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New York New York: l’ arte italiana in America

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L’Italia è sempre stata la culla dell’ arte, fin dagli albori: durante il Rinascimento, qualunque nobile mecenate chiamava al proprio cospetto i pittori, scultori e architetti più famosi per commissionare i grandi capolavori che tutti conosciamo.

Da quel momento in poi, le correnti artistiche sono cambiate e sono aumentate esponenzialmente e, proprio grazie a questa diffusione storica dell’ arte italiana, sono arrivate persino in America.

La mostra del Museo del Novecento, “New York New York“, è proprio questo: una raccolta di opere di artisti italiani che riuscirono a internazionalizzare la produzione del nostro paese, prendendo anche parte a importanti manifestazioni negli Stati Uniti.

L’esposizione presenta alcune delle maggiori opere risalenti agli anni ’30, ’40 e ’50 di artisti del calibro di Depero, De Chirico, Fontana e molti altri grandi nomi dell’ arte italiana.

Io sono una grande appassionata di arte contemporanea, quindi penso proprio che, fino al 17 settembre, sarò un giorno sì e l’altro anche al Museo del Novecento per questa interessantissima esposizione: tanto, il biglietto costa solo 5 euro. Direi che ne vale proprio la pena: vieni con me?

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Quando alla Scala si prendeva in giro il Papa

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Durante l’occupazione napoleonica la rivoluzione investì anche il Teatro alla Scala. Per la prima volta aprì i battenti a tutto il popolo, mentre prima l’ingresso era riservato agli aristocratici, e furono messe in scena anche opere ostili al clero.
La più famosa fu Il Ballo del Papa, inaugurata il 25 febbraio 1797. Nonostante il tema anticlericale, e per questo osteggiato dall’arcivescovo, lo spettacolo ebbe un grandioso successo di pubblico

Korean Wunderkammer: l’ arte coreana a Milano

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La Corea del Sud.
Un paese lontano geograficamente, ma che sta cercando di avvicinarsi all’Occidente da anni.

Negli ultimi decenni, ha infatti aperto i suoi orizzonti al mondo, per condividere la sua cultura e apprendere quella degli altri paesi.

A questo proposito, voglio proprio parlarti di un settore in particolare della cultura coreana: l’ arte.

Scommetto che pochi hanno presente le caratteristiche, i concetti e le tecniche utilizzate dagli artisti di questo paese. Proprio per questo, il festival Korean Wunderkammer, curato da Michela Ongaretti, approda a Milano: l’intento è quello di far conoscere l’ arte contemporanea di questi luoghi, con la sua pittura, scultura, fotografia e persino le sue installazioni.

Sarà una manifestazione di 15 giorni che coinvolgerà tre luoghi diversi di Milano. Oggi si inaugura la seconda tappa dell’evento, che si svolgerà fino al 21 luglio presso la Galleria MAEC, in Via Lupetta, 3.

Dopo l’arte Minhwa, questa volta ci si concentrerà sull’ arte giovane della Corea del Sud: potrai osservare la pittura, la scultura e le installazioni di numerosi artisti impegnati in una profonda e impegnativa ricerca visiva, che per alcuni include la tradizione figurativa e disciplinare orientale.

Per questa seconda parte della manifestazione, verrà eseguito un Vernissage a ingresso libero alle 18.30. Saranno giorni molto interessanti, utili per conoscere nuove culture e nuovi metodi di rappresentazione artistica: io non sto più nella pelle dalla curiosità, vieni con me?

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La storia di Biki e del suo strano nome

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Elvira Leonardi Bouyeure in arte Biki nasce a Milano il 1º giugno 1906. Il suo pseudonimo deriva dal soprannome “Bicchi” (derivato da “birichina”) datole dal pro zio Giacomo Puccini.
È stata una delle più celebri sarte italiane tra gli anni quaranta e gli anni sessanta. Inizialmente disegnò biancheria intima per poi estendere a ogni tipo di abito. Il suo atelier in via Senato 8 e successivamente in via S. Andrea fu luogo d’incontro di molte personalità della cultura dell’epoca, frequentato anche da Maria Callas, di cui Biki curò l’immagine.

Estate Tabacchi Film 2017: A United Kingdom

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Sai qual è la forza più grande del mondo?
No, non è quella di gravità, bensì l’amore: questo sentimento è in grado di far superare qualsiasi ostacolo e la storia del principe del Botswana, Seretse Khama, ne è la prova.

Nel 1947, il nobile si innamorò e sposò l’impiegata inglese Ruth Williams, ma ai tempi dell’apartheid questa unione suscitò un certo clamore e scandalo… così tanto da diventare un caso politico internazionale, che obbligò la coppia a un esilio forzato.

Ti ho incuriosito, vero? Eh beh, è una trama decisamente avvincente. Scopri come andrà a finire questo racconto coinvolgente questo mercoledì, guardando “A United Kingdom“, il film che verrà proiettato al MIC – Museo Interattivo del Cinema in occasione dell’Estate Tabacchi 2017, la rassegna estiva che propone i migliori film della stagione 2016-2017.

Questa sera, il film comincerà alle 21.00, non appena finirai di gustare il delizioso aperitivo in terrazza a base di tramezzini Tramè e degustazioni di vino, giusto per essere sicuri che divorerai anche il film, oltre alle leccornie proposte.

Ricordati che, in caso di pioggia (anche se dubito accadrà, ma io te lo dico lo stesso), gli eventi nella terrazza verranno cancellati.

Beh: si mangia, si beve e si guarda un film. Cosa vuoi di più dal mercoledì?

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Milano e Londra: alcuni elementi di confronto

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In tempi di Brexit, viene spontaneo fare paragoni fra Londra e Milano. La questione dello spostamento delle agenzie comunitarie e dei servizi di clearing finanziario si sta imponendo al centro dell’agenda politica ambrosiana, con tutto ciò che ne consegue in termini di numeri e pesi demografici e territoriali da mettere sul piatto della bilancia.

