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Un cambio di prospettiva radicale: macchine nei tunnel della metro di Milano?

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Un cambio di prospettiva radicale: e se i rivoluzionari tunnel di Musk fossero una semplice declinazione di quelli utilizzati per la metro? Che cosa succederebbe, allora, se si adattassero i tunnel della metropolitana di Milano per estenderli al traffico stradale? 

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Un cambio di prospettiva radicale: macchine nei tunnel della metro di Milano?

# I tunnel stradali di Elon Musk

I tunnel sotterranei progettati da Elon Musk con The Boring Company promettono di rivoluzionare la mobilità urbana, offrendo una soluzione alternativa al traffico di superficie. A Las Vegas, i veicoli elettrici regolati dall’intelligenza artificiale percorrono i tunnel sotterranei con efficienza, bypassando la congestione.

L’idea, nata nel 2016 da un tweet di Musk bloccato nel traffico di Los Angeles, è diventata un business globale. Con un investimento iniziale di 300 milioni di dollari, Musk fondò nel 2017 The Boring Company per creare una rete di tunnel sotterranei a costi drasticamente ridotti. Nonostante lo scetticismo iniziale, l’azienda è cresciuta fino a valere oltre 100 miliardi di dollari, firmando contratti significativi come quello per il sistema sotto il Las Vegas Convention Center.

Nel 2018, The Boring Company completò il primo tunnel di prova a Hawthorne, in California, dimostrando la fattibilità di progetti sotterranei a basso costo. Grazie a macchine da scavo più efficienti e a un diametro ridotto dei tunnel, i costi sono passati da 1 miliardo a soli 10 milioni di dollari per miglio. E i tunnel della metro? Se non ci ha pensato Elon potrebbe farlo Milano.

# Milano ha già i tunnel: perché non estenderli alle auto?

La metropolitana di Milano rappresenta un pilastro fondamentale del trasporto pubblico cittadino. Con oltre 1,3 milioni di passeggeri al giorno e circa 400 milioni all’anno, i tunnel della metro sono un esempio di efficienza e capacità di assorbire il traffico urbano. Tuttavia, l’infrastruttura è dedicata esclusivamente al trasporto su rotaia, mentre in superficie le strade soffocano sotto il peso di migliaia di automobili.

Ma i tunnel, già esistenti o in progetto, rappresentano uno spazio prezioso e inutilizzato in termini di versatilità. E se fosse possibile adattarli per un doppio uso, permettendo non solo alla metro, ma anche alle automobili, di sfruttarli?

Un’idea simile potrebbe trovare la sua prima applicazione nel progetto della linea M6, che rappresenta una pagina bianca sulla quale immaginare il futuro della mobilità milanese. Si potrebbe progettare un unico tunnel polifunzionale, sviluppato verticalmente: sul fondo, un percorso dedicato alle auto, mentre sopra, una struttura sopraelevata per i binari della classica metro. Questa configurazione permetterebbe di sfruttare al massimo lo spazio, senza compromettere la sicurezza o l’efficienza del trasporto pubblico.

In alternativa, si potrebbe prevedere la costruzione di due tunnel paralleli, uno per i treni e uno per le auto. Questa soluzione richiederebbe un investimento maggiore, ma offrirebbe maggiore flessibilità operativa.

Per le linee esistenti, invece, il discorso è più complesso ma non impossibile. Una volta concluso il progetto della M6, si potrebbe valutare la conversione delle altre linee, magari partendo dai tratti più vecchi, adattandoli per un uso misto. L’opzione del tunnel unico potrebbe risultare più praticabile.

# L’importanza dei silos interrati

Affinché un sistema simile possa funzionare, sarebbe indispensabile prevedere parcheggi interrati collegati alle stazioni della metropolitana. Ogni fermata dovrebbe essere dotata di un silos sotterraneo, dove i veicoli potrebbero essere lasciati temporaneamente o prelevati per accedere ai tunnel. Per contenere i costi iniziali, si potrebbe partire con un silos ogni tre fermate, per poi estendere gradualmente la rete in base alla domanda.

Questi parcheggi sotterranei non sarebbero solo un elemento funzionale, ma un tassello fondamentale per rendere il sistema sostenibile e pratico. Grazie ai silos, i cittadini avrebbero un punto di accesso comodo e rapido al sistema sotterraneo, senza congestioni o complicazioni.

# Taxi e cittadini: chi usa i tunnel?

Come ogni grande innovazione, anche questa richiederebbe una fase sperimentale. I primi utenti potrebbero essere i taxi, che rappresentano un elemento essenziale del trasporto urbano. Grazie ai tunnel, i taxi potrebbero ridurre significativamente i tempi di percorrenza, offrendo un servizio più rapido ed efficiente, a costi potenzialmente inferiori.

Una volta testato il sistema, potrebbe essere aperto anche ai cittadini. L’accesso ai tunnel potrebbe avvenire attraverso un abbonamento ATM, trasformandolo di fatto in un’estensione del trasporto pubblico. Questo non solo alleggerirebbe il traffico in superficie, ma permetterebbe agli automobilisti di entrare in Area C senza interferire con pedoni e ciclisti. Si potrebbe persino riservare l’accesso ai residenti milanesi, garantendo una mobilità più fluida per chi vive in città.

