girato su se stesso e sta tornando indietro, con il passaggio dalle auto alle biciclette. Vediamo di anticipare la prossima mossa e di immaginare come diventerà Milano quando i cavalli torneranno ad essere il principale mezzo di trasporto.

Milano a misura di cavallo: come cambierebbe la città se si sostituissero i mezzi di trasporto con i cavalli

#1 Il Castello Sforzesco diventa una scuola di equitazione. Gli alunni che hanno appena imparato fanno pratica nel parco Sempione. Dove c’è l’arco della Pace si fanno prove di dressage.

#2 Al parco delle Basiliche si fanno le gare di polo.

#3 Via le ciclabili, al loro posto ci vanno delle corsie preferenziali per il trotto.

#4 Al parco Lambro si rievocano le battaglie equestri.

#5 In piazza Gae Aulenti due volte all’anno si tiene il palio.

#6 Le strisce blu diventano parcheggio per le carrozze. Quelle gialle per il foraggio.

#7 All’Ippodromo si fanno le gare delle automobili.

10 motivi perchè Milano NON è Lombardia

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«La verità è che i milanesi non si sentono lombardi. Sono abituati a misurarsi con l’ Italia e con l’ Europa. Se il tema del referendum fosse stato sull’avere un’ imposizione fiscale pari alla Germania, avrebbero votato tutti» (Philippe Daverio)
Di certo sono molti i segnali che dimostrano che la geografia e la politica si sbagliano: Milano non è in Lombardia. E soprattutto ci sono problemi concreti che se Milano fosse autonoma potrebbe affrontare diversamente. 

10 motivi perché Milano non è Lombardia

#1 Perché ha problemi diversi dal resto della regione

Il principale motivo perchè Milano dovrebbe essere autonoma dalla Lombardia è che potrebbe destinare poteri e risorse per affrontare problemi diversi da quelli del resto della Regione. L’inquinamento urbano, la mobilità in città, la metropolitana, il problema del caro affitti e delle case, la sicurezza, le connessioni internazionali, la competizione con le altre aree urbane d’Europa, le università, il brand Milano da promuovere nel mondo, tutti questi sono esempi di tipicità di Milano che vanno affrontate in modo specifico dal resto del territorio lombardo.

#2 E’ una città dove chi viene da fuori è benvoluto

A Milano sono stranieri il 19% dei cittadini. Al primo posto filippini, poi egiziani e cinesi.
In Lombardia gli stranieri sono l’11% della popolazione. Al primo posto rumeni, poi marocchini e albanesi. In generale, la grandezza di Milano è che è formata da persone di tutte le regioni italiane e, ormai, dalle diverse culture del mondo: una diversità che l’identità stessa di Milano. 
Vedi: statistiche Milano, statistiche Lombardia

#3 L’unico luogo dove ti senti in una metropoli

Milano ha 1.351.000 residenti. La seconda città è Brescia con 196.670 abitanti.
Milano ha più abitanti di tutti gli altri capoluoghi di provincia messi assieme. Tolta Brescia tutte le altre città lombarde hanno meno abitanti di un singolo municipio di Milano.
Vedi: statistiche abitanti

#4 Perché il car sharing finisce in tangenziale

Milano è il regno della mobilità in sharing. Car sharing, Bike sharing, ora anche Moto sharing consentono di arrivare ovunque, ma solo nell’area cittadini. Al di fuori della tangenziale la sharing economy si dissolve.

#5 La metro non arriva neanche a Monza

A Milano c’è l’unica metropolitana della Regione (in pratica l’unica in Italia). Se sei in metropolitana sei a Milano.

#6 Perché si usa un Italenglish che capiamo solo noi

Come si fa a comunicare con gente che non usa parole di fondamentale importanza, come schedulare, shiftare, swoppare, deliverare, briffare, forwardare? Ci si capisce di più con un abitante dei Grigioni.

#7 Perché ci sono i grattacieli

E perché è l’unica città al mondo che ha la versione 2 e 3 (Milano 2, Milano 3).
E la linea 5 ma non la linea 4

#8 Perché si cammina velocissimi

Un lombardo lo riconosci perchè è lento. Anche nel traffico ti ostacola.

#9 Perchè con le altre città lombarde ce le siamo date per secoli

Milano ha fatto più battaglie con gli altri comuni della Lombardia che con il resto del mondo.

#10 Perché Milano è in Europa

Fuori Milano ci sono Londra, Parigi e BerlinoQuello indica l’orizzonte di Milano.

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Biotton! (Nudi) Perchè venivano chiamati così i frati cappuccini a Milano

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Biotton, da biotti, ossia nudi. Così venivano chiamati dai milanesi i frati cappuccini che si distinguevano dagli altri religiosi perchè andavano in giro a capo scoperto.
I frati minori cappuccini è uno dei tre ordini mendicanti che costituiscono la famiglia francescana.

