Tralasciando musei, monumenti e business, i 10 motivi per cui è una figata vivere a Milano.
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I 10 motivi per cui ci si innamora di Milano
Ph. @milanographies IG
Fidatevi, non esiste la città perfetta nel mondo, ma può esistere la città perfetta per ognuno.
La realtà si sa è soggettiva. Le città e come viviamo le città non sono altro che la trasposizione dei nostri occhi, dell’animo con cui vediamo il mondo che ci circonda e della capacità di scorgere la bellezza nelle piccole cose.
In fondo non è la città in sé che ci conquista, ma molto spesso sono le persone che incontriamo in quella città. Possiamo vivere nel posto più bello del mondo ma se incontriamo persone negative o viviamo esperienze negative arriveremo a detestare quel luogo. Al contrario, se incontriamo o viviamo esperienze positive, di bellezza e/o di crescita, allora potremmo amare anche il luogo più ostico del mondo.
Detto questo, se ci stiamo lamentando che tutto in questa città ci va male, se incontriamo nel nostro cammino persone e situazioni negative, allora vale la pena rivolgere uno sguardo dentro di noi perché, come dicono le filosofie zen, attraiamo le situazioni e le persone che vibrano sulla nostra stessa frequenza. Per dirlo più semplicemente, attraiamo ciò che siamo!
Ma veniamo a Milano e a quell’animo che mi ha fatto pensare: che figata vivere qui!
Un senso di libertà allo stato puro: una delle cose più fighe di Milano è che puoi uscire di casa vestito in pigiama e quasi nessuno ti noterà
Quella sensazione di novità: uscire di casa alla mattina e vedere sempre facce nuove che passano davanti al tuo portone. Non potrai mai sapere chi incontrerai ogni mattina quando aprirai quella porta
W la pianura: ho sempre sognato di vivere in una città in pianura dove poter scorrazzare in bicicletta senza farmi venire un infarto
La puntualità: si d’accordo, ci lamentiamo spesso di quanto siano intransigenti i milanesi sulla puntualità, ma ci piace quando l’autobus arriva esattamente nell’orario stabilito dal tabellone. Fantascienza!
Al mare, in montagna in poco più di un’ora: a chi manca il mare o la montagna, non può non apprezzare la posizione strategica di Milano
3 aeroporti, mica pizza e fichi: che tu sia un viaggiatore o meno, fa sempre comodo avere 3 aeroporti a poca distanza dalla città e, sempre grazie alla posizione di Milano, si possono raggiungere le principali città europee in poco più di un’ora
Tutto passa da qui: non si può negarlo, tutti i migliori concerti, spettacoli ed eventi vengono organizzati qui o passano da qui
Se mi annoio: ti annoi? Vuoi impegnare di più la tua vita? A Milano puoi accedere a qualsiasi tipo di corso: da quello di fotografia, al Tai Chi, dal burlesque al marketing avanzato, dalla PNL al decoupage
Ti piace magnà? A Milano puoi provare tutte le cucine del mondo. Non solo, vuoi fare esperienze culinarie sopra l’ordinario? La Lombardia detiene il primato della regione d’Italia con più ristoranti stellati: ben 60!
Expo tutto l’anno: pensate davvero che a Milano ci siano i milanesi? Sbagliato, perché a Milano i milanesi sono la minoranza. La cosa più affascinante è che ci sono non solo tutti i nativi di tutte le regioni d’Italia, ma gente da ogni parte del mondo. Se cogliete le opportunità e vi aprite alle conoscenze, vi daranno un assaggio di come potrebbe essere viaggiare tutta l’Italia e il mondo.
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La prima delle linee meneghine a viaggiare driverless, la metropolitana che taglia la città da san Siro a Fulvio Testi affascina i bambini di tutte le età: piccoli e grandi viaggiatori che, stando seduti in prima carrozza, guardando oltre il vetro sognando di guidare un gigante di acciaio nel ventre buio di Milano. Ed è proprio a Bignami, a due passi dal parco Nord, che la lilla completa il suo percorso. Ma non si tratta di una capolinea comune.
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I «tre segreti» della lilla
# Depositi metropolitani: ogni linea ha il suo tranne una
Credits marco.colombini77 IG – Deposito Atm San Donato
La rossa ne ha due: una nei pressi di Molino Dorino, che gli addetti ai lavori chiamano “deposito Gallaratese”, e una a Precotto (anche se in realtà la fermata di riferimento è quella di Villa San Giovanni).
La M2, la seconda nata nel sottosuolo milanese che vanta il record di lunghezza e di capilinea – quattro – ha invece tre depositi. Al primo, quello di Gorgonzola, si sono aggiunti Cologno Nord e Famagosta.
Per la terza nata, la gialla M3, la linea dei Mondiali di Italia90, il deposito è solo uno, quello di “Rogoredo”. Anche qui, come in M1, è confermata la stranezza della denominazione: pur trovandosi fisicamente dopo il capolinea di San Donato si chiama Rogoredo, nonostante non rientri in questo quartiere.
# Primo segreto: la lilla e il deposito mancante
Credits Atm – Metro M5 nel deposito
Ed è proprio la più moderna e automatizzata, quella che non dispone di un vero e proprio deposito metropolitano. La rimessa di Bignami è infatti considerata provvisoria: qui si fanno le manutenzioni ordinarie e programmate a tutta la flotta della M5, composta da 21 treni. Ma con soli due binari a disposizione, tecnicamente poco più lunghi di normali “tronchini”, non è possibile fare miracoli.
Per le lavorazioni hard i convogli vengono spediti in trasferta, in un deposito di diverso colore. Da Bignami colorato di viola il treno “scende” fino a Famagosta, la più nuova rimessa della M2.
E per passare da una linea all’altra?
# Secondo segreto: il binario di collegamento nascosto che collega lilla e verde
Per passare da una linea all’altra non c’è bisogno del teletrasporto. Il segreto, il secondo che sveliamo, sta nella conformazione della rete metropolitana di Milano. Il deposito più a sud della città è raggiungibile grazie ad un binario di collegamento, sconosciuto ai più, tra la lilla e la verde, in corrispondenza della stazione Garibaldi.
# Terzo segreto. Bignami “tuttofare”: la centrale operativa e un metrolavaggio
Credits Atm – Sala controlli metropolitana Lilla
Nonostante le minuscole dimensioni, il deposito, pardon, il capolinea di Bignami dispone anche di un impianto di lavaggio per la pulizia esterna dei treni: in sostanza si tratta di un massiccio impianto simile a quelli dell’autolavaggio, dove rulli acqua e sapone tirano a lucido i treni della M5.
Inoltre sempre nel sottosuolo di Bignami trova posto la centrale operativa della linea che controlla l’esercizio della lilla, governando tutti gli impianti e i sistemi sul campo: oltre ai treni, alle porte di banchina e agli impianti di stazione, il cervellone di Bignami può intervenire da remoto su ascensori, scale mobili, cancelli, serrande, ventilatori, display, telecamere e luci di stazione.
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Via Laghetto si chiama così perché per quasi 500 anni le acque del Naviglio vi formavano una darsena che aveva un piccolo porticciolo. Lo fece costruire Gian Galeazzo Visconti nel 1388 per accogliere i blocchi di marmo provenienti dal lago Maggiore, il marmo di Candoglia, necessari per la costruzione del Duomo, che arrivavano dal Ticino attraverso il Naviglio Grande.
A quei tempi l’unica darsena era il laghetto di Sant’Eustorgio perchè quella che ancora esiste oggi a Milano è stata realizzata solo nei primi anni del 1600, in epoca spagnola. Col passare degli anni il trasporto dei blocchi di marmo non servì più e il piccolo porticciolo di via Laghetto venne usato per il trasporto della legna e del carbone, finchè si decise di interrare lo specchio d’acqua per motivi igienici.
Questa scelta fu presa da Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria, nel 1857, quando durante una visita in città si accorse che zanzare e cattivi odori che si alzavano dal laghetto creavano fastidio ai degenti dell’ospedale Ca’ Grande che sorgeva nei pressi e che oggi ospita la Statale.
