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Si dice «il metrò» o «la metro»? La piccola grande questione che divide Milano

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Questa è la storia di una città cosmopolita. Questa è la storia di Milan e di come si dibatte ancora se sia più milanese IL metrò o LA metro. Andiamo a scoprirlo facendo qualche passo indietro nel tempo. 

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Si dice «il metrò» o «la metro»? La piccola grande questione che divide Milano

# C’era una volta una città cosmopolita chiamata Milàn che sognava… «il metrò»

C’era una volta una città, chiamata Milan, il cui dialetto era stato influenzato da numerose popolazioni, ad esempio i francesi. L’influenza francese era innegabile. Tra la fine del XIX secolo e la seconda metà del XX secolo le principali città europee si dotarono di una metropolitana e Parigi divenne famosa per il suo “Chemin de fer métropolitain” letteralmente “cammino di ferro metropolitano”. E così nella Milano del Novecento iniziò ad essere di uso comune chiamare quell’incredibile innovazione della mobilità «il metrò», alla francese.

# …ma con il tempo Milan attrasse gente da ogni dove…

Passarono gli anni e Milàn divenne uno dei tre poli industriali più importanti d’Italia e insieme ad altre due città, chiamate Genova e Torino, formò il Triangolo Industriale. Qui, a differenza di altre aree del Paese, l’industrializzazione andava a gonfie vele e per questo tutti volevano entrare a farne parte. Persone arrivavano da ogni parte del Paese per poter contribuire a questo fenomeno inaspettato e così Milàn diventò una città nuova, arricchita di nuove culture e dialetti.

# …fu così che divenne di uso comune la lingua della metro

credit: corso22.com

Per potersi comprendere al meglio a Milàn la gente iniziò a parlare anche una lingua comune oltre il dialetto: l’Italiano. Insieme a questi flussi migratori interni, all’alfabetizzazione, alla radio e poi alla TV, l’Italiano passò da essere una lingua per dotti ad essere un vero strumento di comunicazione utilizzato nella quotidianità non solo di Milan ma di tutto il Paese. Passarono gli anni e a seguito di questa italianizzazione a Milan iniziò a diventare sempre meno usato il francesismo IL metrò e si diffuse l’abbreviazione del termine italiano “metropolitana”. Quindi «la metro».

# Tra i giovani vince «la metro», «il metrò» tra gli amanti del vintage 

Oggi a Milano soprattutto le nuove generazioni utilizzano in modo dominante la forma al femminile che risulta la più diffusa. Anche se i milanesi più ancorati alla tradizione rivendicano con orgoglio la forma delle origini: «il metrò».

Sia che vogliate trasmettere la forma distintiva e vecchio stile IL metrò, sia che preferiate chiamarla LA metro come nel resto del Paese non importa, perché in fondo derivano entrambi da una storia Made in Milan.

…E continuarono a vivere tutti felici e contenti.

Continua la lettura con: Le 7 qualità del MILANESE VERO

ROSITA GIULIANO

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Le 7 abitudini alimentari del milanese vero

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Ph. @wemilano IG

Ci sono alcune cose che non si possono assolutamente toccare, radicate ormai in profondità nei milanesi di oggi. Scopriamo quali sono.

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Le 7 abitudini alimentari del milanese vero

#1 Al bar la mattina

Credits colazionemilanese -ig – Signor lievito.jpg
Un nuovo trend milanese che da qualche anno spopola in città è quello della colazione al bar. Con gli amici, colleghi di lavoro o poco prima di accompagnare i figli a scuola, è fondamentale affrontare la giornata con un buon caffettino. Non chiamatelo volgarmente caffè, mi raccomando. 
 

#2 La spesa

Credits Alimentandoinfo -Esselunga

Il milanese è fondamentalmente curioso, per cui ama sperimentare supermercati diversi. Resta però indissolubilmente legato al supermercato prediletto, ovvero l’Esselunga, dove recarsi ad aumentare il bottino dei punti fragola sulla Fidelity card, aggirandosi beato tra gli scaffali che conosce e dove tutto ha il sapore di un luogo familiare.

 

#3 Stasera giappo?

Credits marroristoranti IG – Sushi italiano

Non esiste chi non abbia sentito questa frase almeno una volta nella vita a Milano

Il milanese ama le tradizioni ma ogni tanto una tappa al giappo…ci sta. Da lì a una conversazione dibattuta sul dove, il passo è breve perché ognuno si fa portavoce e fiero paladino del proprio posto del cuore. O meglio: la location prefe.
 

#4 Aperitivo alias ape

giardinocordusiomilan IG – Aperitivo

Si sappia una volta per tutte: l’ape è un rito sacro, ci vogliono le persone giuste e il posto giusto. Non si tratta di andare in un posto a caso, si tratta di vivere un momento catartico, di distacco dalla routine e di spensieratezza. Location, amici e cocktail anche inusuali, magari in quel posticino dal gusto un po’ retro stile vecchia Milano.

#5 Un bel risutin

Credits gatti9983 IG – Risotto

Anche qui la scelta è ardua perché ognuno ha il proprio posto del cuore, la location giusta, il locale di fiducia, quello dove si fa il miglior risotto giallo della città, se poi con ossobuco e gremolada, ancora meglio. Una volta scelto il posto, scatta il momento nostalgico: “una volta però c’era quel localino là”.

#6 Schiscetta

Credits: @cr_eative
schiscetta

Se il milanese è tendenzialmente tradizionalista a tavola, nel momento della schiscetta si scatena, sprigionando tutta la sua fantasia etnica. Se qualcuno ha mai visto una schiscetta-toast lo dica ora o taccia per sempre, perché le schiscette sono prevalentemente a base di hummus, guacamole, cous cous con verdure o riso al curry. Panino al prosciutto io non ti conosco io non so chi sei.

 

#7 Il brunch della domenica 

bgoodmilano_official IG – Brunch

Cresce la schiera di coloro che optano per questa sorta di colazione tardiva tipica della domenica. I locali che offrono questa possibilità ormai sono tantissimi e il bello è che si tratta di un pasto che è divertente sperimentare anche a casa, perché consente di offrire tante pietanze dolci e salate, poco formale anche grazie al buffet dove pizzicare qua e là.

Continua la lettura con: Le 7 cose che danno più fastidio ai milanesi

ALESSANDRA GURRIERI

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M2 fino a Vimercate? Queste le criticità del tracciato

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Chatgpt - Metrotranvia Vimercate

Dopo decenni di attesa sembrava tutto pronto per l’estensione della linea M2 dopo Cologno Nord. Prima della firma dell’accordo per dare via al primo mini-studio di fattibilità erano emerse delle criticità sul tracciato che sembrava si potessero risolvere strada facendo, ma a quanto pare sembra arrivata la resa dei conti. Ecco il punto della situazione aggiornato.

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M2 fino a Vimercate? Queste le criticità del tracciato

# L’avvio del primo stralcio del progetto di fattibilità tecnica ed economica nel mese di ottobre

Chatgpt – Metrotranvia Vimercate

A ottobre di quest’anno l’annuncio dell’avvio del primo stralcio del progetto di fattibilità tecnica ed economica, affidato a MM e previsto in consegna nel 2025. Un passo che ha seguito la firma di Protocollo d’Intesa da parte di Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Provincia di Monza e Brianza, il Comune di Milano e tutti quelli interessati dal tracciato, che hanno investito ciascuno 200mila euro sullo studio. Un investimento complessivo di 2,4 milioni di euro necessario per realizzare uno studio che recepisca le istanze espresse dai Comuni e che tenga conto anche dell’aumento del costo dei materiali. 

Leggi anche: La M2 avanza verso Vimercate: l’ultima novità del progetto di estensione

# Le criticità che rischiano di bloccare tutto sul nascere 

Maps – Area Parco fotovoltaico Carosello

Istanze sotto forma di criticità già rilevate da alcune amministrazioni, che avevano avvallato l’avvio dello studio nonostante i forti dubbi sul tracciato proposto. Tra questi la costruzione di un maxi impianto fotovoltaico, da parte del Centro Commerciale il Carosello, nel mezzo del percorso ipotizzato. Da Via dei Mille a Brugherio i binari dovrebbero infatti scavalcare la Tangenziale Est tramite un ponte parallelo a quello della Sp208, con una fermata proprio nei pressi del Carosello. 

Comune Agrate Brianza – Fermate LTR M2

A quel punto dovrebbero svoltare verso Agrate Brianza lungo la Provinciale 121 proseguendo in sopraelevata e poi scendere sul piano di campagna verso il secondo scalo di Carugate, in zona Cgt. Il Comune di Carugate aveva firmato l’accordo, vista le rassicurazione sulle modifiche all’opera, pur mantenendo delle riserve per i viadotti nella zona dei centri commerciali: nel tracciato allegato alla bozza di convenzione per il finanziamento del mini-Pfte non c’è però nemmeno traccia della variante cimitero. Lo stesso aveva fatto Brugherio, un via allo studio condizionato alla modifica del percorso, ma anche in questo caso dell’interramento dei binari in zona Villaggio Falck non c’è traccia. Un prolungamento che quindi non convince quasi nessuno.

