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I 7 paesi dell’hinterland dove un milanese NON andrebbe mai a vivere

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Credits: ilgiorno.it Pioltello

Come qualunque residente di un capoluogo di regione o provincia, anche il milanese medio si sposterebbe difficilmente fuori città, sempre se ciò non fosse dovuto a imprescindibili esigenze di lavoro o quant’altro. A Milano poi ci sono una serie di paesi che negli anni si sono fatti strada nella categoria dei posti “off-limits”. E molto spesso, così come in provincia, qualcuno ha una sfalsata idea del centro città, allo stesso modo chi abita a Milano città vede di cattivo occhio la provincia. Se non fosse che nella maggior parte dei casi, e in entrambi i casi, ci si sbaglia.

Un po’ come le frasi fatte pre-fidanzamento dei tempi del liceo tipo: “io con quella non mi fidanzerò mai!”. Ammettiamolo, almeno una volta nella vita l’abbiamo pronunciata tutti. Vediamo dunque quali sono i 7 paesi dell’hinterland dove un milanese non andrebbe mai a vivere.

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I 7 paesi dell’hinterland dove un milanese NON andrebbe mai a vivere

# Lacchiarella, la “piccola latteria”

Credits: @ComunediLacchiarella
Lacchiarella

Situato a sud di Milano nella zona della bassa Pianura Padana, il comune di Lacchiarella (in dialetto: Laciarèla) deriva da “Lactarella” che significa “piccola latteria”, e tale definizione deve essere attribuita all’abbondante produzione di latte anticamente vantata nella zona. Viene additato spesso come un borghetto con condomini esteticamente poco attraenti ma spesso si ignora la profondità e le illustri radici storiche di questo piccolo comune.

Falcidiata e ripresasi dopo la peste di Milano del 1630 (narrata con perizia ne “I promessi sposi”) nel periodo risorgimentale numerosi cittadini di Lacchiarella si distinsero per il loro valore, come Gaetano Tibaldi alla difesa di Venezia nel 1849, il tredicenne Giambattista Vigo alla difesa di Roma nel 1849 e i fratelli Federico (uno dei Mille di Giuseppe Garibaldi) ed Erminio Tessera. Senza contare monumenti molto antichi come la Rocca Viscontea, che risale circa alla metà del X secolo, nel periodo delle invasioni degli Ungari o Magiari. Insomma, non esattamente un posto brutto e spoglio di attrattive come si crede, no?

# Sesto Ulteriano, il paese diviso in due

Credits: 3bmeteo.com
Sesto Ulteriano

Frazione della cittadina di San Giuliano milanese poco lontano dalla periferia sud-est della città, Sesto Ulteriano è un centro abitato diviso in due: da una parte un comprensorio molto grande di villette a schiera immerse nel verde e dall’altra una vasta zona industriale e commerciale, favorita dalla presenza dell’uscita di San Giuliano dell’autostrada del Sole. Un paesello tranquillo attaccato a Milano, forse non gradevole ed esteticamente attraente come altri paesi della provincia, ma di sicuro un posto comodo e molto ben collegato dove vivere.

# Rozzano, il “paese di Biagio Antonacci”

rozzano

Il paese di Biagio Antonacci, che con tutto il bene non sappiamo se sia poco meglio o poco peggio di Giusy Ferreri (gusti personali, eh). Se non altro però, il buon Biagio è un grande tifoso nerazzurro, e in una zona ad altissima densità di tifosi rossoneri ciò non è affatto banale. Ma tifoserie a parte, Rozzano, come un altro paese di cui parleremo più avanti si porta dietro una nomea poco edificante di posto da cui stare lontani, per delinquenza generalizzata e per quegli orrendi palazzoni di periferia che vengono sempre associati a forme di degrado che lo hanno portato al soprannome di Rozzangeles

Pochi però si ricordano che qui si trova il castello medioevale di Cassino Scanasio, e che l’area naturalistica presente nell’area comunale di Rozzano è parte del Parco Agricolo Sud Milano, ovvero una vasta zona protetta nata con lo scopo di valorizzare l’economia agricola del sud di Milano, difendere ambiente e paesaggio, salvaguardare la ricca fauna che si trova da queste parti nonché mettere a disposizione dei cittadini un vasto parco e un grande patrimonio di natura, storia e cultura. Non è poi così brutta, Rozzano, no?

# Basiglio, il borgo dei ricchi

basiglio
Credits: sionomagazine.blogspot.com

Qui i preconcetti sono legati non tanto a caseggiati popolari, quanto al loro opposto: il quartiere modello di Milano 3 che spesso, molto spesso viene confuso con Basiglio. Ma mentre Milano 3 altro non è stata che l’evoluzione del consolidamento immobiliare del Berlusca all’inizio della sua carriera, Basiglio ha antiche origini molto meno “pubblicitarie”, e a Milano 3 è legato solo da una lunga ciclabile. Di origine romana e collocabile attorno al III secolo a.C., Basiglio è infatti poco più di un borghetto a sud di Milano non lontano da Rozzano, ed è famoso soprattutto per le sue graziose cascine, come ad esempio Cascina Penati e Cascina Vione, che fino al 1700 era gestita da monaci cistercensi ed era il più importante centro di smistamento di prodotti agricoli da destinare alla città di Milano.

# Pioltello “t’accoltello”

Credits: ilgiorno.it
Pioltello

La cittadina a est di Milano si è progressivamente allontanata dall’antico e becero detto degli anni’80 (Pioltello t’accoltello) e nonostante con tutto il bene non sia famosa per essere il più bel comune della provincia di Milano, vanta con orgoglio alcune particolarità da non trascurare. Infatti il motto con cui attualmente Pioltello si presenta è la Città dei tre parchi. Che per la cronaca sono il Parco delle Cascine (definito con una delibera dalla ex Provincia di Milano PLIS: Parco Locale di Interesse Sovracomunale), il Parco di Trenzanesio (Villa Invernizzi) ed il Bosco della Besozza, quest’ultimo di proprietà comunale e sul quale sta sorgendo una delle foreste urbane finanziate dalla Regione Lombardia.

# Lainate, il paese barocco

Credits: @ComunediLainate
Lainate

Lainate è un comune di venticinquemila abitanti. Sorge tra il Parco delle Groane e l’antico “Bosco dei Guasti” (ormai quasi scomparso). Un tempo il suo territorio era delimitato dai torrenti Lura e Bozzente mentre oggi è attraversata dal Canale Villoresi. Importanti architetture sono la Villa Visconti Borrometo Arese Litta è una villa storica, risalente al XVI secolo, situata nel comune di Lainate, nota in particolar modo per il suo ninfeo. Un posto che nonostante la diffidenza di molti milanesi risulta grazioso e curatissimo, ideale per passeggiate diurne e per amanti dello stile architettonico Barocco.

# Bollate, il paese del carcere

Credits: @ComunediBollate
Bollate

Il documento più antico che cita il moderno toponimo di Bollate, comune a nord-ovest di Milano, è relativo alla donazione di terreno alla Chiesa di San Martino (ancor oggi patrono della città) nel lontano 1039. Nell’XI secolo Milano acquistò una crescente importanza ed indipendenza dal Sacro Romano Impero. Distrutta nell’aprile del 1162 da Federico I Barbarossa rinacque dopo la vittoria della Lega Lombarda nella battaglia di Legnano. Bollate non è esattamente Long Beach ma il verde che la circonda la rende molto meno sgradevole di ciò che si possa pensare, soprattutto di chi tende ad associarla al carcere.

Infatti è uno degli 11 comuni nell’area del Parco delle Groane, che ospita una ricca flora e fauna, presenta elementi d’interesse geologico e contiene numerosi siti di valore storico-artistico nonché di archeologia industriale.

Continua la lettura con: M2: 7 RECORD CURIOSI che forse non sai della METRO dell’HINTERLAND

CARLO CHIODO

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Il supermercato più amato dai milanesi: il video

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Dopo il video sui migliori mercati rionali di Milano, una domanda è sorta spontanea: quali sono i migliori supermercati della città?

Abbiamo anche chiesto quali sono i motivi che li spingono a scegliere un determinato negozio piuttosto che un altro. Vediamo cosa ci hanno risposto.

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SILVIA AROSIO

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Credit combat tram YT – Tram 7 in sotterranea

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Sulla METRO di MILANO nel 1982, l’anno dei MONDIALI

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“RUBARE è il nostro LAVORO”

La PAURA fa 90. Una notte sulla “linea più pericolosa” di Milano

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A bordo di un TAXI VOLANTE

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“Milano è la metafora dell’amore”

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ECCEZZZIUNALE… VERAMENTE, le 7+1 SCENE ICONICHE di un film chiave della commedia italiana

Alla scuola della BIDELLA PENDOLARE da NAPOLI per scoprire la verità

I TRENI della METRO di ogni linea di Milano

AGGRAPPATO al BUS sulla tratta Lodi-sant’Angelo

La via con più DIVIETI DI SOSTA del mondo

MI GUARDO e mi specchio vanitosamente in questi palazzi

Misteri e superstizioni di Milano

Il campanile medievale all’interno di un condominio

VIVAIO e MILANO CITTA’ STATO, le attività per il 2023. Vuoi unirti anche tu?

