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La gibigiana è la luce che si specchia sull’acqua

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In dialetto milanese la gibigiana è la luce che si riflette nell’acqua. Viene usato metaforicamente per indicare anche una donna che si veste in modo vistoso e sgargiante per sedurre gli uomini.

La gibigiana, intesa come specchio della luce non come donna, era osteggiata dai futuristi che rinnegavano ogni forma di romanticismo. Per questo odiavano i navigli. 

Inaugura il Fuoricinema: il programma completo

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Milano aspira a diventare il primo hub di cinema in Italia. Questo uno degli obiettivi del Fuoricinema e di chi lo organizza. Stasera inaugura la seconda edizione che porta a City Life fino a domenica sera numerosi protagonisti del mondo del cinema italiano. Ecco le informazioni più utili. Ecco qualche informazione e curiosità in pillole.

#Location
L’anno scorso era in Gae Aulenti. Quest’anno è CityLife: palco, schermo, arena da 1500 posti a sedere e 2000 posti sul prato, villaggio gastronomico e aree relax. Fuoricinema è a ingresso gratuito.

Organizzazione e Direzione
E’ prodotto da Anteo spazioCinema, Artistinsieme, Corriere della Sera e CityLife. Direzione artistica: Cristiana Capotondi, Lionello Cerri, Cristiana Mainardi, Gino&Michele e Gabriele Salvatores.

Ospiti
Tra gli ospiti degli incontri ci sono Leonardo Pieraccioni, Ficarra e Picone, Cristina Comencini, Ambra Angiolini, Margherita Buy, Diego Abatantuono, Fabio De Luigi, Gialappa’s Band, Mara Maionchi, Paolo Conte, Bebe Vio, Marco Bellocchio, Marco Tullio Giordana, Luca Argentero, Alessio Boni e Nina Zilli.

Il programma completo

Venerdì 15 settembre

14.00 – Cristiana Capotondi presenta la manifestazione, il programma, il market place con l’accompagnamento musicale della Scuola Milanese
14.30 – In Punta di Fioretto, incontro con Bebe Vio; conduce Andrea Monti
15.15 – Nati stanchi, nati saltimbanchi, incontro con i campioni di pubblico Salvo Ficarra e Valentino Picone; moderano Giancarlo Bozzo e Paolo Baldini
16.10 – Silvio Soldini saluta il pubblico
16.30 – O’ spettatore, mio capitano! L’industria dell’audiovisivo e il suo pubblico, intervengono Carlo Fontana (presidente Agis), Filippo Del Corno (assessore alla Cultura del Comune di Milano), Clauderic Poiroux (direttore generale Europa Cinema), Egidio Sangue (vicepresidente di Fonditalia), Gabriele Salvatores, Lionello Cerri (Anteo e Lumiére&Co.), Mario Gianani (WildSide), Angelo Barbagallo (BIBI film); conducono Gianni Canova e Daniele Manca
18.00 – Scuola Milanese, breve intermezzo musicale
18.10 – Il cinema, all’improvviso, incontro con Leonardo Pieraccioni; conduce Iacopo Gori
19.10 – Angelo Argento con Cristiana Capotondi presenta Cultura Italiae Matera 2017
19.15 – Presentazione di Francesco Castelnuovo dei film della serata: Raz Degan e Luca Argentero presentano il film L’ultimo Sciamano
19.45 – Dj-set a cura di Rtl 102.5
20.30 – Prima proiezione: L’ultimo Sciamano di Raz Degan
22.30 – Seconda proiezione: The immortal life of Henrietta Lacks di George C. Wolfe
Sabato 16 settembre

10.00 – Colazione sul prato di Fuoricinema
10.30 – Cristiana Capotondi presenta il programma della giornata con la Scuola Milanese
10.45 – La seconda vita di Mara Maionchi: dalla discografia alla tv, nutrire il talento divertendosi, incontro con Mara Maionchi; moderano Chiara Maffioletti e Renato Franco
11.45 – Io, Masterchef: incontro con la nuova giudice del talent culinario Masterchef Antonia Klugmann; modera Angela Frenda
12.30 – Quando Marilyn Monroe ed io…, incontro con Marina Cicogna; modera Valerio Cappelli
13.00 – Scuola Milanese, intervento musicale
13.15 – Cinema, realtà virtuale, grandi schermi e smartphone: tutto per una view, intervengono Gabriele Salvatores, Giovanni Veronesi, Nicola Giuliano e Francesca Cima (Indigo film), Victor Perez (visual effects artist), Laura Zagordi (direttore della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti), Antonio Bosio (Product & Solutions Director, Samsung Electronics Italia); modera Silvia Grilli
14.00 – L’amica geniale: un successo planetario senza precedenti, incontro con Giacomo Durzi (regista di Ferrante Fever) e altro ospite da confermare
14.45 – Ve la racconto io: oltre la telecronaca, incontro con Paolo Condò e Guido Meda; modera Tommaso Pellizzari
15.30 – Non è un Paese per Indifferenti. Immigrazione e Accoglienza, incontro con Pierfrancesco Majorino e Andrea Segre; modera Giangiacomo Schiavi
16.00 – Scuola Milanese, intervento musicale
16.15 – Il regista, un grande direttore d’orchestra: Marco Tullio Giordana e Romanzo di una strage, con Marco Tullio Giordana, Giancarlo Basili (scenografia), Rulli & Petraglia (soggetto e sceneggiatura), Roberto Forza (fotografia), Enzo Carpineta (operatore), Francesca Calvelli (montaggio); modera Gianni Canova
17.30 – Sono già famosi, incontro con Andrea De Sica, Matilda De Angelis, Roberto De Paolis, Andrea Carpenzano; modera Gianni Canova
18.30 – Cristina e le sue donne: la sapienza femminile del cinema italiano, incontro con Cristina Comencini, Angela Finocchiaro, Stefania Rocca, Marisa Paredes, Ambra Angiolini, Margherita Buy; moderano Stefania Ulivi e Paolo Mereghetti
19.30 – 1/2/3 … Ambra! Le tre vite della Angiolini, incontro con Ambra Angiolini; conduce Candida Morvillo
20.00 – Presentazione di Francesco Castelnuovo dei film della serata: Vincenzo Marra presenta il film L’equilibrio
20.00 – Cinema Italia, opening mostra dell’artista Simon presso il market place di Fuoricinema; madrina dell’evento Ambra Angiolini
20.20 – Syria: omaggio alle donne della canzone italiana
20.45 – Prima proiezione: Wizard of lies di Barry Levinson
22.30 – Seconda proiezione: L’equilibrio di Vincenzo Marra
Domenica 17 settembre