# L’incontro del 17 dicembre a Milano sarà risolutore o un punto di rottura definitivo?

Credits: dayitalianew.com

Il mini studio di fattibilità servirebbe appunto a sciogliere i nodi sul tracciato, definendolo in base alle modifiche richieste, ma a quanto pare le rassicurazioni fatte finora non bastano. In particolare il Sindaco di Brugherio, Roberto Assi, in occasione di un incontro previsto a Milano il 17 dicembre 2024 con tutte le altre amministrazioni interessate, come riportato da primalamartesana.it, spera di portare un documento controfirmato da tutti i gruppi consiliari per esplicitare come una linea su via dei Mille sia inutile. La speranza di andare avanti e trovare una posizione comune sembra appesa a a un filo e tenendo conto che si è solo alle fasi preliminari, posto infatti l’esito positivo del primo studio dovranno essere raccolti altri 15 milioni di euro per quello vero e proprio, potrebbe voler dire un lungo stop al progetto.

# Il tracciato ipotizzato: 12 km, 8 fermate con tratti in galleria e in trincea

M2 in Brianza

La scelta sulla tipologia di infrastruttura è ricaduta sulla LRT, la Light Rail Transit, o metrotranvia veloce, un sistema intermedio tra il tram e la metropolitana. Il tracciato, della lunghezza di 12 km, parte dal capolinea della metro di Cologno Nord e prosegue su binari verso i vicini paesi brianzoli, per un totale di otto fermate. Alle due del Comune di Agrate, presso il Centro Colleoni e in via Salvo D’Acquisto, se ne aggiungono altre sei, una a testa nei territori degli altri comuni eccetto Vimercate con due. Il tragitto è previsto in prevalenza in superficie, con tratti in galleria e in trincea, così come delineato dallo studio preliminare affidato nel 2021 ad MM Spa. 

Continua la lettura con: M1, M2, M3, M4 e M5: il punto sui 7+1 prolungamenti più attesi dai milanesi

FABIO MARCOMIN

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Le 7 ville più belle di Milano (mappa e immagini)

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Villa Necchi Campiglio - Ph. @andreacherchi_foto IG

Milano non ha nulla da invidiare in fatto di architetture alle classiche mete turistiche dello stivale. Anche in fatto di ville e dimore storiche si fa rispettare, ecco la nostra speciale “Villa Parade”. 

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Le 7 ville più belle di Milano (mappa e immagini)

 

#7 Palazzo Dugnani, i suoi interni tra i più sfarzosi della Milano barocca

Credits: wikipedia.org – Palazzo Dugnani

Risalente al XVII secolo fu dimora patrizia della famiglia Cavalchini, poi dei Casati che la rivendettero nel 1753 ai Dugnani i quali ne fecero uno dei maggiori centri di pensiero della Milano di fine Settecento.

Restaurata in stile rococò, sempre nel XVIII secolo, i suoi interni sono ancora oggi tra i più sfarzosi della Milano barocca: di rilievo un grandioso dipinto del Tiepolo sul soffitto della Sala da Ballo al primo piano. Esternamente, il palazzo conserva ancora traccia degli antichi giardini che oggi compongono il complesso più ampio dei giardini pubblici.

Leggi anche: Il TIEPOLO che non ti aspetti in TRE PALAZZI di MILANO

#6 Villa Simonetta, la villa rinascimentale appartenuta ai Gonzaga 

Villa Simonetta è una villa rinascimentale acquistata dai Gonzaga e poi nuovamente acquistata dalla famiglia Simonetta. Si erge su una struttura a U che si apre verso il giardino. La facciata di stile classicheggiante, comprende un portico a nove arcate, con volta a botte, sorretto da pilastri adornati da semicolonne in stile toscano. In origine era affrescata con dipinti raffiguranti le imprese dei Gonzaga, di cui però se conservano solo alcuni frammenti. Oggi la villa non appartiene più alla famiglia Simonetta ma al Comune ed è sede della scuola di musica.

Leggi anche: VILLA SIMONETTA: l’incredibile storia della casa più LUSSURIOSA di Milano

#5 Villa Litta, uno dei più importanti salotti intellettuali della storia di Milano 

villa litta

Luogo di ritrovo della nobiltà milanese nel tardo Seicento e per tutto il Settecento, con feste, sfarzo ed eventi mondani tipici dell’epoca, nell’Ottocento divenne uno dei più importanti salotti intellettuali di Milano, frequentata dal Manzoni e dal pittore Francesco Hayez. Circondata da un parco all’inglese, la dimora è oggi costituita da un edificio principale a tre piani, dal quale si allungano brevi corpi laterali, a delimitare una piccola corte delle carrozze. Degno di nota è il salone principale o “salone delle Arti”, teatro di periodiche manifestazioni culturali.

Leggi anche: Nel Parco di Villa Litta c’è una CHIESETTA DEGLI APPESTATI

#4 Lo stile liberty di Villa Invernizzi e suoi fenicotteri rosa

Una villa in stile liberty affacciata su corso Venezia, il giardino retrostante invece è un’oasi esclusiva in pieno centro in cui dal 1970 vive una numerosa colonia di fenicotteri rosa. Fatta costruire dell’imprenditore dei formaggi, la villa è privata e appartiene alla fondazione Invernizzi che si occupa della manutenzione e dalla cura dei volatili.

Leggi anche: Le 5 ATTRAZIONI di Milano che i milanesi NON AMANO

#3 Villa Necchi Campiglio, la dimora di prestigio delle sorelle Necchi di Pavia

Credits: fai.it

Villa Necchi è una dimora storica di Milano, datata tra il 1932 e il 1935, voluta delle sorelle Necchi di Pavia, desiderose di avere una dimora nella città di Milano. In base alle loro indicazioni fu progettata in modo da risultare una struttura accogliente e moderna, sia nello stile che nei dettagli di cui fu dotata, come ad esempio i citofoni. Di particolare interesse la piscina anni Trenta e la biblioteca all’interno. Prima della loro morte le sorelle decisero di donarla al FAI per metterla a disposizione del pubblico.

Leggi anche: Le meraviglie delle 4 CASE MUSEO di Milano

#2 Villa Scheibler, la “piccola Versailles”, tenuta di caccia di Ludovico il Moro

Villa Scheibler
Credits: tripadvisor.it

Villa Scheibler è un’antica villa della seconda metà del Quattrocento. Costruita come tenuta di caccia per Ludovico il Moro, fu poi ampliata nel Settecento. La villa è circondata dal parco e da una scuderia sulla parte posteriore. È stata lasciata al degrado per molti anni, ma agli inizi degli anni 2000 è stata riqualificata. Grazie all’intervento di ristrutturazione, sono stati recuperati sia la villa sia il parco, abbellito da una fontana a quattro vasche, da un itinerario botanico e da una piazza dei fiori.

Leggi anche: Villa Scheibler, la PICCOLA VERSAILLES di Quarto Oggiaro

#1 Villa Clerici, la villa delle feste a Niguarda

Villa Clerici

Un piccolo viale fa da ingresso prima di giungere ai piedi della villa. Villa Clerici è stata costruita tra il 1722 e il 1733 per volere della famiglia Clerici, da cui il nome, come residenza di campagna. Al piano rialzato, è notevole la Sala degli Specchi decorata all’inizio dell’Ottocento con dipinti a trompe-l’oeil e un soffitto a cassettoni. All’esterno invece un ampio giardino all’italiana con le sue statue e decorazioni, stupisce i visitatori soprattutto durante gli eventi che vengono organizzati.

Leggi anche: VILLA CLERICI, la “Villa delle delizie” a Niguarda

Continua la lettura con: La CASA delle FATE: un presente fiabesco, un passato piccante

MILANO CITTA’ STATO

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La mappa di Milano è una «piccola Italia»: le zone con le strade dedicate alle singole aree geografiche del Paese

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Milano assomiglia al gioco del Monopoli. Se si guarda la mappa si trovano delle parti della città che si richiamano a delle specifiche aree geografiche italiane. Queste 7 sono tra le più famose. 

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La mappa di Milano è una «piccola Italia»: le zone con le strade dedicate alle singole aree geografiche del Paese

#1 La costa Veneto-Emiliana è al Corvetto

Nel quartiere Corvetto troviamo numerose indicazioni che fanno riferimento a questa area geografica del Nord Italia: Piazzale Ferrara, Via Polesine, Via Comacchio, Via Ravenna.

#2 Le città della Pianura Padana sono a Porta Romana

Nel Municipio 4 in zona Porta Romana troviamo le vie che richiamano le città della Pianura Padana tra Veneto, Lombardia e Emilia Romagna: via Verona, via Crema, via Piacenza, via Mantova, Corso Lodi.

#3 Il «quartiere delle montagne» è tra CityLife e San Siro

A cavallo tra il Municipio 7 e il Municipio 8, nel quartiere ex Fiera, tra Amendola e Lotto, troviamo i monti più importanti delle Alpi con via Monte Bianco, via Monte Rosa, Via Monte Cervino e il più importante dell’Appenino Tosco-Emiliano con Via Monte Amiata.

#4 La Toscana è a Niguarda

Nel Municipio 9, in zona Niguarda Parco Nord, troviamo la Toscana con via Arezzo, via Empoli e via San Miniato, comune della provincia di Siena. Piazza Firenze e piazzale Siena si trovano invece scendendo verso ovest, la prima da viale Certosa, la seconda dietro a De Angeli. 

#5 Il Sud è a sud 

 

Nel Municipio 6, alla Barona, troviamo Campania la Puglia nelle vie Capo Palinuro, Salerno, Benevento, Bari e Taranto.