I mezzi pubblici a Milano negli anni ottanta

FINE ANNO in coda al PANE QUOTIDIANO

Milano – Roma: più veloce in treno o in aereo?

La passerella di Piano sulla M1

Un anno da pendolare sulla Milano Cremona

Dove andavano, cosa facevano i GIOVANI MILANESI nella Milano degli anni ’80

TIBALDI-BOCCONI, la prima stazione della CIRCLE LINE di Milano

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La Milano di inizio Novecento

il SUPERATTICO sul tetto della TORRE

M4 – Dateo, la STAZIONE più PROFONDA di Milano

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Un giro sul TurboKart

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In volo sopra i Navigli nascosti

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M4: la quiete prima dell’inaugurazione 

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Milano alla fine degli ANNI OTTANTA

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M6 – Il percorso della futura metropolitana di Milano

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Milano e Vincenzo

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DA MILANO A CAPO NORD IN BICI A FIN DI BENE

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Lezioni di danza in Piazza Duomo

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Segreti e curiosità di un tranviere milanese: le risposte alle domande che si fanno i milanesi

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Credits Andrea Cherchi - Tram direzione deposito Baggio

Come è la giornata di un tranviere milanese? Nel gruppo Fb “I tram di Milano” dipendenti attuali e del passato fanno luce sul dietro le quinte della vita lavorativa di un tranviere di Milano. 

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Segreti e curiosità di un tranviere milanese: le risposte alle domande che si fanno i milanesi

# Può guidare tutti i tram o solo alcuni?

Tram Milano Velette FB

Inizialmente l’assegnazione viene fatta per alcune tipologie di tram, generalmente quelli più storici e lenti come il 5, il 19 e il 33. Dopo alcuni anni di esperienza si possono condurre tutti.

Leggi anche: Le città dove i tram corrono senza binari: la soluzione per il trasporto pubblico di Milano?

# Può guidare anche la metro? E i filobus?

Credits @nicolaarmento_ (IG) – Linea M1 Milano

L’autista di tram non passa in automatico a guidare la metropolitana. Per farlo deve sostenere appositi corsi di formazione e abilitazione, dopo almeno cinque anni di esperienza come conducente di mezzi. Lo stesso se deve passare alla guida dei filobus che richiede l’abilitazione Ansfisa. 

# Può passare da un mezzo all’altro?

Credits Andrea Cherchi – Cavi, tram e castello

L’abilitazione riguarda uno specifico mezzo per volta. Un conducente non può essere in servizio un giorno su un mezzo di trasporto e quello successivo su un altro. Riceve l’assegnazione solo per un tipo di mezzo alla volta, rispetto a quanto succede a Bologna o a Torino dove si può avere una patente estensiva per i diversi mezzi: in questo caso per metropolitana, tram, bus, filobus. In caso di patente “elettrica” rilasciata da Ansfisa potrebbe invece ricevere l’assegnazione sia per bus che per filobus.

Leggi anche: L’evoluzione del tram a Milano: dal Gamb de Legn al TramLink

# Come sono organizzati i turni di lavoro?

Franco Twope FB – Esempio di foglio turni

I turni sono organizzati su una rotazione di 17 settimane con 39 ore settimanali e coprono tutto l’orario di servizio con una o due giornate di riposo a retrocedere (giovedì, mercoledì, martedì etc.). Ci sono turni denominati “mattinale, pomeridiano, serale, ridotta, notturna o notte, surrogante, primo e primo, primo e seconda.”

# Qual è la durata massima di un turno giornaliero?  

Credits ufficio stampa Atm – tram Milano1928 o Carrelli

Il nastro orario giornaliero di ATM è di 14 ore, inteso come tempo massimo che l’azienda può tenere impegnato il conducente dall’inizio del turno alla fine. Il turno di lavoro stabilito dal CCNL è di 6.30, in ATM va da un minimo di 6.40 ore a 7.20 con 20 minuti di pausa. 

Leggi anche: Tram 1, la storica “Carrelli” che attraversa il cuore di Milano

# Come si svolge il cambio di un autista?

Credits Andrea Cherchi – Casottino ATM via Dante

Un tempo il cambio tra gli autisti veniva effettuato nei chioschi/casottini di attesa, ancora presenti in città, come quelli di piazza Firenze, Lotto, Cordusio, Centrale, ma poco utilizzati per via della riduzione del numero di conducenti. In passato venivano anche utilizzati per verificare le regolari partenze e in particolare chi giungeva troppo in anticipo al capolinea, rispetto alla tabella di marcia.

Nei fogli turni nei depositi è inserito anche il turno di scorta, nel quale il conducente rimane a disposizione per coprire mancati cambi, spesso effettuato in deposito.  

Leggi anche: Addio alla storica sabbiera di Milano

# Il deposito di consegna cambia per un singolo autista o è sempre lo stesso?

Il nuovo tram Atm Tramlink in deposito Precotto

E’ un po’ come la residenza di un tranviere. Ogni conducente è assegnato ad un deposito a vita e nei suo turni sono assegnate le linee di quel deposito con una linea principale. Può essere fatta richiesta di trasferimento ad altro deposito per motivi vari come nuova abitazione, problemi famigliari etc.

# Come inizia il suo turno?

Credits Andrea Cherchi – Tram direzione deposito Baggio

Il conducente “ritira” la vettura in deposito, se inizia quella “tabella di marcia”, o in alternativa la rileva in linea in determinate località denominate “località di cambio”. Sul proprio turno è indicato se la tabella proviene dalla direzione centro o periferia, mentre una volta la distinzione era tra città e campagna. Ogni sera tutte le vetture ritornano nei depositi.

# Perché le vetture in deposito vengono divise tra rosse e nere?

credits: atm_milano IG

Giunte al deposito, le vetture vengono preparate dai movimentisti interni per le uscite del giorno dopo. Vengono divise in rosse e nere per fare in modo che tutte le vetture percorrano gli stessi km. Si tratta solo di vetture che escono per rinforzi o vetture che effettuato tutta la giornata.

Continua la lettura con: Lo «SkyWay», il tram-treno per andare a sciare sul Monte Bianco: il progetto

FABIO MARCOMIN

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Si andrà ad abitare nei centri commerciali in crisi?

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Cnbc YT - Appartamenti nei centri commerciali

Fatica ad ingranare l’ultimo mall di Milano o, come vengono chiamati oggi, lifestyle center. Tra le possibili cause c’è la sovrabbondanza di offerta di centri commerciali in un periodo storico dove si assiste al ritorno ai negozi di prossimità. La pandemia ha certamente influito: sono fermi da allora i progetti del Westfield a Segrate e del maxi Auchan a Cinisello, ma il fenomeno era in atto già da tempo. Dagli USA arriva una soluzione per riempire gli spazi e dare una nuova vita a centri commerciali in crisi o falliti.

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Si andrà ad abitare nei centri commerciali in crisi?

# La crisi dei centri commerciali

Progetto in standby del Westfield Segrate

Se a Milano alcuni negozi e ristoranti che hanno cessato l’attività a piano strada nelle vie cittadine sono stati riconvertiti in appartamenti messi in affitto, classico o breve, gli spazi vuoti dei centri commerciali rimangono tali. Fatica anche l’ultimo nato a Milano, il lifestyle center Merlata Bloom che, nonostante l’inizio promettente, sta già registrando un turnover di attività, con diversi punti vendita che hanno interrotto anzitempo il contratto d’affitto, preferendo pagare la penale lasciando le vetrine deserte. La crisi di questi colossi dello shopping non è certo una cosa recente: la pandemia ha di certo influito portando ad esempio allo stop dei progetti del Westfield a Segrate e del maxi Auchan a Cinisello. E non si tratta di un fenomeno locale: la crisi dei centri commerciali ha investito prima di tutti gli Stati Uniti d’America. 

# La soluzione dagli USA: trasformare i negozi in appartamenti

 

C’è chi però sta trovando una soluzione al problema. Gli sviluppatori immobiliari americani, come riportato in questo servizio della CNBC, stanno costruendo alloggi all’interno o accanto ai centri commerciali delle insegne Macy’s, JCPenney e Sears che stanno riducendo gli spazi dedicati alla vendita o chiudono del tutto.

