Il servizio dei treni dell’alta velocità con prezzi da regionali. Queste le caratteristiche dei convogli, i prezzi dei biglietti e le ultime destinazioni aggiunte alla rete.
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ll primo treno low-cost che corre a 300 Km/h: quanto costa e le città collegate
# In Spagna attivo il primo treno veloce lowcost
Credits ivancasanovarivas IG – AvLo
Da quando la compagnia spagnola Renfe lo ha lanciato, nel 2021, sta riscuotendo un crescente successo. Stiamo parlando di Avlo, il primo servizio di treni ad alta velocità a basso costo, acronimo di “Alta Velocità Low Cost”. Le prime corse hanno avuto inizio il 23 giugno 2021, utilizzando cinque treni della serie 112 appositamente ristrutturati. La livrea esterna dei treni combina i colori viola, azzurro e arancione, mentre gli interni sono caratterizzati da tonalità di bianco e arancione. Lo slogan scelto per promuovere questo nuovo modo di viaggiare è: “viaggiare con tutti i comfort al prezzo migliore”.
# Cresciuta la capienza dei posti disponibili sui convogli
Interni AVLO
I prezzi sono da equiparabili a quelli di un regionale, i servizi offerti sono invece da prima classe. Troviamo infatti:
connessione Wi-Fi a bordo;
la piattaforma di contenuti multimediali Play Renfe;
distributori automatici in diversi punti del treno;
sedili con tappi e rivestimenti curati con colori chiari.
Per aumentare il numero di posti disponibili, del 20% per un totale di 438 posti, il convoglio della compagnia spagnola è stato unificato in classe economica per il servizio di AvLo.
# Per viaggiare a 300 km/h bastano 7 euro
Credit: ferrovie.info
Il servizio ha preso il via con quattro collegamenti giornalieri tra Madrid e Barcellona, la prima tratta operativa. Successivamente, si sono aggiunte le linee Madrid-Valencia e Madrid-Alicante. I biglietti, che consentono di viaggiare a 300 km/h con un bagaglio a mano incluso, partono da un prezzo base di 7 euro. Una formula che ha consentito di registrare vendite record nei primi tre mesi: oltre 1,5 milioni di biglietti. Il sistema di vendita è dinamico, garantendo sempre la miglior tariffa disponibile per il viaggio scelto.
A partire dal costo base, è possibile acquistare servizi extra come la scelta del posto, la possibilità di modificare o cancellare la prenotazione e l’aggiunta di bagagli supplementari. I bambini sotto i 14 anni possono viaggiare con una tariffa di 5 euro, se accompagnati da un adulto, e sono previsti sconti speciali per famiglie numerose.
# Le rete aggiornata di AvLo con le nuove mete: Gijón, Coruña e Vigo
By Rubfergar – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=124153580 – Rete AVlo
Le fermate inizialmente operative lungo le tratte Madrid-Barcellona, come Guadalajara, Calatayud, Saragozza, Lleida, e quelle tra Madrid, Valencia e Alicante, sono state arricchite con nuove destinazioni. Per i treni diretti a Malaga e Valencia, sono state aggiunte le stazioni di: Ciudad Real, Puertollano, Villanueva de Córdoba, Córdoba, Puente Genil e Antequera, ampliando ulteriormente l’offerta di collegamenti. Il 22 luglio 2024 sono stati introdotti servizi aggiuntivi verso le regioni delle Asturie e della Galizia che collegano Madrid a Gijón, con stop anche a Oviedo, A Coruña e Vigo.
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Milano ha 5 fiumi: ma da dove nascono i loro nomi?
#1 Ticino: «il fiume che corre»
credits: @ernica_la54 su IG
Il Ticino è il principale affluente del Po per volume d’acqua e secondo in Italia per portata. Nasce in Svizzera e attraversa il Lago Maggiore lungo un percorso di 248 km e alimenta con le sue acque il Naviglio Grande. Il nome del fiume deriva dal celtico “tek”, a sua volta dal sanscrito tak, che vuol dire muoversi, andare, correre. Romanizzato in Ticinus è poi entrato nella lingua italiana.
#2 Adda: «il fiume delle due sorgenti»
Credits loreschaeffer IG – Fiume Adda
L’Adda misura 313 km, quarto fiume per lunghezza dopo Po, Adige e Tevere, e si sviluppa per intero in Lombardia. Nella zona di Trezzo sull’Adda e dintorni segna il confine esatto tra la Città Metropolitana di Milano e quella di Bergamo. Sono due le possibili origini e significati del nome del fiume. Alcuni studiosi ipotizzano che derivi dal latino “Ad dua”, “due sorgenti”, altri dal celtico “abda” nel senso di “acqua che scorre impetuosa”.
#3 Seveso: «il fiume nero»
luciamizio IG – Seveso
Il Seveso nasce a Cavallasca sul Monte Sasso, in provincia di Como, vicino al confine con il Canton Ticino, a circa 490 metri sul livello del mare. Nel suo percorso di 52 km attraversa diversi centri abitati della Brianza e dopo quasi 9 km coperti tra Bresso e Milano termina nel Naviglio della Martesana. Le origini del nome sono ignote anche se dovrebbero essere celtiche, come quelle del comune a cui ha dato il nome. Anche se l’origine del nome è ignota, più celebre il suo soprannome: a causa del colore delle sue acque è chiamato “il fiume nero”. Questo perché, soprattutto dalla parte centrale in poi, il Seveso è “usato” come un condotto fognario dalle industrie della zona.
#4 Olona: «nato dal monte»
bada.luke IG – Olona
Anche l’Olona si sviluppa interamente in Lombardia. Nasce a a 548 m s.l.m. presso il Sacro Monte di Varese, Patrimonio dell’Unesco, e dopo 71 km termina nel Lambro Meridionale in località San Cristoforo a Milano. Le ipotesi sulle origine del nome sono tre. La prima è che sia collegato alla radice celtica Ol-, che vuol dire “grande”, “valido” in riferimento all’utilizzo delle sue acque, la seconda che derivi dal greco “oros” che significa “rilievo”, “montagna” e la terza che sia riferito a un monastero milanese fondato nell’VIII secolo dal nome di “Aurona”, nome che deriverebbe a sua volta da quello della fondatrice.
#5 Lambro: «il fiume della palude»
Lambro
Il Lambro si sviluppa lungo un percorso di 130 km. Nasce a 942 metri di altitudine dai monti del gruppo del San Primo, nel Triangolo lariano, e finisce la sua corsa a Orio Litta confluendo da sinistra nel Po. A Milano percorre tutta la periferia orientale ed è il maggiore dei tre fiumi cittadini. L’ipotesi più accreditata è che il nome derivi dal latino Lambrus, a sua volta da un antico lemma gallico, costruito a partire da “lam” che significa “palude”.
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Una strada lunga come un soggiorno: 12 metri. La più corta di Milano. Conoscete altri record delle strade di Milano?
Questa è la via più corta di Milano
# La strada più corta di Milano è una città stato
Il titolo di strada più corta di Milano se lo aggiudica via Città del Messico: 12 metri, nella zona della ex fiera di Milano. Città del Messico è anche l’ultima città del mondo in ordine di tempo a essere diventata città stato, grazie alla riforma del 31 gennaio 2016.
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Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. Da anni è fermo uno dei viaggi in treno più evocativi. Il viaggio in treno per Mosca: il più lungo, senza cambi, partendo da Milano. Si attraversavano quattro paesi prima di arrivare nella capitale russa. Nella speranza che presto possa essere ripristinare, ricordiamo il suo percorso e i suoi costi.
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Quando da Rogoredo ogni settimana partiva il treno per Mosca
# Alle 4.37 di ogni domenica partiva il treno che arrivava a Mosca dopo 40 ore di viaggio
da blog di Paolo Maggioni (c)
Ogni domenica mattina alle ore 4.37 dalla stazione di Milano-Rogoredo partiva un treno che arrivava direttamente a Mosca dopo 40 ore di viaggio. Era il più lungo tragitto in treno che si poteva fare partendo da Milano senza effettuare cambi, anche se il locomotore veniva sostituito all’ingresso di ogni Paese.
