L’italiano presenta un ventaglio di vocaboli che catturano sfumature specifiche di emozioni, situazioni o concetti culturali che non trovano corrispondenza in nessun’altra lingua. In traduzione, questo fenomeno viene definito ‘realia’: parole, proverbi, locuzioni, modi di dire intraducibili che denotano culture specifiche. Ma quali sono i termini italiani che resistono alla traduzione letterale, sfidando la comprensione al di là delle barriere linguistiche?
Vuoi sostenere Milano Città Stato? Offrici due caffé al mese: potrai leggere tutti gli articoli senza pubblicità. Clicca per scoprire come fare
Dieci parole italiane intraducibili nelle altre lingue del mondo
#1 Rocambolesco

Deriva da Rocambole, l’audace e spregiudicato protagonista dei romanzi d’appendice dello scrittore francese Pierre Alexis Ponson du Terrail: un personaggio al centro di situazioni avventurose contrassegnate da continui colpi di scena. Se in italiano è possibile esprimere varie sfumature di un concetto con questo solo termine, gli anglofoni ad esempio devono farlo con un’intera frase.
#2 Struggimento

Utilizzata soprattutto in ambito poetico, questa parola indica uno stato d’animo misto di ansia, pena e sofferenza che consuma e non dà tregua. Si tratta di un sostantivo dal retrogusto malinconico e romantico, la cui etimologia è legata al verbo latino destruere.
Se consideriamo che anticamente la parola significava disfare, liquefare o ridurre a nulla, capiamo facilmente come mai oggi in italiano sia associata all’idea di un pensiero nostalgico e impossibile da realizzare, che consuma a poco a poco tanto la nostra mente quanto il nostro corpo, e che in genere si deve ad un amore tormentato. Può sembrare strano, eppure nelle altre lingue non si può esprimere la stessa sfaccettatura di dolore con un sostantivo così mirato, che non sia per esempio un generico ‘heartache’ o ‘torment’.
#3 Meriggiare

Nessuna sfumatura aggiuntiva può essere colta nelle corrispettive traduzioni per la parola “meriggiare”. Indica lo stare in riposo, all’aperto e in luogo ombroso nelle ore calde del ‘meriggio’.
‘Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi’. Si apre così la poesia di Eugenio Montale contenuta nella raccolta Ossi di Seppia, in cui protagonista è proprio questo vocabolo aulico e ormai per lo più desueto. Questo verbo ci vede riposare all’ombra nelle prime ore del pomeriggio, ed è una perfetta rappresentazione di uno stato di quiete a contatto con la natura. Ma come verrebbe tradotto questo riposo fisico e spirituale in un’altra lingua? Nessuna sfumatura aggiuntiva può essere colta nelle corrispettive traduzioni per la parola derivante da meriggio, sostantivo che indica ‘le ore intorno al mezzodì, quando il sole è più alto all’orizzonte’.
#4 Pantofolaio

Uno dei tanti vocaboli italiani che descrive la pigrizia e la voglia di relax. Un pantofolaio è una persona molto pigra, che ama la comodità e a cui piace particolarmente passare le giornate in casa. Se per l’italiano la parola che meglio descrive la voglia di starsene a casa è ‘pantofola’, per gli inglesi è ‘couch-potato’. L’unione di queste due parole vuole indicare quelle persone che sono così attaccate al divano di casa propria che quasi ci mettono le radici, proprio come una patata.
#5 Gattara

Avete mai conosciuto una persona così amante dei gatti da riservare gran parte del suo tempo all’accudimento di questi, persino randagi? Questa parola italiana implica una serie di sfumature descrittive psicologiche e sociali che è impossibile tradurre in altre lingue. L’espressione Cat Lady in inglese esiste, ma non ha le stesse connotazioni.
Il termine è regionale, di origine centro-meridionale e in particolare romano, come testimonia il suffisso -aro (in latino -arium) aggiunto alla radice -gatt (in tardo latino -cattum), preferito al toscano -aio. C’è da precisare che, a dispetto dell’attestazione tardonovecentesca del termine e della prevalenza del femminile, l’usanza di sfamare i gatti senza padrone è antica e non costante appannaggio della donna. Già da Roma, nella prima metà del XIX secolo, ci giungono testimonianze dell’operare dei cosiddetti ‘carnacciari’, venditori ed elargitori ambulanti di carne di scarso pregio come frattaglie e trippa, destinata agli animali sia domestici sia randagi, specialmente gatti.
#6 Boh