# Tecnologia e sicurezza nei tunnel

Un aspetto cruciale sarebbe la modalità di guida nei tunnel. Due le opzioni principali:

  • Guida tradizionale: le auto si muoverebbero in autonomia, seguendo un percorso regolato da segnaletica e limiti di velocità. Questa soluzione, però, sarebbe più lenta e meno sicura.
  • Trasporto automatico su nastri: una tecnologia più innovativa potrebbe prevedere che le auto vengano caricate su nastri trasportatori automatici, regolati da un sistema di intelligenza artificiale. Gli automobilisti dovrebbero semplicemente indicare in anticipo la fermata desiderata, ad esempio attivando la freccia, e il sistema farebbe il resto. Questo approccio garantirebbe maggiore sicurezza, efficienza e sostenibilità.

La possibilità di adattare i tunnel della metro per un uso misto è un’idea che unisce innovazione e pragmatismo. Non si tratta di costruire da zero, ma di sfruttare al meglio le infrastrutture esistenti o in via di realizzazione. Certo, ci sarebbero sfide tecniche ed economiche da affrontare, ma i benefici – in termini di traffico, inquinamento e qualità della vita – sarebbero enormi.

Continua la lettura con: Il futuro di Milano sarà verticale: sotterranea, pedonale, sopraelevata (video)

MATTEO RESPINTI

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Come ti senti a Milano quando vai a piedi invece di prendere l’auto

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il nostro supereroe.

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Continua con: Un appartamento del Bosco Verticale secondo i milanesi

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Da dove viene la F***: ha davvero origini milanesi?

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Figa

Il termine “F***” utilizzata come intercalare tipico soprattutto a Milano, ha davvero origini milanesi? 

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Da dove viene la F***: ha davvero origini milanesi?

# Cinquanta sfumature di “F***: ogni luogo ha la sua

Credits: reddit.com

La parola “Figa” viene spessa attribuita alla figura del milanese che, nominandola nei discorsi o utilizzandola come esclamazione, colora le proprie fasi, spesso trascinandola in un pheeeegaaa. Prima di diventare un intercalare stereotipato da “Cumenda”, fino agli anni settanta era invece il membro maschile a essere più nominato come esclamazione comune anche da poeti conosciuti, come Carlo Porta, che lo utilizzò in alcuni sonetti e poesie. In realtà nel dialetto il termine milanese utilizzato per l’organo femminile è “Brugna” che ha sempre avuto solo valore descrittivo e quasi mai esclamativo. Quindi nelle origini del dialetto milanese non esiste traccia di figa. Ma da dove arriva dunque e perchè è diventato così tipico nel parlare dei milanesi?  

# Le due ipotesi che attribuiscono il termine al milanese: l’origine è bergamasca o veneta?

Credits: myvalley.it

Caso diverso di brugna invece è il termine “Pota”, utilizzato a Bergamo e a Brescia.  Il termine, di origine veneta, ha il significato di “vagina” anche se non viene considerato come un termine volgare ma semplicemente come un intercalare. A questo punto possono esserci due ipotesi che possano attribuire il termine “Figa” alla figura del milanese e sono:

  • l’essere diventata virale dopo che i lavoratori bergamaschi e bresciani hanno invaso le strade e i cantieri del capoluogo lombardo.
  • l’interpretazione “alla veneta” attribuendo al termine il significato di “Figa”.

# Stereotipo e tradizione non coincidono. “Che bella f***, ehm… ragazza”

Credits: meiweb.it

L’uso più comune, in realtà della parola figa non è di esclamazione, bensì di approvazione. Questa parola viene infatti utilizzata in diverso modo dall’intercalare o in senso esclamativo, bensì per definire una ragazza particolarmente piacente. Ad esempio Dellino Farmer, noto musicista milanese, utilizzava la parola “Figa” per indicare una bella ragazza, ma mai come esclamazione. La stessa cosa si può riscontrare in altri classici della canzone milanese. Possiamo dunque concludere che l’intercalare “Figa” è ormai diventato uno stereotipo riconducibile al milanese ma non ha nulla a che fare con il suo “dialetto”.

Continua la lettura con Le 5 PAROLE che sembrano MILANESI ma NON lo sono

MARCO ABATE

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Se Milano facesse come Napoli: quante linee della metro avrebbe?

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Di Iioorttv - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=143696734 - Mappa metro, linee suburbane e ferroviarie di Milano

A Napoli di linee della metro sono appena due ma i numeri arrivano fino a 11. Cosa cambierebbe se Milano adottasse lo stesso criterio di numerazione della città del Golfo?

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Se Milano facesse come Napoli: quante linee della metro avrebbe?

# La bizzarra numerazione della metropolitana di Napoli: L1, L6 e L11

Mappa metro, ferrovie e funicolari Napoli

La cartina della metropolitana di Napoli: ci sono due linee della metropolitana gestite dall’azienda comunale, la L1 e la L6. In realtà è presente una terza linea metropolitana, interprovinciale, la Piscinola-Aversa gestita dall’EAV di proprietà della regione e fa parte del sistema metropolitano regionale campano. Secondo gli standard milanesi sarebbe una specie di passante: la frequenza è infatti più da servizio ferroviario che da metropolitana, un treno ogni 15 minuti nelle ore di punta. Eppure, viene considerata parte integrante della rete e, anche se è la terza, le è stata assegnata la numerazione 11 con il colore arcobaleno.