Sarebbero naturalmente moltissimi gli aspetti da elencare e gli indici da sviscerare; in questa sede ne abbiamo scelti tre, abbastanza particolari e, forse, anche un po’ inaspettati.

#1 Estensione: per un curioso caso del destino, la Città Metropolitana di Milano e la Greater London insistono su aree dalle dimensioni quasi identiche: tutte e due le metropoli, infatti, esercitano la propria giurisdizione su circa 1.600 chilometri quadrati di territorio. Da questo punto di vista si tratta di aree metropolitane geograficamente piuttosto ridotte, anche se è chiaro che si sta parlando di confini amministrativi e non economici. Ma è un dato comunque significativo: ad esempio, in ambito peninsulare, la “taglia” media delle città metropolitane è decisamente più ampia.

per un curioso caso del destino, la Città Metropolitana di Milano e la Greater London insistono su aree dalle dimensioni quasi identiche

#2 Popolazione: Londra è decisamente più popolata di Milano, nonostante la nostra metropoli possa già vantare un peso demografico di tutto rispetto, con conseguente densità abitativa di primaria importanza. Se in ambito meneghino si viaggia attorno ai 3 milioni e 200 mila abitanti, in terra inglese si toccano gli 8 milioni e mezzo, quasi il triplo. E proprio per il fatto di occupare territori della stessa grandezza, i rapporti fra le densità abitative sono egualmente nell’ordine di (quasi) 1 a 3 in favore di Londra.

#3 Sistema aeroportuale: Londra è la capitale mondiale del traffico aereo e, in forza di ciò, gode di un sistema costruito attorno ad almeno 4 aeroporti con traffici particolarmente sostenuti (in ordine decrescente Heathrow, Gatwick, Stansted e Luton), cui si somma il “piccolo” aeroporto cittadino di London City. Il traffico passeggeri complessivo arriva a 150 milioni annui, contro i 36 del sistema aeroportuale milanese. Quest’ultimo si articola sulla triade Malpensa, Orio al Serio, Linate, come certamente ben sa la gran parte dei nostri lettori. Il rapporto fra traffico passeggeri risulta di poco inferiore ad un quarto, fra Milano e Londra; tale proporzione cambia però decisamente se confrontiamo il traffico merci, che vede viaggiare 700 mila tonnellate annue sui cieli milanesi, contro il milione e 800 mila londinesi: non si è troppo distanti dalla metà, il che la dice lunga sul dinamismo commerciale e produttivo delle nostre aziende, che non a caso sono protagoniste nell’export. C’è però una particolarità che riguarda le due metropoli in relazione ai relativi sistemi aeroportuali: in entrambi i casi essi si articolano su strutture che si trovano al di fuori dei loro confini amministrativi. E se Londra può comunque vantare sul proprio territorio, oltre al piccolo “City of London”, anche il colosso di Heathrow, Milano ha Orio al Serio e la stessa Malpensa in territori extrametropolitani. E’ un elemento sul quale, a parere di chi scrive, occorre attentamente riflettere.

ALEX STORTI

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Dropkick Murphys al Carroponte

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Molti anni fa, avevo un insegnante privato di inglese per fare approfondimento e conseguire il First.
Era un madrelingua di Liverpool dai capelli rossi: un pazzo scatenato.

Quando ha capito che ero un amante del metal, hard rock e compagnia bella, durante le pause ha preso a consigliarmi una serie di gruppi stranissimi che ascoltava lui: Finntroll, Bigelf e… Dropkick Murphys.

I primi due gruppi li ho persi per strada, mentre i Dropkick sono la colonna sonora di tutto quello che facevo per diverso tempo, da quel momento.

Non hai idea di quanto mi caricasse “Shipping up to Boston“: ogni volta che la ascoltavo, venivo catapultata in qualche locanda marinaresca, insieme ai filibustieri più incalliti che si fossero mai visti e mi ritrovavo con loro a ballare sui tavoli di legno e a cantare a squarciagola “I’m shipping up to Booostooooon oooooooooooooooh oooooooooooh ooooooooooooooh!!” (giuro: non mi sono mai fumata niente per immaginare queste cose, ho fatto tutto da sola).

E questo martedì, quel sogno piratesco sta per diventare una verità concreta.

No, non parto con Jack Sparrow, anzi: se qualcuno potesse accompagnarmi alle 20.00 al Carroponte per sentire dal vivo i Dropkick Murphys mi farebbe davvero tanto piacere… e sarebbe un vero galantuomo se mi regalasse anche il biglietto (che senza d.p. costa 30 euro, ma io non glielo dico).

Scommetto che li ami anche tu: allora salta a bordo con me e partiamo alla volta del loro celtic punk scalmanato.

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Non solo Macron: anche a Milano si parla di Europa

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Parigi chiama, Milano rilancia. Stasera, 10 luglio, alle 18.30 si tiene l’evento: Quale politica economica per l’Europa?, organizzato da Tortuga e Europa XXI secolo, associazione che proprio stasera tiene il suo battesimo ufficiale.

L’evento è gratuito e si tiene dalle 18:30 alle 20 al Talent Garden Calabiana, in Via Arcivescovo Calabiana 6, Milano.

Programma
Presentazione di “Europe’s Political Spring: Fixing the Eurozone and Beyond” (a cura di Agnès Bénassy-Quéré e Francesco Giavazzi, con un capitolo di Guido Tabellini)
Introduzione a cura del Gruppo Tortuga
Ne discutono:  Francesco Giavazzi  Tommaso Nannicini  Guido Tabellini  Irene Tinagli
Modera:  Francesco Cancellato (Direttore Linkiesta)

Nota degli organizzatori: l’evento sarà l’occasione per presentare al pubblico l’associazione Europa XXI secolo. Trattandosi di una associazione non solo europeista ma anche europea, la discussione inizierà alle 18:30 in punto come da invito.
Seguirà rinfresco.