#6 Le isole più grandi d’Italia sono sotto il Piemonte (piazza)

Il Municipio 7 ospita le isole più grandi del nostro Paese con Via Sicilia, Via Sardegna e Via Elba, tra la circonvallazione e piazza Piemonte. 

#7 Attorno a piazzale Tripoli ci sono le ex colonie

Nel Municipio 6, attorno a piazzale Tripoli, ci sono le ex colonie dell’Italia in Africa:  c’è la Libia con Via Tagiura, Via Zanzur, Viale Misurata, ma anche la Somalia con Via Mogadiscio e l’Etiopia con il viale che la richiama.

Continua la lettura con: I 7 QUARTIERI MENO CONOSCIUTI di Milano

FABIO MARCOMIN

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Queste sono le strade più strane di Milano

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Foto redazione - Ville Tudor

Con l’aiuto dei lettori abbiamo cercato di scoprire quali sono le strane più strane di Milano. 

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Queste sono le strade più strane di Milano

# Via Giambologna, la strada Tudor

Foto redazione – Ville Tudor

Di Milano i milanesi amano molto quello che sembra… non di Milano. Un esempio è via Giambologna, dalle parti della Bocconi, dove le villette in stile Tudor ci catapultano nell’Inghilterra di Emily Brontë.

# Stretta Bagnera, la via carrabile più stretta d’Italia

Più di un’auto ci ha lasciato la fiancata. E’ la stretta Bagnera, la strada più stretta e “nera” d’Italia. Fu al centro delle cronache nere per i delitti del più celebre serial killer della storia di Milano. 

Leggi anche: La Stretta Bagnera nasconde un tragico passato

# Viale delle Rimembranze, il viale a forma di piazza

È forse il viale più piazza del mondo: viale delle Rimembranze di Lambrate. Una piazza perfettamente circolare che prende il nome di viale. La piazza-“viale” delle Rimembranze unisce le due parti in cui era divisa Lambrate fino all’inizio del XX secolo: Lambrate di sotto, che includeva via Conte Rosso e Lambrate di sopra.

Leggi anche: Perché Viale delle Rimembranze ha la forma di una piazza?

# Foro Buonaparte, la strada che dà i numeri

Credits Andrea Cherchi – Foro Buonaparte

Pochi sanno che in origine il progetto per questa strada era grandioso: si sarebbe dovuto realizzare un imponente colonnato dorico. Non solo: al centro di questo colonnato era prevista una grande piazza circolare delimitata da porticati e edifici pubblici in stile neoclassico, con sale per comizi, un museo, una sorta di Pantheon e le terme, distribuiti tutti intorno. Il complesso avrebbe dovuto essere circondato, inoltre, da un canale circolare navigabile attraversato da ponti e collegato alla Cerchia dei Navigli. Niente di tutto questo è stato realizzato. Ma la strada presenta comunque delle caratteristiche che la rendono unica. Una curiosità riguarda il nome della strada. Quello corretto è Foro Buonaparte, e non Foro Bonaparte come si sarebbe portati a pensare. Il motivo è che Napoleone modificò solo successivamente il suo cognome per renderlo più fonetico alla pronuncia francese, togliendo la lettera “u”, mentre le targhe toponomastiche sono rimaste quelle riportanti il cognome originario. Ma forse la più tipica stranezza della strada riguarda la disposizione dei numeri civici. Rispetto alle altre vie di Milano, dove i numeri proseguono pari o dispari ai due lati della strada, Foro Buonaparte cambia il tipo di numerazione esattamente a metà. Per cui ci sono situazione strane, tipo il numero civico 46 si trova nei pressi dell’acquario civico, mentre il 47 si trova nei pressi di Cadorna, a circa 10 minuti di distanza. 

Leggi anche: Foro Buonaparte, strada che dà i numeri

# Via Mozart, l’unica intitolata a un austriaco

via mozart
via mozart

Milano è stata parte dell’Impero Asburgico per circa 150 anni. I segni dell’occupazione sono ancora ben visibili in città, dal Teatro alla Scala alla michetta. Eppure dalle strade sono state cancellati i nomi degli antichi occupanti. Si è salvato solo uno. Il grande compositore Wolfang Amadeus Mozart, peraltro così innamorato che a Milano ci voleva venire a vivere. Milano ha deciso di celebrarlo dedicandogli una delle sue strade più belle, nel cuore del Quadrilatero del Silenzio. 

Leggi anche: L’unica strada di Milano con il nome di un austriaco

# Via Carlo Cattaneo, il grande milanese celebrato all’estero ma quasi ignorato a Milano 

Via Carlo Cattaneo a Lugano

A Milano non passa lo straniero. Quasi tutte le strade sono intitolate a personaggi più o meno noti della storia italiana. Specchio del desiderio dall’Unità d’Italia in poi di rinfocolare lo spirito di patria. Una strumentalizzazione che ha colpito anche in senso contrario. Esiste anche uno dei grandi della storia italiana che viene celebrato però più all’estero che nella sua città di nascita. Si tratta di Carlo Cattaneo, tra gli eroi delle Cinque Giornate e padre del Federalismo, bocciato dagli eredi dello Stato Sabaudo. Forse proprio questa sua idea così alternativa al modello centralista sposato dai governanti italiani è alla base del suo “confino” a Milano. Mentre a Lugano, ad esempio, a lui viene dedicato il viale più importante della città, a Milano ci si aspetterebbe qualcosa di ancora più grande. Macché: via Cattaneo a Milano è un vicolo breve e stretto, seminascosto alle spalle della Galleria dedicata a Vittorio Emanuele II. Anche la posizione suona come beffa. 

Via Carlo Cattaneo a Milano

# Piazza Belloveso, il fondatore di Milano relegato in periferia

A Roma non hanno simpatia per chi ha reso grande Milano prima di loro. Come per Cattaneo anche Belloveso, il padre fondatore della città, è stato piuttosto maltrattato nella toponomastica cittadina. La piazzetta a lui intitolata è persa nella periferia della città, dalle parti di Niguarda. Il primo re di Milano meriterebbe ben altro trattamento. 

Leggi anche: la storia di Belloveso, il fondatore di Milano

# Via Roma

La via che non esiste. Milano è l’unica grande città d’Italia a non averla. 

Leggi anche: Perché a Milano non c’è via Roma

Continua la lettura con: Le strade di Milano con le case meno care

ANDREA ZOPPOLATO

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10 luoghi stupendi dove festeggiare il Natale… restando in Lombardia

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Livigno - ph. @tuttolivigno IG

Forse la regione migliore dove trascorrere il periodo natalizio. Cover: ph. @tuttolivigno IG

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10 luoghi stupendi dove festeggiare il Natale… restando in Lombardia

#1 Livigno

Definito il “Piccolo Tibet” è decisamente la meta ideale per disintossicarsi da stress e problemi urbani. Un luogo unico per gli amanti di tutti gli sport, in particolare di quelli invernali. 

E per chi non fosse sportivo, no problem, a rendere Livigno perfetta e speciale anche per chi non ama lo sport e le esperienze in quota sono la possibilità di fare acquisti nei negozi di enogastronomia d’eccellenza o di ritrovare il benessere nelle SPA. 

#2 Bormio

Credits: bormioski.eu – Bormio

Parlando di SPA e di benessere non si può evitare di parlare di Bormio. La località delle terme per eccellenza, addirittura si può scegliere tra quelle di epoca romana e quelle moderne. Più vicina a Milano di Livigno è anche collegata alle piste di Santa Caterina di Valfurva, costituendo uno dei comprensori dello sci più ricchi della Lombardia. 

#3 Aprica

Si resta nell’alta Valtellina con una delle località forse meno rinomate ma più apprezzate dagli sciatori. Un paese non bellissimo, posizionato sull’omonimo passo, senza un vero e proprio centro storico, ma ha una ricca offerta per gli sciatori data dai tre monti che svettano sul paese: Magnolta, Baradello e Palabione. Ospita anche la pista notturna più lunga d’Europa, sul Baradello dalle 19.30 alle 23.30, oltre a una delle nere più affascinanti delle Alpi: la Benedetti. 

#4 Cernobbio

Si scende sul lago per trovare una delle sue località simbolo, insieme a Bellagio. A poca distanza dalla più “caotica” Como, è ideale per una fuga alla ricerca del relax e del silenzio nelle atmosfere natalizie.

Villa d’Este e il suo lungolago regalano scenari da cartolina dove è possibile fermarsi su qualche panchina per essere “cullati” dal placido suono delle onde del lago. Nei giorni di festa si può anche imbarcarsi per riscoprire le stupende località in riva al lago. 

Leggi anche: 10 motivi per passare una giornata a Como

#5 Valganna

A poca distanza da Varese, la Valganna è un luogo che potremmo definire quasi “magico”. Infatti basta attraversare la breve galleria a lato del Birrificio Poretti di Induno Olona per trovarsi in una valle costellata di boschi, grotte e torrenti, la cui storia ruota tutta intorno alla figura di San Gemolo e alla sua Badia.

Narra la leggenda che, intorno al X secolo, Gemolo, un giovane cavaliere nipote di un vescovo, inseguì nella valle alcuni briganti chiedendo loro la restituzione dei beni da loro rubati, venendo così decapitato. Il giovane giustiziato raccolse la propria testa e cavalcò fino all’accampamento dello zio vescovo, il quale lo seppellì e fece erigere la futura Badia.