Cnbc YT – Westminster Arcade di Providence a Rhode Island, costruito nel 1828 è il più vecchio centro commerciale degli Stati Uniti d’America

Sono almeno 192 i mall che hanno pianificato questa trasformazione dal gennaio 2022, con decine di progetti in corso in California, Colorado, Florida, Arizona e Texas.

Cnbc YT – Interno appartamenti nei centri commerciali

Nel video viene illustrato il cambiamento nell’Arcade Mall a Providence a Rhode Island, il più vecchio centro commerciale al coperto degli Stati Uniti: la sua costruzione risale al 1882. In questo caso sono stati ricavati dei mini loft al secondo e al terzo piano del complesso, al piano terra sono rimaste le attività. Questa soluzione consente da un lato di ridurre la scarsa disponibilità di alloggi negli USA e dall’altro di aumentare la frequentazione di negozi e ristoranti che altrimenti vedrebbero pochi clienti, creando al contempo uno spirito di comunità tra chi abita e chi lavora all’interno dell’edificio.

Leggi anche: La desertificazione commerciale di Milano: al posto dei negozi case per affitti brevi

# Il Vulcano di Sesto San Giovanni un possibile indiziato?

mark-up.it – Centro commerciale Vulcano

In Italia non mancano casi di centri commerciali in declino o in difficoltà, o peggio ancora che hanno chiuso i battenti. Tra i primi possiamo annoverare il Vulcano di Sesto San Giovanni, tra i più innovativi dell’hinterland quando è stato costruito nel 2006. Si sviluppa su 4 piani con una grande piazza centrale interna, che culmina con una cupola di cristallo e metallo, e sulla piazza esterna a copertura sono stati realizzati edifici direzionali e strutture alberghiere con sale congressi.

Simone C Google – Vulcano

Oggi però molti negozi sono vuoti, l’affluenza dei clienti è scarsa anche nei weekend e camminando tra i corridoi del complesso si avverte lo spirito dimesso del luogo. I parcheggi non sono in buono stato, nemmeno i bagni, e in generale non si respira una bella d’aria. Adottando la strategia americana si potrebbero trasformare i locali inutilizzati in abitazioni a basso costo e sfruttare i 4.000 posti auto per sopperire alla mancanza di parcheggi. 

Continua la lettura con: Merlata Bloom: il centro commerciale da record stenta a decollare

FABIO MARCOMIN

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Se sei di Milano lo si vede soprattutto quando scivoli

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Style is life.

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Continua con: La nevicata dell’85 come te la raccontano i milanesi che l’hanno vissuta

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Ponte Lambro: il quartiere oltre la tangenziale

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Credits Urbanfile - Ponte Lambro

Un quartiere dal passato agricolo, isolato dal resto della città a causa della tangenziale, conserva ancora tratti della sua storia e ospita una delle eccellenze ospedaliere riconosciute a livello europeo. Scopriamo questo borgo ricco di fascino e contraddizioni.

Spunto e foto copertina: Urbanfile

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Ponte Lambro: il quartiere oltre la tangenziale

# Fino agli inizi del ‘900 il territorio di Ponte Lambro era utilizzato per l’agricoltura ed era parte del Comune di Morsenchio 

Credits Urbanfile – Ponte Lambro anni ’20

Il territorio occupato oggi dal quartiere di Ponte Lambro era un tempo utilizzato per l’agricoltura grazie alla ricchezza di acqua della zona, con i monaci dell’ordine degli Umiliati insediati nella vicina abbazia di Monluè che si occupavano di gestirne l’irrigazione con i canali presenti. Alla fine dell’Ottocento c’erano alcune cascine e mulini come la “Cascina Zerbone”, il “Mulino della Spazzola” situato sulla roggia omonima, e la “Cascina Canova, o Casanova”. Prima di essere annesso durante il Risorgimento al comune di Mezzate faceva parte del comune di Morsenchio.

Nel 1916 l’area prese il nome di Linate al Lambro mentre nel 1922 le frazioni di Ponte Lambro e Morsenchio furono aggregate provvisoriamente al comune di Milano, in conseguenza agli espropri per la realizzazione del Porto di Mare e del canale Milano-Cremona-Po, e in via definitiva nel 1925, dopo lo stop al progetto del canale. In quella circostanza a Ponte Lambro furono sottratti gran parte dei suoi territori e la metà dei suoi residenti.

# Alle vicissitudini del quartiere è resistito il Bagutto, il più antico ristorante italiano e il secondo in Europa

Instagram: milano_scomparsa_o_quasi

Tra i luoghi storici rimasti a Ponte Lambro c’è “Il Bagutto“, il ristorante-trattoria più antico d’Italia. Conosciuto con il nome di Berlochium, termine longobardo che significava “posto in cui si mangia”, compare in un documento di scambio di beni immobili datato al 1284. In Europa solo il Stiftskeller St. Peter di Salisburgo è nato prima. 

Leggi anche: Uno dei due RISTORANTI più ANTICHI d’EUROPA è a Milano!

# L’isolamento di Ponte Lambro dagli anni ’60 in poi per colpa di Linate e della tangenziale est e i tentativi di rinascita degli anni duemila

Dagli anni ’60 in poi il quartiere di Ponte Lambro si è sempre più isolato dalla città, prima a causa dell’ampliamento dell’aeroporto di Linate che ha tagliato la Paullese, poi la realizzazione di Tangenziale Est nel decennio successivo che lo ha separato in maniera definitiva. Queste opere hanno aumentato la percezione di isolamento contribuendo al fenomeno del degrado urbano del quartiere, carente di servizi sociali e con molte case fatiscenti ancora prive dei servizi elementari. Dopo il completamento delle case popolari dello IACP, nel 1975, la piaga delle occupazioni abusive ha peggiorato la situazione del quartiere, rendendolo sempre più un luogo da cui stare alla larga.

Ponte Lambro

Negli ultimi decenni è stato avviato però un percorso di riqualificazione che ha migliorato la vivibilità e la sicurezza, anche se deve ancora concludersi uno dei progetti più grandi: il “Laboratorio di Quartiere” a firma Renzo Piano. Nell’intervento è previsto: una residenza per studenti al servizio delle università milanesi, laboratori per attività destinate al mondo dell’impresa, delle start-up e dell’inserimento lavorativo, oltre ad attività per gli ospiti e per tutto il quartiere di carattere culturale, sociale e sportivo.

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# L’Ospedale Monzino, il primo ospedale in Europa a esclusiva vocazione cardiovascolare

Credits aalbertodenucci IG – Cardiologico Monzino

Non mancano le eccellenze nel quartiere di Ponte Lambro. All’interno del suo perimetro ha sede il Centro cardiologico Monzinoil primo ospedale in Europa a esclusiva vocazione cardiovascolare. Nato al posto della Casa di Cura le “Quattro Marie”, dal 1981 è il punto di riferimento in Italia per la cura e le operazioni riguardanti le patologie del cuore e dell’apparato circolatorio. Al suo interno ospita anche una sede della facoltà di medicina dell’Università degli Studi di Milano.

 

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FABIO MARCOMIN

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Il «lungomare dei lampioni»: il più lungo d’Europa è in Italia

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Credits: @tizianasaracino Lungomare di Bari

Arrivato il freddo, ci viene spontaneo immaginarci percorrere un lungomare in una fresca sera estiva in vacanza, magari mangiando un buon gelato. E in Italia c’è un lungomare che se lo si percorre tutto si rischia di tornare a casa a notte inoltrata, sì perché è il più lungo d’Europa. Ecco dov’è.

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Il «lungomare dei lampioni»: il più lungo d’Europa è in Italia

# Il lungomare di Bari e i suoi lampioni

Credits: @r_zilly
Lungomare di Bari

Con i suoi 15km di lunghezza, il lungomare di Bari è il più lungo del BelPaese, ma anche dell’intero continente. Detto anche Murat, perché attraversa l’omonimo quartiere, il simbolo della lunga camminata che si affaccia sulle acque cristalline del Mar Adriatico sono sicuramente i suoi lampioni in ghisa, 197 per l’esattezza.

Il lungomare barese ha ormai circa cent’anni, è stato infatti progettato agli inizi del ‘900, e parte dal muro di cinta del porto di Bari fino ad arrivare alla famosa spiaggia cittadina Pane e Pomodoro. Un nome davvero insolito per la spiaggia in centro città, ma si chiama così proprio per ricordare le tradizioni di molti baresi che frequentavano questa zona quando non era ancora così attrezzata. I cittadini erano infatti soliti andare a farsi un bagno in spiaggia e farsi uno spuntino a base di pane e pomodoro. Ma dal porto alla spiaggia il lungomare percorre solo 3 km, dove sono gli altri?