# Il Riviera Express: dalla Costa Azzurra alla Piazza Rossa, passando per Milano
In realtà, la tratta completa era la Nizza-Mosca, un servizio attivato a partire dal 2010 ed era conosciuto anche come il Riviera Express. In 47 ore copriva 3.315 chilometri passando anche da Milano Rogoredo. Il treno attraversava altri 5 Paesi oltre all’Italia prima di arrivare a destinazione: Austria, Germania, Repubblica Ceca, Polonia e Bielorussia. Faceva scalo complessivamente in 26 stazioni, fra cui appunto Milano, dopo Sanremo e Genova, Verona in Italia e Innsbruck e Vienna in Austria.
# Il treno aveva 12 vagoni, di cui 2 con servizio ristorante e le carrozze erano suddivise in 3 classi
Credits alfredo__bologna IG – Treno Nizza-Mosca
Il treno della Compagnia Federale dei Viaggiatori, filiale delle ferrovie russe RZD, era composto da 12 vagoni di cui 2 ristorante ed era dotato di cabine con letto e bagni con doccia, aria condizionata e riscaldamento, ma ancora assente il wi-fi per connettersi a internet. C’erano 3 carrozze di lusso, 6 di prima classe, con scompartimenti per due persone e doccia e 1 carrozza di seconda classe. In dotazione ad ogni passeggero c’era la biancheria in pacchi sigillati: due lenzuola, una federa e un asciugamano
# Il prezzo del biglietto poteva superare i 1.000 euro
Il prezzo del biglietto variava in base al livello di comfort scelto e parte da circa 300 euro per arrivare fino a oltre 1.000 euro per un posto nella carrozza lusso. Su ogni vagone c’erano due responsabili, provodnik (uomo) o provodnitsa (donna), in totale il personale era composto da 28 controllori delle ferrovie russe che parlavano anche il francese.
Il servizio è stato sospeso all’inizio della pandemia Covid. Una sospensione prorogata per le vicende della guerra in Ucraina. Verrà mai più ripristinato?
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Un personaggio del passato che fu molto legato a Milano è Wolfgang Amadeus Mozart.
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Mozart voleva venire a vivere a Milano. Ma Maria Teresa d’Austria disse di no
# La prima volta a Milano
Arrivò per la prima volta che era un ragazzino di 14 anni, il 23 gennaio 1770, in una turné che lo portò ad esibirsi in diverse città italiane. Malgrado la giovane età era già famoso e venne ospitato sotto la protezione del governatore della Lombardia.
Il genio della musica si trattenne a Milano diversi giorni intrattenendo la nobiltà locale durante feste organizzate apposta per lui. Mozart ritornò più volte a Milano nel corso della sua breve vita. Qui compose l’opera Mitridate re del Ponto che venne messa in scena per la prima volta al Teatro Ducale il 26 dicembre 1770.
# Il sogno di un impiego a Milano
Ritornò ancora il 24 agosto del 1771: lamentandosi per il gran caldo, qui compose una serenata per il matrimonio della principessa Maria Beatrice D’Este, in cui lui stesso suonò. Mozart si trattenne a Milano fino alla fine dell’anno dove compose altre opere, sperando di trovare impiego permanente in città al soldo dell’arciduca Ferdinando, ma il suo desiderio si infranse contro la volontà di Maria Teresa d’Austria che riteneva Mozart non all’altezza di quel ruolo.
L’ultima permanenza di Mozart a Milano fu nel novembre del 1772 e in quel periodo Mozart scrisse alla sorella “Qui a Milano ho imparato un nuovo gioco che si chiama Mercante in Fiera; appena torno a casa ci giochiamo”. I Mozart tornarono in Austria nel 1773 e Amadeus non vide mai più la nostra città.
Continua la lettura con: Quando i tram di Milano erano trainati dai cavalli
MILANO CITTA’ STATO
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Lo ha fatto Tokyo. Arriverà anche a Milano? Vediamo come funziona.
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Produrre energia camminando nella metro? Questa città lo fa: arriverà anche a Milano?
# L’utilizzo della tecnologia piezoelettrica anche nei tragitti pedonali
Asfalto con moduli piezometrici
Non solo sui binari, nel 2018 è stata testata in Italia una prima tratta pilota tra Reggio Emilia e Sassuolo con questa tecnologia, e sull’asfalto, dove l’energia viene prodotta dal passaggio delle auto. La tecnologia piezoelettrica è stata implementata e utilizzata per generare energia anche dal camminamento delle persone. La piezoelettricità viene in ambiti come la sensoristica, i microfoni e i dispositivi antivibrazione, dimostrando di trovare applicazione su larga scala.
# L’implementazione nella metropolitana di Tokyo
Credits: gyrastyle.com – Metro Tokyo
Degli appositi moduli o pannelli sono stati installati nei percorsi di camminamento all’interno e per raggiungere le fermate metropolitane di Tokyo. I materiali utilizzati sono in grado di produrre cariche elettriche quando vengono sottoposti a pressione e, grazie al passaggio giornaliero di quasi sei milioni di persone, consentono di alimentare luci, schermi e apparecchiature nelle stazioni.
# I vantaggi e limiti di questa tecnologia
Mattonelle piezoelettriche
Innovazione tecnologica che si combina alla sostenibilità e all’efficienza energetica. In questo modo viene ridotta la dipendenza da fonti energetiche tradizionali e vengono abbattute le emissioni di carbonio. Ogni mattonella, in base al produttore, ha un’efficienza variabile dal 50% all’80%, alcuni arrivano a generare fino a 7 watt per passo, utile ad alimentare piccoli dispositivi come lampioni a led per brevissimo tempo.
Mattonelle piezoelettriche in funzione
I limiti di questa tecnologia sono i costi elevati, un singolo pezzo 75 cm quadrati può costare tra i 500 e i 2750 euro, e la necessità di coprire lunghi tratte di strade e marciapiedi per produrre un quantitativo di energia significativo.
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Senzatetto, senza fissa dimora, homeless, clochard, ma il loro identikit è ben più variegato e difficile da racchiudere in una sola parola. Spesso si tratta di persone che, nel giro di poco tempo, si ritrovano senza un reddito capace di coprire mutuo, bollette e spese vive, o senza il coniuge o l’appoggio della famiglia. Una condizione che purtroppo a Milano si sta verificando sempre più spesso. Cosa si potrebbe fare per aiutarli? Oltre a dare loro cibo e una dimora, ci sono anche altre iniziative che potrebbero essere utili per dare loro più dignità e opportunità di rilancio.
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Il clochard diventa guida turistica, fotografo, biciclettaio… 7 idee per aiutare chi è finito in mezzo a una strada
credits: ilfattoquotidiano
Secondo il censimento fatto dai volontari della Fondazione Rodolfo De Benedetti, in collaborazione con l’Università Bocconi, le persone senza fissa dimora a Milano sono più di 2.600, oltre il 75% è ospite di strutture di accoglienza notturna, un buon risultato paragonato ad altre realtà internazionali. Anche se purtroppo temiamo che il numero si sia impennato negli ultimi mesi.
Alcuni dati:
# Negli ultimi 10 anni il 25% delle famiglie povere ha subito un sovraccarico del costo abitativo in Italia.
# In Italia, come nel resto dell’Unione Europea, le famiglie monoparentali sono le più fragili perché meno capaci di sopportare gli eccessivi costi abitativi.
# Tra i senzatetto che hanno usufruito dei servizi sociali della Caritas, il 33% erano giovani tra i 18 e i 34 anni e il 30% erano donne.
# La fascia d’età più rappresentata è tra i 41 anni e i 60 anni.
#La Caritas stima che tra Milano e l’hinterland i clochard siano 13mila.
Ma passiamo ai fatti: ecco 7 ottime idee già realizzate
credit: guidominciotti.blog.ilsole24ore.com
#1 La guida turistica
L’Irlanda trasforma i senzatetto in guide turistiche: l’idea è venuta a 3 studenti, ispirandosi all’esperienza di Manchester. I clochard conoscono molto bene le strade in cui vivono. Gli spostamenti sono pochi e il loro punto di vista è differente, molto personale, sicuramente anticonvenzionale. Per esempio, Derek (homeless di Dublino) è il cicerone del percorso di un paio di chilometri che si snoda dalla Cattedrale di San Patrizio alla Old Library. Per soli 10€ l’uomo racconta al suo gruppo i momenti e le emozioni che quelle strade gli hanno fatto vivere, nel bene e nel male.
