Home Blog Pagina 657

La palestra che produce energia. Dopo Londra e Parigi la vogliamo al parco Sempione!

0

Create happy, healthy communities and nurture the planet we live on“, ovvero “Siamo qui per creare felicità e salute alle comunità e nutrire il pianeta in cui viviamo”. Un claim post Expo? No, è il motto della britannica The Great Outdoor Gym Company (TGOGC), azienda di famiglia nata nel 2007 con la sua mission all’insegna del ‘Green fitness’, ovvero del fare ginnastica producendo energia pulita.

Da Bioraradar.net ecco la notizia della nascita di una palestra eco-sostenibile installata nel parco Shaw di Hull, vicino Londra.

Green Heart, questo il nome del progetto, sfrutta l’energia prodotta dallo sforzo di chi si allena per produrre energia elettrica utilizzabile.

Riconoscibile per via del colore verde e con attrezzi pensati per grandi e piccini, stimola le attività all’aria aperta; incentiva i momenti di condivisione con la famiglia (e non solo);  invita – divertendosi – ad intraprendere uno stile di vita sano riflettendo contemporaneamente sul consumo energetico.

Una vera e propria eco-palestra che sfrutta la Legge della conservazione della massa per cui in natura nulla si crea ne si distrugge ma tutto si trasforma (Antoine-Laurent de Lavoisier).

Tutta la energia messa in atto per giocare e fare fitness diventa così una fonte di energia: “Il nostro obiettivo è quello di portare l’ eco-palestra in tutto il Regno Unito per insegnare alle persone a mantenersi in forma aiutando l’ambiente” ha detto Georgie Delaney, direttore creativo di TGOGC.

Di giorno come di notte: “Le palestre a cielo aperto progettate dalla TGOGC, possono garantire pieno rigore anche dopo il tramonto: sarà il moto degli atleti a permettere una corretta illuminazione dell’intero centro”.

E ce ne sono di diversi tipi, forme, progetti.

“In particolare, il fiore all’occhiello della compagnia britannica è una palestra a forma di cuore che sorge all’aperto, nel Shaw Park di Hull. La palestra è dotata di cross trainer, biciclette di ogni sorta, strumenti per la misurazione dell’indice di massa corporea, altezza, peso e tutto ciò che è necessario per incoraggiare la comunità locale a condurre una vita sana” prosegue il portale Bioradar.

I primi risultati?

“Finora sono stati prodotti ben 40 mila Kw. L’obiettivo di una palestra come questa che dovrebbe servire una comunità di circa cinque mila persone è produrre 1Kw al giorno, quindi se questo sistema fosse usato in tutte le palestre si potrebbe davvero produrre tanta energia!”.

Dopo Londra, anche Parigi ha adottato l’esperimento. A Milano, quando?

Ph. http://snapwidget.com/v/1175300490726408116


5 effetti della palestra ecosostenibile a Milano 

#1. Allestire quelle zone pedonali o di nuova pedonalizzazione architettonicamente ancora in standby (e.g. Foro Bonaparte)

#2. Si potrà fare ginnastica o correre all’aria aperta senza che auto e camion affumichino i polmoni. E con la bella stagione… ci si abbronza

#3. Collocata in qualche luogo “cult” di Milano, darà la possibilità di dedicarsi al fitness ammirando un bene artistico (e.g. Castello Sforzesco)

#4. Coinvolgendo i tanti VIP e milanesi sempre più attenti alle corse, pedalate,…  nei luoghi-simboli di Milano, vuoi mettere l’effetto di emulazione?

#5. Al primo black out… tutti in strada a pedalare!

Green Heart in Irlanda
Green Heart in Irlanda

FONTE: http://www.bioradar.net/bionews/green-heart-la-palestra-che-trasforma-le-calorie-bruciate-in-energia-pulita/
PER SAPERNE DI PIù: http://www.tgogc.com/Packages/View-All-Packages/

Partorire in casa? Con il kit a domicilio come in Olanda

0

Mia mamma è nata in casa. La mia nonna pure. La mamma della mia nonna anche. E le ecografie, le vitamine, le visite dal ginecologo? Seeee: molte, molte di meno rispetto al tran tran a cui sono abituate le donne in dolce attesa, oggigiorno. Tutte, tranne le olandesi per le quali c’è la possibilità di vivere la gravidanza con la loro ostetrica personale.

La professionista delle nascite segue infatti passo passo la gravidanza della futura mamma.

Che potrà così partorire in casa.

In Olanda 1 parto su tre avviene in casa

Secondo quanto riportato da Eticamente.net, “in Olanda, il parto naturale in casa fa parte della filosofia odierna ormai da anni: un parto su tre avviene infatti in casa, dove un’ostetrica, una puericultrice, e un operatore sanitario che si occupa dei bambini da zero a sei anni, aiutano la donna durante il parto e nei giorni successivi”.

E addirittura: “In Olanda le donne in gravidanza ricevono un kit per partorire in casa“.

Cosa contiene il kit per il parto domestico

Il kit arriva un mese prima del lieto evento e contiene garze, lenzuola di plastica, pannoloni, gel disinfettante per le mani, assorbenti materni, detersivo delicato per i panni, ovatta e un pupazzo bianco per il bebè con una luce.

Dispositivi medici? Nessuno.

A chi viene recapitato? A tutte le mamme incinte che hanno un’assicurazione sanitaria.

E se si partorisce in ospedale? Allora il kit viene donato ad una Onlus che opera in Africa. “E anche in ospedale, comunque, il sistema è ben diverso da quello italiano: i tempi sono infatti molto rapidi e la neo mamma viene dimessa dopo solo sei ore dal parto. Una situazione agli antipodi rispetto alla nostra cultura italiana” prosegue il portale, che prosegue con la testimonianza di Alessandro Saccoccio.

La testimonianza: come una donna italiana partorisce in casa in Olanda

[Cit:Eticamente.net]

Alessandro Saccoccio è un impiegato in una ong ambientale in Olanda da oltre 10 anni.

Lui e la sua compagna aspettano infatti un bambino e hanno già ricevuto la scatola in questione.

“Se la donna è in buona salute, con un parto a termine e una gravidanza senza problemi il parto a casa non ha nessuna controindicazione. Il trasferimento in ospedale accade solo nel 20% dei casi di chi partorisce a casa, in 30 anni di esperienza ho assistito solo a tre emergenze. In Italia, secondo un recente studio il 20% delle donne vorrebbe partorire in questo modo, ma spesso vengono spaventate e, purtroppo, chiedono informazioni alle persone sbagliate…“.

In effetti i dati dell’ultimo rapporto Cedap dimostrano come solo lo 0,1% del totale dei nascituri vengono partoriti in casa.

Si tratta tra l’altro di un dato approssimativo, perché, anche se le schede del Cedap sono obbligatorie e vanno compitale, in alcune regioni come Lazio e Toscana nella scheda non è indicata la voce parto a domicilio.

Marta Campiotti , presidente dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, dice a riguardo: “Il nostro Paese ha subito una rivoluzione culturale tra gli anni 50′-60′. E in questo periodo che è subentrata un’ospedalizzazione di massa con il crollo della figura professionale delle ostetriche. Mentre in Olanda hanno un ruolo ancora molto importante: sono loro che si occupano del parto…

Parto in casa o parto in ospedale?

Sempre secondo i risultati di un’altra ricerca olandese riportati da Eticamente.net: “Il parto in casa conferisca un minor rischio sia per le donne al primo parto che, soprattutto, per quelle al secondo e terzo parto, rispetto a complicanze quali eclampsia, grave emorragia post-parto e necessità di rimozione manuale della placenta.
Lo studio evindenziava come un parto, per essere veramente naturale, debba esserlo in tutte le sue fasi. Vale a dire: senza l’utilizzo di farmaci, senza interventi ostetrici manuali o strumentali”. 

Chi può partorire in casa?

Secondo le Linee Guida per l’Assistenza al parto a domicilio dell’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, posso partorire in casa solo le donne definite “a basso rischio“, che possono dunque partorire in casa con assoluta sicurezza. Le linee guida specificano che devono arrivare a termine della gravidanza in buona salute, con una pressione normale e un’anemia fisiologica. Il bambino, invece, deve essere cresciuto bene ed essere in presentazione cefalica. Il travaglio, infine, deve iniziare spontaneamente. Le ostetriche operano sempre in due e l’ospedale non deve essere lontano più di 30-40 minuti dalla casa. – Cit. Eticamente.net

Se fosse anche a Milano…

Milano città stato intende mettere al centro il cittadino dandogli ogni libertà di scelta. Quindi anche se partorire a casa.
Ma ve lo immaginate? Se così fosse addio Fatebenefratelli, Mangiagalli, San Paolo… verrebbe sedata l’atavica lotta del “in quale ospedale di Milano sei nato” – che già dice molto della milanesità di un cittadino, in virtù di un eventuale più radicato senso di appartenenza alla propria casa e a Milano tutta.

Fonte: www.adnkronos.com
Fonte: www.eticamente.net/39663/olanda-kit-per-il-parto-in-casa.html

Lo scivolo d’acqua più lungo del mondo. Dove potremmo metterlo a Milano – VIDEO

0

Ecco la soluzione per chi si vuole buttare giù.
A Auckland, Nuova Zelanda, è stato allestito lo scivolo d’acqua più lungo del mondo.

I 600 metri si percorrono in 1 minuto e mezzo, alla velocità di 50 km/h, con un dislivello di 92 metri.

“E’ per divertimento, benessere e la sicurezza della propria sanità mentale”, dicono dall’organizzazione non-profit “Live More Awesome” che aiuta le persone affette da depressione e ansietà. In buona sostanza: una scarica di adrenalina e un lancio su uno scivolo d’acqua diventano un ottimo rimedio all’ansia.

