Secondo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.
In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Se tu fossi il Sindaco di una Città Stato, che cosa faresti?”
Secondo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.
In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Se tu fossi il Sindaco di una Città Stato, che cosa faresti?”
Dove: Museo del Design 1880-1980, Via Borsi 9, Milano
Costo: 6 euro
Quando: mercoledì 9 marzo 2016 alle 19
Vi piacciono la storia del design e dell’arredamento? E gli oggetti belli e raffinati? Non potete perdervi, stasera, la visita guidata con approfondimento e aperitivo alla collezione permanente del museo del design , in via Borsi 9.
Cosa ci può essere di meglio del passeggiare in mezzo a oggetti meravigliosi con un buon bicchiere di vino? Lo potrete fare per circa 30 minuti, dalle 19, nell’appuntamento SouvenirANNITRENTA, un excursus nella collezione che va da pezzi italiani a esteri, tra il 1880 e il 1980. (stasera sarà focalizzata sugli anni Trenta).
Visto il successo degli appuntamenti del mese di febbraio, da oggi si replica per tutti i mercoledì di marzo.
Ecco le prossime occasioni di visita:
16 marzo – Il design americano tra il 1900 e il 1950,
23 marzo – Italian style tra gli anni ’50 e ’60,
30 marzo – Italyan style tra il 1970 e 1980
Dovete solo scegliere a quale partecipare, anche tutti e quattro!
#1. visitare e vedere la collezione permanente del museo del design, dal 1880 al 1980, inaugurata il 9 luglio scorso (dopo il Salone del Mobile 2015)
#2. scoprire l’allestimento della mostra, da palazzo Mezzanotte (durante il Salone del Mobile 2015) alla sede permanente
#3. ammirare i 120 pezzi esposti
#4. toccare, sedermi, vivere gli oggetti esposti. Impossibile, non si fa!
#5. vedere e sentire la storia delle raffinatissime e moderne ceramiche di Giò Ponti (nella foto)
#1. la chaise longue di Le Corbusier, e scoprirne la vera storia, non l’ha disegnata lui, ma…
#2. vedere le lampade degli anni Trenta con tutta la loro moderna maestria
#3. scoprire altre storie sconosciute e aneddoti sui protagonisti di un’epoca speciale per il design
#4. un allestimento ad hoc per la serata
#5. poesia negli oggetti
Crediti fotografici: Foto di Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti
Che siano unicum di Milano o idee prese in prestito da altre città, poco importa: chi passa da Milano non può perdersi questa cinquina di occasioni 100% made in Milan.
Che poi: ce ne sarebbero molte di più, ma queste sono veramente speciali. E vi spiego il perché!
Che sia per andare a vedere un’icona del pop italiano tipo Laura Pausini o una leggenda della musica rock internazionale come Bruce Springsteen, l’esperienza di un concerto allo Stadio di S. Siro rimane sempre e comunque da brividi.
Saranno i campioni del passato che hanno calcato questo prato.
Saranno gli assi della musica che qui hanno scritto pagine rimaste nell’immaginario colletivo.
Ma la combinazione tra l’atmosfera del grande Meazza e la magia dei cori suonati sotto il cielo di Milano equivale ad un’ora e passa di pelle d’oca assicurata.
Da quando è stata ufficialmente riaperta, la Darsena è diventata, nelle tiepidi notti estive, il punto di incontro per giovani e meno giovani. Che vogliate semplicemente sgranchirvi le gambe con una passeggiata serale oppure fare quattro chiacchiere con gli amici a bordo d’acqua, con un bicchiere di birra in una mano e la chitarra acustica dall’altra, questo punto di incontro tra i due Navigli è diventato il luogo adatto per voi.
E’ vero, Milano non ha il mare, ma la Darsena è un valido sostituto. E poi, si sa, i milanesi si accontentano di poco e sanno usare l’immaginazione.
Una volta all’anno Milano dedica una notte bianca dedicata all’arte contemporanea, alla scoperta (o riscoperta) di quello che la città può offrire.
Una rete di oltre 60 “luoghi” – gallerie, atelier di design e studi d’artista – che sono spesso al di fuori dei circuiti tradizionali dove far conoscere anche la produzione delle opere d’arte. Che siate collezionisti alle prime armi, semplici appassionati o visitatori occasionali di mostre d’arte, Milano si offre nel farvi conoscere i luoghi in cui l’arte viene creata e venduta – studi d’artista e gallerie, associazioni culturali, e molte altre location insolite della città.
Milano è l’unica città d’Italia che non si crogiola nello splendore di quello che fu, ma si proietta verso il futuro. Negli ultimi cinque anni lo skyline della città è completamente cambiato, alla guglia del Duomo si è aggiunta la guglia versione 2.0 del palazzo UniCredit.
Piazza Gae Aulenti, con i suoi giochi d’acqua dove i bambini giocano d’estate, il calcio balilla gigante 11 contro 11, il wheatfield (campo di grano cittadino) adiacente ed il Bosco Verticale sullo sfondo, reincarna perfettamente la città del futuro, un posto dove il verde e l’ecologia convogliano con architettura d’avanguardia.
Forse Milano sta addirittura superando Berlino?
Da qualche anno inizia a spopolare la magica iniziativa di #cenaconme, che sulla scia di Parigi, ha iniziato a proporre la Cena in Bianco anche a Milano. Di cosa si tratta? Innanzi tutto il dress code è rigorosissimo: total white. Da qui non si scampa.
Dove? Un luogo a sorpresa, sempre diverso e comunicato il giorno prima.
Che sia una strada, una piazza, un parco, lo scopo è quello di trasformare lo spazio aperto in una sala da pranzo. Ognuno porta qualcosa da casa: tavolo, sedie, vivande, stoviglie in ceramica, bicchieri di vetro… niente carta e niente plastica (perché è un evento social ma green).
Si apparecchia e imbandisce la propria tavola con amici, familiari, colleghi, nonni e bambini così da vivere l’emozione di una cena tutti insieme per strada all’insegna delle cinque grandi E: etica, estetica, ecologia, educazione, eleganza.
E alla fine della serata, ognuno sparecchia, porta via tutti i rifiuti (non deve rimanere traccia del nostro passaggio).
All’ultima edizione di luglio scorso, il flashmob si è tenuto davanti al Castello Sforzesco, l’eleganza raggiunta è stata degna dell’immaginario di un banchetto di corte al quale hanno partecipato in migliaia.
