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Il giorno dell’indipendenza: le 7 possibili nuove Repubbliche autonome dentro l’Italia

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Ph. RobertoSFR

Periodicamente nella storia torna in auge la voglia di indipendenza e di autodeterminazione dei territori. Al momento siamo in un periodo di forze contrarie, con gli stati arroccati sulla difesa dello status quo e che guardano con terrore qualunque rivendicazione autonomista. Ma come insegna la storia, il vento spesso cambia direzione.

Non solo San Marino e Città del Vaticano: quali sono i territori italiani che potrebbero auspicare a diventare degli stati indipendenti? E con quali motivazioni. 

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Il giorno dell’indipendenza: le 7 possibili nuove Repubbliche autonome dentro l’Italia

#1 Isola d’Elba: da sempre un unicum nel Tirreno, potrebbe competere con le Baleari 

Credits elbacaposantandrea IG – Isola d’Elba

L’Isola d’Elba è la più grande delle isole dell’arcipelago toscano, la terza più grande d’Italia. Fa parte di Livorno a livello amministrativo ma è in grado di sostenersi in modo autonomo da provincia e regione. Ospita anche un piccolo scalo aereo che la collega a Milano e ad alcune città della Svizzera.

Storicamente è sempre stata un’isola considerata a se stante rispetto al resto d’Italia: nel mondo viene abbinata a Napoleone. 

Trasformata in uno stato indipendente, l’Isola d’Elba potrebbe accrescere ancora di più il fascino generato dai suoi paesaggi naturali e attirare ancora più turismo, potendo così competere con le Baleari come isola della libertà. 

Leggi anche: Da Milano all’isola d’ELBA in un’ORA

#2 Pantelleria e Lampedusa: uno stato ponte tra Europa e Africa, nuova oasi fiscale alternativa a Malta

Credits @laura_manfredi IG – Lampedusa

Lampedusa e Pantelleria si trovano all’estremo limite sud dei mari di competenza italiana, al largo delle coste africane. Oggi sono considerate un corpo estraneo, anche geograficamente sono più vicine all’Africa che all’Italia. Soprattutto Lampedusa è anche soffocata dal problema immigrazione selvaggia che forse da Roma sono troppo lontani per gestirla con efficacia. 

Se fossero indipendenti potrebbero valorizzare e proteggere al meglio le proprie risorse naturali e assumere un ruolo di peso nello scenario internazionale in quanto crocevia tra Italia e Africa. Oltre a poter dotarsi di una propria normativa fiscale che possa renderle più attrattive per residenti facoltosi e per nuove aziende. In competizione con la vicina Malta. 

#3 Lunigiana: il territorio compresso tra Toscana e Liguria potrebbe rinverdire i suoi gloriosi fasti

Credits paola_zirattu IG – Lunigiana

La Lunigiana è una regione storica compresa tra Toscana e Liguria, che trae il proprio nome dall’antica città romana di Luna, e corrisponde geograficamente al territorio compreso nel bacino idrografico del fiume Magra.

L’influenza della città di Luna, diventata il porto più importante del mar Ligure, fu così grande in epoca romana da connotare col proprio nome l’intero territorio circostante. L’indipendenza la farebbe tornare agli antichi fasti di un tempo e potrebbe bilanciare il principato di Monaco all’altra estremità della Liguria. 

#4 Trieste: una città in declino, trascurata dall’Italia, potrebbe diventare la Montecarlo dell’Est Europa 

Credits: italymypassion IG

Trieste è il capoluogo della regione a statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia.  Una città ricca di storia e da sempre un incrocio di culture, a confine con la Slovenia, dopo la Seconda Guerra Mondiale ci fu un tentativo per rendere Trieste indipendente. Come previsto dall’articolo 21 del trattato di Parigi fra l’Italia e le potenze alleate firmato nel 1947, si sarebbe dovuto costituire lo Stato indipendente “Territorio Libero di Trieste”, ma la mancata attivazione delle procedure per la costituzione degli organi costituzionali lo impedì. Con l’indipendenza le verrebbe riconosciuto il suo ruolo storico di città di confine tra Europa dell’ovest e dell’est,  trasformando una città in declino e ormai marginale, nella Montecarlo dell’Est. 

Leggi anche: Questa piazza è il “SALOTTO” d’Italia

#5 Livigno: già ora zona franca, accrescerebbe la sua attrattività anche a vantaggio dell’Italia

Livigno, località montana della provincia di Sondrio a 2000 metri d’altezza, in qualità di zona franca di confine ha già l’esenzione di imposte come Iva e accise che lo rendono il “Duty Free” più alto del mondo. Se diventasse indipendente sarebbe solo un percorso naturale di crescita verso un totale autonomia che la renderebbe più attrattiva e di conseguenza la migliore porta d’accesso per l’Italia dal nord

Leggi anche: TREPALLE di nome e di fatto: è il paese più FREDDO d’Italia

#6 Provincia di Bolzano: l’unica eccezione realmente autonomista in Italia

Credits: viaggi.corriere.it – Bolzano

Il territorio di Bolzano è quanto di più simile al modello di città stato diffuso in tutta Europa e per questo l’indipendenza potrebbe considerarsi solo lo step finale di un lungo processo. Bolzano è già uno dei territori più ricchi d’Italia con un Pil pro-capite di 42.500 euro, con la disoccupazione più bassa al 3,1% e la possibilità come provincia autonoma, di trattenere sul territorio i 9/10 delle tasse riscosse. Se fosse indipendente completerebbe la sua autonomia al 100% e potrebbe accrescere il suo ruolo politico in Europa. 

Leggi anche: Modello BOLZANO: PIL pro capite PIÙ ALTO d’Italia e 9/10 delle proprie TASSE TRATTENUTE sul territorio

#7 Milano: sarebbe la Singapore d’Europa

Il progetto di Milano Città Stato, ossia di dare a Milano poteri da regione, anno dopo anno sta diventando più popolare: il 66% dei milanesi in un recente sondaggio ha dichiarato di volere per Milano i poteri da regione o provincia autonoma.

Nel caso in cui venissero frustrate ancora le richieste di Milano di avere un’autonomia degna delle principali città d’Europa, si potrebbe arrivare a uno strappo ancora più radicale. Se avvenisse, Milano come stato indipendente potrebbe diventare una delle città più ricche del mondo, come una nuova Singapore all’interno dell’Europa. Città stato della libertà e del benessere. 

Leggi anche: Sondaggio Ipsos: 2 MILANESI su 3 vogliono per MILANO poteri da REGIONE o PROVINCIA AUTONOMA!

Continua a leggere con: SAN MARINO: da quasi mille anni simbolo mondiale di LIBERTÀ

FABIO MARCOMIN

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7 cose che l’Italia invidia ai milanesi

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Credits: @paolo_streetshooting IG

Abbiamo chiesto quali sono le cose che il resto d’Italia invidia a Milano e ai milanesi: ecco quali sono emerse.

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7 cose che l’Italia invidia ai milanesi

#1 I soldi

Via Montenapoleone

La ricchezza è forse uno dei primi fattori oggetto di invidia da parte del resto del Paese e non c’è da stupirsi. Il reddito pro capite a Milano è arrivato a sfiorare i 50.000, quasi il doppio rispetto alla media italiana di 26.000. Anche il quartiere più ricco d’Italia è a Milano, mentre il comune più ricco d’Italia è Basiglio, nell’hinterland milanese.

C’è chi ammette che quando vede passare un milanese gli viene voglia di rigargli la macchina. 

Leggi anche: La mappa della RICCHEZZA di Milano: il quartiere più ricco d’Italia e quelli più poveri della città

#2 La dimensione internazionale

Fuorisalone 2019. Credits: @licialupelli (INSTG)

Milano è una delle capitali mondiali della moda, il centro degli eventi per eccellenza, ospita due delle fiere più visitate, il Salone del Mobile e del motociclo. Qui hanno sede il maggior numero di multinazionali e società finanziarie in Italia. Solo a Milano ci sente anche in Europa, una vera città cosmopolita. In una Italia malata di “campanile” si fatica ad accettare che ci sia una città che si confronta più con le grandi metropoli europee che con altre parti d’Italia. 

#3 Le opportunità di lavoro

Credits: nuvola.corriere.it

Nessun altra città in Italia offre tante opportunità di lavoro e di sviluppo delle proprie idee imprenditoriali. Milano mette chiunque nelle condizioni di crescere professionalmente e crearsi una carriera lavorativa di successo grazie anche alla facilità di creare reti e connessioni tra persone.

Un’Italia in crisi e in difficoltà professionale spesso Milano appare come il luogo dove invece ogni sogno di carriera diventa possibile. 

#4 Le coppe dei Campioni

Credits uefa – ac_milan_inter_milan

Milano batte il resto d’Italia 10 a 2 come numero di Coppe dei Campioni o Champions League, il più importante trofeo calcistico per club in Europa. Il Milan con 7 coppe e l’Inter con 3 surclassano l’unica altra città con questo trofeo, Torino con la Juventus ferma a 2, mentre tutte le altre sono a zero. Milano è ancora l’unica città d’Europa ad aver vinto la champions con due squadre diverse. Con il resto d’Italia non c’è proprio partita.

#5 La possibilità di fare di tutto 

surf all'idroscalo
surf all’idroscalo

L’offerta culturale variegata, dal Teatro Parenti al Teatro alla Scala, dal Museo del Novecento al Mudec, ristoranti e locali con tutte le cucine d’Italia e del mondo, la possibilità di fare ogni tipo di sport dal surf all’Idroscalo all’esperienza di volo all’Aero Gravity. Qui si possono sperimentare tutte le novità, dai nuovi fashion brand internazionali alle nuove tendenze in tema di food che scelgono sempre la nostra città come approdo italiano. A Milano la noia non è di casa. 

Leggi anche: Quello che NATURA non le ha dato Milano se l’è CREATO

#6 La rete di mezzi efficienti

Mappa ATM 2021

La rete dei trasporti milanesi è per distacco la più efficiente e capillare d’Italia. Si impiega in media meno di 8 minuti per percorrere un km, camminando solamente per il 12% del percorso totale. Con l’apertura della quinta linea di metropolitana avrà da sola più km di rete di tutte le altre città messe insieme, circa 115 km, ha la rete più estesa di tram e i mezzi su gomma percorrono più km per abitante. 

Leggi anche: La NUOVA MAPPA della METRO: le 4 novità e che cosa manca per essere perfetta

#7 La capacità di organizzazione

1 maggio 2015: inaugurazione Expo (Foto: Andrea Cherchi)

Milano e i milanesi hanno nell’organizzazione uno dei fattori di eccellenza. Lo si vede dalle piccole situazioni quotidiane di svago e di lavoro alle grandi manifestazioni internazionali, l’ultima in ordine di tempo è stata l’Expo2015. In un Paese dove tra il dire e il fare c’è di mezzo un oceano, Milano può innescare grande invidia per la sua capacità di passare ai fatti e di mantenere le promesse. 

Continua a leggere con: I 7 DIFETTI dei MILANESI

FABIO MARCOMIN

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Quando i tram di Milano erano trainati dai cavalli (e tutte le linee partivano da Piazza Duomo)

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I tram sono uno dei simboli di Milano. Riviviamo la loro storia epica. Quando assomigliavano a delle carrozze del Far West. 

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Quando i tram di Milano erano trainati dai cavalli (e tutte le linee partivano da Piazza Duomo)

# La prima linea, a trazione animale

8 luglio 1876. Viene inaugurata la Milano-Monza, la prima linea tranviaria milanese. Era a trazione animale e aveva il capolinea all’inizio dell’attuale corso Buenos Aires per un percorso complessivo di circa 13 chilometri. L’anno successivo, il 24 giugno 1877, si inaugura una seconda linea, la Milano-Saronno, con capolinea all’Arco della Pace.

# Si parte tutti da piazza Duomo

Il 6 giugno 1878 entra in azione la prima tranvia a vapore, diretta a Vaprio. Le prime tranvie del centro urbano, a trazione animale, furono introdotte nel 1881 in occasione dell’Esposizione Nazionale. Le linee avevano andamento radiale, con capolinea in piazza del Duomo, dirette verso le diverse porte cittadine. Ma come si viaggiava sui tram di Milano quando erano trainati da cavalli?

# Come si viaggiava sui tram a cavallo

Quando i tram erano trainati dai cavalli, i passeggeri salivano a bordo dal marciapiede tramite una porta posta sul lato opposto alla guida del tram. Una volta a bordo, ci si sedeva sui banchi in legno disposti lungo i lati del tram. Non c’era ancora il sistema di biglietteria e si pagava il biglietto direttamente al conducente.
Durante il viaggio, i passeggeri subivano gli scuotimenti del tram sulle rotaie che per l’andamento dei cavalli erano molto più forti rispetto a quelli dei tram attuali. 

# Dal 1901 si passa ai tram elettrici

Nel 1892 la Edison presentò un progetto di elettrificazione della rete tranviaria urbana, realizzando l’anno successivo una linea sperimentale, che andava da piazza del Duomo a corso Sempione. L’elettrificazione della rete fu completata nel 1901.

Continua la lettura con: La tram parade: i 7 più amati dai milanesi

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L’isola dei pescatori, l’incanto medievale a un’ora e mezza da Milano

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Credits: @antonella_ardizzone IG

Una minuscola perla dal sapore medievale abitata da appena 50 persone che da secoli si tramandano le tradizioni che rendono quest’isola una delle più pittoresche d’Europa. 