10.00 – Colazione sul prato di Fuoricinema
10.30 – Cristiana Capotondi presenta il programma della giornata con l’accompagnamento musicale della Scuola Milanese
11.00 – Mostruoso, pazzesco, agghiacciante: il genio di Paolo Villaggio, incontro con Massimo Boldi, Gabriele Salvatores, Gino e Michele e altri ospiti; conduce Gianni Canova
12.30 – Presentazione del vincitore del concorso Trenitalia Il viaggio sta cambiando: Cristiana Capotondi invita sul palco i finalisti del contest, a seguire premiazione da parte di Orazio Iacono (direttore trasporto regionale Trenitalia) per il miglior soggetto Fuoricinema
12.40 – Il nonno più pop d’Italia, incontro con Lino Banfi; conduce Chiara Maffioletti
13.20 – Michela Andreozzi saluta il pubblico
13.20 – Annuncio della fondazione del premio Fuoricinema a Weworld Film Festival (25-27 novembre 2017), Cristiana Capotondi, Cristiana Mainardi, Marco Chiesara (presidente di Weworld) presentano il premio, che andrà all’artista che riuscirà a divulgare valori sociali attraverso la sua arte
13.30 – Happy me, incontro con Fabio De Luigi e la Gialappa’s Band; conduce Renato Franco
14.20 – Creativi, efficienti e responsabili: oltre l’impegno del proprio lavoro, incontro con Alessio Boni, Nicola Lanzetta (responsabile mercato Italia di Enel), Paola Maugeri e Cristiana Capotondi; modera Massimo Sideri
14.45 – Scuola Milanese, intervento musicale
15.00 – Il maestro: oltre cinquant’anni di cinema, incontro con Marco Bellocchio; conduce Paolo Mereghetti
16.00 – Io posso giudicare, incontro con Nina Zilli; conduce Andrea Laffranchi
16.30 – Nirvana-reloaded, incontro con Gabriele Salvatores, Diego Abatantuono, Stefania Rocca, Amanda Sandrelli, Giancarlo Basili, Mauro Pagani, Italo Petriccione, Maurizio Totti; modera Gianni Canova
17.20 – Scuola Milanese, intervento musicale
17.45 – Via con me, It’s wonderful!, incontro con Paolo Conte; conduce Paolo Baldini
18.45 – Figlio di padre, figlio di cinema, ncontro con Christian De Sica; conduce Maurizio Porro
19.45 – Saluti finali
20.00 – Presentazione di Barbara Tarricone dei film della serata
20.10 – Dj-set a cura di Rtl 102.5
20.30 – Backstage di Blade Runner 2049 diretto da Denis Villeneuve con Harrison Ford, Ryan Gosling, Jared Leto (durata 4 minuti)
20.35 – Prima proiezione: When we rise di Gus Van Sant (1×1 e 2×1, prime due puntate della miniserie tv)
22.30 – Seconda proiezione: Nirvana di Gabriele Salvatores

Giornata del dialetto milanese

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Cadrega

Sono nata e cresciuta a Milano, una città metropolitana, globalizzata e piena di vita.

Ha fatto tanta strada da quando era solo lo stereotipo della città lombarda piena di nebbia e di freddo, divenendo il centro dell’industria, della moda e del lifestyle… ma, in tutto questo, le tradizioni hanno ancora posto?

Eh sì, diciamolo: ormai i veri meneghini DOC sono molto rari… e ancora più raro è sentire parlare il dialetto milanese , a meno che non si vada nei quartieri periferici, quelli che una volta erano paesi a se.

E’ una lingua che personalmente mi fa sorridere, ma io stessa non riesco a parlarla come fanno, per esempio, mia nonna, le sue sorelle e mio padre.

Come tutti i meravigliosi dialetti italiani, ha le sue sfumature interpretative, i modi di dire e le sue terminologie per qualsiasi cosa.

Certo: l’italiano è bellissimo, musicale e ricco sotto qualsiasi punto di vista (sono una grande promotrice del congiuntivo e della corretta dizione), ma penso che bisognerebbe sempre preservare un posticino per “le proprie origini“, giusto per ricordare, qualche volta, la propria storia… anche quella linguistica.

Per celebrare il milanese , cosa c’è di meglio di una giornata interamente dedicata a questo dialetto?

Dalla mattina fino alla sera, per tutta Milano potrai trovare ristoranti, librerie e musei che celebrano a modo loro questo venerdì diverso, durante il quale la cultura linguistica milanese ritrova per ventiquattro ore almeno un po’ dell’importanza che aveva fino a cinquant’anni fa.

Magari riesco a impararlo un po’ meglio anch’io…

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Milano&Cucina: Mondeghili

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Mondeghili

Milano&Cucina

Quinto appuntamento con le ricette, gli indirizzi, i consigli, gli acquisti per scoprire il lato gustoso e tradizionale della città meneghina

Ingredienti e dosi per 4 persone

300 g di carne di manzo o avanzi di carne lessata
50 g di salsiccia
100 g di mortadella di fegato
burro chiarificato
2 uova
prezzemolo
aglio
1 manciata di parmigiano grattugiato
1 panino raffermo
pane grattugiato
poco latte
sale
pepe

Procedimento

Ammollare il panino nel latte. Scolarlo e strizzarlo.
Versare la carne finemente tritata in una bacinella, unire la salsiccia e la mortadella di fegato pelate, amalgamare bene.
Tritare finissimi una manciata di prezzemolo e uno spicchio d’aglio.
Unire le uova intere, prezzemolo e aglio, il panino, il formaggio, sale e pepe.
Lavorare l’impasto, poi ricavare tante polpette di media grandezza, schiacciarle leggermente e impanarle nel pane.
Friggerle nel burro e servirle calde con contorno di insalata.