Perchè la torre Galfa si chiama così

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La torre Galfa, inaugurata nel 1959 su progetto di Melchiorre Bega, prende il nome dalle iniziali delle vie in cui si trova: via Galvani e via Fara, nei pressi della Stazione Centrale.
Simile logica vale anche per i televisori Mivar: nome tratto dal fatto che la sede si trova nelle vicinanze dell’autostrada Milano-Varese.

La festa di compleanno del Magnolia

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Da dodici anni il circolo Magnolia è un punto di riferimento per gli appassionati di musica. Un’oasi di cultura, relax e divertimento, che anche questa estate ospita un programma
senza un attimo di respiro: 126 giorni consecutivi con artisti, gruppi e dj internazionali, i
migliori act italiani, festival, party a tema ed eventi speciali per una programmazione
ricercata e diversificata che come da tradizione toccherà i più svariati generi musicali, dall’elettronica al rap, dal metal al reggae.

Quest’anno Magnolia Estate si rinnova e porta nella sua area verde di 20.000 mq un nuovissimo palco principale, ancora più grande e in linea con i grandi festival europei, un nuovo punto ristoro incentrato sulle nuove tendenze di street food che si aggiunge alla pizzeria e all’hamburgeria, una zona chill con sdraio, un Beer Market in cui si possono assaggiare birre provenienti da tutto il mondo. Per tutta la stagione estiva non sarà necessaria la tessera Arci.

Il Circolo Magnolia, situato in uno stupendo polmone verde a un passo dalla città, non è solo un rifugio per gli amanti della musica, ma un’occasione per tutti i cittadini di vivere liberamente uno spazio unico e accogliente dall’atmosfera internazionale.

Sabato 8 luglio il CIRCOLO MAGNOLIA festeggia i suoi 12 anni con una grande festa. Una serata dedicata a tutti coloro che sono passati dal Circolo, sopra e sotto al palco, con i live delle band REVO FEVER, LEUTE e DUMBO GETS, MAD e il dj set della crew Magnolia Djs All Starz.

“E sono 12. Come i mesi dell’anno, come i cavalieri dello zodiaco e della tavola rotonda.
Sono sempre di più questi anni e passano sempre più in fretta, ma qui ci sentiamo giovani come fossimo ancora alle scuole medie. Li compiamo anche quest’anno e quindi vogliamo fare festa assieme a chi è stato con noi sul palco e sotto palco. Vi stiamo aspettando dall’anno scorso, quindi venite a farci la festa.” dicono i fondatori del circolo.

Dove e perchè mangiare alcalino a Milano…

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fruer
fruer

Seguo da anni un regime alimentare prevalentemente alcalino. Cosa significa? In parole povere significa creare un bilanciamento tra alimenti più acidificanti e alimenti con caratteristiche alcaline all’interno dello stesso pasto. Ma facciamo un passo indietro.
Il nostro organismo per stare in salute, pieno di energia e magro, -sì, seguire la dieta alcalina aiuta anche a rimanere in forma-, necessita di mantenere un equilibrio acido-basico nei propri tessuti, vale a dire mantenere in equilibrio il valore di acidità o di basicità presente in una cellula, in un tessuto o in un apparato.

Perché è così importante l’equilibrio acido base?
Spesso questo aspetto viene trascurato anche da coloro che promuovono stili di vita salutistici e molte persone non ne conoscono nemmeno l’importanza. Eppure l’equilibrio acido base è un requisito fondamentale per la nostra salute. Perché così importante? Innanzitutto perché se siamo acidi, aumentano le infiammazioni. Quei doloretti migranti a volte leggeri e che vanno e vengono, stanchezza, mal di testa, dolori articolari, ricezione idrica e pure la cellulite, solo per citarne alcuni, stanno ad indicare che siamo fondamentalmente acidi.

Da cosa si genera tale squilibrio?
I fattori che portano ad acidificazione dei nostri tessuti sono molteplici. Al primo posto abbiamo: un’alimentazione squilibrata, poco movimento, stress, sedentarietà, il permanere a lungo in luoghi chiusi, bere poco, fumare e talvolta un’attività fisica eccessiva, e pensate un po’, pure le arrabbiature.
La dieta, quindi, conta eccome. L’equilibrio acido-basico si può ottenere sia con una corretta alimentazione, ricca di frutta e verdura, sia con la riduzione di cibi acidificanti e l’incremento di quelli alcalinizzanti. E con un atteggiamento positivo nei confronti della vita.

Gli alimenti che portano ad acidificazione
Visto che mi occupo di nutrizione è importante individuare quali siano gli alimenti che ci portano ad acidificazione. Innanzitutto l’eccesso di zuccheri semplici, i farinacei, i grassi (contenuti in merendine, biscotti, dolci industriali), le proteine animali, le carni, i formaggi, il sale, il caffè, le bevande a base di cola oppure il classico tè in bottiglietta servito nel bar o che compriamo al supermercato (il pH di tali bevande deve essere necessariamente acido, per mantenerle stabili, se poi ci aggiungete che viene aggiunto molto zucchero per renderle più gradevoli, bevendole ci acidifichiamo) ci portano sempre più frequentemente, e inconsapevolmente, a un accumulo progressivo di sostanze acide.

In termini pratici è possibile costruire in modo molto semplice un pasto equilibrato dal punto di vista nutrizionale e allo stesso tempo con caratteristiche alcalinizzanti.

Prima regola: iniziare il pasto con una porzione abbondante di insalata fresca, in questa insalata far prevalere le verdure colorate in particolare quelle verdi (perché più ricche di clorofilla e ciò significa che lì troveremo anche molto magnesio, un noto sale minerale alcalinizzante); via libera quindi a spinacini freschi, lattuga romana, insalata lollo, valeriana, ecc. Carote a julienne, finocchi, ravanelli, cetrioli, ecc.

Poi aggiungiamo una fonte di proteine: pollo, tacchino lessati, oppure tonno al naturale (per non esagerare con l’olio che aggiungeremo comunque per condire), feta oppure mozzarelle oppure primosale oppure tufu o legumi come i ceci o i fagioli. Con questa seconda aggiunta abbiamo di fatto inserito nel nostro piatto i cibi “acididicanti”, nulla di grave, sia chiaro, basterà bilanciare ancora con altri ingredienti alcalinizzanti. Quindi ci aggiungeremo una fonte di carboidrati sani ovvero riso integrale lessato, oppure orzo o farro lessato, oppure quinoa, oppure 1-2 fette di pane integrale o di semi misti.

