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La nevicata dell’85 come te la raccontano i milanesi che l’hanno vissuta

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Da allora non è più inverno. 

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Gli orari «impossibili» dei musei di Milano

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Acquario Civico - acquariocivicodimilano.it

Museo del Novecento? Chiuso. Palazzo Reale? Chiuso. Museo Archeologico? Ancora una volta, chiuso.

Era lunedì e, prolungando il mio weekend con un giorno di ferie, ho ben pensato di trascorrere una giornata all’insegna della cultura e di girare un po’ di musei civici a Milano. Peccato però che il lunedì siano praticamente tutti chiusi. La delusione era tanta, quindi mi sono messa a fare un po’ di ricerche online per saperne di più.

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Gli orari «impossibili» dei musei di Milano

# Serrande chiuse all’ora di merenda

Acquario Civico – acquariocivicodimilano.it

Ho capito che ai musei serve rimanere chiusi un giorno a settimana per fare manutenzione, rivedere gli allestimenti. E tutti qui lo fanno il lunedì. “Ci verrò nei prossimi giorni dopo il lavoro” ho pensato. E invece no, perché praticamente la maggior parte dei musei civici milanesi abbassa le serrande delle biglietterie alle 16.30 o alle 17.00, ovvero un’ora o mezz’ora prima della chiusura. Dai Musei del Castello Sforzesco alla Galleria d’Arte Moderna, fino al Museo Civico di Storia Naturale e all’Acquario Civico. Le porte si chiudono quando la gran parte del pomeriggio a disposizione di locali e turisti potrebbe essere impiegata per scoprire le bellezze di questa città.

# Le eccezioni: MUDEC, Palazzo Reale e Museo del ‘900

Credits Andrea Cherchi – Museo del Novecento

È doveroso dire che c’è qualche eccezione: ad esempio, il Museo del Novecento accetta visitatori fino alle 18.30 (il giovedì addirittura anche fino alle 21.30), lo stesso fanno il MUDEC (che il giovedì e il sabato prolunga l’accoglienza fino alle 21.30) e il Palazzo Reale (che, anche lui, il giovedì accoglie turisti fino alle 21.30). Il MUDEC prevede anche l’apertura il lunedì pomeriggio. 

# Non ci resta che l’aperitivo 

Coda musei – milanotoday.it

Considerate le lunghe code d’attesa che si creano davanti alle biglietterie, se un turista sceglie di recarsi in visita a un museo civico una volta terminato il pranzo, rischia di rimanere due orette abbondanti in fila e di avere a disposizione soltanto un’ora scarsa da dedicare alla visita dell’intero museo. Oppure, ancora, ammesso che non ci sia una fila poi così lunga all’ingresso, l’orario di chiusura consentirebbe la visita accurata di un solo museo, precludendo al turista la possibilità di cambiare location.

Non solo, come dicevo, la chiusura a metà pomeriggio mette in difficoltà anche i cittadini milanesi che durante il giorno lavorano e che dopo le 18.00 avrebbero voglia di accedere alle esposizioni culturali dei musei civici. Sicuramente, l’estensione degli orari standard di apertura consentirebbe ai turisti di poter organizzare meglio le loro giornate e le visite ai luoghi di interesse, avvantaggiando soprattutto coloro che restano in città solo per pochi giorni.

Ma per come stanno adesso le cose a Milano, città di design, cultura e aperitivi, raggiunto un certo orario possiamo dedicarci tutti allo Spritz e agli stuzzichini.

FRANCESCA MONTERISI

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copyright milanocittastato.it

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Nel 2025 una bella novità per chi viaggia su Trenitalia

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Ph. @sheip1 IG

Con il 2025 arriva una bella novità per chi arriva in ritardo con il treno. Vediamo come funziona, chi beneficia del nuovo sistema e l’ammontare dell’indennizzo.

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Nel 2025 una bella novità per chi viaggia su Trenitalia

# L’annuncio di Trenitalia: dal primo gennaio rimborso automatico del biglietto in caso di ritardo del treno di oltre un’ora (solo per i treni regionali)

Credits juangatito-pixabay – Trenitalia

Una grande novità entra in vigore dal primo gennaio 2025 per chi acquista un biglietto elettronico per viaggiare con i treni regionali di Trenitalia: in caso di ritardo superiore all’ora, il rimborso diventa automatico. L’annuncio è stato fatto da parte dell’’amministratore delegato di Trenitalia Luigi Corradi in occasione di Expo Consumatori 4.0 ad Ancona. Per chi ha pagato con carta di credito o debito riceverà l’accredito direttamente sullo strumento di pagamento utilizzato entro 30 giorni dal viaggio. Rimane invece invariata la procedura tradizionale per i biglietti cartacei: obbligatoria la richiesta formale.

# L’entità del ristoro

fsnews.it – Nuova flotta regionale

Ma a quanto ammonta l’entità del ristoro? In caso di ritardo del treno tra i 60 e i 119 minuti si riceve il 25% dell’importo speso, se il ritardo è uguale o supera i 120 minuti l’indennizzo è pari al 50%. Nessuna somma è dovuta se il prezzo del biglietto è inferiore ai 4 euro.

# E le Frecce? Rimborso semi-automatico da settembre 2025 

fsnews.it – Frecciarossa

Da settembre 2025 per chi viaggia con le Frecce arriva invece «Smart Refund». Le differenze rispetto a chi acquista un biglietto regionale sono di due tipi. La prima è che si potrà scegliere se ricevere un rimborso istantaneo sotto forma di importo monetario o come bonus da riutilizzare per altri viaggi. La seconda è che l’indennizzo è previsto semi-automatico, nel senso che l’utente sarà chiamato a eseguire un’operazione. Per ora è previsto l’inserimento del proprio indirizzo e-mail sul link nel messaggio/mail di Smart Caring, che si riceve in caso di ritardo, cancellazione, sciopero dei treni o di rinuncia al viaggio, e poi la conferma la richiesta una volta ricevuta della password usa e getta o codice OTP, One Time Password. Il servizio sarà disponibile più avanti anche nelle sezioni dedicate sull’App e sul sito di Trenitalia.

Fonte: Fsnews

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FABIO MARCOMIN

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Precotto: il quartiere nato da un prete sanguinario

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Esiste una storia tramandata nei secoli dai milanesi. E’ ambientata sul naviglio Martesana, dove Milano era ancora campagna.

Precotto: il quartiere nato da un prete sanguinario

Credits tempocasaprecotto IG – Precotto

# Il figlio diseredato del castellano della Martesana

Lungo il naviglio Martesana c’era un castello con un castellano che aveva un figlio tanto scapestrato che il castellano decise di diseredarlo. Il figlio ferito nell’orgoglio abbandonò furente il castello e dopo qualche tempo fece ritorno con amici canaglie quanto lui per vendicarsi ma scoprì che il padre era morto e aveva dato il castello in eredità ai frati. 

# Il sacerdote carogna

Il figlio del castellano sterminò i frati che abitavano il castello e prese il loro posto, diventando il terrore dei villaggi vicini. Dopo anni di disgrazie improvvisamente si pentì, decise di farsi sacerdote e di andare lontano per espirare le sue malefatte, con sollievo di tutti i milanesi.

Passarono gli anni e dopo che morì il parroco, il figlio del castellano, ora sacerdote, riapparve prendendo il suo posto, riprendendo però a comportarsi da gran carogna, come faceva da cavaliere.

# L’intervento del Duca di Milano: il prete sciagurato finisce nel pentolone

Il duca di Milano decise di dire basta a questi soprusi e mandò i suoi soldati per punire il sanguinoso sacerdote. Ma questi aveva protetto bene il suo castello e per entrare i soldati del duca dovettero mettere a fuoco di notte il castello.

Il sacerdote uscì impugnando una grossa spada che manco due uomini avrebbero potuto tenere in mano e iniziò a menare fendenti contro tutti. Riuscì a fermarlo solo il santone della Martesana e, grazie a lui, il sacerdote venne incatenato.

Il popolo voleva la sua morte. Fu così infilato in un pentolone in mezzo alla piazza e morì bollito. L’orrore si tramandò nei decenni come la vicenda del “Prete Cotto” e il quartiere venne chiamato Pre-cotto.

Grazie a Ignazio Pepicelli Sanna, autore de Il mare senza sale

MILANO CITTA’ STATO

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«Milano-Genova-Torino»: la nuova megalopoli dalle «tre anime»?

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Macroregione To-Mi-Ge

Lo spunto è di Federica Verona, pubblicato su Repubblica Milano. Dopo l’eclissi del triangolo industriale a seguito della desertificazione di imprese che ha colpito tutte e tre le città, con Milano l’unica a sapersi reinventare, il trio delle meraviglie del miracolo economico potrebbe rinascere con una nuova sinergia: per dar vita una nuova macro città. Ecco come e il ruolo che ognuna potrebbe avere.

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«Milano-Genova-Torino»: la nuova megalopoli dalle «tre anime»?

# L’eclissi del triangolo industriale

mole24.it – Triangolo industriale

Un tempo c’era il triangolo industriale. Tra Torino, Milano e Genova si concentrava maggior parte dell’offerta di lavoro in Italia nel dopoguerra, grazie anche al supporto della Banca Commerciale Italiana e del Credito Italiano. Aziende come Fiat, Breda e Ansaldo hanno richiamato una forte immigrazione interna dal Mezzogiorno con conseguente sensibile crescita della popolazione nelle tre città. Il fenomeno è andato avanti ben oltre come durata al boom economico e i primi segnali di inversione di tendenza si sono avanti durante gli anni ’70, a seguito dell’inizio della deindustrializzazione per quanto riguarda il trend demografico, mentre la parola fine al triangolo è stata messa definitivamente con la grande crisi del 2008 quando si è spostato sull’asse Milano-Bologna-Treviso.