Tempo di preparazione: 20 minuti
Tempo di cottura: 20 minuti
Difficoltà: media

Già la parola, di origine araba e poi spagnola, racconta la storia: è infatti uno dei tanti lasciti di 150 anni circa di dominazione iberica a Milano.
Di fatto, questa ricette rimane il miglior modo di recuperare carne cotta avanzata, bollita o arrosto che sia.
A Milano è citata per la prima volta nel dizionario milanese italiano della prima metà dell’Ottocento.
La carne cotta, tritata finemente è mescolata a mortadella o prosciutto cotto, erbe, grana e l’immancabile uovo, il potente legante.

Appiattite e passate nel pangrattato si rosolano rigorosamente nel burro chiarificato, dopo la canonica ora di riposo in frigorifero: è il riposo della polpetta, ed è indispensabile per amalgamare alla perfezione i sapori.

È un classico piatto povero della cucina popolare: e come sempre, la nonna insegna!

Buone buone buone, da ‘una tira l’altra’, sono quelle proposte da uno dei capisaldi della ristorazione meneghina, oggi ancora sull’onda grazie ad un bel restyling di pensiero e cucina avvenuto da poco: al Boeucc le polpette sono morbide dentro, croccanti fuori, grandi il giusto e saporite qb. Non riuscirete a smettere!

Ottime anche quelle della trattoria milanese ‘Isola’, che da decenni propone come stuzzichino queste delizie da mangiare rigorosamente con le mani.

Alla Trattoria milanese Camillo le fa ‘dorate’ secondo tradizione, e le accompagna con altre delizie che non potete non assaporare. Due su tutto? Il risotto alla milanese con gli ossibuchi e i tortelli di zucca, che milanesi non sono ma autenticamente lombardi e deliziosi, sì.

Cover:mondeghili @LaCucinaItaliana

A Milano, Giamaica non è un’isola

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Il bar Giamaica, mitico ritrovo degli artisti degli anni cinquanta e sessanta a Brera, fu chiamato così su suggerimento del critico musicale Giulio Confalonieri che prese spunto dal film “La taverna della Giamaica”. Come unico elemento distintivo fu affissa una mappa delle Antille. Prima del Giamaica c’era la Bottiglieria del Ponte di Brera frequentata tra gli altri da un giovane Benito Mussolini.

Liam Gallagher at Terrazza Duomo 21

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Questo giovedì 14 Settembre è una giornata importante per tutti i fashion addicted: è la Vogue Fashion Night, un evento interamente dedicato alla moda che permette a tutti gli appassionati di gironzolare per il centro (e non solo) per darsi allo shopping sfrenato (… e non solo).

Adesso, però, non sono qui per parlarti di moda (e per fortuna, aggiungerei… sono un po’ di parte), bensì di uno straordinario e inaspettato concerto che si svolgerà proprio questa sera sulla Terrazza Duomo 21.

A portare la sua evocativa musica indie-rock in pieno centro di Milano, sarà uno dei musicisti più famosi degli ultimi anni: sto parlando di Liam Gallagher, l’ex Oasis che ha da poco sfornato un nuovo album, “As You Were“, che uscirà il 6 Ottobre.

Liam avrebbe dovuto esibirsi all’Home Festival di venerdì 1 Settembre, ma in seguito all’annullamento della giornata ha deciso comunque di regalarci la sua musica… e meno male!

Quindi preparati ad assistere a questo concerto completamente gratuito sotto alla bellissima Madonnina: il live comincerà alle 21.00, ma fossi in te andrei lì molto prima, giusto per essere sicuro di avere il tuo spazio vitale.

E, se sei ciecato come me, non devi temere di non riuscire a vedere nemmeno una virgola tra le sue parole dall’alto della sua postazione, perchè in piazza Duomo sarà montato apposta un maxischermo per permettere a tutti di vedere persino il labiale del nostro amato cantante.

Quindi comincia da ora, da adesso, da subito a radunare i tuoi amici per essere sicuro di assistere a questo concerto più unico che raro, perchè si sa: ci si impegna sempre a organizzare qualcosa, ma all’ultimo non si quaglia mai nulla…

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Tra il grana e il parmigiano vinceva il lodigiano

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Fino alla fine dell’ottocento per condire la pasta nel milanese invece del parmigiano si utilizzava il lodigiano. Secondo i gourmet dell’epoca era notevolmente superiore.

Tutto quello che serve sapere sul referendum per l’autonomia della Lombardia

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Il 22 ottobre in Lombardia e in Veneto si vota per votare sì o no a dare più autonomia alla propria regione. Il riferimento normativo è l’articolo 116 della Costituzione che assegna una speciale autonomia a Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige/Südtirol e Valle d’Aosta, ma che prevede che “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” possano “essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata”. Finora nessuna regione italiana si è appellata all’articolo 116 per avere più autonomia.

Chi è per il sì?

Appoggiano le istanze del referendum, il movimento 5 stelle, la Lega Nord, la gran parte delle forze del centrodestra e buona parte del PD regionale, il cui promotore più acceso è il probabile sfidante di Maroni alla carica di presidente della Regione: Giorgio Gori.

C’è chi dice no?

Sono contrarie le forze dell’estrema sinistra più alcuni cani sciolti, in massima parte nello schieramento della sinistra.

Perchè no?