Se la storia vi ha messo sete, le grotte di Valganna ospitano un ristorante e una birreria dove sarà possibile rilassarsi sorseggiando una buona cerveza a km zero in un locale suggestivo e storico. 

#6 Mantova

Sala Giganti (Palazzo Te)

A Natale c’è anche chi preferisce luoghi di cultura. Città d’arte tra le più belle che il mondo possa vantare, capitale del ducato omonimo, terra dei Gonzaga, Mantova vale sicuramente almeno un weekend.

Di attrazioni ce ne sarebbero tantissime di cui parlare, ci limitiamo quindi ad una top 3 e ad una traccia artistica alla scoperta di due grandi del Rinascimento italiano, Andrea Mantegna e Giulio Romano.

  • #1 Palazzo Ducale, dimora dei Gonzaga e palazzo tra i più grandi al mondo, imperdibile per la camera picta di Mantegna. (chiuso per Dcpm al momento)
  • #2 Palazzo Te, trionfo del manierismo di Giulio Romano (chiuso per Dcpm al momento)
  • #3 Piazza delle erbe, un luogo rimasto immutato dove respirare l’atmosfera mantovana

#7 Sirmione

Molto apprezzato nei mesi più caldi, può rappresentare una grossa sorpresa nel periodo di Natale: il Lago di Garda è l’ideale per una “fuga” verso est, in particolare in quello che è un borgo quasi senza tempo.

Con la stagione invernale perdersi tra le decorazioni natalizie per le sue vie medioevali dal profumo di lavanda, ammirare la rocca scaligera o affacciarsi sulle acque del lago dai resti romani delle “Grotte di Catullo” farà dimenticare ogni incubo dell’emergenza virus. E può essere la base giusta per esplorare entrambe le coste del lago più grande d’Italia. 

Leggi anche: Lago di Garda: 10 idee per una vacanza sulla sponda lombarda

#8 Montevecchia

Chi ha poco tempo o non ha voglia di allontanarsi troppo da Milano, la meta ideale è “il monte di Milano”, a pochi chilometri, immerso nel verde della Brianza.

Salendo i gradini fino al Santuario della Vergine del Carmelo ci si trova circondati dalla vista sui monti brianzoli con il Resegone da un lato e dallo skyline di Milano dall’altro.

Leggi anche: 7 buone ragioni per andare a Montevecchia, il “monte di Milano”

#9 Rocca dell’Innominato, Vercurago

Adagiata come un’aquila ormai stanca sopra il borgo di Vercurago, la cosiddetta “Rocca dell’Innominato” domina sulle acque del lago di Garlate.

Antico baluardo a difesa del confine tra Ducato di Milano e Repubblica di Venezia, la rocca, ormai in disuso, venne scelta da San Girolamo Emiliani nel 1534 per ospitare gli orfani del neocostituito ordine dei Padri Somaschi.

Fu Manzoni ad affibbiarle il titolo attuale scegliendola come dimora del famigerato Innominato, una sorta di bufala che però ha un piccolo legame con l’epidemia di peste, in quanto nel 1537 il borgo di Somasca venne effettivamente colpito dal morbo e lo stesso San Girolamo morì, ma tutto questo quasi cent’anni prima della peste manzoniana.

#10 Ponte nel cielo

Chi ama un brivido diverso rispetto a quello dello sci, per sentirsi più “wild and free”, sospesi tra tra terra e cielo, la scelta giusta è salire a Tartano, in Valtellina per provare quest’esperienza.

Si tratta di un ponte tibetano lungo 234 metri sospeso ad un’altezza di 140 tra Campo Tartano e Frasnino da cui si possono ammirare le vette delle Alpi Retiche e la valle del Tartano.

 

Continua la lettura con: Perché Sankt Moritz è così amata dai milanesi?

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La strana storia del battello di Milano che dalla Darsena navigò lungo il Nilo

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Il 27 giugno del 1926 a Milano ci fu una cerimonia incredibile: migliaia di persone parteciparono alla benedizione di una nave, in Darsena!

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La strana storia del battello di Milano che dalla Darsena navigò lungo il Nilo

La benedizione fu fatta da Eugenio Tosi, arcivescovo di Milano alla presenza, tra gli altri, del commendatore Dal Verme, quello del Teatro, presidente del “Comitato Milanese ProAfrica” che aveva finanziato il progetto.
Il rapporto tra questa nave e la città era ulteriormente testimoniato dall’effige di una Madonnina in bronzo presente nella piccola Cappella di bordo.

Fonte: Domenica del Corriere
Fonte: Domenica del Corriere

La “Pio XI”, per decine di anni, fece servizio di collegamento sul Nilo tra le città di Karthoum e Wau su un percorso fluviale lungo migliaia di chilometri.
La lunghezza totale del battello era di 17 metri e la larghezza di quasi quattro metri.
Due motori, ognuno della potenza di 40 cavalli azionano le due eliche necessarie per il controllo dell’imbarcazione tra le correnti Nilo mentre due alberi con le relative velature permettevano di utilizzare i venti.

Fonte: La domenica del Corriere
Fonte: La domenica del Corriere

Dopo la cerimonia la Pio XI discese il Naviglio Pavese, entrò nel Ticino e poi giunse a Venezia attraverso il Po dove venne caricata su una enorme nave da carico diretta in India, la Loredano, per attraversare il Canale di Suez e giugere a Porto Sudan dove fu caricata su uno speciale convoglio ferroviario per arrivare a Khartoum.

Qui il battello iniziò la sua attività di collegamento tra le varie missioni dei Padri Comboniani che costruirono scuole e ospedali in tutto il Sudan. Durante la Seconda Guerra Mondiale i motori vennero seppelliti nella sabbia per evitare di farla utilizzare per scopi bellici e attualmente sembra galleggi ancora, malconcia, da qualche parte sul Nilo Bianco.

Continua la lettura con: I 10 piatti più tipici di Milano

SIMONE LUNGHI

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Il viaggio in treno più lungo del mondo: dal Portogallo a Singapore con un biglietto solo

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Credits it.rayhaber.com - Viaggio Portogallo-Singapore

Un viaggio incredibile per gli amanti dell’avventura, il più lungo al mondo a bordo di un treno. Scopriamo questo pazzesco itinerario e il prezzo del biglietto.

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Il viaggio in treno più lungo del mondo: dal Portogallo a Singapore con un biglietto solo

# Il viaggio più lungo del mondo a bordo di un treno: 18.755 km

Credits LuisFerreira4x4-pixabay – Treno Portogallo

Il sito sui viaggi in treno a lunga distanza Seat61.com ha messo insieme tratta dopo tratta un viaggio in treno incredibile: il viaggio più lungo del mondo con un solo biglietto. La partenza è da Lagos, nella regione di Algarve, la zona più a Sud del Portogallo e grazie ad un incastro di diverse linee ferroviarie arriva a Singapore attraversando il cuore d’Europa percorrendo 18.755 chilometri. Il prezzo del biglietto dovrebbe oscillare tra i 1.000 e 1.755 euro.

# Vengono attraversati 13 Paesi in 21 giorni

Credits it.rayhaber.com – Viaggio Portogallo-Singapore

Dopo il Portogallo si passerà attraverso la Spagna, la Francia, la Polonia, la Bielorussia, passando per Mosca, la Mongolia e Pechino incontrando paesaggi e culture completamente diverse. Dalla Cina il viaggio proseguirà fino alla capitale del Laos, grazie all’inaugurazione a dicembre 2021 di una nuova tratta ferroviaria, poi Bangkok fino a Singapore. I viaggiatori potranno soggiornare una notte a Lisbona, Madrid e Parigi e 2 notti a Mosca e Pechino per le pratiche burocratiche. In totale saranno 13 i Paesi che si attraverseranno in 21 giorni e in alcuni casi ci si dovrà spostare in differenti stazioni della città di arrivo per proseguire verso la destinazione successiva.

Leggi anche: Il VIAGGIO in TRENO più LUNGO partendo DA MILANO

Continua la lettura con: Dopo Parigi, le 5 CITTÀ STRANIERE da collegare a Milano con un treno d’alta velocità

FABIO MARCOMIN

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10 curiosità da sapere sul misterioso padre fondatore dell’ A.C. Milan

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Alzino la mano i milanesi o meglio ancora i milanisti che conoscono Mr Herbert Kilpin da Nottingham.

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10 curiosità da sapere sul misterioso padre fondatore dell’ A.C. Milan

# Da Nottingham a Torino

Nato a Nottingham in Inghilterra nel 1870 (anno della breccia di Porta Pia), figlio di un macellaio di Nottingham e fondatore in giovane età (aveva 13 anni) di un club amatoriale dedicato a Giuseppe Garibaldi, Mr Herbert Kilpin lascia il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda per entrare in quello d’Italia e precisamente si trasferisce per lavoro a Torino, città che ha già perso lo status di Capitale.
Sono gli anni in cui Kilpin insegna agli italiani l’uso dei telai inglesi e diventa anche socio e giocatore di uno dei club di calcio più antichi d’Italia, quello del Torino il cui Presidente è niente popodimeno che tale Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Duca degli Abruzzi.