Si può salire anche con la GoPro per condividere con tutti il proprio coraggio, come mostra il video:

Visto che Milano città stato vuole il meglio del mondo a Milano, proviamo a immaginare dove metterlo. Considerato il dislivello e il paesaggio collinare viene da pensare a solo un luogo che potrebbe ospitarlo. Il Monte Stella. Già in passato ha ospitato gare da sci e potrebbe essere simpatico fare partire dalla cima un lungo scivolo che potrebbe spingersi in direzione Bonola o verso lo stadio, sollevato sopra la strada. A meno di non voler creare un’attrazione speciale per il Parco Orbitale. In questo caso potremmo battere il record di Auckland.

Fonte: http://viralmondo.it/lo-scivolo-piu-lungo-al-mondo-ha-600-metri-lo-provereste/.
Foto: www.incredibilia.it

Le 10 cose di cui il milanese è più ORGOGLIOSO

1

Il milanese non ama esprimere apertamente le sue emozioni. Però quando lo stimoli sull’argomento è in grado di tirare fuori delle chicche che gli fanno gonfiare il petto.

Le 10 cose di cui il milanese è più orgoglioso

 

#1 Fuorisalone

Per una settimana Milano è il centro del mondo. Nessuno sa che cosa ci sia di preciso ma tutti vanno in giro per la città.
L’avventore tipico del fuorisalone è una persona non particolarmente interessata al design, ma non riesce a resistere a una settimana di inaugurazioni continue. Quindi si improvvisa esperto.

 

#2 La Scala

Il milanese scopre l’esistenza della Scala il giorno della prima. E quel giorno lì prova un desiderio irrefrenabile di parteciparvi. Poi scopre quanto costano i biglietti e cambia idea.

 

#3 San Siro

In realtà si chiama Meazza ma i milanesi lo chiamano San Siro. Di culto nelle partite serali il buffet riservato a chi ha i biglietti top o agli imbucati del Comune. È uno degli stadi più affascinanti del mondo quando è pieno, e uno dei più tristi quando è vuoto.

 

#4 La moda

È l’opposto del Fuorisalone. Sono tutti eventi molto chiusi, ristretti agli addetti ai lavori. Per la maggioranza dei milanesi la moda coincide con settimana di traffico e di gente isterica. Però ogni milanese si sente trend setter e ama che nel mondo la sua città sia considerata la top model della moda.

 

#5 Il Castello Sforzesco

Ospita un sacco di musei che nessuno ha visto, a parte la Pietà Rondanini. A Milano si dice che sia il più grande castello al mondo in pieno centro della città.

 

#6 Il Duomo

È la più grande cattedrale gotica del mondo. Piace più andarci sopra che dentro.

 

#7 Il tram

Odiato e amato. E’ stato venduto anche a San Francisco. È lentissimo, fa rumori insopportabili, imbottiglia il traffico però guai a toglierlo.

 

#8 La metropolitana

Fa ridere che la linea 5 sia stata fatta prima della linea 4. Però è un grande motivo di orgoglio dei milanesi, anche se le sue stazioni sono spesso buie e anonime se confrontate con quelle delle altre città europee. Però basta andare a Roma per capire quanto siamo fortunati.

 

#9 I grattacieli di zona Porta Nuova

Prima di costruirli sono stati stracriticati, ma ora Milano li ha adottati e sono diventati il nuovo centro di gravità del passeggio cittadino. Anche perché sorgono su una piazza che si estende con una spazialità unica per la città.

 

#10 Le inaugurazioni

A Milano ci sono sempre inaugurazioni in cui imbucarsi e poter bere e mangiare gratis, fingendosi un esperto di qualunque cosa.

Foto copertina Leichic.it

Tavoli cultura: scelti i 15 progetti prioritari per Milano Città Stato

0

Versailles a Milano? No, sala riunioni al IV piano del workspace Copernico, via Copernico 38, Milano.

Giovedì 4 febbraio 20165 ha ospitato il terzo e ultimo appuntamento del primo ciclo di incontri di Milano città stato, aperti a tutti i milanesi (neo, D.O.C., adottati) di buona volontà.

Sì perché, dopo aver ideato [ecco le 10 proposte dai tavoli del 16 gennaio 2016], dopo aver partecipato [ecco che cosa vi siete persi al Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico], ai tavoli cultura sono stati scelti i 15 progetti prioritari per Milano città stato emersi durante un anno di incontri e di tavoli di ideazione.

Da questi 15 progetti se ne sceglieranno 7 sulla base delle indicazioni dei cittadini. Ma prima di renderli pubblici si sono formati dei gruppi di lavoro per svilupparli in modo dettagliato. A partire da marzo si potrà visionarli e votarli.

crowdfunding milano citta stato indiegogo

ECCO LE PROSSIME FASI DI SVILUPPO DEI PROGETTI DI MILANO CITTÀ STATO


I FASE
1. Sviluppare i progetti in modo più articolato
2. Realizzare un articolo intervistando e coinvolgendo sul progetto opinion leaders della città

II FASE
Gestire una campagna di sensibilizzazione sul progetto per coinvolgere tutta la città

 

#Entro 10 febbraio: Inserimento nuove persone nei team e scelta dei primi capitani
#Entro 19 febbraio: Incontro dei diversi team (con definizione sviluppo del progetto e della stesura dell’articolo con relative interviste)
#22 febbraio: incontro staff centrale con i capitani dei progetti per organizzare i lavori
#Entro 4 marzo: stesura progetto e realizzazione dell’articolo (con intervista a opinione leaders). Verifica per realizzazione di un video a progetto
Fine febbraio/inizio marzo: crowdfunding per finanziare la campagna
Fine febbraio: definizione del direttivo del progetto milano città stato
#Dal 10 al 20 marzo: pubblicazione articoli
#Dal 20 al 31 marzo: contest di votazione popolare e di commenti sui diversi progetti
#Da fine marzo a fine maggio: campagna di comunicazione in città (con eventi e promozione sul territorio e via web)

Chi volesse partecipare a queste attività, può scrivere a: info@milanocittastato.it

 

crowdfunding milano citta stato indiegogo

Intervista a James Bradburne, direttore di Brera: “Milano può diventare un modello di eccellenza per l’Italia”

2

Riportare Brera nel cuore di Milano e il visitatore al centro di Brera, così da far dialogare la Pinacoteca – ma anche la Biblioteca Braidense, l’Accademia, l’Osservatorio, l’Orto Botanico, l’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere – con il resto della città e proiettarla in una prospettiva internazionale.

Brera intesa non solo come museo, ma “come diceva Franco Russoli, un luogo in cui si costruisce e si vive lo sviluppo della realtà contemporanea. Non occupazione per il tempo libero, bensì per il tempo impegnato”. Ecco il “piano Bradburne” per la realizzazione, entro il 2018, della Grande Brera.

A 100 giorni dal suo insediamento a direttore della più grande istituzione museale meneghina, la seconda d’Italia dopo gli Uffizi di Firenze, James Bradburne ha spiegato la sua visione del progetto “Grande Brera“, auspicabile in nome di una autonomia di spendere e di costruire un rendiconto che sia uno strumento di verifica dei risultati annuali, grazie a nuovi e vecchi partner (finanziatori privati già esistenti, gli Amici di Brera, l’Associazione di Partner Brera (APB), l’Associazione American Friends of Brera). 

Una città nella città partecipata nel nome della cultura. E allora: sì o no a Milano città stato?

Il domandone. Che domanda vorrebbe fare ai nostri lettori?

Che cosa renderebbe Brera la vostra scelta del luogo in cui trascorrere un Sabato pomeriggio?
What would make Brera your choice of place to come on a Saturday afternoon?

La proposta impossibile. Deve fare una proposta impossibile per Milano

Niente è impossibile per Milano.
Nothing is impossible for Milan.

Domanda da 1 miliardo di euro. Se avesse un miliardo di euro a disposizione per Milano che cosa farebbe?

Un miliardo di euro è fin troppo. Vorrei investire in modo avveduto; con circa 100mila euro vorrei creare un nuovo centro culturale, con un deposito a vista, servizi, spazi espositivi e laboratori d’arte da aggiungere alla qualità del quartiere di Brera.
A billion € is far too much – I would invest it wisely, and with the circa €100mio I would create a new cultural centre, with visible storage, amenities, exhibition spaces and art studios to add to the quality of the Brera neighbourhood.

Milano città stato. Si o no?

Milano città, 100% si; città stato: non so. Dopo appena quattro mesi non posso motivarle il Sì o No o con quali confini, così come che cosa aggiungerei e toglierei a questa città.
After only four months, I have no way to answer.

Milano può diventare la “Hong Kong d’Italia” ed essere di stimolo per tutta la Penisola?

Milano, come tutte le città italiane, è stata una città stato, ed in molti casi lo rimane nonostante l’Unità di Italia e la riunificazione di tutti i suoi comuni.
Una cosa è certa: Milano è il più dinamico laboratorio culturale d’Italia, e Brera è nella posizione di diventare un modello di eccellenza nell’esercizio della sua attività, e per l’intero Paese. Se Milano cade, la Nazione cade.

Milan, like all Italian cities, was a city state, and in many ways remains one, despite the reunification of Italy. One thing is certain: Milan is the country’s most dynamic cultural laboratory, and the Brera is in a position to become a model of best practice for the entire country. If Milan fails, the country fails.

Una persona, un luogo e una data.

Franco Russoli, Brera, 22 marzo 1977 [soprintendente che per primo, negli anni ’70, propose il progetto della “Grande Brera”, al centro del progetto del Direttore Bradburne, N.d.r.].
Franco Russoli, Brera, 22 March 1977.