D’altronde le cene sono il punto forte degli Italiani, il successo era scontato, no?
Foto: https://www.facebook.com/cenaconme/
ARIANNA RICOTTI
Dove: Presso Associazione ITACA, via Volta 7/A Milano
Costo: ingresso libero
Quando: sabato 19 marzo, dalle ore 9.45 alle ore 17.00
Programmi estivi diversi per milanesi diversi: INFODAY YearOut –
Arriva un po’ di arietta di primavera. I milanesi tirano su il naso e aspettano il momento degli Happy Hours open air. Tra un drink e l’altro si comincia a pensare ai programmi estivi e, a nche se ancora c’è da sdoganare Pasqua, il ponte del 2 giugno e così via, prima o poi arriverà anche l’estate.
Si sa, i milanesi amano stare comodi e le vacanze sono sacre dopo un anno di duro lavoro il meritato risposo. Molti staranno pensando ai grandi classici come Grecia, Formentera, Ibiza, Sardegna, eppure, questa volta, potrebbero andare ancora più lontano e spingersi un po’ di in là.
Quest’estate potrebbero provare un’esperienza di volontariato internazionale. .
Si può scegliere tra Etiopia, Kenya, Uganda, Tanzania, Cameroon, Namibia, India e Costa Rica. Sabato 19 marzo 2016 sarà l’occasione per ascoltare i progetti nuovi ed i racconti di chi è già stato.
Visualizza il programma: http://www.yearout.it/it/incontriamoci/infoday.asp
#1. Suona un po’ sbattimento ma potrebbe diventare l’esperienze più incredibile della mia vita..
#2. Ideare nuovi progetti per chi ne ha bisogno
#3. Scoprire un nuovo paese e la sua cultura
#4. Scoprire il piacere di tanto in tanto di stare senza elettricità (power cut)
#5. Avere il tempo per scrivere quello che vedo, quello che sento…
#1. Persone diverse da me con cui collaborare e da cui imparare
#2. Nuovi amici
#3. Un’evasione unica dalla routine
#4. Tanta energia da portare indietro
#5. Nuovi modi di vivere, ballare, suonare, divertirsi
Definirle defilate mi piace. Sono lavoratrici; producono reddito e benessere per i collaboratori e per la società; grazie a ciò che propongono e diffondono fanno stare meglio le persone. Difficilissimo vederle immortalate alle sfilate di moda o a qualche cena di gala: lavorano indefessamente, sono sempre presenti, sempre in viaggio, sempre di corsa. Chi sono? Le abbiamo definite “le imprenditrici milanesi che forse non conoscete” e sono 10.
Con sede in via Tadino, a Milano. Oltre che di libri e collaboratrici super efficienti si circonda anche di simpaticissimi quadrupedi scodinzolanti che sanno prendere l’ascensore e accogliere il postino, quando serve, ma soprattutto si appropriano delle sedie libere e riescono persino a ronfare sonoramente durante la giornata convulsa di questa casa editrice che ha fatto del marchio Mursia, prestigioso e riconosciuto, sinonimo di indipendenza e caparbietà, in un mercato dominato dai grandi gruppi.
Vanno per la maggiore i libri sul mare, storici e filosofici ma anche la collana di poesia della collana Argani è un fiore all’occhiello. “Fiorenza é un editore duro e puro“, mi dicono in Mursia, ma a me sembra anche molto tenera visto l’amore che profonde per i suoi numerosi Chiwawa, Jack Russel, Pastore Svizzero e Barbone Gigante. Tutti presenti, a giorni alterni.
Sagace antenna delle trasformazioni in atto. Partendo negli anni ’90 dalla net-art, é stata la prima a Milano a comprendere l’importanza delle nuove tecnologie e a proporre una cultura digitale sensibilizzando le imprese. Attraverso i suoi notissimi eventi internazionali, che portano il titolo di “Meet the media guru”, ogni anno Maria Grazia propone incontri con i guru mondiali dell’innovazione diffondendo così conoscenza in condivisione. La sua imprenditoria al femminile la porta anche ad essere profondamente interessata a tutte le trasformazioni in atto in una città-faro come quella di Milano, andando a scoprire e proporre start-up, non solo fortemente incentrate sulle tecnologie ma anche nuove imprese che facciano del sociale nel III millennio.
All’inizio pensavo che questo articolo avrebbe ospitato solo aziende cosiddette di “servizi” in quanto le fabbriche, quelle dove si producono oggetti in una certa quantità, in quel di Milano, stanno diventando sempre più esigue.
Fulvia Lo Duca, 50 anni, donna razionale, solare e con un buon senso dell’umorismo, mi dà modo di parlarne in quanto, oltre ad essere socia del Gruppo Cartotecnico Abar Litorfarma, Fulvia riveste il ruolo di Responsabile MKT, Commerciale e delle Relazioni Esterne. Il Gruppo, che compirà a breve i 60 anni, produce astucci e foglietti illustrativi per il mercato farmaceutico e cosmetico, si distingue dalla concorrenza per la creatività dell’uff R&D in binomio con l’esperienza acquisita. E così Fulvia può offrire ai propri clienti un servizio/prodotto pressoché completo. Oltre ad amare il suo lavoro, l’arte e la buona cucina, Fulvia è anche madre nonchè amorevole padroncina di una micia che si chiama Bianca, del suo cucciolo Minou e di un chiwawa, di nome Rocco col labbro leporino, entrato in famiglia in quanto “probabilmente nessuno l’avrebbe voluto”.
Milano, città italica per eccellenza della tecnologia non poteva che ospitare un’altra donna manager, Zoe Romano (co-founder di WeMake) che ha fatto della tecnologia e del digitale il suo cavallo di battaglia. Zoe nel febbraio del 2013 si è unita al team di Arduino per la digital strategy e le tecnologie indossabili.
Laureata in filosofia e appassionata di tecnologia Zoe è anche co-fondatrice del progetto open-source di moda collaborativa europea Openwear attivo dal 2009 al 2012. Ha inoltre collaborato alla creazione di iniziative di attivismo sociale come San Precario e il suo anagramma Serpica Naro, la stilista immaginaria accettata nel calendario ufficiale della settimana della moda. Essendo giovane, dinamica e infaticabile nel 2011 ha fondato Wefab per la diffusione di eventi e iniziative intorno all’Open Design e alla Digital Fabrication a Milano. E infine scrive per CheFuturo, Digicult e Doppiozero.