# L’approdo a Milano dove fonda il Milan Cricket and Football Club

Kilpin fotoAlla fine dell’800 si trasferisce a Milano con il suo amico e connazionale S.R. Davies e grazie alla frequentazione dell’American Bar nascono sodalizi, tra cui quello con alcuni italiani fondatori della “La società per l’educazione fisica Mediolanum”, che li porteranno a costituire, il 13 dicembre del 1899, il Milan Cricket and Football Club di cui Kilpin fu giocatore e manager. Lasciò il mondo del calcio in quanto amareggiato dall’ostracismo esercitato dalla Federazione sui calciatori stranieri. Queste le 10 curiosità e piccoli segreti legati al fondatore del Milan:

#1 Kilpin è uno dei Padri fondatori dell’AC Milan

#2 i colori scelti per la maglia del Milan, il rosso e il nero, corrispondevano rispettivamente al fuoco dei calciatori e alla paura che avrebbero sentito gli avversari

#3 portava baffoni alla Marinetti, cuore e anima del Futurismo

#4 è stato anche il primo straniero in assoluto a militare in una squadra di calcio italiana

#5 è stato un infaticabile lavoratore, giocatore, sognatore e manager sportivo

#6 durante l’era Giolittinana, Kilpin, con il Milan ha vinto, giocando da terzino e da mediano, 3 campionati italiani e due medaglie del Re

#7 il suo nome è iscritto nel Famedio di Milano, ossia il Tempio della Fama che si trova all’interno del Monumentale

#8 qualcuno sostiene che abbia indirettamente agevolato anche la fondazione dell’Inter, avvenuta il 9 marzo del 1908 per mano di un gruppo di 43 milanisti dissidenti

#9 è morto prematuramente, nel 1916, a causa delle enormi quantità d’alcol e sigarette di cui abusò per tutta la sua breve e incredibile vita

#10 la leggenda narra che la sua gara d’addio fu la partita disputata il 20 aprile 1908 dal Milan contro l’Old Boys Basel

Continua la lettura con: Le differenze tra interisti e milanisti

LUISA COZZI

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I 7 regali di Natale da fare a Milano

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7 regali che vorremmo trovare la notte di Natale sotto l’albero di piazza Duomo. 

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I 7 regali di Natale da fare a Milano

# Un super Mastro Lindo che pulisca strade, muri e marciapiedi

 

O anche centinaia di piccoli Mastro Lindo lavatori che mentre i milanesi dormono rendono lindo ogni angolo di Milano. 

# L’aria di Cortina d’Ampezzo

Tramite un tunnel magico e invisibile

# Un Supereroe per proteggere tutti i milanesi contro i delinquenti

Tramblaze

E un Serpico che punisca ogni malaffare dei potenti. 

# Il teletrasporto per farci muovere senza intasare la città

A prova di Area C.

# Una casetta per chi non ce l’ha 

Che non venga messa su Airbnb

# Il mare

Se i milanesi non vanno al mare, portiamo il mare ai milanesi. 

# Milano Città Stato

ricerche google

Più autonomia, più poteri, più risorse lasciate in città per realizzare fantastici progetti e riportare Milano all’altezza delle migliori città del mondo. 

Leggi anche: Il «Quartiere dei sogni» di Milano

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«Milano di vetro»: 5+1 idee per una città più trasparente

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Cosa accadrebbe se il vetro diventasse il materiale centrale nell’edilizia milanese? Ecco alcune idee che immaginano il vetro come protagonista della metamorfosi urbana e sociale della metropoli.

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«Milano di vetro»: 5+1 idee per una città più trasparente

#1 Uffici nei parchi: lavorare immersi nella natura

Un ufficio all’interno di una cupola di vetro immersa nel verde del Parco Sempione. Questa struttura innovativa, trasparente e armoniosa, fonderebbe natura e architettura, offrendo uno spazio lavorativo unico dove il contatto visivo con il paesaggio naturale diventa parte integrante dell’esperienza professionale. Vetri oscurabili permetterebbero di modulare la privacy in base alle esigenze, mentre vetri a trasparenza selettiva, visibili solo dall’interno, garantirebbero una connessione costante con l’ambiente circostante.

Questi uffici nel verde rappresenterebbero un passo avanti nella progettazione sostenibile. Non solo ridurrebbero il consumo energetico grazie all’utilizzo di luce naturale, ma migliorerebbero il benessere dei lavoratori, aumentandone la produttività e il comfort. Il contatto visivo con il verde è infatti noto per ridurre lo stress e stimolare la creatività.

L’aspetto architettonico di queste strutture dovrebbe essere studiato attentamente per integrarsi armoniosamente nel contesto del parco senza comprometterne l’estetica. Inoltre, tecnologie avanzate come vetri autopulenti e a bassa emissività potrebbero contribuire a rendere questi edifici modelli di innovazione sostenibile.

#2 Musei trasparenti: l’arte come elemento urbano

Seguendo l’idea degli uffici nel verde, i musei di Milano potrebbero essere ripensati come strutture completamente trasparenti, capaci di integrare l’arte nella vita quotidiana della città. L’architettura in vetro permetterebbe ai passanti di ammirare scorci delle opere esposte, creando una connessione visiva continua tra il museo e la strada.

Musei d’arte contemporanea, gallerie fotografiche o perfino spazi archeologici potrebbero utilizzare questa trasparenza per attirare nuovi visitatori e stimolare l’interesse culturale. La struttura stessa diverrebbe un’opera d’arte, un’icona capace di ridefinire il rapporto tra città e cultura. All’interno, l’illuminazione naturale garantirebbe una migliore fruizione delle opere e ridurrebbe il consumo energetico, mantenendo al contempo l’atmosfera immersiva grazie a sistemi di controllo della luce.

Un museo trasparente non solo democratizzerebbe l’accesso all’arte, ma contribuirebbe anche a trasformare l’immagine della città, rendendola ancora più accogliente e stimolante. Un progetto di questo tipo, però, richiederebbe soluzioni tecnologiche avanzate per proteggere le opere da esposizione prolungata alla luce e garantire il comfort dei visitatori.

#3 La Stazione Centrale in vetro: solo provocazione?

E se la Stazione Centrale, simbolo della Milano storica e monumentale, fosse ripensata come una struttura interamente in vetro e acciaio? La trasparenza offrirebbe ai viaggiatori una nuova esperienza: la possibilità di vedere treni, binari e l’attività frenetica della stazione già dall’esterno, creando un’impressione di apertura e leggerezza.

Una stazione così concepita potrebbe ridurre la percezione di caos tipica degli spazi affollati, migliorando la leggibilità degli ambienti grazie a una maggiore luminosità. Vetri fotovoltaici integrati nella struttura non solo alimenterebbero l’illuminazione interna, ma farebbero della stazione un modello di sostenibilità.

Pur trattandosi di una provocazione audace, un progetto del genere richiederebbe un attento bilanciamento tra modernità e rispetto per il patrimonio storico. La monumentalità della Stazione Centrale dovrebbe essere preservata attraverso dettagli architettonici che richiamino l’aspetto originario, mantenendo intatto il suo ruolo iconico.

#4 Pavimentazione in vetro: camminare sulla luce

Altra trasformazione radicale: i marciapiedi di Milano trasformati in superfici di vetro retroilluminate, che si accendono al calar della sera. Questa idea potrebbe rivoluzionare l’illuminazione pubblica, eliminando i tradizionali lampioni e creando un sistema di luce diffusa e omogenea, direttamente integrata nel suolo.

La pavimentazione in vetro potrebbe essere personalizzata con colori, motivi e disegni unici per ogni quartiere. Le zone storiche, come Brera, potrebbero optare per tonalità calde e avvolgenti, mentre quartieri moderni, come Porta Nuova, potrebbero scegliere luci più dinamiche e futuristiche. Questo sistema migliorerebbe anche la sicurezza stradale, rendendo le strade meglio illuminate e più accoglienti per pedoni e ciclisti.

Inoltre, pannelli fotovoltaici sotto il vetro potrebbero alimentare l’illuminazione, riducendo l’impatto ambientale. Il principale ostacolo a un progetto simile sarebbe garantire la resistenza dei materiali a usura, intemperie e traffico, mantenendo al contempo l’efficienza estetica e funzionale.

#5 Passerelle trasparenti: collegare palazzi e orizzonti

Un’idea futuristica, ma praticabile, potrebbe essere la costruzione di passerelle in vetro che collegano i palazzi simbolo della città. Ci sarebbero ponti trasparenti sospesi tra le torri di CityLife o ad attraversamenti pedonali sopraelevati che offrono una prospettiva inedita su Piazza del Duomo.

Queste passerelle trasparenti rappresenterebbero una fusione di design, funzionalità e innovazione. Realizzate con vetri ultra resistenti, sarebbero progettate per sopportare carichi elevati garantendo la massima sicurezza. La loro integrazione nel tessuto urbano potrebbe rivoluzionare la mobilità pedonale, rendendo più agevoli gli spostamenti e trasformandole in attrazioni turistiche.

I visitatori avrebbero l’opportunità di osservare la città da un punto di vista completamente nuovo, contribuendo a rafforzare l’immagine di Milano come metropoli moderna e visionaria. La sfida principale sarebbe integrare queste strutture senza alterare l’equilibrio architettonico e storico dei quartieri in cui sorgerebbero.