#2 L’officina per biciclette
Ciclochard, così si chiama la ciclofficina ideata da una quarantina di studenti che da anni si interessano al reinserimento sociale dei senzatetto. L’associazione no profit ha l’obiettivo di offrire un percorso di responsabilizzazione e di ritorno all’autonomia a persone senza fissa dimora. Come per esempio ad Antonio, un ragazzo che vive per strada, intorno al Duomo. All’interno del progetto Ciclochard, Antonio ha imparato tutti i meccanismi della bicicletta, quindi una nuova opportunità di rendersi utile.
Ciclochard è in via S. Giacomo 32/b (zona Abbiategrasso – Chiesa Rossa) ed è aperta il giovedì dalle 15.00 alle 19.00 e la domenica dalle 10.00 alle 13.00. Per info http://www.ciclochard.org/
#3 La casa per homeless con cani
Si tratta dello stabile in via Ripamonti 580, confiscato nel 2010 alla criminalità organizzata. Qui i quasi 500 metri quadrati su due piani, più terrazzo e giardino, sono diventati il luogo dell’accoglienza per 50 persone senza fissa dimora e i loro cani.
Il centro rimane aperto 24 ore su 24 “per permettere agli ospiti di viverlo come una casa e di usufruire di percorsi di inclusione sociale che comprenderanno, laddove fosse possibile, l’accesso a tirocini, borse lavoro e tutto ciò che è necessario per l’avviamento all’autonomia”.
#4 Il fotografo e la mostra
Nel 2013, 15 senzatetto sono stati selezionati e hanno seguito un corso di fotografia professionale per 2 mesi. È stato poi chiesto loro di fotografare luoghi, momenti, emozioni. Il progetto “Ri-scatti”, nato da un’idea di Federica Balestrieri, è stato presentato per la prima volta nel febbraio 2015 al PAC (Padiglione d’arte contemporanea) di Milano.
#5 Un relook dell’immagine
Da Napoli arriva invece un’idea propedeutica alla ricerca di un lavoro: un taglio di capelli e una barba ben rasata oltre ad aumentare le possibilità di un reinserimento, possono ridare una sferzata di ottimismo e autostima. I senzatetto che hanno usufruito del servizio capelli/barba sono quelli che stazionavano in Galleria Umberto I l’11 marzo 2019.
Chi ha dei dubbi di quanto il look possa aiutare la percezione di sé può stupirsi davanti a questo video:
#6 La farmacia di strada
Ha aperto in via della Lungara a Roma, nel quartiere Trastevere, la prima farmacia che fornisce gratuitamente antipiretici, analgesici, antipertensivi e gastrointestinali a chi non può permettersi di pagarli. Un esempio fra tutti quello di un ragazzo diabetico che si reca alla farmacia per l’iniezione, senza la quale rischierebbe di morire.
#7 Il muro della gentilezza
“Se non hai bisogno lascialo, se ne hai bisogno prendilo”. Lo scrisse l’uomo che ideò il muro della gentilezza, un signore iraniano di cui non si conosce il nome, che piantò degli attaccapanni su un muro, e a cui aggiunse, appunto, un biglietto con la frase qui sopra. È questa l’anima dell’iniziativa presente in varie città italiane, da qualche mese arrivata anche a Milano, in via Luigi Nono 7, zona Cimitero Monumentale. Qui chi ha bisogno può trovare vestiti, beni di prima necessità, libri.
A Uppsala, in Svezia, il muro della gentilezza è diventato anche un’installazione artistica che abbellisce la città. Lo stesso, per quello di Trento: in questo caso il muro è un armadio decorato dallo street artist Senka Semak.
E tu hai una buona idea da proporre a noi e al Comune di Milano? Scrivicela nei commenti.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il panettone risale ai tempi in cui a Milano c’era Leonardo Da Vinci. Ma questa volta lui non c’entra, così almeno sembra.
Il «Pan di Toni»: la storia curiosa dell’errore da cui è nato il panettone
Lo zampino ce lo mise invece il cuoco al servizio di Ludovico il Moro. Incaricato di preparare un pranzo di Natale dimenticò il dolce nel forno, da cui lo estrasse quasi carbonizzato.
A quei tempi c’era poco da scherzare: per errori come questi si rischiava la testa, ma il cuoco sbadato mentre era in piena disperazione venne savato dall’intuizione di un giovane sguattero di nome Toni che gli propose: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola».
Il cuoco seguì il consiglio e portò il dolce ai convitati. Ludovico lo fece chiamare e lui si preparò al peggio, temendo una dura punizione. Altro che punizione! I commensali erano entusiasti e il duca gli chiese il nome di quel dolce così buono. «L’è ‘l pan del Toni», rispose il cuoco. Da allora il “pane di Toni”, ossia il “panettone, è diventato il dolce di Milano.
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1898. Per chi ha studiato storia al liceo è l’anno che rievoca la strage di Bava Beccaris. Pochi sanno che in quell’occasione c’è stato uno dei gesti più eroici compiuti da un milanese. Che per quel gesto ha pagato la vita.
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La triste storia del soldato eroe che si è rifiutato di sparare sulla folla
# 80 milanesi furono uccisi. Più due soldati
Era maggio a Milano e come accadde nelle cinque giornate contro gli austriaci, molti lavoratori e studenti milanesi sciamarono nelle strade per rivoltarsi alle decisioni del governo in materia di lavoro e contro l’aumento del prezzo del pane.
La rivolta si fece sempre più imponente tanto che il governo proclamò lo stato d’assedio con il via libera al generale Bava Beccaris a sparare contro la folla. Il generale passato alla storia come grande carnefice, all’altezza dell’odierno Largo La Foppa, respinse gli insorti aprendo il fuoco.
Alla fine 80 milanesi tra i manifestanti furono uccisi. Oltre a loro ci furono altri due morti tra i soldati. Il primo fu tal Violi, agente di pubblica sicurezza che fu ucciso per errore dai suoi stessi compagni nel pomeriggio di venerdì 6 in via Napo Torriani perché era stato troppo precipitoso nell’andare all’assalto dei rivoltosi.
# Il soldato fucilato per non aver sparato contro la folla: gli intitoliamo una strada?
Sulla sorte del secondo fu tenuto il silenzio per alcuni anni. Si chiamava Graziantonio Tomasetti ed era un giovane fante. All’ordine del generale di sparare sulla folla che premeva contro le barricate di via Moscova, Tomasetti si rifiutò di sparare. Il suo gesto venne punito nel modo più brutale: Bava Beccaris diede l’ordine di fucilare il soldato disobbediente seduta stante.
Al momento la notizia fu censurata anche se alcuni giornali dell’epoca, tra cui Il Corriere della Sera, menzionarono l’episodio senza fare nomi. Solo alcuni anni dopo l’eroico fante è stato premiato con una medaglia d’onore.
Vogliamo rilanciare: caro sindaco, vogliamo intitolare una strada a questo eroe?
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Quali sono le regole del pranzo o della cena di Natale? Molte sono innate in ogni italiano, ma ogni Regione o città ha le sue. Ecco allora i 10 comandamenti da rispettare a tavola durante le feste se ci si trova a Milano.
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Il Natale gastronomico milanese: i 10 comandamenti
#1 Non avrai altri occhi che per lui
Credits altromercato IG – Panettone Don Bosco
Sua maestà il panettone. Anzi Panettone. Nato nella notte dei tempi come panetun o pan grand panaton denatà è lui ad essere il fulcro della sacralità laico-gastronomica milanese del 25 dicembre. Nonostante gli eccessi a tavola tendano ad oscurarne il desiderio e a minimizzarne l’opportunità di consumo, lasciamo il doveroso spazio per concludere il santo desco con il dolce lievitato simbolo di Milano.