Quella di Napoli è dunque una rete complessiva di 34,5 km e 30 stazioni. Poi c’è la linea 2 che, nonostante il simbolo della “M” a cui si aggiungono due frecce, è una linea del servizio ferroviario metropolitano di Napoli operata da Trenitalia lungo il tracciato del passante ferroviario di Napoli, quindi non si può considerare metropolitana. Ma perchè questa strana numerazione, senza un’apparente logica?

# Il criterio adottato dal Comune di Napoli: si arriva a quota 16 

Mappa metro e linee regionali Napoli

L’amministrazione partenopea con il Piano Comunale dei Trasporti del 1997 ha deciso di utilizzare una numerazione univoca per tutte le linee metropolitane e suburbane che attraversavano, anche solo in parte, il territorio della città. Sono state incluse tutte le linee già esistenti ma anche quelle pianificate o in fase di progettazione, indipendentemente dal loro stato di completamento. Nella mappa, che include anche le linee regionali, troviamo infatti le linee della 1 alla 16. Ci sono le ferrovie extraurbane 3,4 e 5, le linee vesuviane 7, 9, 12, 13 e 14 e le linee suburbane 15 e 16. In progettazione e in attesa di trovare finanziamenti c’è la linea 10, la Linea Afragola-Napoli, una metropolitana leggera automatica pensata per collegare il centro della città con la linea dell’Alta Velocità presso la stazione di Napoli Afragola. La gestione come per la L11, sarà dell’EAV, l’Ente Autonomo Volturno di proprietà della regione Campania.

# Se Milano facesse come Napoli? Potrebbe avere 39 linee

Di Iioorttv – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=143696734 – Mappa metro, linee suburbane e ferroviarie di Milano

Il Comune di Milano ha scelto di dare una numerazione specifica solo alle linee gestite direttamente dalla sua partecipata (ATM). Il servizio suburbano e ferroviario è gestito da Regione Lombardia, eccetto la linea S5 gestita da Trenord insieme ad ATM. Ma se avesse utilizzato lo stesso sistema adottato a Napoli, quante linee avrebbe? In tutto se ne potrebbero contare 38 includendo:

  • 5 linee metropolitane, dalla 1 alla 5;
  • 12 linee suburbane, di cui 6 utilizzano il passante ferroviario, dalla S1 alla S9 e dalla S11 alla S13;
  • 20 linee tra regionali e Regio Express; 
  • il Malpensa Express.

Considerando anche la MeLA, tra Cascina M2 e l’Ospedale San Raffaele, considerata come un sistema di metropolitana leggera anche se assimilabile a un people mover, si arriverebbe a 39. La linea 6 allo studio potrebbe essere quindi la numero 40, facendo della rete di Milano quella con più linee al mondo.

Leggi anche: Le 4 nuove linee della metro che ci sarebbero a Milano utilizzando i binari delle ferrovie

Continua la lettura con: Milano potrebbe arrivare a 15 linee della metro utilizzando i binari esistenti

FABIO MARCOMIN

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5+1 Merende di lusso negli hotel 5 stelle di Milano

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Uno dei fenomeni di questo periodo a Milano: pausa merenda in un hotel a 5 stelle. Questa la selezione di La Cucina Italiana.

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5+1 Merende di lusso negli hotel 5 stelle di Milano

# Natale a Milano: i 5+1 hotel dove trovare una merenda speciale

Milano, nel periodo natalizio, si veste di luci, colori e atmosfere uniche. Tra le esperienze più affascinanti da vivere in città c’è quella di concedersi una merenda di lusso nei grandi hotel a 5 stelle. Questi alberghi non sono solo luoghi iconici per soggiornare, durante le festività si trasformano in veri gioielli decorati a festa, pronti ad accogliere ospiti esterni per un’esperienza di puro piacere.

È il momento perfetto per ritagliarsi una pausa di dolcezza con amici, famiglia o bambini, magari durante un pomeriggio freddo e caotico. E il costo di una merenda o di un tè pomeridiano in questi hotel è decisamente più abbordabile rispetto a pranzi o cene nei loro ristoranti stellati, rendendolo un lusso accessibile per un’occasione speciale.

Ecco alcuni degli indirizzi più esclusivi dove lasciarsi coccolare durante le feste:

#1 Grand Hotel de Milan

Uno degli hotel più iconici di Milano, il Grand Hotel de Milan conserva intatta un’atmosfera d’altri tempi, grazie alla gestione attenta e all’ospitalità impeccabile. Durante il periodo natalizio, il Gerry’s Bar si anima con una proposta di merenda speciale firmata dagli chef Gennaro Esposito e Francesco Potenza.

Qui, le tradizioni campane incontrano quelle milanesi: dai soffici struffoli al panettone e al pandoro artigianali, serviti con una crema al mascarpone o una sorprendente crema chantilly. Il tutto accompagnato da tè, tisane e cioccolata calda. Una coccola imperdibile, disponibile fino al 20 dicembre.