# Creare un megalopoli del Nord Italia per una rinascita delle tre città

turintrips IG – Mirafiori

Torino e Genova sono quelle che più hanno subito di più il passaggio da città industriali a città del terziario dei servizi, registrando un sensibile calo dei residenti. La prima ne ha persi 50mila solo negli ultimi 10 anni, la seconda 25mila, Milano è l’unica in crescita con +10% per merito anche dell’impulso dato dall’Expo. L’arrivo della pandemia e il caro affitti sta però mettendo in difficolta anche quest’ultima che, dopo aver superato la quota di 1,4 milioni di residenti, ha segnato una perdita di circa 30mila milanesi. Una soluzione per uscire dall’impasse in cui si trovano tutti e tre i capoluoghi di regione potrebbe essere quello di dare vita a megalopoli del nord, in grado di competere a livello europeo per “attrarre talenti, investimenti e innovazione”, come ha provato ad immaginare Federica Verona su Repubblica.

# L’opportunità data del Terzo Valico

Terzo valico

A rendere possibile il verificarsi di questo scenario una delle infrastrutture più importanti attualmente in costruzione: il Terzo Valico insieme al nodo di Genova. In totale 90,7 km di tunnel, con 53 km che collegano Genova a Tortona, di cui 37 km sotterranei, compresa la Galleria di Valico che con una lunghezza di 27 chilometri è in predicato di diventare la galleria più lunga d’Italia. Un’opera che porta con sé due risultati importanti: mettere il porto di Genova in concorrenza con quello di Rotterdam, come hub per il centro e nord Europa garantendo al contempo un retropotro per le aziende lombarde, collegare Milano-Genova in meno d’ora con l‘alta velocità. Il primo viaggio con Italo e Frecciarossa è programmato per il 2027, inizialmente su singola canna, anche se solo con le opere sulla direttrice ferroviaria tra Milano e Tortona 

Leggi anche: Milano- Genova in un’ora? L’ultimo report con la nuova data del primo viaggio super-veloce per il mare

# Le tre anime: Milano hub internazionale, Torino cuore culturale e creativo, Genova un motore logistico e marittimo

Macroregione To-Mi-Ge

Ecco allora che attorno al 2030 Milano dovrebbe essere collegata in meno di 60 minuti di treno sia a Torino che al capoluogo ligure, e la città sabauda in meno tempo rispetto alle due ore di oggi sempre grazie al Terzo Valico.  A quel punto si potrebbe cogliere  l’opportunità di implementare una strategia unitaria che metta insieme “cultura, logistica e sostenibilità” per creare “un ecosistema capace di migliorare la qualità della vita per chi vive e lavora in queste aree” con l’obiettivo di superare i problemi della gentrificazione, del declino demografico e del caro affitti. In questa ottica Milano potrebbe rimanere “un hub internazionale, Torino il cuore culturale e creativo, e Genova un motore logistico e marittimo.” Lavorare in una città e vivere in un’altra delle tre del rinnovato triangolo potrebbe diventare non più solo una scelta dettata dal costo eccessivo delle abitazioni, ma una straordinaria opportunità.  

Fonte: Repubblica Milano

Continua la lettura con: Torino farà la fine di Detroit?

FABIO MARCOMIN

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Video graffiti: sulla metro di Milano nel 1982, l’anno dei mondiali

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La sala macchine, i lavori in corso, i ragazzi sui pattini a rotelle, la doppia emme, i giornali, i vestiti, le ventiquattrore, i racconti dei conducenti e dei viaggiatori, Da da da. La Milano di inizio anni Ottanta ritratta ne “In Metrò”, filmato di ATM del 1982, pubblicato da Valerio Beltramelli

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MILANO CITTA’ STATO

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Le 5 «meraviglie di Brera» visibili passeggiando

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Uffici e Disco - TripAdvisor

In un soleggiato giorno di inizio inverno ho vestito i panni di un’appassionata turista e mi sono addentrata in quel quartiere dove l’arte, la cultura e l’architettura si fondono in un connubio di bellezza senza tempo: Brera.

Avvolta tra palazzi storici e ville eleganti mi sono chiesta: quali possono essere considerate le cinque perle architettoniche più affascinanti di Brera? Questa la mia personale classifica.

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Le 5 «meraviglie di Brera» visibili passeggiando

#5 Il quartier generale di Radetzky

Palazzo Cagnola – TripAdvisor

Celebre per essere stato sede della cancelleria asburgica durante i moti del 1848 e quartier generale di Radetzky, Palazzo Cagnola in via Cusani 5 presenta una struttura non rara nel panorama neoclassico milanese. Costruito nel 1824 dall’architetto Pietro Pestagalli come residenza signorile per la famiglia Cagnola, l’edificio incanta e invita a osservare il bel cortile con portici, al di là del quale si intravede un secondo cortile dove sembra ci fosse un passaggio segreto che permise a Radetzky di scappare per poi arroccarsi nel Castello Sforzesco durante le Cinque giornate di Milano. Il primo cortile, quello con i portici, è preceduto da una pregevole cancellata che riporta l’emblema della famiglia Cagnola. La facciata accoglie due portoni d’ingresso, sopra ognuno dei quali c’è una balconata, ed è arricchita da eleganti lesene scanalate che danno un senso di maggiore verticalità.

L’edificio è di proprietà privata e, salvo occasioni particolari, non può essere visitato all’interno.

#4 Tra i più antichi del Borgonuovo

Palazzo Landriani – Milano da Vedere

Più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, Palazzo Landriani in Via Borgonuovo 25 a un primo sguardo potrebbe sembrare tra i meno appariscenti, eppure osservandolo con più attenzione ho potuto ammirare le diffuse tracce degli oltre cinque secoli di storia che ha attraversato. Acquistato dai nobili Landriani all’inizio del Cinquecento, nello stesso secolo è stato ricostruito su progetto di Cesare Cesariano a seguito di un incendio, per poi essere rimaneggiato nel secolo successivo. Ciò che rende il fronte particolare è proprio la presenza di due stili architettonici appartenenti a due diversi secoli: sulla sinistra conserva la parte cinquecentesca e sul resto della facciata quella seicentesca.

Oggi il palazzo ospita l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, realtà culturale radicata da più di 200 anni nella città di Milano e fondata nel 1797 da Napoleone Bonaparte, desideroso di raccogliere le scoperte e di perfezionare le arti e le scienze, su modello dell’Institut de France.

#3 L’edificio a due facce

Uffici e Disco – TripAdvisor

Il complesso della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde si articola in due blocchi stilisticamente diversi tra loro risalenti a epoche differenti. La sede storica, costruita nel 1870, si trova dal lato di via Monte di Pietà ed è stata ribattezzata dai milanesi “Ca’ de sass” (letteralmente “casa di pietra”) per il suo caratteristico rivestimento in pietra. A realizzarla l’architetto Giuseppe Balzaretto, noto per essere stato anche l’artefice dei Giardini Pubblici di Porta Venezia, ispirandosi allo stile rinascimentale fiorentino, di cui riprende la mole massiccia, il bugnato ben marcato e le finestre a bifora. Svoltando l’angolo verso via Verdi si scorge l’ala più recente e monumentale del complesso composta da un grande portico e costruita durante il Ventennio fascista di cui ricalca i canoni. Sulla facciata, tra le colonne, si scorgono i decori che riportano gli stemmi delle province e dei maggiori centri lombardi.

Nell’insieme un edificio enorme che suscita in me diverse emozioni a seconda della facciata che si osserva e che mantiene sempre un aspetto severo e solido.

#2 I Cusani ieri, la NATO oggi

Credits: eguideescperience.it – Esterno Palazzo Cusani

Tra le poche espressioni del barocco milanese, Palazzo Cusani, costruito nel Seicento per la famiglia Cusani, invita l’occhio a scoprirne i particolari e il sontuoso apparato decorativo. Le forme “esuberanti” della facciata esterna a tre piani indicano l’influenza romana dell’architetto Giovanni Ruggeri: lo stile, infatti, ricorda il tardo-barocco romano, dalle finestre ai balconi rigonfi. Curiosa la presenza dei due portali identici, che si dice siano stati voluti dai due fratelli della famiglia vista la reciproca volontà di non incontrarsi neppure all’ingresso del palazzo. Anche la facciata posteriore dell’edificio possiede una particolarità, in quanto conserva incastonate tre palle di cannone scagliate dalle artiglierie di Radetzky durante le Cinque giornate di Milano.

Vista l’onerosità del mantenimento del palazzo, sotto il Regno d’Italia, gli eredi della famiglia Cusani lo hanno venduto al Ministero della Guerra. Oggi l’edificio è  sede di rappresentanza della NATO.

#1 Dal ‘600 a Giorgio Armani

Palazzo Orsini – TripAdvisor

Il primo posto della classifica è occupato da Palazzo Orsini, in via Borgonuovo 11, una tra le più prestigiose dimore nobiliari di origine seicentesca. Dopo la famiglia Orsini, ne sono diventati proprietari i principi Pio (di origine spagnola), ai quali si deve la sistemazione attuale della facciata, che risale a metà dell’Ottocento e fu progettata da Luigi Clerichetti. La facciata ha uno stile neoclassico ed contrassegnata da eleganti e raffinate finestre con cornici, lunette, timpani e architravi. Il palazzo guadagna il suo primo posto anche per i suoi meravigliosi interni prodotti da Luigi Canonica. Ho avuto l’occasione di visitarli durante il Fuorisalone 2023 attraversando l’elegante cortile porticato, salendo il grandioso scalone e godendo della visita delle varie sale riccamente decorate da affreschi.