La domanda su misura. Come dovrebbe essere il perfetto Museo. Quali elementi dovrebbe contenere?

Una delle migliori definizioni ce la propone il filosofo americano Nelson Goodman, nel 1980: “Il museo deve operare come un’istituzione per la prevenzione della cecità, allo scopo di far funzionare le opere… le opere funzionano quando, stimolando lo sguardo curioso, acutizzando la percezione, suscitando l’intelligenza visiva, esse partecipano alla… creazione e alla ri-creazione dei nostri mondi”.
Il museo perfetto non si definisce in base a ciò che contiene, ma nel modo in cui trasforma i suoi utenti.
A perfect museum is not defined by what it contains, but in how it transforms its users.

La domanda finale. Qual è il suo fine per Milano?

Di giocare un ruolo piccolo nel rendere Milano una città ancora migliore.
To play a very small part in making Milan even better.

James Bradburne

Ph. Ilgiornaledellarte.com
Ph. Ilgiornaledellarte.com

Direttore Generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense da agosto 2015.

James Bradburne ha studiato architettura a Londra e si è poi formato in museologia ad Amsterdam e Los Angeles.

Dal 2006 al 2015 è stato il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze.

All’estero: direttore della Nextgeneration Foundation (Regno Unito); direttore del Museum für Angewandte Kunst di (Francoforte) . Negli anni ‘90, è stato responsabile per il design, la formazione e la programmazione al New Metropolis Science and Technology Centre di Amsterdam. www.brera.beniculturali.it

10 strategie per trovare PARCHEGGIO a Milano

0

L’altro giorno ho preso la macchina per andare a un evento qui a Milano dove ero stato invitato. Ho trovato parcheggio quasi subito. Poi ho preso un taxi per raggiungere il posto.
 
Riformulo.

Alcune persone sono convinte che trovare parcheggio a Milano sia difficile ma non impossibile. Secondo me trovare parcheggio a Milano è impossibile ma non difficile.
 
Ci sono alcune strategie che possono aiutarci in questa impresa.

 

10 Strategie per trovare parcheggio a Milano

 
#1 Strategia “guerra di logoramento”

Fermarsi nel punto con più area di visione e aspettare che qualcuno se ne vada.

Consigliata a chi preferisce giocare a Candy Crush in macchina che arrivare all’appuntamento.

 

#2 Modulo a uomo.

Marcare stretto i pedoni per vedere se qualcuno ha le movenze di chi sta per mettersi in auto.

Consigliato a chi ama dare giudizi estetici alla fauna milanese. O più semplicemente ai pervertiti.

 

#3 Strategia dell’ottimismo.

Parcheggiare nelle strisce gialle anche senza pass, con la convinzione che sulle aree gialle gli ausiliari non danno la multa.

Consigliata a chi ama il rischio, le avventure e la rimozione forzata.

 

#4 Strategia dell’indole sportiva.

Fermare l’auto nel primo parcheggio libero (anche se mancano chilometri al traguardo).

La frenesia della vita milanese lascia poco tempo per tenersi in forma, ogni momento è buono per fare attività fisica. Nei chilometri tra il parcheggio e il luogo da raggiungere si può improvvisare un percorso atletico completo.

 

#5 Strategia mistica.

La legge dell’attrazione. Pensare intensamente che si troverà parcheggio finchè lo si trova davvero. Si dice che funzioni.

La convinzione che pensare intensamente al verificarsi di qualcosa, contribuisca a realizzare quella cosa in gergo tecnico si chiama psicosi.

 

#6 La staffetta.

Parcheggiare lontanissimo dove è facile trovare archeggio e poi prendere una car sharing.

Perché utilizzare solo la tua macchina quando puoi usarne tante?

 

#7 Strategia cooperativa.

Fare scendere gli occupanti (es. fidanzata, figli, nonne) per piantonare i potenziali parcheggi.

L’unione fa la forza. Sulla carta. Ma se i film americani ci hanno insegnato qualcosa, quella cosa è che nel momento del bisogno ci si divide. “Dividiamoci” urli alla tua compagna e poi la scaraventi fuori dall’auto a cercare un parcheggio a piedi mentre tu vaghi ramingo nel ginepraio dei sensi unici.

 

#8 Strategia 2.0

Trovare un’app dei parcheggi. Tipo parcopedia.

Hai il telefono intasato di app per sapere in tempo reale cosa fanno delle persone a te estranee e vuoi non averne una per sapere chi sta liberando un parcheggio?

 

#9 Strategia psicoanalitica.

Parcheggiare in divieto di sosta.

La rimozione non è solo un meccanismo di difesa freudiano.

 

#10 Strategia intelligente.

Rinunciare in partenza. Non prendere la macchina.

A Milano esistono un sacco di modi per spostarsi da un punto A fino a un punto B. Se non riesci a immaginarne uno oltre la tua auto è un vero peccato.

IL TESTINA TEST: SEI O NON SEI MILANESE?

0

Alessandro Manzoni diceva che la milanesità è una caratteristica che può essere anche acquisita da chi non è nato a Milano.
Quindi significa che può essere anche persa da chi è milanese di nascita.
Se la milanesità non dipende dall’essere nato a Milano, come si fa a capire se ognuno di noi è
davvero milanese?
Ecco il primo test ufficiale per smascherare i milanesi fasulli.

IL TESTINA TEST: IL PRIMO TEST CHE DICE SE SEI MILANESE

1. Scegli dove fare le vacanze.

A. Formentera
B. Vecchio convento sperduto in un bosco
C. Malesia
D. Milano Marittima
E. Non vado in vacanza

2. Mangia qualcosa.

A. Panettone
B. Cotoletta
C. Thailandese
D. I pronti in tavola
E. Cibo alcalino o altra cosa che non si capisce bene

3. Esci stasera. Dove vai?

A. Lambrate
B. Navigli
C. Gae Aulenti
D. Brera
E. Isola

4. Scegli un’auto.

A. Smart
B. Suv
C. Tesla
D. Car sharing (enjoy)
E. Carsharing (Car2go)

5. Il più grande sfigato è…

A. Chi va all’Ikea
B. Chi sciopera
C. Chi gira sulle balle del toro
D. Chi è lento
E. Chi piglia la metropolitana

6. A che squadra tieni

A. Napoli
B. Milan
C. Juventus
D. Inter
E. L’Italia

7. Il cantante

A. Fedez
B. Antonacci
C. Celentano
D. Elio
E. Battiato

8. La città straniera

A. Londra
B. Berlino
C. Barcellona
D. Vienna
E. Amsterdam

9. Il giorno preferito

A. Lunedì
B. Giovedì
C. Venerdì
D. Sabato
E. Domenica

10. Dove vorresti andare

A. Sulla Darsena
B. A un aperitivo
C. Al cinema
D. Alla prima della Scala
E. All’outlet Serravalle

PUNTEGGI

DOMANDA 1. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 3 punti C. 4 punti (top!) D. 2 punti E. 1 punto
DOMANDA 2. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 1 punto C. 2 punti D. 4 punti (top!) E. 3 punti
DOMANDA 3. A. 4 punti (top!) B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 1 punto D. 2 punti E. 3 punti
DOMANDA 4. A. 1 punto B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 4 punti (top!) D. 3 punti E. 2 punti
DOMANDA 5. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 1 punto C. 4 punti (top!) D. 3 punti E. 2 punti
DOMANDA 6. A. 1 punto B. 2 punti C. 3 punti D. 4 punti (top!) E. 0 punti (risposta da milanese finto)
DOMANDA 7. A. 0 punti (risposta da milanese finto) B. 1 punto C. 2 punti D. 3 punti E. 4 punti (top!)
DOMANDA 8. A. 2 punti B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 3 punti D. 2 punti E. 4 punti (top!)
DOMANDA 9. A. 2 punti B. 3 punti. C. 4 punti (top!) D. 0 punti ((risposta da milanese finto) E. 1 punto
DOMANDA 10. A. 1 punto B. 0 punti (risposta da milanese finto) C. 4 punti (top!) D. 2 punti E. 3 punti

RISULTATI

Da 0 a 22. PIRLA. Fai finta di essere milanese ma non lo sei per niente. Comunque consolati: sei nella maggioranza.

Da 23 a 28. IMBUCATO. Vieni da un paese lontano, sei entrato con difficoltà,
hai subito varie forme di discriminazione. Ti capiamo. Ma non serve che fai finta.

Da 29 a 34. PROVINCIALE. Vuoi fare il figurone. Ma hai esagerato e ti abbiamo scoperto.

Sopra 35. MILANESE AUTENTICO. Sei in via di estinzione, uno dei pochissimi rimasti
al mondo. Rispetto.

5 proposte dai tavoli di partecipazione e 5 motivi per esserci ai tavoli cultura

1

Un tranquillo lunedì sera. La via di Celentano, via Gluck, la via del Fermo Immagine – il Museo del Manifesto Cinematografico. In mezzo alle locandine della settima arte, alcuni milanesi d.o.c. e neo si sono trovati per compiere il secondo passo nella storia della nuova Milano.

Dopo le 10 proposte emerse dai tavoli di ideazione, i protagonisti sono stati divisi in due tavoli di partecipazione: il primo, denominato “TAVOLO CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE“, ha lavorato su eventi, campagne, momenti da proporre ai cittadini per diffondere il giusto messaggio circa l’anima di Milano città stato; il secondo, “TAVOLO EDITORIA“, ha elaborato spunti, riflessioni, argomenti, strumenti (tra articoli, video, social post, fotoreportage, nuove rubriche) affinché Milanocittastato.it sia il più completo organo di informazione di Milano città stato e la possa delineare per parole e immagini.

Cosa è emerso dopo due ore di lavori?