#5+1 Il tram trasparente: un viaggio urbano sotto il cielo di vetro

Immaginate i tradizionali tram di Milano trasformati in veicoli futuristici, con pareti completamente in vetro. I passeggeri potrebbero godere di una vista panoramica sulla città durante il viaggio, aumentando il senso di connessione con il contesto urbano circostante. Il vetro non sarebbe solo un elemento estetico, ma rappresenterebbe una soluzione pratica per migliorare l’esperienza di viaggio: vetri a bassa riflessione potrebbero ridurre l’abbagliamento del sole, mentre vetri oscurabili in automatico garantirebbero la privacy quando necessario.

Questi tram in vetro potrebbero anche essere dotati di pannelli solari sui tetti, che alimenterebbero l’illuminazione interna e i sistemi di climatizzazione, riducendo l’impatto ambientale del trasporto pubblico. L’aspetto trasparente renderebbe il tram un elemento distintivo di Milano, creando nuove opportunità di attrazione turistica e offrendo un’esperienza visiva unica, che unisce il comfort del trasporto con la bellezza della città.

La costruzione di tram in vetro richiederebbe materiali resistenti e sicuri, capaci di resistere a sollecitazioni e usura. Inoltre, l’integrazione dei tram trasparenti con il sistema di trasporto esistente potrebbe migliorare la fluidità e l’efficienza della rete, facilitando gli spostamenti quotidiani in modo sostenibile e moderno.

Continua la lettura con: A Milano il palazzo di legno più alto d’Italia: 4 idee per rinnovare la città con questo materiale naturale

MATTEO RESPINTI

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Sei fuorisede a Milano e finalmente hai trovato dove stare…

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Tutto il mondo è ‘o paese.

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Continua con: La nuova Webcam all’«incrocio da incubo» di Milano

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Le 5 curiosità più incredibili sulle università milanesi

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credit: scuoledidottorato.unicatt.it

Siete proprio sicuri di conoscere tutto sulle università milanesi? Ecco 5 incredibili curiosità che non tutti sanno.

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Le 5 curiosità più incredibili sulle università milanesi

#1 I riti di scaramanzia: non solo il salto delle siepi

credit: vulcanostatale.it

Molti studenti universitari attendono con ansia il momento della laurea sicuramente per soddisfazione personale ma anche per poter finalmente correre nei cortili della propria università saltando le famose siepi. Ma il salto delle siepi non è l’unico rito di scaramanzia diffuso tra gli universitari milanesi.

Ad esempio alla Statale gli studenti per scacciare la cattiva sorte prima degli esami non devono incrociare gli occhi della statua di Minerva, situata nel cortile Filarete.

Alla Cattolica invece per potersi laureare senza complicazioni non si devono dimenticare due divieti impliciti. Il primo vieta di attraversare i cortili in linea retta, il secondo invece si riferisce al primo piano della sede di Gemelli in cui si trovano delle colonne a cui è proibito passare in mezzo.

E che dire dei celebri leoni della Bocconi? Guai a passare in mezzo alle due statue poste all’ingresso di Via Sarfatti. Chi l’ha fatto ha fatto perdere le sue tracce prima di arrivare alla laurea. 

Leggi anche: Le superstizioni degli universitari di Milano

#2 La Statale ha una sede ad alta quota 

credit: gazzettadellevalli.it

Non tutti sanno, nemmeno gli stessi studenti della Statale, che l’Università degli Studi di Milano ha una sede a Edolo, in Val Camonica. E’ nata nel 2011 ed è un centro di ricerca e formazione che punta a promuovere la conservazione e lo sviluppo delle zone montane, infatti è stata nominata “Università della Montagna”. A Edolo gli studenti appassionati di montagna vivono immersi nella realtà che studiano ma non pensate che restino isolati, anche lì c’è un hotspot per la connessione ad internet accessibile a tutti.

#3 A Milano abbiamo un laboratorio universitario “polare”

credit: biblio.unimib.it

Provate ad indovinare in quale università si trova il laboratorio EuroCold (European Cold Laboratory Facilities). E’ un’università pubblica che però vuole sempre essere innovativa. Avete capito? E’ proprio la Bicocca. Eurocold è uno tra i più grandi e moderni laboratori “freddi” ad atmosfera controllata e nelle sue sale le temperature raggiungono i -50°C. Vi starete chiedendo “Ma a cosa servono temperature così polari?”, semplice, per la conservazione e lo studio delle carote di ghiaccio che arrivano dall’Antartide, dalla Groenlandia e dalle Alpi. Tutto ciò per poter studiare da vicino il climate change.

#4 Il Giardino Delle Vergini: un posto per sole donne

Foto Alessia Sardella

A Milano vi è un posto dedicato solo alle donne e si trova proprio in un’università, è il Giardino Delle Vergini. E’ un meraviglioso giardino pieno di alberi e panchine sulle quali ci si può rilassare al sole ed è protetto all’ingresso dai guardiani che ne proibiscono l’ingresso ai curiosi uomini. Dove si trova questo particolare giardino? E’ situato nella sede di Largo Gemelli dell’Università Cattolica e riserva l’ingresso alle sole donzelle sin dal 1928.

#5 Alla Bicocca è anche… alle Maldive

credit: zeropixel.it

Pensavate che studiare in costume da bagno fosse solo un sogno? Vi sbagliavate. L’Università degli Studi di Milano Bicocca ha aperto un centro di ricerca proprio sull’isola di Magoodhoo, nell’Arcipelago delle Maldive. Al centro MaRHE i ricercatori e gli studenti dell’Ateneo possono collaborare con i colleghi maldiviani per lo studio di nuove soluzioni per lo sviluppo sostenibile. Dal 2009 è possibile trascorrervi brevi periodi di mobilità ai fini di studio e ricerca che rappresentano però anche delle opportunità di svago, infatti non mancano faticosissime attività come le immersioni e gli incontri con le popolazioni locali.

Continua la lettura con: Gli STEREOTIPI sulle UNIVERSITÁ MILANESI

ROSITA GIULIANO

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Trenitalia la numero 1 in Europa: meglio anche delle ferrovie svizzere

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Meme svizzero

Non solo meglio della Germania, secondo gli stessi tedeschi, ma al primo posto in assoluto in Europa. Perfino meglio dei leggendari treni svizzeri. Che non l’hanno presa bene.

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Trenitalia la numero 1 in Europa: meglio anche delle ferrovie svizzere

# Trenitalia la migliore compagnia ferroviaria d’Europa

Credits juangatito-pixabay – Trenitalia

Nonostante tutte le notizie di guasti e ritardi che non di rado colpiscono linee tradizionali e dell’alta velocità, Trenitalia è stata votata come la migliore compagnia ferroviaria d’Europa. La classifica è stata realizzata da l’ONG Transport and Environment (T&E), un’associazione che riunisce le Ong europee operanti nel settore dei trasporti sostenibili, valutando 27 società in base a otto criteri: prezzo, offerte speciali, affidabilità, esperienza di prenotazione, politica sui rimborsi, esperienza di viaggio, treni notturni e politica sul trasporto delle biciclette. 

# Trenitalia sbaraglia la concorrenza: quinta la francese SNCF, ultimo posto per Eurostar

Trenitalia si issa al primo posto grazie a un punteggio di 7,7 su dieci, davanti alle ferrovie svizzere Sbb e alla ceca Regiojet, entrambe a 7,4. Quarta posizione per la  compagnia austriaca ÖBB e quinta per la francese SNCF. Il punto di forza della compagnia ferroviaria italiana è l’offerta di uno dei migliori rapporti qualità-prezzo. La categoria con il punteggio più alto (10) è quella relativa a promozioni e riduzioni di prezzo, l’unica dove non eccelle è l’offerta di spazi per le biciclette. Sopra gli 8 punti l’esperienza di viaggio, di prenotazione e l’offerta di treni notturni.

T&E – Peggiori 5

In coda alla graduatoria troviamo in 25esima posizione Ouigo, la filiale low-cost di SNCF, in 26 esima la greca Hellenic Trains e per finire Eurostar, la peggiore in assoluto oltre che la più costosa e l’unica sotto i 5 punti, 4,9 per la precisione.

# Ma gli svizzeri non l’hanno presa bene: la meme-gallery dai profili svizzeri

 
Meme svizzero

La Svizzera. La nazione di Guglielmo Tell, degli orologi a cucù e dei leggendari treni. Finire dietro le ferrovie italiane è stato uno choc. Questa la fotogallery di alcuni dei meme con cui siti satirici della Svizzera italiana hanno reagito con il loro proverbiale senso dell’umorismo:

 

Continua la lettura con: “Per i treni l’Italia è meglio della Germania”: lo dicono i tedeschi

FABIO MARCOMIN

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A Milano è esplosa la passione per la terra dei Gauchos: i 5 ristoranti per sentirsi a Buenos Aires

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Ph. @mohindi IG

Locali diventati ormai iconici nel panorama cittadino. Ecco quali sono e che cosa li rendono unici.

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A Milano è esplosa la passione per la terra dei Gauchos: i 5 ristoranti per sentirsi a Buenos Aires

# Don Juan: il primo argentino di Milano

donjuanrestaurante IG

In Porta Romana, a pochi passi dai bastioni e delle terme, c’è il primo ristorante argentino di Milano: il Don Juan. Inaugurato nel 2000, è un’istituzione per la cucina di questo tipo in città, con un’atmosfera che richiama il calore delle case di campagna argentine e una selezione accurata di carni provenienti dai migliori allevamenti.

donjuanrestaurante IG – Carne

Tra le specialità spiccano la entraña, il vacio, e un’ampia scelta di empanadas. I vini della cantina, sono oltre 300 etichette, sono in prevalenza provenienti dal terra che sventola bandiera albiceleste. All’arrivo si viene accolti da un bicchiere di sangria.