Tra i principali motivi dell’avversione al referendum c’è quello che si tratta di un referendum puramente consultivo, senza valore vincolante o formale, e che secondo alcuni sarebbe una mossa di Maroni per vincere le prossime elezioni. I suoi detrattori, infatti, accusano Maroni perchè se avesse voluto realmente l’autonomia della Lombardia avrebbe potuto procedere direttamente sul governo di Roma, senza dover attendere il referendum.

Perchè sì?

Se si vuole più autonomia per la Lombardia, l’unico modo è di votare sì a questo referendum, pretendendo poi che il futuro presidente della Regione rispetti la volontà popolare e si metta in azione con Roma. Se infatti vincessero i no o ci fosse scarsa affluenza, ogni possibilità di avere una regione più autonoma cadrebbe nel nulla.

I dilemmi dell’autonomia: la Lombardia non ne ha già abbastanza? E con più autonomia non si rischia di rendere ancora più povere le regioni del Sud Italia?

Cerchiamo di dare risposta a queste domande con qualche dato o esempio concreto.

Quanto è il residuo fiscale della Lombardia?

Il residuo fiscale è la differenza tra quanto una regione versa come imposte allo stato e quanto ne riceve indietro.
Secondo gli ultimi dati disponibili (Dati CGIA Mestre), il residuo fiscale della Lombardia sarebbe di 54 miliardi di euro, risultato della differenza tra quanto la Lombardia versa allo stato (92 miliardi) e quanto riceve indietro come spesa pubblica (38 miliardi), per un residuo fiscale superiore al 17% del PIL territoriale.

Quanto è grande il residuo fiscale della Lombardia rispetto alle altre regioni europee?

Tutte le nazioni hanno al loro interno regioni che presentano dei residui fiscali attivi, questo perché le regioni più ricche possano finanziare quelle più povere, secondo un principio di redistribuzione delle risorse. In Europa sono solo tre le regioni con un residuo fiscale rispetto al PIL superiore al 10%: sono Lombardia (17%), Emilia Romagna (10,7%) e Veneto (10,3%). In queste tre regioni italiane oltre il 10% della ricchezza prodotta viene perduta a causa di un trasferimento in altre aree della nazione.
Secondo questi dati, il residuo fiscale nella Lombardia incide su ogni abitante della regione per quasi 6.000 euro e rappresenta un caso unico a livello internazionale. Con il suo 17% calcolato sul PIL precede di quasi sette punti percentuali le altre due regioni più svantaggiate dalla redistribuzione nazionale, Veneto ed Emilia Romagna. Le altre regioni in Italia e in Europa sono al di sotto del 10%. La Catalogna è al 5,8%, la regione di Parigi è al 4,4%, il Trentino Alto Adige è al 4,3%, la Baviera è al 3,5%.

E’ vero che lo Stato finanzia la sanità lombarda?

I 38 miliardi di spesa pubblica sono stati così destinati: la quota principale va alla Regione Lombardia (10,5 miliardi) e agli altri enti territoriali (3,1 miliardi), in parte va alla spesa per interessi del debito pubblico (13,4 miliardi) e per gli stipendi dell’amministrazione dello stato sul territorio (5,6 miliardi). Il restante della spesa pubblica (15%) viene destinata soprattutto a scuole (4,4 miliardi), trasporti e infrastrutture (1,8 miliardi) e istruzione universitaria (1,1 miliardo).
La principale voce di spesa del bilancio della Regione Lombardia, 18,3 miliardi per la sanità, viene coperta direttamente dalle imposte regionali (nel 2012 il gettito IRAP in Lombardia è stato di 19,7 miliardi).

E’ vero che se si aumenta l’autonomia, aumenta la disuguaglianza tra regioni ricche e regioni povere?

L’unico dato esistente in questo senso è quello che proviene dalla Germania.
In Germania il residuo fiscale dei diversi stati (Laender) è molto basso, sia in attivo che in passivo. Questa scelta è stata decisa dopo la riunificazione, per evitare che i ricchi stati dell’Ovest finanziassero in modo permanente i poveri stati dell’Est. Una scelta dettata esplicitamente dalla volontà di non ripetere il caso italiano dove il trasferimento di risorse dalle regioni ricche a quelle povere nel corso dei decenni non è riuscito a ridurre le disuguaglianze.
Il risultato ottenuto in Germania dal concedere maggiore autonomia e minore redistribuzione tra le regioni è stato inizialmente di grave crisi nelle regioni orientali, ma successivamente ha consentito loro di raggiungere standard simili a quelle occidentali, con tassi di crescita attualmente superiori.

Perchè gli orfani di Milano si chiamavano MARTINITT?

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Fondato da San Gerolamo Emiliani nel 1533 l’orfanatrofio di Milano sorge tra via Manzoni e via Morone. I ragazzi cresciuti nell’orfanatrofio sono detti “martinitt”: il nome viene dall’oratorio di San Martino nei pressi dell’orfanatrofio.

Le orfane invece venivano chiamate “Stellinn” (stelline). Su disposizione di Maria Teresa d’Austria, gli orfani lasciarono via Manzoni per trasferirsi nel convento di San Pietro in Gessate. Napoleone trasformò San Pietro in ospedale e i Martinitt tornarono nella vecchia sede di via Manzoni. 

Oggi l’Ente è stato trasformato in Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio. Nel 2009 è stato inaugurato il Museo Martinitt e Stelline dedicato agli orfani milanesi. 

Ci sono martinitt che hanno fatto la storia di Milano, e non solo, come Angelo Rizzoli, Edoardo Bianchi e Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica, attualmente l’uomo più ricco d’Italia. 

MILANO CITTA’ STATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Cinema all’aperto: Un altro mondo

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Spesso l’uomo si interroga sulla sua esistenza.