Il palazzo è sede storica della Giorgio Armani SpA e ha aperto le sue porte al pubblico solo quest’anno.

Continua la lettura con: I 10 PALAZZI più BELLI di Milano

FRANCESCA MONTERISI

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I due tunnel per portare Milano fuori dal traffico

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Il centro di Boston prima e dopo il Big Dig

Elon Musk ha idee chiare per il nostro futuro: vuole salvaguardarci dalle aberrazioni delle AI, farci viaggiare su treni rapidissimi, costruire cittadelle solari, trasportarci su macchine elettriche a guida autonoma, macchine che dovranno viaggiare sottoterra, dentro appositi tunnel per liberare le nostre città ingolfate dal traffico.

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I due tunnel per portare Milano fuori dal traffico

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Hawthorne Tunnel, il primo (sperimentale) della The Boring Company di Elon Musk

# Boston ha aperto la pista

L’idea di spostare le automobili sotto la città sta prendendo sempre più piede: attualmente il miglior esempio resta il Big Dig a Boston, un megaprogetto terminato nel 2007 che ha riconvertito l’Interstate 93, la principale arteria cittadina, in un tunnel sotto la metropoli lungo 5.6 km.

Dopo la sua inaugurazione si è assistito alla immediata scomparsa del traffico in centro, insieme al subitaneo e drastico miglioramento delle condizioni ambientali, con una fortissima riduzione del rumore e un netto miglioramento della qualità dell’aria. La successiva demolizione della vecchia Interstate 93 ha permesso una netta trasformazione estetico-ambientale e la costituzione di spazi verdi, oltre al ricongiungimento del centro storico con la zona mercantile e la costa.

Il tutto è costato circa 14 miliardi di dollari, ma ha generato gli incommensurabili benefici di cui sopra, visibili nelle due immagini sottostanti.

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Il centro di Boston prima e dopo il Big Dig

# Molte grandi metropoli si sono già attrezzate

Sulla falsariga del Big Dig, sono stati costruiti il Cross City Tunnel a Sydney, il Port Tunnel a Dublino e il Carmel Tunnel a Haifa, in Israele. Nel 2019, aprirà un gigantesco tunnel sotto la città di Seattle, coronando un lavoro partito nel 2013.

Altri esempi meno mastodontici, ma comunque indirizzati sulla buona strada, sono la messa sotterranea dell’A86 a Parigi, dell’M30 a Madrid, dell’A10 ad Amsterdam.

Oltre ai vantaggi già elencati nel caso di Boston, l’uso degli spazi sottoterra porta anche ad un migliore uso dell’energia dovuto all’isolamento naturale del terreno, capace di assorbire il rumore, e alla possibilità di conseguire più efficienti modalità di controllo della temperatura degli ambienti, insieme ad una grande capacità di protezione da condizioni climatiche estreme, con una maggiore sicurezza complessiva per le funzioni che necessitano di particolari protezioni da agenti atmosferici.

Il Sound Tube di Melbourne è un esempio di road tunnel che coniuga efficienza e meraviglia

# Il progetto dei tunnel sotto al centro di Milano

In Lombardia abbiamo il modello monzese del tunnel della Valassina, una galleria urbana lunga 1805 metri, cifra che ne fa il tunnel del suo genere più lungo d’Italia e tra i più lunghi in Europa.

Tra il 2008 e il 2009 si parlò di mettere sotto terra traffico e smog milanesi grazie ad un tunnel di 4 km che avrebbe collegato piazza Repubblica con Forlanini, ispirandosi a Madrid o al gigantesco tunnel di San Cristóbal a Santiago, in Cile. Il costo all’epoca era stimato sugli 800 milioni di euro, ricavabili grazie alla formula del project financing, cioè capitali privati di italiani e stranieri che, in cambio della realizzazione dell’opera, avrebbero ricevuto la concessione del tunnel per 48 anni.

Si discusse anche di investire due miliardi di euro, dei quali il 40% pubblici, per un tunnel di 14.5 chilometri che dall’aeroporto di Linate avrebbe dovuto portare al quartiere dell’Expo, per poi concludersi a Molino Dorino.

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Il progetto per potenziare l’offerta di mobilità tra Linate e la Fiera

# Sognare forte per una città da sogno: i due tunnel per risolvere i problemi di traffico

Non se n’è fatto niente.

Noi abbiamo pensato di riproporre con forza questa idea, immaginandoci due tunnel passanti sotto al centro storico, il primo dall’Arco della Pace a piazza Medaglie d’Oro (un percorso di circa 4 km), il secondo da Porta Venezia a piazza Napoli (poco più di 5 km).

Alimentando l’annoso problema dell’inquinamento, a Milano ogni giorno transitano più di 470.000 macchine (al 2° posto in Italia, molto distaccata da Roma, e al 145° nel mondo), che però su un’area non certo molto estesa come quella meneghina arrivano ad arrecare per forza di cose disagio, causando congestionamenti e mal’aria.

Leggi anche: Come abbattere lo smog milanese

Come visto, senz’altro i costi per la realizzazione dei tunnel non saranno indifferenti, ma l’innalzamento della qualità della vita, il virtuoso prosperare dell’atmosfera nel centro città, uniti al riappropriamento dei luoghi cardine di Milano, sono tutti fattori che non hanno prezzo.

Per tutto il resto, c’è Elon Musk.

tunnel
Il percorso dei tunnel sotto al centro di Milano immaginati da Milano Città Stato

Continua la lettura: Da MILANO in TRENO fino al CIRCOLO POLARE ARTICO con un UNICO BIGLIETTO

HARI DE MIRANDA

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10 prove che il Molise esiste

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il Molise non esiste
E se non esistesse?

27 dicembre 1963. Il Molise diventa la 20ª regione italiana. Inizia la lotta per dimostrare al mondo la sua esistenza.

Da molisana D.O.C. trapiantata a Milano vi illustro 10 prove che certificano il contrario di quello che pensa la gente. 

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10 prove che il Molise esiste

#1 Possiede la stessa qualità di bellezze paesaggistiche ritrovabili in regioni ben più “mainstream” quali Puglia e Campania (non me ne vogliate, vicini)

Solo per citare alcune tra le spiagge più belle dalla fisionomia selvaggia e incontaminata: Marina di Petacciato, spiaggia di Campomarino, spiaggia di Rio Vivo e Sant’Antonio, che anche per quest’anno confermano la Bandiera Blu. Anche se ormai pensavate di essere arrivati in provincia di Foggia, siete ancora in Molise.

#2 Le minoranze linguistiche, riconosciute e tutelate dallo Stato Italiano

Il Molise ne ospita ben due: quella croata, l’unica in Italia (nei comuni di Montemitro, San Felice del Molise e Acquaviva Collecroce) e quella albanese (nei comuni di Campomarino, Ururi, Portocannone e Montecilfone). Al contrario di come si potrebbe immaginare, queste lingue sono tutt’altro che desuete! Nella vita di tutti i giorni, infatti, nei paesi riportati, è molto raro sentir parlare italiano, non solo dagli anziani, ma anche da giovani e piccolissimi.
Insomma ogni cittadino molisano parla almeno due idiomi locali attraverso i quali riesce a non comunicare con i suoi corregionali.

#3 C’è il vicolo più stretto d’Italia

Si trova a Termoli e in alcuni punti misura meno di 30 cm di larghezza. Vicolo citato anche nel famoso gioco del Monopoli.

vicolo piu stretto di italia
vicolo piu stretto di italia

#4 Che cibo!

E non mi limito a citare gli arrosticini, la cui origine tocca spartirla con l’Abruzzo, ma riporto piatti quali le le facenne, il fiadone molisano, il parrozzo, i calcioni, la cicerchiata, le innumerevoli salsicce e salumi, le “patane suke” (uno dei piatti della tradizione croata) e soprattutto le “pallotte cace e ov” (polpette di formaggio e uova), capaci di sfamare un cosacco del Volga in tre forchettate.

#5 Molise da cinema

Vi ricordate il selvaggio west? Lo giravano a Isernia. Come nel film “Continuavano a chiamarlo Trinità”.

#6 Ha dato i natali a personaggi di illustrissimo spessore

Quali Papa Celestino V (sì, quei “che fece per viltade il gran rifiuto”) Aldo Biscardi (il kafkiano dai capelli rossi), Giuseppe Rossi (attaccante della fiorentina), Famiano Crucianelli (filosofo fondatore de “Il Manifesto”), Antonio Di Pietro (? Non ricordo), il jazzista Eddie Lang, e ancora Sergio Castellitto, Antonello Venditti, Fred Buongusto, Tony Dallara, ecc.

#7- La famiglia di Robert De Niro è originaria del Molise

Più precisamente di Ferrazzano. In origine, infatti, il cognome dell’attore era “De Nero”, divenuto “De Niro” per consueta pronuncia americana. Forse è per questo che l’attore va ghiotto di pallotte alla molisana.

#8 Gli affascinanti santuari

Che la maggior parte delle volte ospitano nei dintorni degli scavi archeologici. Tra tutti cito l’imponente Santuario di Castelpetroso, il Santuario della Madonna Del Canneto (a Roccavivara), il Santuario di Santa Cristina (a Sepino)

Molise-Abbazia

#9 Gli scavi archeologici di Sepino

La cui antica roccaforte, di origine romana, prende il nome di Terravecchia. Gli scavi hanno rinvenuto i resti dell’antica città, di cui ora sono visitabili la cinta muraria, le Porte, il trepidarium, il macellum, il teatro, il frantoio, ecc.

10- Le mozzarelle, i fior di latte, le treccine del “Caseificio Valleverde di Boiano”…

…che quando sentivi la voce del registratore del camion che annunciava un arrivo cotale, era subito merenda delle 17.