E infine per rendere davvero alcalino il nostro pasto, ci basterà aggiungere anche una porzione media di verdure cotte. Vanno benissimo le zucchine al vapore, le carote oppure gli spinaci o le bietole cotte.

Ed ora mettiamoci nei panni del classico lavoratore/trice milanese che durante la pausa pranzo desidera fare due passi fuori dall’ufficio e soprattutto cercare un pranzo leggero ed equilibrato (e alcalino). Dove potrebbe trovare piatti con tali caratteristiche?

Ho girato un po’ per trovare luoghi in cui mangiare sano e leggero anche a pranzo. Ne ho scelti tre nella città di Milano.

#1 FRUER
Via Fabio Filzi 14
Si tratta di un delizioso bistrot di cibo sano che è parte integrante di un negozio di fiori. Molto piccolo ma accogliente. Si può mangiare sul posto oppure portare via il cibo. Fuori e dentro il locale ci sono alcuni posti a sedere ma andateci presto perché all’ora di pranzo si forma velocemente la fila.
Il pranzo alcalino da loro lo costruite in questo modo: scegliete la base insalata, vi assicuro che a differenza di altri posti è abbondante (in realtà la prossima volta che mi capiteràdi andarci, suggerirò di farla più “verde”), a cui aggiungere a scelta tonno, mazzancolle, pollo, feta, mozzarelline oppure tofu o legumi.
Poi aggiungete riso integrale oppure orzo o farro lessato.
Sul versante verdure cotte trovate di solito gli spinaci , le zucchine al vapore, i finocchi al vapore o un mix di verdure con broccoli, carote e cavolfiore.
Nel caso in cui voleste sperimentare invece una bevanda alcalinizzante, in questo periodo propongono la GREEN FEVER con sedano, finocchio e lime (un super centrifugato ricco di sali minerali alcalinizzanti come potassio e magnesio) oppure il frullato HEALTHY con spinaci, mango, latte di cocco e banana. Sublime.

#2 MANTRA RAW VEGAN
Via Panfilo Castaldi, 21
Per principio tutte le preparazioni presenti da Mantra sono alcalinizzanti. Innanzitutto perché qui non c’è traccia di proteine animali e perché tutti gli alimenti sono crudi oppure trattati a basse temperature (max 42 gradi). Il consumo di frutta e verdure fresche e prive di additivi chimici ha il potere di contrastare l’eccessiva acidità indotta dall’alimentazione moderna ricca di derivati animali e di prodotti industriali.
Esiste anche un market dove acquistare frutta secca e succhi pressati a freddo da portare a casa. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta, a cominciare dal succo AUM VERDE ottenuto da cavolo, lattuga, spinaci, prezzemolo, sedano, mela e limone.

#3 BIOESSERI’
Via Fatebenefratelli 2
Si tratta di un ristorante vegetariano e biologico. Andateci se desiderate gustare piatti realizzati con ingredienti sani ma allo stesso tempo in grado di far felice il palato. Il mio motto del resto è sano ma buono.
Il loro piatto alcalino? La Balottina di insalata iceberg (viene scottata per pochi secondi in acqua bollente e fatta raffreddare velocemente in acqua ghiacciata per mantenere il candore delle foglie) ripiena di cous cous alle verdure (qui a fantasia dello chef che unisce zucchine, barbabietola, carote e ravanelli) che dopo averle ridotte a cubetti le fa saltare con salsa di soia e le profuma con lo zenzero. Il tutto viene servito con una salsa di peperoni (ricordiamolo super alcalini e ricchi di betacarotene, che viene reso più disponibile proprio dopo la cottura, e vitamina C). E completato da un insalata riccia e olive.

Alla prossima puntata;-)

www.cibobuonochefabene.it

Qualche riferimento:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/18042305/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/9016905/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3195546/pdf/JEPH2012-727630.pdf

http://euronet5.eurob.it/contenuti/acidosi_it/file/articoli-opuscoli/Redazionale_Corriere_Sera.pdf

Summer Whispers per Rosa Barba

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Arriva anche quest’anno arriva al Pirelli HangarBicocca la terza edizione del Summer Whispers Festival, l’evento musicale estivo concepito in stretta connessione alle mostre in corso.

Per questa edizione, la mostra in corso è “From Source to Poem to Rhythm to Reader” di Rosa Barba: il suo lavoro è incentrato sul mondo del cinema e sui suoi elementi costruttivi e di conseguenza mantiene un intimo legame con il suono e la musica.

Per questo motivo, sono stati invitati numerosi musicisti a esibirsi live negli spazi esterni dell’Hangar Bicocca, che potrai vedere acquistando il biglietto a 10 euro.

Oggi, dalle ore 20.30, i concerti sarà aperti da Chad Taylor, uno dei componenti del Chicago Underground Duo, che eseguirà un’improvvisazione dal vivo per dettare il ritmo dell’installazione luminosa e sonora di Rosa Barba, “Hear, There, Where the Echoes Are” (2016).

Subito dopo, toccherà all’assiduo collaboratore di Rosa Barba, Jan St. Werner, che darà il via a “Glottal Wolpertinger“, un’istallazione basata sulla decostruzione del principio dei droni: l’obiettivo di questa ricerca è rompere la tradizionale concezione di musica.

Infine sarà la volta del duo Mouse on Mars, un progetto di musica elettronica tedesca incisivo e versatile. Questi artisti sono famosi per il loro spirito anarchico e il loro approccio aperto all’elettronica: l’inventiva e l’umorismo del loro pop elettronico sperimentale sono esattamente quello che ci vuole per un finale indimenticabile per questo Summer Whispeer Festival.