Durante lo scorrere dei secoli e dei millenni, c’è chi l’ha fatto seguendo un approccio razionale e matematico, come gli scienziati, chi invece ha passato la sua vita a speculare sui meccanismi insiti nello stesso essere umano, come i filosofi, e chi invece ha donato la sua esistenza a qualche entità religiosa o sovrannaturale, sperando così di comprendere il significato del mondo, come i religiosi.

Ma quindi cosa dovrebbe fare l’uomo per essere finalmente sereno?

Tra pensieri, idee e ipotesi di uomini di scienza, di cultura e di spirito, sembra finalmente farsi spazio l’idea di un’unità che lega insieme ogni cosa, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Tutto per arrivare al tentativo di riconciliare l’uomo all’universo e viceversa.

Ma non voglio dirti altro sul documentario “Un altro mondo, perchè mi piacerebbe che lo vedessi questa sera, alle 21.30, al Cinema all’Aperto del mare culturale urbano e scoprissi da solo tutte le suggestioni che questo film è in grado di lasciare.

Io sono sempre stata affascinata dalle tematiche, sarò in fila dalle 21.00 per comprare il biglietto a 5 euro. Ne prendo uno anche per te?

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Quando a Milano si mangiavano i GAMBERI del Lambro

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“Bei Gamber del Lamber!” si udiva risuonare nei mercatini di Milano fino alla seconda guerra mondiale. Venivano infatti venduti sulle bancarelle i gamberi del fiume Lambro, a quei tempi non ancora inquinato dalle grandi fabbriche.

Il Lambro ha origine nelle Prealpi Lariane, tra i due bracci del Lago di Como, entra nel lago di Pusiano, esce e attraversa la Brianza toccando Monza, Milano, Melegnano ed infine sfocia nel Po, dopo un tragitto di 130 chilometri.nelle sue acque un tempo si pescavano trote e gamberi

Questi erano uno degli ingredienti principali del famoso risotto alla certosina, con riso, rane, piselli, sedano, carote, aglio, cipolle e vino bianco.

Fonte: www.lagobba.it

MILANO CITTA’ STATO

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Corrado Passera: Milano Città Stato è il più interessante progetto che ci sarà in Europa nei prossimi anni
“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Walk With Me: dal monastero alla sala

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Hai mai pensato di esplorare nel profondo la tua spiritualità? Di infilare due o tre cose nello zaino e partire per riscoprire quell’armonia con il tutto che l’uomo sembra aver perduto?

E’ proprio questa ricerca, questo sentimento di inquietudine che sprona a recuperare la pace dei sensi che da secoli spinge alcuni a divenire monaci buddisti.

Vorresti sapere qualcosa di più di questa cultura così affascinante?

Allora preparati a un viaggio nella comunità monastica del grande maestro Zen Thich Nath Hanh che ti insegnerà l’antica arte della meditazione buddista.

Quello che vedrai, è un documentario realizzato nel corso di tre anni all’interno del monastero di Plum, in Francia, ma anche in giro per gli Stati Uniti.

Sarà un racconto che rivelerà la quotidianità di un monastero zen del XXI secolo visto dall’interno, narrato con un’intensità che trasforma la visione in un’esperienza di vita.

Questa è l’essenza di “Walk with me“, il film che verrà proiettato allo Spazio Oberdan questa sera a partire dalle 21.15: il biglietto costa 8 euro… sicuramente meno di un aereo.

Hai visto? Praticamente potrai fare un viaggio spirituale quasi gratis. E’ un’occasione da non perdere…

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Una cena da rockabilly, all’America Graffiti

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Io non sono una grande fan dell’American Style, ma penso che gli yankee abbiano avuto un periodo così scintillante da far impallidire qualsiasi altro paese: gli anni ’50.

Erano gli anni del rock’n’roll, del boogie woogie e del twist, per ondeggiare e saltare tutta la sera fino a consumarsi le scarpe.

Elvis Presley, di James Dean e Marlon Brando erano gl’idoli di grandi e piccini (ma soprattutto delle ragazze).

Le Cadillac, le Delorean e le Buick erano le auto che facevano sognare qualunque uomo del paese, ma anche chi viveva oltre oceano.

Era tutto così colorato, luminoso ed esagerato: gli adulti sognavano di vivere nelle villette a schiera e i ragazzi passavano le serate nei Diner.

E’ proprio di un diner che sto per parlarti, ma non in America , bensì qui, a Milano.

Mi riferisco all’ America Graffiti, un ristorante in perfetto stile Diner americano che riconosci da fuori soltanto per i colori accesi: il rosso sgargiante, il blu del neon e le piastrelle bianche e nere.

Le pareti sono tappezzate di poster di film, locandine di concerti del mitico Elvis e segnali stradali, fino ad arrivare a targhe che riportano la sigla dei vari stati americani e foto di auto d’epoca.

Tutto, dai tavoli alle sedie, ricorda un ristorante yankee e i piatti, beh, sono il pezzo forte: puoi scegliere tra hamburger di 340 grammi (non sto scherzando), spaghetti con meatballs che fanno venire l’acquolina solo a guardarli, pannocchia arrosto in vero stile mandriano e molto altro, ma se preferisci stare leggero puoi scegliere anche pietanze vegane o vegetariane.

Degni di nota sono anche i dolci in perfetto stampo USA’s Bakery: fette di torta alte diversi centimetri, milkshake ricoperti di panna e muffin talmente gonfi che sembrano dover esplodere da un momento all’altro.

Tutto così sfavillante, stravagante e divertente… in perfetto stile anni ’50.

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Il tempo delle donne

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Il cuore di una donna è profondo come un oceano pieno di segreti“.

Questa è la celebre citazione tratta da Titanic che immediatamente si sparge sulla bocca di tutti appena si parla di donne.

Ma la donna è molto più di questo.

Si, è vero: è capace di grande emotività, empatia e sentimento, ha un istinto materno molto profondo ed è capace di soffrire, gioire e arrabbiarsi con intensità decisamente fuori dal normale.

Non dimentichiamo, però, che la donna è anche forza, indipendenza e intelligenza.