Continua la lettura con: La mappa della Milano «politicamente scorretta»

FRANCESCA BARTOLINO

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La mappa della Milano «politicamente scorretta»

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A Natale si è tutti più buoni. Ma non a Santo Stefano. Roberto Parodi, opinionista e umorista noto su Instagram come @il_parods, ha pubblicato il reel “La mappa della Milano politicamente scorretta.

Con il suo consueto sarcasmo, Parodi ha tracciato un ritratto spietato dei quartieri milanesi, giocando tra stereotipi e cliché che ogni vero milanese (e non solo) conosce bene. Li passiamo in rassegna con i commenti originali del Parods (nel titolo). 

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La mappa della Milano «politicamente scorretta»

# Duomo: «zanza, maranza e piccioni in azione»

La piazza del Duomo è un teatro a cielo aperto. Turisti ignari si scattano selfie, mentre i piccioni orchestrano il loro prossimo attacco e i “professionisti del borseggio” preparano il colpo. E se pensate che i piccioni siano solo un fastidio, aspettate di incontrare gli zanza milanesi: maranza in tenuta sgargiante pronti a guardarvi storto.

# Piazza della Scala: «la fortezza di Sala»

«Non ci abita nessuno tranne Sala, asserragliato a Palazzo Marino, visto che sta sui maroni a tutti.»

# Montenapoleone: «arabi, russi e shopping di lusso»

Se la vostra carta di credito non può sostenere l’acquisto di un portachiavi da 800 euro, forse è meglio evitarla. Qui passeggiano dignitari arabi, magnati russi e qualche curioso in cerca di una boccata d’aria (e una sbirciatina ai prezzi assurdi).

# Via Torino: «maranza e ragazzine in sfilata»

La capitale del fast fashion milanese, dove Zara e H&M regnano sovrani. In mezzo, maranza in felpa griffata e adolescenti con tacchi improbabili pronte a conquistare il sabato pomeriggio. Lo stile? Interpretazione libera.

# Corso Vercelli: «lo shopping “made in Milan”»

A differenza di Via Torino, qui lo shopping è un’arte raffinata. Boutique eleganti, residenti discreti e un’atmosfera che sa di “Milano bene”. Se cercate caos, guardate altrove.

# Mozart, Serbelloni e Via Telesio: «la borghesia reazionaria milanese»

Tra palazzi storici e vie silenziose, si nasconde il cuore della borghesia reazionaria milanese. Non mancano i cani vestiti meglio dei loro padroni: sì, quel barboncino con il Loden probabilmente ha un guardaroba più costoso del vostro.

# Via Tortona: «radical chic in evoluzione»

Un tempo figli della borghesia reazionaria, diventati chic: maschi e femmine fluidi. Oggi abbracciano la fluidità di genere e lo stile “trasandato chic”. Sono i padroni delle gallerie d’arte e dei bar bio, sempre pronti a discutere di temi globali davanti a un cappuccino al latte di mandorla.

# San Maurilio: «radical chic di alta classe»

Radical Chic con attico ereditato dal nonno, che aveva una fabbrica di mine anti-uomo. Tra attici ereditati e storie di famiglia degne di un film, qui l’hippie si fonde con il miliardario.

# Nolo: «il tragical chic dei radical senza fondi»

North Loreto è il paradiso di chi vuole essere radical chic ma ha il budget di uno studente fuori sede. Arredi Ikea e sogni di grandeur si mescolano a un’ironia pungente.

# Quadronno: «Old money, panini e naftone sui parcheggi delle elettriche»

Niente da aggiungere.

# Corso Como: «tra locali esclusivi, venditori di rose bengalesi e maranza»

Corso Como è una continua contraddizione: il confine tra movida e street style è proprio stretto.

# Stazione Centrale: «vomito e skateboard»

Qui regnano skaters, viaggiatori e una varietà di personaggi che potrebbe competere con un romanzo di Dickens. 

# Viale Papiniano: «Esselunga con scambio di coppie, spaccio a cielo aperto di borselli e tute gold farlocche»

That’s all. 

# Bocconi, Lambrate e Bovisa: «il regno dei fuorisede»

«Bocconi: terroni fuorisede. Lambrate: terroni fuorisede che protestano per avere la casa a prezzo politico. Bicocca: terroni fuorisede che dormono direttamente in tenda

# Paolo Sarpi: «Qui, se dici “ho”, si girano tutti a guardarti»

La Chinatown di Milano. 

# Buenos Aires: «trappole per gli automobilisti create dai vietcong»

«Pista ciclabile, cordoli, motorini sparsi ovunque e altre trappole per gli automobilisti create dai vietcong. Attorno Buenos Aires? Eritrei e somali che cucinano capre

# Leoncavallo a Gorla: «Ex-comunisti che ora manifestano solo per gli LGBTQ»

«Ex-comunisti che ora manifestano solo per gli LGBTQ, bonghi, dread lock e ragazze con i capelli azzurri.»

# Viale Monza: «Scuola serale per apprendisti kebabbari»

Che altro dire?

# Corvetto: «Si entra solo con i blindati»

Piove sul bagnato.

# Rozzano: «“la tua auto è già qui”»

«Un quartiere che si racconta da solo. Vieni a visitare Rozzano, la tua auto è già qui!»

# Parabiago: «Ci abitano quelli che dicono che sono di Milano e poi abitano a Parabiago»

Milano Milano?

# Cascina Gobba: «Zingari e domicilio delle borseggiatrici incinte»

Un orizzonte epico. 

# Truccazzano: «Villette a schiera con il fotovoltaico per poter dire che la Tesla è una figata»

La nuova frontiera. 

# Opera e dintorni: «famosa per avere ospitato Fabrizio Corona»

«Opera è famosa per aver ospitato Fabrizio Corona, per 6 anni, e non usciva mai. Tutt’intorno, muschi e licheni che sembrano usciti da un documentario sulla foresta amazzonica.»

Fonte: @il_parods IG

Continua la lettura con: I 30 «paesi orribili vicino a Milano»: idee per rilanciare i pustass dei dintorni

MATTEO RESPINTI

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Milano – Genova in meno di un’ora di treno: come si costruisce l’alta velocità tra le montagne

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Webuild - Rivestimento gallerie

I cantieri per la costruzione del Terzo Valico, con la galleria da record, procedono. Finalmente si potrà andare da Milano al mare in poco più di 50 minuti. Scopriamo quali tecniche e macchinari vengono utilizzati per costruire un’infrastruttura ferroviaria attesa da decenni.

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Milano – Genova in meno di un’ora di treno: come si costruisce l’alta velocità tra le montagne

# L’opera principale è la Galleria di Valico che, con una lunghezza di 27 chilometri, è la più lunga d’Italia

Terzo valico

Prosegue la realizzazione del progetto unificato che comprende Terzo Valico, Nodo ferroviario e scalo merci Campasso per il quale sono stati investiti circa 7,4 miliardi di euro. In totale sono previsti 90,7 km di tunnel, 53 km da Genova a Tortona di cui 37 in sotterraneo. L’opera principale è la Galleria di Valico che, con una lunghezza di 27 chilometri, è la più lunga d’Italia. Ci sono 12 grandi cantieri operativi lungo tutto il tracciato dove si potrà raggiungere la velocità di 250 chilometri all’ora. Ma come si costruisce un percorso dell’Alta Velocità tra le montagne?

Leggi anche: Il video del giorno: INFRASTRUTTURE, i 5 GRANDIOSI PROGETTI in arrivo in Italia

# Le diverse tipologie di scavo

Webuild – Scavo gallerie Terzo Valico

Per lo scavo delle gallerie sono diverse le tecniche che si possono utilizzare in base alla tipologia di infrastruttura e di terreno:

  • il metodo tradizionale con un escavatore dotato di un martellone o l’esplosivo in caso di terreni molto duri;
  • lo scavo meccanizzato tramite le TBM, come quelle utilizzate per lo scavo delle linee metropolitane milanesi e non solo;
  • le frese puntuali che consentono contemporaneamente lo scavo del fronte e l’allontanamento del materiale di scavo, in genere utilizzate in contesti urbani per ridurre rumore e vibrazioni.

# La posa della centina

Webuild – Calcestruzzo spruzzato

Successivamente alla fase di scavo c’è la posa della centina, il profilato metallico collegato a quello precedente, che viene fissata mediante una lancia ad aria compressa con calcestruzzo spruzzato o Spritzbeton composto da una miscela cementizia additivata con prodotti acceleranti di presa.

# Il rivestimento della galleria

Webuild – Rivestimento gallerie

Poi avviene il rivestimento delle galleria in diverse fasi. La prima prevede lo scavo e il getto dell’arco rovescio, la seconda invece la casseratura e il getto delle murette su entrambi i lati. Poi si fissa uno strato di tessuto-non tessuto e uno di PVC, a cui segue il cassero per il getto di calotta e il completamento del processo di costruzione della galleria.

Fonte: Webuild

# L’ultimo report con la nuova data del primo viaggio super-veloce per il mare

Milano Genova

L’ultimo report segnala il completamento del 100% degli scavi delle gallerie nel Nodo di Genova e dell’89% di quelle del Terzo Valico. Rispetto all’ultimo cronoprogramma, il 2026 non sarà l’anno del primo viaggio, ma quello della conclusione di tutti gli interventi infrastrutturali, a cui seguiranno la fase di collaudi, le prove e il pre-esercizio. Il primo viaggio slitta al 2027, con la conferma che i treni inizialmente opereranno su una sola canna: sarà transitabile al 75% e verrà completata negli anni successivi. 

Continua la lettura con: Si sale sulla METRO si scende al MARE: il NUOVO HUB METRO-TAV sarà a OPERA

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Per rilassarti dallo stress milanese hai deciso di suonare il pianoforte…

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A Milano l’attacco di panico è sempre dietro l’angolo. 