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Quando Schumann trovò Dio a Milano

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“C’è nella mia vita una serata unica, nella quale mi è sembrato che Dio in persona mi comparisse davanti e mi lasciasse liberamente e dolcemente completare per un minuto il suo volto. E’ stato a Milano, quando ho ascoltato la Pasta e Rossini”. Lettera di Robert Schumann, dopo aver sentito cantare il soprano Giuditta Pasta in Duomo nel 1829.
Morì pazzo.

Pietro Paganini: “Milano: the place to be”

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L’intervento di Pietro Paganini (Competere) agli Stati Generali di Milano Stato.

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano, martedì 16 maggio 2017
Riprese: Elite
Montaggio: Sydney Oketayot
www.milanocittastato.it

Avocado Week at East Market Diner

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Non so tu, ma io vado pazza per l’ avocado.
Lo mangerei sempre, tutti i giorni a tutte le ore.

Non so cosa lo renda così speciale al mio palato, ma so che lo metterei davvero ovunque: a tocchetti nell’insalata, spalmato sul pane e persino in qualche strano miscuglio per preparare dei gelati alternativi.

E’ un frutto così versatile da poterci fare qualunque cosa… e l’East Market Diner lo sa bene, per questo organizza da oggi fino a domenica “l’ Avocado Week.

Saranno quattro giorni dedicati completamente a questo alimento miracoloso, che fa impazzire tutti, vegani e non.

Oggi, a partire dalle 18.00, si va di avocado in ogni forma e consistenza: potrai gustare prelibatezze come l’ avocado toast, l‘ avocado waffle, l’hawaiian pokè e il nuovo e sfizioso avocado burger. Come rinunciare a tante ghiottonerie messe insieme?

Vieni con me e gustiamoci un pasto verdeggiante e profumato sulla splendida terrazza dell’East Market Diner e, mi raccomando, conservati uno spazietto per domani: la festa non finisce qui.

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Quale PERIMETRO per la città metropolitana di Milano?

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Milano è oggi una grande metropoli, largamente prima in Italia, tra le primissime d’Europa e tra le più grandi del mondo, la cui area metropolitana reale non corrisponde però ad alcuna perimetrazione amministrativa o para-amministrativa vigente.

Esistono diversi studi che definiscono la reale estensione di Milano e delle altre metropoli mondiali in base a criteri geografici, urbanistici, funzionali, economici e trasportistici che approssimano con precisione scientifica le dimensioni della metropoli, discostandosi entro una certa misura gli uni dagli altri in base al criterio di valutazione ma validi per inquadrare l’ordine di grandezza dell’area metropolitana. I principi sulla base dei quali questi studi perimetrano le aree metropolitane, pur declinati e mischiati tra loro in un’ampissima gamma di ragionate gradazioni sono sostanzialmente due:

• La continuità fisica dell’urbanizzato (edificato, infrastrutture);
• L’intensità funzionale delle relazioni (pendolarismo, scambi economici).

Su studi simili si è basata la creazione di organismi di governo metropolitano in diversi Paesi del mondo, quando i livelli amministrativi esistenti non consentivano una perimetrazione realistica ed efficiente dell’area metropolitana in questione, risultando troppo piccoli, troppo grandi o, non di rado, non centrati (nel caso di aree che escludevano parti consistenti e vitali dell’area metropolitana includendone invece altri palesemente avulsi sia per quanto riguarda la continuità urbanizzata che l’intensità delle relazioni funzionali).

Sono così nati organismi come l’ Umlandverband Frankfurt (UVF), la Communauté urbaine de Lyon (Courly), l’ Ámbito Metropolitano de Barcelona (AMB), lo Storstockholm e così via.

Per decenni in Italia si è invece addirittura sostanzialmente negata de jure l’esistenza de facto delle aree metropolitane: lo schema Nazione – Regione – Provincia – Comune resisteva rigidamente a qualunque realtà territoriale, dai paesini isolati di montagna alle aree metropolitane di Milano o Napoli dove i Comuni principali non racchiudono che una modesta parte dell’agglomerato urbano e figuravano grandi sì e no come la metà di Roma – che poteva contare sul vastissimo Comune – comprensorio istituito in epoca fascista – pur avendo una dimensione metropolitana nettamente più vasta nel primo caso e quasi identica nel secondo. Un dato semplice quanto basilare come la densità insediativa bastava a rilevare il paradosso: quella delle Province di Milano e Napoli era assolutamente di tipo urbano e del tutto analoga a quella del solo Comune di Roma.

Con la L. 142/90 Ordinamento delle autonomie locali furono finalmente riconosciute giuridicamente, sia pur con almeno vent’anni di ritardo sulla scena europea, le Città Metropolitane, ma per la loro traduzione in pratica si è dovuta attendere la L.56/2014 Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. Ma il problema, soprattutto per Milano, è ben lungi dall’essere risolto, in quanto la metropoli si trova a dover far conto con una perimetrazione del tutto inadeguata.

L’attuale perimetrazione della Città Metropolitana di Milano, perfettamente coincidente con quella della ex Provincia di Milano ed estesa per 1.576 km2 con 3.218.201 abitanti per una densità media di 2.042 ab/km2, vigente dal 1 gennaio 2015, non è per nulla significativa.

Restano infatti esclusi dall’area metropolitana milanese nientemeno che la prima storica direttrice di conurbazione industriale milanese quanto italiana, la Milano-Monza, il cui comune capoluogo dista appena 4km completamente urbanizzati ad altissima densità da Milano, sì che assieme ad altri può tranquillamente considerarsi di prima cintura rispetto al “core” metropolitano (ancorché tecnicamente in seconda cintura rispetto al Comune di Milano confina infatti con la A52 Tangenziale Nord Milano e col raccordo autostradale che circonda Milano Città), gran parte del distretto industriale del Sempione e l’aeroporto intercontinentale di Milano Malpensa. Per contro rimane compreso, al di fuori di ogni logica di gestione metropolitana del territorio, il Comune agricolo di San Colombano al Lambro, a 35 km di campagna da Milano.