Una galleria d’arte può essere un’impresa? A mio avviso sì, soprattutto quando oltre ad occuparsi di mercato dell’arte si ideano prodotti culturali; ecco perché vi propongo la Galleria d’Arte contemporanea di Rossana Ciocca che si trova nei pressi del Lazzaretto, esattamente in Via Lecco. La gallerista, Rossana (figlia d’arte) è una donna di quelle che si definiscono toste, ma anche curiosa ed appassionata con una fissa per i socials e pazza delle pratiche relazionali e performative che si sviluppano nella Galleria ma anche o forse sopratutto per l’arte disseminata nei luoghi pubblici. Alcuni suoi progetti? #upgiotto; #cenaconme per il quale ha ricevuto anche il Panettone d’oro e @artcitylab. Non è difficile incontrarla a spasso con Olivia, il suo Jack Russel Parson e una sigaretta tra le dita.
A proposito di arte e di fumo non posso non nominare Francesca Cesati. A Londra faceva l’artista visuale e ora, a Milano, dopo aver smesso di fumare, grazie ad Allen Carr, ha deciso che avrebbe voluto aiutare tutti i fumatori a liberarsi da questa orrenda dipendenza. Eccola così trasferirsi a Milano, dopo aver lasciato il suo bellissimo Pastore Tedesco Watson, per fondare la Allen Carr’s Easyway Italia. Sono già passati 18 anni da allora, Francesca non solo ha tradotto in italiano tutti i libri di Carr, arrivando a scalare le vette dei best seller nazionali nella sessione della “varia”, ma oggi è anche una terapista e un imprenditore di successo che ha fatto della sua azienda la sua missione.
Ah, dimenticavo, Francesca è anche un’ottima storyteller: se avrete la fortuna di ascoltare le sue storie di fumo, ne resterete incantati.
Solare quarantenne super dinamica. E’ la socia fondatrice di Creattività, azienda di consulenza e formazione con solidi principi etici e valoriali coniugati ad una forte competenza acquisita non solo grazie a studi continui e approfonditi ma anche all’esperienza.
Marcella è una psicologa del lavoro e delle organizzazioni e dopo un passato come consulente, ora è un’imprenditrice di successo e sulla breccia dell’onda. Nella sua azienda si studiano e si mettono in pratica progetti che impattano efficacemente sulle organizzazioni e sulle persone. Marcella è leader di un gruppo di professionisti altamente qualificati e legati tra loro grazie alla condivisione dei principi e alla visione aziendale che deve coniugare sempre qualità, creatività e passione.
La creatività va spesso a braccetto con le arti, tra le quali certamente è la musica a farla da padrone. Ecco quindi Veruska Mandelli fondatrice di Mondomusica. La stessa Veruska ci dice che la sua è una scuola pilota per il metodo musica per piccoli Mozart: “i bambini hanno dai 4 ai 5 anni“.
E’ stata lei stessa a portare questo metodo in Italia ed è sempre lei la responsabile italiana per la formazione degli insegnanti. Una delle caratteristiche principali della sua scuola è quella di avere attivato già da molto tempo scambi culturali con scuole di musica in Inghilterra, Spagna e Irlanda. Mentre suona o fa lezione i suoi due gattini Pachito e Margot la ascoltano, sornioni, in qualche angolo della stanza. In particolare Pachito è molto affettuoso e assomiglia di più a un cagnolino, non solo per il comportamento ma anche per la dimensione, davvero adorabile.
Avendo nominato la cultura internazionale casca a fagiolo Claudia Adamo fondatrice di Open Minds Srl; lei è la prima a Milano ad offrire sistematicamente corsi di inglese per bambini (si parla già di 12 anni fa). Questa formula è vincente in quanto oltre ad offrire la comodità e il rapporto personale tra insegnante e bambino e insegnante e famiglia, unisce i vantaggi della scuola di lingue, ciò significa personale controllato e formato, garanzia di continuità del servizio, assistenza. La scuola di Claudia è anche certificata Iso 9001 e ha l’approvazione dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia; senza dimenticare la possibilità di fornire insegnanti madrelingua presso scuole sia per i corsi extrascolastici che per i servizi di lettorato, competenti anche su progetti didattici complessi. Claudia ha un gattino plurilingue che si chiama Osvaldo.
In un approfondimento di questo tipo, direi che non può mancare il campo della moda.
Francesca Versace, neo imprenditrice, cittadina del mondo, nata e cresciuta a Milano e poi trasferitasi a Londra per studiare: delle imprenditrici sin qui proposte, Francesca è la più giovane; ha appena lanciato la sua prima collezione, grazie alla nascita di f.e.v., la sua nuova linea. Francesca crede che il viaggio di una donna sia l’ispirazione e proprio da qui trae spunto per dare vita a f.e.v. “Si tratta di un brand dal gusto e dalla sensibilità italiana, che racchiude lo spirito del viaggio e il senso della scoperta. Lo stile è Bohemien e sofisticato, naturale e informale, un glamour disinvolto che rievoca quello degli anni ‘60 e ’70″. Oltre ad essere una neo mamma suppongo accudisca anche molti amici a 4 zampe. In bocca al lupo Francesca!
LUISA COZZI
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Poesia, musica, recitazione, pittura, scultura, fotografia, regia .. tutti sinonimi femminili e dunque? Chi dice donna dice Arte! Oggi vi propongo 10 artiste milanesi che forse, ancora, non conoscete. Partirò dalla più giovane perché “spacca” di brutto.
Avete presente Roma Bangkok, Chiudo gli occhi e salto oppure Nessun grado di separazione, o ancora In Radio? Solo per citare alcuni dei suoi ultimi successi. In tutte queste canzoni c’è la scintilla creativa di Federica Abbate, musicista e cantautrice venticinquenne, che le major si contendono sino all’ultimo sangue, perché ogni sua nuova proposta è un successo. Lei è dolcissima, seria e talentuosa ma soprattutto riservata e intanto guarda lontano. I dischi di platino già vinti le sono da sprone per concentrarsi su di un nuovo modo di “fare musica”. Federica, siamo in trepida attesa, dai, facci sognare!
Adoro la Valduga, spesso la incrocio nella libreria che frequento a Milano ma non oso mai avvicinarmi a questa star in quanto lei sembra sempre così “lontana”. Mi piace il suo modo di porsi: bianchissima la sua pelle stride col nero che le fascia il viso (di solito indossa cappelli a tesa larga), le dita affusolate e inguantate sino ai gomiti e il suo corpo elegante e delicato negli abitini, neri,attillati. E’ lei stessa l’incarnazione di poesia e teatro insieme. Indimenticabile, fra tutte le sue raccolte, “Donna di dolori”, poemetto in endecasillabi a rima baciata portato in scena dalla bravissima Franca Nuti e grazie al quale la Nuti ha ricevuto il premio Eleonora Duse come migliore attrice di teatro.