# Un lungomare tanti scorci spettacolari

Credits: @marcello_petrosillo31
Faro di San Cataldo

Il lungomare di Bari prosegue infatti da un’altra parte. Partendo dalla zona della Fiera del Levante arriva fino al quartiere popolare di Bari, Murat appunto, un po’ più a nord della città. Il lungomare più lungo d’Europa unisce quindi i lati est e ovest del capoluogo pugliese, passando anche tra le vie più importanti della città, via Imperatore Augusto, Araldo di Crollalanza e Nazario Sauro. Tra una serie di palazzi in stile tardo Liberty, vedute sulla Bari vecchia e sulla città nuova, il lungomare offre scorci davvero particolari. Passa infatti per lo storico faro della città, il faro di San Cataldo costruito nel 1869, e anche dalla chiesa di San Nicola, la Basilica che custodisce le reliquie del santo. E sempre affacciato al mare pugliese c’è il Castello Svevo-Normanno, l’imponente fortezza risalente al XII secolo, oggi museo.

E la sera si popola della movida barese. Insomma un luogo suggestivo e che riassume tutto quello che la città ha da offrire: storia, cultura, natura, divertimento, cibo e sapori.

Continua la lettura con: La SPIAGGIA più PICCOLA del MONDO è a 3 ore da Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Gli UFO a Milano: negli ultimi 10 anni ci sono stati almeno 7 avvistamenti (Articoli e video)

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“Il disco, di forma piuttosto allungata, luminosissimo, è sbucato all’improvviso da dietro una nuvola, s’è stagliato nettissimo, s’è allontanato a velocità vertiginosa, incalcolabile, in direzione nord-est” (Corriere della Sera, 17 maggio 1952)

Gli UFO a Milano: negli ultimi 10 anni ci sono stati almeno 7 avvistamenti (Articoli e video)

Sembra che gli alieni siano abbastanza di casa a Milano. Ecco un riassunto di avvistamenti recenti di oggetti poco identificati:

29 dicembre 2012/3 gennaio 2013: serie di avvistamenti nella zona Ovest (luci color giallo, rosso e blu a Canegrate, e un oggetto non identificato nei cieli di Castano Primo)

24 novembre 2013: avvistamento Ufo zona San Siro. Video: Avvistamento Ufo San Siro

29 aprile 2014: avvistato in cielo, zona Parco Nord,  un oggetto color grigio metallico, che sembrava privo di movimento.

6 luglio 2014: grosso Ufo avvistato sopra Cinisello Balsamo: Ufo a Cinisello.

6 marzo 2015: diverse persone hanno visto comparire nel pomeriggio delle sfere bianche luminose.

19 giugno 2015: avvistamento ufo alle 19.50. Foto su: http://www.misteroufo.it

18 febbraio 2016: una palla infuocata è stata vista passare dai cieli di Lodi in direzione Milano: avvistamento nel lodigiano.

Continua la lettura con: Carla Fracci, la leonessa della danza classica: le foto e i ricordi di uno storico incontro

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Chiara Maffei e il salotto più rivoluzionario di Milano

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Il principale punto di ritrovo di patrioti, mazziniani e cospiratori independentisti dell’ottocento fu il “salon” della contessa Chiara Maffei in via monte di pietà 1, poi trasferito in via Bigli 21.

Chiara Maffei e il salotto più rivoluzionario di Milano

Nel 1859 la sua casa divenne il quartier generale della guerra d’indipendenza. Non si poteva scegliere di meglio: la contessa era nota per la sua grande indipendenza nelle scelte di vita.

Così scrisse infatti: “Io volli almeno acquistare la completa indipendenza delle mie azioni e del mio vivere e potermi dire ‘Io appartengo a me medesima, e solo io voglio essere giudice del mio operare’. E vinsi, almeno, la schiavitù delle cose convenzionali. E’ a duro prezzo ch’io acquistai tale libertà; pure è qualche cosa anch’essa quando non si vuole usarla che per bene”.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

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10 emozioni forti da provare a Milano

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ph. Andrea Urbano (c)

A volte Milano sa essere più eccitante delle strade di Los Cabos.

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10 emozioni forti da provare a Milano

#1 Viaggiare di notte sulla 90/91

L’unica che va tutta la notte, 365 giorni all’anno, si ritrovano persone di tutte le nazionalità del mondo, se si è fortunati si incontrano anche gli assiro babilonesi.

#2 Perdere il biglietto della metro prima dell’uscita

Il tuo destino è nella mani dell’omino nel gabbiotto.

#3 Prendere l’onda verde nel traffico

In senso orario sulla circonvallazione interna, lungo corso Sempione o Buenos Aires, sentirsi in volo sulle strade di Milano. 

#4 Passeggiare in una via affollata con portafoglio in evidenza

O con borsetta. In alternativa in strade deserte, in periferia.

#5 Tuffarsi nel Naviglio

Credits: milano.repubblica.it

A gennaio con il Cimento. L’unico bagno in acque pubbliche che richiede il certificato medico.

#6 La Vertical Run

Vertigini d’altezza su vertigini da fatica.

#7 L’ultimo chilometro della Maratona di Milano

La prima volta arrivare al traguardo fa venire le lacrime agli occhi.

#8 Un Derby importante

Milan e Inter in notturna, in una sfida che vale uno scudetto o una finale di Champions. Che ricordi.

#9 La Milano del Fuorisalone

Fuorisalone 2019. Credits: @licialupelli (INSTG)

La vedi piena di energia come non mai.

#10 Una raccomandata nella cassetta postale

Terrore puro. 

Continua la lettura con: E se l’M6 fosse… circolare? Queste le fermate da Linate a Linate

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Carla Fracci, la leonessa della danza classica: le foto e i ricordi di uno storico incontro

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Carla Fracci fotografata da Augusto de Luca

Rimane la personificazione della danza, con quel suo repertorio coreutico che è sempre cresciuto, in qualità e in sfumature artistiche, che per sempre rappresenteranno l’antologia della danza. Questo il ricordo con l’utilizzo di foto inedite di un incontro speciale con il fotografo Augusto De Luca. 

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Carla Fracci, la leonessa della danza classica: le foto e i ricordi di uno storico incontro

# Una delle più grandi ballerine degli ultimi cento anni

Carla Fracci e il fotografo Augusto De Luca

E’ universalmente considerata una delle più grandi ballerine degli ultimi cento anni. Nata a Milano, nel 1936, abitò da quando era ancora bambina fino ai ventitré anni a Calvairate, in via Ugo Tommei n. 2.

Carla Fracci, a circa tre anni e mezzo dalla scomparsa, rimane la personificazione della danza, con quel suo repertorio coreutico che non solo non ha conosciuto flessioni, ma che è sempre cresciuto, in qualità e in sfumature artistiche, che per sempre rappresenteranno l’antologia della danza.

Nel 1991 avvenne l’incontro tra la Fracci e il fotografo performer partenopeo Augusto De Luca, allora trentaseienne, con alle spalle una robusta esperienza nel ritrarre personalità celebri, arricchendo sempre più il proprio bagaglio professionale, sia nell’ambito della fotografia tradizionale che nella sperimentazione.

«Sono passati diversi anni, ma ricordo quell’incontro -ci confida De Luca, che ci ha donato la possibilità di divulgare quelle sue opere che ritraggono la grande ballerina milanese- era il 1991 e da poco era uscito il libro “Napoli Donna” con i miei ritratti di trentasette importanti donne napoletane».

Quella pubblicazione ebbe un grande riscontro e, con l’autrice Giuliana Gargiulo, Augusto De Luca pensa ad un libro sulle figure femminili più iconiche di Milano.

# «Leggendo la sua biografia capii dalla data di nascita che era del segno zodiacale del Leone»

Augusto De Luca fotografa Carla Fracci

La scrittrice-giornalista e il fotografo mettono giù un elenco e la prima della lista è Carla Fracci: «il caso volle che, dopo neanche un mese, la ballerina, insieme al marito Beppe Menegatti, venisse a Napoli, ospitata proprio dalla Gargiulo».

Augusto De Luca conobbe di persona Carla, a cena a casa della scrittrice, proponendole il progetto fotografico che l’artista meneghina accolse con entusiasmo. Il performer si mise subito all’opera, cercando la location giusta e le modalità tecniche opportune per fotografare la Fracci.

Carla Fracci fotografata da Augusto de Luca

«Cominciai a documentarmi e a cercare….leggendo la sua biografia capii dalla data di nascita che era del segno zodiacale del Leone», un segno che calza a pennello con la figura della ballerina, molto forte e guerriera, caratterialmente e professionalmente.

Così De Luca ha un’illuminazione: «mi ricordai che a casa della mia amica Valeria Carità, in un palazzo antico a Monte di Dio, avevo visto un grande leone di pietra».