#2 Non nominare altri panettoni farlocchi con il suo nome
Credits: @sevdabakeryandcake Panettone al cioccolato
Saranno buonissimi, estrosi, artistici, gastronomici e gourmet. Ma le gocce di cioccolato e lo zenzero, la polvere di caffè e le pere non rientrano nel concetto di “Panettone tipico della tradizione artigianale milanese”. Sono altro: opere pregevoli e magari stellate. Ma a Natale all’ombra della madunina occorre santificare quello tradizionale che sa di burro, uvetta, cedro e arancio canditi.
#3 Ricordati di santificare la tavola di Natale
Credits: @aliciafdesign Tavola di Natale
Non è giorno di dieta e di leggerezze, di innovazioni e aperipranzi. A Natale ogni piatto vale, purché preparato con passione e amore, con voglia e desiderio di condividerlo con le persone più preziose.
Il primo corrobora, riscalda e dona preziosi nutrienti all’organismo. Le seconde, beh, se non a Natale, quando? Lasciamo bollire un cappone o cuocere a fuoco lentissimo un arrosto. Approfittiamo dei tempi non lavorativi per cuocere a ritmi umani.
#5 Non uccidere la fine del pasto con spumante o champagne
credit: amantidivino.it
Che sia Franciacorta o un Trento doc, le bollicine si stappino all’apertura delle danze gastronomiche natalizie. La finezza e il perlage di questi vini speciali mal si sposano con la pesantezza e il trionfo zuccherino della fine pranzo.
#6 Non commettere atti impropri
Credits: @maurofragascio Panettone e mascarpone
Non assassinare il panettone (la sua fragranza e leggerezza, la sua divina struttura alveolata creata dai saccacromiceti) con il mascarpone. È come usare il cemento per un castello di carte. Il panettone, se è fatto come dio comanda, si apprezza da solo. Non c’è crema che possa esaltare ciò che dovrebbe essere già perfetto da solo.
#7 Non rubare troppe idee da Giallozafferano e dalla Prova del cuoco
O meglio: non esagerare, non osare troppo. Natale è comfort food, è viaggiare su preparazioni di cui si sa il punto di partenza e quello di arrivo. Benissimo le cocottine di verdure come aperitivo, ma il petto d’anatra con salsa d’uva al Porto e purè di sedano rapa possiamo lasciarlo per altre situazioni.
#8 Non dire falsa testimonianza su quanto c’è in tavola
Credits: @passionecooking Pranzo di Natale
Se lo chef che ha preparato il cocktail di gamberi o le capesante gratinate è il gastronomo dell’Esselunga, non bariamo e riconosciamogli il merito. Se il limoncello è passato di mano in mano fino ad arrivare sulla nostra tavola, beh, non decantiamo la strenua opera di estrazione di aromi e colore dalle bucce del dorato agrume.
#9 Non desiderare la location d’altri
Mercatini di Natale – Credits: chriswanders, Pixabay
La neve di Cortina o le spiagge di Miami appartengono ai film, sono proiezioni che basta spegnere per catapultarsi con gioia nelle soddisfazioni delle case, delle famiglie, degli amici e dell’allegro e sincero trantran del Natale ambrosiano.
#10 Non desiderare la roba d’altri
Credits: @le_rocette Ricetta di Natale
Allontana desideri gonfiati dei pensieri come i muscoli anabolizzati di certi culturisti. Certo, il Moet & Chandon è il top, così come il caviale di storione albino iraniano o il gambero rosso di Mazzara del Vallo. Ma la pietanza più pregiata e l’ingrediente più ricercato sono la passione e l’affetto che, chi ha preparato, ci ha messo dentro nel piatto.
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Un VenTo nuovo soffierà sul Paese? Per ora (pare) solo su Milano. Perché l’unico tratto completato da tempo della pista ciclabile che attraverserà la Pianura Padana collegando Venezia con Torino è quello milanese. Per il completamento di tutto il progetto mancano ampi pezzi di percorso in tutte le regioni coinvolte. Non solo: da quando la gestione è passata all’Aipo ed altri enti è difficile averne un quadro esatto. Questi gli ultimi aggiornamenti sullo stato dei cantieri.
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VenTo, la «Super-Ciclabile» da Venezia a Torino: completato il tratto milanese. Ma il resto del progetto?
# 730 km di pista ciclabile da Venezia a Torino passando per Milano e Pavia
Planimetria VenTo
Il progetto è stato ideato dal Politenico di Milano nel 2010. Arricchito da successive migliorie tecniche, è stato inserito all’interno dell’itinerario ciclabile europeo Eurovelo 8, da Cadice in Spagna a Limassol, a Cipro. Nel 2016 è entrato a far parte del Sistema Nazionale di Ciclovie Turistiche, mentre nel 2020 è stata avviata la progettazione definitiva ed esecutiva dei primi quattro lotti funzionali della ciclovia, uno per le quattro regioni coinvolte: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. In totale, la “superstrada” a due ruote VenTo, una volta terminata, metterà a disposizione dei ciclisti una pista di 680 km da Venezia a Torino passando da Milano, di cui 264 dentro aree naturali protette, che aggiunti ai 45 km della Pavia-Milano porta a un totale di circa 730 km.
In futuro passerà da Milano anche l’itinerario Europeo Eurovelo 5 Londra-Roma-Brindisi, che attraverserà il centro storico della città attraverso la direttrice Certosa-Sempione per uscire verso Pavia lungo il percorso del Naviglio. Ma a che punto siamo con la realizzazione del progetto?
# Milano ha fatto il suo: ecco cosa manca per completare l’opera
Aipo – Aggiornamento lavori giugno 2024
L’obiettivo è quello di inaugurare entro il termine di giugno 2026, perentorio per non perdere i fondi assegnati tramite il PNRR. Sono diversi i tratti mancanti, di questi circa il 55% si trovano lungo il corso del Fiume Po e sono quasi tutti da costruire ex novo, ma manca un quadro unitario da quando la gestione è passata all’Aipo, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po, come ci hanno comunicato dal Politecnico di Milano. Entrando successivamente in contatto con la stessa agenzia abbiamo scoperto che tra gli enti responsabili ci sono anche il Consorzio Villoresi e Infrastrutture Venete. Per quanto riguarda la Lombardia è stato realizzato circa il 75% delle opere.
Aipo – VenTo
Vediamo nel dettaglio le tratte:
il tratto da Chivasso a Torino risultava non finanziato a giugno 2024 e la gestione non è in carico ad Aipo;
quello successivo è appaltato e sono previsti aggiornamenti nel 2025;
da Trino Vercellese a Valenza si è già attorno al 30% al mese di dicembre;
tra Valenza e Casei Gerola si attende il finanziamento;
per la tratta successiva fino a Pavia è attesa la gara di appalto a gennaio 2025;
la tratta di competenza del Consorzio Villoresi è quasi terminata, rimane un piccolo pezzetto in centro a Pavia vicino allo stadio. In questo caso la ciclabile era già quasi tutta presente, è stato solo necessario un adattamento per rispondere ai requisiti ministeriali definiti per tutto il progetto;
le tratte da Pavia a Viadana sono completate al 99%, manca solo il ponte sull’Adda;
per la Viadana-Quingentole si attende l’apertura delle buste del bando;
la Quingentole-Felonica è in fase di avvio lavori;
le tratte in carico a Infrastrutture Venete sono ancora in un fase di approvazione progetto o di ricerca finanziamenti.
Tra gli interventi da fare troviamo: la costruzione di sottopassi, di passerelle che attraversano i fiumi e gli espropri di alcuni terreni in Piemonte, con alcune problematiche causate da situazioni particolari come nell’area dell’ex centrale nucleare di Trino Vercellese. Al completamento dell’infrastruttura si prevedono oltre 400.000 visitatori, 2.000 nuovi posti di lavoro e un indotto di 100 milioni di euro sul territorio.