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A Milano il trasporto ferroviario registra moltissime lamentele. In particolare la linea Milano-Malpensa, che pare non migliorare mai.
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Milano-Malpensa: una linea Express mica tanto express
# Fermate sprint
Credits: @volamalpensa Malpensa
«Rimango allibita nel vedere che la situazione non è ancora cambiata!!», ci ha scritto Patrizia Mattiello, «L’ultima volta che ho perso il treno, perché annunciato come al solito un minuto prima che sarebbe arrivato al binario 14, era il 2019 e la situazione è ancora la stessa. Il treno dovrebbe fermarsi almeno 5 minuti per permettere ai viaggiatori di scendere nel sottopassaggio e risalire le scale. Invece no! Apre le porte e poi riparte velocemente. Domanda: la società TRENORD non ha un servizio qualità che controlla?»
# Un treno express che non è poi tanto express
Credits: https://www.milanomalpensa-airport.com- Fermate del Malpensa Express
«Volevo inoltre precisare che in inglese il termine “express” , inteso come mezzo di trasporto, significa DIRETTO ossia “senza fermate intermedie”. Il nome Malpensa Express è pertanto sbagliato perché il treno parte da Cadorna, fa tre fermate intermedie e solo alla quarta fermata termina a Malpensa. Ora se si pensa che quel treno viene usato per lo più dagli stranieri, siamo sicuri che gli stiamo dando un buon servizio? Chissà quanti sono scesi alla stazione di Bovisa pensando di essere già arrivati in aeroporto.»
«Infine dire che Malpensa è un aeroporto milanese è sbagliato”, conclude Patrizia Mattiello, “L’aeroporto è, infatti, ubicato nei comuni di Ferno (Terminal1) e Somma Lombardo (Terminal 2) che fanno parte della provincia di VARESE.»
Hai cose da segnalare che a Milano non vanno o che potrebbero andare meglio? Scrivici su info@milanocittastato.it
Una linea di metrotranvia veloce intersecata da “linee di forza” dirette in centro.
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Il progetto di trasformare la 90/91 in una «metro di superficie»
# Quando ATM voleva realizzare una rete di metropolitane di superficie
Skyscrapercity – Tram per metrotranvia
Nel corso degli anni ’70 l’ATM pensò di realizzare alcune linee di metropolitane leggere di superficie o metrotranvie, con l’obiettivo di potenziare la rete tranviaria senza costruire metropolitane. Il progetto prevedeva l’utilizzo di banchine rialzate di 660 mm sul piano del ferro e mezzi tradizionali, con pianale a 942 mm dal piano del ferro.
# Il tracciato della 90/91 con le altre “linee di forza”
Skyscrapercity – Percorso 90-91 come metropolitana di superficie
La linea circolare 90/91 era la candidata ideale per questo tipo di progetto, da filobus sarebbe diventata una metrotranvia con un percorso in sede propria, sovrappassi in corrispondenza degli incroci più importanti e semafori asserviti negli altri incroci. Nel piano di ATM era previsto un insieme di “linee di forza”, a intersecare la linea circolare, con percorso protetto fino al centro storico.
# I tram da mettere in servizio
Credits: pixabay.com – Tram Milano
Furono quindi ordinati 100 Tram della serie 4900 (da 4900 a 4999), costruiti da Fiat Ferroviaria-Marelli-Asgen e da OMS-AEG-Telefunken sulla base di un progetto curato dagli architetti Koenig e Segoni, che prevedeva mezzi con la coda asimmetrica, in modo che tutte le porte fossero allineate e a filo delle banchine. In questo modo con le banchine più alte l’accesso alla vettura sarebbe avvenuto a raso.
# Lo stop in seguito alle polemiche dell’epoca: «una cintura di ferro che imprigionerà Milano»
farzaan_nm IG – Tram Milano revamp
Il progetto si arenò in seguito alle numerose polemiche dell’epoca, si parlò di “una cintura di ferro che imprigionerà Milano”. I tram però furono ormai acquistati e impiegati sulle normali linee tranviarie anche se successivamente modificati a causa di un indicente mortale che costò la vita a un pedone. La coda fu rastremata e fu installata una telecamera per consentire all’autista di vedere la porta posteriore.
Alcuni tram della serie 4900 sono stati oggetto negli ultimi anni di un revamp del design con una nuova livrea, l’introduzione di aggiornamenti tecnologici quali telecamere e monitor interni e la piattaforma per la salita e la discesa dei disabili.
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Molte città si sfidano a rendere più belle le stazioni della metro. Ma Milano si accontenta della mediocrità. E pensare che avevamo trovato un tesoro sotto i nostri piedi.
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Le occasioni mancate della M4: che fine hanno fatto i reperti antichi?
Inaugurata con banda musicale, palloncini colorati e sindaco avvolto dalla fascia tricolore, malgrado i ritardi si tratta di un’opera importante che potenzia la rete dei trasporti di Milano. La M4 rende più veloce il raggiungimento del city airport di Linate dal centro e facilita gli spostamenti nella zona Sud della città, scarsamente servita e poco valorizzata.
Per i collegamenti, il prossimo fondamentale passo da compiere è di consentire un mezzo analogo alle milioni di persone che gravitano nell’area metropolitana del capoluogo e che arrivano dall’ hinterland. Per la valorizzazione, per la M4 si poteva fare di più. Anzi, la soluzione era a portata di mano. Letteralmente.
Lo scavo, una volta terminato, ha lasciato spazio non solo alle fermate della metro ma anche ad una certa delusione per delle occasioni mancate.
# Lo sgarbo verso i Navigli
Studio Aoumm – Vista allargata passerella su Naviglio
Per una parte rilevante del tracciato la linea blu attraversa i vecchi navigli interrati. Poteva essere l’occasione di riaprire i canali, come promesso dal Sindaco in campagna elettorale. Va bene, non esageriamo. Ma almeno si poteva celebrare la colossale opera dei tempi antichi con cartografie e immagini di ciò che era e, magari, anche dei principali progetti di riapertura. Un modo per unire passato e futuro come è tratto distintivo di Milano. Invece, a parte il colore, nulla della nuova linea ricorda i Navigli di Milano.
# I reperti smarriti
Ma forse l’occasione più ghiotta era quella che ci siamo trovati proprio sotto ai nostri piedi. Durante gli scavi ci sono stati numerosi ritrovamenti di reperti di varie epoche che hanno fatto ritardare di molti mesi i lavori. Sono tornati alla luce tombe, corredi funerari, mura tardo romane, mosaici, un patrimonio archeologico di straordinaria importanza. Sia il Comune che ATM hanno dato giustamente estrema risonanza a questi reperti: ne hanno ampiamente parlato, hanno organizzato mostre, i media hanno dedicato vasto spazio. Però poi, quando chiunque si sarebbe aspettato di ritrovarseli anche con l’inaugurazione della tratta, di questi non c’è traccia. A parte un piccolo muretto di Naviglio medievale in esposizione alla fermata di De Amicis.
Che le caratteristiche fondamentali di una linea metropolitana siano l’efficienza e la funzionalità è cosa ovvia, questo però non giustifica un’estetica delle stazioni anonima, fredda ed esasperatamente essenziale. Anche perché all’estero la metro sta diventando sempre più parte del panorama artistico della città.
# Perché a Salonicco sì e a Milano no?
In molte città le stazioni della metro sono dei veri e propri musei a cielo aperto. Tralasciando i casi più celebrati come quelli di Stoccolma, Mosca o Napoli, si poteva prendere a riferimento per M4 è Serdica, la centralissima fermata della metro di Sofia: una stazione magnifica, un vero e proprio sito archeologico. Una passeggiata al suo interno per raggiungere le banchine è un incredibile percorso tra colonne, pavimentazioni, mura, anfore. Ma ancora più evidente è quello che si sarebbe potuto fare a Milano, se solo ci fosse stata la volontà, è Salonicco, la nuovissima linea della città greca costruita e gestita dagli stessi soggetti di M4 (Webuild e Atm), dove si è realizzato un eccellente connubio tra reperti antichi e funzionalità ultra-moderne. Perché, come troppe volte accade in tutti gli ambiti, ci si è accontentati della mediocrità? Davvero non si sarebbe potuto fare nulla di più come conservare nella metro parte di quello che era venuto alla luce durante gli scavi? Perché a Salonicco sì e a Milano no?