Per maggiori informazioni: Gerry’s Bar

#2 Portrait Milano

Ufficio stampa Bar, Giardino, Portrait Milano – Monoporzione Cake Couture

Situato nella suggestiva piazza dell’ex Seminario Arcivescovile, il Portrait Milano offre un’esperienza unica, soprattutto per chi ama il design e l’arte culinaria. Il Pastry Chef Cesare Murzilli ha ideato la “Cake Couture”, una collezione di torte ispirate agli iconici modelli di scarpe di Salvatore Ferragamo.

Ogni dolce è un capolavoro di creatività e sapore: da “Dama”, una torta decorata a mano con targhette di cioccolato colorato, a “Rainbow”, che omaggia l’audacia del design anni ’30. Le torte si possono gustare al 10_11 Bar Giardino Ristorante o portare a casa.

Per maggiori informazioni: 10_11 Bar Giardino Ristorante

#3 Hotel Principe di Savoia

Il Principe di Savoia si veste a festa con grandi alberi decorati e luci che creano un’atmosfera familiare e accogliente. La “Merenda del Principe”, disponibile fino al 6 gennaio, è un trionfo di dolci preparati dal Maître-Pâtissier Beniamino Passannante: panettoni, torroni, omini di pan di zenzero, struffoli e torte appena sfornate.

I bambini ameranno la Suite di Babbo Natale, dove possono scrivere e spedire le loro letterine a Santa Claus. Un’esperienza unica, che include anche la possibilità di soggiornare in una speciale stanza giochi creata in collaborazione con Mattel.

Per maggiori informazioni: dorchestercollection.com

#4 Four Seasons Milano

Le decorazioni natalizie del Four Seasons sono tra le più spettacolari di Milano, curate dal direttore artistico Vincenzo Dascanio con il tema “Celestial Groove”. Le sale dell’hotel brillano con alberi d’oro e installazioni artistiche ispirate al cosmo.

La merenda di quest’anno offre un menù di cioccolate calde accompagnate da dolci come gingerbread e marshmallow, insieme al panettone artigianale del Pastry Chef Daniele Bonzi, preparato con ingredienti pregiati come vaniglia Gran Cru e miele di acacia. Non mancano cocktail natalizi per un’esperienza davvero speciale.

Per maggiori informazioni: fourseasons.com

#5 Park Hyatt

Sempre tra i primi a decorare per il Natale, il Park Hyatt quest’anno presenta il tema “Christmas Chocolate”. L’ingresso è un tripudio di alberi di cioccolato e lollipop giganti, mentre nella Cupola Lobby Lounge si staglia un albero di Natale di sei metri.

La merenda include delizie firmate dal pasticcere Enrico Rizzi, tra cui finger dolci e salati accompagnati da tè e cioccolate pregiate. Da segnare in agenda il 14 dicembre, quando la Banda dei Babbi Natale organizzerà un evento benefico per i bambini bisognosi.

Per maggiori informazioni: hyatt.com

#5+1 Mandarin Oriental

Raffinato ed elegante, il Mandarin Oriental propone un Afternoon Tea con dolci e salati firmati dal Pastry Chef Marco Pinna. Tra le creazioni da non perdere: il Babà ananas e coriandolo e il Quadro alla nocciola e fava di cacao.

Per chi cerca un’alternativa, l’hotel offre anche cocktail innovativi dalla nuova drink list “Mirabilia”, un viaggio tra sapori botanici creato dal Bar Manager Gaetano Ascone.

Info: mandarinoriental.com

Fonte: La Cucina Italiana

Continua la lettura con: Brioche calda in piena notte: i 5 forni aperti a Milano anche con le tenebre

MATTEO RESPINTI

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I 5 monumenti italiani più famosi nel mondo: uno è a Milano

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Credits: 10cose.it

Insieme alla Cina, l’Italia è il Paese al mondo con più siti Unesco. Il suo patrimonio artistico culturale secondo alcune stime equivale a quello in tutto il resto del mondo messo assieme. Ma in questa infinità di opere quali sono quelle più celebri nel mondo? Il magazine In Italia ha individuato i 5 monumenti italiani più citati e menzionati in tutto il mondo. Ecco quali sono ordinati in classifica. 

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I 5 monumenti italiani più famosi nel mondo: uno è a Milano

#5 Canal Grande a Venezia e il museo a cielo aperto più ammirato al mondo

Credits: 10cose.it

Il Canal Grande di Venezia è uno dei simboli della città lagunare. È il principale canale della città, lungo circa 3,8 km, divide in due parti il centro storico ed è una delle più importanti opere architettoniche e muratorie di sempre.

La caratteristica distintiva che lo rende unico è tutto quello lo circonda: il museo a cielo aperto costituto da ponti e i palazzi costruiti nell’arco dei secoli lungo il tragitto del canale. Maestosi edifici, quasi tutti realizzati tra il XII e il XVIII vengono ammirati da milioni di turisti mentre percorrono il Canal Grande adagiati su una gondola.

#4 La cattedrale di Santa Maria del Fiore (Duomo di Firenze) e i suoi due record straordinari

Credits: 10cose.it

Meglio conosciuta come Duomo di Firenze, la cattedrale di Santa Maria del Fiore è la più famosa chiesa di Firenze. Nella sua costruzione durata quasi 150 anni tra il 1296 e il 1436 hanno partecipato tra i più famosi maestri dell’epoca: Giotto, Francesco Talenti, Giovanni di Lapo, Ghini e Brunelleschi celebre per la famosa cupola, ad oggi la più grande in muratura mai costruita.