5 proposte emerse dai tavoli di partecipazione

#1. Trasmettere l’IDENTITA’ di Milano città stato in ogni comunicazione è prioritario (emersa nel manifesto).

#2. Il punto di partenza sono i progetti già votati nel primo incontro del 16 gennaio (questi: https://www.milanocittastato.it/news/10-prime-proposte-per-milano-citta-stato/).

#3. Milano città stato deve essere il luogo mediatico e reale in cui si concretizzano interviste e azioni di coinvolgimento di personaggi noti e cittadini perché si sentano partecipi di un progetto comune per il bene di Milano e lo vogliano supportare.

#4. Milano città stato deve essere il luogo in cui – per articoli, immagini, parole, video, animazioni  – si dimostri concretamente che Milano città stato già esiste e si potrà realizzare.

#5. Proporre notizie di attualità con un taglio sempre propositivo, progetti di ecosostenibilità, storie di cittadini che hanno fatto qualcosa di meritevole per Milano, prove pratiche di democrazia diretta ed exempla dall’estero, eventi (periodici e una tantum) sono la prova concreta a fattiva di cosa succede se si realizzeranno tali progetti.

5 punti sui quali progredire e che ci portano ai:

5 ragioni perchè voglio partecipare il 4 febbraio ai tavoli cultura di Milano città stato

#1. Per soddisfare tutti i dubbi su: “Che cosa è questa Milano città stato?”.

#2. Per fare delle mie proposte e condividere il mio punto di vista sulla città ideale.

#3. Per conoscere nuove persone attive su Milano.

#4. Per scoprire luoghi nascosti della mia città visto che Milano città stato trova sedi ogni volta diverse e uniche per i propri meeting.

#5. Per dire, un giorno, ai propri nipoti: “C’ero anche quando venne fondata la nuova Milano”.

3 falsi miti su Milano città stato

#1. Milano città stato non è un gruppo secessionista, come non lo sono le altre città stato interne a stati sovrani, come Berlino, Amburgo o Vienna. Anzi, mira a rendere Milano una città più forte per competere a livello internazionale e uno stimolo per rinnovare tutta l’Italia.

#2. Milano città stato non è espressione di un singolo: non c’è una sola persona a parlare, ma tutti sono invitati, secondo le proprie aspirazioni, a partecipare a tavole rotonde e dire la propria.

#3. Milano città stato non è concetto lasciato ai libri di filosofia o alle poleis greche: l’articolo 132 della Costituzione Italiane ed esempi illustri all’estero (anche vicine, come Berlino, Londra, Madrid) dimostrano che l’autonomia si può fare, adesso.

E dunque… ecco che cosa è successo nel nostro ultimo incontro, per immagini:

Come esserci?

PROSSIMO APPUNTAMENTO:

GIOVEDì 4 FEBBRAIO –

TAVOLI DI CULTURA –

ORE 18.30 – INGRESSO LIBERO

 

Da Svezia e Danimarca stimoli per Milano città stato 100% green city

2

MILANO CITTA STATO 100% GREEN CITY. 

Non sarebbe la prima volta, o meglio, migliorerebbe l’esempio di Malmö, Svezia.

Qui, realizzazione di un progetto concepito nel 2001, si trova il quartiere Bo01 (dalla parola svedese “bonollet” che significa abitare), una autentica città nella città costruita solo secondo i canoni dell’edilizia ecosostenibile e alimentata da energie rinnovabili.

Non è un caso isolato.

Solo qualche giorno fa, Repubblica.it* riportava la notizia di Energinet, compagnia che gestisce le reti energetiche del Paese, secondo la quale la Danimarca ha stabilito il nuovo record mondiale per l’energia eolica.

Oggi vale il 42% dei consumi, ha segnato un +39,1% rispetto al 2014, mira al 50% entro il 2020, vuole portare le rinnovabili al 90% per il 2030 (da utilizzare per elettricità e riscaldamento).

Nello specifico: “Per circa 1.460 ore (sulle 8.760 di un anno), il sistema elettrico della Danimarca occidentale ha prodotto più energia eolica del totale dei consumi della stessa area. Il surplus, che arriva fino al 16%, viene esportato a Paesi vicini come Norvegia, Svezia e Germania. Invece la Danimarca compra idroelettrico dalla Norvegia e solare dalla Germania“, dicono le fonti.

1. Produrre energie sostenibili sufficienti al sistema interno (per creare un sistema di autosussistenza).

2. Produrre energie pulite in surplus così da non esserne mai deficitari.

3. Vendere il disavanzo di energia pulita generando ricavi e valore anche per gli altri Paesi oggetto di scambio (valori al 100% green).

Impossibile? Tre rosee, anzi, green prospettive che non sono poi così avulse dal contesto in cui Milano città stato muoverà e agli esempi da cui sta attingendo così da rendere Milano una Charter City, una città “illuminata”, come direbbe Paul Michael Romer, economista americano, imprenditore e attivista, attualmente professore di economia presso la Stern School of Business della New York University [per approfondimenti leggi qui].

Ancora un altro esempio virtuoso arrivato dal Nord Europa, dopo quello del treno da 1000 km all’ora tra Stoccolma e Helsinki.

* fonte: http://www.repubblica.it/economia/2016/01/19/news/danimarca_eolico-131587433/?ref=HRLV-5

Charter City: il modello di città stato di Paul Romer (VIDEO)

2

CITTÀ NUOVE. MAGGIORE SCELTA. REGOLE MIGLIORI.*

“Il motivo per cui possiamo essere così ricchi sulla terra, nonostante ci siano così tante persone, è per il potere delle idee. Possiamo condividere le idee con le altre persone e, quando loro scoprono qualcosa, lo condividono con noi. Non si tratta di risorse scarse, dove condividere significa che ognuno ottiene un po’ meno. Quando condividiamo idee, otteniamo tutti qualcosa di più”, Paul Romer.

Paul Romer: chi è il teorizzatore delle Charter Cities

Paul Romer ha 60 anni. E’ un economista americano, imprenditore, attivista e professore di economia, alla Stern School of Business della New York University. Sul palco del TED ha espresso la sua teoria sul sistema economico e sociale delle città “illuminate” del domani. “Illuminate” non solo perché la sua value proposition parte da un’immagine di studenti sotto un lampione e da una fotografia della terra di notte vista da una stazione della NASA.

I punti meno illuminati del globo? Per ragioni diverse: la Corea del Nord, i Caraibi, l’Africa tutta.

La più luminosa? Hong Kong, ex colonia britannica che ha fornito la spinta economica alla Cina dopo secoli di stagnazione culturale ed economica.

Paul Romer: la spiegazione delle Charter Cities in un video

Le regole della Charter City di Paul Romer in 10 punti

#1. Comprendere che tutto si basa sull’imposizione di regole. Regole sbagliate possono impedire quelle soluzioni vantaggiose che globalmente si verificano.
#2. Possiamo cambiare le regole, soprattutto quelle che lasciano… la gente al buio.
#3. Innovare significa: “ideare regole che cambino le regole, così da non rimanere impantanati in regole sbagliate: allora possiamo continuare a progredire e a fare del mondo un posto migliore”.
#4. Saper scegliere: ci sono le scelte dei singoli e ci sono le scelte delle amministrazioni.
#5. Cooperare e condividere: tra le nazioni come tra i singoli; a livello amministrativo, economico, come nel pensiero.
#6. Proporre una soluzione globalmente vantaggiosa per tutti.
#7. Scegliere. La scelta è l’antidoto alla coercizione e alla condiscendenza.
#8. Assumersi responsabilità: i singoli come gli amministratori.
#9. Nessuno è obbligato a fare alcunché.
#10. Lasciare spazio all’immaginazione.

Come nasce una Charter City (per punti)?

#1. E’ una città di nuova fondazione e basata su certe regole, per definizione.

#2. Una città, non un villaggio o una nazione: è questa la giusta dimensione perché se ne possono verificare sensibilmente i risultati.

#3. Si parte da un territorio disabitato.

#4. Si crea uno statuto con delle regole.

#5. Per fare in modo che milioni di persone lavorino insieme secondo buone regole.

#6. Regole buone: servono ad attirare le buone persone nella città.

#7. Perché i successi generano consenso. E i successi attraggono gli investitori.

#8. Vengono create le infrastrutture.

#9. Si creano servizi, posti di lavoro. A partire da quelli arriveranno anche le famiglie che potranno decidere di stabilircisi, crescendo lì i figli e fornendo loro un’istruzione.

#10. E’ un modello replicabile più volte. Bisogna diffondere i benefici di queste nuove città ordinate, regolate, vissute da chi le vuole vivere, in tutto il mondo.

Fonte: https://www.ted.com/talks/paul_romer?language=it
http://urbanizationproject.org/blog/charter-cities

 

Foto copertina: Hong Kong

10 prime proposte per Milano città stato

5

Alle ore 16 di sabato 16 gennaio, oltre cento cittadini milanesi hanno risposto all’appello lanciato da Milano Città Stato e si sono riuniti per rispondere a questa semplice domanda:

Come dovrebbe essere la tua città ideale?

Facciamo un passo indietro, che cos’è Milano Città Stato?

Milano Città Stato è un progetto che nasce all’interno di Vivaio – associazione no profit apartitica che ha l’obiettivo di favorire l’ideazione e lo sviluppo di progetti che possano fare diventare Milano una città leader a livello mondiale – da un’idea di Andrea Zoppolato e Duilio Forte.