L’ultima Personale di Tamara che ho visto a Milano qualche anno fa è stata presso lo Studio d’Arte Cannaviello. Ricordo che la mostra mi sorprese e mi piacque a tal punto che oggi posso ancora ricordare alcune sue tele e installazioni, memorabili rarefazioni di leggerezza, di bianco, candore che diventa, a volte, un pugno nello stomaco in quanto Tamara oltre a mettere in scena le inquietudini dell’uomo, riesce ad utilizzare sapientemente matita, carta e oggetti vari che fa diventare la cifra della sua diversità. Nonostante la giovane età, Tamara ha già esposto in alcune delle principali città europee. e la prossima città?
Elena per me è Emily Dickinson da quando la ammirai all’Elfo Puccini con il suo lavoro dal titolo “la mia vita era un fucile carico” ; uno studio e una superba interpretazione della poetessa americane che si segregò in casa per tutta la vita; emozionata e felice alla fine dello spettacolo, mi sono messa inattesa fuori dai camerini per stringere la mano ad Elena. Da quel giorno l’ho vista in scena svariate altre volte, mai una delusione. E poi ancora grande emozione per il suo lavoro su Alice nel paese della meraviglie. Lo zenit si raggiunge quando Elena recita in coppia con la musicista Alessandra Novaga. Da vedere e da sentire!
Documentari, film, teatro, Elisabetta con il suo bagaglio culturale e la sua versatilità trasforma l’operazione registica facendola diventare un’esperienza sul campo. Quando ho assistito al suo Sgarbistan, documentario di genere biografico sulla vita di Vittorio Sgarbi, la prima sensazione è stata di straniamento: sembrava di essere presenti ad un reality nel reality. Diverso ma ugualmente efficace l’approccio trasmesso dal suo precedente lavoro quello sul genio matematico britannico Alan Turing, considerato uno dei padri dell’informatica. Esperimento di suoni, video, ricostruzioni e multimedialità all’avanguardia, un passo più avanti dei tempi.
Gli scatti di Lisa, quelli che ritraggono le donne, in tutte le loro personalità, sono ritratti d’artista a mio avviso, lei però si considera una semplice fotografa con il pallino per la perfezione, lo studio e l’approccio serio verso una professione sempre più in evoluzione. Le donne di Lisa hanno tutte una storia da narrare, sono intense, dinamiche, dolci e a tratti determinate nel loro essere semplicemente danzatrici, mamme, figlie, nonne, amiche, spose. L’arte di Lisa sta nel non essere auto celebrativa; si estrinseca nel lavoro quotidiano, fatto di ricerca del bello e della luce migliore.
Negli ultimi anni, nel lavoro artistico di Sara, ha prevalso l’incisione calcografica, tecnica che risale al 1450. “L’intento in questo caso è il voler dare all’incisione il valore di linguaggio espressivo“. La sua proposta artistica è enorme e spazia dai colori acrilici, ad acquerelli e chine, pastelli, stoffe, pizzi, lane e corde, carte, sabbie fino ad arrivare a metalli, rame, ottone, alluminio, creta, cemento e gesso, resina. Il suo sogno è quello di trasferire le tecniche per poi vederle utilizzate in modo rinnovato e personale.
La scrittura/segno quale gesto della memoria/mente è l’ultimo approdo di Fernanda e le sue sculture ne sono l’espressione massima. Un’artista visuale che ha saputo fondere nei materiali moderni, che compongono le sue sculture, poesia, musica, arcaico e scrittura etrusca. In particolare i suoi totem richiamano un’anima umana appartenuta a secoli passati ma qui ancora presente tra noi, proprio grazie alle sculture di Fernanda e alle capacità artistiche che compongono questa donna d’altri mondi.
Simonetta, che suona il pianoforte e ha girato il mondo in lungo e in largo è una pittrice che ha fatto della calligrafia la sua maggiore cifra espressiva, nel tentativo di andare ad indagare un linguaggio antichissimo e cercando di coniugarlo con l’epoca moderna. Una tensione etica ed estetica trova espressione nei suoi lavori, in particolare a mio avviso, in quelli dove riesce a coniugare l’oro col nero e il bianco. Non a caso la calligrafia era utilizzata, nell’antichità, laddove era era possibile indulgere nella ricerca della bellezza applicata alla scrittura.
Sin da piccola Sheyla danzava; quella che praticava era la ginnastica ritmica e le sue abilità di ballerina non passarono inosservate;ora la sua passione è diventata la sua arte che lei esprime in modo tutto suo. Attraverso le sinuosità e le contorsioni del suo corpo, Sheyla ci porta in un mondo delle meraviglie che lascia senza respiro; lei danza dentro ad una gigantesca palla di plastica trasparente, oppure sospesa a qualche metro d’altezza, accompagna una nota canzone rock e balla aggrappandosi delicatamente a dei nastri di pregiate sete cinesi. Difficilmente la vedrete camminare … lei è la danza.
“Fra 40 anni nel mondo saranno stati costruiti più edifici di quelli eretti in tutta la storia dell’umanità. L’ambiente di vita dell’uomo non sarà più il mondo rurale, ma le aree urbane. Per questo e fondamentale interrogarsi su come si possa avere uno sviluppo sostenibile per le città del futuro, sfruttando la tecnologia per renderle luoghi privilegiati di efficienza e risparmio energetico, di rispetto dell’ambiente e di accessibilità”. Così parla l’architetto Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology, e così riporta il blog di Ilaria Macerollo, Ideare-Casa.com, che affronta la questione delle eco-city del futuro in 5 punti.
Ecco quali sono le loro 5 regole per diventare le città smart del futuro.
Santander è una cittadina spagnola di 180 mila abitanti dove è stata installata una rete di 12 mila sensori che si occupano di:
Chiunque può accedere in tempo reale e in modo interattivo via internet o con il cellulare alle informazioni che appaiono anche per le strade su pannelli luminosi.