# Il tratto milanese si estende per 5,14 km, dalla Darsena fino al confine con Assago
Credits Comune di Milano – Tratto VenTo da realizzare
Un percorso complesso e pieno di ostacoli, durato più di tre anni, che si è concluso a metà ottobre 2023. Il tratto milanese della ciclovia misura complessivamente 5,14 km, parte dei 350 km previsti in tutta la Lombardia. Questo segmento inizia dalla Darsena e termina ad Assago, seguendo il corso dell’Alzaia Naviglio Pavese. Da qui, la pista si collega con le altre già esistenti lungo il Naviglio Pavese, sebbene necessitino di interventi di riqualificazione, e, in prossimità di Zibido, si sposta sul lato sinistro del Naviglio per proseguire fino a Pavia. Entro il 2026, il percorso dovrebbe essere integrato con la Ciclovia VEnTO, creando un collegamento diretto con la città.
# Un investimento di 6,5 milioni di euro, erogato quasi interamente dal Comune di Milano
Vento Milano
L’area pedonale tra la Darsena e via Darwin, inaugurata alcuni anni fa, ha consentito di realizzare un percorso lungo 4,27 km a partire da via Darwin. Il progetto è stato suddiviso in tre lotti, con un investimento totale di 6,5 milioni di euro. Il primo tratto, dal costo di 2,5 milioni di euro, è stato finanziato in parte con 750.000 euro provenienti da un fondo statale erogato dalla Regione Lombardia, mentre il resto è stato coperto dal Comune di Milano. Anche gli altri due lotti, ciascuno del valore di 1,5 milioni di euro, sono stati finanziati dalle casse comunali.
La pista ciclabile è stata realizzata in sede protetta, percorribile in entrambi i sensi di marcia, estendendosi dall’ex porto milanese fino al confine del territorio comunale. È stata mantenuta una distanza minima di un metro e mezzo dal Naviglio, garantendo spazi separati per ciclisti e pedoni.
La pista ciclabile è accompagnata da un nuovo marciapiede, realizzato utilizzando masselli in pavé e sampietrini lungo la riva del canale. Il progetto ha incluso anche il rallentamento del traffico sulla carreggiata, la creazione di aiuole alberate e la disposizione di spazi dedicati alla sosta di auto, moto e biciclette.
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16 dicembre 2024. La prima corsa del collegamento dell’alta velocità tra le due capitali dopo l’annuncio di qualche mese fa: dimezzato il tempo di percorrenza rispetto a quello notturno attivo dal 2023. La durata del viaggio, i prezzi dei biglietti e quando Milano potrebbe avere un collegamento veloce con Berlino.
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La prima corsa del nuovo treno veloce Berlino-Parigi: quando Milano completerà il triangolo?
# Prima corsa fino oltre i 300 km tra le due capitali continentali
aupullman IG – Ice
Dopo l’annuncio di qualche mese fa, il 16 dicembre c’è stata la prima corsa del nuovo collegamento diretto veloce tra le due capitali europee. Partenza alle ore 12:02 dalla stazione centrale di Berlino e arrivo alle 19:55 a Parigi est, orario simile nel percorso inverso. Il servizio è effettuato da un ICE 3, con una capacità di 444 passeggeri, la terza generazione dei treni dell’alta velocità delle ferrovie tedesche. Prima di allora esisteva solo un unico collegamento offerto dai treni notturni delle Ferrovie Federali Austriache, attivato nel dicembre 2023 e ancora disponibile.
# Quasi dimezzato il tempo di percorrenza: da 14 a 8 ore
Berlino Parigi AV
Oltre alla novità di un collegamento diurno, grazie all’utilizzo di un treno dell’alta velocità il tempo di percorrenza si è quasi dimezzato passando da 14 a circa 8 ore. Nel territorio francese il convoglio raggiunge i 320 km/h. Da fine dicembre è prevista la partenza da Berlino Ostbahnhof, fermando anche alla Stazione Centrale e a Spandau, per poi proseguire il suo viaggio verso Parigi. I biglietti partono da 59,99 euro per la seconda classe e da 69,99 per la prima, e si possono acquistare su SNCF Connect e sul sito web di Deutsche Bahn, su l’app DB Navigator, nei centri viaggi DB e nelle agenzie DB.
# L’attesa dell’alta velocità tra Milano e Berlino
marcolosa77 IG – Frecciarossa in Centrale
Già collegata con Parigi, nel giro di pochi anni Milano potrebbe essere collegata con l’alta velocità anche con Berlino, completando così il triangolo Berlino-Parigi-Milano. Da tempo è stato infatti annunciata, da parte di Deutsche Bahn, ÖBB e Ferrovie dello Stato italiane FS, la tratta veloce tra Monaco di Baviera e Milano (fino a Roma), passando per Verona, che dovrebbe essere realizzata entro fine 2026. L’impiego dei convogli Frecciarossa, insieme agli interventi infrastrutturali previsti al confine tra Italia e Austria, consentirà di diminuire i tempi di viaggio tra Milano e Monaco da 9 ore mezza a 6 ore e mezza. L’obiettivo successivo è però quello di estendere il collegamento fino a Berlino: in meno di 9 ore si andrebbe nella capitale tedesca.
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Nomi del passato spesso legati alle cascine e alle coltivazioni, alle abitudini dei milanesi, alle disgrazie o ai luoghi di culto del quartiere. Borghi che si sono persi per lasciare spazio alla nuova quotidianità. Ecco quali sono alcuni dei luoghi più frequentati e amati di Milano, che nella storia erano villaggi o piccoli distretti.
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I quartieri scomparsi di Milano
#1 Città Studi sorge sulle Vallazze
Città Studi Credits: @amacittastudi IG
La conformazione del territorio, un poker di cascine e perfino un’osteria, erano i punti di riferimento di una volta per identificare Le Vallazze, corrispondente oggi a Città Studi.
Fino al 1913 circa la zona era praticamente un susseguirsi di avvallamenti e collinette, che l’hanno resa poco coltivabile e meno ancora edificabile.
La trasformazione avviene proprio ad inizio del 1900, quando si è raggiunto il livellamento del terreno riempiendo le depressioni del suolo con il riporto delle macerie di Porta Monforte e Porta Vittoria. Oggi le cascine e l’osteria hanno lasciato il posto a Città Studi.
#2 Porta Comacina e la Mezza Lingua (Porta Garibaldi)
Credits dennise81 IG – Porta Garibaldi
Porta Comacina è stato il nome della porta diretta a Como, che oggi è Porta Garibaldi. Una volta la zona era nota come Mezza Lingua, dal nome di una famosa osteria che è rimasta aperta nei pressi fino alla fine degli anni ’30 del novecento.
#3 Il Borghetto e la peste del ‘500
Borghetto Credits: Milano Nei Secoli
La maggior parte dei quartieri che hanno cambiato nome, sono quelli più antichi racchiusi all’interno delle mura romane o spagnole e che hanno creato, nel tempo, dei piccoli borghi.
Uno di questi sorgeva in quella che oggi è la Via Borghetto. La via deve il nome al piccolo borgo in cui, ai tempi della peste di San Carlo, si usava trattenere i pazienti guariti e dimessi dal vicino Lazzaretto, che sappiamo essere invece fuori dalle mura.
I guariti dalla peste erano quindi sottoposti ad una quarantena supplementare, proprio al Borghetto.
Durante la pestilenza del 1576, San Carlo ha fatto innalzare numerose colonne stazionali, per spingere i fedeli a pregare in un ambiente esterno, preferito a quello chiuso delle chiese. Una di queste colonne, proprio sul fiume Olona nei pressi della Porta Vercellina, era dedicata a Santa Maddalena. La zona ha poi preso quel nome, per essere cambiato quando il quartiere ha mutato la sua vocazione, con l’insediamento delle prime industrie.
L’arrivo della MM1 ha definitivamente consacrato l’area come De Angeli, dalla fermata dedicata ad uno degli industriali.
Fondazione Prada a Gamboloita Credits: @paoloscarpazgandolfi IG
Gamboloita era il nome di una grossa casa di campagna, ristrutturata e restaurata anche di recente, per cui ancora visibile tra Viale Brenta e Piazzale Corvetto.
L’origine del nome Gamboloita sembra appartenere alla famiglia Gambaloytis, proprietari della grande tenuta, oppure dal latino Campus Lautus, che significa campo ricco.
I milanesi, per quel gioco di parole che si fa per tramandare i nomi tra generazioni, l’hanno poi soprannominata “Gamba La Vita”.