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L’isola dei pescatori, l’incanto medievale a un’ora e mezza da Milano

# L’isola Superiore

Credits: @robertogir IG

Nell’arcipelago borromeo c’è anche lei, l’Isola Superiore o dei Pescatori, il cui nome è un omaggio all’antica professione dei suoi abitanti.
100 metri di larghezza e 350 di lunghezza, questo lo spazio massimo che il Lago Maggiore ha concesso a quest’isola.
Tanto è bastato, fin dal medioevo, affinché la più piccola delle Isole Borromee fosse insediata da famiglie dedite alla pesca, lunga tradizione ancora oggi conservata. 

L’Isola dei pescatori è l’unica, tra le isole borromee, ad essere abitata stabilmente. È separata dall’Isola Bella dalla Malghera, detta anche Scoglio degli Innamorati, ed è anche quella che più di tutte ha conservato intatta la sua essenza medievale.
Facciamo un giro tra i suoi vicoli?

Leggi anche: L’ISOLA dei SOGNI in vendita in Lombardia: costa meno di un ATTICO in centro

# Le reti stese ad asciugare nei vicoli del 1300

Credits: @ronim1975 IG

All’Isola Superiore si arriva in barca, approdando magari da uno dei tour turistici che partono dalle località più belle e note del Lago Maggiore. A vederla dal lago non si intuisce tutta la bellezza, bisogna ormeggiare e girarla per scoprire i vicoli stretti, le case ammassate e cresciute in verticale per sfruttare il poco spazio che l’isolotto mette a disposizione.
La struttura gotica del borgo è rimasta praticamente immutata dal 1300: le vie anguste non permettono il passaggio di automobili, pertanto l’isola si gira quasi esclusivamente a piedi. In questo giro lento si incontrano le reti dei pescatori stese ad asciugare lungo i muri delle loro abitazioni, archi di pietra, scalinate e viottoli pavimentati con ciottolato, in un percorso all’ombra che sembra cercare uno sbocco al sole delle rive lacustri.
L’atmosfera antica ha un sapore romantico, lo stesso che viene evocato dai profumi dell’Isola Superiore.

Leggi anche: Il MISTERO della provincia di VCO

# Tradizioni antiche e moderne

Credits: @_aleflorio IG

L’occasione deve essere quella giusta per visitare la Chiesa di San Vittore, monumento nazionale risalente all’XI secolo, che contiene affreschi del ‘500 tra cui il famoso dedicato a S. Agata. La chiesa ha anche busti in legno dedicati agli apostoli pescatori, di buon auspicio per l’attività e la salute degli abitanti dell’isola.
Quella che un tempo è stata la scuola elementare dell’isola, è oggi il Museo della Pesca, che ripercorre le tecniche di cattura sviluppate nel corso dei secoli.
Questa antica tradizione di pesca, oggi consente anche di abbinare attività di ricezione turistica più moderne. È infatti possibile intercettare i profumi delle cucine a base di pesce e scegliere una trattoria vista lago, per apprezzare le ricette a base di cavedani, trote, persico e l’immancabile frittura di alborelle.

La cosa più incantevole da provare è senza dubbio quella di pernottare sull’Isola Superiore. Mandare via i turisti e lasciarsi sovrastare dalla lentezza dei ritmi di un’isola abitata da 50 persone, godersi il silenzio e la pace e, dopo il tramonto, vedere partire le barche di pescatori che si apprestano a gettare le reti in acqua.

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# Eventi e curiosità

Credits: @gabriele.tassinari0 IG

L’evento senza dubbio più famoso dell’Isola Superiore, è la processione che si tiene ogni anno a Ferragosto. La Statua dell’Assunta viene portata a fare il giro dell’isola, mentre le barche attendono la benedizione tutte illuminate per l’occasione.
Anche il carnevale è un’occasione per riunire all’aperto la comunità, che allestisce una tavolata per consumare tutti insieme polenta e vino.
Un’altra tradizione curiosa è quella che porta i bambini dell’isola a correre tra i vicoli, la sera del 5 gennaio, con barattoli e lattine trascinate a terra, legate a delle corde. Il chiasso serve per svegliare la Befana e farle portare i doni in serbo per i più piccoli.

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# In riva al Lago

Credits: @deborah.mirtillo777 IG

Nel piccolo scrigno lacustre è rimasto intatto anche un boschetto di platani, che è stato per fortuna conservato. È probabilmente una delle caratteristiche più curiose dell’Isola dei Pescatori, perché non ci si aspetta di trovare un boschetto in uno spazio grande come una via di Milano.
Offre riparo e ombra e si trova accanto alla piccola spiaggia in cui è possibile prendere il sole e godersi un panorama mozzafiato.

Una parte poco impegnativa della gita sono senza dubbio le visite al mercatino tradizionale che propone oggetti di artigianato locale, che vanta diversi laboratori di ceramica.
Negozietti e un dedalo di vicoli nell’isola più piccola dell’arcipelago borromeo, dove tutto è proporzionato alle dimensioni junior, un luogo in cui i motori sono spenti (a parte quelli delle barche) e dove silenzio e relax sono i custodi delle antiche tradizioni che da oltre 7 secoli dettano i ritmi

Continua la lettura con: A ROMA c’è l’ISOLA abitata più PICCOLA e ANTICA al mondo

LAURA LIONTI

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Le altre Chinatown: 5+1 quartieri etnici di grande attrazione che potrebbero sorgere a Milano

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Che piaccia o meno, Milano è una città multiculturale: da un lato le banlieue, dall’altro Chinatown. Perché i quartieri segnati dal degrado non possono prendere ispirazione dal distretto etnico più riuscito di Milano e, forse, d’Italia? Questi sono i 5+1 quartieri etnici che potrebbero sorgere in città.

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Le altre Chinatown: 5+1 quartieri etnici di grande attrazione che potrebbero sorgere a Milano

# Le due strade del multiculturalismo: Chinatown o banlieue?

Milano, città internazionale e multiculturale per eccellenza, è un crocevia di identità, culture e storie. Pur non essendo un melting pot come le grandi metropoli internazionali, il capoluogo lombardo guarda all’Italia, all’Europa e al mondo intero. Questo sguardo aperto e inclusivo ha attratto nei decenni persone da ogni angolo del pianeta, che qui hanno trovato una nuova casa e contribuito alla ricchezza culturale della città.

Una città multiculturale, però, può rappresentare due modelli opposti: da un lato, l’autoghettizzazione e le tensioni sociali, dall’altro, l’incontro e la sintesi tra culture. Milano conosce entrambe le realtà. Se i fatti di Corvetto raccontano delle criticità, il successo di Chinatown dimostra il potenziale economico e culturale della valorizzazione delle diversità. Questo modello positivo potrebbe essere replicato, creando nuovi quartieri etnici che diventino punti di incontro per i milanesi e attrazioni per i turisti.

#1 Egyptown a San Siro

La comunità egiziana a Milano è già profondamente integrata, ma un quartiere dedicato potrebbe valorizzarne l’identità culturale e offrire nuove attrazioni alla città. San Siro, con la presenza della scuola araba, è la location ideale. Immaginiamo un’Egyptown con al centro un edificio a forma di piramide, simbolo iconico del legame italo-egiziano. Questa struttura potrebbe ospitare un ristorante tradizionale che offre koshari, un piatto di riso, lenticchie e pasta, condito con salsa di pomodoro e cipolla fritta, e ful medames, uno stufato di fave.

In aggiunta, il quartiere potrebbe ospitare negozi di artigianato egiziano, una biblioteca dedicata alla cultura araba e un centro culturale per workshop su calligrafia e danza tradizionale. L’obiettivo è creare un luogo d’incontro, non di separazione, dove milanesi e turisti possano scoprire la ricchezza dell’Egitto.

Un monumento centrale, come una piramide moderna, potrebbe fungere da simbolo di connessione culturale e diventare un’attrazione iconica. Con festival annuali, come una fiera del cinema egiziano o una celebrazione della musica araba, Egyptown potrebbe trasformarsi in un punto di riferimento sia per la comunità locale che per i visitatori.

#2 La Medina di Viale Padova

Via Padova potrebbe trasformarsi in un quartiere che celebra le tradizioni islamiche, abbracciando culture diverse dal Marocco alla Turchia, dall’Asia Minore al Medio Oriente. Al centro, una grande moschea, già prevista per la zona, potrebbe fungere da punto di riferimento. Attorno ad essa, un bazar, tipico suk, potrebbe ospitare negozi di spezie, tessuti, gioielli e artigianato.

Le strade del quartiere potrebbero essere decorate con archi e motivi geometrici tipici dell’arte islamica, creando un’atmosfera esotica e accogliente. Eventi come il Ramadan e l’Eid potrebbero diventare appuntamenti cittadini, coinvolgendo l’intera comunità milanese. Concerti di musica araba, letture poetiche e laboratori di cucina tradizionale potrebbero arricchire il programma culturale del quartiere, rendendolo una meta vibrante e attrattiva.

#3 UK meets Milan

Un quartiere dedicato alle tradizioni del Regno Unito potrebbe sorgere nei pressi di Porta Venezia, già noto per la sua vivacità culturale. Qui, i milanesi potrebbero immergersi nelle atmosfere britanniche, con pub tradizionali che servono fish and chips e birre artigianali, e caffetterie dove gustare il tè delle cinque, il classico rituale britannico. Le strade potrebbero essere arricchite da elementi iconici come cabine telefoniche rosse, insegne in stile vittoriano e murales dedicati a personaggi come Shakespeare o i Beatles.

Eventi come il St. Patrick’s Day potrebbero coinvolgere tutta la città, con sfilate e concerti. Inoltre, il quartiere potrebbe ospitare un piccolo teatro per rappresentazioni classiche inglesi, da Shakespeare a Oscar Wilde, e una libreria specializzata in letteratura anglosassone. Una scuola di inglese con corsi accessibili a tutti potrebbe completare l’offerta, trasformando il quartiere in un ponte culturale tra Milano e il Regno Unito.

#4 Latinos Milano

Un quartiere dedicato al Sud America potrebbe sorgere tra Lambrate e Niguarda, dove già risiede una folta comunità peruviana. Qui, tradizioni culinarie e culturali di paesi come Argentina, Brasile e Messico potrebbero convivere, offrendo ai milanesi un assaggio delle diverse anime del continente. Ristoranti argentini con asado, la tradizionale grigliata di carne, locali brasiliani con musica samba e tacos messicani potrebbero animare le strade.

Le piazze del quartiere potrebbero essere decorate con murales colorati che rappresentano la storia e le tradizioni sudamericane, mentre mercati settimanali offrirebbero prodotti tipici come il mate, una bevanda a base di foglie di erba mate, spezie e artigianato. Eventi come il Carnevale brasiliano, con parate e musica dal vivo, o il Día de los Muertos messicano, una celebrazione della morte che include altari e coloratissime decorazioni, potrebbero trasformare il quartiere in un palcoscenico di cultura e festa. Una scuola di ballo per imparare salsa e tango completerebbe l’esperienza.

#5 Japantown: il riflesso di Chinatown

Chinatown potrebbe avere il suo corrispettivo giapponese in una Japantown, magari nella zona di Porta Ticinese. Qui, i milanesi potrebbero immergersi nella cultura nipponica, tra ristoranti di sushi e ramen, negozi di manga e anime (fumetti e cartoni animati giapponesi), e un tempio shintoista, luogo di culto delle tradizioni religiose giapponesi, dove celebrare il capodanno giapponese. Le strade potrebbero essere illuminate da lanterne tradizionali e alberi di ciliegio, simbolo della primavera giapponese.

Un cinema dedicato ai film di Akira Kurosawa, uno dei registi più celebri del Giappone, e Hayao Miyazaki, il fondatore del noto Ghibli, potrebbe diventare un punto di riferimento per gli appassionati. Il quartiere potrebbe ospitare workshop di calligrafia giapponese, ikebana (arte giapponese della composizione floreale) e una scuola di arti marziali. Con eventi come il festival del sakura, la fioritura dei ciliegi, Japantown potrebbe diventare un luogo dove tradizione e modernità si incontrano, rappresentando il Giappone in tutta la sua complessità.

#5+1 Dhelitown: l’India a Milano

Infine, un quartiere dedicato all’India potrebbe sorgere in zona Bovisa, quartiere in piena trasformazione. Qui, mercati di spezie, negozi di sari, il tradizionale abito indiano, e ristoranti di cucina tipica potrebbero creare un’atmosfera unica. Le strade potrebbero essere decorate con rangoli, disegni colorati realizzati con polveri, e luci che richiamano le celebrazioni del Diwali, il festival delle luci, trasformando il quartiere in una festa continua.

Un tempio induista potrebbe completare il progetto, diventando un punto di riferimento spirituale e culturale. Festival come l’Holi, il festival dei colori, con le sue polveri colorate, potrebbero attirare visitatori da tutta la città. Inoltre, laboratori di cucina indiana e corsi di yoga con maestri autoctoni dell’india potrebbero arricchire l’offerta culturale del quartiere, rendendolo un luogo di incontro e scambio tra le culture.

Continua la lettura con: E se a Est sorgesse una nuova Milano?