Un’area metropolitana così definita non può funzionare.

Che tipo di rappresentatività può garantire ad un’area urbana estesa e complessa come quella milanese una perimetrazione che le amputa gran parte le due direttrici di conurbazione principali e l’aeroporto intercontinentale?

Che senso ha per Saronno, legato a quattro binari a Milano Città e distante 19’ di urbanizzato continuo lungo la via Varesina, ricadere amministrativamente in Provincia di Varese?

A cosa è mai servito istituire la Provincia di Monza e Brianza l’11 giugno 2004 (1) (dunque non si tratta nemmeno di una perimetrazione ereditata come retaggio della storia pre-industriale) quando non esiste studio urbanistico o anche più banalmente osservazione satellitare o diretta che non provi aldilà di ogni ragionevole dubbio come tale area urbana (seconda per densità tra le province italiane) sia completamente inclusa nell’area metropolitana milanese e ne rappresenti anzi il settore dove la conurbazione è più stretta e compatta e le relazioni più intense?

Quale utilità presenta il fatto che l’aeroporto noto nel mondo come Milano Malpensa, secondo in Italia per passeggeri e primo per merci, primo del Nord Italia e uno dei due unici aeroporti intercontinentali del Paese figuri in provincia di Varese, quando le relazioni con Milano sono almeno dieci volte più forti e più consolidato è anche l’urbanizzato che li separa?

Si immagini se in Europa si sarebbe mai accettata una Banlieue parigina che escluda la Dèfense e l’aeroporto Charles De Gaulle. Eppure a Milano succede. La corrispondenza, automatica quanto fallace, tra le perimetrazione delle ex Province e delle neo Città Metropolitane penalizza in particolar modo Milano. Non Roma, la cui provincia di gran lunga più estesa dell’area metropolitana capitolina la include con largo margine, tanto che la densità media figura due volte e mezzo inferiore a quella della Città Metropolitana di Milano, e dove comunque il solo vastissimo Comune ne include gran parte. Non Napoli, la cui Provincia aderisce con molto migliore approssimazione all’area metropolitana vera e propria. Non Torino, il cui perimetro è largamente sovradimensionato, al punto che la densità risultante supera di poco i 300 ab./km2, ma almeno include completamente la Città Metropolitana vera e propria (e, come ovvio, se l’ideale sarebbe una Città Metropolitana che includa tutta e sola l’area metropolitana vera e propria dovendo mancare l’uno dei due è molto meglio sia il secondo, dimodoché il nuovo ente possa comunque disporre di potestà sull’intero territorio). E’ proprio l’Area Metropolitana di Milano, di gran lunga la più vasta, popolata ed economicamente rilevante delle aree metropolitane italiane, foriera di oltre 1⁄8 del PIL nazionale, a rimanere sprovvista di adeguato riconoscimento della propria dimensione metropolitana nella sua interezza.

Eppure gli studi cui attingere per giungere ad una perimetrazione ragionata non mancano di certo.

In base allo studio Le Aree Metropolitane in Italia e i loro caratteri socio-territoriali dell’Università di Milano Bicocca del dicembre 2013 l’Area Metropolitana di Milano, intesa in realtà come regione urbana policentrica transregionale comprensiva anche dei capoluoghi Novara, Varese, Como, Lecco, Bergamo e Brescia, conta oltre 7,5 milioni di abitanti su 7.528 km2 di estensione comprensiva di 858 Comuni, per una densità risultante ancora urbana di circa 1.000 ab/km2, superiore a quella della attuale Città Metropolitana di Roma, mentre la popolazione è paragonabile a quella della maggiore regione urbana d’Europa, la Ruhr, con 11,5 milioni di abitanti e superiore a quella del Randstat Holland con 7,1.

La stessa OCSE identifica per la regione urbana di Milano una popolazione di 7,4 milioni di abitanti.

Si tratta di una perimetrazione del tipo “Regione Urbana Policentrica” eccessivamente ampia, tuttavia risulta più sensata, in termini di urbanizzato e relazioni, di quella attuale.

Le stime storiche ISTAT ed EUROSTAT individuano la vera e propria area metropolitana di Milano come l’attuale Città Metropolitana (ed ex Provincia) meno il Comune di San Colombano al Lambro (2) più la Provincia di Monza e Brianza e l’area Saronno – Busto Arsizio – Gallarate – Malpensa in provincia di Varese. Tale perimetrazione conta oltre 4,3 milioni di abitanti su circa 2.250 km2, per una densità media di circa 1.911 ab/km2 e corrisponde in effetti col concetto di FUA (3) ripreso anche dall’OCSE.

Il recente studio ISTAT La nuova geografia dei sistemi locali pubblicato nel 2015 individua per la metropoli milanese quattro diversi livelli di perimetrazione valutati scientificamente, ovvero:

Il Sistema Locale (SI) (4), comprendente 174 comuni estesi per 1.838 km2 con 3.685.101 abitanti per 2.005 ab/km2;

• La Metropolitan Area (MA) (5), comprendente 252 comuni estesi per 2.633 km2 con 4.073.812 abitanti per 2.032 ab/km2;

• La Functional Urban Region (FUR) (6) comprendente 347 comuni estesi per 4.129 km2 con 4.766.091 abitanti per 1.154 ab/km2;

• L’Area Metropolitana Funzionale (AMF) (7) comprendente 363 comuni estesi per 4.431 km2 con 4.869.226 abitanti per 1.099 ab/km2.

Le densità risultanti, sempre superiori ai 1.000 ab/km2 e dunque di tipo urbano dimostrano l’effettiva natura delle aree urbane delimitate dalle perimetrazioni ottenute. Tuttavia esse sono definite maggiormente sulla base di criteri legati al principio dell’autocontenimento dei flussi pendolari che all’effettivo continuum urbanizzato e, in particolare negli ultimi due casi, danno luogo ad aree effettivamente più vaste della Grande Milano, pur magari escludendo centri già ad essa conurbati.