L’ordine nacque nel cinquecento, quando il frate francescano Matteo da Bascio si convinse che lo stile di vita dei francescani non era quello che san Francesco aveva immaginato. Desiderò pertanto ritornare allo stile di vita originario come praticato dal fondatore del suo ordine.
Nell’ordine dei francescani si distinguono per essere quelli più umili, da cui la nomea di “biotton”, privi pure del cappuccio.

Cinema sui tetti: Perfetti Sconosciuti sull’Highline

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film cinema milano

Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.
Un tempo, si proteggevano i nostri segreti nei meandri della memoria. Oggi nelle SIM.

Ma, cosa succederebbe se quella schedina potesse parlare?

Questo film racconta di una storia in cui tutto è il contrario di tutto: ogni personaggio può raccontare la sua esperienza e fissare dei confini tra giusto e sbagliato, parlando delle loro vite.

La storia comincia durante una cena di un gruppo di amici: a un certo punto, la padrona di casa, Eva, si dice convinta che tante coppie si lascerebbero se controllassero il contenuto del cellulare dell’altro.

Parte così una sorta di gioco: tutti dovranno mettere il proprio telefono sul tavolo e accettare di leggere sms/chat o ascoltare telefonate pubblicamente.

Quello che all’inizio sembra un passatempo innocente diventerà man mano un massacro a colpi di sms. E si scoprirà che non sempre conosciamo le persone così bene come pensiamo.

Quello che ti ho dato è solo un piccolo accenno di trama del film “Perfetti Sconosciuti“, che verrà proiettato sull’Highline Vittorio Emanuele in occasione della rassegna Cinema sui tetti, l’iniziativa per godersi sotto il cielo stellato estivo alcuni dei più bei film mai diretti.

L’ingresso costa 12 euro fino a esaurimento posti.

Cliccando sul link sottostante riceverai un promemoria dell’evento. L’ingresso al locale è a discrezione dell’organizzazione.

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Nel mondo è arrivata una nuova città stato: Città del Messico

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2016. In piazza della Costituzione oltre 3mila ciclisti disegnano la più grande bicicletta umana del mondo
2016. In piazza della Costituzione oltre 3mila ciclisti disegnano la più grande bicicletta umana del mondo

E’ l’ultima arrivata tra le città stato, la capitale del Messico, che sta completando un cammino di riforma istituzionale avviato con un referendum popolare negli anni novanta.
Il nome ufficiale del Messico è Stati Uniti Messicani (Estados Unidos Mexicanos), uniti tra loro con un patto federale. Il Messico è una repubblica divisa in 32 entità federali: 31 stati e Città del Messico.
Ognuno degli stati è libero e sovrano, ha potere esecutivo, legislativo e giudiziario, ha una sua costituzione e un suo congresso, con un governatore eletto democraticamente.
Unica entità federale che si differenzia dalle altre è Città del Messico, la cui forma di autonomia è stata da poco modificata.

I limiti di Città del Messico quando era distretto federale

Dal 1824 fino al 31 gennaio 2016 Città del Messico era un “distretto federale”. Questo significava uno status di autonomia fortemente limitato rispetto agli altri stati del Paese, con il presidente della repubblica che esercitava l’amministrazione del distretto attraverso un dipartimento centrale e la nomina diretta di un reggente e del procuratore della giustizia.
La motivazione di avere uno statuto diverso era che non si trattava di un territorio come gli altri perché era al tempo stesso città e sede del governo nazionale, per questo Città del Messico veniva definita territorio che “non appartiene a nessuno stato ma a tutti nella stessa maniera”.

L’istanza per diventare più autonoma: il referendum del 1992

Come accadde a Londra, anche il processo di riforma dell’autonomia per la capitale messicana è partito da un referendum. Era il 1992 e la maggioranza dei cittadini ha votato per poter eleggere i propri rappresentanti. Si è così arrivati all’istituzione di un’assemblea legislativa (ALDF) e alla possibilità per i cittadini di eleggere direttamente il capo del governo cittadino, nel 1997, e dal 2000 anche i delegati dell’assemblea.
Ma questo è stato solo l’inizio, anche perché in realtà l’autonomia dei governanti del distretto federale restava limitata, specie per il potere di veto della presidenza della Repubblica sulle decisioni prese dal governo locale.

La riforma costituzione del 2016: Città del Messico diventa una città stato

Con il nuovo millennio il dibattito sull’autonomia della capitale si è rinforzato finché si è arrivati alla riforma costituzionale promulgata il 29 gennaio 2016, che ha assegnato a Città del Messico una forma di amministrazione simile a quella degli altri stati messicani.
Città del Messico è passata così da Distretto Federale a Città Stato, con caratteristiche simili a quelle di Berlino o di Vienna, a cui si è formalmente ispirata.