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12luca1963 - Skyscrapercity - Nuovo Treno M1 per Milano
Dopo la conferma ufficiale da parte di ATM, che ci aveva scritto in seguito a un nostro articolo, escono in rete le prime immagini del nuovo convoglio in arrivo per la metropolitana milanese. Ecco dove si trova.
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In viaggio verso Milano il nuovo treno della linea M1: le prime immagini
# In arrivo il primo nuovo modello di treno per la metro milanese
12luca1963 - Skyscrapercity - Nuovo Treno M1png
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12luca1963 - Skyscrapercity - Nuovo Treno M1png
12luca1963 - Skyscrapercity - Nuovo Treno M1 per Milano
Dalle parole si passa ai fatti. Dopo la conferma ufficiale da parte di ATM, che ci aveva scritto in seguito a un nostro precedente articolo,ora ci sono le prove che il primo nuovo treno destinato alla linea M1 è davvero in viaggio. Le immagini sono state pubblicate il 12 dicembre dall’utente “12luca1963” su skyskcrapercity.com, noto forum dedicato a grattacieli, città, sviluppo urbano e ambiente metropolitano. In base ai commenti di un altro utente, visto il mare sullo sfondo e la tipologia delle banchine, il convoglio sarebbe stato fotografato nella stazione di Reggio Calabria Centrale. Nelle prossime settimane, così come ci aveva anticipato l’Azienda Trasporti Milanesi, dovrebbe quindi arrivare a Milano.
# Prima corsa entro l’estate 2025
Linea M1
Il convoglio in arrivo dovrà poi essere sottoposto ai test e ottenere tutte le autorizzazioni necessarie a circolare. L’entrata in servizio dovrebbe avvenire entro l’estate 2025. In totale l’accordo quadro prevede la fornitura di 46 nuovi treni per un ammontare pari a 368 milioni di euro, da mettere sui binari di tutte le tre linee pesanti e quindi anche sulla M2 e sulla M3, quest’ultima ancora con molti convogli risalenti all’apertura avvenuta negli anni ’90.
# Come sono fatti i nuovi treni
Credits Ufficio Stampa ATM - Render nuovi treni
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Credits Ufficio Stampa ATM - Render nuovi treni M1
Credits Ufficio Stampa ATM - Render nuovi treni 3
Realizzati sempre da Hitachi come il precedente modello “Leonardo”, di cui è un’evoluzione, i nuovi treni presentano queste caratteristiche:
nuovo design;
totale accessibilità dei vagoni;
sistema di videosorveglianza con visualizzazione delle immagini in tempo reale dalla sala operativa;
marcia silenziosa;
impianto di climatizzazione integrale;
pareti resistenti agli atti vandalici;
6 carrozze in alluminio;
una lunghezza di 106, 5 metri;
velocità massima raggiungibile pari a 90 km/h;
elevati livelli di riciclabilità dei materiali a fine vita del treno.
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14 dicembre 2024: entra in vigore il nuovo codice. Cosa cambia.
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Il Corvetto è finito sotto i riflettori per i casi di cronaca del ragazzo morto durante un inseguimento della polizia e dei conseguenti disordini sulle strade. Torna al centro la questione sulla sicurezza a Milano: è un problema reale oppure solo percepito?
Per capirlo abbiamo fatto alcune interviste tra chi ci abita e tra chi, al contrario, ci resta alla larga. Per capire anche come il quartiere potrebbe fare una radicale metamorfosi: da luogo da evitare a polo di attrazione per i milanesi.
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Corvetto, problema reale o di percezione? Le tre proposte per renderlo un «quartiere magnete» per milanesi e turisti
# Corvetto: problema reale o di percezione?
Credits: comunedimilano_cultura – Corvetto “un nome in ogni quartiere”
Ho chiesto ai milanesi come vedono il Corvetto.
«Il Corvetto è un’area meno glamour o vivace rispetto ai quartieri più noti come Brera, Navigli o Porta Romana. Sinceramente è uno dei quartieri più pericolosi, devianti e sregolati della metropoli, per questo a mia figlia consiglio di evitare di passare di lì.» (Teresa B. – Cesano Boscone)
«Ho paura anche solo ad attraversare il quartiere per qualche commissione quotidiana.» (Maria R. – 83enne residente del Corvetto)
«Per me si tratta di un semplice quartiere residenziale, anche se a volte mi sembra di vivere in un paesino di montagna dato che ci sono ancora quelle antiche botteghe in cui anche mia madre faceva la spesa» (Matteo L. – inquilino delle case popolari del Corvetto)
Nelle altre esperienze raccolte tra persone che vivono nel quartiere viene anche sottolineato un aspetto positivo: si tratta di un’area in continua espansione e riqualificazione, che è migliorata negli ultimi anni, grazie a una serie di interventi urbanistici che hanno incluso maggiori spazi verdi e una migliore accessibilità grazie anche alla metropolitana, in particolare la linea 3 che collega Corvetto al centro città.
Queste sono alcune fotografie della Corvetto di oggi. Ma se volessimo sognare più in grande per il quartiere, che cosa si potrebbe fare per renderlo attraente anche per chi non lo abita? Queste sono le tre proposte che puntano a valorizzare la zona facendo leva su alcuni suoi aspetti positivi.
# La Corvetto del terzo millennio: tre idee per diventare un magnete per milanesi e turisti
#1Il quartiere degli artisti
Radio Lombardia – Murales 3d Corvetto “La tradizione” di Zedz
Già oggi è un quartiere di artisti, attirati dai costi più abbordabili e dai numerosi locali e alternativi, in particolare per la vita notturna della comunità gay, tra cui il Plastic, di cui era storica la frequentazione da parte di star internazionali del calibro di Andy Warhol o di Madonna nella precedente collocazione di viale Umbria. Per valorizzare ancor più una delle caratteristiche che contraddistinguono più questa zona, si potrebbero organizzare fiere, mostre o comunità creative uniche, in grado di attrarre turisti, appassionati, collezionisti e critici d’arte anche dall’estero.
#2 Il «Miglio delle farfalle»
Massimiliano Tonelli Fb – Il Miglio delle Farfalle in Corso Lodi
Anche in questo caso il punto di partenza è qualcosa che si è fatto. Anche se in parte ha subito una battuta di arresto. “Il Miglio delle farfalle” è un progetto nato nel 2021 con l’obiettivo di riportare un po’ di campagna in città piantando piante capaci di attirare farfalle, api, uccellini e altri insetti, creando così un paradiso per la biodiversità e, al tempo stesso, abbellendo l’ambiente urbano. Per risolvere l’impasse e portare questo progetto al centro della vita del quartiere occorre dare la possibilità anche a società esterne e private di finanziare questa iniziativa, in modo tale da superare la lentezza con cui, ad oggi, sta proseguendo questo progetto con il solo appoggio del Comune. Se sviluppato è un progetto che potrebbe creare un ecosistema naturale in un territorio urbano capace di estendersi nel tempo in modo unico a Milano.
Nel 2019 Corvetto si è popolato di musica, arte e lirica con l’iniziativa dell’associazione ‘Arte e Musica Insieme’, insieme al Comitato ‘MImpegno’, un evento ripetuto il primo dicembre di quest’anno con il Gran gala’ lirico nella Chiesa della Medaglia Miracolosa. Un format da espandare organizzando eventi di lirica anche all’interno delle chiese più belle della zona, come l’Abbazia di Chiaravalle, sia per riunire i residenti, italiani e non, attraverso strumenti di integrazione universale che sono la musica e l’arte. Inoltre, la zona dell’Abbazia è da sempre stata circondata da campi agricoli utilizzati dalle piccole e medie industrie della zona: per questo qui si potrebbe pensare di organizzare eventi popolari, ad esempio con dei pic-nic a tema, con i prodotti delle stesse aziende agricole presenti. Non solo: si potrebbe godere nella bella stagione di spettacoli non solo musicali ma anche teatrali o cinematografici all’aperto.