Gamba la vita non significa nulla, ovviamente, è una semplice assonanza. Ma siccome la zona è stata urbanizzata molto tardi nel ‘900, il gioco di parole è sopravvissuto fino ai giorni nostri.
#6 La Trecca, poi “case minime”: oggi il quartiere di Via Salomone
Trecca abbattuta Credits: Skycrapercity
Ebbene sì: anche Milano ha avuto la sua frazione di Tre Case.
Il quartiere era noto come La Trecca e l’origine del nome è quanto mai scontata, visto che si usava per identificare un borghetto di tre cascine contigue.
Questa zona sembra quella che ha subito le maggiori e, forse, peggiori sperimentazioni di urbanizzazione.
Il raggruppamento di cascine è stato sostituito da un raggruppamento di case minime di Via Zama nel dopoguerra e conserva, infine, la vocazione verso gli agglomerati. Sorgono qui vicino le Case Bianche di Via Salomone, finalmente oggetto di riqualificazione in questo angolo di periferia.
#7 Taliedo e i boschi di tigli
Aerodromo Taliedo Credits: notizie.it
Il Taliedo, che ancora oggi qualcuno nomina e ricorda, è la zona appena a Nord de La Trecca e di Via Salomone. L’antico nome veniva dai boschi di tigli molto fitti in questa parte di territorio.
Una porzione di questi sono stati spianati per realizzare il primo aeroporto di Milano, quell’Aerodromo del Taliedo voluto dall’Ing. Caproni e che è stato a sua volta sostituito dal Forlanini, di Linate.
Fa piacere che la zona sia, per alcuni, ancora e sempre il Taliedo.
#8 Il Passetto dei malfamati in Corso Garibaldi
Passetto Credits: myblacksunglasses.com
Una trattazione a parte meritano i luoghi più malfamati, che oggi vivono una seconda vita.
È il caso di Corso Garibaldi, una volta spezzettato in tre tronconi, uno dei quali denominato il Passetto, per via di una strettoia che costringeva i pedoni a procedere a piccoli passi.
Il Passetto, oggi all’altezza di via Anfiteatro, era sede di postriboli di pessima fama.
#9 Il Malcantone, la via dei sicari tra Via Torino e Via Unione
Malcantone Credits: passipermilano
Il Malcantone è il soprannome dato da Pietro Verri alla strada che oggi è l’incrocio tra Via Torino e Via Unione per una delle vie più pericolose di tutta Milano. Aiutati dal favore delle tenebre, dai nascondigli perfetti che questo vicolo offriva ai malfattori, il Malcantone è stato per decenni la scelta preferita dai delinquenti per i loro reati, soprattutto i sicari per compiere omicidio su commissione.
#10 Il Laghetto, il porticciolo del Duomo
Laghetto S. Stefano Credits: @gnufoni IG
Non ha bisogno di presentazioni, perché siamo nel cuore di Milano. La Via Laghetto, asciutta e silenziosissima ai nostri giorni è, per ora, l’unica testimonianza dell’antico porticciolo, dedicato a Santo Stefano, che è stato utilizzato per secoli come approdo del marmo di Candoglia, materia prima per la costruzione e il rivestimento del Duomo.
Il marmo arrivava dal lago Maggiore attraverso il Ticino, i Navigli ed un canale per la navigazione fino all’approdo.
Navigare i Navigli è sempre stata un’attività sottoposta a dazi e gabelle e solo i materiali destinati alla Fabbrica del Duomo erano esenti dal pagamento di queste imposte.
All’ispezione doganale veniva apposta la sigla A.U.F., “ad uso Fabbrica”, per indicare che potevano passare gratis.
Sì, proprio quel “AUF” che ancora oggi è lo spiritoso sinonimo di gratis, a sbafo, altra testimonianza delle usanze del passato che sopravvivono per secoli.
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Queste sono considerate le “stazioni da incubo” sulla metro di Milano secondo un sondaggio sulla nostrafanpage di facebook. Ma sono davvero così terribili? Questo il video:
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno). Iscriviti al canale su YouTubeper i video esclusivi.
Credits: @Fred Jackson Youtube
Fans in attesa del concerto di Michael Jackson a Milano (Studio Aperto 1997)
Gli anni ’90 sembrano così lontani e si ricordano con nostalgia. Sono gli anni della tecnologia .com, quelli di MTV e dei Karaoke di Fiorello in giro per tutte le piazze d’Italia. Sono le serate in discoteca, i bambini che giocano ancora per strada, le sale giochi, gli anni dove arriva la terza metropolitana e quelli dove Milano diventa protagonista di una serie di inchieste giudiziarie che avrebbe trasformato l’Italia. È questa la Milano degli anni Novanta.
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La Milano degli anni Novanta: le foto di quando sognava in grande
# Gli anni Novanta all’insegna della musica e del divertimento
Credits discotechemilano.it – Shocking
Tra una musica dance e l’altra, tra un “This is the rhythm of the night. The night, oh yeah” e “I’m the Scatman. Ski-bi dibby dib yo da dub dub”, gli anni ’90 sono quelli dove si andava tutti i weekend in discoteca. Con qualche locale ancora aperto il pomeriggio per i più giovani, le discoteche sono i posti migliori dove divertirsi e magari incontrare la propria anima gemella. Non esistevano né Facebook né Instagram e per conoscere gente bisognava farlo di persona. Sono gli anni dove ci si incontra all’Hollywood e all’Old Fashion e dove ci si diverte al Loolapaloosa. Ma anche quelli dove spopolano pub storici degli anni ’70 e ’80, anche se alcuni inizieranno a perdere un po’ di appeal.
E poi c’era MTV. Dal 1° settembre 1997, quando prendono ufficialmente il via le trasmissioni della versione italiana di MTV, non c’è ragazzo che una volta tornato a casa, non abbia preso il telecomando e acceso sul canale ancora prima di togliersi le scarpe. Tra i programmi più ascoltati c’erano Hitlist Italia e TRL (Total Request Live), il programma interattivo, ricco di notizie sulla musica, con curiosità, ospiti, e l’immancabile classifica delle 10 canzoni più ascoltate e dei video più amati, il tutto ambientato nelle splendidi cornici di Piazza del Duomo.
# Si salutano luoghi storici e se ne accolgono di nuovi
Credits: milano.repubblica.it Mc Donald’s in Galleria
La Milano degli anni ’90 è anche quella degli ultimi pomeriggi allo zoo nei giardini di Porta Venezia, prima che chiudesse definitivamente nel 1992. È la Milano del Palaghiaccio in via Piranesi, quella della fiera di Senigallia ancora allo scalo ferroviario di Porta Genova e dei film visti al Cinema Astra di Corso Vittorio Emanuele, chiuso nel 1999 e ora negozio Zara, e al Cinema Excelsior. Nel frattempo intorno alla fine del decennio inaugurano teatri ormai conosciuti da tutti, come l’Arcimboldi e il Nuovo Piccolo Teatro. Sono gli anni in cui compaiono la IULM in zona Barona, la sede a Milano-Bovisa del Politecnico e la Bicocca, nel 1994 viene infatti dato all’Università Statale il nuovo palazzo alla Bicocca e dall’anno successivo iniziano le prime lezioni nel nuovo ateneo.
Ed è sempre negli anni ’90 che in realtà bisogna salutare il famoso Burghy di San Babila. Nel 1981 la catena italiana Burghy fu la prima a portare nel Paese il fast food all’americana, ma nel 1996 dovette lasciare il posto al McDonald’s. Un altro famoso Mc ormai sparito, ma che negli anni Novanta era storico, è quello in Galleria Vittorio Emanuele II, ora Prada.
# Il Milan domina nel mondo
Siamo proprio nel 1990 e, in concomitanza con i mondiali di calcio, a Milano arriva la M3, la linea gialla che inizialmente collega Centrale FS e Duomo. E parlando anche di calcio, gli anni ’90 sono gli anni dove Milan e Inter collezionano una serie di successi italiani e internazionali. Il Milan si aggiudica due scudetti consecutivi e riesce finalmente a vincere la UEFA Champions League. La squadra colleziona quattro scudetti in cinque anni, fino a quando nel 1996 si arresta questa serie di vittorie. Ma anche l’Inter non fu da meno e, nonostante qualche campionato deludente, negli anni Novanta porta casa ben tre coppe UEFA.