“Milano Città Stato significa concepire e realizzare a Milano la città ideale attraverso il coinvolgimento dei cittadini. E’ un progetto trasversale alla politica che mira a coinvolgere tutti quanti vogliano il bene di Milano e desiderino vivere in una città più efficiente, stimolante, d’esempio per il resto d’Italia”. Con queste parole Andrea e Duilio hanno presentato questa nuova avventura, alle numerose persone che si sono presentate nell’accogliente cornice del teatro di Copernico Milano, via Copernico 38, a Milano.

Ecco le 10 proposte emerse dai 4 tavoli di ideazione sul tema: “Milano città stato”.

10 proposte per Milano città stato:

 

#1. Milano free zone e priva di burocrazia

 

#2. Milano città sempre sveglia

con musei, small market truck, uffici e spazi utilizzabili H24

 

#3. Creare un fondo patrimoniale che metta assieme tutte le opere d’arte della città
e metterne in vendita le sue quote così da finanziare la produzione di cultura

 

#4. Far competere i quartieri sull’incremento e la valorizzazione delle aree verdi,
anche attraverso l’impiego di nonni rangers, anziani che forniscono idee e interventi per incrementare il verde

 

#5. Creare sistemi innovativi per favorire il trasferimento di beni privati al bene comune

come quello di consentire una tassazione nulla o molto agevolata ad imprese, che con la scomparsa del fondatore vengano consegnate alla comunità

 

#6. Far finanziare dai più ricchi della città una settimana di attività culturali

in cui scuole e uffici siano chiusi

 

#7. Per stimolare l’imprenditorialità, inserimento nelle scuole dell’insegnamento sul fare impresa…

e rendere obbligatorio, per ogni giovane, la costituzione di una start up, come fosse uno stage

 

#8. Poter fondare un’azienda in 10 minuti

con tassazione agevolata e burocrazia ridotta per tre anni

 

#9. Ridefinire e identificare le zone di Milano in modo diverso da quell’attuale

 

 

#10. Creare una scuola di civismo

per fare in modo che ogni cittadino sia formato a svolgere un ruolo attivo e responsabile verso la comunità

 

PROSSIMO APPUNTAMENTO: GIOVEDì 4 FEBBRAIO 2016 – TAVOLI DI CULTURA 

Nella fotogallery, qualche immagine dai primi tavoli ideazione del 16 gennaio e l’appuntamento a quello di partecipazione, del 25 gennaio 2016. Prossimo e ultimo incontro, giovedì 4 febbraio presso Copernico. 

tavoli-cultura

Kris vs Kris: “Milano deve tornare città leader di grandi cambiamenti. Come ai tempi di Costantino”

0
Ph. Settimio Benedusi
Ph. Settimio Benedusi

Fa impressione sentire una americana dell’Indiana citare l’Editto di Milano con orgoglio italiano.

Kris Grove (nella foto di Settimio Benedusi, a destra) e Kris Reichert (nella stessa foto, a sinistra), volti-icone della Tv musicale di 20 anni fa ma sempre sulla cresta dell’onda, si sono lasciate adottare da Milano.

La prima “Kris” mi confida di essere arrivata in Italia proprio per laurearsi in Storia dell’Arte e imparare l’arte dei mosaici bizantini in terra bolognese.

La seconda “Kris”difende strenuamente il suo diritto di cittadina amante degli animali.

Ciascuna afferma con orgoglio la propria “Milanesità”.

Ma saranno d’accordo su Milano città stato: sì o no?

Il domandone. Che domanda vorrebbe fare ai nostri lettori?

Kris Grove: Volete o non volete una città cosmopolita?
Kris Reichert: Quando uscite da casa, guardate in giro e dite a voi stessi “io amo la mia città?”

 

La proposta impossibile. Devi fare una proposta impossibile per Milano

Kris Grove: Riaprire i Navigli e invitare la natura a tornare a guadagnarsi il suo spazio, fino ad addentrarsi nel cuore di Milano. La mia è una proposta un po’ romantica, ma penso ad un risultato in cui le invenzioni e gli esiti più geniali dell’arte della Milano del passato – ad esempio, la capacità di creare canali navigabili per portare grossi materiali fino al centro città -, siano uniti al know how di oggi. Il tutto è pensato in funzione dell’abbellimento della città, della capacità di creare un viabilità più fluida e interessante, green, vivibile; inoltre, sarebbe un modo per far tornare a vivere la storia di ieri nella Milano internazionale di domani.
Kris Reichert: Un corso accelerato di educazione, cortesia e buone maniere a tutti i cittadini e una video sorveglianza più intensiva in tutta la città, che riporti la criminalità e il vandalismo ai minimi termini.

Domanda da 1 miliardo di euro. Se avessi un miliardo di euro a disposizione per Milano che cosa faresti?

Kris Grove: Io acquisterei 1 miliardo di vernice che assorbe l’inquinamento – si chiama Airlite (ci sta lavorando il gruppo Retake guidato da Andrea Amato) – e con quella dipingerei tutti i palazzi di Milano. Si tratta di un purificatore d’aria che si attiva con la luce. Un’idea rivoluzionaria.
Kris Reichert:Li destinerei tutti al miglioramento di scuole, parchi, spazi comuni; in favore della promozione dei beni culturali e farei un corso accelerato di educazione, cortesia e buone maniere a tutti i cittadini (sì, ci tengo molto). 

Milano città stato. Sì o no?

Kris Grove: , ma con criterio. Quando penso a Milano città stato intendo non rinunciare a tutte le doti e alle caratteristiche insite nel DNA degli Italiani: alla creatività, all’innovazione, al calore del Bel paese. Non faccio parte del vecchio pensiero del: “o l’uno, o l’altro”. Per me esiste sempre una terza opzione che rappresenta il meglio di ognuno dei due aspetti, e dunque, se le attitudini italiane sono irrinunciabili, dove zoppica il sistema attuale? Pur facendo leva sulle nostre chicche, come il patrimonio artistico-geografico dell’Italia tutta, la burocrazia resta lesta e non sostiene nessuno che voglia mettere a frutto la propria innovazione e la propria creatività. Se invece fosse più snello, allora ci sarebbe maggiore responsabilità sui singoli individui.
Il buonsenso mi porta a dire di Sì alla città stato, purché si rimanga fedeli all’Italia e all’essere italiani e purché, a livello economico, le tasse dei milanesi rimangano e tornino subito a Milano. Penso ad un sistema simile alle Regioni a statuto speciale, come il Trentino Alto Adige, affinché i milanesi diventino i migliori manager della loro città avendo a disposizione, nell’immediato, le risorse economiche da loro stessi generate.
Per farla, il primo passo importante sarebbe uscire dall’idea dell’”aut – aut”. Il segreto sarà mettere a frutto creatività e innovazione per trovare una terza risposta.
Non è fattibile SOLO la città stato – quella rimarrà a puro livello filosofico – ma se deve essere, sappiamo che per funzionare dovrà saper conciliare la creatività dell’essere classicamente Italiani con l’innovazione.
I suoi confini: includerebbero le periferie e le aree limitrofe in cui si trovano le grandi aziende che producono beni materiali e generano potere economico.
La mia idea di città stato è fatta di agevolazione economica, perché Milano possa agire in modo snello e la città attinga ai dei fondi diretti per agire sulla città stessa – ma deve rimanere unita all’orgoglio, all’anima, alla curiosità e a tutto ciò che vuol dire “Italia”.
In sintesi: le tasse per il Paese restano destinate al Paese; le tasse per la città restano qui, subito, e a disposizione.
Kris Reichert: No. Questo Paese è già abbastanza caratterizzato da campanilismi di varia natura, separare o chiudersi ci riporterebbe al Medioevo?

Una cosa che aggiungerebbe a Milano e una cosa che toglierebbe?

Kris Grove: Aggiungerei più fiducia in ogni individuo, soprattutto nella generazione dei giovani, e infonderei maggiore consapevolezza nella classe politica e responsabilità nel cittadino. Toglierei dall’Italia un’unica cosa – e se la togliamo sono certa staremo tutti meglio: l’assuefazione, la dipendenza alla lamentela.
Kris Reichert: Aggiungerei il mare e toglierei lo smog.

Una persona, un luogo e una data.

Kris Grove: Costantino, Editto di Milano, febbraio 313 d.C., Milano. Allora fu l’editto con cui venne dichiarata la libertà di culto e della religione cristiana. Oggi la libertà di religione equivale anche alla possibilità di esprimere e dedicarsi al proprio pensiero. Dunque, spostando il concetto dalla religione ad una questione più generale, penso che questo Editto sia la migliore rappresentazione di Milano, il vero punto di partenza perché quello fu il fondamento della tolleranza, dell’innovazione sociale, dei grandi cambiamenti. L’esempio massimo di Milano, città leader di grandi cambiamenti.
Kris Reichert: Dylan, Milano, 02.07.2013 (suo figlio, N.d.r.)

La domanda su misura. Una playlist per Milano e il suo messaggio per la Milano ideale del 2016?

Kris Grove: Davide Bowie – Changes. Arcade Fire – Normal Person (una canzone che racconta come le persone normali “seguono”, non innovano), Etta James – A Sunday Kind of Love (secondo me i weekend milanesi devono avere questa sensazione – https://www.youtube.com/watch?v=Ttjh_kK62lY), Lucio Battisti – La Collina dei Ciliegi.
Questa ultima canzone di Battisti, come Changes, parla del cambiamento e come questo parta da una grande osservazione di se stessi, nel bene e nel male, e del superamento del passato con coraggio. “E se davvero tu vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante | cancella col coraggio quella supplica dagli occhi”.
Insomma: per essere nuovi dobbiamo lasciare il vecchio.
Kris Reichert: Harry Nielson – Everybody’s talking at me. Lucio Dalla – Milano. Journey – Small Town Girl. Adriano Celentano – Il ragazzo della Via Gluck.
Continuate a credere in questa città, siamo ‘noi’ quelli responsabili del cambiamento, muoviamoci!