Servono per l’efficienza energetica. Servono a rendere le città più vivibili e a ridurre gli sprechi. I sistemi? Possono essere molto semplici:
Tra gli esempi illustri, il blog cita il Bosco Verticale dell’architetto milanese Stefano Boeri, uno dei simboli del nuovo quartiere residenziale di Porta Nuova nonché eredità fruttuosa della Milano di Expo; in Francia, “lo studioso parigino Patrick Blanc si occupa già da anni di rendere più verdi gli edifici cittadini […] e disporli in verticale, ricoprendo di vegetazione le facciate di interi palazzi.[…] Il problema rappresentato dalla potenza distruttiva delle radici sulle pareti è stato risolto da Blanc molto semplicemente: mantenendole sempre alla giusta umidità, le piante tendono a mantenere le proprie radici in superficie evitando così di penetrare in profondità nella struttura danneggiandola.”
“Le città rappresentano il 2% della superficie del Pianeta, ma con umano il 75% dell’energia generata dall’uomo. Se si calcola anche l’esplosione demografica prevista dalle Nazioni Unite e il fatto che un terzo dell’energia si perde nel trasporto e nella distribuzione dai centri di produzione, la conclusione e che il modello attuale non reggerà per molto. Sostenere i consumi energetici delle città del futuro richiederà di costruire super-reti elettriche intelligenti, le cosiddette smart grid: si tratta di infrastrutture capaci di sostenere il passaggio dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, alimentare nuove generazioni di veicoli elettrici e sostenere l’aumento demografico. Pannelli solari e pale eoliche non producono corrente in modo costante: se la giornata e nuvolosa o c’e poco vento non lavorano. E’ quindi necessaria creare una specie di griglia intelligente per accumulare i surplus energetici e gestire i picchi di richieste.”
“Secondo una ricerca della Piattaforma tecnologica Europea sulle reti elettriche del futuro, si dovrebbe creare una specie di internet dell’energia […] cioè una rete estesa in cui ogni nodo rappresenti un consumatore o un produttore, che può essere un qualsiasi cittadino munito per esempio di pannelli fotovoltaici sul tetto. Ogni utente sarebbe dotato di un contatore digitale in grado di comunicare con il resto della rete.”
In soldoni: le lavatrici saranno sempre sotto controllo.
Anche questa volta è il deserto a svelare le sue perle fino ad oggi nascoste.
A 15 chilometri da Abu Dhabi (Arabia Saudita) sta nascendo Masdar City, la città intelligente con oltre 50mila residenti e circa 60mila pendolari “che saranno occupati nelle oltre mille imprese attive nel settore della green economy che vi insedieranno”.
Una “Charter City” che terminerà nel 2016 – dicono – a fronte di un budget speso di 22 miliardi di dollari. A renderla unica:
“La città sarà dotata anche di alcune tecnologie made in Italy, come taxi elettrici concepiti dall’ingegnere Luca Guala: vetture che viaggiano su magneti, a circa 40 chilometri orari, senza bisogno di conducente: basterà digitare la destinazione su uno schermo”.
Fonte: http://www.ideare-casa.com/la-citta-del-futuro-come-cambiare-le-citta-che-viviamo | Foto: Flickr Nrman Foster – Masdar City rendering
Dove: Teatro degli Arcimboldi, viale dell’Innovazione 20, Milano
Costo: da 20 a 50 € più prevendita
Quando: 8, 9, 10 marzo 2016 alle 21
1980: Alice e Franco Battiato iniziano una proficua collaborazione artistica.
Febbraio ad aprile 2016: Alice e Franco Battiato si incontrano nuovamente sui palcoscenici di un tour che attraverserà l’Italia.
A Milano saranno al teatro degli Arcimboldi martedì 8, mercoledì 9 e giovedì 10 marzo, accompagnati dall’Ensemble Symphony Orchestra diretta da Carlo Guaitoli (con l’Ensemble , Battiato si è già esibito per un breve tour nel luglio 2015).
Un appuntamento per ritrovare un’intesa artistica profonda tra due anime affini.
Il concerto è stato pensato come strutturato in parti diverse, ma comunicanti tra loro.
Alice ha pubblicato il suo ultimo album Weekend nel 2014 e Franco Battiato sta pubblicando la retrospettiva Le nostre anime, ripercorrendo e rileggendo da inediti punti di vista quarant’anni di carriera, non solo musicale (verrà presentata una versione estesa in cofanetto che affianca a canzoni e brani i suoi film e la trasmissione televisiva “Bitte Keine Reklame”).
Saranno concerti unici, dove questi due artisti davvero speciali doneranno al pubblico tutta la loro bravura.
#1. ascoltare un concerto di Franco Battiato con la novità di sentirlo insieme ad Alice
#2. conoscere e riconoscere le canzoni di Alice
#3. immergermi nella musica di due artisti italiani raffinati
#4. è un concerto in italiano, si capirà tutto
#5. sentire La cura di Battiato magari reinterpretata da Alice
#1. una serata di bel tempo
#2. tante persone appassionate di musica
#3. Franco Battiato generoso come sempre con il pubblico
#4. vederli vestiti come negli anni ’80
#5. ascoltare Alexander Platz
Dove: Palazzo Reale, piazza Duomo 12, Milano
Costo: 12€ intero con audioguida gratuita
Quando: fino 5 giugno 2016, sabato 12 marzo visita guidata ore 11
Siete incuriositi da questa immagine diffusa come locandina di questa mostra a Palazzo Reale, Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Bèlle Epoque alla Grande Guerra? Un uomo e un animale feroce, dalla testa di donna, si trovano vicini, quasi abbracciati.
Allora perché non visitare la mostra e, senza limitarsi una semplice audioguida che viene fornita gratuitamente a chi ne faccia richiesta, prenotare per sabato 12 marzo una visita guidata (10€ più 10€ la mostra) per poter fare tutte le domande curiose del caso e per scoprire gli aneddoti e la storia di quadri inusuali. Le visite guidate sono organizzate da WAAM in collaborazione con Palazzo Reale.
#1. vedere quadri e arte inusuale
#2. ammirare alcuni capolavori di Redon, Moreau, Bocklin, Segantini
#3. scoprire il simbolismo pittorico
#4. vedere una mostra di corrispondenze e sogni
#5. addentrarmi attraverso i dipinti nell’amore e nella morte, nella redenzione e nel peccato, per esplorare gli abissi dell’anima umana ed entrare in foreste di simboli
#1. quadri di pittori futuristi
#2. opere di Boccioni, Carrà, e Russolo
#3. simboli da decifrare
#4. poca realtà e tanta irrealtà
#5. dinamismo
Si chiama “Aequorea” la città sottomarina stampata in 3D al largo della costa di Rio de Janeiro.