Indirizzo: Via Altaguardia, 2

# El Gaucho: il primo locale dell’ex capitano interista Javier Zanetti

elgauchomilano IG

In zona Navigli troviamo El Gaucho, aperto oltre 20 anni fa da Javier Zanetti, ex capitano e attuale vicepresidente dell’Inter. Un’avventura raddoppiata con El Patio – Gaucho in zona San Siro. Conosciuto per la qualità della carne e l’atmosfera accogliente, il locale si distingue per un ambiente intimo con dettagli raffinati e una griglia a vista pensata per esaltare la cucina tradizionale argentina. Tra i piatti più apprezzati ci sono il filetto di lomo e le empanadas, tra la selezione di vini soprattutto i Malbec, nota zona vitivinicola argentina. 

Indirizzo: via Carlo d’Adda, 11

# El Porteño: le cene spettacolo a tema tango al Prohibido 

Tango El Portenho

El Porteño rappresenta un unicum a Milano, una catena di ristoranti argentini che combina alta cucina, atmosfera unica e tradizione culturale. Presenti anche a Roma da qualche anno ma non con la declinazione data da El Porteño Prohibido in zona ventidue Marzo: un locale che accanto ai piatti autentici della tradizione argentina, come le grigliate di carne e dolci al dulce de leche, si distingue per le cene-spettacolo a tema tango. Ogni martedì, mercoledì e giovedì sotto la direzione del maestro Miguel Angel Zotto, si svolgono performance di tango dal vivo, con un sovrappiù di prezzo rispetto alle serate tradizionali, alternati a momenti di canto e altre danze caratteristiche. Al Prohibido si aggiungono i locali Darsena, Arena e Gourmet.

Ostriche e Martini Flores Cocteles Milano

Altro elemento esclusivo è Flores Cócteles, un elegante cocktail bar tra l’ingresso e il ristorante, ispirato agli anni ’30 che propone drink raffinati e innovativi e serata a tema come Martini e ostriche della Huîtres Amélie, una delle più prestigiose maison al mondo. Lo spazio funziona come locale a sé, aperto fino a tarda notte e d’estate il tetto scompare per trasformarsi in uno spazio open air.

Indirizzo: via Macedonio Melloni, 9

# El Carnicero: la nuova “Casa” di 4 piani con terrazza e “cinema” all’esterno

casa_elcarnicero IG

Tra i più conosciuti c’è El Carnicero, famoso ristorante specializzato in carne, per la sua atmosfera conviviale e la cucina di alta qualità. Dopo le sedi di via Spartaco e corso Garibaldi, ha inaugurato un nuovo format dal nome Casa Carnicero dove oltre alla cucina argentina trovano spazio piatti di ispirazione mediterranea, inclusi crudi di mare esposti in vetrina all’entrata, primi raffinati e un’ampia varietà di portate.

biscarini_milano IG – Casa El Carnicero

Design elegante e ricercato, spiccano le luci di colore rosso e i lampadari a candelabro, il locale si sviluppa su 4 piani più cantina con privée e una terrazza aperta in primavera ed estate e ogni sala ha caratteristiche e atmosfere differenti. All’esterno un maxi schermo proietta in loop spezzoni di film a rotazione, come in un cinema all’aperto.

Indirizzo: viale Bianca Maria, 8

Leggi anche: A qualcuno piace carne: quattro ristoranti da non perdere a Milano 

# Il Botinero: la combinazione tra cucina argentina e calcio

botinero_milano IG

Chiudiamo con l’altro insegna aperto da Javier Zanetti, insieme all’ex compagno nerazzurro e della nazionale Esteban Cambiasso, in zona Brera: il Botinero. Conosciuto per la sua atmosfera elegante e contemporanea, combina una raffinata cucina argentina con una passione per lo sport, in particolare il calcio che viene si ritrova in una bacheca di cimeli autografati come una collezione di scarpe con i tacchetti. Non è raro infatti imbattersi in qualche campione sportivo del passato o del presente. Nel menu tagli pregiati di carne alla griglia, empanadas e vini argentini di alta qualità. Il locale presenta un dehor all’esterno.

Indirizzo: via San Marco, 3

Continua la lettura con: 5 ristoranti di cucina milanese fuori dai soliti circuiti

FABIO MARCOMIN

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«Il centro la sera si spegne»: 3 milanesi su 4 in Area C desiderano spostarsi in periferia o hinterland

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Credits duende_san IG - Nolo

Risultati clamorosi di una ricerca Ipsos: il 73% dei milanesi che vivono in centro desidera andare a vivere in periferia o nell’hinterland. Queste le motivazioni della fuga e cosa dicono i dati delle compravendite immobiliari.

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«Il centro la sera si spegne»: 3 milanesi su 4 in Area C desiderano spostarsi in periferia o hinterland

# Un terzo dei milanesi vuole cambiare casa, 3 su 4 in fuga dal centro

https://www.associazionemneme.it/it/passeggiate-nei-luoghi-della-memoria-metropolitana/

L’ultima ricerca elaborata da Ipsos per conto di Unipol, su un campione rappresentativo dei residenti tra i 16 e i 74 anni, ha fatto emergere il desiderio dei milanesi che vivono in centro città di trasferirsi altrove. Nello specifico un terzo dei residenti ha espresso il desiderio di cambiare casa e il 73% di chi abita dentro la prima cerchia di spostarsi verso quartieri periferici ben serviti dai mezzi pubblici. 

# Le zone preferite in periferia: Dergano, NoLo e Città Studi

Credits duende_san IG – Nolo

La scelta sulle zone dove trasferirsi ricade come detto sulle periferie, tra le preferite per il 43% degli intervistati ci sono Dergano, Nolo, Isola e Città Studi, e l’hinterland, purché ben collegato con il trasporto pubblico, per il 30% di chi ha risposto.

# Le motivazioni principali che spingono al trasferimento: «Il centro la sera si spegne»

Andrea Cherchi – Piazza Duomo di sera

I milanesi scelgono sempre più spesso di trasferirsi in periferia per diversi motivi. Innanzitutto, il centro storico tende a spegnersi durante le ore serali: le insegne dei negozi si spengono presto, lasciando le strade buie, e i bar affrontano difficoltà legate all’aumento dei costi, che ne ostacolano l’attività. Un’altra ragione importante è il desiderio di abitazioni più spaziose, oltre al bisogno di costruire reti di supporto sociale, che si formano più facilmente nei quartieri periferici.

A tutto questo si aggiunge il tema della sicurezza. Sebbene il 42% degli intervistati non percepisca una grande differenza tra il centro e la periferia, tra le zone più a rischio ci sono soprattutto quelle centrali, come Garibaldi, i Navigli e la Stazione Centrale.

# Come deve essere la nuova casa

Credits Hans-pixabay – Casa con giardino

Al primo posto tra i criteri che deve avere la nuova casa c’è il prezzo per il 67% dei milanesi, poi metratura per il 41% e la luminosità per il 39%, questi ultimi due sono diventati più rilevanti dopo la diffusione del lavoro da remoto. A questi si affiancano la vicinanza a parchi e giardini di zona, la presenza di uno spazio esterno e l’efficienza energetica dell’abitazione.

# Negli ultimi 5 anni quasi il 10% dei milanesi è andato fuori città: il record delle compravendite si è registrato nel Comune di Opera con +71%

Credits: colliers – Opera

Una conferma a questa ricerca arriva dalle dinamiche che si sono registrate negli ultimi 5 anni come visto in un recente articolo: a contribuire al calo di residenti di Milano è stata anche la fuga verso l’hinterland. In base a un recente studio di Abitare.Co, i milanesi che hanno preso casa fuori città è salito del 9,7%, pari a oltre 15.400 residenti, con una crescita delle compravendite dell’11,6%. Tra i comuni in maggiore crescita ci sono:

#1 Opera con +70,8%, primo comune a sud scendendo da via Ripamonti,

#2 Cusano Milanino (+63,3%)

#3 Vimodrone (+61,7%). 

Leggi anche: Case: i milanesi preferiscono l’hinterland

Continua la lettura con: Vienna, Berlino, Copenaghen: il problema degli affitti lo hanno risolto così

FABIO MARCOMIN

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El Domm prima del Domm: tre curiosità sulle chiese che sorgevano al posto del Duomo di Milano

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chiese paleocristiane
Il Battistero di Santo Stefano alle fonti, scoperto nel 1899, si riferiva all'antica Basilica Vetus: vi fu battezzato Sant'Ambrogio

Ogni volta che proviamo a dare di Milano una definizione che ne sintetizzi al massimo le peculiarità storiche, sociali e culturali, pensiamo immediatamente a definirla con le sole categorie della contemporaneità: moderna, ricca, efficiente.

Troppo spesso dimentichiamo che nel periodo tardo-antico, al principio di un medioevo connotato dal declino politico della Roma tardo-Imperiale, Milano è stata epicentro della germogliante civiltà cristiana occidentale, la quale non ha solo plasmato le coscienze dei nuovi fedeli, ma ha anche impresso – in maniera indelebile – il suo “marchio di fabbrica” sull’architettura civile e religiosa della città.