La domanda finale. Qual è il tuo fine per Milano?

Kris Grove: Che rimanesse molto italiana nel suo DNA (accogliente, piena di calore, aggregazione, condivisione), ma che sia davvero una città cosmopolita, con più parchi ma anche più supermercati aperti 24 ore su 24; con centri di accoglienza validissimi e insieme strade pulite; persone orgogliose di essere italiane ma che abbiamo la volontà di curarsi del loro ambiente; che stimolino la loro invidualità ma non siano individualisti. 
Kris Reichert: Che in parte, cambi la mentalità e che diventi la città cosmopolita e internazionale che dovrebbe essere. 

Photo cover: Settimio Benedusi

Kristen Grove

Kristen Grove

Creative producer, autrice e dj. Cresciuta a Indianapolis, diventata italiana per passione, autrice di libri per bambini – “Empowered: Alla Grande!” -, è stata Vj per MTv Italia, Londra e America Latina.
Attualmente cura una rubrica su “Il Fatto Quotidiano”, è autrice e conduttrice su Radio105 del programma “Kris&Love”, all’interno del quale parla delle eccellenza italiane, di start up innovative e di buone notizie. Ama dire di sé: “Combatto la rassegnazione alla crisi e do voce a chi crede e dimostra che cambiare gli schemi mentali può cambiare la realtà. Mi piace evidenziare l’innovazione e l’impreditorialità femminile. Ho scritto . E pensare che ero venuta in Italia per laurearmi in Storia dell’Arte e mosaico antico….”. Così appassionata da essere la prossima conduttrice di un programma alla scoperta delle eccellenze del Bel Paese su Sky Arte Italia.

Kris Reichert

Kris Reickert 9 domande +1 #XMilanocittastatoMusicista, dj, mamma, animalista. Canadese di Toronto, sempre in prima linea per le cause animalista, è stata una popolare VJ per MTV Europa in coppia con Kris G. con la quale prosegue il connubio professionale alla guida del programma radio Kris & Love (su Radio 105, Sabato e Domenica dalle 10.00 alle 12.00). E’ una cantante e chitarrista folk con all’attivo 3 album pubblicati ed è la leader di una band, The Jains. Dice di sé: “Fin da piccola sono cresciuta con la culla davanti alle casse dello stereo, circondata da una famiglia appassionata di musica con un padre musicista folk. Lavorare nel mondo dello spettacolo e della musica sembra un destino già scritto!“.

 

 

Autobus SENZA CONDUCENTE: successo in Olanda, ci sarà anche in Milano città stato

0

Ci sarà anche in Milano città stato – non è visibile subito nelle 10 proposte emerse dai tavoli ma l’idea c’è.

Stiamo parlando del primo autobus senza conducente in azione su una strada pubblica.

Recentemente ha debuttato su una strada olandese a Wageningen, con il primo test al mondo on the road, ed entro l’anno il servizio potrebbe diventare di linea.

Ma vediamo insieme come funziona.

Giovedì 28 gennaio 2016, prove dei WEpod, minibus completamente automatizzati, hanno occupato le strade del campus universitario di Wageninge, in Olanda.

I bus navetta WEpod non hanno il volante o i pedali, sono elettrici e hanno una velocità massima di 25 km orari.

Se le prove nel campus avessero successo, da giugno 2016 sfrecceranno per le strade pubbliche lungo un percorso prestabilito tra Bennekom e la stazione ferroviaria di Ede-Wageningen (e ci sono buone probabilità che ciò accada visto che l’autorità automobilistica olandese RDW ha dato ufficialmente il via alla sperimentazione).

Gli ideatori del progetto dicono che questa è “la prima prova assoluta per una macchina con pilota automatico su una strada pubblica”.

Per ora i bus navetta non possono essere utilizzati di notte o in caso di maltempo e ognuno avrà uno steward a bordo che utilizzerà un joystick di controllo per le aree affollate del percorso.

Il progetto WEpods è un’iniziativa imprenditoriale congiunta tra la l’Università di Gelderland, la Delft University, l’istituto di ricerca TNO e altri enti. La provincia del Gelderland ha investito € 3,4 milioni nel progetto.

[FONTE: http://www.31mag.nl/lautobus-senza-conducente-ha-debuttato-su-una-strada-olandese]

Si tratta dell’evoluzione di un servizio sempre più atteso, guardato con sospetto dagli autoferrotranvieri e che in Italia, proprio un anno fa, aveva fatto il suo debutto in Sardegna, a Oristano, come esperimento in vista di Expo.

Il suo nome? CityMobil: si sposta grazie a un Gps hi tech, rispetta esattamente la traiettoria studiata dai tecnici ed è in grado di frenare davanti a ostacoli improvvisi.

A Parigi, l’autobus elettrico senza conducente si chiama Navya Arma.

Nel Regno Unito la sperimentazione è partita almeno 5 anni fa con gli ULTra Pods, veicoli su gomma alimentati a batteria, in grado di trasportare quattro-sei passeggeri per volta con i loro bagagli da e per l’aeroporto londinese di Heathrow. Privi di barriere architettoniche (possono accogliere sedie a rotelle, carrozzine e biciclette), hanno una capacità totale di carico di 450 kg, non fanno rumore e non emettono sostanze nocive per l’ambiente. Riporta Tomshw.it: “Prodotti dall’azienda Ultra Global di Bristol viaggiano anche per le strade di Milton Keynes, la città a nord ovest di Londra che, grazie ai suoi ampi marciapiedi, è stata scelta dal governo britannico per sperimentare il sistema in un’area urbana. A Milton Keynes entreranno in funzione 100 veicoli elettrici, per collegare il centro della città alla stazione ferroviaria. Nella prima fase della sperimentazione, gli ULTra Pods marceranno in corsie preferenziali protette da cordoli, ma il progetto è ambizioso e prevede che in futuro i veicoli possano diventare padroni delle strade”.

Non resta che attendere l’autobus senza conducente ed ecologico anche in Milano città stato.

Intervista doppia ai candidati delle Primarie: Milano città stato SI o NO?

0

Maggiore autonomia nella gestione delle risorse. Il Il parco Orbitale. Utilizzo degli spazi sfitti del Comune.

I candidati alle Primarie del PD hanno forse letto Milanocittastato.it?

Nessuna boria, ma solo una pratica considerazione: nel corso del recente talk – incontro al Teatro dal Verme e nelle ultime dichiarazioni alla stampa, gli aspiranti primi cittadini di Milano hanno messo sul tavolo alcune proposte per Milano 2016 in sintonia ai nostri desiderata. Segno che chi ha a cuore il bene di Milano ha molte idee in comune.

Dunque li invitiamo a rilanciare: il futuro sindaco di Milano sarà a favore di Milano città stato?

Lo abbiamo chiesto ai tre principali contendenti alle primarie: Francesca Balzani, Pierfranceso Majorino, Giuseppe Sala.
Per diritto di cronaca, tutti e tre si sono rivolti a noi in modo garbato e hanno dimostrato interesse verso questo spin off dell’associazione Vivaio.
Sempre per dovere di informazione, l’ AD di Expo, Sala, ci ha comunicato di non volerci rispondere su questo tema.

#1. Milano città stato. Si o no?

Francesca Balzani: Sì a “Milano città stato” o Milano policentrica intesa come luogo dove creare innovazione in ambito politico, culturale, economico e sociale. Milano è una città vivace e per certi versi anticonformista e occorre sapere valorizzare al meglio i talenti e i saperi che è in grado di attrarre. Una recente ricerca del Sole 24 Ore colloca Milano e l’area metropolitana ai primi posti per qualità della vita e ora la vera sfida è quella di competere con le altre grandi capitali europee proprio per rilanciare questa tendenza che è stato innescata. Inoltre dico sì anche a “Milano città stato”, intesa come luogo dove i cittadini contribuiscono alla costruzione di un progetto comune.
Pierfrancesco Majorino: Milano città grande, accogliente, inclusiva. Che sappia costruire un profilo di autonomia amministrativa ancora più forte. Perché in questi anni, dopo gli anni difficili del centrodestra e della Lega Nord alla guida dell’Ammiistrazione, Milano, grazie al nostro lavoro e al sindaco Giuliano Pisapia, è tornata a giocare un ruolo di primo piano nel Paese. Pensiamo solo alla questione della legalità. Siamo tornati ad essere la guida morale.

 

2#. Sì, perché?

Francesca Balzani: Partirei dalla partecipazione. Il Comune di Milano, primo in Italia, ha saputo sperimentare la partecipazione condividendo con i cittadini il percorso di costruzione del bilancio partecipativo. Sono stati stanziati 9 milioni di euro, uno per ogni zona di Milano, e sono stati chiamati gli abitanti dei quartieri a progettare e successivamente a “votare” i progetti. Oltre al valore di una progettualità condivisa, la partecipazione è il luogo dove si mantengono le relazioni tra l’amministrazione e la collettività, dove ci si confronta e si costruisce. Si innescano processi di consapevolezza e di responsabilizzazione, in cui ognuno dà il proprio contributo e in cui ognuno riconosce il ruolo dell’altro.
Pierfrancesco Majorino: Occorre maggiore autonomia. Anche sul piano fiscale. La città metropolitana di Milano deve poter giocare un ruolo da protagonista rispetto alle sfide cruciali del presente e del futuro come la mobilità, lo sviluppo nel rispetto dell’ambiente, la creazione di nuovo lavoro.Per farlo occorre che la maggior parte delle risorse restino in città, sia amministrata dalla città a favore dei suoi progetti”.

 

3#. I confini di Milano città stato?