Una riforma in working progress

Con la riforma Città del Messico si è dotata di una Costituzione elaborata da un’assemblea costituente eletta per il 60% dai cittadini. Le 16 delegazioni politiche, equivalenti a comuni, in cui è suddiviso il territorio, a partire dal 2020 prenderanno il nome di “demarcazioni territoriali”. L’assemblea legislativa è diventata “congresso locale”, mentre si è trasferito al capo di governo della città la nomina del procuratore della giustizia e del capo della polizia, che erano prima di competenza del presidente della repubblica.
Rispetto agli altri stati federali Città del Messico lascia al governo federale il finanziamento dell’istruzione e i servizi alla salute.

Quali effetti per la città

Nei prossimi anni si capiranno gli effetti che questo processo di autonomia avrà sulla città e sul resto del Paese. Al momento si può solo prendere atto delle stime che sono state fatte da PricewaterhouseCoopers: il PIL attuale della capitale messicana, di oltre 550.000 dollari (2016), secondo le previsioni dovrebbe più che raddoppiare entro il 2020, portando così Città del Messico al settimo posto tra le città più ricche del pianeta, dopo Tokyo, New York, Chicago, Los Angeles, Londra e Parigi. L’autonomia darà più prosperità, di questo sono convinti alla PWC sulla base di quanto accaduto già in altre città stato del mondo.

ANDREA ZOPPOLATO

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Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Gli UNGHERESI sono dei salatini tipici milanesi. Attenzione, inducono dipendenza

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“Attenzione: inducono alla dipendenza”
“Questi salatini mi piacciono da morire”
“Io adoro i salatini ungheresi, andrei in pasticceria solo per quelli e se me ne compero un sacchettino viene svuotato in un istante”

Questi sono i primi commenti che appaiono su Google se si cercano i “salatini ungheresi”.

Sono pienissimi di burro, cosparsi di semini di papavero e altre spezie o circondati da frutta secca, come noci, pinoli o mandorle. Ripieni di formaggio, prendono il nome di ungheresi a ricordo del dominio austroungarico.

MILANO CITTA’ STATO

Finance from dummies: la finanza milanese spiegata da chi non ne sa nulla

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“È tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”. Tutto qui. Per chi pensa che Gordon Gekko dovrebbe essere il sindaco di Milano.

Finance from dummies: la finanza milanese spiegata da chi non ne sa nulla

La Borsa è una valigia piena di monete d’oro che viene spostata su e giù su una scala da uomini in giacca e cravatta.

Le azioni sono dei gesti con cui volontariamente o involontariamente si recano vantaggi o si fanno dei danni ad altri.

La start up è una gara, viene sempre preceduta da colpo di pistola, alla fine vince uno solo.

Le obbligazioni sono un modo con cui le persone eleganti si salutano.

Le assicurazioni sono quello che ti dice mamma quando esci e fuori è freddo.

Il capitale è un pesce d’altura. Oppure è l’unità di misura con cui si dividono i libri.

L’investitore è quello che compila la constatazione amichevole.

L’anatocismo è una corrente eretica sconsacrata nel Concilio di Trento.

La banca è un mobile un po’ alto su cui ti puoi anche sedere.

Le criptovalute sono il soffitto nelle cripte delle chiese.

Milano XL – La festa della creatività italiana

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Questa è una settimana importante per Milano.

No, non solo perchè dal 20 al 26 sarà la settimana della moda.

Mi riferisco a una manifestazione che fino al 26 riempirà sette luoghi di Milano con altrettante enormi istallazioni sceniche (che potrai vedere gratuitamente), per abbellire la nostra bellissima città.

Sto parlando di ” Milano XL – La festa della creatività italiana “.

I luoghi nei quali potrai trovare alcune di queste espressioni di alta manifattura e creatività nostrane, sono:

il Palazzo della Ragioneria;

la Galleria Vittorio Emanuele;

il Palazzo de La Rinascente;

Piazza San Carlo;

Piazza Croce Rossa;

il Cinema delle Arti e dei Mestieri;

la Piazza d’Armi del Castello Sforzesco.

Ecco, ti ho detto tutti i luoghi, ma non ti dico cosa ci troverai… prendila come una caccia al tesoro, o come una grande sorpresa.

Sono sicura che ti piacerà quello che alcune menti colorate e vivaci sono riuscite a creare…

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La gibigiana è la luce che si specchia sull’acqua

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In dialetto milanese la gibigiana è la luce che si riflette nell’acqua. Viene usato metaforicamente per indicare anche una donna che si veste in modo vistoso e sgargiante per sedurre gli uomini.

La gibigiana, intesa come specchio della luce non come donna, era osteggiata dai futuristi che rinnegavano ogni forma di romanticismo. Per questo odiavano i navigli. 


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