Uno studio che offre una più efficace perimetrazione dell’area metropolitana milanese per approssimazione all’effettiva Forma Urbis ed al consumo di suolo reale dell’agglomerazione milanese è World Urban Areas, presentato annualmente da Demographia (8), giunto alla X edizione nel 2016 e ormai ampiamente ripreso da altri studi, atlanti geografici ed enciclopedie, compresa Wikipedia.

In base ad esso, l’Area Urbana di Milano comprende la Città metropolitana di Milano meno il Comune di San Colombano al Lambro, la Provincia di Monza e Brianza e parte delle Province di Varese, Como e Lecco con 326 Comuni in totale, conta 5.264.000 abitanti ed è estesa per 1.891 km2, con una densità media di 2.784 ab/km2.

Tali dati ne fanno di gran lunga la prima d’Italia (seguono Roma, Napoli e Torino con 3,8, 3,7 e 1,5 milioni di abitanti, uniche nel Paese a superare la soglia di 1 milione di abitanti), la terza UE dopo Parigi e Madrid (9), la sesta dell’intero Continente Europeo dopo Londra, Mosca, Istanbul, Parigi e Madrid (superate invece Barcellona, San Pietroburgo e tutte le metropoli tedesche) e la 69° del mondo, ove sono 468 le metropoli con oltre 1 milione di abitanti e oltre 1.000 le grandi città dai 500.000 abitanti in su.

La densità media decisamente urbana, nettamente superiore a quella del solo Comune di Roma (2.232 ab/km2), circa tre volte e mezza più alta di quella della Città Metropolitana di Roma Capitale, superiore di 1⁄3 a quella della Città Metropolitana di Milano e sempre maggiore a quella delle pur meno popolate e spesso più vaste aree individuate dagli altri studi, pur restando imperniata su di un’area monocentrica quanto radiocentrica, conferma la migliore approssimazione alla reale dimensione urbana della metropoli milanese.

In ogni caso, i diversi studi confermano per Milano una natura metropolitana interprovinciale e un ordine di grandezza di circa 5 milioni di abitanti su 2.000 km2, per 2.500 ab/km2.

La possibilità (l’opportunità è certa) per la Città Metropolitana di adottare perimetri diversi da quello ex- provinciale non è solo teorica o limitata al mondo scientifico-accademico. Le stessi Leggi di riferimento, pur essendo le medesime a sancire il perimetro provinciale come opzione iniziale automatica, lo prevedono.

La L.142/90 cita infatti al Capo VI Aree Metropolitane, Art. 17 Comma 6 che “Quando l’area metropolitana non coincide con il territorio di una provincia si procede alla nuova delimitazione delle circoscrizioni provinciali o all’istituzione di nuove province”.

Anche la L.56/2014 ricorda testualmente all’art. 1 comma 6 “Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia omonima, ferma restando l’iniziativa dei comuni, ivi compresi i comuni capoluogo delle province limitrofe, ai sensi dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione, per la modifica delle circoscrizioni provinciali limitrofe e per l’adesione alla città metropolitana”.

Nonostante ciò, nulla è stato intrapreso in tal senso. Perché?

Le difficoltà stanno tutte nella difficoltà che ha la politica di superare i campanilismi e, più in generale, nella stessa preoccupante e sempre più frequente messa in discussione del principio della Democrazia Rappresentativa.

Sempre più spesso abbiamo assistito in questi ultimi anni a decisioni tanto importanti quanto squisitamente tecniche affidate a referendum per l’incapacità della politica di giungere ad una soluzione, un caso su tutti la Brexit, ma non sono rari anche gli esempi italiani. L’istituzione referendaria, così come i pareri locali espressi dai vari comitati e associazioni o financo singoli cittadini sono ovviamente e giustamente previsti e tutelati dalla Costituzione.

Tuttavia queste forme partecipative, come tutto in Democrazia, devono sottostare a limiti e regole precise. Come ha ricordato giustamente Piero Angela “la velocità della luce non si decide per alzata di mano”.

Fuor di metafora, esistono aspetti tecnici e scientifici che sul piano tecnico e scientifico devono essere valutati; tra questi dovrebbe rientrare anche la delimitazione delle aree metropolitane.

 


(1) Divenuta operativa nel giugno 2009.

(2) Il Comune, un piccolo centro agricolo nella Bassa Padana lodigiana presso le rive del Po, rimase in Provincia di Milano quando fu istituita la Provincia di Lodi il 6 marzo 1992, con scorporo di 61 comuni del lodigiano dall’allora Provincia di Milano.

(3) Functional Urban Area, Area Urbana Funzionale.

(4) Bacino di autocontenimento dei flussi pendolari, ISTAT, 2014.

(5) OECD, 2012.

(6) Valutazione sulla base dei dati incrociati relativi ai flussi pendolari e al consumo di suolo, Cheshire and Hay 1989; Compagnucci 2015.

(7) SI di Milano con SSII aggregati caratterizzati da almeno il 15% del pendolarismo sul SI di Milano.

(8) www.demographia.com

(9) A seguito della Brexit Londra non appartiene tecnicamente più all’Unione Europea.

ANDREA BRUSCHI

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Lombardia Beer Fest

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Ragazzi, qui si va sul pesante.
Sia chiaro: la birra è sempre buona.

Non si discute su questo punto, vero?

Bene, se non ci sono obiezioni, andiamo avanti.

Quindi: la birra è indiscutibilmente un’ottima scelta in qualunque circostanza. Ma. Esiste quella più buona e quella meno buona e, stranamente (ma nemmeno così tanto), quelle dal sapore più intenso, corposo e gustoso sono sempre quelle artigianali. Sempre.

Siamo d’accordo anche su questo, vero?

Se siamo d’accordo, allora posso finalmente proporti un evento pazzesco: in Piazza Città Lombardia approda la prima edizione del Lombardia Beer Fest, il festival dedicato esclusivamente alle birre artigianali lombarde.