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Si allarga l’offerta dei prodotti disponibili sulla piattaforma americana di e-commerce. Dal 10 dicembre si possono acquistare anche le automobili. Questi i modelli disponibili e dove è attivo il servizio.
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Anche le auto si comprano su Amazon
# La nuova avventura del re dell’e-commerce americano
aboutamazon – Hyundai
Nasce Amazon Autos. Il re dell’e-commerce americano, che gestisce in totale 21 marketplace includendo Europa, Asia, Medio Oriente e Australia, allarga la sua proposta di prodotto in vendita grazie alla collaborazione con la casa automobilistica coreana Hyundai.
Amazon autos – Acquisto
Il servizio è stato attivato il 10 dicembre. Per ora si possono comprare solo modelli nuovi, quelli del 2023, 2024 e in arrivo nel 2025, dai motori a benzinaall’elettrico Ioniq 5 mostrata nell’immagine di presentazione, dalla berlina al Suv.
# Come funziona il processo di acquisto e i servizi offerti
aboutamazon.com – Autos
Amazon in realtà non funge da venditore diretto, ma da intermediario. Gli utenti possono sfogliare e acquistare i modelli desiderati, scegliendo allestimento, colore e caratteristiche, rimanendo all’interno della piattaforma online da desktop e app. Vengono offerti prezzi trasparenti, senza negoziazioni e con tasse e spese incluse, opzioni di finanziamento e programmazione del ritiro del veicolo, direttamente nelle concessionarie locali, consentendo inoltre agli utenti di ricevere valutazioni istantanee delle permute per le loro auto attuali. Una volta selezionato un veicolo, i clienti possono ottenere un finanziamento, la risposta delle concessionaria arriva entro 90 secondi dall’invio della richiesta, firmare elettronicamente la documentazione e completare l’ordine con pochi clic.
# Dove è attivo e le novità per il futuro
Amazon autos – Città dove è attivo il servizio
Al momento possono usufruire del servizio i residenti delle 48 principali aree metropolitane degli Stati Uniti, tra cui: Atlanta, Austin, Boston, Champaign/Springfield, Chicago, Cincinnati, Cleveland, Columbia Dallas, Denver, El Paso, Houston, Indianapolis, Los Angeles, Miami, New York, Orlando, Philadelphia, San Francisco, Washington D.C.
amazon autos – Coming soon
Nel 2025 l’opportunità di acquisto dovrebbe essere estesa ad altre città e case automobilistiche, dovrebbe essere implementata anche nuove funzionalità come leasing e ulteriori opportunità di finanziamento.
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Milano ha moltissime offerte turistiche e sono moltissimi i visitatori stranieri che la frequentano. Cosa proporre come prima visita? Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Abbiamo ordinato le risposte più gettonate in un percorso “obbligato” da fare a piedi. Foto cover: @andreacherchi_foto IG
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Il «cammino tra le meraviglie»: Le 5+1 tappe d’obbligo per chi viene la prima volta a Milano
#1 Prima tappa: Duomo
credits: IG @visit_milano
Il simbolo di Milano, la chiesa di Santa Maria Nascente è il primo luogo che viene in mente ai milanesi appena pensano alla propria città. L’imponente cattedrale bianca, con le sue guglie e le sue statue è un vero esempio di maestria di scultura e architettura. La visita consente di scoprire un edificio gotico interamente decorato da sculture e vetrate anche al suo interno. Ma il vero e proprio simbolo di Milano è la madonnina d’oro sulla sua sommità, visitabile salendo in cima alla cattedrale, potendo godere di una magnifica vista sulla metropoli.
#2 Seconda tappa: Galleria Vittorio Emanuele II e Piazza della Scala
Da Piazza Duomo ci si sposta nella Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto di Milano, che porta in Piazza della Scala. La galleria, maestria dell’architettura del ferro europea, con le sue pareti decorate e il soffitto in vetro impatta l’occhio del turista. Inoltre si dice che girare tre volte sulle palle del toro che si trova sul pavimento a metà della struttura porti fortuna. In alto si ammirano le immagini allegoriche dei quattro continenti. Al termine della Galleria si accede in Piazza della Scala con il più famoso teatro lirico del mondo proprio di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune. In mezzo l’iconica statua di Leonardo Da Vinci.
Proseguendo alle spalle del Teatro alla Scala si arriva nel quartiere più caratteristico di Milano. Brera è da sempre il centro artistico e culturale della città, nella via da cui prende il nome si trovano la Pinacoteca, l’Accademia delle Belle Arti, la Biblioteca Nazionale e la Galleria d’Arte Moderna. Oltre all’arte si può godere dei negozi e dei numerosi ristoranti che creano un’atmosfera “romana”.
Un raro esempio di castello in pieno centro di una grande città. Continuando il cammino da Brera si arriva al Castello Sforzesco. Abitazione dei signori di Milano, l’imponente castello con lo stemma del biscione in facciata è simbolo della Milano temporale contrapposto alla Milano spirituale incarnata nel Duomo. Il castello è visitabile gratuitamente all’interno, ospita la mostra permanente di oggettistica d’epoca e mostre temporanee di scultura e pittura, tra cui la Pietà Rondanini di Michelangelo. Il Castello si apre sul Parco Sempione, il “Central Park” milanese che ospita flora e fauna tipiche della regione e che conduce fino all’Arco della Pace, forse il luogo di Milano dove si respirano atmosfere tipiche di una grande città del Nord Europa.
Giusto il tempo di prendersi qualcosa nei locali all’aperto che danno sull’Arco della Pace e ci si rimette in moto. Guardando l’Arco della Pace da corso Sempione si prosegue sulla sinistra attraversando via Canonica si arriva in via Paolo Sarpi, l’arteria della Chinatown milanese. Percorrendola verso destra si avanza verso i grattacieli di Porta Nuova. Si supera la piramide di via Pasubio fino a corso Como, la via della Movida. Avanti a sinistra si arriva nel cuore della nuova Milano: piazza Gae Aulenti attorniata dai nuovi grattacieli. Racchiusa tra i grandi edifici è la piazza pedonale, che la sera si illumina di luci al neon e giochi d’acqua. La piazza si apre sulla Biblioteca degli Alberi su cui svetta il Bosco Verticale, il palazzo bandiera della Milano contemporanea.
Finora si è potuto ammirare tutto con una comoda passeggiata a piedi. A questo punto si può fare un balzo per vedere l’area più pittoresca di Milano. Si può arrivare comunque a piedi attraversando in senso contrario il centro fino alle Colonne di San Lorenzo. Un percorso che permette di scoprire palazzi d’epoca fino a scoprire la vecchia struttura dei navigli, con le loro chiuse, la darsena e la conca.
A differenza delle grandi città europee che già ce lo avevano, Milano il fiume se lo è dovuto costruire, attraverso una rete di canali per portare l’acqua dai due grandi fiumi che ne delimitano i confini dell’area metropolitana: il Ticino e l’Adda.
In tempi più recenti i navigli di un tempo che rendevano Milano “l’altra Venezia” sono stati interrati. Restano allo scoperto comunque diversi tratti, come il Naviglio Martesana a nord e i più frequentati a sud: Naviglio Grande e Naviglio Pavese che si incontrano nella Darsena nel quartiere Ticinese. Frequentati da mercatini dell’usato di giorno e da chi è alla ricerca di buon cibo e drink di notte, quartiere molto amato dagli universitari.