MATTEO RESPINTI

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Le 7 città che potrebbero fare da «exclave» di Milano 

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Credits italydavivere IG - Olbia

L’articolo 132 della Costituzione consente a territori anche non vicini geograficamente di appartenere alla stessa provincia o regione. Ci sono diverse città che per affinità elettive, legami storici e vicinanza territoriale potrebbero essere exclave della Città Metropolitana di Milano. Ecco quali e perché.

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Le 7 città che potrebbero fare da «exclave» di Milano 

#1 Siena, per rendere Milano la città del Palio

Credits vivirenitalia IG – Palio di Siena

A Siena c’è il Palio più famoso e importante d’Italia. Se la città toscana diventasse un’exclave della Città Metropolitana di Milano si potrebbe realizzare un gemellaggio con il Palio di Legnano e promuovere nel mondo questo incredibile evento facendo diventare Milano l’ambasciatrice nel mondo.

#2 Mantova, il gioiello d’arte della Città Metropolitana di Milano

Mantova è città patrimonio Unesco per le sue meraviglie architettoniche e per lo scenario pazzesco in cui immerso, in mezzo all’acqua. Condivide con Milano il genio di Leonardo da Vinci, che a Mantova approdò alla corte di Gonzaga, e potrebbe essere il gioiello d’arte della Città Metropolitana di Milano.

#3 Monza, per ritornare alle origini

Credits: ilcittadinomb.it

Monza gravita da sempre attorno a Milano e fino all’insensata creazione nel 2009 della provincia di Monza Brianza era dentro i confini della Città Metropolitana. La città è in continuum urbano senza interruzioni con Milano e entro il 2030 diventerà il nuovo capolinea della M5, per questo deve assolutamente diventare un’exclave.

Leggi anche: Il SENTIERO MAGICO tra gnomi e streghe nel PARCO di Monza

#4 Vigevano, la corte mancante a Milano

vigevano
vigevano

Vigevano è una città da record, più nell’orbita di Milano che di Pavia, è stata a lungo tra i primi centri di produzione di scarpe al mondo. Tra i motivi per cui dovrebbe diventare un’exclave c’è la meravigliosa piazza Ducale in stile rinascimentale, realizzata su volontà del “milanese” Ludovico il Moro, e il fatto che da anni sta chiedendo di essere annessa alla Città Metropolitana di Milano per affinità culturali e di lavoro.

Leggi anche: 7 Paesi da INCORPORARE nella città metropolitana di Milano

#5 Parma, la città del cibo e della cultura un tempo parte del Ducato di Milano

Credits: @vivoparma Parma 2021

Se Parma diventasse un’exclave di Milano sarebbe come far ritornare indietro nel tempo le lancette quando faceva parte del Ducato Visconteo, a cavallo tra la fine del 1300 e gli inizi del 1500. Anche il cibo lega Parma con la nostra città, la prima è capitale della food valley italiana, Milano ha ospitato l’Expo2015 in cui è stata firmata la “Food Policy” sottoscritta da tutte le nazioni partecipanti all’evento. Infine la cultura con il parmense Giuseppe Verdi che a Milano è diventato uno dei compositori più grandi della storia.

#6 Catania, la Milano della Sicilia

Credits: siciliafan.it – Catania

Catania è l’unica città siciliana che ha una linea metropolitana, che presto permetterà di raggiungere l’aeroporto cittadino. Inoltre è quella meglio collegata al continente, è moderna anche come costumi, ha una gloriosa tradizione musicale, è la città che più di tutte in Sicilia attrae talenti proprio come Milano.

#7 Olbia, l’approdo dei milanesi per la Costa Smeralda

Credits italydavivere IG – Olbia

A Olbia c’è l’aeroporto sardo dei milanesi, l’approdo per le vacanze in Costa Smeralda, la meta preferita da tutti coloro che scelgono la Sardegna. Qui infatti ci alcune delle spiagge più spettacolari d’Italia, da Baya Sardinia a Poltu li Cogghi, c’è la “spiaggia dei milanesi” e i locali più cool dell’estate.

Leggi anche: La SPIAGGIA DEI MILANESI si trova in Sardegna

Continua la lettura con: Mini o Maxi: quali potrebbero essere i CONFINI di Milano Città Stato?

FABIO MARCOMIN

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Il dolce più tipico di ogni regione del Nord Italia

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Ph. @cucinandoconsara_ IG

L’Italia è il paese che viene riconosciuto in tutto il mondo per le sue prelibatezze culinarie. Ogni regione si contraddistingue dalle altre per inventiva nell’arte della cucina. Uno di questi ambiti è sicuramente quello dei dolci, ma quali sono i dolci tipici di ciascuna delle otto regioni del Nord? 

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Il dolce più tipico di ogni regione del Nord Italia

# La Torta di riso – Emilia Romagna

Credits: tavolartegusto.it

Tipica della cucina emiliana è la Torta di riso. A base di latte e riso, grazie anche all’assenza di farina e lievito, dopo la cottura rimane morbida e cremosa tanto da sciogliersi in bocca. Il dolce veniva preparato a Bologna intorno al 1400 durante il Corpus domini per offrirlo a parenti ed amici, motivo per il quale è conosciuta anche come la Torta degli addobbi.

Nella torta ci possono essere canditi, pinoli, liquore alla mandorla o cioccolato. La morbidezza è dovuta alla cottura lente del riso immerso nel latte e nella vaniglia, che la rendono delicata e soffice. Solitamente fatta nel periodo pasquale, la Torta di riso è perfetta per tutte le stagioni.

# La Gubana – Friuli-Venezia Giulia

Credits: e-borghi.com

Originaria delle valli del Natisone, nello specifico di Cividale del Friuli, la Gubana è il dolce tipico della regione Friulia-Venezia Giulia. Il nome ha origini slovene e deriva dalla parola guba (piega) che, per la sua forma a chiocciola, prende il nome.

Il dolce è a base di pasta lievitata con all’interno un ripieno a base di frutta secca e grappa, tipica friulana. Già dal 1409 si hanno testimonianze della sua esistenza quando venne servito in un banchetto in occasione della visita di papa Gregorio XII.

# Il Pandolce – Liguria

Ph. @maria_mangiapan IG

Il dolce tipico Ligure riprende le origini del classico panettone milanese. Il pandolce, spesso denominato “panettone genovese” è il dolce tipico della vecchia Repubblica Marinara genovese.

Se inizialmente si preparava alto, negli anni successivi si è passati alla variante più moderna, ovvero basso. La tradizione prevede che sia il più giovane della famiglia a portarlo a tavola consegnandolo al più grande che avrà invece il compito di tagliarlo a fette.

# Il Panettone – Lombardia

Credits altromercato IG – Panettone Don Bosco

Il Panettone è il dolce tipico lombardo, prettamente natalizio ma proposto dalle pasticcerie durante tutto l’anno. Utilizzato per la colazione, può essere considerato un ottimo fine pasto accompagnato da una tazzina di caffè. A differenza del pandolce, il panettone milanese ha fatto il percorso inverso.

Se inizialmente risultava essere basso e largo, dal 900 fu Angelo Motta a introdurre il pirottino di carta che fece sviluppare il panettone in altezza. Innovazione fu anche la doppia lievitazione, dalla durata di circa 36 ore, prima della cottura. Al suo interno può essere condito da canditi e uvetta, ma questi sono a vostra discrezione.

Leggi anche: I 10 panettoni più buoni del 2020

# Bonet – Piemonte

Ph. @cucinandoconsara_ IG

Il bonet è un dolce al cucchiaio tipico delle Langhe piemontesi. Le sue origini sono molto antiche e pare risalgano al XIII secolo quando questo dolce veniva consumato nei banchetti nobiliari. Viene preparato con la stessa tecnica della crème caramel e del budino. In origine la ricetta non prevedeva l’utilizzo del cioccolato aggiunto successivamente, quando nel XVII secolo fu introdotto in Europa dopo la scoperta dell’America.

La versione originale chiamata alla monferrina è ormai poco diffusa sostituita  da quella che prevede l’utilizzo del cacao. Sull’origine del nome ci sono versioni differenti. Bonet in dialetto piemontese significa “cappello” che generalmente viene indossato alla fine del pasto proprio come il dolce che si consuma alla fine del pranzo o della cena. Una seconda versione vuole che il bonet prenda il suo nome dallo stampo utilizzato per la cottura detto “cappello del cuoco”. Un tempo al posto del rum veniva utilizzato il Fernet perché servendo il dolce a fine pasto questo alcolico aiutava la digestione.

# Strudel – Trentino Alto Adige

Credits: profumodibasilico.it

Il re dei dolci trentini è senza dubbio lo strudel. O forse faremmo meglio a dire gli strudel, visto che ve ne sono diverse varianti, comprese quelle salate. Il minimo comun denominatore per la versione dolce è una generosa dose di mele del Trentino,  preferibilmente Renette o Golden. 

Come sfoglia si usa la pasta matta. All’interno si trovano: uvetta, pinoli, cannella, pan grattato. Il trucco? Gustarlo tiepido.

# Tegole – Valle D’Aosta

Credits: ricette-bimby.com

Le tegole valdostane sono biscotti semplici, croccanti e friabili, tipici di questa regione. Sembra che la storia di questo dolce sia legata a un viaggio. La famiglia dei Boch, che faceva parte di un’antica casata di pasticceri della Vallèe, intorno agli anni ‘30, fecero un viaggio in Normandia e rimasero colpiti da alcune preparazioni capaci di unire il sapore legnoso delle nocciole, a quello aromatico delle mandorle. Al loro rientro, i Boch riuscirono a ricreare il misterioso impasto, dando vita a dei gustosissimi e particolari biscotti. 

Inizialmente, la forma delle tegole era ondulata, per la procedura di asciugatura. Questo, probabilmente, diede origine al loro nome. Oggi, spesso si trovano in commercio delle tegole dalla forma piatta, con delle varianti al cioccolato. Leggeri e fragranti, questi biscotti sono ottimi da inzuppare nel latte, oppure a merenda o come dolcetto per accompagnare the o caffè.

# Fregolotta – Veneto

Screenshot

La fregolotta è un dolce tipico della tradizione Veneta, più precisamente trevigiana. Esteticamente assomiglia alla sbrisolona ma gli ingredienti non sono gli stessi. Il nome deriva  dal fatto che per realizzarla bisogna creare delle “fregole” che in italiano significa briciole.

La ricetta antica non prevede l’aggiunta di frutta secca o cioccolata, ma ormai la tradizione moderna la propone anche con mandorle o gocce di cioccolato

Continua la lettura con I 10 piatti più tipici di Milano

MARCO ABATE

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Il «Palazzo Jazz» di Milano

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Credits: fondoambiente.it

Una delle attrazioni della zona di corso Venezia: il «palazzo Jazz» di Milano per sua forma particolare. Anche utilizzato per registrare un lungometraggio di Michelangelo Antonioni.

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Il «Palazzo Jazz» di Milano

# Il palazzo Fidia: l’edilizia artistica di Aldo Andreani

Il Palazzo Fidia si trova alle spalle di corso Venezia, nello specifico in via Melegari 2. Risalente alla seconda metà degli anni Venti, è la massima rappresentazione artistica dell’architetto Aldo Andreani.

Nove piani in una pianta a V, presenta delle facciate di notevole caratterizzazione ed espressione di originalità e creatività dell’architetto. Grazie allo stile particolare di finestre di ogni foggia inimmaginabile e di bow-window tondi, di cornici, ghiere e dentellature, questo palazzo riesce ad attirare l’attenzione dei passanti.

# La “sarabanda sfrenata” o “jazz architettonico”

Credits: fondoambiente.it

Edificato a partire nel 1929, il palazzo è uno degli elementi dell’area del giardino Serbelloni. Avviata dal “Piano generale di edificazione in terra Sola-Busca” all’epoca di proprietà del conte Gian Ludovico Sola Cabiati, il monumento godeva della vista su un vasto giardino ricco di alberi, salvaguardati successivamente anche da Aldo Andreani. Il progetto iniziale venne presentato nel 1924 e teneva in considerazione anche le aree circostanti.

L’edificio stravagante venne considerato come una “sarabanda sfrenata” o un “jazz architettonico”. Per la sua particolarità, verrà utilizzato nel 1950 dal regista Michelangelo Antonioni per la registrazione di alcune scene del suo primo lungometraggio con protagonista Lucia Bosè che, con un abito da sera, si appoggia disperata al portale del palazzo mentre vede l’amante allontanarsi in taxi.

# La cura ai dettagli: dalla scelta del marmo, alla scalinata dalle linee elicoidali

Credits: fondoambiente.it

Sono presenti numerosi archetti e archi a vento, nicchie e pensiline, timpani e balaustre, pigne e pinnacoli. Possiamo dire che l’architetto ha fatto un minestrone di idee da leccarsi i baffi. Notevole attenzione ai dettagli è stata data all‘atrio, prevalentemente in marmo, che anticipa una scalinata dalle sinuose linee elicoidali. Il richiamo a più stili, la mescolanza di forme e la scelta dei materiali rendo questo palazzo uno dei più originali ed artistici del capoluogo lombardo, nettamente in contrasto con la cultura edile moderna dove la perfezione lineare predomina sull’imperfezione artistica.

Continua la lettura con Il MISTERO sulle VILLE TUDOR in zona Navigli: sono INGLESI o TEDESCHE? 