Nel corso dei secoli sono proseguiti i lavori fino alla posa delle tre grandi porte bronzee nel 1903. Dallo stie gotico, oltre al record della cupola in muratura detiene anche quello della più grande superficie mai decorata ad affresco: realizzata da Giorgio Vasari e Federico Zuccari nel XV secolo ha una superficie di 3.600 metri quadrati.

#3 Il Duomo di Milano: la chiesa più grande d’Italia, la terza al mondo

architetture
Duomo, 1386 – 1932

Il Duomo di Milano è dedicato a Santa Maria Nascente, ha uno stile difficilmente inquadrabile a causa dei suoi lavori secolari, ma quello gotico lo rappresenta maggiormente. L’inizio lavori è datato 1392, ma in realtà è sempre in continuo completamento, con l’aggiunta di nuove statue oltre ai perenni restauri ed è la chiesa più grande d’Italia e terza al mondo grazie ai suoi 11.700 mq di superficie.

Il punto più alto di 108 metri lo raggiunge grazie al suo simbolo, ovvero la Madonnina in rame dorato inaugurata il 30 dicembre 1774 che misura oltre 4 metri. L’alabarda, presente vicino alla mano destra della statua, è in realtà un parafulmine camuffato abilmente. All’interno della cattedrale si trova la reliquia più preziosa del Duomo, il chiodo della Vera Croce. 

Leggi anche: El Domm prima del Domm: tre curiosità sulle CHIESE che sorgevano al posto del Duomo

#2 Torre Pendente di Pisa, tra i monumenti più fotografati del mondo

Credits: tuscanypeople.com

La Torre pendente di Pisa, alta 56, si trova in Piazza del Duomo e altro non è che il campanile dell’adiacente cattedrale di Santa Maria Assunta. Tra i monumenti italiani più conosciuti a livello internazionale anche soprattutto per la sua caratteristica inclinazione che porta tutti i turisti a fotografarsi nel “tentativo illusorio” di raddrizzarla. La sua pendenza di 3,97 gradi rispetto all’asse verticale è dovuta a un cedimento del terreno sottostante costituito da argilla molle mal consolidata, verificatosi subito nelle fasi iniziali della costruzione nel 1173.

Dopo secoli in cui la pendenza è aumentata e in alcuni periodo diminuita, oggi grazie a tiranti di acciaio e contrappesi di piombo da 900 viene mantenuta stabile nella sua posizione.

#1 Il Colosseo di Roma, il più grande anfiteatro al mondo, 2000 anni di storia e tra le 7 meraviglie del mondo

Credits: ttgitalia.com

Il Colosseo è riconosciuto come il monumento italiano più famoso al mondo, il simbolo dell’Italia. Detiene il record di più grande anfiteatro del mondo ed è in pieno centro storico della capitale da quasi 2000 anni: fu Vespasiano nel 72 d.C. a dare il via alla realizzazione dell’opera, mentre fu Tito a inaugurarlo nell’80 d.C. 

Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, assieme a tutto il centro storico della capitale italiana, dal 1980, è diventato nel 2007 una delle nuove sette meraviglie del mondo, unico monumento europeo a fregiarsi di tale riconoscimento. Una profezia del monaco e storico inglese Beda il Venerabile, del VIII secolo, ne celebrava la sua importanza: “Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo

Estratti articolo da: In Italia

Continua la lettura con: i 7 MONUMENTI più curiosi di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Il Parco Orbitale: il sogno di fare a Milano il parco urbano più grande del mondo è ancora vivo

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Uno dei paradossi della Milano degli ultimi anni. Innalza al cielo la bandiera del ambiente e del verde ma poi rinuncia a osare: a volte per mancanza di una visione, spesso per mancanza di coraggio. E dire che il progetto icona ce lo abbiamo sotto gli occhi. Dopo anni di gestazione è il momento di fare accendere la luce verde a una delle idee più rivoluzionarie concepite a Milano negli ultimi anni. Il Parco Orbitale (qui il video).

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Il Parco Orbitale: il sogno di fare a Milano il parco urbano più grande del mondo è ancora vivo

 

 

New York ha il Central Park, Milano potrebbe avere il Parco Orbitale. Un’idea dirompente ma in realtà molto semplice. La città è fatta a cerchi, Il Parco Orbitale può nascere federando la cintura verde dei parchi attorno a Milano, come Parco Agricolo, Parco Nord, Parco Lambro, Forlanini, Trenno e altri, per formare così uno spazio unitario che rappresenterebbe per dimensioni il più grande parco urbano del mondo, con circa 72 chilometri di conferenza.

Già Milano ha un parco periurbano gigantesco, tra i più grandi del mondo. Quello che serve è una visione unitaria, un po’ quello che manca alla nostra città e al nostro Paese. Questi sono i passi per fare diventare realtà un progetto di così grande impatto e a costi irrisori. Progetto concepito dall’Urban Planner Giacomo Biraghi che negli ultimi anni è stato già presentato alle istituzioni e ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio Expop. Ma cosa serve per realizzarlo?

Leggi anche: Milano ha il parco periurbano più grande d’Europa

#1 La straorbitale

Credits: bici.milano.it

Corsa a piedi o in bicicletta lungo tutto la circonferenza del parco (72 chilometri). Il progetto originario di Biraghi è stato in parte ripreso da Abbracciami che unisce con una ciclabile l’area attorno alla città. 