Leggi anche:Quando Milano era CAPITALE di Roma

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El Domm prima del Domm: tre curiosità sulle chiese che sorgevano al posto del Duomo di Milano

Non mi riferisco alla Basilica Sanctae Mariae Nascenti, più comunemente chiamata Duomo, il cui candore stride con l’asprezza delle sue celeberrime guglie gotiche, bensì a ciò che letteralmente sta sotto di esso: la BASILICA VETUS.

#1 Basilica Vetus: gli esorcismi di Ambrogio

Costruita dal 314 d.c. per volere dell’Imperatore Costantino, essa aveva sede nel punto corrispondente al fulcro dell’attuale Duomo, ovvero proprio sotto la sua sacrestia, ed era curiosamente formata da due semplici aule, in una delle quali si narra che il nostro Sant’Ambrogio fosse solito praticare gli esorcismi... ma questa è un’altra storia.

Leggi anche: Quando Milano aveva una DOPPIA CATTEDRALE al posto del Duomo

#2 Basilica Nova: il covo degli eretici

Si tramanda che la seconda chiesa, la BASILICA NOVA, costruita stavolta in corrispondenza dell’attuale monumento a Vittorio Emanuele II, facesse da “contraltare estivo” alla precedente. Prima che fosse consacrata a Santa Tecla, era un vero e proprio covo di eretici Ariani. Dettaglio che potrebbe non stupire più di tanto, se pensiamo che negli stessi spazi di Santa Tecla vi era, secoli prima, un tempio consacrato alla divinità pagana Minerva.

Leggi anche: In Piazza della Scala sorgeva un TEMPIO SOLARE

#3 Battistero di San Giovanni alle Fonti: dove Ambrogio battezzò Sant’Agostino

Fra le due basiliche fu costruito infine, sul finire del IV secolo, il Battistero di San Giovanni alle Fonti, luogo in cui secondo la tradizione il nostro Ambrogio battezzò un altro illustre santo, vale a dire Agostino. Il battistero è stato individuato sotto il sagrato dell’attuale Cattedrale e qui si trovano, incisi nel pavimento, i confini dell’antico battistero i cui resti, insieme a quelli della Basilica Vetus e di Santa Tecla, sono oggi visibili nell’affascinante percorso di visita sotterraneo, in alcune vetrine della M1 e nel museo del Duomo.

Continua la lettura con: Com’era il Duomo ai tempi di Leonardo

PIERLUIGI COSTANTINO

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Quei segnali inconfondibili: da che cosa si riconosce a Milano chi non è di Milano

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Credits Szymon Fischer-unsplash - Piazza Duomo

Abbiamo posto questa domanda ai milanesi: “Da cosa riconosci a Milano che qualcuno non è di Milano?”. Scopriamo i 10 segnali inequivocabili.

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Quei segnali inconfondibili: da che cosa si riconosce a Milano chi non è di Milano

#1 Non attende chi esce prima di entrare nella metro

Credits: bresciaoggi.it

La metropolitana è uno dei primi banchi di prova. Se una persona non rispetta la regola di attendere per entrare nel vagone solo dopo che sono usciti gli altri viaggiatori e di piazzarsi davanti alla porta bloccando l’uscita, anche se scenderà molte fermate più avanti, non può essere di Milano.

Da come entra in metro senza lasciar scendere prima di salire e stando in mezzo alle porte impalato…” – Cit. Cristina B.

#2 Spinge il pulsante della porta per uscire dalla metro

Sempre in metropolitana per riconoscere un non milanese basta osservare se quando il treno si ferma spinge il pulsante delle porte per uscire: se lo fa è lampante.

Preme il pulsante per aprire le porte della metro” – Cit. Cosmina Aloisio

#3 Si mette a sinistra sulle scale mobili

A sinistra sulle scale mobili

Un’altra delle regole da seguire in metropolitana e in tutte le scale mobili in città è solo una: rimanere sul lato destro per lasciare libero quello sinistro a chi ha più fretta.

Non tiene la destra sulla scala mobile” – Cit. Giovanni S.

Leggi anche: Le 5+1 REGOLE NON SCRITTE nella METROPOLITANA MILANESE

#4 Gira in centro vestito elegante nel week end

Credits Szymon Fischer-unsplash – Piazza Duomo

Riconoscere un non milanese in centro a Milano è molto facile, soprattutto nel weekend. Se è vestito in modo elegante, non può essere di Milano. 

Va in galleria vestito come ad un matrimonio” – Cit. Luca S.

#5 Sbaglia il genere dei mezzi del trasporto pubblico

Credits: pixabay.com – Tram Milano

Ritorniamo al trasporto pubblico. Il non milanese si riconosce subito se quando deve indicare una linea cittadina non usa correttamente gli articoli per i mezzi pubblici: a Milano l’autobus è femminile, esempio la 90, il tram è maschile, esempio il 24.

“Da che articolo usa davanti ai numeri degli autobus/tram” – Cit. Vanessa P.

#6 Non usa l’articolo prima del nome proprio

Durante una conversazione per cogliere in fallo chi non è Milano basta ascoltare quando parla in riferimento a un’altra persona: se non antepone l’articolo, come il Luca, la Giulia, è di sicuro forestiero.

Non mettono l’articolo davanti ai nomi propri” – Cit. Clara B.

#7 Cammina lentamente

Credits: milanonordwalk.it – Camminare

Vige il detto chi va piano non è di Milano….

Dal camminare lento” – Cit. Maria L.

#8 Non è stressato

Un’altra caratteristica del non milanese che salta immediatamente all’occhio è il fatto di avere un viso rilassato, colorito e senza occhiaie. Chi è tranquillo non è di Milano. 

No occhiaie, no stress, calmo, sereno” – Cit. Odra T.

#9 Non si lamenta del ritardo dei mezzi

Credits: leggo.it – pensilina intelligente

Nonostante l’efficienza dei mezzi pubblici a Milano sia un vanto per i suoi cittadini, non appena si registra un piccolo ritardo il milanese è subito pronto a imprecare. Chi arriva da fuori Milano resta calmo anche di fronte a ritardi di minuti. 

“Non si lamenta se il mezzo arriva in ritardo rispetto a ciò che indica il display” – Cit. Jacopo B.

#10 Chiama la brioche…cornetto

Credits: @gelateriacreamgarden – Cappuccio e brioches

Un cliente che per colazione al bar chiede un cornetto, insieme al caffè, non può essere di Milano. Per il milanese c’è solo la brioche, senza alcuna discussione.

“La mattina al bar…un cappuccino e un cornetto per favore”Cit. Valeria C.

Leggi anche: Le 5 GAFFE più comuni a MILANO

Continua la lettura con: Le PAROLE MILANESI più UTILIZZATE da chi VIVE a Milano

FABIO MARCOMIN

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L’ «Albero Bianco» è il più “bel palazzo residenziale del mondo”

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voistu IG - Arbre blanc

Votato dal famoso blog di architettura ArchDaily come “il più bel condominio al mondo”, compie 5 anni. Ecco dove si trova e quali sono le sue caratteristiche.

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L’ «Albero Bianco» è il più “bel palazzo residenziale del mondo”

# ArchDaily ha eletto “l’arbre blanc” di Montpellier come il condominio più bello del mondo

Credits: world_walkerz IG

Inaugurato nel 2019, l’ “Arbre Blanc Residential Tower” è stato eletto famoso blog di architettura ArchDaily come il condominio più bello del mondo. Si trova ai margini del fiume costiero di Lez, tra il centro città e i quartieri recenti di Richter e Odysseum di Montpellier. Il progetto è stato curato da un gruppo di architetti formato da Dimitri Roussel, Manal Rachdi OXO architects, Nicolas Laisné, e Sou Fujimoto Architects e, come dice il nome, la sua forma ricorda quella di un albero di colore bianco. 

# I balconi a sbalzo, lunghi fino a 7,5 metri, sono i rami dell’albero

priscillabalmer IG – Terrazzi Arbre blanc

La facciata si caratterizza per degli enormi balconi a fare da rami partendo dal tronco, che con una lunghezza fino a 7,5 metri sono stati i primi a sbalzo così lunghi nel mondo. 

La curvatura dell’edificio consente un duplice vantaggio:

  • di proporre una facciata con maggiore esposizione;
  • non ostruire il punto di vista delle abitazioni.

La struttura è stata progettata come una forma naturale che l’acqua o il vento avrebbero potuto scavare nel tempo. 

# Alto 55 metri, per 17 piani, con un rooftop bar panoramico

Credits: cabinetdeflandre IG – Terrazza Arbre Blanc

Il palazzo misura 55 metri in altezza e si sviluppa su 17 piani, nei primi due sono presenti una galleria d’arte, un ristorante e degli uffici.

Credits: welove_montpellier
IG – Vista dal terrazza verso il fiume

Tutti i piani rimanenti, eccetto l’ultimo, sono occupati da un totale di 113 appartamenti, tutti dotati di balconi sospesi con una superficie che varia da un minimo di 7 mq a un massimo di 35 mq. In cima si svela un rooftop panoramico con bar che regala una vista panoramica della città, con il sottostante fiume Lez, e dei suoi dintorni, con il Pic Saint-Loup in lontananza.

 

Continua la lettura con: I 10 PALAZZI più BELLI del MONDO (Immagini) 

FABIO MARCOMIN

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