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Continua con: “Mi sostituisci a fare chierichetto in Duomo? È facilissimo!”

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Questi sono i «quartieri più amati» dai milanesi: il video

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Tra quelle riqualificate e quelle storiche, sono molte le zone che i milanesi frequentano o amano frequentare. Abbiamo chiesto quali sono i quartieri più amati e quelli ai quali sono più legati. In coda al video le risposte alla domanda “Che cosa ami di Milano?”

Il nuovo video di Milano Città Stato di Silvia Arosio e Sabrina Falanga. Iscriviti al canale su YouTube per i video esclusivi. 

Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

SILVIA AROSIO

ALTRI VIDEO DEL GIORNO A MILANO:

i SUPERMERCATI più AMATI di MILANO

i MIGLIORI MERCATI di MILANO

ALLARME SICUREZZA? Lo abbiamo chiesto ai commercianti di Milano 

Allarme sicurezza

i TRUCCHETTI per SPENDERE POCO a MILANO

MILANO è una città per RICCHI?

Come e dove si DIVERTONO i GIOVANI OGGI a MILANO

A MILANO conviene essere UOMO o DONNA?

MILANO senza AUTOMOBILI: è possibile?

SICUREZZA a MILANO: i TRE LUOGHI più TEMUTI

FUGA da MILANO, in quale CITTÀ dell’HINTERLAND vorrebbero andare a vivere i MILANESIDove le MILANESI comprano ABITI di BUONA qualità a POCO PREZZO?Copertina Negozi

L’ESTATE a Milano all’inizio degli anni SESSANTA (a colori)

Le GRIDA nelle STRADE di MILANO (1973)

INFRASTRUTTURE, i 5 GRANDIOSI PROGETTI in arrivo in Italia

L’ADDABAHN, le linee CELERI dell’Adda

Compresenza di veicoli tranviari e metropolitani lungo via Palmanova a Milano (settembre 1970)

Il TRAM di Milano che si crede una METRO

Credit combat tram YT – Tram 7 in sotterranea

La Milano degli anni Sessanta

MILANO è PEGGIORATA in questi ULTIMI ANNI

M1 vs M2, qual è più VELOCE?

ODISSEA sulla GENOVA – VENTIMIGLIA

Com’è la PIZZA dei nuovi DISTRIBUTORI AUTOMATICI di Milano?

In MOTO sulle STRADE più PERICOLOSE di Milano

Vivo solo tra le montagne

Ho riprogettato il biglietto della metro

I metallari di Milano negli anni Ottanta

Come sarà il nuovo PIAZZALE LORETO (Rendering)

La COPPIA che si è trasferita da MILANO per VIVERE in MEZZO a un BOSCO


La TRATTA più LUNGA senza FERMATE della METRO di Milano

Le STRADE SOLARI, la nuova VIA per il futuro di Milano?

La nascita di Milano

Il TUNNEL STRADALE che doveva passare sotto MILANO

Sulla METRO di MILANO nel 1982, l’anno dei MONDIALI

Una GIORNATA in CENTRO a Milano. Con soli 10 EURO. È possibile?

M4 San Babila: MILANO prende il VOLO (foto e video dell’inaugurazione)

VOLANDO sui NAVIGLI di MILANO

Il Naviglio in secca

STAZIONE CENTRALE 1995, com’era trent’anni fa

I TALENTI EMERGENTI sulla SCENA MUSICALE di MILANO

Curiosità e futuro della LINEA VERDE di Milano

MILANO nell’OTTOCENTO

Le tre PIZZE più COSTOSE di Milano

8 progetti del FUTURO della METRO di Milano

La STRADA “TAPPO” di Milano

CHRIS MARTIN (Coldplay) canta OH MIA BELA MADUNINA a San Siro

STEFANIA e le MACCHINE GIGANTI che hanno scavato i TUNNEL della metro 4

“RUBARE è il nostro LAVORO”

La PAURA fa 90. Una notte sulla “linea più pericolosa” di Milano

PERCHE’ VIVI a MILANO?

Il metodo RUMENO per la sicurezza sulla METRO

A bordo di un TAXI VOLANTE

L’EVOLUZIONE di PIAZZA DUOMO nel TEMPO

“Milano è la metafora dell’amore”

I fantasmi di Milano

Emergenza passaporti a Milano

VICOLI SCOMPARSI del centro di Milano

ABBATTERE il TURCHINO per eliminare la NEBBIA e lo SMOG a MILANO

ECCEZZZIUNALE… VERAMENTE, le 7+1 SCENE ICONICHE di un film chiave della commedia italiana

Alla scuola della BIDELLA PENDOLARE da NAPOLI per scoprire la verità

I TRENI della METRO di ogni linea di Milano

AGGRAPPATO al BUS sulla tratta Lodi-sant’Angelo

La via con più DIVIETI DI SOSTA del mondo

MI GUARDO e mi specchio vanitosamente in questi palazzi

Misteri e superstizioni di Milano

Il campanile medievale all’interno di un condominio

VIVAIO e MILANO CITTA’ STATO, le attività per il 2023. Vuoi unirti anche tu?

I mezzi pubblici a Milano negli anni ottanta

FINE ANNO in coda al PANE QUOTIDIANO

Milano – Roma: più veloce in treno o in aereo?

La passerella di Piano sulla M1

Un anno da pendolare sulla Milano Cremona

Dove andavano, cosa facevano i GIOVANI MILANESI nella Milano degli anni ’80

TIBALDI-BOCCONI, la prima stazione della CIRCLE LINE di Milano

La grande nevicata dell’85

La Milano di inizio Novecento

il SUPERATTICO sul tetto della TORRE

M4 – Dateo, la STAZIONE più PROFONDA di Milano

5 angoli INSOLITI da scoprire a MILANO

Un giro sul TurboKart

Il ciclista spericolato

Che cosa pensano i milanesi dei napoletani

Cosa pensano i napoletani di Milano e dei milanesi

3 esperienze gratis da fare nel periodo natalizio a Milano

Quanto spendono gli studenti di Milano?

Il panino più famoso di Milano

In volo sopra i Navigli nascosti

I paninari davanti al Burghy

L’ASFALTO “FERITO” di Milano, la denuncia del comico STORTI

Inaugurazione dell’M4

BAGNI BELLI e GRATIS in CENTRO a Milano

M4: la quiete prima dell’inaugurazione 

L’Italia costruisce la sua Tech Capital

Camminare sul cielo a Milano

Ho aperto un falso ristorante in piazza Duomo

Milano, una città che costruisce METROPOLITANE come nessun’altra

Le tre strade più trafficate di Milano

In TRATTORE in CENTRO a MILANO (scena cult)

Milano ha carenza di posti letto per i senza dimora

Sciare in Porta Nuova

La Ciclabile Umana

Paninari a Milano

Le 10 moto più belle a EICMA

La protesta degli studenti contro la legge anti-rave

Calenda canta Bella Ciao all’Arco della Pace

Quanto paghi d’affitto a Milano

EMO & TRUZZI, i RAGAZZI di MILANO di VENT’ANNI FA

Un milanese a Genova

L’aperitivo più economico a Milano Centro

Milano, risse ai Navigli

Una GIORNATA ALTERNATIVA a Milano

L’arrivo di Totò e Peppino a Milano

Nel regno delle zucche alle porte di Milano

La M4 in anteprima

Cosa succederebbe se scoppiasse una bomba atomica a Milano?

Da DUOMO a LINATE, bus 73 contro METRO 4. Qual è più VELOCE?

48H da LADRO a Milano

Quanto spendo in una settimana a Milano

La trattoria milanese più economica della città

Milano, caldo fuori stagione

Quarto Oggiaro: la periferia che spaventa Milano

Da Milano a Lecco sulla ciclabile

“RE NUDO”: la WOODSTOCK ITALIANA al PARCO LAMBRO. Dove è successo di tutto

Come funziona la linea senza conducente

La Metropolitana Milanese nei secoli

In volo di notte sui grattacieli di Porta Nuova

Le borseggiatrici della metro

Le intrusioni dei maranza

I nuovi poveri di Milano

Ultima corsa della Milano – Limbiate

Le reazioni degli automobilisti al blocca di via Palmanova

Street Style a Milano

Da Milano a Londra con una moto super sportiva

L’incrocio con semaforo rotto e il senso civico dei milanesi

Circle Line: la quasi metropolitana per Milano

La TOP 10 delle cose da vedere vicino a MILANO

NavigaMi, in CROCIERA a MILANO

Avvisi storici sul tram

Cose da NON FARE per trovare una CASA in AFFITTO a Milano

La sfida: di corsa contro la metro

INSEGUO le BORSEGGIATRICI sulla METRO

L’arena di Milano dimenticata da 25 anni

Manzoni occupato contro Giorgia Meloni

Lo show di Moncler in Piazza Duomo

La domenica di Milano vs di Roma

Milano del Futuro: 16+ edifici in arrivo 

Milano alla fine degli ANNI OTTANTA

10 ATTRICI MILANESI che hanno fatto la storia del cinema e del teatro

Tutte le stazioni della metro di Milano in un giorno

Il mio primo mese a Milano: quanto ho speso?