La Fracci a Napoli poteva stare pochi giorni, così il fotografo organizzò il contesto in poche ore, recandosi poi con la ballerina in quella lussuosa casa. «Lei era bellissima -è il ricordo del professionista napoletano- delicata ed eterea, come una porcellana cinese e indossò lo stupendo vestito merlettato che si vede nella fotografia».

Dopo qualche prova e pochi scatti, ecco che si era già capito quale fosse la foto giusta. «Finalmente potevo rilassarmi, passammo un po’ di tempo a chiacchierare poi la riaccompagnai».

# L’incontro a Milano qualche tempo dopo

Carla Fracci fotografata da Augusto de Luca

Il libro sulle donne milanesi, per vari motivi, non venne pubblicato, ma gli scatti di De Luca a Carla Fracci rimangono eterni, nella storia della danza e in quella della fotografia.

I due artisti si incontrarono qualche tempo dopo: «la rividi a Milano perchè venne ad una mia mostra fotografica, al Diaframma, in via Brera -ricorda Augusto-  le diedi il suo ritratto e lei subito disse: bella…e poi il Leone è il mio segno zodiacale».

Era facile capire che con quella foto si erano toccate le corde giuste del carattere di Carla Fracci. Ancora adesso quelle immagini, immortalate sul set di Napoli, rimangono il simbolo della bellezza, estetica e artistica, della leonessa della danza. 

FABIO BUFFA 

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E se l’M6 fosse… circolare? Queste le fermate da Linate a Linate

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La Circle Line di Milano: il progetto che prevede la riqualificazione della cintura ferroviaria per creare un servizio con frequenza metropolitana. Lo stato attuale del progetto, i buchi e le proposte di intervento per renderlo più funzionale alle esigenze della Grande Milano.

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E se l’M6 fosse… circolare? Queste le fermate da Linate a Linate

Il tracciato in viola, rappresenta la linea semicircolare formata da M1, M2 e M5
La linea nera è il percorso della linea 90 e 91
La linea bordeaux è il progetto attuale della circle line
La linea verde è il tracciato delle tangenziali

# Il progetto attuale 

Il progetto attuale punta a creare una linea con frequenza di un treno ogni 5 minuti, in modo da creare un servizio simile a quello del passante ferroviario, che colleghi la stazione di Rho a nord e quella di San Cristoforo a sud. 

Da San Cristoforo a Lambrate il percorso sarà identico a quello che fa oggi il suburbano S9: la circle line una volta arrivata nei pressi della stazione centrale devierà verso Rho Fiera per poi ricongiungersi con il percorso effettuato dalle linee S5, S6 e S11 nei pressi della stazione di Certosa.  In questo tratto verranno costruite due nuove stazioni, Istria M5 e Dergano M3, mentre nel tratto tra Certosa e Rho Fiera verrà costruita la fermata Stephenson. Ma qual è il punto debole del progetto attuale?

# Un progetto “bucato”

Il problema del progetto attuale è quello purtroppo atavico nella progettazione dei trasporti milanesi: è troppo centrato sui bisogni di chi vive in città, ma poco su chi arriva da fuori. Non sono previsti dei veri e propri interscambi per i pendolari così che la linea risulta utilizzabile solo per gli spostamenti all’interno della città. 

In questo senso la prima grande assenza è un interscambio con i treni suburbani, ossia quelli più utilizzati dai pendolari: anche a causa dell’assenza di una stazione in comune con il passante ferroviario, è possibile cambiare solamente con le linee S5 e S6 ed alcuni S11, mentre le altre linee vivono in un mondo a parte, rendendo pressoché inutile questa linea per i pendolari, soprattutto quelli provenienti da nord. 

Inoltre, la linea manca di un collegamento agli aeroporti: è possibile cambiare a Forlanini per raggiungere Linate, ma risulta impossibile prendere il Malpensa Express e i treni che si dirigeranno a Bergamo Orio al Serio. 

Infine la cosa più evidente: la circle line è buca a ovest, tra San Cristoforo e Rho non esiste alcuna infrastruttura, ma andrebbe pensata. 

# La prima soluzione: estendere il progetto

I tratti arancioni rappresentano i tratti già costruiti del progetto rivisto della circle line, mentre quelli rossi sarebbero quelli da costruire

La prima soluzione sarebbe quella di estendere il progetto.

Ampliando il progetto si potrebbe pensare di costruire due segmenti in galleria, dove circolino i treni della linea. 

Il primo tratto collegherebbe le stazioni di Rho Fiera e di San Cristoforo, con fermate a Bisceglie M1, Quinto Romano, dove potrebbero arrivare M5, Pero M1 per arrivare a Rho Fiera. 

Il secondo tratto sarebbe quello tra Certosa e Lambrate: in questo tratto si potrebbero inserire fermate a Bovisa con interscambio con le linee S1, S2, S3, S4, S13 e MPX, Dergano M3, Ca’Granda M5, Grepo pirelli con interscambio con le linee S7, S8, S11 e Milano – Bergamo, Gorla M1 e giungere infine a Lambrate. 

Al progetto andrebbero poi aggiunte alcune stazioni come Mind Merlata, tra Rho Fiera e Stephenson e una a Zama che possa consentire l’interscambio con il passante. 

# E se la M6 fosse circolare? Il possibile tracciato

Il tracciato rosa rappresenta il possibile tracciato di M6

Un’alternativa potrebbe essere quella di creare una metropolitana apposita che permetterebbe di distaccarsi maggiormente dalla linea 90-91 rispetto a quanto accade con la cintura ferroviaria, seguendo questo tracciato:

Linate Aeroporto M4
Redecesio
Milano Due
Cascina Gobba M2, Mela, Tangeziale Est
Adriano
Precotto M1
Greco Pirelli S7, S8, S9, S11 Milano-Bergamo Orio al Serio
Bicocca M5
Ospedale Niguarda
Dergano M3
Bovisa S1, S2, S3, S4, S12, S13. MPX
Villapizzone S5, S6, S11
Centro medico ambrosiano
Lampugnano M1
San Siro Stadio M5
Barona/Ospedale San Carlo
Valsesia M1
Corsico S9
Buccinasco
Assago Ovest
Assago Forum M2
Gratosoglio
Vigentino
Rogoredo M3, S1, S2, S12, S13, hub AV
Ponte Lambro
Linate Aeroporto M4

Questa idea risolverebbe diversi problemi della circle line perché:

  • crea una metropolitana circolare
  • interseca tutti i passanti ferroviari 
  • permette di raggiungere facilmente tutti e tre gli aeroporti 
  • migliora il servizio del trasporto pubblico per il Forum di Assago e lo stadio di San Siro, sempre che rimanga lì
  • permette l’interscambio con le tangenziali a Cascina Gobba 
  • permette di raggiungere diversi poli ospedalieri sprovvisti di metropolitana 
  • permette di raggiungere l’hub AV di Rogoredo e quello di Segrate, sempre che venga estesa M4
  • è indipendente dal traffico ferroviario 

Insomma i vantaggi ci sono tutti, bisogna però venire a patti con la costruzione di una linea metropolitana automatica lunga 40km e con 25 fermate, che con un costo di circa 70 milioni di euro al km fanno fanno oltre 2,8 miliardi di euro. 

Continua la lettura con: La Big Circle Line, il più grande anello metro del mondo

SAMUELE GALBIATI

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Far controllare i cantieri pubblici agli umarèll? Questo comune lo fa: un’idea anche per Milano

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Credits: italiafruit.net

A mezz’ora da Milano c’è un comune che ha deciso di istituire un servizio di controllo sui lavori pubblici davvero particolare. Ecco come funziona.

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Far controllare i cantieri pubblici agli umarèll? Questo comune lo fa: un’idea anche per Milano

# A Villasanta, provincia di Monza Brianza, nasce il registro per i volontari civici individuali

officialgianantonio IG – Comune di Villasanta

Al via il registro per i volontari civici individuali nel Comune di Villasanta, provincia di Monza Brianza. La notizia curiosa è che i destinatari di questo registro sono i pensionati. Subito viene alla mente la mitica figura dell’umarèll, l’anziano appostato alla recinzione di un cantiere con braccia incrociate dietro la schiena pronto a redarguire l’operaio che secondo lui non sta facendo un lavoro fatto bene. In questo caso il volontario non può interferire, ma svolgere solo la funzione di osservatore silenzioso fornendo un supporto pratico all’amministrazione comunale segnalando eventuali problemi.

# L’obiettivo del progetto e le caratteristiche richieste ai pensionati

paolo.tammy IG – Umarell

L’obiettivo del progetto è quello di rafforzare il controllo della manutenzione cittadina, come cantieri stradali, giardini, marciapiedi, buche e fontanelle. Il Comune soffre di una cronica carenza di personale, in particolare nel settore lavori pubblici, e dato che tanti pensionati hanno tempo libero si è pensato di “impiegarli” in modo attivo a servizio della comunità. Il prerequisito necessario per iscriversi al registro è di avere specifiche competenze tecniche, maturate in anni di lavoro in qualità di artigiani, elettricisti o esperti di cura del verde.