# L’arresto di Mario Chiesa e Mani Pulite
Credits: @primarepubblica Tangentopoli
Ma la Milano degli anni ’90 non è solo quella da ricordare con nostalgia. Il 17 febbraio 1992 viene arrestato a Milano Mario Chiesa, presidente della casa di cura Pio Albergo Trivulzio ed esponente del Partito socialista. È l’iniziodi quel fenomeno che verrà poi chiamato dai media tangentopoli o Mani Pulite. Milano diventa la città dove le tangenti vengono scoperte, ma in realtà in gran parte d’Italia c’è un esteso sistema di corruzione e concussione che coinvolge quasi tutti i principali partiti di allora e un pezzo dell’imprenditoria nazionale. L’impatto mediatico e il clima di sdegno dell’opinione pubblica che ne seguono sono tali da decretare il crollo della cosiddetta Prima Repubblica e l’inizio della Seconda. Si sciolgono la Democrazia Cristiana e il PSI e nascono i nuovi partiti. A sfruttare questi casi giudiziari è un ricco e noto imprenditore milanese, nonché proprietario del Milan, chi? Berlusconi, che nel 1994 si candida con il suo partito Forza Italia.
# Un boom tecnologico ed economico
Anche la moda milanese diventa sempre più importante. Sono anni di frattura futurista che ha come protagonisti i direttori creativi di Chanel, Prada, Westwood e Gianni Versace, mentre Gucci nel 1995 viene assassinato davanti alla sua abitazione di via Palestro 20. Intanto, negli anni ’90 il progresso tecnologico e la vita moderna modificano radicalmente la società e lo stile di vita dei milanesi. Sono gli anni dei ragazzi in giro con i walkman e dei primi telefoni senza fili. Dei cellulari a conchiglia che si aprono e chiudono e di quelli con l’antenna. Mentre dall’altra parte del mondo Bill Gates e Steve Jobs stanno per fare la rivoluzione. Sono gli anni anche di un boom economico: a parte un momento di crisi nel 1995, negli anni ’90 si cresce senza quasi mai fermarsi.
# La Fotogallery
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Credits: @Milano sparita e da ricordare FB
Piazza Duomo con fontana
Credits: @Milano sparita e da ricordare FB
Piazza Duomo con fontana
Credits: @Milano Anni 80 e 90 Ricordi e Passioni
Personaggi della moda milanese
Credits: @Milano Anni 80 e 90 Ricordi e Passioni
Personaggi della moda milanese
Credits: @Milano Vintage TV
Milano anni '90
Credits: @Milano Vintage TV
Milano anni '90
Credits: @MJuniversHD
youtube
Concerto Michael Jackson a San Siro 1997
Credits: youtube.com
Concerto Michael Jackson a San Siro 1997
Credits: @Fred Jackson Youtube
Fans in attesa del concerto di Michael Jackson a Milano (Studio Aperto 1997)
Credits: medium.com
inaugurazione M3 1990
Credits: medium.com
inaugurazione M3 1990
Credits: @Yanita Fox FB
Fiera di Senigallia 1989
Credits: @Yanita Fox FB
Fiera di Senigallia 1989
Credits: @Milano Vintage TV (youtube)
Fiera Senigallia
Credits: @Milano Vintage TV (youtube)
Fiera Senigallia
Credits: @Milano Policroma
Corso Lodi anni '90
Credits: @Milano Policroma
Corso Lodi anni '90
Credits: @FerrovieInfoVisita youtube
Milano Centrale anni '90
Credits: @FerrovieInfoVisita youtube
Milano Centrale anni '90
Credits: @ Tommee Pastori Pinterest
Stazione Garibaldi anni '90
Credits: @ Tommee Pastori Pinterest
Stazione Garibaldi anni '90
Credits: @ Altro Calcio Anni '80-'90
Inter 90-91
Credits: @ Altro Calcio Anni '80-'90
Inter 90-91
Credits: @ the.elite.collective2023
Milan anni '90
Credits: @ the.elite.collective2023
Milan anni '90
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Pendolaria - I SISTEMI DI MOBILITÀ NELLE CITTÀ ITALIANE AL 2030
L’ultimo rapporto di Pendolaria ha fotografato la situazione italiana del trasporto pubblico, l’orizzonte al 2030 con le nuove infrastrutture oltre a proporre soluzioni e interventi per migliorarlo in un’ottica ancora più lunga. Rimanendo concentrati solo sulle città vediamo gli interventi previsti e le novità più importanti.
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Metro e tram nelle città d’Italia: le grandi novità in arrivo entro il 2030
# A Bologna e Brescia ritornano i tram!
Credits Arbalete – wikipedia – Rete tram Milano
Iniziamo dai tram e metrotranvie, dove Milano è in testa per numero di linee, 17, e km di rete, 180. Tra le altre città che sono dotate di questo mezzo di trasporto ci sono Torino, Padova, Roma, Napoli, Firenze, Palermo, Cagliari. Nei prossimi anni le novità più importanti riguardano Bologna e Brescia: entrambe vedono il ritorno del tram!
Credits: untramperbologna.it – Le 4 linee in progetto
Per Bologna è in costruzione un sistema 4 linee interconnesse tra di loro per un totale di 57 km di binari, con completamento programmato entro il 2030. Previste corse ogni 4/5 minuti e una distanza tra le fermate tra i 400 e i 500 metri.
Tram T2 Brescia
A Brescia, già dotata anche di una linea metropolitana, si prevede la costruzione di una rete di due linee tranviarie, anche se al momento solo una è già progettata e finanziata: la T2 Pendolina-Fiera con interscambi con due stazioni della metro. La lunghezza è di 11,65 km per un totale di 24 fermate e una velocità commerciale di 17 km/h.
# Tram: le nuove linee in realizzazione o in progetto
Tra i progetti in corso di realizzazione o in fase avanzata di definizione troviamo:
a Milano le tratte Niguarda-Cascina Gobba e Bausan-Villapizzone della metrotranvia nord, la trasformazione in metrotranvia della Milano-Limbiate, la metrotranvie Milano-Seregno FS e Rogoredo M3-Repetti M4 per complessivi 35,9 km.
lo Skymetro di Genova, una sorta di metro/metrotranvia sopraelevata in Valbisagno di 6,9 km e 7 fermate da Brignole, con interscambio con la metropolitana classica, a Molassana.
SIR2 Rubano-Busa di Vigonza e SIR3 Stazione Voltabarozzo a Padova, per un totale di 24 km;
a Firenze le linee: 2 Lavagnini-Libertà-San Marco, 3 Libertà-Rovezzano, 3 Libertà-Bagno a Ripoli, 4.1 SMN-Le Piagge, 4.2 Le Piagge-Campi
Bisenzio. In tutto 27 km.
a Roma ci sarà un totale di 31 km contando le linee: Termini-Vaticano-Aurelio, linea Ponte Mammolo-Subaugusta, conversione linea Laziali-Giardinetti e prolungamenti a Termini e Tor Vergata, il procedimento di quest’ultimo è stato sospeso dopo la bocciatura del progetto da parte dell’università, e la linea Tiburtina-Ponte Mammolo;
a Napoli le tratte Via della Stadera-Via delle Puglie e S.Giovanni-Piazza
Sannazaro per un totale di 4,1 km.
a Cagliari prolungamento della linea 1 Repubblica-Stazione e della linea 2
Bonaria-Poetto per 6,9 km.
# Metro attuali: Milano prima per estensione, sul podio Roma e Napoli
Pendolaria – Km di metropolitane in Italia
Passiamo al capitolo metropolitane. Attualmente abbiamo Milano con 111,8 km di estensione 134 fermate, la rete più estesa d’Italia, seguita da Roma e Napoli con 60 e 53,4 km ed entrambe con 3 linee. Altre 4 città hanno una linea soltanto: Torino di 15,1km, Brescia di 13,7 km, Catania di 8,7 km e Genova di 7,1 km. Nessuna altra città ha in progetto o in programma la realizzazione di una rete metropolitana.