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Quello che i milanesi detestano più di ogni altra cosa è sentire critiche, soprattutto infondate, su Milano o le solite frasi stereotipate “ma a Milano c’è sempre la nebbia!”. È ora di rovesciare, una volta per tutte, questi falsi miti e luoghi comuni che continuano a caratterizzare Milano e i suoi cittadini. Scopriamose, davanti a queste affermazioni che fanno venire la pelle d’oca ai milanesi, c’è veramente un fondo di verità o è tutta fuffa.
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I falsi miti da sfatare su Milano una volta per tutte
# Milano non è una città d’arte
Galleria Vittorio Emanuele II
A qualcuno sarà capitato di ascoltare questa frase, così come “Milano è bella ma non c’è niente da fare”. Entrambe affermano due grosse falsità. Milano vanta un patrimonio artistico e culturale immenso che non ha nulla da invidiare ad altre bellissime città d’arte come Firenze o Roma. Non a caso, Milano è tra le città più visitate in Italia. Non solo: figura saldamente nella top 10 delle più visitate d’Europa.
Dopotutto, è la capitale della moda, del lusso e del design. Ricca di fascino, Milano cerca sempre di migliorarsi e puntare alla modernità, mantenendo però il suo lato antico con le bellezze delle vie del centro storico, il Duomo e la Galleria, il Palazzo Reale e le sue mostre, lo storico Teatro Alla Scala e la Milano Romana. Milano è arte, sotto tutti i punti di vista.
# Milano è troppo dispersiva
Credits: @ior_leibler_photography Metro Milano
Facciamo chiarezza: Milano può essere dispersiva per chi arriva dalla provincia. Ma non per i milanesi. Milano è sicuramente grande, non c’è dubbio. Ma non è nemmeno tra i primi 100 comuni per estensione territoriale. Per chi arriva da “fuori”, può sembrare un pochino disorientante i primi tempi, ma ben presto ci si rende conto di quanto Milano sia organizzata. Basti pensare alla rete di mezzi pubblici, la quale è considerata come la più efficiente e sviluppata d’Italia. È anche la più estesa d’Italia e arriva al 9° posto tra quelle europee. Milano offre tanti altri modi per azzerare le distanze come i car e i bike sharing.
# C’è sempre traffico
Anche i milanesi spesso si lamentano del traffico, questo è vero. Ma spezzando una lancia a favore della città meneghina, ci sono città italiane messe peggio. Secondo il Tom Tom Index, nella classifica delle città italiane con più traffico, Milano si posiziona all’ottavo posto (al primo e secondo posto troviamo Palermo e Genova) e al 143° posto nella classifica mondiale, con un congestionamento del 23%. In più, rispetto al 2019, la città di Milano ha diminuito il traffico dell’8%.
# A Milano c’è la nebbia
Sono anni che questa affermazione non è più valida. Certo, potrebbe capitare di vedere ancora la nebbia ogni tanto ma la spessa coltre di nebbia onnipresente è ormai diventata un dolce ricordo. Negli anni ’90 gli anticicloni, la principale causa della formazione della nebbia, erano un fenomeno abbastanza frequente ma oggi gli inverni più piovosi e miti, uniti alle temperature più elevate ne impediscono la formazione.
# I milanesi sono troppo stakanovisti
Credits meeting Hub – Incontro di lavoro
Sarà che Milano è considerata la capitale finanziaria d’Italia, il luogo dove nascono il maggior numero di start up e affari, o forse è la serietà dei lavoratori milanesi che porta un po’ a pensare che l’unico pensiero del tipico milanese sia “lavoro, lavoro, lavoro” e niente vita sociale. Il luogo comune del milanese per eccellenza è il business man, immaginato sempre in giacca e cravatta. Ma in realtà, sono persone come tutte le altre. Lavorano, ma trovano anche il tempo per lo svago e il divertimento e la città offre diversi spunti per farlo. Anche ai milanesi piace uscire, staccare un po’ la spina e divertirsi.
# I milanesi sono freddi
Anche questo è falso. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ci sono “persone e persone”. Le persone fredde e distaccate sono dappertutto, non solo a Milano. Così come quelle allegre e accoglienti si possono trovare anche qui. Probabilmente, è sempre il luogo comune del milanese che pensa solo a lavorare a far pensare erroneamente che non abbiano tempo per la socialità, finendo così per venire etichettati come indifferenti e poco amichevoli.
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Ne abbiamo selezionate 10, due per area geografica extra-europea: Nord America, Sud America, Africa, Medio Oriente e Asia. Qui le presentiamo in ordine alfabetico.
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Le 10 città meravigliose più sottovalutate del mondo
# Antananarivo: in mezzo a una natura strabiliante
La capitale del Madagascar non è certamente una meta turistica tra le più frequentate, anzi è raro trovare qualcuno che l’abbia visitata, anche tra i viaggiatori che pure hanno attraversato le terre della Grande Isola Rossa.
Nonostante questo, la città di un milione e quasi trecento mila abitanti riserva svariate gradite sorprese. Prima di tutto la vegetazione strabordante, capitanata dalle splendide jacarande lilla. Il Lac Anosy, un bacino d’acqua artificiale con tanto di monumento sull’isoletta centrale, circondato da alberi e colline.
Le testimonianze artistiche più antiche, alla Rova, con ex palazzi reali conservati e in rovina. Il quartiere centrale, con le sue stradine laterali polverose e tranquille, le ambasciate, le scalinate, i palazzi del potere, il fascino di una destinazione che non assomiglia a nessun’altra.
# Asmara, da poco diventata Patrimonio UNESCO
@eritreathroughmylens IG
Ultimamente l’UNESCO ha finalmente (tardivamente) inserito la capitale dell’Eritrea nella sua lista del Patrimonio dell’Umanità, per via della nutrita schiera di edifici coloniali italiani di pregio, tutti ben tenuti. Ma questa città di quasi un milione di abitanti ha molto altro da offrire, nonostante sia tagliata fuori da ogni circuito turistico a causa dell’ennesimo regime dittatoriale che opprime le popolazioni locali.
Sorge su colline nel pieno dell’altopiano del Corno d’Africa e ha strade eleganti e alberate, tra le quali ci piace citare il romantico quartiere ‘italiano’ di Ghezzabanda. Ma le emergenze monumentali religiose non sono da meno: la cattedrale cattolica (che ai milanesi ricorderà la chiesa di Sant’Agostino in Melchiorre Gioia), quella ortodossa e la moschea si sfidano nella gara di bellezza di un multiculturalismo a prima vista riuscito.
# Bogotà e le ricchezze precolombiane
Nota perlopiù per la sua nomea poco accattivante di città pericolosa, la grande capitale in quota della Colombia (più di otto milioni di abitanti che vivono a 2640 metri) riesce a vincere facilmente i cuori di chi la visita. La posizione ai piedi della Cordillera è un primo grandissimo valore aggiunto, valli verdi sulle prospettive delle strade.
I musei sono top class assoluta, dalla ricca retrospettiva del geniale artista Botero sino alla collezione di ricchezze precolombiane in oro del Banco della Repubblica. Poi c’è il vecchio quartiere coloniale, in fase di avanzato recupero, dove le attrazioni sembrano brillare sotto un cielo azzurro come pochi altri. Qui del resto, siamo più vicini alle stelle.
# Dhaka (Dacca), insolita e accattivante
Città dalla fama pessima, la grande metropoli del Bangladesh, con i suoi 14 milioni di abitanti, è ormai la decima città al mondo per popolazione. Nessuno si sognerebbe forse di inserirla nella classifica delle più belle, con il suo caos di clacson che suonano interrottamente durante le ore del giorno. Ma i suoi tanti quartieri che sorgono sul Buriganga, ormai parte del delta del Gange, con mille ramificazioni connesse da ponti in cemento, creano un ambiente urbano insolito e assai accattivante.
Anche qui un lago (il Dhammondi) garantisce atmosfere da sogno, mentre i quartieri di Banani e Gulshan profumano ormai di quella globalizzazione buona che ha alzato il tenore di vita. Per un’esperienza emozionante, vagate per i vicoli cadenti della città vecchia e osservate la vita che vi pulsa.