Leggi anche: La Straorbitale diventa realtà (anche se con un altro nome)

#2 Rinominare le mappe di Milano

Le mappe di Milano sopra i singoli nomi dei parchi dovrebbero recare la dicitura di “parco orbitale”. Un po’ come la Lombardia mette insieme tutti i comuni della regione. Tutte le aree verdi devono essere presentate sotto lo stesso nome.

#3 Il sito internet e la personalità istituzionale

Occorre un sito internet dia visibilità a tutte le iniziative realizzate nell’area del parco orbitale. Al tempo stesso bisogna creare un’istituzione che rappresenti il parco orbitale con compiti di supervisione e soprattutto di comunicazione. 

#4 Infrastrutture

Parco Lambro – Andrea Cherchi.jpg

Già è in fase di completamento un pista ciclabile che copra l’intero parco, con tunnel e cavalcavia per superare i punti di incrocio stradale. Ma occorrono altri punti di collegamento, aumentare la creazione di aree verdi dove non ci sono abbastanza per dare continuità al parco. Si dovrebbero poi inserire elementi di identità lungo il parco. Tra le idee emerse negli anni c’è quella di realizzare il safari d’artista, inserendo animali di grandi dimensioni, opere realizzate da diversi artisti, che consentirebbero alle persone di rendere più avvincente la visita del parco e di renderlo riconoscibile anche a distanza.

#5 Comunicarlo a livello internazionale

Il parco orbitale deve diventare un elemento identitario di Milano. Uno dei suoi punti di forza e di attrazione, non solo per i milanesi. Occorre organizzare una campagna mondiale per far sapere che è nato il parco urbano più grande del mondo, unendo alla campagna anche accessori e gadget. Sarebbe un parco destinato a stupire grazie alla incredibile creatività della città. Che il Fuorisalone della rinascita possa essere l’occasione più ghiotta per presentare al momento il progetto? Boeri e archistar, battete un colpo.

Leggi anche: Il video del parco orbitale

MILANO CITTA’ STATO

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La metamorfosi delle “Varesine”: dalla stazione ai grattacieli, passando per il luna park

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luna park delle varesine
luna park delle varesine

Passeggiando tra i grattacieli sorti negli ultimi anni in porta Nuova, tra corso Como, Melchiorre Gioia e via Galilei, molti non sanno cosa fosse quel terreno fino al 2004 o giù di lì.

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La metamorfosi delle “Varesine”: dalla stazione ai grattacieli, passando per il luna park

# Le Varesine: la stazione degli svaghi estivi

la stazione delle varesine
la stazione delle varesine

Sicuramente tanti non lo hanno neppure mai visto, quell’immenso spiazzo incolto, dove per anni svettò la luminosa ruota del Luna park, spesso attorniata da tendoni e veicoli dei vari circhi di passaggio.
Luogo di divertimento per molti, che ancora oggi non lesinano lacrime di rimpianto, le “varesine” erano in realtà il risultato di una imponente rivoluzione ferroviaria.

Con l’inaugurazione avvenuta nel 1931 della nuova Stazione Centrale, la vecchia stazione, che sorgeva in quella che oggi è piazza della Repubblica, venne dismessa, e quindi demolita nel 1932.
Assieme ad essa, gradualmente, furono demoliti anche i raccordi e i rilevati ferroviari.
Scomparve così il lungo viadotto delle linee che arrivavano da est e da sud, e che insisteva sulla direttrice degli attuali viali Tunisia e regina Giovanna (che liberati in quel periodo delle massicciate, iniziarono a essere riqualificati).

Sopravvisse invece il rilevato verso ovest, quello a servizio delle linee provenienti da Novara, Gallarate e Varese. Queste linee finirono così con l’attestarsi in una modesta stazione, a porta Nuova, presto ribattezzata “delle Varesine“, affacciata sulla via Galilei.
Per i milanesi di quegli anni, le Varesine rappresentavano la stazione degli svaghi estivi, visto che viaggiando verso Varese si incontravano numerose località di villeggiatura all’epoca molto ambite.

# Dove c’erano i treni nasce un luna park

varesine e torre breda
varesine e torre breda

La stazione delle Varesine prestò dignitoso servizio fino al 5 novembre 1961: quel giorno, all’alba, il traffico ferroviario venne arrestato qualche centinaio di metri prima, dove era sorta la nuova e moderna stazione di porta Garibaldi (che venne completata negli anni successivi e più volte rimaneggiata e ampliata).
Così, anche la stazione delle varesine fu demolita, e i binari rimossi. Come sappiamo, lo spazio così liberato ospitò per decenni il famoso luna park, e attualmente la più lunga passeggiata milanese tra futuristici grattacieli.

Continua la lettura con: la Stazione alla fine del mondo

MAURO COLOMBO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 

Questi sono i luoghi di Milano che mettono più a disagio i milanesi

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Credits zubackis IG - Piazza Gino Valle

Qual è il luogo di Milano dove ti senti più a disagio? Questa la domanda rivolta ai milanesi. E questi sono i risultati che sono stati più votati. Li pubblichiamo anche come stimolo per l’amministrazione a intervenire dove possibile.