MARCO ABATE

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Le 7 migliori città dove andare a vivere in Europa per chi ha meno di 40 anni (Times)

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credits: @pop.porto

Spesso pensiamo che per “cambiare vita” sia necessario andare “dall’altra parte del mondo” e ci dimentichiamo che le città europee sono tra le mete più ambite dai giovani di tutto il mondo proprio grazie alla loro qualità di vita molto alta. E allora, se hai meno di 40 anni e vuoi sperimentare una nuova cultura, imparare una lingua e aprirti a nuove opportunità perché non considerare di farlo in una delle città più giovani d’Europa? Queste sono le sette migliori città europee proposte dal Times dove potresti trasferirti per dare una svolta alla tua vita.

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Le 7 migliori città dove andare a vivere in Europa per chi ha meno di 40 anni (Times)

#1 Groningen (Paesi Bassi): la città dei giovani e delle biciclette 

credits: @minisupervan

Nota per avere la popolazione più giovane dei Paesi Bassi, Groningen è anche la capitale olandese delle biciclette, con 145 chilometri di piste ciclabili e il parcheggio coperto per le due ruote più grande d’Europa. Dai quartieri verdeggianti di Schilderswijk e Zeeheldenbuurt, con la loro architettura e i giardini del XIX secolo, alla selvaggia vita notturna intorno al Grote Markt, dove i bar non chiudono mai, Groningen è un’alternativa più giovane, più vivibile (e molto più economica) ad Amsterdam.

Prezzo medio dell’appartamento: £ 229.000
Affitto medio mensile: £ 458
Quartiere emergente: Grote Markt

#2 Aarhus (Danimarca): la patria dell’Hygge

credits: @kunstigkunst

È la seconda città della Danimarca dopo Copenaghen per grandezza e importanza e si proclama la patria dell’Hygge, termine danese utilizzato per definire quel sentimento di conforto, relax e serenità che si prova in un contesto intimo e privato.
La città è stata Capitale Europea della Cultura nel 2017 e negli ultimi dieci anni ha cambiato letteralmente volto grazie a nuovi e importanti progetti urbanistici, come la riqualificazione dell’area portuale con la costruzione del caratteristico complesso di appartamenti Iceberg.
Il vecchio Latinerkvarteret (Quartiere Latino) centrale, con le sue strade acciottolate e le case tradizionali, è il più popolare tra i turisti, ma è Trojborg, vicino all’università nel nord della città, il quartiere più vivace e amato dai giovani.

Prezzo medio appartamento: £ 4.788 per mq
Affitto medio mensile: £ 867 (per un appartamento con una camera da letto nel centro della città)
Quartiere emergente: Trojborg

#3 Nicosia (Cipro): oasi di fascino per studenti e nomadi digitali

credits: @360_nicosia

Capitale e centro dell’economia di Cipro, Nicosia è anche l’ultima città al mondo ancora divisa in due da un confine, la Green Light, che separa la parte turca a nord dalla parte greca a sud. Ben cinque università, i prezzi degli immobili scesi del 21% negli ultimi dieci anni, e la vicinanza con Turchia, Grecia, Libano e Siria, fanno di Nicosia una città dai forti tratti mediorientali e ricca di fascino soprattutto per studenti e nomadi digitali. Trasferirsi qui inoltre non è più così difficile come una volta, dato che il regime dei visti d’oro del paese, che offriva residenza e cittadinanza in cambio dell’acquisto di proprietà, si è concluso a novembre.

Tra le zone più vivaci della città, suggeriamo il quartiere di Chrysaliniotissa, stretto tra l’estremità della Città Vecchia e la Linea Verde, ideale gli amanti dello shopping e della vita notturna, grazie ai numerosi negozi, alle gallerie d’arte e diversi tipi di ristoranti.

Prezzo medio dell’appartamento: £ 120.000
Affitto medio mensile: £ 513
Quartiere emergente: Chrysaliniotissa

#4 Münster (Germania): la città più vivibile del mondo

credits: @muensterforever

La graziosa città di Münster, nel nord-ovest della Germania, è stata votata come la città più vivibile del mondo ed è anche la città più bike-friendly della Germania. Non lontano dal confine con i Paesi Bassi, Munster è anche conosciuta come una mini-Amsterdam proprio per l’uso delle biciclette e la presenza di numerosi musei e gallerie. La città ospita infatti il primo museo Picasso della Germania e con oltre trenta musei dedicati a diversi settori, dall’arte alla scienza e dalla tecnologia alla storia, è uno dei principali centri culturali della regione.

I quartieri Hansaviertel e Hafen attorno al porto sul canale Dortmund-Ems sono noti per la vivace scena dei bar e dei ristoranti, mentre la vicina Hawerkamp, ​​un’ex fabbrica di cemento, ospita numerosi locali notturni e l’annuale Vainstream Rockfest. Dall’altra parte della città c’è l’università, una delle più grandi della Germania e parte integrante del carattere giovane, cosmopolita e disinvolto di questa città.

Prezzo medio appartamento: £ 3.730 per mq
Affitto medio mensile: £ 9.35 per mq
Quartiere emergente: Hansaviertel

#5 Tolosa (Francia): la ville rose, la “Bologna” francese in forte crescita economica e demografica

credits: @nikociccone

Tolosa, conosciuta come la ville rose per il colore rosa dei suoi edifici in mattoni di terracotta, è la quarta città più grande della Francia, con una delle università più antiche d’Europa e più di 100.000 studenti. È anche al primo posto per crescita economica, evoluzione demografica, creazione di posti di lavoro e investimenti in ricerca e sviluppo nel paese. Airbus, il gigante europeo del produttore di aeromobili e principale concorrente di Boeing, è tra i maggiori datori di lavoro della città. Proprio qui ha la sua sede principale e uno dei suoi stabilimenti produttivi.

Prezzo medio della casa: £ 3.206 al mq
Affitto medio mensile: £ 595
Quartiere emergente: Carmes

#6 Malmo (Svezia): città vivace e multiculturale, con uno stretto collegamento con Copenaghen

credits: @raw_nordic

In equilibrio tra architettura medievale e futuristica, Malmo è cresciuta enormemente dall’apertura del ponte Oresund, proprio grazie alle molte persone che pur lavorando a Copenaghen hanno deciso di trasferirsi qui e fare i pendolari con la capitale danese.

La Città Vecchia racchiude piazze ricche di locali e ristoranti con tavoli all’aperto ed edifici storici d’epoca medievale, mentre la città moderna offre attrazioni spettacolari come il grattacielo che si torce su sè stesso di 90° dalla base alla cima e una bellissima biblioteca con la facciata in vetro. L’alto numero di lavoratori internazionali rende Malmo un luogo vivace e multiculturale in cui vivere, dove l’inglese è la lingua franca e tutto è raggiungibile in 15 minuti.

Prezzo medio della casa: £ 365.000
Affitto medio mensile: £ 700
Quartiere più trendy: Mollevangen

#7 Porto (Portogallo): la città sull’oceano dall’alta qualità di vita

credits: @pop.porto

La seconda città del Portogallo è una fiorente cittadina costiera nel nord-ovest del paese che attira turisti e investitori immobiliari da tutto il mondo. Adagiata sulle rive del Douro, Porto ha un clima mite in inverno e mai troppo caldo d’estate, una rete di mezzi pubblici molto efficiente e una qualità delle vita molto elevata. I più giovani animano il Bairro das Artes, che con i suoi numerosi negozi, studi di artisti e spazi di co-working incarna alla perfezione il concetto trendy, giovane e creativo. Un’altra area interessante è il quartiere di Bonfim e la vicina Campanha, dove il mattatoio Matadouro sta per essere trasformato in un enorme centro culturale. Il settore immobiliare in città sta crescendo a ritmi importanti e di conseguenza i prezzi delle case e il costo della vita stanno aumentando ma rimangono sempre al di sotto di quelli di altre città europee simili.

Prezzo medio della casa: £ 284.327
Affitto medio mensile: £ 832
Quartiere più alla moda: Bairro das Artes

Qual è la tua città europea preferita? Faccelo sapere nei commenti qui sotto o sotto il post di Facebook!

Continua la lettura con: il paese in Svizzera che paga chi ci va a vivere

LAURA COSTANTIN

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Sulla metro hai pagato con il contactless ma ti sei dimenticato di ripassarlo all’uscita

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Quell’espressione un po’ così che abbiamo noi che ci dimentichiamo il contactless. 

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Continua con: Quando a Milano incontri in ascensore il tuo vicino di casa

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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7 motivi per trasferirsi a Opera

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Maps - Comune di Opera

Un comune poco menzionato, che a Milano si conosce soprattutto per il carcere, ma che in realtà nasconde molti lati positivi che, se messi in luce, possono trasformarlo in un centro abitato attrattivo, innovativo e positivo.

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7 motivi per trasferirsi a Opera

#1 La posizione strategica

Maps – Comune di Opera

Opera confina a Sud con il Comune di Milano e si trova a 10 minuti di auto dalla provincia di Lodi e dalla provincia di Pavia. Non solo: la sua posizione è ottima sia per procedere sulla direttrice dell’autostrada del sole che per prendere la direzione per la Liguria con la A7.  

A poca distanza si trovano tutti i servizi della città come ospedali, mezzi di trasporto, grandi centri commerciali come Milanofiori o Scalo Milano Outlet, luoghi attrattivi come il Forum di Assago e anche vari cinema. E si possono facilmente raggiungere anche grandi parchi, percorsi immersi nella natura in cui passeggiare come il Parco Agricolo Sud Milano, ma anche cascine dove svagarsi come la ‘Cascina della Fontana’ e la ‘Cascina Gabellina’.

#2 Il collegamento con Milano

Maps – Fermate trasporto pubblico Opera

La via più diretta è quella tramite la statale che porta a Opera in circa 15 minuti. Opera gode anche di collegamenti con Milano tramite mezzi pubblici:

  • autobus in particolare i numeri 172, 194, 220, 222, 83;
  • treno con la linea S13 a Locate Triulzi facilmente raggiungibile con l’autobus;

Manca la metropolitana, che però ancora rimane tra le ipotesi previste dal Comune di Milano, tra cui c’è la costruzione della futura M6 che potrebbe fare capolinea ad Opera.

#3 Le associazione sportive

Atletica Vivian

Opera vanta numerose politiche sociali messe a disposizione dal comune, ciò significa che i cittadini godono di molti servizi tra cui scegliere per impiegare il proprio tempo libero. Sono tantissime inoltre le associazioni sportive presenti su questo territorio come la palestra Island Paradise, la scuola di ballo latino chiamata Latin Hypnotic, la scuola di atletica Atletica Vivian che promuove l’integrazione sociale attraverso lo sport, la scuola di rugby Mastini Rugby 2007, l’associazione podistica dilettantistica Opera Runners e la scuola di karate Shotokan Geritsukido per la difesa personale di adulti e bambini.

Ma ci sono anche tantissime scuole teatrali più o meno professionali come le compagnie teatrali ‘Tutti All’Opera’, ‘Effetto Notte’ e ‘Maskere’ che aiutano a veicolare contenuti che favoriscono l’empatia negli spettatori consentendo al pubblico di portare con sé spunti di riflessione su temi sociali di attualità.

#4 I servizi per gli anziani

prolocoopera IG

Opera è all’avanguardia anche perché offre servizi a quei cittadini che molto spesso sono ignorati, ossia gli anziani. Vengono organizzati gruppi per passare il tempo in compagnia ad esempio giocando a bridge, ma il comune offre loro anche la possibilità di studiare grazie all’Università della Terza Età chiamata “Unitre”.

Inoltre, l’associazione di volontariato “Auser “collabora in convenzione con il comune nel trasporto di pensionati e persone temporaneamente in stato di bisogno, per visite specialistiche e terapie presso i vari enti ospedalieri della ASL 2.

#5 Il sostegno per i genitori

Scuola Secondaria Dante Alighieri

Offre la possibilità ad un ragazzo di completare il proprio percorso scolastico senza allontanarsi troppo da casa, infatti sul territorio ci sono sparse tutte le scuole necessarie che sono raggruppate nell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri:

  • il nido “Hobbiville”,
  • la scuola materna “Don Milani”,
  • le scuole primarie “F.lli Cervi” e “Gianni Rodari”,
  • la scuola secondaria di I° grado “Dante Alighieri”,
  • le scuole secondarie di II° grado tra cui: il liceo scientifico “Italo Calvino”, l’istituto tecnico commerciale “Bernini”, l’istituto tecnico agrario “Italo Calvino”.

In più, ci sono tante iniziative comunali che sostengono le famiglie come l’associazione Leche League che dà una mano a tutte quelle madri in difficoltà sia nell’allattamento dei figli, ma anche per riuscire ad accrescere la loro fiducia nella propria competenza materna naturale. Inoltre, ci sono associazioni che sono un punto di riferimento per tutte quelle famiglie che hanno bisogno di maggiore aiuto come la Siamo Famosih, che promuove e valorizza tutte le iniziative di solidarietà a sostegno della piena integrazione dei disabili, ma anche l’associazione Scout Agesci che ha lo scopo di educare i ragazzi e formarli come uomini e donne onesti e con uno spiccato senso civico. Il gruppo ‘Rete Genitori Rainbow’ si occupa di genitori omossessuali con figli nati da precedenti relazioni eterosessuali, è un’associazione che svolge attività sul territorio anche in collaborazione con gli altri gruppi della Lombardia.