# Doha, l’alternativa non meno interessante di Dubai
Ultimamente si fa un gran parlare di Dubai e di Abu Dhabi, grazie anche alle rotte per il sud-est asiatico per le quali è effettivamente comodo fare uno stop-over a metà strada in una delle città del Golfo. Un’alternativa meno nota ma non meno interessante o piacevole delle due città rivali degli Emirati Arabi è data dalla capitale del Qatar, che, in attesa di ospitare a breve i prossimi mondiali di calcio, soffre ancora di un immeritato deficit di popolarità.
Lo skyline di questa realtà urbana di 1.350.000 abitanti è favoloso, con una lunga serie di grattacieli ben amalgamati tra di loro attorno alla Corniche. E non mancano ovviamente le attrazioni artistiche: il MIA, museo di arte islamica, progettato da Pei, l’uomo della piramide del Louvre, oppure i più recenti Mathaf (arte contemporanea) e Museo del Qatar. Andate anche a curiosare al Souq Waqif, prototipo di ricostruzione in finto stile (ben riuscita) delle tradizioni mercantili della zona.
# Hanoi, tra templi e colori
La grande città di 8 milioni sul delta del Fiume Rosso, capitale del Vietnam, non è sufficientemente conosciuta in proporzione al fascino che le sue strade alberate emanano. Pensando al paese del Sud-est asiatico, siamo infatti tutti più portati a pensare all’incredibile panorama della baia di Ha Long, spesso considerata l’ottava meraviglia del mondo, e raggiungibile facilmente da qui persino in giornata.
Il tocco francese di Hanoi è innegabile e va dal color giallo senape utilizzato per i numerosi edifici ministeriali sino all’eleganza delle forme dei teatri, delle chiese, degli hotel. Un ponte rosso vi porterà al centro di un’isoletta artificiale sul lago della spada restituita, il più bello (ma non il più grande) tra i bacini d’acqua di questa città piena di templi colorati e pagode silenziose.
# La Paz, la metropoli più alta del mondo
Arrivando in bus, attraversando il sobborgo di El Alto (che secondo stime recenti sarebbe addirittura di poco più popolato), tra le case in mattoni grezzi, le chiese protestanti bianche e il reticolato incredibilmente regolare delle strade, non ci aspetterebbe mai la fulminazione urbana che ci si presenterà una volta scesi pochi chilometri di autopista e raggiunta la capitale della Bolivia, la metropoli più alta del mondo con i suoi 800 mila abitanti a una quota che varia dai 3200 ai 4000 metri sul livello del mare.
Se il panorama di monti e torri non vi basta, concedetevi le architetture di Eiffel, le stradine strette dei negozietti equosolidali, il cibo di strada, i quartieri residenziali con piazze alberate che vi sembreranno proprio quelle dove avete sempre voluto vivere.
# Muscat (Mascate): una struttura urbana alquanto particolare
L’Oman è già da alcuni anni sulla cresta dell’onda, essenzialmente (oltre che per una vera e genuina ospitalità araba) per via delle sue molteplici attrazioni naturalistiche, tra cui le molto gettonate deserto e fondali da immersione. La capitale, di un milione e trecentomila abitanti, viene spesso invece ancora vista come avamposto inevitabile, se non addirittura come male minore di passaggio.
Nulla di più sbagliato: Muscat ha una struttura urbana unica al mondo, che si sviluppa lungo una costa rocciosa, per chilometri. C’è il quartiere mondano del business e della cultura, con teatro dell’opera e moschea monumentale, palme e lungomari curati sull’Oceano Indiano. Più in là, la zona popolare di Matrah, famosa per il suo suq, e infine il vero centro città, un francobollo amministrativo che ricorda persino Monaco-Montecarlo, per le rocce e per l’esclusività dell’emiro che vi risiede.
# Nashville, di notte si trasforma
Alzi la mano chi non conosce gli Stati Uniti. Grazie anche al materiale che da decenni arriva da quel paese a livello di cinema e serie TV, ogni italiano conosce bene anche solo da remoto perlomeno New York e Los Angeles. Il discorso cambia se si cercano mete minori tra le tantissime città interessanti statunitensi, qualcuna delle quali pecca un po’ di personalità.
Ma non si tratta certamente del caso di Nashville, capitale del Tennessee, e del suo skyline curioso da piccolissima metropoli di 700 mila abitanti. Non cercate qui l’inutile replica kitsch del Partenone di Atene: oltre al consueto Capitol (parlamento di stato), il valore aggiunto è dato dall’incredibile vitalità notturna delle strade in mattoni a vista della downtown, tra Broadway e 2nd Avenue, con i locali di musica dal vivo, le cantanti scatenate, i cappelli a larghe falde, gli stivali a stelle dorate, i boccali che si alzano ripetutamente al bancone…
# Quebec City, amata dagli americani ma poco conosciuta dagli europei
Pure il Canada non è sconosciuto, nemmeno a livello di città, dato che in tanti apprezzano l’eleganza di Toronto, la grazia di Montreal, l’atmosfera di Vancouver. Raramente però in Europa si cita Québec (Québec City), l’indiscussa capitale della francofonia canadese, l’unica città fortificata del nuovo continente, la meta più visitata dai turisti newyorkesi e bostoniani. Proprio perché questa splendida città da mezzo milione di abitanti è meno attrattiva per chi dispone e ha magari già visitato tante mete analoghe, ancora più antiche e fascinose.
Eppure questo gioiello merita la visita a ogni costo, magari cercando di sfuggire alle inevitabili comitive di turisti organizzati nei vicoli secondari della Haute-Ville (città alta), tra il profilo inconfondibile del Frontenac, gli edifici religiosi in pietra grigia, le mura di cinta e le case in legno di ogni sogno nordamericano.
Fonte: Bandiere per tutti (libro di Lorenzo Zucchi)
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2 agosto 1851. Amatore Sciesa si sta dirigendo verso il patibolo.
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Tiremm innanz! La storia delle ultime parole dette da Sciesa, grande patriota milanese
Di mestiere fa il tappezziere ed era entrato in contatto con gruppi di rivoluzionari milanesi nel 1850, spinto dalla politica repressiva messa in atto in città da Radetzky. La sera del 30 luglio 1851 era stato arrestato in corso di Porta Ticinese perchè in possesso di manifesti rivoluzionari.
Per questo fu condannato a morte.
# Le parole storiche
Secondo la tradizione popolare, a un gendarme che, mentre lo dirigeva al luogo di esecuzione, lo aveva condotto davanti a casa sua, esortandolo a rivelare i nomi di altri rivoluzionari in cambio della libertà, avrebbe risposto in dialetto milanese: Tiremm innanz!
Sciesa venne di lì a poco giustiziato.
# L’altra versione
Secondo la versione di Giovanni Visconti Venosta, tratta dalla testimonianza del sacerdote che accompagnò Sciesa al patibolo, «Le parole tirem innanz, non le avrebbe dette lungo la strada all’ufficiale che comandava i soldati, bensì poco prima che il triste corteo si avviasse al luogo del supplizio; forse al professo, che lo esortava a confessare. Ciò è anche più conforme alle formalità che si usavano allora in occasione di queste condanne militari».
La pena gli venne inflitta «in considerazione della aumentata pericolosità di sette e di movimenti fanatici, che tentano di contrastare l’autorità dell’Imperial-Regio Governo … chiunque sarà colto nell’atto di svolgere attività sovversiva in qualunque forma sarà consegnato alla Gendarmeria e immediatamente impiccato.»
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In alcune città ci sono delle linee segrete, riservate ad alcuni scopi o a emergenza. Una di queste è a Mosca. Un’altra è a Washington, dove una breve linea della metropolitana non è aperta al pubblico, ma è riservata ai membri del Congresso e il loro personale, e collega gli edifici del Congresso al Campidoglio. Le cronache le hanno riportate al centro con la guerra nella striscia di Gaza dove i terroristi di Hamas hanno scavato dei tunnel metropolitani per combattere gli israeliani. Ma dove e perché potrebbero scorrere delle linee simili a Milano?