# Cosa possono controllare

Credits: italiafruit.net

I volontari possono riferire al Comune su problemi da risolvere, come piccoli guasti o mancanze da parte dei fornitori, ma solo in seguito a una formazione di base che li predisponga a interagire con il territorio. Il Sindaco Galli vuole infatti anche ridurre le critiche rivolte all’operato dell’amministrazione, spesso ritenute prive di fondamento, e aiutare a «trasformare le lamentele in un aiuto concreto per la comunità». 

Potrebbe essere utile anche a Milano, per contribuire a velocizzare la sistemazione di arredo urbano danneggiato o a ripulire e sistemare zone degradate?

Fonte: brianzasays IG

Continua la lettura con: Milano – Genova in meno di un’ora di treno: come si costruisce l’alta velocità tra le montagne

FABIO MARCOMIN

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Le 10 città italiane con il nome più bello (secondo i milanesi)

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Ph. @sabrinabrugnerotto IG

Abbiamo chiesto ai milanesi qual è la città in Italia con il nome più bello. Sono fioccate le risposte: quasi un migliaio. Tra tutte sono emerse queste 10 ordinate in questa classifica. Foto cover: Ph. @sabrinabrugnerotto IG

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Le 10 città italiane con il nome più bello (secondo i milanesi)

#10 Gioiosa Marea

salvo_iron IG – Gioiosa Marea

Giujusa in siciliano. Comune di seimila abitanti nei pressi di Messina. Rappresenta una vera e propria storia di rinascita. Il nome è legato a un altro paese: Gioiosa Guardia, paese sul Monte Meliuso che fu abbandonato in seguito al terremoto del 1783 e alla successiva carestia. Gli sfollati fondarono un nuovo centro sulla costa ribattezzandolo Gioiosa Marea, per distinguerlo dal vecchio. Il paese è divenuto negli anni una tra le mete turistiche più rilevanti della Sicilia. Il nome piace perchè “mette di buonumore”. 

#9 Bellaria 

tmr_carlabdi IG – Bellaria

Attorno al nome di Bellaria ruota una leggenda che vuole sia il frutto di un’esclamazione fatta da Papa Gregorio XII nel 1414. Il pontefice, affacciato alla finestra del palazzo di Carlo Malatesta di cui era ospite, dopo aver aspirato l’aria balsamica del mare e delle lussureggianti boscaglie avrebbe detto: “Oh, che bell’aere”. Quanto ci sarebbe bisogno di un po’ di aria bella a Milano!

#8 La Spezia

credits: travel.fanpage.it

La parola deriva dal latino species (bellezza, ornamento, splendore), ma a molti richiama l’aspetto culinario e gastronomico, e non solo. Molti milanesi la vorrebbero come porto di Milano

Leggi anche: Spezia, il porto di Milano?

#7 Alba

sangiovanni.alba IG

I milanesi amano la nascita, la novità, amano guardare all’orizzonte il nome che nasce. Il cuore pulsante delle Langhe è anche il luogo simbolo nel mondo del tartufo bianco. 

#6 Crema

paolaramires_ IG – Crema

Il comune con il nome più dolce nei pressi di Milano. Le sue origini sono legate all’invasione longobarda del VI secolo d.C: il nome deriva probabilmente dal termine longobardo “Crem” che significa “altura”. Si trova infatti in posizione leggermente rialzata nella Pianura. Da abbinare al cioccolato. 

#5 Firenze

Credits Azamat Esmurziyev-unsplash – Firenze

Bella come un fiore. Molti collegano la parola Firenze a “fiore”, il simbolo della stemma comunale è infatti un giglio. L’Accademia della Crusca è intervenuta sostenendo che in realtà Florentia sia un “tipico nome augurale” e dunque significhi città prospera e “fiorente”.

#4 Soave 

gbc.vr IG – Soave

Lo dice la parola stessa, soave. Un termine usato per descrivere qualcosa di piacevole ai sensi, dolce e delicato in cucina o nella musica. Il paese vicino a Verona è noto per il castello Scaligero e il tipico vino che porta il suo nome. Motivo in più per apprezzarlo.

#3 Brindisi

andreaditaranto IG – Brindisi

A proposito di vino, la città dell’aperitivo non può che amare il nome della città salentina. Non tutti sanno che è stata anche sede del governo d’Italia, nel turbolento periodo dal 1943-44 quando ha ospitato anche il re in fuga. 

#2 Bellagio

ph. travelspot – pixabay

La Perla del Lago di Como. Un nome che sembra anticipare la meraviglia del borgo, anche se in realtà deriverebbe dal latino Bilacus, che vuol dire “due laghi”: proprio qui infatti il lago si divide in due rami. 

#1 Roma

Credits Massimo Virgilio-unsplash – Roma, Fori Imperiali

Forse una sorpresa: nonostante la rivalità metropolitana i milanesi riconoscono alla Capitale il nome più bello d’Italia. Tra le interpretazioni sulle origini del nome c’è quella dello scrittore bizantino Giovanni Lido, vissuto tra il V e il VI secolo. Secondo lui deriverebbe dalla parola Amor: la parola Roma se letta da destra verso sinistra. Meraviglioso. 

Continua la lettura con: STEREOTIPI LOMBARDI: come i milanesi vedono gli abitanti delle altre città della regione

FABIO MARCOMIN

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7 luoghi celebri di Milano che chiamiamo con il nome «sbagliato»

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Ph. @sfiziusello78 IG

I luoghi famosi di Milano. Tutti li chiamano così perché sono conosciuti in questo modo. Ce sono alcuni però che hanno un nome completamente diverso. Ecco quali sono.

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7 luoghi celebri di Milano che chiamiamo con il nome «sbagliato»

#1 Stazione Santa Francesca Cabrini

Credits: Andrea Cherchi – Stazione Centrale

Milanesi, turisti e chiunque arrivi o parta dalla Stazione Centrale è convinto che questo sia il suo vero nome. In realtà dal 2010 è intitolata a Santa Francesca Cabrini, fondatrice della congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Perché è stata intitolata a lei la Stazione di Milano? Perché è la santa patrona degli emigranti. 

#2 Cattedrale Metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria

Credits: joecrupier (Pixabay)

Il Duomo di Milano, la più grande chiesa italiana e simbolo indiscusso della città, è conosciuto in tutto il mondo con questo nome. Anche se in realtà non si chiama così. La denominazione precisa è: Cattedrale Metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria

#3 Parco Aldo Aniasi

Parco di Trenno

Se chiedete dove si trova il Parco Aldo Aniasi, difficilmente ve lo sapranno indicare. Più facile invece chiedere del Parco di Trenno, ad ovest di Milano, uno dei parchi più grandi di Milano con i suoi 50 ettari di estensione. Caratterizzato da prati delimitati da doppi filari alberati e piccoli boschi. In pochi sanno che il suo vero nome è cambiato dal 2012. Infatti in quell’anno è stato intitolato ad Aldo Aniasi, sindaco di Milano dal 1967 al 1976. 

#4 Parco Giovanni Paolo II

Credits: Urbanfile -Vetra M4

Uno dei parchi centrali e più frequentati della città è il parco Giovanni Paolo II. Mai milanese lo ha chiamato in questo modo. Più familiarmente si prosegue a nominarlo come “Parco della Basiliche” o ancora più come “Vetra“. Curioso che il luogo intitolato al Papa per il Giubileo del 2000 era in passato dove si bruciavano le streghe. Forse il richiamo è voluto?

#5 Giardini Indro Montanelli

Giardini Indro Montanelli

Completiamo il trittico dei parchi famosi di Milano che hanno nomi sconosciuti o poco usati. Più nota dei precedenti è la dicitura di Giardini Indro Montanelli, anche se i milanesi lo chiamano sempre Giardini di Porta Venezia, il piccolo parco dove il grande giornalista di Fucecchio usava fare le sue passeggiate. 

#6 Stadio Meazza

Credits Andrea Cherchi – Stadio Meazza

Per tutti i tifosi di Milan e Inter, e per quelli avversari delle due squadre di calcio milanesi, lo stadio ha un solo nome: San Siro, come il quartiere che lo ospita. In realtà questo era il suo nome dalla sua costruzione nel 1926 fino al 1980 quando fu intitolato alla memoria di Giuseppe Meazza, calciatore che ha fatto la storia del calcio milanese e italiano. Anche se i tifosi continuano ad andare a San Siro. 