#6 Le politiche integrative

Opera ha un elevato tasso di multiculturalità, anche se elevato risulta comunque inferiore a quello di Milano: a Opera la percentuale di stranieri è dell’8%, a Milano sfiora il 20%. Esistono numerose attività comunali volte al sostegno di tutti quei cittadini che hanno più difficoltà ad integrarsi a livello lavorativo, sociale e culturale. Un esempio è la “Beth-Shalom APS”, letteralmente “casa di pace”, che si costituisce per arrecare beneficio a persone svantaggiate in ragione di precarie condizioni psicofisiche, economiche, sociali e familiari.

#7 Direzioni future sostenibili

Stazione Av

Nel proprio territorio cerca di seguire l’impronta solidale ed ecologica verso la quale, con difficoltà, si sta cercando di andare.

L’Associazione “Baobab” ha lo scopo di promuovere il commercio equo e solidale, il consumo critico e l’adozione di stili di vita più sobri e sostenibili. Per fare ciò organizza incontri pubblici, eventi culturali e corsi per studenti, contribuendo allo sviluppo di un canale commerciale alternativo che beneficia direttamente i produttori del sud del mondo. Inoltre, è presente anche “Leida” ossia la Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente che opera su tutto il territorio nazionale per promuovere il riconoscimento dei diritti degli animali e la tutela dell’ambiente. Si tratta di un’associazione che si propone di contribuire alla diffusione e al consolidamento di una nuova coscienza animalista e di rispetto dell’ambiente, attraverso il dibattito pubblico, le campagne sui mezzi di comunicazione, la formazione nelle scuole ai diversi livelli e il dialogo costruttivo con tutte le istituzioni.

Una direzione futura verso la quale si sta andando, era già stata scandagliata da Milano-Città-Stato nell’articolo sulla costruzione della linea M6.Tra le ipotesi c’è un percorso con capolinea proprio ad Opera, dove potrebbe essere realizzato un hub d’interscambio con i treni dell’alta velocità sulla linea Milano Genova e che potrà consentire ai milanesi di arrivare al mare della Liguria in 56 minuti.

Leggi anche: Saliremo sulla metro per andare al mare? Il progetto di nuovo HUB Metro-TAV alle porte di Milano

Continua la lettura con: «Il centro la sera si spegne»: 3 milanesi su 4 in Area C desiderano spostarsi in periferia o hinterland

MARTA BERARDI

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Villa Zanoletti: il «giardino verticale» di via Mozart

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Villa Zanoletti, nota a tutti come Villa Mozart, è nel bel mezzo del Quadrilatero del Silenzio. Da chi e quando è stata costruita la villa che oggi è ricoperta da piante rampicanti?

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Villa Zanoletti: il «giardino verticale» di via Mozart

# Villa Mozart nel “Quadrilatero del Silenzio” 

Credits: ad-italia.it

Conosciuta da tutti come Villa Mozart, per la via in cui essa si trova, il suo nome è un altro: Villa Zanoletti è un capolavoro déco, stile decorativo molto stilizzato degli anni Venti-Trenta del Novecento, sede della maison di alta gioielleria di Giampiero Bodino. L’abitazione fu costruita nel 1926 dall’architetto Aldo Andreani e venne progettata in una parte del giardino della proprietà Serbelloni e fino al 1996 è stata sede del Rotary Milano. Oggi fa parte del Quadrilatero del Silenzio composto da via Serbelloni, via Mozart, via Cappuccini, via Vivaio. L’oasi del silenzio si contrappone alla frenesia della città e fa si che possano respirare le memori di scrittori come Giuseppe Parini, Alessandro Manzoni e Cesare Beccaria. 

 

# Il giardino verticale ricoperto di piante rampicanti: la «magnifica sintesi tra artificio e natura»

Credits: amici-in-allegria.blogspot.com

Lungo via Mozart si può ammirare Villa Zanoletti. Caratteristica della Villa è il giardino verticale di altri tempi ricoperto di edera che si apre dietro ai Giardini di via Palestro, davanti a Villa Necchi Campiglio. Le pareti della villa sono interamente ricoperte da piante rampicanti che si incastrano perfettamente con le grate in ferro battuto delle finestre.
“Se la fitta pianta rampicante che ricopre villa Mozart cela alla vista la sua raffinata architettura, essa ne prende inevitabilmente la forma, diventando una magnifica sintesi tra artificio e natura e una profezia dell’ambiente urbano che vorremmo.” è ciò che afferma il noto architetto Cino Zucchi.

 

Continua la lettura con FIDIA: il PALAZZO “JAZZ” di Milano

MARCO ABATE

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Leggende e maledizioni legate a Milano: le tre profezie su Palazzo Marino (manca solo la terza)

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San Siro. Credits: @maxgagliano_ph (INSTG)

Verità, finzione o suggestione, le leggende si susseguono e si tramandano di generazione in generazione e giungono fino ai giorni nostri, dove ancora se ne parla e se ne discute.

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Leggende e maledizioni legate a Milano: le tre profezie su Palazzo Marino (manca solo la terza)

# I fantasmi del Duomo, del Sempione e della Scala

Credit: ilparanormale.com

Torino, Londra e San Francisco formano il celebre triangolo dell’esoterismo ma Milano non è da meno. Anche la sua storia è ricca e piena di fascino sul mondo dell’occulto, magia, leggende e maledizioni.
Tra le più celebri, vale la pena ricordare la leggenda di Carlina, conosciuta anche come il fantasma del Duomo.

La leggenda narra che appaia nelle foto degli sposini che si ritraggono felici davanti al
portone principale. Si crede che questo gesto sia il suo augurio di una vita felice, cosa che a lei fu negata a causa di un suo tradimento nei confronti del marito.

Carlina non è l’unico fantasma di Milano. Altra celebrità è la dama velata del Sempione che pare si aggiri ancora nei vialetti del parco dietro il Castello Sforzesco, sempre in cerca di qualche sventurato che alla sua vista s’innamora perdutamente. I due trascorreranno una notte d’amore in una villetta del parco e alla fine la dama svelerà il suo volto di teschio e il povero amante impazzirà.

La Scala e Maria Callas sono legati non solo dall’opera, ma anche dalla leggenda della famosa soprano che pare appaia sul loggione del teatro per spaventare gli spettatori. Si dice che la sua è una vendetta nei confronti di coloro che la fischiarono durante una sua esibizione.

Leggi anche: i 5 fantasmi più terrificanti di Milano

# Le leggende religiose: la colonna del diavolo, San Bernardino e i resti dei Re Magi 

Credit: @viaggistraordinariit

A Sant’Ambrogio troviamo la colonna del diavolo che lottò con il santo che alla fine lo spinse verso una colonna dove vennero impresse i buchi delle sue corna. La leggenda dice che se ci si avvicina a questi buchi si possa sentire un odore intenso di zolfo e i lamenti che provengono dall’inferno.

La chiesa di San Bernardino delle Ossa è celebre per il suo ossario, le sue pareti sono infatti decorate con migliaia di teschi e resti umani trattenuti da reticelle. Si dice che nella notte di Ognissanti, il corpo di una ragazzina riprenda vita abbandonandosi a una danza macabra insieme agli scheletri.

Un’altra leggenda milanese sostiene che i corpi dei Re Magi si trovino nella nostra città e più precisamente nella chiesa di Sant’Eustorgio.

Per confermare questa storia è sufficiente recarsi nell’ultima cappella all’interno della chiesa dove si trova un sarcofago che recita: Sepulcrum Trium Magorum.

Infine c’è quella su Palazzo Marino.

# La maledizione di Palazzo Marino

Credit: @corbezzoli.e.corbelliere

Per noi milanesi, Palazzo Marino non è altro che la sede del nostro comune e del nostro sindaco, eppure la sua storia è ricca di fascino e misteri.

La costruzione del palazzo risale al cinquecento su progetto dell’architetto Galeazzo Alessi e su commissione del banchiere Tommaso Marino (da cui il nome).

Ci fu una grande partecipazione alla costruzione del palazzo, molti scultori della Fabbrica del Duomo vollero dare il loro contributo arricchendo la facciata e l’interno con le loro opere.

Nonostante questo i milanesi, invece, non videro di buon occhio il progetto, si potrebbe quasi pensare a una primordiale speculazione edilizia.

I lavori proseguirono e il palazzo venne terminato, ma purtroppo qualche anno più tardi la famiglia Marino subì un tracollo finanziario e il palazzo fu pignorato dall’amministrazione pubblica.

Durante gli anni della peste, il palazzo, che aveva subito alcuni cambiamenti architettonici, passò nelle mani del banchiere Emio Omodei.

Quando Milano divenne austriaca ritornò a essere proprietà dello Stato e infine alla nascita del Regno d’Italia fu la sede del Ministero delle Finanze, del Pubblico Tesoro e della Dogana.

Insomma la storia di Palazzo Marino è ricca di avvenimenti e di storie, per cui non poteva mancare una maledizione che arricchisse la sua storia.

# Le tre profezie su Palazzo Marino: manca ancora la terza

Credit: it.wikipedia.org

Milano ha subito molte dominazioni nella sua storia e le motivazioni sono numerose, basti pensare che nel 1500 il suo ducato era considerato uno dei più ricchi della zona. Una volta che i francesi si ritirano, gli spagnoli entrarono in città e la loro dominazione durò fino alla prima metà del 1700.

In quel periodo molti milanesi si erano improvvisati imprenditori che in cambio di denaro fornivano prestiti destinati principalmente all’esercito dominante.
E’ proprio in questo periodo che compare il nome del conte Tommaso Marino, un uomo arrogante e prepotente, convinto di poter ottenere tutto grazie al denaro.

La leggenda narra che un giorno vide uscire dalla chiesa di San Fedele una ragazza che catturò subito la sua attenzione che volle subito informarsi su chi fosse. Scoprì che si trattava di Ara, figlia di Sua Eccellenza Cornaro che non era altro che un patrizio veneziano. Marino iniziò a corteggiare la ragazza e quando decise di rivolgersi al padre per chiedergli la mano, ottenne un secco rifiuto.

Cornaro rispose che la figlia avrebbe sposato l’uomo che le avrebbe costruito un palazzo degno delle sue origini veneziane. Tommaso Marino incaricò uno degli architetti più importanti e iniziarono la costruzione di un palazzo nei pressi della chiesa di San Fedele.

Gli intenti del Marino era da subito ben chiari: il palazzo sarebbe diventato una delle regge più sfarzose ed eleganti di tutta l’Europa, ma (come ho detto all’inizio) i milanesi non videro di buon occhio la costruzione del palazzo.

Un giorno, un misterioso profeta, guardando i lavori, predisse che il palazzo sarebbe stato derubato, caduto in rovina e alla fine bruciato.

Le prime due profezie si sono già avverate, infatti, il palazzo ha mandato in rovina Tommaso Marino, che dilapidò la sua fortuna spendendo cifre folli e infine fu derubato e deturpato dagli Austriaci quando conquistarono Milano.

Fino ad ora la terza profezia non si è ancora avverata, ma molti milanesi la temono perché in fondo, molto spesso, alla base di ogni leggenda si nasconde sempre un po’ di verità.

Continua la lettura con: Segreti e leggende dei 5 GRANDI LAGHI della Lombardia

MICHELE LAROTONDA

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Circle Line: tutta la verità sul progetto più desiderato dai milanesi

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Circle line

Il sistema di trasporti milanese è il più capillare in Italia. Non solo: con il completamento della M4 Milano è entrata nella top europea per estensione della rete metropolitana. E ancora non basta: la rete tranviaria di Milano è una delle più estese del mondo. Tuttavia, manca un sistema circolare di interscambio tra linee sotterranee e ferroviarie. Questo penalizza i pendolari che raggiungono il centro dalle stazioni periferiche. Analizziamo cosa hanno realizzato nelle altre città europee e il futuro progetto della circle line milanese.

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Circle Line: tutta la verità sul progetto più desiderato dai milanesi

In Europa le Circle Line esistono da anni in diverse metropoli. Vediamo le principali.

#1 A Londra la “Circle Line” esiste dal 1905, la prima in assoluto

Mappa Circle Line di Londra
Credits: wikipedia.org – Mappa Circle Line di Londra

La prima in assoluto. A Londra, la Circle Line è operativa nella sua forma definitiva dal 1905, con un percorso a spirale che collega Hammersmith a Edgware Road, facendo un giro attorno al centro della città. La linea corre sottoterra nella parte centrale, con gallerie poco profonde e di dimensioni comparabili a quelle delle principali linee ferroviarie britanniche. Si estende per 27 km e conta 36 stazioni, quasi tutte connesse alla rete ferroviaria principale. Condividendo parte del tracciato con altre linee, contribuisce a potenziare l’effetto rete.

#2 A Parigi c’è un servizio di metropolitana circolare svolto da due linee e un anello metropolitano in costruzione

Mappa Metropolitana di Parigi
Credits: wikipedia.org – Mappa Metropolitana di Parigi

A Parigi, le linee 2 e 6 svolgono una funzione simile alla “Circle Line” di Londra, tracciando due semicerchi che si incontrano ai capolinea per collegare le linee metropolitane radiali e tranviarie della città, in modo analogo alle filovie 90-91 di Milano. Il loro percorso copre 26 km con 53 fermate. La principale differenza con Milano sta nel volume di passeggeri trasportati e nella frequenza: grazie all’utilizzo di treni anziché autobus e all’assenza di traffico stradale, queste linee rappresentano un livello di efficienza superiore.