Francesca Balzani: Milano come laboratorio politico e progettuale non deve avere confini. Se invece devo pensare a un luogo di elaborazione di questo progetto, dico Milano e l’area metropolitana.
Pierfrancesco Majorino: Non mi piace molto parlare di confini che delimitano. E’ il momento di parlare di progetti che allargano. E l’istituzione della città metropolitana va in questa direzione ed è un’opportunità. Estendere i confini amministrativi, lavorare in sinergia con i comuni dell’hinterland su temi essenziali come la mobilità, l’urbanistica, le infrastrutture. Il prossimo sindaco deve immaginare Milano diversa da come l’abbiamo sempre vista e vissuta.

 

4#. La proposta impossibile. Qual è la sua proposta impossibile per Milano?

Francesca Balzani: Preferisco una proposta possibile e concreta sul tema delle case popolari. Il nodo principale resta quello della manutenzione. È necessario non solo investire per rendere di nuovo gli immobili abitabili e quindi assegnabili, ma anche sperimentare soluzioni alternative. La proposta che ho fatto è che il Comune prenda in gestione anche le case Aler, in modo che tutti gli inquilini abbiano come riferimento un unico “amministratore”.
Pierfrancesco Majorino: Nessuna proposta è impossibile se ci si crede per davvero. E credo che per Milano occorre mettere al lavoro persone con visioni radicali per davvero che conseguano risultati radicali. Posso dire cosa sogno per Milano: tante cose belle. Come una città senza auto nel 2030.

 

5#. Domanda da 1 miliardo di euro. Se avesse un miliardo di euro a disposizione per Milano che cosa farebbe?

Francesca Balzani: Inizierei a migliorare la vivibilità dei quartieri di Milano, realizzando il concetto di città policentrica attraverso la realizzazione di un arcipelago di centri, che superino la contrapposizione tra centro e periferia, e di micropedonalizzazioni in cui sia data particolare attenzione alla valorizzazione del verde. Sempre in quest’ottica penserei al potenziamento del trasporto pubblico e alla riqualificazione degli spazi comunali inutilizzati affinché diventino luoghi di aggregazione per i cittadini.
Pierfrancesco Majorino: Si può fare molto anche senza un miliardo, ma con il nostro bilancio. Che, ricordo, abbiamo risanato in questi anni. La Moratti ha lasciato un buco di 150 milioni di euro. Ora che abbiamo messo in sicurezza le casse del comune vorrei ancora più attenzioni per le fasce più fragili della popolazione. Intendo istituire un reddito minimo comunale e rendere agibili e disponibili tutte le 9 mila case popolari ancora vuote.

 

6#. Una cosa che aggiungerebbe a Milano e una cosa che toglierebbe?

Francesca Balzani: Aggiungerei più verde e diminuirei lo smog.
Pierfrancesco Majorino: Milano mi piace. Amo questa città. Ho fatto una scelta anni fa di fare politica nella mia città, contribuire a migliorarla. Per me è una scelta di vita. Aggiungerei più spazi per l’infanzia. Toglierei lo smog.

 

7#. La domanda finale. Qual è il suo fine?

Francesca Balzani: Lavorare per i milanesi continuando l’esperienza “arancione” degli ultimi cinque anni e rendere Milano la città che fa parlare di sé nel mondo non solo per la moda e il design ma anche per la qualità della vita.
Pierfrancesco Majorino: Vincere le primarie, vincere le elezioni e fare il sindaco. Con l’auto di tanti, delle forze migliori, motivate e libere di questa città.

Le 5 cose che non mi sarei mai aspettata di trovare al Bau Club, il primo asilo per cani di Milano

0

Quando ci siamo riuniti per trovare le 10 cose che non dovrebbero affatto mancare nella nostra città ideale, su una cosa tutti eravamo d’accordo: Milano città stato sarebbe stata un’area metropolitana verde e con svariati spazi in condivisione. Sappiamo che abbiamo dalla nostra parte anche i nostri amici a quattro zampe.

In questo caso, capita lupus, anzi, canis in fabula la notizia che è stato inaugurato il primo asilo per i cani.

5 cose che mi aspetto trovare al Bau Club

#1. Un club curato: un ambiente speciale per il mio migliore amico.
#2. Un asilo per tutti: non c’è selezione all’ingresso e possono entrare quadrupedi con o senza pedigree.
#3.  Uno spazio di oltre 300 mq suddiviso per età, taglie, esigenze caratteriali: AREA LUDOTECA: PUPPY & JUNIOR; AREA SENIOR E RIPOSO; AREA SUITE: CANI “SOLITARI” E DI TAGLIA MEDIO/GRANDE.
#4. Personale qualificato che si interessi alla storia del mio quadrupede (è previsto un colloquio ad ogni primo appuntamento a seguito del quale viene creato il profilo del cane – stato di educazione, salute e socialità – in continuo aggiornamento).
#5. Un ambiente che educhi il mio cane, ma si interessi anche del suo benessere, dalla toelettatura alla salute.

5 cose che non mi sarei mai aspettata di trovare al Bau Club

#1. Lo shiatsu e l’agopuntura per i quadrupedi di tutte le età.
#2. I Dog Party: eventi esclusivi, con tanto animazione specializzata per il festeggiato e per tutti i suoi amichetti.
#3. Il Taxi Dog: lo scuolabus canino per chi non ha tempo di portare-andare a prendere il proprio miglior amico tutti i giorni.
#4.Orari flessibili di apertura-chiusura della struttura (aperto dal lunedì al venerdì: 8.00 – 19.30). Aperti anche il sabato e la domenica sera: solo su prenotazione.
#5. Nuovi amici per il mio miglior amico, tutto l’anno e non solo al parchetto sotto casa.

Il Bau Club è in via G.B. Piranesi, 35 a Milano. 
Per ulteriori informazioni:www.bauclub.it

Ernst KNAM: “Milano è già una città stato”

0
Milano 13-10-2015 - Ernst Knam Inaugurazione Photo:SimonPalfrader/red

“A Milano nulla è impossibile”.
Con piglio deciso ma dolce, il re del cioccolato Ernst Knam, ha risposto alla nostra intervista su Milano città stato.

Il domandone. Che domanda vorrebbe fare ai nostri lettori?

Qual è l’ingrediente particolare, dolce o salato, che vi fa pensare a Milano?

La proposta impossibile. Deve fare una proposta impossibile per Milano

Nulla è impossibile, soprattutto per una città come Milano. Più vivo in questa città e più me ne rendo conto.

Domanda da 1 miliardo di euro. Se avesse un miliardo di euro a disposizione per Milano che cosa farebbe?

Cercherei di migliorare la viabilità, il traffico secondo me è uno dei pochi grandi problemi della città.

Milano città stato. Si o no?

Milano, a mio parere, rappresenta già una “città stato”. A Milano si può trovare di tutto: è la capitale della moda italiana se non mondiale; è ricca di musei, teatri e luoghi d’arte; è la sede di molte grandi università, che portano in città giovani e non da tutta Italia e dal mondo e potrei continuare così per molti altri settori, cibo in primis.

Come sarebbe importante farla? 

È fondamentale continuare a incentivare questo carattere internazionale e metropolitano di Milano, che affascina tantissime persone, le quali vengono anche da molto lontano. L’Expo, di cui sono stato Ambassador, è stato senza dubbio un passo importante in questa direzione.

Quali sono per lei i confini di Milano città stato?

Nessun confine, tutti coloro che amano Milano dovrebbero essere in grado di contribuire alla realizzazione di una città migliore.

Una cosa che aggiungerebbe a Milano e una cosa che toglierebbe?

Aggiungerei di certo un altro scudetto per l’Inter.
Toglierei lo smog, una Milano del futuro dovrebbe essere in grado di risolvere questo problema, che non le si addice.

Una persona, un luogo e una data.

Gualtiero Marchesi, il suo ristorante 3 Stelle Michelin in via Bonvesin de la Riva, nel 1989.

La domanda su misura. Milano che dolce sarebbe?

Proprio un paio di settimane fa ho ideato una torta che secondo me potrebbe rappresentare alla perfezione la mia Milano: due creme al cioccolato, che ricoprono un lievitato a sua volta imbevuto di cioccolato e con una ganache, ovviamente al cioccolato.

La domanda finale. Qual è il suo fine per Milano?

Dopo più di 20 anni in cui questa città mi ha accolto e ospitato, spero di essere riuscito e di continuare a migliorare la tradizione dolciaria di Milano, rendendola celebre in Italia e nel mondo.

5 cose che troverò ai tavoli cultura giovedì 4 febbraio 2016

1

Giovedì 4 febbraio 2016 Milano città stato concluderà il suo primo ciclo di appuntamenti aperti a tutte le persone disponibili a dare forma ad una nuova Milano.

Durante i tavoli di ideazione (tenutisi il 16 gennaio 2016) sono emerse 10 proposte concrete per rendere migliore la nostra città.

Ai tavoli di partecipazione (lunedì 25 gennaio presso Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico) sono stati ideati, format di comunicazione, messaggi con i quali raccontare e dare forma concreta alla filosofia di Milano città stato, sia tra le pagine virtuali di Milanocittastato.it come attraverso eventi e incontri aperti – come sempre – a tutti gli interessati e desiderosi di spendersi per una causa comune.

Giovedì 4 febbraio si chiuderà il cerchio tornando a Copernico, workspace sito in via Copernico 38.

Sempre con ingresso libero previa iscrizione (compilando l’apposito modulo gratuito), lo spin off uscito dall’associazione no profit Vivaio mira a superare il concetto di cultura come qualcosa da difendere e da tramandare e basta, per trovare la giusta chiave di narrazione e creazione di una Milano intesa come centro internazionale di produzione di nuova cultura..