M6 – Il percorso della futura metropolitana di Milano

La mostra più INSTAGRAMMABILE di Milano

Mi sono trasferita a Milano

Gli Ultras della Dinamo Zagabria in giro per Milano

Tour dei chiostri notturni di Milano

Evoluzione animata della metro di Milano

Milano e Vincenzo

I locali più instagrammabili di Milanoa

DA MILANO A CAPO NORD IN BICI A FIN DI BENE

IL MODO PIU’ ECONOMICO DI MANGIARE A MILANO

Lezioni di danza in Piazza Duomo

Lo spot della Milano da Bere

LA CODA per la FAME

UN ROMANTICO A MILANO

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Le 10 novità più ambiziose che i milanesi si aspettano per il futuro

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Ph. https://cityobservatory.org/

Il lunedì il milanese pensa al week end. Il week end il milanese pensa alle vacanze estive. D’estate il milanese pensa al Natale. Siamo sempre avanti, niente ci può fermare. Neppure il futuro.

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Le 10 novità più ambiziose che i milanesi si aspettano per il futuro

#1 La linea metropolitana che arrivi fino a Genova

Da Porta Genova a Genova Porto. Linea verde. Finanziata dagli svizzeri. 

#2 Una rete di tunnel sotterranei che faccia passare le automobili sotto il suolo

Leopold Tunnel, Bruxelles

Invece di riempirci di multe bisogna fare come altre città del nord Europa: le auto devono andare in tunnel sotterranei

#3 La realizzazione del parco orbitale nella cintura verde attorno a Milano

Milano avrebbe il parco urbano più grande del mondo. Basta collegare tra loro i parchi e giardini esistenti nella cintura esterna della città. Semplice.

#4 Il grattacielo più alto del mondo

Com’è che non abbiamo ancora il grattacielo più alto del mondo?

#5 Milano città stato

Come Berlino, Amburgo, Vienna, Hong Kong o Madrid. Perché aspettare?

#6 La nuova silicon valley d’Europa (polo di start up e nuove imprese)

credits: imprese-lavoro.com

Aspiranti imprenditori di tutto il mondo dovrebbero ambire tutti di venire a Milano. Altro che Tel Aviv.

#7 Centro d’avanguardia di ricerca e sviluppo di politiche antinquinamento atmosferico

Come Tokio con i terremoti, Milano dovrebbe sperimentare soluzioni d’avanguardia mondiale per combattere la sua grande piaga: l’inquinamento dell’aria


#8 L’acqua del Naviglio balneabile

D’estate tutti in acqua. D’inverno piste sul ghiaccio. 

#9 La metropolitana circolare esterna

Ipotesi delle 3 Circle line
Ipotesi delle 3 Circle line

Come l’S-Bahn di Berlino. Al posto della 90-91. O lungo le tangenziali. 

#10 La Grande Milano: connessioni super e coordinamento di un territorio unico al mondo

Chi viene a Milano si sente al centro di un mondo. Un mondo che va dal Canton Ticino al mar ligure, dai laghi ai monti. Milano deve sentirsi più grande e coordinare un territorio unico, gestendo le connessioni nei trasporti e sviluppando attrazioni che possano presentare un’offerta integrata per visitatori, cittadini e imprese. 

Continua la lettura con: 7 progetti di linee metropolitane per il futuro di Milano

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A Milano si trova il «panino più buono d’Europa»

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Italy Food Porn - Porcobrado

Si parla spesso del risotto, dell’ossobuco, del panettone e della cotoletta, ma raramente si riconosce l’abilità dei milanesi nella preparazione di un panino. A Milano ci sono numerosi posti dove gustarlo, ma sapevi che c’è anche il panino più buono d’Europa?

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A Milano si trova il «panino più buono d’Europa»

# Il “Best Sandwich” milanese che ha conquistato l’Europa

@quantobbasta.it
Porcobrado Milano

A Milano abbiamo una paninoteca da Oscar. Il pluripremiato panino milanese è quello di Porcobrado, locale in Via Jacopo dal Verme, 17, zona Isola. La panineria toscana, sì perché gli ingredienti del Porcobrado vengono quasi tutti da Cortona (Arezzo), ha conquistato prima il capoluogo lombardo e poi l’Europa intera.

Riconoscimenti PorcoBrado

Nel 2017 ha vinto il “Best Sandwich” al “The European Street Food Awards 2017” di Berlino, vinto nuovamente nel 2022. Nel 2018 è stato Campione Regionale (Lombardia) Street Food Gambero Rosso, nel 2019 ha avuto una Menzione Speciale nel 2019 al Tuscany Food Awards e nel 2021 e nel 2022 ha ottenuto il primo posto al The European Street Food Awards Italia. Ma cos’avrà questo panino per essere così buono da aggiudicarsi tutti questi riconoscimenti?

# Il segreto del successo: 100 ore di lavoro per un panino

@italyfoodprnmilano
Porcobrado Milano

Il principale segreto del successo del panino di Porcobrado sono le ore di lavoro: tantissime, ben 100 per la precisione per passare dalla carne cruda al prodotto, tra lavorazione e fasi di riposo. Il panino è farcito con carne, spalla di cinta cortonese, salse e cipolla. La carne viene innanzitutto profumata e affumicata con legno di melo e ciliegio, poi fatta riposare qualche giorno nella marinatura realizzata con la ricetta segreta, fatta di spezie, del Porcobrado. Infine una cottura molto lenta. Anche le salse sono tutte fatte con ingredienti toscani e la cipolla viene sempre da Cortona. La pagnotta è invece realizzata con Grano Verna di Cortona, grano antico toscano, e una miscela di farine 100% toscane, impastate con lievito madre.

Gli ingredienti del panino del Porcobrado sono tutti “Made in Toscana”, addirittura sono quasi tutti provenienti dall’Azienda Agricola di Porcobrado a Cortona.

# Quanto costa un panino

Porcobrado Milano

La carne è di ottima qualità e la paninoteca ha ormai una reputazione consolidata. Nonostante tutto, i prezzi restano accessibili, soprattutto considerando che si tratta di uno dei panini più buoni d’Europa. Da Porcobrado Milano, per un panino classico si spende 11 euro (senza contare patatine o bibite).

Continua la lettura con: Quando Milano era la capitale dei paninari

Articolo di BEATRICE BARAZZETTI aggiornato dalla redazione

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Di che «corona» di sei? Numeri e curiosità di uno degli elementi più identificativi del milanese

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La Città Metropolitana di Milano viene idealmente suddivisa in corone concentriche per identificare le diverse fasce di comuni attorno alla città. Nelle prime due corone è raggruppato l’hinterland più prossimo al capoluogo lombardo: una più interna detta “prima corona” nella quale sono compresi i comuni direttamente confinanti e una più esterna detta “seconda corona” che rappresenta la fascia di comuni adiacenti alla “prima corona” tra i quali è compresa Monza pur facente parte di un altra provincia. Ecco i numeri delle prime due corone di Milano.

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Di che «corona» di sei? Numeri e curiosità di uno degli elementi più identificativi del milanese

# Tutti i comuni della prima corona: il più distante dal centro di Milano è Rho a 12,5 km, il più popoloso è Sesto San Giovanni con 81.393 abitanti

Rho

I comuni di questa fascia sono 23 e assommano una popolazione complessiva di 631.507 abitanti. Ecco l’elenco in ordine di distanza crescente dal centro di Milano.

#1 Bresso 7,0 km – Abitanti 26.300
#2 Novate Milanese 7,0 km – Abitanti 20.032
#3 Cormano 7,1 km – Abitanti 20.178
#4 Baranzate 7,3 km – Abitanti 11.983
#5 Corsico 7,7 km – Abitanti 34.715
#6 Cesano Boscone 7,7 km – Abitanti 23.970
#7 Buccinasco 7,8 km – Abitanti 27.102
#8 Pero 8,2 km – Abitanti 11.418
#9 Sesto San Giovanni 8,5 km – Abitanti 81.393
#10 Assago 8,6 km – Abitanti 9.151
#11 Settimo Milanese 8,9 km – Abitanti 20.094
#12 Bollate 9,1 km – Abitanti 36.564
#13 Vimodrone 9,3 km – Abitanti 16.997
#14 Segrate 9,5 km – Abitanti 35.935
#15 San Donato Milanese 9,6 km – Abitanti 32.761
#16 Cologno Monzese 10,0 km – Abitanti 47.682
#17 Rozzano 10,6 km – Abitanti 42.430
#18 Trezzano sul Naviglio 10,7 km – Abitanti 21.171
#19 Peschiera Borromeo 11,2 km – Abitanti 23.504
#20 Cusago 11,5 km – Abitanti 4.110
#21 Arese 11,7 km – Abitanti 19.495
#22 Opera 11,7 km – Abitanti 13.920
#23 Rho 12,5 km – Abitanti 50.602

# Tutti i comuni della seconda corona: il più vicino è Cusano Milanino a 8,5 km dal centro, quello meno abitato è Rodano con 4.157 cittadini

Cusano – Credits: libertynetwork.milano IG

I comuni di questa corona sono 24, compresa Monza, e insieme raggiungono una popolazione complessiva di 615.598 abitanti su cui pesa il dato di 123.397 abitanti del capoluogo brianzolo. Ecco l’elenco in ordine di distanza crescente dal centro di Milano.