# I prolungamenti e le nuove linee previste nelle città che già hanno una metro
Pendolaria – Trasporti al 2030
Non mancano però i prolungamenti e nuove linee attese entro il 2030. Vediamo quali sono:
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Zona 1 di Milano, Duomo. All’ombra della Madunina c’è un labirinto di stradine che si intrecciano. Un incrocio molto importante per la storia della città: le 5VIE, il quartiere più antico del capoluogo lombardo, una volta circondato da boutique e palazzi della famiglia Borromeo. La sua storia risale all’epoca dell’Impero Romano e lo si nota dai resti imperiali e dai monumenti.
Il lembo della città è denominato così proprio perché è formato da 5 strade. Il loro punto d’unione è il cuore diuna stella da dove partono le punte che si dirigono in Via Bocchetto, Via del Bollo, Via Santa Maria Fulcorina, Via Santa Marta e Via Santa Maria Podone. Proprio in quest’ultima strada si trova una delle chiese più antiche di Milano: la Chiesa di Santa Maria Podone, risalente al IX secolo e fondata su un terreno donato da Vuerolfo Podone.
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Addentrandosi nelle vie, strette, belle, incastrate, si possono notare delle caratteristiche uniche, a tratti inquietanti. Per esempio, in Via del Bollo c’è un edificio distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale: da una delle tante fessure presenti su ciò che rimane della facciata è visibile un brandello di quello che dovrebbe essere un abito, lì da più di 70 anni.
Sapete perché si chiama Via del Bollo? La risposta è quasi scontata: in passato sorgevano gli uffici postali e, attualmente, a pochi passi, si trova il palazzo del 1910 della Posta Centrale.
# Una area strategica già dagli anni 30
Credits: 5vie.it
Negli anni 30 anche il Banco di Roma aprì in zona una sua filiale. Non a caso, a poca distanza, si trova la Borsa di Piazza Affari con l’iconico “ditone medio” di Cattelan. Si era già intuito che l’area avrebbe avuto un grande sviluppo economico e commerciale. Nel corso degli anni le attività sono variate, passandosi i testimoni tra magazzini e boutique.
# La storia di Milano nelle 5Vie e qualche curiosità
Credits: tripadvisor
Mettiamo da parte la Milano del “commercio” per ricordare la parte intellettuale e poetica della città. Spostiamoci in Via Santa Maria Pedone, al civico 3. Qui, merita la citazione una targa apposta sulla facciata dell’edificio che dice: “In sto canton vecc del nost Milan, l’è vivuu e l’è mort Gaitan Crespi, poetta e studios de la lengua meneghina, ambrosianon de coeur e de carater”. È dedicata al poeta e studioso Gaetano Crespi, autore del Canzoniere Milanese, che abitò proprio in questo stabile.
In Via Santa Marta 19abitò invece un giovanissimo Giuseppe Verdi, ospite del Professore di Lettere Giuseppe Seletti, con cattedra nella vicina scuola.
Ora andiamo in Via Santa Maria Fulcorina, nella zona della Famiglia Borromeo, ricchi mercanti fiorentini. La loro dinastia ebbe inizio con Vitaliano e Giovanni, consiglieri del Duca di Milano Francesco Sforza.
Proprio Vitaliano, militare, mecenate, diplomatico, diede inizio ai lavori per la costruzione del Palazzo Borromeo. Senz’altro una meraviglia dell’architettura, con finestre in cotto, decorazioni pittoriche che riproducono il motto della famiglia “Humilitas”, saloni con affreschi che rappresentano i passatempi dell’epoca e uno dei cortili più belli ed eleganti di Milano.
# 5VIE, ART+ DESIGN
Credits: zero.eu
Oggi, il quartiere più antico di Milano punta a diventare un distretto innovativo con radici secolari grazie anche all’associazione no-profit 5VIE, ART+DESIGN.
L’associazione culturale, fondata da Emanuele Tessarolo e Ernesta Del Cogliano, ha come obiettivo la trasformazione del quartiere, dall’elevato valore culturale e storico, in un distretto del design e dell’innovazione. Un luogo in cui antico e moderno si incontrano e si incrociano.
Sono numerose le realtà con cui l’associazione collabora, dalla diocesi al Comune di Milano alla con Fondazione Cariplo.
5VIE ART+DESIGN fu fondata nel 2014 durante la Design Week, riscuotendo fin da subito un grande successo fra gli addetti ai lavori, ma anche tra la stampa nazionale ed internazionale.
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Sono state scritte moltissime canzoni su Milano, vorrei condividere con voi le mie preferite.
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20 canzoni su Milano per amare ancora di più la nostra città (elenco in ordine cronologico)
#1 Oh mia bela Madunina (Giovanni D’Anzi, 1935)
Qualsiasi lista del genere deve per forza partire da questa. L’inno della città. Vi consiglio anche la versione ironica fatta da Elio e le Storie Tese al dopofestival di Sanremo del 2008, cantata da Eugenio Bennato.
#2 Porta romana (Giorgio Gaber, 1963)
Poche cose sono più milanesi di Giorgio Gaber.
#3 Il ragazzo della via Gluck (Adriano Celentano, 1965)
Là dove c’era l’erba ora c’è una città. Però, diciamolo, una bellissima città.
#4 Innamorati a Milano (Memo Remigi, 1965)
Sapessi com’è strano sentirsi innamorati a Milano.
#5 Luci a San Siro (Roberto Vecchioni, 1971)
Lacrime, groppo alla gola e ricordo di Tre uomini e una gamba.
#6 Lontana è Milano (Antonello Venditti, 1972)
La gente parte per far fortuna 2000 sogni più in su.
#7 Vincenzina e la fabbrica (Enzo Jannacci, 1974)
Composta per il film romanzo popolare di Mario Monicelli, questo brano è un pezzo di storia.
#8 Milano (Lucio Dalla, 1979)
Milano che quando piange piange davvero.
#9 Il duomo di notte (Alberto Fortis, 1979)
Piroette di sabbia e le guglie del Duomo differenza tra pietra e le voglie di un uomo.
#10 Milano e Vincenzo (Alberto Fortis, 1979)
Mi piacciono i tuoi quadri grigi
Le luci gialle, i tuoi cortei Oh Milano, sono contento che ci sei.
Vincenzo dice che sei fredda
Frenetica senza pietà
Ma è cretino e poi vive a Roma, che ne sa?
#11 Milano (poveri bimbi di) (Francesco Guccini, 1981)
Poveri bimbi di Milano, numerosi come minuti, viaggiatori di mete fisse, spettatori sempre seduti…
#12 Domenica Bestiale (Fabio Concato, 1982)
Sapessi amore mio come mi piace partire quando Milano dorme ancora
vederla sonnecchiare e accorgermi che è bella prima che cominci a correre e ad urlare.
#13 Milano circonvallazione esterna (Afterhours, 1999)
Quattro e mezza di mattino per la radio sono troppo triste e il dj non mi parlerà.
#14 Milano Milano (Articolo 31, 2002)
Tra la ringhiera e il sogno americano, ci sono anch’io, Milano Milano!
#15 Un romantico a Milano (Baustelle, 2005)
Porta ticinese piove ma c’è il sole quando il dandy muore fuori nasce un fiore…
#16 Ti amo anche se sei di Milano (Fabrizio Moro, 2007)
Ti ricordi che ti amo anche se sei di Milano.
#17 Boxe a Milano (Pacifico, 2009)
Boxe a Milano, Nebbia sudava il naviglio, Freddo in Stazione Centrale.
#18 Amo Milano (Dargen D’Amico, 2014)
Amo Milano perché quando il sole sorge nessuno se ne accorge.
#19 Come Milano (Ghali, 2014)
Oh, oh, mi odio e mi amo, come Milano, come fai te.
#20 Sorriso – Milano Dateo (Calcutta, 2019)
Dal cielo piovono cocktail, Police in helicopter, Su Sesto San Giovanni, Manca un’ora e arriva il lunedì
ANDREA ZOPPOLATO (CON IL CONTRIBUTO DI FRANCESCO BOZ)
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