Oggetto di una visione dell’architetto francese Vincent Callebaut, è la risposta agli allarmanti cambiamenti climatici in atto, compreso lo scioglimento dei ghiacciai; all’aumento pericoloso dell’inquinamento sulla terra; alla, per qualcuno, inevitabile rotta verso la vita in mare.
Senza traffico, senza smog, al cento per cento autosussistente.
“L’architetto francese è il massimo promotore dell’architettura archibiotica che prevede la costruzioni di strutture in grado di riciclare i rifiuti dell’oceano per creare energia come degli organismi viventi che crescono, tipo le conchiglie, grazie alla calcificazione, filtrando acqua ed alghe per essere autosufficienti” spiega design.fanpage.it che pubblica anche le immagini dell’ambizioso progetto. E prosegue: “Il popolo dei Mari saranno gli abitanti di tali strutture galleggianti che adotteranno un nuovo modo di vivere le città, sott’acqua, procurandosi la propria sussistenza grazie al riciclo di tutti i rifiuti del mare. Una volta costruiti, questi ecosistemi continueranno a crescere da soli, con il carbonato di calcio contenuto in acqua per formare uno scheletro esterno, membrane semipermeabili per dissalare l’acqua di mare e microalghe per la produzione di energia, il riscaldamento e la climatizzazione dei grattacieli. I villaggi progettati da Callebaut sono appunto come grattacieli che sorgono sott’acqua e fissano le proprie fondazioni nei fondali marini.”
Le risorse? Non carbone, petrolio, gas o energia nucleare: “per ottenere energia, sul fondo dell’oceano, verrà posizionato un campo di turbine idrauliche, a forma di spirali e disposte a stella intorno ad una base scientifica abissale, che sfrutterà le correnti marine
per trasformale in energia elettrica”.
foto: http://www.dezeen.com/2015/12/24/aequorea-vincent-callebaut-underwater-oceanscrapers-made-from-3d-printed-rubbish-ocean-plastic/
Impazza la sfida elettorale. Alla fine vincerà un manager. Speriamo pensi al bene di Milano e non a quello dei suoi amici.
LE 10 PRIORITA’ DEL PROSSIMO SINDACO
#1. Sistema di partecipazione dei cittadini continuativo e non saltuario
Lo si proclama in campagna elettorale ma poi risulta troppo impegnativo metterlo in atto. Forse è il caso di farlo davvero.
#2. Estensione del verde (Esempio: realizzazione del parco orbitale)
A Milano c’è fame di verde. Tutti i governanti dicono di aumentarlo ma la verità è che non è mai stato fatto niente di coraggioso per fare diventare Milano una città verde.
#3. Rifacimento della macchina amministrativa
E’ l’incubo di ogni cittadino: avere a che fare con la macchina comunale. Ogni giunta qualcosina fa per mettere una toppa qua e una là, ma la realtà è che occorre un intervento radicale perchè la burocrazia sia al servizio dei cittadini e non contro di loro.
#4. Utilizzo di appartamenti sfitti
Sembra che a Milano ci siano oltre 100 mila appartamenti sfitti, di cui una parte del Comune. Tanti in campagna elettorale promettono interventi di cui poi non si vede traccia.
#5. L’estensione metrò verso l’area metropolitana
Milano non è solo l’area in cui si raccolgono voti. Milano è un territorio strategico su cui la città deve svolgere un ruolo cardine, specie nei trasporti.
#6. Integrazione linea metropolitana con interurbana
Le grandi città d’Europa integrano trasporti urbani con quelli extraurbani. Ovunque nel mondo le Ferrovie Nord sarebbero gestite dall’ATM o viceversa. Solo da noi tutto resta così frammentato che determina incongruenze e disagi per i viaggiatori. E’ ora di intervenire.
#7. Ripristino del LED (Festival delle luci)
Era un’attrazione affascinante che colorava la città nei mesi invernali che da allora sono tornati bui.
#8. L’adozione di interventi strutturali contro l’inquinamento
Sono più di quarant’anni che contro l’inquinamento l’unica cosa che si fa è bloccare il traffico. Forse è ora di provare qualche intervento risolutivo strutturale.
#9. Risolvere il problema delle esondazioni del Seveso e del Lambro
Altro problema che ci portiamo dietro da decenni. Appena scende un po’ di pioggia Milano si ritrova allagata che sembra Venezia. Se proprio ci piace l’acqua scoperchiamo qualche tratto dei navigli ma facciamo qualcosa per il Seveso e il Lambro.
#10. La valorizzazione dell’area Expo
Si è messa la toppa della Triennale. Ma non durerà a lungo. E’ rimasta l’ultima opportunità perchè Expo non scompaia nel nulla senza lasciare tracce.
Dove: Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano
Costo: jazz biglietto intero 15 €
Quando: 6 marzo 2016 ore 11, rassegna fino al 21 settembre 2016
Siete amanti della buona musica? Da oggi fino a settembre 2016 il teatro Franco Parenti propone una serie di concerti di qualità per proseguire il suo viaggio dentro la MUSICA nelle sue espressioni più diverse e più prossime al linguaggio teatrale.
Si inizia con oggi e fino al 9 maggio il Jazz sarà il soggetto, la vera musica improvvisata, in 5 concerti. Si prosegue con la musica elettronica “per spettatore seduto” e, infine, la Trance, che coinvolgerà il pubblico in un “total theater” di emozioni visive, sonore, sensoriali culminanti con un’orchestra di soli archi sul palcoscenico galleggiante della piscina Caimi.
Ecco le date per gli intenditori di Jazz:
Trio da Paz | 6 marzo h 11.00, Donny McCaslin Fast Future | 21 marzo h 21.00,
Jim Black Trio | 8 aprile h 21.00, Nicole Mitchell’s Black Earth Strings | 25 aprile h 21.00, infine Dave Liebman & Richie Beirach Duo | 9 maggio h 21.00.
Dal 6 aprile – 4 maggio – 1 giugno 2016 si partirà con ELECTROPARK EXCHANGES la contaminazione tra elettronica e altri linguaggi sonori + formazione tecnica per lo spettacolo dal vivo. Formazione a cura di Forevergreen.fm in collaborazione con SAE Institute.
L’ultimo l’appuntamento sarà con TRANCEPARENTI in collaborazione con Threes il 21 settembre 2016 negli spazi dell’ex Centro Caimi.