Da domani fino a domenica, potrai passare quattro giornate all’insegna del nettare degli dei, quello buono, robusto e saporito, proveniente dai migliori birrifici artigianali di Milano, Bergamo, Brescia e tutte le altre città della regione e se ti viene fame, potrai accompagnare le tue bevute (perchè in questo caso sono proprio le bevande la portata principale) con lo street food degli stand selezionati da niente meno che STREEAT, l’European Food Truck Festival e, magari, puoi ascoltare la selezione musicale della Barley Arts Promotion mentre sorseggi dal tuo boccale, che dici?

Insomma, c’è tutto quello di cui hai bisogno: sembra il paese dei balocchi. Che bel modo di passare il fine settimana, vero?

Approda a Milano la prima edizione del Lombardia Beer Fest, il festival dedicato alle birre artigianali che rimarrà in piazza Città di Lombardia fino a domenica.

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L’ISOLA che c’è a Milano: storia di un quartiere divenuto mito

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C’era una volta un’Isola a Milano, e c’è ancora. Ieri terra di nessuno e sancta sanctorum della mala di Milano, la Ligera, oggi questa isola – chiamata Isola – è il paradiso di motociclisti col ciuffo impomatato, donne in gonna a palloncino, barber shop all’ultimo grido e osterie tipiche milanesi.

La foto qui sotto, per esempio, riproduce una giornata tipica da Bullfrog Milano, barberia per gentlemen metropolitani. Gettonatissima dal 2012, sembra aprire un varco temporale facendoci tornare ad almeno cento anni fa, cioè a quando Isola era un mondo a sè rispetto al resto di Milano. 

Oggi, per esempio, nessuno chiamerebbe gli abitanti di Thaon De Revel ‘isolati’, eppure questa foto parla chiaro: 

 Questo perché Isola, in soli dieci anni, è rinata, si è trasformata, e questo cambiamento è avvento in modo così radicale da quasi nascondere la ragione del suo nome. E allora…

Perché Isola si chiama così?

Partiamo col dire che, come altri quartieri di Milano (Lambrate), Isola era uno dei Corpi Santi di Milano, una terra di cascine agricole che venne annessa al Comune solo nel 1873.

Siamo gli anni del primo piano regolatore di Milano, il Piano Beruto.
Il Naviglio scorre ancora su Melchiorre Gioia.
Chi può, dal Sud, arriva a Milano per lavorare nelle fabbriche di nuova costituzione, come la Pirelli in Bicocca o la Brown-Boveri a Lodi.

Quando va bene, trasferiscono con loro mogli e figli. Abitano in casoni, numerosissimi, con un bagno unico collocato alla fine della ‘ringhiera’.
Quando va male si danno alla rapina e ai furtarelli. Quei pochi che non conoscono il dedalo di vie e di palazzi che insiste in questa porzione settentrionale a nord di Milano, difficilmente vogliono avventurarcisi.

Molti si ricordano ancora dei lanci di frutta e oggetti dalle finestre contro l’esercito nazionale.  Tutti sanno che il limite invalicabile è la ferrovia di Garibaldi, in costruzione. Ed ecco la ragione dell’Isola.

Per poter passare da una parte all’altra di Isola  e perdersi nelle sue storie, tra le cantanti da ballatoio, i tangueri da cortile appena tornati dalle Americhe, prima di lasciarsi abbracciare dalla Casbà de Milan – così verrà chiamata per tanto tempo Isola – c’era solo un ponticello. Questo:

E questo rimarrà l’unica forma di collegamento tra Isola e Garibaldi almeno fino agli anni anni ’60, quando entrerà in funzione il cavalcavia Eugenio Bussa.  

Un micromondo, quello di Isola, che oggi continua a costellarsi di una varietà di personaggi, storie ed eventi memorabili (è arrivata anche la Design Week). A fare da palinsesto per tutti e rimanere aggiornati: www.zonaisola.it/il-quartiere.

PAOLA PERFETTI

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L’infelice debutto del grosso lampadario della Scala

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Quando nel 1821 fu inaugurato alla Scala il grosso lampadario con 84 lumi, ci fu un vespaio di critiche. Le dame della nobiltà, infatti, per la luce eccessiva si videro costrette a prestare più cura ai loro abiti.

Evanescence in Milan

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Correva l’anno 2003.
Io non conoscevo ancora il mondo del metal e non lo volevo conoscere.

Un giorno, passa in radio una canzone che mi lascia… sbalordita.

L’ascolto fino all’ultima nota, immobile, rapita, senza fiatare.

Quella voce femminile che sembra invocare aiuto, quella controparte maschile che sembra tenderle la mano e quella musica così penetrante mi sono rimaste in mente per anni, ma non sapendo nè il titolo nè il nome del gruppo, non sapevo come rintracciare il brano.

Nel 2006, dopo ben 3 anni, ero entrata a piedi pari nel mondo dell’heavy metal e dell’hard rock e passavo le serate su Rock TV.

Mentre sono in cucina, sento finalmente quella canzone che mi tormentava dalla frustrazione di non poterla riascoltare per intero. Corro davanti alla tv e leggo il sottopancia: è “Bring me to life” degli Evanescence .

Da quel momento, non li ho più mollati: ho comprato il loro primo cd, “Fallen“, poi il secondo (che era appena uscito), “The Open Door“, e per un periodo sono stati la mia band preferita, nonostante i continui scioglimenti e i successivi ricomponimenti con altri membri.

Chi non cambiava mai era sempre lei: Amy Lee. Quella voce, quelle parole e quelle melodie che solo lei sapeva creare erano gli Evanescence… e lo sono tutt’ora.

Questa sera, alle 21.00, dopo 5 anni dall’ultima volta, questa band torna finalmente a Milano, all’Ippodromo di San Siro, per riproporre i loro classici e i nuovi pezzi.

Una serata che non mi perderò assolutamente, anche a costo di stare in piedi davanti all’Ippodromo a sentire da fuori la loro musica. Se invece tu sei più furbo di me e preferisci prendere il biglietto, puoi acquistarlo online pagando 36.80 euro.

Direi che per un gruppo come gli Evanescence ne vale proprio la pena, non credi?

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