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Le linee metropolitane «segrete» di Milano
#1 Per portare i calciatori allo stadio
San Siro Curva Milan
Si potrebbe pensare di creare una linea sotterranea per portare i giocatori impegnati a San Siro direttamente sotto lo stadio. La linea superbreve potrebbe partire direttamente dalla fermata San Siro Stadium e portare le squadre direttamente negli spogliatoi.
Un’alternativa ancora più ambiziosa potrebbe essere quella di creare delle linee direttissime dallo Stadio ai rispettivi campi di allenamento: Appiano Gentile e Milanello. Una parte interrata e una parte sopraelevata. Potrebbe esser anche un modo per portare al sicuro i giocatori o gli arbitri in caso di assedio dei tifosi.
Linea Stadio San Siro-Appiano Gentile-Milanello
#2 Per accedere al Teatro alla Scala
credits: milanoperlascala.it
Sarebbe un vero e proprio colpo di teatro capace di meravigliare il mondo intero. Il teatro di lirica più famoso del mondo potrebbe riservare al suo pubblico una linea riservata. Potrebbe servire anche un’uscita di scena in sicurezza per le stelle della lirica e fuori da occhi indiscreti. Il tracciato ideale potrebbe avere un capolinea sotto il teatro in piazza della Scala e quello opposto ai laboratori del teatro negli ex-stabilimenti Ansaldo.
Linea Teatro della Scala-Laboratori ex-Ansaldo
#3 Per contrastare aggressioni di oppressori stranieri
credits: milanoperlascala.it
Nel corso dei secoli Milano è spesso stata preda di aggressioni straniere. Dalla caduta della Città Stato nel 1500 la storia di Milano è stata un susseguirsi di occupazioni straniere: spagnoli, francesi, austriaci, imperatori tedeschi, i Savoia. Realizzare una linea metropolitana segreta potrebbe garantire ai milanesi un modo per organizzare la resistenza contro nuovi oppressori.
#4 Per portare in salvo il sindaco
Credits: www.eurel.it
Le metropolitane segrete spesso servono in caso di emergenza. La città che aveva un tunnel segreto per mettere in salvo i governanti dal Castello Sforzesco potrebbe replicare la via di fuga in chiave più moderna. Nel caso di un attacco da Roma o di un sollevamento popolare dei cittadini il sindaco potrebbe spostarsi in un luogo sicuro, anche fuori dall’Italia. Una linea metropolitana diretta con una fermata sotto Palazzo Marino e unica destinazione aeroporto di Linatenello scalo privato “Prime” potrebbe essere il tracciato ideale per porre in salvo il primo cittadino.
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Un progetto che punta a creare un mercato di utilizzatori dedicato, con tanto di parchi tematici ad hoc. Scopriamo chi l’ha inventata, le sue caratteristiche e quanto costa.
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Arriva la moto volante! Ed è italiana
# Il Guinness World Rercord con la “Jeep dei cieli”
Forvola Guinness World Record
L’avventura inizia nel 2015 quando Gregory Alessio e Pierre Ponchione decidono di realizzare un mega drone da impiegare per il trasporto di cose e utile in svariati settori, dal commercio all’agricoltura e fino alla difesa. Grazie all’esperienza maturata nello studio della piattaforma di volo modulare, costruiscono il drone FORVOLA ottenendo il Guinnes World Record nel 2018, al Tech Day di FPT Industrial a Torino, per il sollevamento di un peso di 101 kg a un metro di altezza per 30 secondi. Soprannominato la “Jeep dei cieli”, è certificato di base per trasportare un peso di 30 kg per 30 minuti di volo, ma può essere personalizzato per arrivare a 200 kg.
# Il sogno della moto volante: 8 motori e un’altezza da terra massima di 300 metri
eflyke.com – Moto che vola
Il mega drone è stato il primo passo per un altro sogno: realizzare una moto volante. Qualche anno dopo il record del mondo, nel 2022, è iniziata la progettazione di EFLYKE. Il mezzo utilizza tubi, telaio e un alettone anteriore in carbonio di recupero, per garantire massima leggerezza, resistenza eccezionale e facilità nelle manovre. La sella ha un rivestimento in alcantara e un tessuto tecnico antiscivolo, il design è ispirato alla grazia e alla forza del cavallo, così come la postura richiama la cavalcata. La spinta è data da 8 motori e si può salire in sicurezza fino a 300 metri d’altezza.
# Il prezzo non è per tutti: il kit di volo completo parte da 160mila euro
eflyke.com – Moto volante
Il prezzo, come riportato dal Ceo Pierre Ponchione in un’intervista all’edizione torinese del Corriere della Sera, non è per tutti. Per il solo telaio si parte da 75mila euro, per il kit pronto al volo da 160mila euro. La moto volante è pensata per lanciare il volo sportivo in Italia, quindi non per sostituirsi o affiancarsi al servizio di taxi volanti, con la creazione di parchi tematici dedicati, ma anche all’estero ad esempio in dotazione ai resort di lusso per esplorare zone desertiche.
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Simbolo della milanesità in epoca postmoderna, un’icona di quella cultura meneghina guascona e spavalda, poco propensa al risparmio e molto indirizzata al guadagno.
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Guido Nicheli, in arte Dogui, il cumenda del cinema
# Uno dei più popolari caratteristi del cinema italiano, che nasce come odontotecnico
Tomba Dogui
Parliamo di Guido Nicheli, in arte Dogui, ma anche Bubi, oppure “il cumenda”, uno dei più popolari caratteristi del cinema italiano, capace di passare da un sicuro e remunerativo lavoro di odontotecnico, all’incerto mondo dello spettacolo, con l’arma della battuta ironica e della simpatia. Nicheli nacque a Bergamo il 24 luglio 1934, e morì il 28 ottobre 2007: ancora bambino venne ad abitare a Milano, in piena Seconda Guerra Mondiale, dopo aver vissuto il dramma della morte del padre e il bombardamento della propria casa. A vent’anni si diploma perito odontotecnico, un titolo di studio che, allora, dava sicure opportunità di lavoro.
# Il Derby Club, l’amicizia con Teocoli e gli incontri con Pozzetto e il regista Vanzina
Di sconosciuto – https://fondazionecsc.b-cdn.net/wp-content/uploads/2019/11/8688_derby.jpg, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=10108615 – Giorgio Porcaro al Derby con Abatantuono, Boldi, di Francesco
Svolse però anche le attività di pasticcere e di rappresentate di liquori, un mestiere, quest’ultimo, che gli diede la possibilità di entrare nel mondo dei locali milanesi, in primis il Derby Club: era amico di Teo Teocoli e di altri artisti che esibivano nel mitico contesto cabarettistico della nostra città. Pur non salendo mai sul palco, da cliente era abituato ad intrattenere gli amici con battute e discorsi divertenti, giocando su quella sua propensione a destreggiarsi come il tipico spaccone milanese.
Conobbe anche Renato Pozzetto, Jerry Calà e Stefano Vanzina, in arte Steno, il regista, padre dei fratelli Enrico e Carlo: vista la sua propensione alla battuta e alla comicità, gli venne consigliato di entrare nel mondo delle commedie, ma Guido Nicheli aveva un “difetto”, ovvero era un bel ragazzo. I “belli” non fanno ridere, si diceva allora (ne sapeva qualcosa Teo Teocoli), così l’ormai ex odontotecnico venne ingaggiato per interpretare i fotoromanzi di Grand Hotel.
Nicheli era amante dei viaggi, “come riuscivo ad accumulare una cifra di denaro sufficiente, prendevo e partivo -raccontò in un’intervista di inizio anni duemila- Asia, Brasile, Francia, Spagna…qui conobbi Salvador Dalì”.
# Il Dogui, il cumenda milanese tra cinepanettoni e commedie vacanziere
il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)
Fu ingaggiato da Enzo Jannacciper partecipare allo spettacolo “La Tappezzeria”, con i vari Porcaro, Abatantuono, Boldi e Teocoli, degni rappresentati del “Gruppo Repellente”.