TRANCEPARENTI è un progetto pensato ad hoc per gli spazi all’aperto del teatro Franco Parenti che coinvolge il pubblico in un’esperienza totale di emozioni grazie a un’orchestra di soli archi di Milano Classica che, sul palcoscenico galleggiante della Piscina Grande, reinterpreta le musiche di Lorenzo Senni, figura centrale nella musica elettronica internazionale, secondo un arrangiamento del compositore Francesco Fantini.
Non rimane che prenotare i biglietti e godersi lo spettacolo!
#1. amo la buona musica di qualità
#2. una giornata uggiosa si trasforma con il jazz
#3. ascoltare musica sperimentale e improvvisata
#4. conoscere nuovi compositori e musicisti
#5. vivere un’esperienza di total theater
#1. la sala grande del teatro Franco Parenti
#2. intenditori di musica
#3. un pubblico attento
#4. delle danzatrici sul palco o intorno
#5. le mie emozioni legate alla musica
C’è chi del senso civico e della solidarietà ne ha fatto la sua divisa. Nato giornalista, in Liguria, oggi Mario “Stone” Furlan è la bandiera, oltre che fondatore, dei City Angels, gli angeli dalla maglietta rossa disegnata da un altro milanese D.O.C., il compianto stilista Elio Fiorucci.
Ogni giorno Furlan guida i suoi angeli a portare pasti e coperte a senzatetto e profughi di Milano.
Gli abbiamo chiesto che cosa ne pensa di una Milano, città e stato insieme.
“Se foste il sindaco di Milano, che cosa cambiereste della vostra città?”. Pongo questa domanda considerato che siamo nell’anno delle elezioni del sindaco e che io sono un milanese fiero della mia città, soprattutto quando mi trovo all’estero.
Mi piace molto vedere quando, nel mondo, Milano viene apprezzata e gode di grande reputazione.
Aprire a Milano dei centri di vero avviamento all’impiego sia per i senzatetto, sia per tutte le persone disoccupate. E al mondo non esiste nulla di simile.
Come City Angels vediamo tanta gente disperata: tu puoi aiutare dando da mangiare e da dormire, fornendo dei supporti di primo soccorso, ma il lavoro è il passo che ti consente di cambiare vita, veramente e definitivamente.
Li investirei proprio per aprire questi centri. In subordine, mi servirebbero per rendere più belli – anche se sono già di discreto aspetto rispetto a quelli di altre città d’Italia – i centri di accoglienza per i senzatetto.
Se per città stato si intende un modello come quello di Londra, ovvero di città trainante, dico di sì: si parla di Roma Capitale, ma anche Milano si merita questo status.
Roma è il cuore della burocrazia, della amministrazione; Milano è il cuore della finanza, della economia, del lavoro, della moda, ma anche del sociale. In questo è la città più generosa d’Italia.
Senza contare che le cose nuove – buone e non – sono partite proprio da Milano: mi riferisco al Fascismo, al Vento del Nord, il Craxismo, il Berlusconismo, il Leghismo, giusto per far subito qualche nome.
Credo nel valore dell’Europa Unita, senza isolazionismi e secessionismi, quindi la città stato a cui penso è una Milano che possa gestirsi in modo libero, ma che nel contempo non sia egoista; che sia autonoma ma di spinta e di esempio al resto del Paese; senza lacci o lacciuoli ma solidale, svincolata da chi le tarpa le ali.
La “piccola Milano” deve includere l’attuale città metropolitana. Parlare solo dei comuni non ha molto senso: dobbiamo considerare tutto l’hinterland, includere l’area metropolitana; ambire alla vecchia provincia e, in senso esteso, arrivare fino a Como, Varese, Novara, Bergamo, Brescia, Piacenza, ovvero a tutte quelle città che – per lavoro, cultura, economia – orbitano intorno a Milano.
Mi piacerebbe che a Milano ci fosse: o il mare o le colline. Io vengo dalla Liguria e lì ci sono sia l’uno che le altre. Torino ha le colline vicine e il fiume che le solca, ed è una cosa in più. Genova ha il mare. Il Lambro è un fiumiciattolo…
Se dovessi togliere qualcosa: l’inquinamento, che fa male, crea limiti durante l’inverno vista la questione dell’abbassamento dei volumi delle polveri sottili, ma, aspetto più importante, è un sintomo di degrado e di avvelenamento.
Daniela Javarone, madrina dei City Angels.
Mi piace particolarmente la zona dei Navigli perché rappresenta un po’ le radici della mia famiglia – mio papà abitava in una di quelle case ringhiera dove c’era un bagno solo, sul ballatoio, per sette famiglie. E’ una zona pittoresca di Milano che mi ricorda da dove sono venuto e poi: vogliamo parlare del fascino del Vicolo delle Lavandaie?
1983: è la data di quando ho finito la maturità, sono arrivato e ho scoperto Milano.
Devo dire che mi sono trovato subito bene: arrivavo da solo dalla Liguria eppure ho trovato subito tanti amici, una città aperta e molto accogliente.
Molto. A dircelo sono gli stessi cittadini oltre alle persone che aiutiamo. Questo dipende dal fatto che siamo un deterrente visivo contro la microcriminalità, la gente si sente più sicura con la nostra presenza.
Mi piace essere orgoglioso di offrire il mio piccolo contributo.
Tre sono le cose importanti e che caratterizzano la nostra città: laboriosità; civismo (me ne accorgo soprattutto quando mi reco in altre città, per esempio, è raro vedere qualcuno fumare sui mezzi pubblici, e se glielo fai notare qui si scusano); il cuore dei milanesi. La cosa più bella di Milano è che la gente è ancora in larga misura con il cuore in mano: in questa città vantiamo il volontariato più attivo che nel resto d’Italia.
Qual è la tua preferita?
Poesia pura dalla penna del professore, “Milano mia portami via, fa tanto freddo, ho schifo e non ne posso più”.
Provocatorio nei confronti della città, che non celebra personaggi recenti come Piero Manzoni (che nel testo del brano viene definito migliore di Alessandro Manzoni).
La delusione e la rabbia nei confronti del mondo discografico e dei suoi protagonisti.
Nel bene e nel male, Milano, con tutte le sue contraddizioni, proprio come la vede chi arriva da altrove.
Il simbolo in note di Milano per eccellenza. Alzi la mano chi arrivando in città non l’ha canticchiata almeno una volta.
Lo stordimento del boom economico, anche negli occhi di chi non riconosce più la propria città.