#1 Cusano Milanino 8,5 km – Abitanti 18.827
#2 Cinisello Balsamo 9,5 km – Abitanti 75.581
#3 Paderno Dugnano 10,8 km – Abitanti 46.306
#4 Pioltello 11,5 km – Abitanti 37.002
#5 Senago 11,9 km – Abitanti 21.381
#6 Cernusco sul Naviglio 12,2 km – Abitanti 34.604
#7 Cornaredo 12,2 km – Abitanti 20.544
#8 San Giuliano Milanese 12,6 km – Abitanti 38.537
#9 Brugherio (MB) 12,6 km – Abitanti 35.064
#10 Zibido San Giacomo 13,0 km – Abitanti 6.900
#11 Basiglio 13,1 km – Abitanti 8.010
#12 Gaggiano 13,4 km – Abitanti 9.164
#13 Rodano 13,5 km – Abitanti 4.571
#14 Locate di Triulzi 13,6 km – Abitanti 10.269
#15 Monza 13,9 km – Abitanti 123.397
#16 Garbagnate Milanese 14,0 km – Abitanti 27.385
#17 Mediglia 14,1 km – Abitanti 12.235
#18 Bareggio 14,1 km – Abitanti 17.344
#19 Pantigliate 14,2 km – Abitanti 6.031
#20 Pregnana Milanese 14,2 km – Abitanti 7.375
#21 Pieve Emanuele 15,1 km – Abitanti 15.860
#22 Cisliano 15,3 km – Abitanti 4.865
#23 Pogliano Milanese 15,8 km – Abitanti 8.392
#24 Lainate 16,9 km – Abitanti 25.954

Continua la lettura con: Le 10 cose più strane che si trovano a Milano

FABIO MARCOMIN

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

 

El pret de ratanà: il prete stregone che curava i malati di Milano

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Anche Milano aveva il suo prete guaritore. Era Don Giuseppe Gervasini che nella Milano della prima metà del novecento divenne noto come “el Pret de Ratanà“.

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El pret de ratanà: il prete stregone che curava i malati di Milano

# Il “prete scomodo” spedito in periferia

Era nato a Sant’Ambrogio Olona il primo marzo 1867 e sviluppò la capacità di riconoscere le malattie e di guarirle durante il servizio di leva prestato a Caserta come addetto alla sanità, tra il 1887 e il 1888.

Questa sua dote fu malvista dalle gerarchie ecclesiastiche del tempo che lo giudicarono un “prete scomodo” e lo trasferirono in parrocchie periferiche, da Pogliano Milanese a Cabiate, da San Vittore a Peregallo di Lesmo fino a Retenate, località del Comune di Rodano, che gli diede il soprannome con cui fu chiamato.

# Le sue cure miracolose

Le sue qualità di guaritore erano esercitate attraverso modalità paranormali unite alla sua capacità di usare erbe e medicamenti naturali e, pare, fossero capaci di debellare qualunque malattia. Con il numero di malati che lo ricercavano crebbe anche il numero dei suoi nemici, non solo all’interno della chiesa, come il conte Alessandro Greppi, nei cui possedimenti si trovava la parrocchia di don Giuseppe, che nel 1901 chiese e ottenne dall’allora Arcivescovo di Milano, cardinal Ferrari, la sua sospensione a divinis (sospensione che fu in seguito revocata).

# A San Siro 

Nel 1926 Don Gervasini ricevette in dono, da un uomo che aveva guarito, una piccola casa in via Fratelli Zoia, in prossimità della Cascina Linterno, situata oggi nella zona di San Siro, ai confini del parco delle Cave. In quella casa si trasferì e continuò a operare, consacrando anche la prima pietra della nuova chiesa di Sant’Elena nel 1938, fino alla morte nel 1941. Negli ultimi anni della sua vita trovò conforto anche nell’Arcivescovo Ildefonso Schuster, che lo ammirava.

# Sepolto al Monumentale

Ai suoi funerali partecipò una folla immensa, e molti suoi beneficati aprirono una sottoscrizione affinché gli venisse data sepoltura nel Cimitero Monumentale di Milano.
Dopo pochi anni dalla sepoltura la sua tomba è stata spostata in un’area con uno spiazzo più vasto del cimitero stesso, per il gran flusso quotidiano di pellegrini che accorrono ancora oggi a pregare sulla sua tomba.

tomba di Gervasini al Cimitero Monumentale
tomba di Gervasini al Cimitero Monumentale

La Chiesa non ha mai proceduto al processo di beatificazione, non ritenendo valide le prove della sua attività miracolosa. 

La storia del Pret de Ratanà è raccontata in un film del 1973, dal titolo “Stregone di Città“.

Continua la lettura con: Le 10 cose più strane che si trovano a Milano

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Il pericolo invisibile del doppio pagamento contactless sulla metro di Milano

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mauro.pedone66 IG - Tornelli Duomo

Occhio a timbrare sempre sia in uscita che in entrata e attenzione quando si passa dalla metropolitana al passante. C’è però un rischio non segnalato nemmeno dalle FAQ di ATM. Ecco il racconto dell’esperienza di un lettore.

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Il pericolo invisibile del doppio pagamento contactless sulla metro di Milano

# Cosa si rischia a pagare con la carta sui mezzi di ATM

In questo articolo abbiamo visto come a volte le innovazioni non portino solo vantaggi, ma anche conseguenze negative. Nel caso del pagamento contactless sui mezzi di ATM sono tre i rischi principali che si corrono:

  • la multa sui treni di Trenord e linee S quando si arriva dalla metropolitana dopo avere pagato con carta o smartphone ai tornelli: il biglietto comprato con questa modalità vale solo sui mezzi ATM;
  • addebiti extra in caso di mancata timbratura all’entrata o all’uscita anche nei tornelli dove c’è scritto free exit o nei “tornelli fantasma” di raccordo tra metro e passante, ad esempio a Garibaldi o Repubblica, dove può capitare di uscire dalla metro senza obbligo di ritimbratura. Nel caso non si timbri all’entrata viene addebitato un costo totale di 5 euro, nel caso non lo si faccia all’uscita è previsto il ricarico della tariffa massima che si sarebbe dovuta pagare per raggiungere la stazione più lontana da quella di entrata;
  • addebito di costi extra compresi tra 0,40 e 1,30 euro se non si timbra l’uscita anche a bordo di bus, filobus e tram, dopo aver pagato contatcless, ma solo sulle linee che escono dai confini comunali: 121, 130, 140, 165, 166, 327.

Ne esiste però un altro forse ancora più subdolo.

# Il rischio non previsto nemmeno dalle FAQ di ATM: se il sistema si inceppa, ripassando due volte la carta all’uscita la timbratura viene letta come nuova entrata

metropolitana milanese
Tornelli metro

Un lettore, Angelo, ci scritto di un’altra esperienza negativa che può capitare pagando contactless in metropolitana e che non è segnalata nemmeno dalle FAQ di ATM: «C’è un quarto rischio, occorso al sottoscritto. Uscendo dalla MM2 di Garibaldi mi sono “inceppato” al tornello, perciò dopo qualche secondo di confusione ho ripassato la tessera contactless della banca. Risultato? Giorni dopo, oltre all’addebito regolare, mi sono ritrovato un addebito supplementare di € 2,40. Ho speso una parte del pomeriggio del 7 novembre per andare all’ATM Point di Cadorna e chiedere spiegazioni. Risultato? Il sistema ha considerato la seconda uscita come nuova entrata. Si badi che il report che ho tra le mani, stampato dall’impiegato, registra entrambe le “timbrature” nella colonna Uscita, a distanza di nove secondi l’una dall’altra.»

Attenzione quindi ad indugiare al tornello quando si timbra l’uscita, se si aspetta troppo e per uscire si timbra due volte il sistema non riesce a leggere che non si è ancora varcato il passaggio. In questo caso quindi, meglio una timbratura in meno e farsi aprire la porta del tornello da un addetto ATM seduto nei gabbiotti del mezzanino.

Continua la lettura con: I 3 rischi a pagare contactless sui mezzi pubblici di Milano

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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

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Credits: @dimitrisvetsikas1969 (pixabay)

Una classifica al rovescio. Abbiamo chiesto ai milanesi: “Qual è la zona di Milano che ti sta più antipatica?“. Questa la top 7 della scarsa simpatia. 

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Le 7 zone di Milano che stanno più «antipatiche» ai milanesi

#7 Il Quadrilatero della Moda: «l’ostentazione del lusso»

Credits Andrea Cherchi – Via Gesù

Il Quadrilatero della Moda è il quartiere del lusso per eccellenza, dove tutto è ostentato e dove la maggioranza dei milanesi può solo osservare dall’esterno le vetrine dei negozi delle maison di moda. L’antipatia è un misto di fastidio per qualcosa di eccessivo insieme a un pizzico di invidia per non essere tra i pochi eletti a potersi permettere capi firmati o di vivere in uno dei quartieri più chic di Milano.

#6 Cinque Giornate: «vorrei ma non posso»

Credits lucaroveta___ IG – Piazza Cinque Giornate

La zona di piazza Cinque Giornate è un po’ vorrei ma non posso. Palazzi lussuosi e aria snob pur essendo fuori dalla Cerchia dei Bastioni e quindi dal vero centro nevralgico di Milano. Il fatto di “tirarsela” senza alcuna ragione lo rende uno dei quartieri più antipatici, così come quell’assenza di identità e di spirito di quartiere che invece caratterizza altre zone. 

#5 Duomo: «il regno di turisti e ambulanti»

Credits Andrea Cherchi – Duomo di Milano dall’alto

Anche il quartiere che si apre attorno al Duomo risulta tra i più antipatici ai milanesi. Gente spocchiosa, turisti, forestieri, ambulanti che provano a vendere le cose più inutili in maniera insistente. Inoltre durante il weekend la zona si trasforma ricevendo masse di persone che arrivano dai dintorni. Per motivi a volte opposti, “troppo chic” o “troppo di forestieri”, l’area attorno al simbolo di Milano genera fastidio e tiene alla lontana molti milanesi. 

#4 Nolo: «quartiere fintamente trendy»

Nolo -North of Loreto

Un tempo quartiere popolare, la zona incastonata tra Greco, Casoretto e Turro viene sempre più spesso scelta da studenti, giovani professionisti e creativi attratti da prezzi più accessibili delle case e degli affitti e dall’atmosfera multiculturale. L’operazione di marketing che l’ha ridenominato Nolo, North of Loreto per imitare Soho a New York che sta per South of Houston Street, l’ha reso un quartiere secondo molti troppo fighetto, con la puzza sotto il naso senza però avere alcun riscontro nel paesaggio o nelle attrazioni della zona. 