5 cose che troverò ai tavoli di cultura del 4 febbraio 2016

#1. Strategie concrete per superare la dimensione individuale della cultura.
#2. Nuovi stimoli alla nascita di una nuova forma di cultura cittadina.
#3. Persone che considerano il benessere del luogo in cui stanno come parte del loro percorso di realizzazione individuale.
#4. Un ambiente stimolante e dinamico per ogni aspetto della mia vita, professionale e personale.
#5. Un ambiente ricettivo alle mie proposte personali che non si fermeranno ai tavoli del 4 febbraio.

Come partecipare: https://www.milanocittastato.it/come-partecipare/

Segui l’evento sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/events/1185741078122370/

 

Bambini a scuola di notte? Nell’asilo aperto H24: l’intervista

0

Una scuola aperta 24H. La prima d’Italia si trova in pieno centro a Milano. Tutti d’accordo?

Nell’epoca in cui si va sempre di fretta e di tempo per stare con i propri cari ce n’è sempre di meno – per cui bisogna puntare sulla qualità – la pedagogista Anna Podestà ha sviluppato un progetto ambizioso: il primo asilo d’Italia aperto giorno e notte. 

Un’idea che ben si confà alle 10 proposte emerse durante i tavoli di ideazione di Milano città stato, in cui parecchi cittadini avevano espresso l’esigenza di vivere in una metropoli sempre accesa.

Pochi giorni dopo, ecco la notizia.

Si chiama Scuola Dadà. La scuola della Dottoressa Podestà comprende un nido e una scuola materna in grado di offrire un servizio educativo per tutti i bambini di età compresa tra gli 0 e i 6 anni. Si trova in Via Gian Giacomo Mora 22, in pieno centro a Milano.

Ma non staremo forse esagerando? Lo chiediamo proprio alla Dottoressa Podestà; medico, mamma, donna.

La proposta è nata da una eventuale domanda delle vostre mamme?

La proposta di un servizio aperto 24 h è nata da una mia specifica esigenza. In quanto mamma di tre bambini, mi è capitato parecchie volte di far tardi per lavoro, la sera. Non sapendo, non volendo o non potendo trovare una persona fidata, capace, conosciuta dai miei figli, che mi potesse sostituire nelle serate in cui né mio marito né io potevamo essere a casa, ho pensato: “Sarebbe utile poter aver il supporto di una struttura, riconosciuta, con personale qualificato, preparato che possa accogliere ogni tanto, in caso di emergenza i mie tre ‘ragazzi'”.

Un asilo aperto H24: qualcosa di più di un semplice “parcheggio” per figli aperto tutta la notte?

Assieme ad una collega pedagogista e ad una psicologa (le Dottoresse Marta e Sara Bruzzone, N.d.r.) ho iniziato a progettare un servizio che potesse rispondere a tutte le più impreviste esigenze genitoriali, nel totale rispetto del bambino.
In una metropoli come Milano è necessario garantire massima flessibilità. L’importante è sempre da considerare la serietà, la professionalità e il rispetto nelle persone, grandi e piccole, in qualsiasi proposta, soprattutto se si tratta di bambini.
Nessuno si stupisce delle settimane bianche o azzurre organizzate per bambini della medesima età, che allontanano i minori per parecchi giorni, notti comprese, e spesso si critica la possibilità per una famiglia di appoggiarsi SOLO IN CASO DI BISOGNO e SALTUARIAMENTE ad una servizio come questo.
Un servizio interessante se si offre la possibilità di trascorrere tutta la notte piuttosto che qualche ora, perché una volta che il bambino ha salutato i genitori, ha il diritto di addormentarsi tranquillo senza dover essere svegliato, vestito, coperto, fatto uscire nuovamente per andare a casa sua a notte inoltrata.
Pertanto il progetto non deve essere considerato un mero parcheggio, un servizio irrispettoso delle esigenze del piccolo. Va da sé che è doveroso per noi genitori assicurare il più possibile che il bambino stia con mamma e papà a casa sua, ma non sempre è possibile, pertanto ritengo che nei casi di necessità ed emergenza sia meglio affidarsi a strutture serie, con personale competente piuttosto che valutare altre soluzioni, che però non garantiscano massima efficienza.

5 vantaggi piscologici o fisici per i figli 

#1. Mira a trasmettere ai piccoli ospiti un senso di fiducia, tranquillità, allegria nel trascorrere una serata e la notte assieme a personale qualificato, preparato sempre in compresenza e pronto ad intervenire in ogni situazione.
#2. I principi su cui si basa il servizio: il rispetto, l’accoglienza, la relazione amorevole e non pregiudicata, un agire pedagogicamente pensato e ricco di significato.
#3. Il rispetto delle abitudini del bambino che comunque, pur a casa propria, si trova a trascorrere del tempo senza i genitori.
#4. Il servizio scuola aperta tutta la notte accoglie il bambino verso 18 di sera, gli permette di trascorrere un po’ di tempo con i genitori, se già non conosce gli spazi e le educatrici e i compagni, accompagna il piccolo nel momento del commiato, del saluto, lo rassicura con le giuste parole, sguardi ed azioni, organizza dei giochi, attività prima dei momenti di routines come la cena o la cura dell’igiene personale e il momento del pigiamino.
#5. Rappresenta un supporto anche per quei bambini che magari, durante il giorno, restano a casa, oppure stanno con i nonni e che solitamente non frequentano un asilo o la scuola materna. Qui trovano dei momenti di incontro con i loro coetanei.

5 vantaggi piscologici o fisici per i genitori

#1. E’ utile quando il genitore non sa chi chiamare, soprattutto in caso di impegni non previsti. Altre volte possono arrivare richieste improvvise per genitori in città per convegni, lunghe cene aziendali, e che hanno portato con loro i propri bambini. Ci chiamano per non lasciarli in albergo con una baby sitter sconosciuta, o per più giorni a casa (molte famiglie con piccolini viaggiano spesso) o per non farli stare al loro fianco nelle ore notturne.
#2. E’ una soluzione al genitore che, quando chiama un estraneo, deve spiegare dove trovare le cose in casa, come muoversi, cosa cucinare…
#3. Spazi e tempi sono organizzati ad hoc a seconda delle età delle serate e dei partecipanti – ci sono anche aziende ospedaliere vicine che hanno richiesto una convenzione e che indirizzano famiglie in specifici giorni e che pertanto assicura la frequenza di 5 o 6 bambini che diventano amichetti perché si trovano di volta in volta.
#4. Durante alcune serate, l’utenza può essere quella di chi già frequenta la struttura diurna e che magari organizza un momento per far condividere ai bambini semplicemente un pigiamino party così che i genitori possano uscire. Questo solitamente avviene una volta al mese il venerdì.
#5. Il nido e la scuola dell’infanzia hanno caratteristiche in grado di rispondere a tutti i desideri delle famiglie e nella quale ogni intenzionalità educativa, ogni attività e laboratorio hanno come obiettivo il potenziamento dell’unicità, della straordinarietà e della ricchezza di ciascun bambino.

5 svantaggi o rischi?

Potranno cercarli direttamente coloro che parteciperanno all’Open Day di sabato 6 febbraio. Allora i bambini potranno giocare e divertirsi insieme ad un’animatrice mentre i genitori avranno l’opportunità di conoscere il nido e la scuola materna. Il progetto h24 garantisce anche oltre la compresenza di personale altamente qualificato, anche solo per un bambino, di un servizio Skype, di un pronto intervento pediatrico notturno privato in caso di malessere, di proposte alimentari di qualità, biologiche e preparate da addetti alla cucina, ma soprattutto della relazione con pochi altri piccoli ospiti d’eccellenza: i bambini.

 

6 febbraio. Open Day dell’asilo aperto H24

Se fosse GIA’ Milano Città Stato… guarda il video!

0

Vuoi costruire anche tu la tua Milano ideale? Qualcuno ci sta già lavorando:

Vorrei che Milano…. “Come dovrebbe essere la mia città ideale?”. Alle ore 16 di sabato 16 gennaio 2016 un centinaio di cittadini e curiosi ha risposto all’appello lanciato da Milano città stato per partecipare ai tavoli di ideazione e rispondere a questa come ad altre domande.

Il risultato sono state le 10 prime proposte per Milano città stato e un appuntamento:

tavoli-partecipazione-25- gennaio-2016

 

5 cose che troverò ai Tavoli di Partecipazione?

#1. Professionisti, gente di Milano, stranieri che amano Milano e la vivono da un po’, gente comune e curiosi desiderosi di proporre idee per il bene di Milano

#2. L’occasione per fare il giornalista, partecipare alla vita di redazione e raccontare la tua Milano

#3. L’occasione per mettere in campo le mie idee di comunicazione (sono un drago con
Facebook, Twitter e i nuovi media!)

#4. Un angolo di Milano, conosciuto ma veramente di nicchia

#5. Un momento da cui partire per essere cittadini attivi della nuova Milano 2016


Come partecipo ai Tavoli di Milano città stato?

L’ingresso è libero. E’ consigliata la prenotazione compilando l’apposito modulo (clicca qui) oppure registandosi sulla pagina ufficiale dell’evento su Facebook – www.facebook.com/events/945609035529196/. L’ingresso è libero.

Perché dovrei venire agli incontri di Milano città stato?

5 buone ragioni te le diamo noi –  25 gennaio – Tavoli di Milano città stato .

Altre 5? Vieni e scoprilo.

Come faccio a segnarmi i prossimi appuntamenti? 

Facebook: www.facebook.com/MILANOCITTASTATO
Twitter: @micittastato | #Xmilanocittàstato
Youtube: Milano Città Stato

 

Video by Elisa Trapletti – Duilio Forte


TLAPSE | Your Project in Motion

NOTIZIE PIU' LETTE