Progetto Grand Paris, Linea 15
Credits: wikipedia.org – Progetto Grand Paris Express, Linea 15

Nella Ville Lumière è il più grande progetto mai realizzato al mondo: il Grand Paris Express. Stiamo parlando quattro linee di metropolitana automatica regionale ad anello attorno a Parigi, oltre al prolungamento di due linee di metropolitana esistenti, per una estensione totale di 200 km. 

In particolare la linea 15, esterna al comune parigino e per la quale è prevista l’inaugurazione nel 2025, è stata progettata per garantire un rapido spostamento circolare tra tutte linee entranti dall’area metropolitana e di raggiungere pendolari all’esterno della regione metropolitana grazie all’interscambio con le altre linee circolari del progetto, la 16 e la 18. Nel 2024 in occasione delle Olimpiadi sono state inaugurate 7 stazioni della linea 14, fino all’aeroporto di Orly e Saint-Denis, tra il 2026 e il 2031 è programmato il completamento di tutta la rete. 

Leggi anche: La rivoluzione dei trasporti metropolitani della Grande Parigi

#3 A Mosca ce ne sono tre, nel 2023 ha inaugurato la Big Circle line, il più lungo anello metropolitano del mondo

Credits: mos.ru – Cartina nuove linee metropolitane Mosca

La città natale di Dostoevskij si è fatta in tre. Sono in funzione infatti una circolare più centrale e due più periferiche:

  • la linea 5, rappresentata dal cerchio marrone nell’immagine, è la prima linea circolare della metropolitana di Mosca, inaugurata nel 1954. Si sviluppa intorno al centro città, collegando le linee radiali lungo un percorso di 19,4 km con 12 stazioni e una frequenza di 90 secondi, in linea con gli standard della capitale;
  • la seconda linea circolare, l’Anello centrale di Mosca (linea 14), attraversa i quartieri centrali e la prima periferia, a circa 4-5 km più esterna rispetto alla linea 5. Questa linea segue il tracciato del piccolo anello ferroviario di Mosca, costruito tra il 1902 e il 1908 in epoca zarista, e trasformato tra il 2012 e il 2016 in una moderna linea a doppio binario con stazioni rinnovate;
  • infine, la Big Circle Line, con i suoi 70 km è la linea circolare più lunga al mondo. In funzione per intero da marzo 2023, conta 31 stazioni e ha 23 interscambi con le stazioni di 11 linee metropolitane radiali, 19 con quelle della ferrovia Moscow Central Circle (MCC) delle linee suburbane Moscow Central Diameters e altri con 11 stazioni ferroviarie. 

Tra le altre Circle Line esistenti, famosa la Sbahn (S41 in un senso, S42 nel senso opposto) di Berlino, oltre a quella di Madrid, il Cityringen di Copenaghen, gestita da ATM insieme al resto della rete, e fuori dall’Europa quelle di Pechino.

Leggi anche: La “BIG CIRCLE LINE”, il più GRANDE ANELLO METRO del MONDO

# La situazione Circle Line a Milano: il progetto approvato e le sue lacune

Circle line Milano
Credits: Urbanfile – Circle line Milano

Una circle line monca quella prevista per Milano. Prevede l’aggiunta di altre 5 fermate, (Porta Romana fase di riqualificazione, Istria con M5, Dergano con M3, Stephenson e MIND-Cascina Merlata) alle 6 esistenti (San Cristoforo, Romolo, Tibaldi, Forlanini, Lambrate, Certosa, Rho Fiera). Rispetto all’ipotesi iniziale di rifunzionalizzazione del tracciato e di acquisto di 20 treni dedicati, il servizio sarà la somma di due linee: la S9 da Rho Fiera a San Cristoforo e la S10, da istituire. La cadenza è stimata in 15′, quindi non una frequenza da linea metropolitana.

Nuove stazioni circle line Milano MIND-Merlata e Milano Stephenson

Una bassa frequenza è senza dubbio un ostacolo alla piena efficienza e all’utilizzo del servizio, problema risolvibile sostanzialmente con l’acquisto di ulteriori treni oltre che da miglioramenti tecnologici. Il numero limitato di stazioni e l’assenza di un tracciato nel quadrante ovest di Milano rappresentano invece criticità che penalizzano il progetto.

Leggi anche: I rendering della futura STAZIONE MIND-MERLATA della CIRCLE LINE

# Il progetto che ci vorrebbe per chiudere il cerchio

Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 – Progetto Circle Line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 – Progetto Circle line

Sarebbe quindi indispensabile realizzare una vera linea metropolitana circolare, sfruttando parte il tracciato della linea S9 ma ampliandolo a 36 fermate e completando l’anello nella zona ovest, come mostrato nel progetto illustrato nelle immagini. Una linea di questo tipo porterebbe Milano al livello di città come Londra, Parigi e Mosca.

# Il tracciato da sud-ovest e nord della futura M6 potrebbe essere una delle soluzioni alternative

Credits Urbanfile – Metro M6 lato ovest

Una soluzione, pur se non proprio l’ideale, potrebbe arrivare dalla futura M6. Secondo quanto dichiarato dall’Assessore alla mobilità di Milano Arianna Censi, potrebbe idealmente chiudere il percorso circolare, pur con un cambio di linea: «Al ministro presentiamo una proposta che ha un obiettivo: completare il percorso di Circle Line per cui chiediamo il finanziamento con lo scopo di connettere tutte e cinque le linee e costruire una rete capillare che faccia da moltiplicatore delle potenzialità del sistema del trasporto pubblico.», queste le parole in occasione dell’invio del progetto al Ministero dei Trasporto a seguito dello stanziamento dei fondi per lo studio di fattibilità. Per capire come potrebbe essere il Il blog Urbanfile ha immaginato ulteriori 14 fermate da sud-ovest a nord, oltre a quelle ipotizzate per il tracciato da Ponte Lambro all’Ospedale San Paolo, con capolinea alla fermata della Circle Line di Mind-Merlata.

Leggi anche: METRO ROSA: come immaginare il LATO NORD

# Le Circle Line che ci vorrebbero: 90/91, tangenziali e super metro della Grande Milano

Circle line

Per fare un vero salto di qualità però, oltre a prevedere di trasformare la circolare filoviaria 90-91 in una vera linea di forza con corsie totalmente preferenziali e asservimento semaforico, il percorso ideale di una “circle line” dovrebbe seguire quello di una se non entrambe le tangenziali e ancora più esterno:

  • Interna: seguendo il percorso delle tangenziali nord, est e ovest.
  • Esterna: seguendo il percorso della TEEM e della superstrada che sostituisce il progetto della TOEM.
  • super metro circolare della Grande Milano: collegando i comuni più esterni della Città Metropolitana dove sono previsti o dove si potrebbero estendere le attuali linee metropolitane.
Gran Milan Express con fermate

L’immagine in alto serve a delimitare in maniera spannometrica le tre Circle Line, esclusa quella filoviaria, per approfondimenti ne abbiamo parlato qui.

Leggi anche: Il Gran Milan Express: la super metro circolare della Grande Milano

Continua la lettura con: La «Grande Circonvallazione», la circle line di Milano con le linee abbandonate: il tracciato del progetto

FABIO MARCOMIN

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10 luoghi incredibili che sembrano all’estero ma in realtà si trovano in Italia

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credit: blogromaislove.com

Tutto il mondo è paese e a conferma di ciò ti proponiamo una classifica con i 10 posti che si trovano in Italia, anche se non lo diresti mai.

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10 luoghi incredibili che sembrano all’estero ma in realtà si trovano in Italia

In America hanno ricreato altre città del mondo, clonandole e riproducendole come le originali. Venezia, Parigi e Londra sono solo alcune delle città riprodotte fedelmente. Anche in Italia abbiamo dei luoghi che sembrano creati ad immagine e somiglianza di altri paesi esteri, ma non tutti sono stati creati dall’uomo… c’è di mezzo lo zampino della natura che anche sta volta ci conferma che alla fine “tutto il mondo è paese”. Ecco la classifica dei 10 luoghi che sono italiani, anche se non lo diresti.

#1 I castelli “scozzesi” d’Abruzzo

credit: virtuquotidiane.it

In Scozia ci sono castelli in ogni dove e scegliere quali tra tutti siano i migliori è davvero un’impresa ardua, anche per gli scozzesi stessi. In Italia i castelli sono un po’ meno diffusi, anche se comunque molto presenti e differiscono uno dall’altro per dimensioni e stili. Tra tutti è possibile individuare anche un castello che più che italiano, sembra proprio scozzese: Rocca Calascio. Questa rocca si trova in Abruzzo, precisamente a 1.460 metri di altitudine sulla Valle del Tirino. Se da anni progettate un viaggio tra i misteriosi castelli scozzesi ma il vostro budget ancora non vi permette di prenotare, nel frattempo potrete godervi questo atipico castello “scozzese” d’Abruzzo.

#2 I Tropici? No, è la Sardegna

credit: sardinianbeaches.com

Quanti di noi pensano spesso “mi servirebbe una bella vacanza rilassante su una spiaggia tropicale? Scommetto che siamo quasi la totalità, e il restante non lo pensa solo perché preferisce la montagna. Viaggiare in Italia può costare meno di un viaggio alle Maldive, ma non sempre è poi così economico, soprattutto quando la meta in questione è la rinomata Sardegna. Tra Cagliari e Villasimius ci sono luoghi che non hanno nulla da invidiare alle gettonatissime Maldive, e neppure alle spiagge cubane: l’acqua trasparente e la sabbia finissima e bianca vi faranno sentire davvero in Paradiso. Se preferite una meta meno ambita e costosa, potrete optare per la spiaggia di Rosignano, in Toscana. Questa banchina è conosciuta per il suo colore chiaro e lucente, ma non è tutto oro ciò che luccica; la spiaggia infatti ha assunto questo colore a causa della vicinanza con l’azienda Solvay, che con i suoi rifiuti inquinanti di calcio e calcare ha letteralmente sbiancato la sabbia. Nonostante non sia consigliato fare il bagno, la spiaggia sembra proprio un “clone” delle Maldive.

#3 I Canyon piemontesi

credit: bls.ch

Tra i luoghi turistici più frequentati al mondo ci sono i canyon, ovvero delle valli più o meno profonde che si formano grazie all’erosione delle rocce, avvenuta per la forza di corsi d’acqua come fiumi o torrenti. In America, ad esempio, è famosissimo l’Antelope Canyon, in Arizona. In Italia abbiamo un luogo simile a questa strabiliante gola americana e si trova in Piemonte. Nella Val d’Ossola, vicino a Verbania, è possibile visitare gli Orridi di Uriezzo che sono tanto inaspettati quanto poco conosciuti.

#4 Le dune desertiche di Piscinas

credit: abdigitalphoto.com

Questa è un luogo riservato agli amanti del deserto, ma non è altrettanto temerario. Infatti le dune di Piscinas, in Sardegna, offrono ai turisti l’opportunità di vivere un viaggio sulle dune, senza rischiare di morire di sete. A differenza del deserto del Sahara, qui il mare è a due passi e chi sa quanto sia faticoso camminare sulle dune ne capirà velocemente il vantaggio: un bel bagno rinfrescante dopo l’estenuante fatica. Il momento migliore per apprezzare a pieno questo luogo è indubbiamente il tramonto, che rende il tutto più colorato e suggestivo.

#5 Il castello moresco del centro Italia

credit: svetatour.it

Dal deserto del Sahara ci spostiamo ma non di troppo, per scoprire una delle più strane costruzioni architettoniche presenti sul territorio italiano: il Castello di Sammezzano. Purtroppo, come ricorda I Viaggi di Fraintesa, il castello non è accessibile al pubblico e l’esterno non rende l’idea di quanto siano eclettici gli interni. Al momento è attivo un movimento civico “Save Sammezzano” per poter tornare a visitare il meraviglioso castello nel futuro più prossimo, ma se proprio si freme dalla voglia di visitare qualcosa di sorprendente, la Rocchetta Mattei è un’ottima alternativa e anche qui sono presenti elementi arabeggianti.

#6 Una vacanza tra i Fiordi Campani

credit: terredicampania.it

In Italia non ci sono moltissimi fiordi a causa della conformazione geologica, eppure anche nel nostro paese c’è un fiordo che può tranquillamente competere con quelli norvegesi: il Fiordo di Furore, in provincia di Salerno. Questo fiordo è diventato, come tutta la Costa d’Amalfi, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO nel 1997 e continua ad attirare oggi una quantità innumerevole di turisti.

#7 Le due Regge di Versailles italiane (e non è Caserta)

credit: turismo.it – Reggia di Venaria

Se si dovesse fare un paragone tra la Reggia di Versailles e una italiana, quasi certamente si penserebbe a quella di Caserta. In effetti la Reggia di Caserta è stata costruita proprio con questo obiettivo: inaugurare una costruzione tanto imponente quanto Versailles. Ma non è l’unica reggia in Italia con un’aura francese, in Piemonte ce ne sono addirittura due: la Reggia di Venaria e il Palazzetto di Caccia di Stupinigi. Qui gli elementi che danno l’impressione di trovarsi a Versailles non mancano, tra corridoi decorati lunghissimi e giardini meravigliosi.