#3 Navigli: «movida fuori controllo»

Credits: @spritznaviglimilano
Bar Navigli

I Navigli e tutta la zona di Porta Ticinese sono una delle mete principali della movida e degli aperitivi in città. Un susseguirsi di locali aperti fino a tarda notte dove poter bere e mangiare qualsiasi cosa a prezzi abbordabili. Il risultato è gente ubriaca, schiamazzi notturni e bicchieri e bottiglie sparsi lungo la strada. Un’atmosfera che attira molti universitari ma tiene alla larga altre fasce di età. 

#2 Bovisa: «la perdita di un’identità contadina e popolare»

Credits: Andrea Cherchi

Anche la Bovisa si posiziona ai vertici della classifica dei quartieri antipatici ai milanesi. Un tempo zona contadina e industriale della città con una sua grande identità di paese, si è poi trasformata, forgiata in gran parte dalla presenza del Politecnico. Il suo nuovo carattere di polo di innovazione e di creatività provoca rigetto in chi era affezionato a un quartiere borgo tra i più identitari della città. A questo si aggiunge la tradizionale rivalità con i quartieri confinanti che la vedono un po’ come un corpo estraneo.  

#1 Corvetto: «pericoloso e brutto»

Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara

Il quartiere più antipatico in assoluto secondo i milanesi è quello di Corvetto. Forse ha guastato il risultato i recenti fatti di cronaca. Tra i fattori principali c’è l’alto tasso di criminalità a causa dell’elevata presenza di residenti stranieri. Anche la maggioranza dei palazzi sono alquanto brutti, anonimi e spesso in uno stato pessimo. Una parte della città che sta diventando sempre più un simbolo di degrado. 

Continua la lettura con: Le COSE più ODIATE a Milano

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Se Milano fosse un colore, sarebbe questo

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Ph. @milano_scomparsa_o_quasi IG

Diventare il punto di riferimento internazionale per moda e design è una questione squisitamente di stile, non capita per caso.
Milano indossa le sue creazioni e i suoi colori come una elegante signora.
Ma quali sono i suoi colori? Lo abbiamo chiesto in un sondaggio, ecco cosa hanno risposto innamorati e detrattori di Milano (spoiler: i detrattori alla fine)

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Se Milano fosse un colore, sarebbe questo

Credit: personalreporter

Abbiamo chiesto ai milanesi di scegliere un colore per Milano, che identificasse il carattere della città ed è stato come mettere una scatola di colori davanti ad un bambino: quello che hanno risposto non è solo la sfumatura del pigmento, ma un vero e proprio legame d’amore con la città. Ecco le risposte, dalla settima al podio.

#7 Rossonerazzurra

Credits: @san.siro_stadium IG

Una delle passioni dei milanesi, oltre al lavoro e al «calore sentimentale per l’ufficio» come ha detto una volta Guido Piovene, è il calcio.
Le squadre milanesi si sono distinte nella storia di questo sport, che può piacere o meno, ma è identificativo della città. Così come lo stadio San Siro è “La Scala del calcio”.
Triplete, Coppe dei Campioni o Champions League, successi interazionali, sono elementi distintivi di questa città.
Per i tifosi meneghini Milano è Solo rossonera. Oppure è solo nerazzurra?
Matteo C. ci risponde che «Milano ha solo due colori: rosso come il fuoco e il nero come la paura!!!» mentre i supporter interisti non sprecano parole: postano la foto dei colori dell’Inter, quasi avessero il santino in tasca, scrivendo come Isabel S. «E quale sennò?»

Leggi anche: SAN SIRO PARK: sarà il nuovo quartiere dello sport?

#6 Verde, lo storico colore dei simboli di Milano

Verde Credits: @fabrizio_gori IG

Il verde è sicuramente un colore ricorrente nei pensieri milanesi, molto amato.
Per Maurizio C. Milano è «Verde come il drago, i vecchi taxi e i vecchi tram». In effetti i mezzi di trasporto di Milano, che insieme ai cittadini milanesi hanno costruito parte della storia della città e del paese, sono stati dipinti di verde per scelte ministeriali.
La livrea bi-verde dei tram ATM è uno dei colori più ricorrenti nelle risposte del sondaggio.
«Verde come i soldi» è la simpatica risposta di Elena R. che racchiude molti stereotipi ma anche un bell’omaggio alla città della Madonnina.
Verde è la linea 2 della metropolitana, il colore che del verde verticale di Porta Nuova, del tram ATMosfera. Chi dice che Milano non è verde?

Leggi anche: La PORTA VERDE dell’Est di Milano: dal DUOMO all’IDROSCALO un nuovo hot spot CICLO-PEDONALE

#5 Bianco, come la scighera

Bianco Credits: @francescozisa IG

Parlando di Milano in un’intervista, Ornella Vanoni ha detto che «Milano ha delle zone belle, è bella con la nebbia, è un po’ una donna con la veletta». Come darle torto?
Alessandro L. risponde infatti secco che il colore di Milano è il «Bianco come la scighera».
Sì, perché la nostra nebbia è bianca, non grigia. Ammanta tutto con la sua presenza, ma se si alza e la “veletta” si sposta, svela la bellezza del sole e del cielo azzurro.

Leggi anche: Nebia o Scighera?. Perché su Milano scende la NEBBIA?

#4 Rosso della passione (e della metropolitana)

Rosso Credits: @_smaryz IG

Inutile nascondere ciò che è evidente. Quella tra Milano e i suoi milanesi è una vera storia d’amore. Quindi non possono mancare le risposte dei veri amanti: Raffaella A. secondo cui Milano è «Rossa! Il colore del vero amore». Un altra bella risposta è quella di Simona M. che scrive «Rosso come la croce sullo stemma».
Rossa è come i milanesi chiamano la Linea 1 della metropolitana, oppure la storica quercia di Porta Ticinese.

Leggi anche: La QUERCIA ROSSA del Ticinese: l’ALBERO più ANTICO di Milano

#3 Milano is the new (total) black

Black Credits: @ demidoffhotelmilano IG

«Milano è una signora in abito di gran gala, quindi un nero elegante!» risponde Roberta C.
Sebbene , rispondendo al sondaggio, qualcuno ci abbia provato a screditarla, la città meneghina viene identificata come l’elegante signora descritta da Ornella Vanoni.
Sul podio dei colori preferiti per la città, i milanesi mettono il nero, quello del vestito elegante e di classe. Rosa B. ed Elisabetta R. rispondono che il colore di Milano è «Nero, il colore dell’ eleganza».
Anche se ha spaccato le opinioni in due,  il nero fa l’ingresso in città pure sulle facciate dei palazzi, come il Demidoff che con il suo total black ha diviso in due la città.

Leggi anche:  Il PALAZZO LIBERTY in TOTAL BLACK, residenti in rivolta: È un obbrobrio? (immagini)

#2 Grigio Armani

Credits: @fashionmagazine it

Il grigio è un colore che identifica la città di S. Ambrogio. Per i propri abitanti, però, non è un anonimo grigio qualunque.
I milanesi si sono sbizzarriti con questo colore, trovando sfumature come il «grigio metallizzato» di Vincenzo M. o il «grigio antracite» di Rita C.
In una sequenza incredibile di risposte, però, l’omaggio va ad uno dei milanesi più illustri di Milano, Giorgio Armani. Il Grigio Armani è un altra delicata tonalità di una raffinata capitale della moda e Milano lo indossa con innata nobiltà.

Leggi anche: Il PERSONAGGIO di Milano dell’anno è GIORGIO ARMANI

#1 Il giallo, el giald

Giallo Milano Credits: @milanoeprovincia IG

«Ovvio, giald…» è la primissima risposta al sondaggio, data da Gianluca J.P., cui fanno eco numerose repliche simili. Non è emulazione della prima reazione,  il giallo è esattamente il colore primario di Milano.
Andrea T. dice che «Milano ha (aveva) un colore: il giallo Milano», ovvero il colore delle case di ringhiera, della livrea delle “Carrelli”, i tram che sferragliano in città. Giallo è anche il colore del risotto allo zafferano, un vero e proprio simbolo della nostra città.
Mimma M. addirittura scrive che, per quanto ama Milano, il colore perfetto è il «giallo zafferano» ma che la dipingerebbe di oro zecchino.

Leggi anche: RISOTTO alla milanese: la sua origine, dove gustarlo in città e perchè fa bene

#+1 i detrattori di Milano

Via Lincoln Credits: @markino_f85 IG

Nessuno deve sentirsi obbligato ad amare Milano come molti di noi, quindi abbiamo raccolto le risposte dei detrattori i quali, ovviamente, hanno preso ognuno dei 7 colori fin qui descritti, trovandone solo il risvolto negativo: il “grigio sporco” o quello “della nebbia che c’è tutti i giorni“, il “nero ‘ndrangheta” oppure il “marrone” che non è il colore della cioccolata.

È giusto che sia così, non si può essere d’accordo su tutto. Solo una piccola precisazione per Antonella S.: va bene non amare Milano, ma il giallo di Maria Teresa, il giallo Teresiano, quello dello zafferano, non è per niente il colore “di Positano!!!”.
Scopriamo che la storia d’amore tra Milano e i milanesi è sempre una fiamma molto accesa. Come sottolinea Nicoletta M. «adoro tutte le risposte fino ad ora… eleganti e sentite… nessuna solita banale polemica… i colori di Milano sono quelli di chi la ama e ha risposto fino ad ora. Love you».

Continua la lettura con: Milano Città Stato compie 6 ANNI: questi sono i RISULTATI

LAURA LIONTI

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