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Questi sono i luoghi di Milano che mettono più a disagio i milanesi

#10 La Centrale di sera

Arrivare alla Centrale di sera crea disagio per tutti. Spesso i taxi sono introvabili e la piazza è popolata da ombre che mettono paura. Si stanno facendo molti sforzi però la lotta è dura.

Leggi anche: Il Super Grattacielo e altre 5 idee per la Centrale

#9 Piazza Gino Valle

Credits zubackis IG – Piazza Gino Valle

E’ la piazza più grande di Milano anche se resta emarginata tra le novità urbanistiche degli ultimi venti anni. Per chi non la conoscesse, è la grossa piazza, tutta di cemento, dove c’è casa Milan (altro luogo che può dare disagio con quegli omini che corrono giù dal tetto) e il ponte che collega all’altra parte della circonvallazione e che inspiegabilmente chiude alle sei di sera, obbligando i passanti ad avventure da Guerrieri della Notte.

Leggi anche: La più grande piazza di Milano

#8 Quadrilatero case popolari San Siro

san siro lato sud di via harar
san siro lato sud di via harar

Un quartiere diviso in due. Da una parte le ville e i condomini immersi nel verde abitati da deejay, calciatori e spacciatori. Dall’altra le case popolari che raggiungono vette di sublime bruttezza. Per aumentare la divisione si è deciso di dare anche due nomi diversi a San Siro, denominando come “residenziale” il lato più fatiscente.

Leggi anche: Il muro invisibile di San Siro

#7 I rifiuti lungo i navigli

foto Nicola Vaglia

Per chi ama Milano, vedere rifiuti accatastati in certi punti dei navigli o di altri tratti d’acqua, come ad esempio lungo il Lambro, è un colpo al cuore. Serve più impegno nella manutenzione e più cura da parte dei cittadini. Lodevole l’esempio degli Angeli dei Navigli che pescano rifiuti dalle acque dei navigli. Forse si potrebbe promuovere una campagna o quantomeno adottare interventi più strutturali su una parte della città che dovrebbe essere l’orgoglio di tutti.

#6 I WC mobili al Parco Sempione

Dai tempi di Vespasiano si sono fatti molti passi indietro. Soprattutto al Sempione. Il central park di Milano merita bagni meno orribili. E, soprattutto, tenuti in condizioni meno pietose. Un esempio? Questi WC di Antibes (Francia) che si autolavano dopo ogni utilizzo:

bagni antibesjuanlespins

#5 Via Padova

Via Padova

Forse la strada più ideologica di Milano. Difficile valutarla per quello che è. Per mezza Milano è simbolo della città multietnica e di rilancio, per l’altra parte è invece il Bronx degli anni settanta, dove se la si percorre si rischia la vita. Probabilmente la verità corre nel mezzo.

#4 I materassi in terra nelle strade del centro

 
credits: ilfattoquotidiano

A Milano i nuovi centri spuntano come funghi. Nel derby tra City Life e Porta Nuova sembra tagliato fuori il centro millenario di Milano. La sera si svuota e se si esce dai classici itinerari turistici ci si imbatte in materassi e sacchi a pelo con disgraziati che mangiano o dormono sotto i portici tra San Babila e la Scala. C’è chi pensa che bisognerebbe aiutarli, chi pensa che una grande città non può diventare un accampamento. Far finta di niente è la cosa peggiore.

#3 La sopraelevata di Monte Ceneri

Credits: corriere.it – Cavalcavia Monteceneri

In ogni città è la stessa storia. Le sopraelevate sono fondamentali per la circolazione ma al tempo stesso sono degli scempi paesaggistici. Senza arrivare all’estremo di quella di Genova, la sopraelevata di Monte Ceneri rappresenta una ferita estetica. Spiace per chi ci abita vicino ed è anche motivo di disagio per chi la percorre avendo come panorama palazzi spesso fatiscenti di cui da 20 anni il top assoluto è il palazzo delle poste di piazzale Lugano che sembra sempre sul punto di crollare.
Nota di merito anche per la sopraelevata a sud che arriva a piazzale Cuoco.

palazzo delle poste - piazzale lugano
palazzo delle poste – piazzale lugano

#2 Il boschetto di Rogoredo

Credits: www.ilgiornale.it

Luogo leggendario, pochi ci sono stati, ma basta la parola boschetto per immaginarsi tutto il peggio che si possa trovare. Ultimamente sembra che sia aumentata l’attenzione su questo simbolo del degrado. Sarebbe meraviglioso se potessimo presto elencarlo tra le trasformazioni più stupefacenti della nostra città.

#1 Il treno per Roma

Credits: fanpage.it

Fa il paio con “la cosa più bella di Roma? Il treno per Milano”. Stravince la classifica come luogo di disagio maximus il treno per la capitale. A tutti è capitato, di percorrere il binario e sentire quell’inconfondibile groppo in gola che prende chiunque da Milano deve salire su un treno per Roma. E il magone che ti assale quando il treno parte e dai finestrini inizi a guardare quei fortunati che a Milano sono appena arrivati.