#7 Aeroporto Enrico Forlanini

Credits: Andrea Cherchi – Milano Linate

Il nome di Milano-Linate, per la sua localizzazione nel quartiere di Linate del comune di Peschiera Borromeo, campeggia in bella vista sull’insegna che accoglie in viaggiatori pronti a varcare l’ingresso del city airport milanese. Nonostante sia conosciuto da tutti in questo modo, il nome ufficiale è Aeroporto Enrico Forlanini, dal nome del pioniere dell’aviazione e inventore. Ma nessuno a Milano dice di andare a prendere l’aereo al Forlanini. Un po’ come dire atterro al Silvio Berlusconi per intendere Malpensa…

Continua la lettura con: 7 cose che TUTTI i MILANESI AMANO

FABIO MARCOMIN

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Metro contro tram: quale conviene di più?

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Metro vs tram

Il rapporto tra costi e efficienza delle due tipologie di trasporto pubblico: il più conveniente.

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Metro contro tram: quale conviene di più?

# Il costo: con una metro si possono realizzare 10 linee di tram

Credits: www.ilgiorno.it

La linee metropolitane sono ad oggi, almeno per come vengono gestiti i tram a Milano, molto più veloci ed efficienti. Anche l’investimento per realizzare una linea sotterranea però è molto più elevato di un tram in superficie con un rapporto di 10 a 1. Pertanto con lo stesso costo con cui viene realizzata una nuova metropolitana si potrebbero realizzare dieci linee tranviarie, costruendo teoricamente una dorsale di trasporti talmente estesa da trasformare la mobilità cittadina in una città dalle modeste dimensioni come Milano, tenendo conto solo del perimetro comunale. 

# Sul costo complessivo per km percorsi il tram risulta sempre più conveniente

credit: milanopost.info

Come ha calcolato il sito Muovi_Ti, mettendo in raffronto il tempo per andare in tram e in metro da un punto e l’altro della città e il costo per la realizzazione di entrambe le infrastrutture la convenienza è sempre a favore del tram. Essendo di 1 a 10, il rapporto di costi per una nuova linea tranviaria e una nuova linea metropolitana, e tenendo conto che la velocità media di un tram a Milano è di 10km/h contro i 30km/h di un treno metropolitano si ha che per percorrere ad esempio un tragitto di 10km il tram impieghi un’ora per un investimento pari a 1 e la metro 20 minuti per un costo pari a 10. Se le linee tranviarie fossero gestite come nel resto d’Europa il viaggio potrebbe durare solo 30 minuti, dieci in più di quello in metro.

# Tram e metrotranvie a Milano: più lenti rispetto al resto d’Europa

Metrotranvia Milano Seregno

Veniamo ai problemi di Milano. Attualmente nella nostra città come detto sopra, salvo alcune linee più performanti, la velocità commerciale media di tram e metrotranvie, che escono fuori dai confini comunali, si attesta sui 10km/h. Nelle città europee la media raggiunge i 20-22km/h, che quindi non si discosta di molto da quella di una metro, rendendo questa tipologia di trasporta una vera linea di forza.

A Milano e un po’ in tutta Italia non viene data la dovuta importanza a questa tipologia di trasporto pubblico e questo comporta un servizio meno efficiente di quello che potrebbe essere e un costo superiore per la collettività per la scelta di puntare solo su linee metropolitane anche quando potrebbero esserci alternative valide.

# Come intervenire per renderli più veloci

Gli interventi da mettere in atto per aumentare puntualità e velocità di mezzi tranviari sono: 

#1 corsie protette,

#2 semafori asserviti

#3 abolizione del “distanziamento tranviario

Cose che si sanno da tempo ma ancora nessuna amministrazione è intervenuta in modo deciso da rendere ancora più conveniente l’utilizzo del tram.

Continua la lettura con: A Milano il progetto della BICIPOLITANA, la metro delle biciclette

FABIO MARCOMIN

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Milano Cortina: quando era anche un treno. Perché non ripristinarlo per le Olimpiadi?

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miaoroger IG - Freccia delle Dolomiti

In 5 ore e 3 minuti di viaggio si saliva in Stazione Centrale e si scendeva tra le montagne bellunesi. Sono passati quasi 25 anni dall’ultima corsa. Presto il debutto del suo erede in versione turistica: perché non pensare di ripristinare il servizio originale in vista dell’evento olimpico? Magari con qualche ritocco sulla durata del viaggio e sui servizi offerti a bordo. Che dovrebbero essere da medaglia d’oro, 

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Milano Cortina: quando era anche un treno. Perché non ripristinarlo per le Olimpiadi?

# La “Freccia delle Dolomiti” che portava i milanesi in 5 ore sulle montagne bellunesi: fine corsa nel 1999

miaoroger IG – Freccia delle Dolomiti

La “Freccia delle Dolomiti”: il collegamento ferroviario da Milano a Calalzo di Cadore, poco distante da Cortina. La prima corsa nel 1955. Servita inizialmente da un treno diretto, poi espresso, intercity e infine ancora espresso. In 5 ore e 3 minuti di viaggio si saliva in Stazione Centrale e si scendeva tra le montagne bellunesi, per una vacanza sulla neve. Nel 1999 la linea è stata soppressa. 

# Perché non ripristinare lo storico servizio in vista delle Olimpiadi 2026?

Milano Cortina 2026 – Credits: Morabito Immobiliare

A febbraio 2026 sono in programma le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. A 70 anni esatti di distanza da quelle che si sono tenute proprio a Cortina d’Ampezzo. Potrebbe essere l’occasione ideale per ripristinare lo storico servizio che collegava Milano con la storica località sciistica.

Esisteva persino la Ferrovia delle Dolomiti che, con un cambio a Calalzo, consentiva di scendere direttamente nella famosa località dei VIP veneta. 

Sarebbe un servizio di straordinario valore: magari con una durata del viaggio più al passo dei tempi e con servizi a bordo da medaglia d’oro. Perché non ci sta pensando nessuno?

Di PechristenerFile:Italy location map.svg: NordNordWest,Erinaceus, Citypeek – Opera propria – wikipedia – Ferrovia delle Dolomiti

Continua la lettura con: Le località migliori dove sciare in Lombardia

FABIO MARCOMIN

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La «lega delle seconde città»: con Milano per rigenerare la scena politica internazionale

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Screenshot

La crisi delle democrazie occidentali. L’aveva teorizzata per primo il filosofo Edmund Husserl, oggi diventata di pubblico dominio. Ma se gli stati sono in crisi anche le città non se la vedono così bene. Soprattutto quelle “imprigionate” nella ragnatela della burocrazia pubblica. Invece prosperano quelle lasciate libere, in primis le città stato: Singapore, Montecarlo, Dubai e le altre stanno attirando persone e ricchezze da tutto il pianeta. In un momento di crisi serve qualcosa di radicalmente diverso. Come una lega tra le città che non essendo capitali, possono rappresentare una vera avanguardia di rinnovamento sganciato dagli interessi dei governi nazionali o sovranazionali. Ecco come nasce l’idea di una coalizione di metropoli emergenti, le “seconde città” del mondo, città che, come Milano, sfruttino la loro posizione strategica per guidare un nuovo modello di sviluppo globale, sempre alla ricerca di miglioramento. Vediamo assieme quale sarebbe il potenziale di questa lega e le città che ne farebbero parte.

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La «lega delle seconde città»: con Milano per rigenerare la scena politica internazionale

# Perché una «lega delle seconde città» più grandi?

Per contribuire a una rigenerazione di idee e modelli esistenti sfruttando un dato di fatto: le seconde città in ogni nazione sono quelle che, anche senza l’investitura di capitale, si sono ritagliate un ruolo di primaria importanza esclusivamente grazie alla loro capacità di attrazione. Una «lega delle seconde città» d’Europa e del mondo sarebbe una coalizione informale di metropoli che portano nuova luce ed energia al mondo grazie all’innovazione, al carattere e al dinamismo che le contraddistinguono.

Queste città non vivono all’ombra delle prime, ma sfruttano la loro posizione strategica per spingersi sempre oltre, come affermato da Renzo Rosso e Claudio Cecchetto: “Meglio essere secondi, così si cerca sempre di migliorare”.

Questa rete di “seconde” potrebbe rappresentare il più poderoso laboratorio di innovazione del mondo per la qualità della vita, per lo sviluppo economico, per la partecipazione dei cittadini e per i modelli di governance.

Quali potrebbero essere i membri di questa lega insieme a Milano? Scopriamo insieme alcune delle città che figurano al secondo posto per dimensioni nella loro nazione e che, con la loro visione, potrebbero diventare protagoniste di un nuovo modello di sviluppo globale.