#8 Un angolo di Svizzera alle porte di Torino

credit: guidatorino.com

La Svizzera non è solo puntualità e cioccolato, chi la conosce bene sa quanto siano belli e caratteristici i suoi piccoli villaggi. Tra tutti, quello più celebre è Oberhofen, un piccolo borgo sul lago di Thun che nel 2018 è stato nominato “il più bel villaggio della Svizzera”. Non c’è nulla di più rilassante di una gita domenicale in un piccolo villaggio, per staccare completamente dalla routine cittadina, ma dirigersi in Svizzera non per tutti è così semplice. Anche noi in Italia abbiamo borghi e villaggi dall’atmosfera magica, ma c’è un piccolo quartiere operaio alle porte di Torino che trasporta i visitatori tra le meraviglie svizzere. Stiamo parlando del Villaggio Leumann, costruito nell’ottocento per i lavoratori del cotonificio Leumann in mezzo alle campagne piemontesi. Ad oggi le campagne sono sparite, risucchiate dal processo di urbanizzazione, ma il villaggio resta indubbiamente affascinante e merita di essere il protagonista di una gita domenicale fuori porta.

#9 Un giardino giapponese nel cuore di Roma

credit: blogromaislove.com

La nostra capitale è ricca di giardini e parchi cittadini da cui ammirare il panorama romano dall’alto, ma è anche il luogo perfetto se si cerca un giardino giapponese in pieno stile Zen. Si tratta del giardino dell’Istituto Giapponese di Roma, progettato da Ken Nakajima e grande ben 1453 metri. Al suo interno presenta zone tipiche come ponti e tempietti che ricordano in tutto e per tutto il Giappone; se siete amanti del Paese del Sol Levante ma al momento non potete recarvi in Oriente, potete sempre accontentarvi del surrogato Made in Italy.

#10 I geyser del diavolo che ispirarono Dante

credit: atmanviaggi.it

Non solo in Islanda ci sono i geyser, nonostante questa ne sia la patria per eccellenza. Questo fenomeno naturale è davvero strabiliante e in poche parole sono potenti getti di acqua calda mista a vapore che escono periodicamente da sorgenti termali. La fuoriuscita degli schizzi è uno spettacolo impagabile che anche noi in Italia abbiamo la fortuna di poter osservare, in un luogo che oltre ad essere affascinante è piuttosto inquietante: la Valle del Diavolo, a Larderello, vicino a Volterra in Toscana. Qui i locali hanno tramandato di generazione in generazione la leggenda secondo la quale, lo stesso Dante si ispirò a questi infernali fumi per scrivere la Divina Commedia.

Leggi anche: I 10 LUOGHI più COLORATI del mondo

ROSITA GIULIANO

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Torre Aurora Milano: bellezza o sgorbio?

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Credits aki_lupo_uomo IG - Torre Aurora

A Copenaghen esiste il “palazzo dell’invidia”. Si tratta di un edificio giallo giudicato orrendo dagli abitanti della capitale danese ma che è stato costruito davanti alle ville e case più belle della città. Viene definita la casa dell’invidia perché chi la abita si gode lo spettacolo di un quartiere stupendo e, al contrario, deturpa il panorama per chi vive nelle case delle vicinanze. C’è chi pensa qualcosa di simile anche a Milano. 

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Torre Aurora Milano: bellezza o sgorbio?

# La torre di 18 piani che sfida grattacieli e villette di CityLife

Ph. md_engineering_sv

Torre Aurora è un complesso immobiliare progettato dallo studio Calzoni e Nicolin, che si affaccia sul quartiere Citylife. Sorge sulle ceneri del Bersaglio militare: quando al posto della Fiera c’era la piazza d’Armi, in seguito area convertita in vivaio prima dell’abbandono. E’ composta da una torre 18 piani con mansarde e grandi terrazzi per un totale di 150 appartamenti.

Caratteristica la gabbia di colore oro che riveste completamente uno dei lati della torre, mentre l’altro lato largo è caratterizzato da finestre a filo parete.

Alcuni associano il progetto alle case popolari dei quartieri più periferici di Milano come Corvetto o Gratosoglio oppure all’edilizia sovietica o bulgara, altri non lo disdegnano o lo ritengono un progetto di qualità. Chi avrà ragione? Ecco alcuni commenti ripresi dal blog Urbanfile.

Leggi anche: 3 PROGETTI ICONICI nel FUTURO di Citylife

# I commenti discordi, chi la odia e chi la apprezza: la nuova Torre Velasca?

Credits: @milanocityitalia IG

Partiamo dai commenti negativi: “abito in quella “zona residenziale” e la torre continua ad essere una porcheria. In quella “zona residenziale” non conosco uno che sia uno che ne apprezzi l’estetica. Ci sono tante nuove realizzazioni in zona ex fiera alcune belle altre meno, ma torre aurora batte tutti per banalità, scompostezza, disarmonia.” Oppure “Il concetto di bellezza è relativo ma questo è assolutamente orrendo.” O ancora “Sembra una architettura bulgara. Ma perché approvano certi progetti?”.

Ecco invece chi difende il progetto: “L’invidia è una brutta bestia… non vincerà il premio come miglior edificio 2021 ma non è per nulla paragonabile all’edilizia popolare di periferia… più che bulgaro è semmai scandinavo il design… girate il mondo prima di parlare!!! O ancheNon sono d’accordo. A me non sembra per nulla brutto: al contrario ripropone la poliedricità della città contemporanea, con tutte le finestre di forma e dimensioni differenti, ci sarà molto verde e soprattutto i materiali sono davvero ben studiati. State sereni che è meglio di quanto sembra…!!”

Ruberà lo scettro di grattacielo più divisivo di Milano alla Torre Velasca? 

Leggi anche: TORRE VELASCA: capolavoro o obbrobrio?

Continua la lettura con: il restyling di via Gola

FABIO MARCOMIN

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Nel Medioevo Milano aveva «le Quattro Meraviglie»

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Palazzo Ducale in occasione dell'arrivo del Re di Spagna Carlo III nel 1711

Durante il Medioevo erano famose come le “quattro meraviglie” di Milano. Non tutti oggi sanno quali erano. 

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Nel Medioevo Milano aveva «le Quattro Meraviglie»

Queste erano le quattro meraviglie di Milano nel Medioevo: 

#1 Duomo

Il Duomo nel Settecento

Dedicato a Santa Maria Nascente, è la terza chiesa cattolica più grande del mondo, dopo San Pietro e la cattedrale di Siviglia. La sua costruzione è iniziata nel 1386, durante il periodo del tardo gotico, e ci sono voluti circa 500 anni per completarlo.
La Madonnina venne posta alla fine del 1774. 
Il Duomo detiene diversi record mondiali, tra cui:
– è la cattedrale gotica più grande del mondo, capace di contenere fino a 40.000 persone
– sul Duomo ci sono 135 guglie, rendendolo il complesso di guglie più grande al mondo su una singola struttura
– la Madonnina è la statua in rame dorato più grande del mondo raggiungendo un’altezza di 4,16 metri
– il pavimento interno è composto da un lastricato di marmo che copre un’area di circa 8.000 metri quadrati: è il lastricato più grande di una cattedrale al mondo. Non solo: ogni sezione del pavimento ha un design originale, questo rende il Duomo unico nel suo genere per il pavimento decorato. 

Leggi anche: Il duomo di milano: dieci curiosità e stranezze che sorprendono anche i milanesi

#2 Castello Sforzesco

il Castello Sforzesco nel Settecento

Fu iniziato nel 1368 per volere di Galeazzo Visconti e completato nel XV secolo da Francesco Sforza. Tra il Cinquecento e il Seicento era una delle principali cittadelle militari d’Europa. È uno dei più grandi castelli d’Europa e un caso raro al mondo di grande castello nel centro cittadino.

Leggi anche: 10 cose in cui si potrebbe trasformare il CASTELLO SFORZESCO

#3 Palazzo Ducale

Palazzo Ducale in occasione dell’arrivo del Re di Spagna Carlo III nel 1711

Nato con il nome di Palazzo del Broletto Vecchio, è stato la sede del governo della città durante il periodo dei comuni nel basso medioevo. Il palazzo assunse il ruolo di Palazzo Ducale, cioè sede del Ducato di Milano, e durante il Rinascimento il palazzo divenne uno dei centri culturali più importanti d’Europa, attirando artisti e intellettuali. Dopo l’unità d’Italia, il palazzo fu destinato ad essere residenza dei sovrani italiani quando si trovavano a Milano. Dopo la guerra, dopo l’abolizione della monarchia, il palazzo fu aperto al pubblico e trasformato in un importante sito culturale e museale.

Leggi anche: Quando il grand Hotel Plaza osò sfidare Palazzo Reale

#4 Ospedale Maggiore

La Ca’ Granda, fondato nel 1456 da Francesco Sforza, è stato il primo ospedale di Milano. Nato come “ospedale dei poveri”, fu però fin dall’inizio l’ospedale dove si curavano malati con speranza di guarigione. Le malattie croniche venivano curate in ospedali fuori città. Tra il 1895 e il 1929 l’Ospedale fu smembrato e trasferito in altre sedi, mentre la struttura divenne la sede dell’Università Statale. Insieme allo spostamento si decise di creare un grande ospedale generale a Niguarda. L’ospedale di Niguarda mantenne il nome di Ca’ Granda, mentre il Policlinico tenne il nome di Ospedale Maggiore.

Continua la lettura con: Quando Milano andava allo zoo

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Italiani all’estero: i 7 motivi per cui malgrado tutto «vorrei ritornare in Italia»

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Credits: @italian_places IG - Manarola e aperitivo

Il magazine Berlino Magazine ha raccolto risposte di italiani all’estero per ritornare a vivere in patria. questi sono i 7 dei motivi più gettonati.

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Italiani all’estero: i 7 motivi per cui malgrado tutto «vorrei ritornare in Italia»

#1 L’Italia è casa: «l’unico posto dove non saremo mai degli immigrati»

Credits: Andrea Chechi

Perché forse questi anni di crisi passeranno e troverò in Italia il lavoro dei miei sogni, che mi permetta di fare ciò che mi appassiona nell’unico Paese dove non sarò mai un’immigrata.” (Chiara P.)

Perché voglio continuare a guardare con lo stesso entusiasmo luoghi, persone e storie diverse tra loro, senza sentirmi straniera in alcun luogo o sentirmi del tutto a casa.” (Sara C.)

“l´Italia è in grado di farmi sentire davvero a casa. Qui è tutto bello e magnifico, e ora come ora non riuscirei ad immaginarmi in un altro posto, ma ogni tanto mi sento un po´ spaesata.” (F. L.)

“Per non sentirmi più dentro un generico contenitore che ha come etichetta ‘voi italiani’, ‘voi in Italia’, ma per essere semplicemente ‘io’.” (Maria Severini)

“Perché ogni volta che mi accompagna all’aeroporto mio padre cerca di nascondere gli occhi lucidi, e poi non riuscendoci scappa via.” (Marco Pellegrino)

#2 «Per gli italiani»

Milanesi

“Quando ce ne siamo andati, l’Italia aveva meno da offrirci rispetto alla Germania. Ma qui non ci sono radici, neanche nella foto che teniamo sul comò. La verità è che non vedo l’ora di tornare in Italia, di ritrovarne il calore, riassaggiarne i sapori, riodorarne i profumi. Gli italiani: che mancanza!” (Michela C.)

#3 Per le felicità della vita quotidiana: «famiglia, amici cibo e sole»

Credits: @gelatogram.italia (INSTG)

Quello che mi manca dell’Italia è la mia famiglia, il buon cibo e il sole! L’Italia è come Roma, eterna! È stupenda ma è sempre uguale a se stessa, la sensazione che non cambi mai mi rende il nostro Paese stretto! Chissà forse un giorno ci tornerò” (C.F.)

“Per le cose più banali, ma che, nonostante tutto, c’è sempre il rischio che la nostalgia per loro possa giocare brutti scherzi, se non ora, in futuro: famiglia, vecchi amici, meteo e cibo. Per il momento però non penso di riuscire ad immaginare un mio futuro in Italia se non per scelte che non dipendono da me.” (Andrea D’Addio)

“Penso di riuscire ad immaginare un futuro in Italia nel momento in cui vorrò creare una famiglia.” (Corinne Santucci)

“Per poterne scrivere (sull’Italia). E poi: per i supplì a portata di mano, per la macchia mediterranea a un tiro di schioppo, per il rumore di cucchiaini e piattini al bar, per le campane di Roma, per il gelato artigianale a mezzanotte.” (Sybilla Pace)

#4 «La speranza nel cambiamento»

Ph. Mysticsartdesign

“Posso pensare di ritrasferirmi in Italia solo nel momento in cui mi accorgerò che anche lì potrei trovare una maggiore cura della bellezza, un superiore senso civico, una più forte solidarietà sociale, un nuovo rispetto reciproco, una sicura giustizia civile, una minore frustrazione lavorativa e personale. Insomma una vita più serena.” (Gabriele Iaconis)

“Tornare in Italia? Non nell’immediato, anche se a volte si fa sentire la nostalgia di famiglia, amici e di luoghi legati indissolubilmente all’infanzia e agli anni della crescita. Forse tra qualche anno, se la situazione economica, lavorativa e sociale del Paese migliorerà” (Elisa Leonzio)

#5 «Per il tipico caos italiano»

credit: cicloriparo.wordpress.com

Perché in fondo non si è italiani per caso e a volte viene voglia di riscoprire quel senso un po’ sbagliato, arruffone ed anarchico, di fare le cose alla maniera nazionale. Certo a viverci, in Italia, spesso la si subisce, questa mancanza di rispetto per le regole. Eppure il caos italiano ti mette quasi nostalgia, a vederlo da qui, da un Paese nel quale niente accade per sbaglio, da un luogo in cui anche gli errori avvengono a causa di una regola.” (M.M.)