Tantissime sono state le donne che hanno rivoluzionato il modo di pensare della società, uno status quo principalmente patriarcale che per molti anni ha privato la donna di qualsiasi diritto, ma che, finalmente, ha allentato la sua morsa (perchè la strada, ahimè, è ancora molta da fare per raggiungere la piena parità).

Personaggi come la celeberrima artista Frida Kahlo, le scienziate Margherita Hack, Rita Levi-Montalcini e Samantha Cristoforetti e la poetessa Alda Merini sono tutti donne che hanno sfidato gli stereotipi della società diventando quello che avrebbero sempre voluto essere.

E’ proprio in onore della donna che la Triennale di Milano ha organizzato tre giorni di conferenze, presentazioni e workshop gratuiti a partire da oggi alle ore 10: ” Il Tempo delle Donne “, evento che vuole raccontare il cambiamento sociale e politico della figura femminile.

Condivisione” sarà la parola chiave, in modo da creare un ponte fra i due sessi per dare vita, finalmente, a una coesione armonica: infatti, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, si parlerà moltissimo anche con gli uomini, per avere un confronto e condividere pensieri e idee.

Per l’occasione, saranno presenti personalità dal mondo della musica, dello sport, dell’arte e di molti altri ambiti per comporre – evento dopo evento – un grande racconto aperto allo scambio con il pubblico. Con queste testimonianze, verrà costruito un puzzle composto dai segni del cambiamento che interessano la società di oggi, in chiave leggera, ma molto passionale.

 

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Milano&Cucina: Charlotte di mele alla milanese

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Milano&Cucina

Secondo appuntamento con le ricette, gli indirizzi, i consigli, gli acquisti per scoprire il lato gustoso e tradizionale della città meneghina

Un dolce che sa di cucina della nonna, che profuma di buono e rassicurante, che regala cucchiaiate di dolcissima certezza. La charlotte fin dal nome è il dolce più tradizionale e concreto del mondo: ed è normale che sia nato e cresciuto qui, dove il lavoro e il senso pratico imperavano, e lo spazio per le cose superflue era centellinato. Mele, quindi, la frutta più semplice e reperibile, la più economica e la più duratura, accompagnate da pane raffermo, perché non si deve mai buttare nulla.

La charlotte è, nella cucina occidentale di evidente ispirazione francese, una “bavarese” e cioè un classico dolce al cucchiaio, morbido, fresco, quasi sempre preparato a partire da una crema di tuorli, zucchero, latte e panna. Questa crema è poi resa sufficientemente corposa e solida grazie all’uso di gelatina animale, un tempo detta “colla di pesce”. In questo caso tutta avvolta da biscotti posti sul fondo e sui bordi di uno stampo, viene rovesciata al momento di servirla. 

Nella versione milanese, la charlotte è una purea di mele cotte che raffreddandosi, per effetto della presenza di molta pectina e di zucchero aggiunto, risulta ben corposa e densa, quasi come un budino.

Lo stampo è foderato di biscotti, imbevuti con sciroppo o persino con fette di pane appena rosolate con burro e zucchero. 

Di fatto una versione semplice e povera della classica ricetta francese.

Trovarla al ristorante è ormai impossibile, ma qualche pasticceria d’antan la prepara ancora, anche se sono poche. Ma forse è talmente buona e facile la versione casalinga che vale la pena provare a prepararla da sé.

Non avete mai azzardato un dolce in vita vostra? Chiamate in soccorso la Martesana o Camminadella dolci e vedrete che avrete la versione originale su ordinazione.

Ingredienti e dosi per 4 persone

750 g di mele renette
8 fette di pane raffermo
100 g di zucchero
40 g di burro
1/2 bicchiere di vino bianco
la scorza di 1 limone
30 g di uvetta
30 g di canditi
0,2 dl di rum

Procedimento

Lavare, pelare e ridurre a spicchi le mele.
Porle in pentola con il limone, il vino e metà dello zucchero.
Unire l’uvetta e i canditi.
Mescolare il resto dello zucchero col burro morbido e ungere uno stampo da charlotte.
Foderare lo stampo con le fette di pane, riempirlo con le mele e ricoprire con le rimanenti fette.
Spalmare con il restante composto di zucchero e burro.
Infornare a 170°C e cuocere per circa 40 minuti.
Sformare, irrorare con il rum e servire caldo.

Tempo di preparazione: 60 minuti
Tempo di cottura: 40 minuti
Difficoltà: alta 

Il pacco da giù: un aperitivo campano

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Se sei un pugliese, un campano, un sardo, un calabrese o comunque un fuori sede del sud, sai benissimo cosa significa ricevere l’attesissimo pacco da giù.

Esatto, proprio quello scatolone che rappresenta la salvezza del tuo stomaco e grazie al quale ti senti un po’ a casa tua, anche se sei materialmente lontano.

Dopo il grande successo del primo evento dedicato alla bella Puglia, a partire dalle 17.30 di oggi la Salumeria del Design vuole farti tornare con la mente alla tua amata terra campana e propone l’aperitivo campano più autentico che ci sia: Il Pacco da Giù, una serata all’insegna del cibo selezionato proveniente direttamente dalla Campania e dal Cilento.

Durante l’aperitivo buffet, potrai gustare mozzarella di bufala, cucuzza, parmigiana, caciovallo, soppressata di Gioi, Fiano di Avellino e tante altre specialità dal profondo sud, che potrai avere a soli 8 euro con tanto di calice di vino o birra.

Ma non è finita: se anche tu sei campano o del sud e hai appena ricevuto un pacco dalla tua famiglia, porta qualcosa da condividere.

Col fatto che è finita l’ansia da prova costume, direi che questo è l’evento perfetto per riempirsi la pancia, non credi?