Cortili e case di ringhiera, l’ambientazione è famosa ma quasi casuale, pretesto per “cantare” la storia universale di un amore.
“Senza fiori, senza verde, senza cielo, senza niente”: ebbene sì, anche qui può sbocciare un amore.
Tra la ringhiera e il sogno americano: amore e odio in una pioggia inarrestabile di parole.
Il traffico e la moda, il cemento e gli aperitivi, milanesità a più non posso per scenografare un amore sofferente.
Fonte: http://www.neoenews.com/itVote.action?idContestInfo=24
Primo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”
In questa puntata l’ultraliberista Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Se tu fossi Ministro dell’Economia dello Stato Italiano, che cosa faresti?”
Dove: Triennale, Salone d’onore, viale Alemagna 6, Milano
Costo: ingresso libero
Quando: giovedì 3 marzo, ore 17.30
Pensate che tutta l’Italia possa e debba migliorarsi e vorreste condividere con altri la vostra idea di sviluppo sostenibile? Andate oggi alla presentazione in Triennale della seconda edizione del Festival della crescita, il primo Festival itinerante d’Italia. Obiettivo del Festival è trasformare il progetto in un vero e proprio viaggio, per raccontare la crescita e raccogliere suggestioni, domande e problematiche sul territorio. Il percorso si apre con l’edizione di Roma (17 – 19 marzo), seguita da quelle di Bologna, Torino, Lucca, Siracusa, Civitanova Marche, Firenze, Bari, Venezia, Brescia. A chiudere il percorso sarà l’appuntamento di Milano, previsto ad ottobre. Ogni edizione avrà una propria fisionomia ed un proprio focus di approfondimento legati al territorio e ai partner che di volta in volta accompagneranno il Festival arricchendolo di contenuti e spunti. Ideatore del Festival è Francesco Morace sociologo, scrittore e giornalista, fondatore di Future Concept Lab.
#1. far crescere le mie idee di città
#2. capire come sarà articolato il Festival
#3. avere un’idea dello sviluppo che potrebbe avere l’Italia
#4. conoscere le realtà di diverse città
#5. scoprire il Future Concept Lab
#1. persone ottimiste e propositive sul futuro dell’Italia
#2. professionisti che diano idee sul futuro della città
#3. soluzioni per inquinamento e traffico
#4. idee utopiche
#5. esempi dall’estero
Piccoli costi, grande impatto. Che cosa serve per costruire una serra in città o un orto urbano? Solo 10 giorni e obbedienza al libretto delle istruzioni scritte dagli eco-designer di Copenaghen, Mikkel Kjaer e Ronnie Markussen.
Arriva, ancora una volta, dalla capitale danese questo progetto di “urban farming”, cioè di creazione di orti urbani progettati per essere collocati nelle zone più densamente popolate, facili da costruire e con ampie prospettive per la collettività.
Kjaer e Markussen hanno progettato Impact Farm, la soluzione fai-da-te e microdimensionata, ma capace di introdurre le iniziative agricole anche all’ interno di una dimensione cittadina.
In soldoni: la possibilità di costruirsi una serra da 50 mq, prodotta in materiali di riciclo e sostenibili, che arriva imballata in pacchi, autosufficiente dal punto di vista energetico, idrico e termico e con una resa di frutta e verdura capace di raggiungere le sei tonnellate all’anno, “ottenuta grazie a tecniche colturali che vanno dal biologico all’idroponico” spiega festivaldelverdeedelpaesaggio.it.
Gli stessi designer l’hanno ideata per “sfruttare gli spazi morti delle città“, producendo risorse alimentari senza uso di pesticidi, dando vita a nuove zone verdi e funzionali, senza contare l’apporto dal punto di vista delle opportunità professionali di queste fattorie à-portèr.
Sarebbe bello se arrivassero in fretta anche sui tetti dei condomini di Milano o nei quartieri dismessi della periferia, che, se isolati, diventano malessere civico.
Se è vero che la buona mela non cade mai troppo lontana dal suo albero, anche Impact Farm potrebbe essere uno strumento di ri-educazione all’ambiente, alla nutrizione, alla socialità. E anche i nonni rangers avrebbero una mansione in più per la collettività, con il bel compito di educare pure i più piccoli alla buona vecchia cura dell’orto.
Sito Originale: www.impactfarms.com
Foto dal web
Si chiama VENTO, come quello che soffia quando vai forte in bicicletta, ma anche come la crasi tra i nomi delle città Venezia e Torino.
VENTO è la più lunga pista ciclabile d’Italia, meglio, aspira a diventare la N.1 persino in Europa, e si chiama così perché lo studio del Politecnico di Milano l’ha pensata con i due capi di partenza e arrivo fissati nel capoluogo piemontese e in quello veneto.
679 Km complessivi (di cui 264 dentro aree naturali protette), attraverso 4 Regioni e altrettante amministrazioni a tutela del verde pubblico e della mobilità ecologica: ecco quanto sarà estesa questa infrastruttura sostenibile.
VENTO si snoda per città d’arte di primo piano del Nord Italia – e spesso ben poco conosciute e valorizzate: oltre a Venezia e Torino, anche Ferrara, Mantova e tanti piccoli centri già parte del ricco patrimonio paesaggistico, faunistico, rurale,enogastronomico, dell’artigianato, del Bel Paese tutto.
Milano, nel mezzo, coordina questo ambizioso studio di cui ecco lo studio di fattibilità [continua dopo il salto]
A tutela, sostegno, valorizzazione di VENTO al momento ci sono 288 associazioni, molti enti, varie istituzioni, oltre 4.700 cittadini e, appunto il Politecnico di Milano, “che l’ha progettata. […]”, spiega il portale festivaldelverdeedelpaesaggio.it, riproducendone anche la mappa.
Quanto costa? Sempre dall’illustre magazine si parla di “una spesa molto bassa (80 milioni di euro), pari a circa 118 euro al metro”.
E ancora: “Se si completasse il progetto del PoliMi “si realizzerebbe la più lunga pista ciclabile italiana e una delle più lunghe ciclabili d’Europa. Un impegno che, se suddiviso tra Stato, 4 regioni e 12 province diverrebbe davvero leggero, leggero come una brezza“. Portando, peraltro sul suolo italiano […] un indotto di 100 milioni di €/anno, VENTO creerà fino a 2.000 nuovi posti di lavoro”.
Per ulteriori informazioni: www.progetto.vento.polimi.it
Foto cover: di repertorio