La sentiamo pronunciare almeno un paio di volte al giorno, eppure l’interiezione “boh” che così comunemente per noi esprime il concetto di incertezza è tutt’altro che comprensibile in gran parte del mondo. Non esistono infatti corrispettivi così rapidi e incisivi in altri sistemi linguistici, specie se teniamo conto del fatto che, oltre a voler dire ‘non lo so’ e ‘non ne ho idea’, il monosillabo può anche esprimere lo scetticismo di chi parla e a volte perfino la stizza, lo sconcerto, la perplessità. Non dimentichiamo anche il gesto inequivocabile di accompagnamento tipico del boh con la bocca all’ingiù, la scrollata di spalle e l’alzata di mani. Per esprimere lo stesso concetto l’inglese e lo spagnolo hanno bisogno di almeno due parole: ‘I don’t know, Who knows’, No idea, No lo sé, Ni idea!’
#7 Magari

Restiamo in tema di interiezioni e focalizziamoci adesso sul lemma “magari”, proveniente dal greco e che se inserito in un’esclamazione è sinonimo di ‘mi piacerebbe, vorrei proprio’, mentre in funzione avverbiale può sostituire il più frequente “forse”. Il suo fascino risiede nella difficoltà di coglierne tutte le possibili implicazioni, dal momento che in base al contesto può esprimere una sensazione di speranza, di augurio, di rimpianto o di dubbio: questo è il motivo per cui in lingue come l’inglese, per esempio, potremmo renderlo con ‘If only’, ma anche con ‘I wish’, senza che esista comunque un solo corrispettivo altrettanto polisemico.
#8 Abbiocco

Appena finito di pranzare ci sentiamo sommergere dal sonno, gli sbadigli si moltiplicano e le palpebre iniziano a chiudersi: ecco spiegato l’abbiocco. Il termine “abbiocco” potrebbe non essere familiare a tutti, dato che si tratta di una voce di italiano regionale di area centrale, in particolar modo laziale e marchigiana, anche se è sempre più diffusa in tutta la penisola.
È una parola derivante da chioccia, ovvero da un animale che per eccellenza sta in una posizione raccolta, rannicchiata per covare le uova. Da qui è passata a indicare chi si accoccola su sé stesso perché è stanco, come già si leggeva per esempio nel romanzo Ragazzi di vita del 1955 di Pier Paolo Pasolini. Così, ai giorni nostri, l’intraducibile abbiocco italico definisce l’atteggiamento di chi è vinto dal torpore, specialmente dopo aver consumato un lauto pasto. In inglese si può tradurre solo con un sintagma ‘food coma’, così come in francese ‘coup de pompe’ o coup de borre’, che letteralmente significano colpo di scarpa o colpo di spranga’.
#9 Trasecolare

Alcuni di voi magari ignoreranno il significato di questa parola che a colpo d’occhio potrebbe far pensare a un arco temporale. La parola “trasecolare”, infatti, usata per lo più in espressioni enfatiche, indica quello stato d’animo che porta ad essere fuori di sé per grande meraviglia o stupore.
#10 Menefreghista

Un menefreghista è una persona che si disinteressa di tutto e tutti, anche dei propri doveri curando solo i propri interessi. Deriva dal motto ‘me ne frego’ ovvero sono indifferente, non mi interessa, quindi un menefreghista è una persona che dimostra di essere egoista e di pensare solo a sé stesso. In francese esiste l’equivalente ‘je-v’en-fichise’, mentre l’inglese ci offre una traduzione vicina alla sfumatura italiana ‘couldn’t give a damn’.
Continua la lettura con: Dieci parole della lingua milanese intraducibili in italiano
MARTA BERARDI
Milano città stato è anche su Youtube: clicca qui per il canale con i video su Milano. Puoi iscriverti gratis: per te è un piccolo gesto, per noi ha grande importanza
Clicca qui per il libro di Milano Città Stato
Clicca qui per la guida: 50 LUOGHI ALTERNATIVI da vedere in ITALIA almeno una volta nella vita
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/