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Freelancer Map: i migliori locali dove lavorare o studiare vicino alla metro

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Con l’estate ormai agli sgoccioli è ormai arrivato il tempo di rimboccarsi le maniche. E con i tempi che cambiano non tutti hanno una scrivania nell’ufficio dell’azienda che li aspetta ma ci sono sempre più persone che lavorano in ambienti dinamici ed innovativi. Mentre non tutti si possono permettere un vero e proprio co-working space, molti i liberi professionisti si contendono un tavolo con gli studenti nei locali più tolleranti.
Nella mappa qui sopra troviamo i luoghi migliori dove studiare, lavorare e magari leggere un po’, dove potrete trovare sia lo startupper speranzoso che la matricola in fuga dalla sua stanza studenti vicino al politecnico.

Noi un po’ ne abbiamo visitati ed ecco qui i nostri preferiti:

Isola / Paolo Sarpi

150UP – Via Medardo Rosso 16
Uno studio di design che ha aperto le porte al pubblico nel 2015. Look scandinavo, bar aperto dalla colazione all’aperitivo e wi-fi gratuito.

Café Gorille – Via Gaetano de Castillia, 20
Locale che sposa con eleganza modernità e tradizione, proprio di fronte al Bosco Verticale. Ci sono diversi tavoli dove poter lavorare e si mangia anche molto bene.

The Freelancer’s Island – Via Alserio, 23
Se siete stanchi di dover ordinare qualcosa ogni due ore o di essere scalzati da pause pranzo e aperitivi, questo coworking in zona isola è un piccolo covo di creatività.

Città Studi / Lambrate

Upcycle Milano Bike Café – Via Andrea Maria Ampère 59
Locale hipster par excellence. Ricavato da un’ex-officina e ristrutturato con i migliori canoni nordici, è il ritrovo ideale per un brunch o un aperitivo. Qui si può lavorare in tranquillità mentre ci si fa riparare la bici.

Nuvole in Cantina – Via Canaletto, 11
Nella lista dei café letterari di Milano questo è probabilmente il più atipico, è infatti una fumetteria ed enoteca. Ideale anche per studiare e lavorare se riuscite a resistere alle tentazioni.

Joy Bar – Via Carlo Valvassori Peroni, 56
Un progetto partito da tre studenti di Stefano Boeri, che dà una sferzata di energia all’intera zona. Il bar nasce nel complesso della Biblioteca Valvassori Peroni ed è caratterizzato da sedie colorate e piante innestate su reti metalliche di recupero. Finché il tempo regge si può anche stare nel cortile all’aperto dove il venerdì sera fanno musica.

Santeria – Via Privata Ettore Paladini 8
Il capostipite di tutti questi spazi multifunzionali ad ispirazione nord-europea, la Santeria va ancora forte. Nonostante la posizione un po’ defilata è sempre molto popolato, ma senza i visitatori “di passaggio” risulta piuttosto calmo nel pomeriggio.

Porta Romana

Open – More Than Books – Viale Monte Nero 6
Il nome è eloquente: una libreria che è anche un coworking, che è anche un café. Ma non solo, qui organizzano iniziative interessanti, dagli eventi gastronomici a quelli artistici.

Coffice – Viale Emilio Caldara 1
Locale nuovo con un concept originale: in questo spazio a metà tra café e coworking si paga a ore. Nel prezzo è compreso oltre al wifi velocissimo anche snack, caffé e té. Si può portare la schiscetta da casa oppure prendere uno dei loro piatti.

Nabi – Natura Biologica – Via Cadore, 41
Salendo da Porta Romana verso Corso XXII Marzo troviamo questo locale improntato sul biologico, ovviamente, e con un menù principalmente vegetariano e vegan con qualche concessione per gli onnivori. Il wifi è gratis e chi resta a lavorare fino all’ora di cena può assistere alla loro trasformazione in soloBurgher. Da provare.

RICCARDO FUMAGALLI

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Breve trama dei Promessi Sposi in stile Nosferatu

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Renzo e Lucia in formato Twilight? Sì, esiste una versione vampirica del celebre romanzo di Alessandro Manzoni, realizzata da un autore anonimo nel 2011. Si intitola: i promessi morsi.

La trama: Il 7 novembre 1628, verso sera, su un pendio di quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, mentre le vette scoscese gettano un’ombra cupa su borghi e campagne e una nebbia spettrale pare inghiottire boschi e vallate, una ragazza tenta invano di sfuggire all’agguato di un essere dagli occhi rossi come tizzoni ardenti. Una poiana, o forse un enorme pipistrello, si leva in volo, e un vecchio curato, tornando dalla passeggiata serale, si imbatte in due individui minacciosi, che gli ordinano di non celebrare il matrimonio di Renzo e Lucia previsto per l’indomani. Gli sposi promessi non sanno ancora che dovranno affrontare un tentativo di rapimento, una fuga in un monastero di Monza dove si praticano riti innominabili, il complotto di una stirpe oscura per conquistare lo Stato di Milano, una rivolta contro i nobili affamatoti e succhiasangue, l’entrata in scena di un bandito licantropo. la calata di un Esercito Fantasma, lo scoppio di una pestilenza che stermina due terzi della popolazione, e un flagello ancora più spaventoso…

RISOTTO alla milanese: la sua origine, dove gustarlo in città e perchè fa bene

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Secondo quanto riportato in un documento conservato alla Biblioteca Trivulziana, il mitico risotto alla milanese è nato nel 1574 durante le nozze della figlia di Mastro Valerio di Fiandra, vetraio fiammingo che all’epoca lavorava alle vetrate del Duomo di Milano. Gli era stato commissionato il delicato compito di creare le vetrate colorate per rappresentare episodi della di vita di Sant’Elena.

Mastro Valerio aveva un assistente (sembra che si chiamasse Zafferano) particolarmente bravo a creare speciali tonalità grazie all’aggiunta di zafferano ai colori. Stando a quando narra la leggenda, il giorno del matrimonio della figlia del Mastro Vetraio, l’assistente, forse per gioco, convinse il cuoco ad aggiungere un po’ di zafferano nel risotto che, all’epoca, veniva servito con solo burro. 