Ma, facendo un piccolo passo indietro, ecco che nel 1974 Steno chiama il nostro Dogui per il film “Il padrone e l’operaio”. L’anno dopo è Ugo Tognazzi a volerlo sul set di “Cattivi pensieri”, la commedia erotica che vedeva nel cast altre due icone milanesi come Piero Mazzarella e Beppe Viola.
Poi inizia il sodalizio con Carlo Vanzina, per “Una vacanza bestiale”, “Eccezziunale veramente” e “Viuuulentemente mia”. Ed ecco le pellicole tipiche degli anni novanta, tra cinepanettoni e commedie vacanziere di vario genere: “Sapore di mare”, “Vacanze di Natale”, “Vacanze sulla neve”, “Abbronzatissimi” e, come non citare, “Yuppies-giovani di successo”, in cui Nicheli, nel ruolo del direttore d’azienda, si immerge nel mondo della “Milano da bere” con la naturalezza del cubetto di ghiaccio nel Ramazzotti.
In tutto Guido Nicheli ha lavorato in trenta film (tra il 1975 e il 2007) e in una decina di sceneggiati televisivi, tra cui “Professione vacanze”, “I ragazzi della terza C” e “S.P.Q.R”.
# Ma Nicheli ha sempre recitato in ruoli comici?
Nicheli
No, nel 1985 è il capitano Rossi nel drammatico e struggente film “Scemo di guerra” con un cast che, abituato a ruoli ironici e satirici (Beppe Grillo, Coluche, Franco Diogene, Sandro Ghiani e Gianni Franco) in questa pellicola di Dino Risi seppe esprimere un livello di drammaticità estremamente efficace.
Gli ultimi diciassette anni di vita Nicheli li visse in una casa nella campagna di Bereguardo, quasi a voler ritagliarsi un periodo di relax nella tranquillità della riva sinistra del Ticino, dopo tanti anni di vita, dicendola alla Vasco Rossi, esagerata.
Non ebbe figli, ma tre nipoti a cui regalò affetto, aneddoti e il libro di Fantozzi, come monito alla consapevolezza di quanto sia sottile il confine tra l’essere il cumenda di successo pieno di donne a bordo del Mercedes-Benz R 107 e lo sfigato ragioniere che guida la Bianchina.
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In questo articolo avevamo provato a disegnare alcune ipotesi del possibile tracciato della futura M6 in base a quanto comunicato dal Comune di Milano: chiusura anello della Circle Line incrociando se possibile tutte le altre linee metropolitane. Se invece il tratto ovest della Circle Line venisse completato dal tracciato ferroviario, andando a realizzare una vera circolare ferroviaria: come potrebbe svilupparsi la sesta linea di Milano?
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La M6 sarà una «V rovesciata»? L’ultima idea di tracciato per la linea rosa
# Una rete di cinque linee metropolitane sognando la sesta
Atm – Mappa Metro e linee S 2024
La rete metropolitana di Milano è entrata tra le più estese d’Europa. Il completamento di M4 nell’ottobre di quest’anno le è valsa l’ottava posizione continentale con 112 km, 5 linee e 134 stazioni, superando Stoccolma e Amburgo. All’orizzonte c’è già la sesta linea, la rosa o M6, pensata per completare i percorsi sotterranei dentro la città. In questo articolo avevamo provato a disegnare alcune ipotesi del possibile tracciato che, stando a quanto comunicato da Palazzo Marino, dovrebbe chiudere ad ovest l’anello della Circle Line e incrociare tutte le altre linee metropolitana. Ma se invece si facesse completare la linea circolare dalla ferrovia, realizzando un vero anello ferroviario, e pensare per la futura linea a un altro tracciato?
# Un tracciato di “V” rovesciata con punta a Missori M3
M6 Abbiategrasso-Capolinea 24
Achille Marra ci ha scritto proponendo una soluzione alternativa: costruire una linea a forma di “V” rovesciata che da piazza Abbiategrasso M2 arrivi a in centro a Missori M3, per proseguire verso Ponte Lambro e poi incroci via Ripamonti scendendo a sud.
# 15 fermate complessive tra cui Tribunale, PalaItalia e Ospedale Monzino
In tutto potrebbero esserci 15 fermate, queste le altre possibili:
interscambio con Stazione Tibaldi della S9/Circle Line:
interscambio con Santa Sofia M4;
Tribunale;
piazzale Libia zona Porta Romana;
piazzale Cuoco zona Calvairate dove ferma il tram 16;
capolinea del tram 27 in viale Ungheria in zona Morsenchio;
Pala Italia a Santa Giulia;
Ponte Lambro nei pressi dell’Ospedale Monzino;
interscambio con Rogoredo FS M3;
rotonda tra viale Omero e via San Dionigi dove ferma il filobus 73 e inizia il parco della Vettabbia;
al capolinea del tram 24 su via Ripamonti all’incrocio con via Virgilio Ferrari.
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Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori
Molto scalpore per i nuovi lavori a Wagner: si sono alimentate diverse ipotesi tra cui quella della realizzazione di una nuova pista ciclabile, dell’allargamento del marciapiede o addirittura di un intervento di urbanismo tattico creando terrore negli automobilisti che percorrono già un tratto di problematico. Niente di tutto questo. Ecco di cosa si tratta.
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Il «mistero» di Wagner: circolazione interrotta. Svelata la causa
# Il cantiere che ha messo in allarme gli automobilisti
Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori in via Buonarroti
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Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori in via Buonarroti
Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Via Buonarroti lavori
Duccio Pella Fb - Gruppo privato Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli - Lavori stradali Buonarroti
Il 12 dicembre in via Buonarroti è apparso un misterioso cantiere che ha ristretto la carreggiata, all’altezza di via Marghera, e che ha subito messo in allarme i milanesi e in particolare gli automobilisti. Un tratto di strada tra piazza Piemonte e la rotonda già problematico: proprio dalla rotonda transita anche una linea di linea di autobus che usa mezzi autosnodati, come ricordano alcuni residenti nel gruppo fb privato “Zona Fiera, Pagano e corso Vercelli”, che rende difficile la circolazione e contribuisce al formarsi di code fino ad arrivare in Citylife. Ma cosa ci faranno? Una ciclabile, allargheranno il marciapiedi o si sta preparando un intervento di urbanismo tattico? Si chiedono i residenti. Niente di tutto questo: abbiamo scoperto di cosa si tratta.
Area lavori via Buonarroti
# L’ordinanza di avvio lavori pubblicato sull’albo pretorio del Comune di Milano: prevista installazione ascensore nella fermata Wagner
Facendo una ricerca sull‘albo pretorio del Comune di Milano abbiamo trovato la pubblicazione di un’ordinanza della Direzione Mobilità che ha come oggetto “Provvedimenti viabilistici per lavori stradali afferenti il superamento delle barriere
architettoniche linee metropolitane di Milano”.
Nello specifico si prevede l’installazione di un ascensore che colleghi il mezzanino al piano strada nella stazione di Wagner M1 e contestualmente l’allargamento del marciapiede a formare un angolo fino all’incrocio, eliminando l’inutile biforcazione della strada tra via Buonarroti e via Marghera dato che quest’ultima è a senso unico arrivando proprio da Buonarroti. I lavori sono affidati all’impresa “Marchetti e C. S.r.l., il committente è ATM Spa. L’intervento rientra in piano più ampio di dotazione di ascensori di tutte le stazioni di M1 e M2 attualmente sprovviste in vista delle Olimpiadi Invernali 2026 e finanziati tramite il PNRR.
# La planimetria dell’intervento
Albo pretorio Milano – Planimetria interventi via Buonarroti
In allegato all’ordinanza c’è la planimetria che spiega tutte le modifiche alla viabilità. Il dimezzamento di corsia più lungo è nel tratto che dall’incrocio con via Marghera punta verso piazza Piemonte. Prevista la rimozione della sosta nella zona di cantiere, che verrà ripristinata al termine dei lavori.
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