# Marsiglia (Francia)

Marsiglia è una città di mare, cuore pulsante della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra e secondo polo economico di Francia dopo Parigi. Con il porto più grande del Mediterraneo, Marsiglia è un crocevia di culture e scambi commerciali. La sua identità multiculturale, unita alla recente trasformazione urbana (come il progetto Euroméditerranée), la rende una città all’avanguardia per innovazione e sviluppo.

Marsiglia potrebbe rappresentare nella lega il centro per lo sviluppo di piattaforme di logistica portuale futuristiche, basate sull’intelligenza artificiale, realizzando un hub digitale integrato che connetta il Mediterraneo all’Europa centrale. Non solo: è una delle città d’Europa che ha introdotto più novità per rendere più agile la circolazione urbana, con vasti sistemi di tunnel integrati a parcheggi sotterranei. Anche in questo ambito può diventare un riferimento per il resto del mondo.

# Birmingham (Gran Bretagna)

Birmingham, con la sua eredità industriale, è il motore manifatturiero del Regno Unito. Negli ultimi anni si è reinventata come hub tecnologico, creativo e di design. La sua posizione centrale e la connessione con la HS2 (l’alta velocità inglese) la rendono una piattaforma perfetta per il commercio e l’innovazione.

Nella lega potrebbe spingersi oltre il design tradizionale, sviluppando insieme alle altre città nuovi materiali sostenibili per la moda e l’edilizia, attraverso laboratori congiunti di ricerca avanzata.

# San Pietroburgo (Russia)

San Pietroburgo, un gioiello architettonico e culturale, è la finestra della Russia sull’Europa. Il suo patrimonio storico, i teatri e i musei come l’Hermitage attraggono milioni di turisti ogni anno, ma è anche un centro nevralgico per l’industria e l’innovazione tecnologica.

Nella lega delle città San Pietroburgo potrebbe creare una piattaforma digitale per eventi culturali immersivi in realtà aumentata, permettendo agli utenti di esplorare virtualmente mostre, teatri e festival.

# Amburgo (Germania)

Amburgo, il secondo porto più grande d’Europa dopo Rotterdam, è una città ricca di storia e innovazione. Con il suo quartiere HafenCity, esempio di rigenerazione urbana sostenibile, e un’economia fortemente orientata al commercio internazionale, Amburgo è una città in continua evoluzione.

Con le altre città della lega potrebbe sviluppare un ecosistema di scambi commerciali basati sulla blockchain per tracciare e ottimizzare gli scambi economici e il trasporto delle merci in tempo reale.

# Barcellona (Spagna)

Barcellona è una delle città più iconiche d’Europa, famosa per la sua architettura modernista, il clima mediterraneo e la cultura vibrante. È anche un centro di innovazione, con un ecosistema di startup in forte crescita.

Nella lega Barcellona potrebbe costituire la regia di un network di incubatori tecnologici che lavorino su progetti di smart cities, dal traffico intelligente alla gestione energetica.

# Cracovia (Polonia)

Cracovia, ex capitale della Polonia, è il cuore culturale e accademico del paese. Con la sua storica Università Jagellonica e il centro medievale Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, Cracovia combina tradizione e modernità. È anche un hub per l’outsourcing e la tecnologia.

Nella lega la seconda città polacca potrebbe generare programmi di scambio accademico focalizzati sull’intelligenza artificiale e la robotica, sviluppando soluzioni per la sanità e l’automazione industriale

# Porto (Portogallo)

Porto è famosa per il suo vino e le pittoresche strade sul fiume Douro, ma è anche un centro di creatività e imprenditorialità. Negli ultimi anni ha attirato startup e investimenti internazionali, diventando una delle città più dinamiche del Portogallo.

Nella lega, Porto potrebbe ricoprire il ruolo di lanciare un progetto internazionale per la tracciabilità dei prodotti agroalimentari attraverso tecnologie IoT, garantendo qualità e sostenibilità.

# Göteborg (Svezia)

Göteborg, la seconda città svedese, è un centro industriale e tecnologico, sede di giganti come Volvo. È anche una città verde, con un forte impegno per la sostenibilità.

La città scandinava, già collegata via ponte con Copenaghen, potrebbe esplorare progetti per la mobilità autonoma e il design di veicoli urbani elettrici modulari, adatti alle smart cities del futuro.

# Quale potrebbe esse il ruolo di Milano nella Lega?

Milano, come capitale economica e culturale d’Italia, può giocare un ruolo da protagonista in questa Lega:

  • Milano come hub finanziario e innovativo: Milano, cuore economico d’Italia, potrebbe diventare un centro di innovazione finanziaria in Europa. Con il suo ecosistema bancario e il settore fintech in crescita, la città potrebbe ospitare un “Distretto Fintech” per sviluppare soluzioni come blockchain e criptovalute , attrarre investimenti internazionali e consolidare il suo ruolo di capitale dell’innovazione.
  • Mobilità intelligente e sostenibile: Milano, già impegnata nella mobilità sostenibile, potrebbe diventare un laboratorio di mobilità intelligente. Potenziando la metropolitana automatizzata (in modo che raggiunga i paesi dell’hinterland e le principali città della Lombardia) e introducendo veicoli privati e pubblici autonomi e intelligenti, la città testerebbe per prima una rete intermodale che migliori l’efficienza dei trasporti urbani e riduca l’impatto ambientale, estendendo poi i benefici alle città della lega.
  • Cultura e innovazione digitale: Milano potrebbe diventare un punto di riferimento culturale e digitale, ospitando eventi che uniscono arte, moda e tecnologia. Un festival immersivo con realtà aumentata, a cui sarebbe possibili partecipare virtualmente dalle altre città della lega, rafforzerebbe i legami culturali e tecnologici tra Milano e l’Europa.
  • Hub di riprogettazione delle democrazie. Ultimo ma non ultimo è il ruolo forse più ambizioso. Quello di tenere la barra a dritta sulla via della riprogettazione delle democrazie occidentali, aprendo uno spazio di confronto e di libera circolazione di idee sul tema del senso degli stati contemporanei. 

Continua la lettura con: E se a Est sorgesse una nuova Milano?

MATTEO RESPINTI

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Treni gratis per gli under 19: una iniziativa che Milano dovrebbe imitare (anche per i mezzi pubblici)?

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dotce IG

Una misura che ha consentito a migliaia di residenti di viaggiare senza pagare un euro. Da replicare anche a Milano su tutta la rete di trasporto pubblico locale?

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Treni gratis per gli under 19: una iniziativa che Milano dovrebbe imitare (anche per i mezzi pubblici)?

# Confermate anche per il 2025 le agevolazioni per i liguri: gli under 19 viaggiano gratis sui treni

Credits luca_perryit IG – Treno del mare stazione Genova Piazza Principe

Nel 2024 migliaia di liguri hanno potuto viaggiare con il treno senza pagare grazie agli abbonamenti gratuiti erogati dalla regione. La misura viene confermata anche per il 2025, nell’ambito dell’approvazione del nuovo piano tariffario, e pertanto a partire dal primo gennaio sono disponibili:

  • abbonamenti mensili e annuali scontati del 50% per studenti under 26;
  • abbonamenti mensili e annuali gratuiti per gli studenti under 19;
  • stessa agevolazione per i residenti e proprietari, compresi i componenti del nucleo familiare, dei comuni di Monterosso, Riomaggiore e Vernazza.

# A Milano si viaggia gratis solo fino a 14 anni

Tariffe ATM

Una iniziativa da replicare anche a Milano, in particolare quella per i giovani? Se sono previsti sconti per under 26, oltre che per under 27 e under 30, attualmente Palazzo Marino prevede la gratuità degli abbonamenti limitata ai giovani fino al compimento del 14esimo anno di età. Possono muoversi liberamente su tutti i servizi di trasporto pubblico locale operativi nel Sistema Tariffario Integrato del Bacino di Mobilità STIBM di Milano–
Monza Brianza, quindi sulla rete urbana ed extraurbana di ATM, sui mezzi gestiti da altri operatori, sulla rete urbana e di area urbana di Monza gestita da NET e sulle tratte della rete ferroviaria gestita da Trenord comprese nell’area del Bacino.

# Esclusi gli studenti delle superiori

cloroquer17 IG – Tram 15

Una buona fetta di cittadini rimane però esclusa: tutti coloro che hanno l’età per frequentare le classi della scuola secondaria di secondo grado. Applicando il modello ligure questa fascia di popolazione sarebbe più incentivata a fare almeno il tragitto casa-scuola con bus, tram o metro e le famiglie sarebbero sgravate dal costo dell’abbonamento oltre che in taluni casi dal trasportare i figli, con ricadute positive anche sul traffico e l’inquinamento.

Continua la lettura con: Milano – Genova in meno di un’ora di treno: come si costruisce l’alta velocità tra le montagne

FABIO MARCOMIN

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