Il risultato fu straordinario, non solo il risotto acquisì un sapore unico ma anche il tipico colore giallo oro che tutti conosciamo: nulla di più adatto per augurare ricchezza e prosperità ai due novelli sposi.

Sono passati secoli, il risotto alla milanese è diventato famoso in tutta Italia e anche nel resto del mondo. Ma quali sono i locali dove è ancora possibile gustare un meraviglioso risotto preparato secondo la tradizione meneghina? Ve ne segnalo alcuni.

Ratanà, Via Gaetano di Castillia, 28
L’impronta della cucina del Ratanà si distingue per alcune caratteristiche uniche: qui la materia prima è la protagonista assoluta, viene scelta per qualità, località (già inseriti nella lista dei migliori ristoranti a km 0), e stagionalità. Vi sono poi i piatti evergreen, tra questi primeggia appunto il risotto alla milanese perfettamente mantecato e preparato con riso Carnaroli.

Trattoria Masuelli San Marco, Viale Umbria, 80
Storica trattoria milanese risalente al 1921, se desiderate fare un tuffo nella tipica cucina milanese, questo è il posto che fa per voi. E poi trovate LUI: il risotto alla milanese a cui hanno attribuito un appellativo tutto speciale: Piatto del Buon Ricordo. Qui il risotto viene servito con piccole milanesi di vitello.

Il Verdi, Piazza Mirabello, 5
Nato nel 1981, Il Verdi propone una cucina prevalentemente milanese ma aperta a contaminazioni di respiro più internazionale. Qui il risotto lo potete gustare in due versioni: base come vuole la tradizione (burro, cipolla, una spruzzata di vino bianco, riso Carnaroli cotto al dente, pistilli di zafferano) oppure con aggiunta di ossobuco.

Antica trattoria Galleria, Via Arcangelo Corelli, 27

La versione del risotto alla milanese di Antica Trattoria Galleria si accompagna all’ossobuco: un piatto unico, simbolo della tradizione meneghina. Questa trattoria è stata ricavata da una antica falegnameria, se desiderate immergervi in un’atmosfera tipica dei primi del ‘900, è possibile assaporare l’essenza della vera cucina milanese con un ottimo rapporto qualità/prezzo.

LO ZAFFERANO: LA SPEZIA DELLA FELICITA’
Lo zafferano, appartiene alla famiglia delle Iridacee, i suoi primi utilizzi risalgono al 700 a.C e sembra che il nome stesso prenda origine dal persiano “Zar par ‘an” che letteralmente significa “avente foglie dorate”. Un grammo di zafferano vale più dell’oro, basti pensare che il suo valore si aggira intorno ai 30-40 euro al grammo. Per ottenere un grammo di zafferano sono necessari almeno 150 pistilli.

Lo zafferano, viene definito anche “fiore della salute” per le sue documentate proprietà curative, recenti studi ne hanno messo in luce i suoi effetti positivi sull’umore. Ricchissimo di carotenoidi (crocina, licopene, zeaxantina) e vitamine del gruppo B (in primis B6, B2 e B1, e pure la B12 che manca sopratutto nell’alimentazione dei vegani).

Nella medicina orientale viene utilizzato da secoli per curare oltre 90 malattie differenti, è antispastico, digestivo, analgesico e tonico. E’ eccellente per innalzare il tono dell’umore e questo effetto antidepressivo sembra sia legato alla presenza di un principio attivo, la crocina, che favorisce il riassorbimento della serotonina senza gli effetti collaterali riscontrabili ad esempio nei farmaci antidepressivi.

Non rinunciate alla mantecatura
Visto che lo zafferano è ricco di carotenoidi e che il loro assorbimento è agevolato dalla presenza di grassi, la mantecatura prevista nella tradizionale ricetta fa sì che le sostanze più bioattive vengano assorbite e veicolate nell’organismo. Per chi desidera alleggerire il risotto alla zafferano, può utilizzare l’olio extravergine d’oliva al posto del burro. Con l’olio extravergine d’oliva arricchiremo il nostro piatto di polifenoli e vitamina E, mentre nel caso dell’utilizzo di burro (scegliete del buon burro, meglio se biologico), faremo il pieno di vitamina A e di vitamina D. Questa seconda opzione è da preferire in quanto la vitamina D agisce da regolatore metabolico e ormonale, aiuta a mantenere il normale tono dell’umore e a sostenere l’attività del sistema immunitario.

DEBORA CANTARUTTI

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L’unica eredità di Expo 1906: l’acquario civico

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L’Expo del 1906 ebbe luogo al Parco Sempione e nella zona dell’ex Fiera. Di tutti i padiglioni è rimasto solo l’acquario civico, tutti gli altri sono stati smantellati.

Il percorso espositivo dell’acquario racconta la storia dell’acqua dalle precipitazioni atmosferiche fino ad arrivare al mare, attraverso i seguenti ambienti:

Torrente montano
Laghi d’alta quota – il lago alpino
Ambiente umido d’alta quota – la pozza di montagna
Fiume montano – zona a temoli
Fiume pedemontano- zona a barbi
Grandi laghi – il Lario – ” lago di Como”
Fiume – zona carpe (metapotamon)
Ambienti artificiali – la roggia
Ambienti artificiali – il fontanile
Foce del fiume – zona storioni (hypopotamon)
Acque salmastre – la laguna
Posidonieto – le praterie di posidonia oceanica
Piano infralitorale – litorale rocciso
Piano infralitorale – 2 litorale roccioso
Piano infralitorale – i fondali sabbiosi
Piano infralitorale – il cavalluccio marino
Ambiente pelagico – la medusa quadrifoglio aurelia aurita
Ambiente pelagico
Piano circalitorale
IL POLPO (Octopus vulgaris)
I relitti
Scogliera madreporica
TROPICALIZZAZIONE DEL MEDITERRANEO


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