#6 «Per impegnarci a risollevarla»

Credits: www.comunitanuovacoop.it

Tornerei, perché mi si stringe il cuore di fronte al deserto politico, morale e, ormai, materiale che l’Italia sta diventando, ed è frustrante provare la sensazione di abbandonare la barca che va alla deriva in pessime mani, senza contribuire a invertire la rotta.” (F.R)

“Sono felice per chi, tra i miei connazionali conosciuti all’estero, farà ritorno nel luogo che ci ha dato i natali e lotta ogni giorno per poter tornare arricchito da un’esperienza stimolante e positiva”  (T.R.)

#7 «Perché la amo»

“Posso pensare di ritrasferirmi in Italia prima o poi perché la amo ed è il Paese più bello del mondo e perché vorrei che i miei figli ci nascessero e crescessero vivendone la bellezza e il calore; inoltre finché tutte le persone in gamba lasciano l’Italia, invece di restarci e tentare di cambiarne i lati negativi, niente mai migliorerà, per questo potrei pensare di ritrasferirmici. Qualcuno disse ‘non concordo con te ma lotterò con tutta la mia forza affinché tu abbia la possibilità di esprimere comunque le tue idee’…ecco purtroppo in Italia ciò non esiste, tutti credono di aver ragione e pensano che chi non la pensa ugualmente debba morire…non c’è RISPETTO dell’opinione altrui e degli altri in generale…c’è solo IO, IO e ancor IO…e questo non mi dà nessuna voglia di tornare in Italia…” (Carlo Barbini)

“Perché, semplicemente, sono italiana” (L.D)

Fonte: Berlino Magazine

Continua la lettura con: 10 BUONI MOTIVI per AMARE Milano

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Quando la stazione Centrale era nell’odierna piazza della Repubblica

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Stazione inizio XX secolo

Stazione di Milano Centrale. Fino al 1931 si trovava nell’odierna piazza della Repubblica che si chiamava Piazzale Stazione Centrale, prima, e piazzale Fiume, negli anni del Fascismo. Ecco com’era e come si è trasformata. 

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Quando la stazione Centrale era nell’odierna piazza della Repubblica

# Con il nuovo secolo nasce la necessità di una nuova stazione

A cavallo tra il XIX e il XX secolo per l’aumento del traffico ferroviario con snodo in Milano cominciò ad affermarsi l’idea della necessità di una nuova e più grande stazione Centrale. Questa necessità nacque sia dall’aumento della popolazione della città, che proprio in quegli anni insieme all’industrializzazione andava vedendo crescere la sua ricchezza e il suo prestigio, sia dall’industrializzazione di tutto il Nord Italia a cui serviva una rete di collegamento ferroviario adeguata.

piazzale vecchia stazione

# La stazione degli austriaci

Fino al 1931 questo ruolo di hub ferroviario era stato svolto da un’altra stazione centrale, situata nell’odierna Piazza Repubblica e denominata: stazione di Milano Centrale. Questa Stazione vide i suoi albori, addirittura prima della nascita del Regno d’Italia, legati all’Impero Austriaco, il quale, a causa di precarie condizioni economiche, oltre a vendere, privatizzando, gran parte delle ferrovie del Regno Lombardo-Veneto ad una società capitanata dalla famiglia di banchieri Rothschild, concesse il permesso di costruire una nuova linea ferroviaria intorno a Milano e una nuova stazione.

Stazione 1864

# Lo sdoppiamento della vecchia stazione: la nuova Centrale e la stazione Garibaldi

In occasione della visita del Re Vittorio Emanuele II giunto in treno da Torino venne inaugurata la stazione di Milano Centrale che rimase in funzione dal 1864 fino al 1931. In questa data dopo anni di servizio, in piena epoca fascista, il sistema ferroviario milanese subì una nuova modifica di rilevanza stoica: una parte della stazione preesistente venne arretrata in direzione Nord-Est dando origine all’attuale Stazione Centrale in Piazza Luca d’Aosta.

mappa vecchia stazione

In parte venne arretrata in direzione Nord-Ovest creando la stazione di Milano Porta Nuova, soprannominata “le Varesine”, che poi nel 1963 divenne Stazione di Milano Porta Garibaldi. Tale nuovo assetto studiato per le stazioni ferroviarie di Milano si andò ad innestare un un nuovo anello ferroviario che cingeva la città, più ampio e quindi meno restrittivo per lo sviluppo urbanistico del precedente.

Quell’anello ferroviario iniziato negli anni 30 fu allora molto importante per lo sviluppo di Milano, e ancora oggigiorno è fulcro di cambiamento per la città con il progetto Scali Ferroviari che modificherà e modernizzerà la nostra città negli anni a venire.

Mappa nodo ferroviario con le modifiche dal 1914 al 1931

Continua la lettura con: la Stazione Centrale è la più grande d’Europa

FEDERICO POZZOLI

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«Gli autogrill urbani» sulla tangenziale di Milano: 5 idee per renderli un luogo di incontri speciali (anche per i milanesi)

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Gli autogrill delle tangenziali sono tra le infrastrutture più trascurate della città: spazi grigi, poco accoglienti e scarsamente serviti. Soprattutto non modificano il loro assetto per la vicinanza con la città rispetto a strutture simili delle autostrade. Perché invece non potrebbero distinguersi? Ecco come. 

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«Gli autogrill urbani» sulla tangenziale di Milano: 5 idee per renderli un luogo di incontri speciali (anche per i milanesi)

# Il problema degli attuali autogrill tangenziali

Gli attuali autogrill delle tangenziali sono progettati per il rifornimento di carburante e per il ristoro rapido. Questo approccio trascura un dettaglio fondamentale: le tangenziali sono frequentate in gran parte da pendolari, famiglie e cittadini che hanno bisogni diversi da chi percorre le autostrade. La mancanza di servizi adeguati è un’occasione economica mancata.

La carenza di opzioni di ristoro e di spazi dedicati al relax o, perché no, al lavoro rende gli autogrill delle tangenziali milanesi sostanzialmente inutili. A ciò si aggiunge il fatto che l’adeguamento tecnologico scarseggia e che il design non rispecchia per nulla le esigenze contemporanee quali sostenibilità e innovazione. Questo contesto richiede un cambio di prospettiva radicale e una visione ambiziosa.

Ecco 7 idee innovative per gli autogrill del futuro:

#1 Tecnologie avanzate per una esperienza più ricca

Gli autogrill potrebbero essere dotati di tecnologie avanzate per migliorare l’esperienza degli utenti. Ad esempio:

  • Segnaletica intelligente lungo la strada: schermi e app che mostrano in tempo reale la disponibilità di parcheggi e il livello di affollamento dell’autogrill dalla strada e della strada dall’autogrill.
  • Stazioni di ricarica per veicoli e dispositivi elettrici: aree dedicate sia a chi guida veicoli elettrici che a chi ha necessità di ricaricare il proprio dispositivo. Sarebbe fondamentale che queste zone tecnologiche fossero ben custodite, e magari anche gratuite, per consentire al consumatore di lasciarvi la propria auto e i propri dispositivi in sicurezza e, mentre attende la ricarica, di usufruire dei servizi dell’autogrill in tutta tranquillità.
  • Pagamenti contactless e prenotazioni online: se il pagamento contactless è ormai un must per tutti gli esercenti, sono ancora in pochi quelli che permettono di gestire la propria prenotazione completamente online. Un’app che integri tutta la rete di autogrill, simile a quella in dotazione Tesla per le colonnine elettriche, ovvero che permetta di stabilire con precisione quale è l’autogrill conveniente in base al singolo viaggio, o per esempio, in base allo storico e alle abitudini di un pendolare, sarebbe un’innovazione senza precedenti. Prenotare, pagare e, eventualmente, disdire in pochi secondi, con la possibilità di arrivare in autogrill e trovare ad aspettarci un pasto caldo con sopra il nostro nome.

#2 Centri commerciali o “cittadine commerciali” per una spesa più agile

Con un occhio di riguardo alle famiglie, alcuni autogrill potrebbero evolversi in piccoli centri commerciali: invece del solito minimarket sporco, costoso e sguarnito, ai 4 lati della città potrebbero sorgere delle vie di mezzo tra autogrill e piccolo complesso urbano-commerciale.

Una struttura quadrata con una piazzetta centrale e “blocchi” con ristoranti, aree di intrattenimento e negozi di brand internazionali per attrarre non solo i viaggiatori, ma anche i residenti delle zone limitrofe. Se poi il Comune decidesse di puntare ulteriormente su queste nuove zone, potrebbe essere prevista una deregolamentazione simile al duty-free aereoportuale.

Passando dalle famiglie ai lavoratori, una volta messe in piedi queste “mini-cittadine”, realizzare luoghi pensati appositamente per camionisti e trasportatori, sarebbe un gioco da ragazzi. Una rete comunale di BnB, puliti, poco costosi ed efficienti permetterebbe alla città di sviluppare accordi vantaggiosi direttamente con le ditte.

#3 Zone di relax e coworking

Passando a un altro tipo di lavoratori, per esempio i pendolari, è inaccettabile che, spesso, gli autogrill delle tangenziali siano sprovvisti, verdi o interi, che possano fungere tanto da aree “relax”, dove concedersi una pausa piacevole, quanto da luoghi di coworking.

Con i palazzi e i grattacieli di Milano sempre più affollati, costosi e difficili da raggiungere in macchina, per chi lavora in mobilità, come ad esempio gli agenti commerciali, aree di coworking direttamente sulla tangenziale sarebbero una manna dal cielo.

Con Wi-Fi ad alta velocità, sale meeting e zone tecnologiche con PC d’avanguardia questi servizi diventerebbero presto affollatissimi e potrebbero rivelarsi utili non solo per i pendolari, ma anche per chiunque cerchi un luogo tranquillo per lavorare, senza allontanarsi eccessivamente da casa e senza temere di dover rimanere imbottigliato nel traffico del centro. Anche considerando la possibilità di offrire un luogo di incontro di lavoro tra chi vive a Milano e chi arriva da fuori. 

#4 Design futuristico e sostenibile

A proposito di “cittadine commerciali” e spazi di coworking, lavorare sul design sarebbe fondamentale per trasformare gli autogrill in esempi di architettura avveniristica e sostenibile, capaci di unire estetica e funzionalità.

Si potrebbero realizzare strutture trasparenti, con ampie vetrate, che catturino la luce naturale, creando un’atmosfera accogliente e piacevole per i viaggiatori. Tetti verdi e giardini pensili, ricoperti di piante e arbusti, non sarebbero solo un elemento di bellezza, ma un vero strumento per combattere l’inquinamento prodotto dal traffico in tangenziale. Queste zone verdi agirebbero come filtri naturali, riducendo il particolato e migliorando la qualità dell’aria che si respira in autogrill.

Materiali sostenibili e a basse emissioni di carbonio permetterebbero di ridurre l’impatto ambientale della costruzione. Sul fronte tecnologico, l’integrazione di pannelli solari per la produzione di energia rinnovabile e sistemi avanzati di raccolta dell’acqua piovana, utilizzabile per irrigare i tetti verdi o per la pulizia degli spazi comuni, rappresenterebbero un ulteriore passo verso la sostenibilità.

#5 Ristorazione di qualità e personalizzata

Uno dei punti più critici, ma anche una delle maggiori opportunità per reinventare gli autogrill milanesi, è senza dubbio la ristorazione. Per trasformare i punti di ristoro in vere destinazioni gastronomiche, si potrebbe puntare su una cucina di qualità superiore, portando il talento di chef rinomati direttamente sulla tangenziale.

Ristoranti firmati da chef stellati, con proposte di alta cucina a prezzi popolari, offrirebbero a tutti l’opportunità di provare piatti gourmet senza spendere una fortuna. Menu stagionali, che valorizzano i prodotti locali, potrebbero completare l’offerta, rendendo ogni visita una scoperta culinaria.

Per chi preferisce un’esperienza più personalizzata, gli autogrill del futuro potrebbero integrare una modalità “fai da te” per comporre il proprio pasto da zero. Come nei celebri fast food Subway, i clienti avrebbero la possibilità di scegliere ogni dettaglio: dal tipo di pane alle proteine, fino alle salse e ai contorni, creando un pasto su misura per i propri gusti e necessità alimentari. Questa flessibilità garantirebbe un’offerta inclusiva per tutte le diete, da quelle vegetariane e vegane a quelle senza glutine o low-carb.

Continua la lettura con: «Via i caselli» sulla Milano-Torino: le 4 grandi innovazioni all’orizzonte per l’autostrada del futuro

MATTEO RESPINTI

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