AGGIORNAMENTO: Altre note di (de)merito – segnalate da voi

#1 Le zone “morte”, quelle regalate alle grandi catene, o ai negozi, che dalle 20.00 in poi sono dei deserti: P.za Duomo, Via Torino, il Verziere, la zona 5Giornate/XXII Marzo, dove una volta c’erano locali, bar aperti, ed ora più nulla, ma anche le nuove, desertiche, piazze di Fieramilano City (Andrea R) 

#2 Stazione Garibaldi e i suoi immediati dintorni (transenne in Freud, Bussa, palazzo transennato in Ferrari) a 50 metri dalla più grande trasformazione urbanistica degli ultimi decenni (Lorenzo Z) 

#3 Stazione ferroviaria di Milano Porta Vittoria con uscita su Viale Molise (Francesco B) 

#4 Piazza Diaz via larga torre Velasca. “Oltre che brutti mi fanno pensare quanto sarebbe stata bella Milano con ancora il Bottonuto e il verziere” (Andrea U) 

#5 Via Grazzini in Bovisa e i ricordi lasciati in giro ogni giorno dai cani e dai loro padroni (Claudio R.) 

#6 Piazzale p. clotilde. Dovrebbe essere rimessa a nuovo visto che ci passano i turisti e c’è anche l’ospedale e siamo affianco alla zona nuova (Sonia R.) 

piazza clotilde (foto di Sonia Rossi)
piazza clotilde (foto di Sonia Rossi)

#7 E vogliamo parlare di Lampugnano ? Una delle stazioni metro con bus più importanti di Milano… una lattina a cielo aperto .. barboni ed immigrati che dormono per terra .. nessun poliziotto .. bagni scandalosi .. un vero spettacolo per un turista che arriva a Milano (Paolo)

#8 Le case popolari di Scanini e Quarto Oggiaro. Fanno venire i brividi (Simone C.)

#9 Piazza Tirana (Susi C.) 

#10 Via Marghera, “è tra le vie più carine per ristoranti, bar e negozietti ma è tenuta malissimo: marciapiedi sporchi (grazie alle gelaterie c’è sempre un orrore in terra), stetti e dissestati, potrebbero pensare ad allargarli e fare una bella pavimentazione, così si eliminerebbe anche l’orrenda seconda fila di macchine che si accampano per – appunto – consumare il famoso gelato. Allargando i marciapiedi ci sarebbe almeno uno spazio gradevole per una passeggiata a piedi e guardare le vetrine. Ne beneficerebbero anche i negozi secondo me!” (La Ro Df)

Un ringraziamento speciale a chi ha segnalato queste e altre risposte.

Continua la lettura con: 10 situazioni assurde di Milano

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Due linee (e uno scivolo) per far passare la metro sotto al Castello

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Sotto il Castello Sforzesco passano addirittura due linee della metropolitana, la rossa e la verde, che si incrociano in piazzale Cadorna. Ma è curioso come si è riusciti a far passare la prima metro sotto il Castello. 

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Due linee (e uno scivolo) per far passare la metro sotto al Castello

# Il primo collaudo fu fatto con un tram

Discesa del primo vagone della Metropolitana nel tunnel di Cairoli

Il primo collaudo del tracciato, dell’insonorizzazione e dello smorzamento delle vibrazioni della linea rossa venne effettuato con una vettura del tram, il 9 agosto 1962. Il primo vero e proprio viaggio di prova fu effettuato invece il 14 agosto.

# La metro introdotta da uno scivolo

Credits: arcgis.com – Immissione M1 in Castello

La prima vettura (matricola 101) della metropolitana entra in galleria il 10 dicembre dello stesso anno da uno scivolo provvisorio installato davanti al Castello Sforzesco, per iniziare le corse di prova necessarie per l’apertura al pubblico esercizio della Linea, che sarebbe avvenuto solo due anni più tardi il 1° novembre del 1964.

Oggi, sotto il Castello Sforzesco, passano addirittura due linee della metropolitana, la rossa e la verde: si incrociano in piazzale Cadorna

Continua la lettura con: La stazione della metro più bella?

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Montel, «le terme da fiaba di Milano»: la nuova data di inaugurazione

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Per Natale non ce la fanno. Ma bisognerà attendere ancora poco. Svelata la nuova data di quando ci si potrà immergere nelle «terme fiabesche» di Milano.

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Montel, «le terme da fiaba di Milano»: la nuova data di inaugurazione

# Sta per rinascere a nuova vita il gioiello Liberty di San Siro

Credits alesabi54 IG – Scuderie de Montel

Si avvicina il momento in cui i milanesi si potranno immergere nelle prime “vere” terme di Milano. Questa la nuova funzione del complesso in stile Liberty delle ex scuderie De Montel in zona San Siro, vicino allo Stadio Meazza. Ma perché sono considerate le “prime”?Rispetto a quelle di Porta Romana, quelle di San Siro vengono alimentate dall’ “acqua marcia” che scorre sotto la città. L’acqua è caratterizzata da un elevato contenuto di solfuri, e viene estratta a 250 metri di profondità grazie a un pozzo profondo 350 metri. L’inaugurazione la si attendeva per Natale 2024. Ma c’è stato uno slittamento. 

# Il più grande complesso termale in una grande città: apertura a Marzo 2025

Questa era la scritta campeggia attorno al cantiere. L’apertura delle terme era fissata per Natale 2024. Ma c’è stato uno slittamento: non sarà più inverno, ma primavera. Per la precisione: Marzo 2025. Ma cosa troveranno i milanesi?

La costruzione è tutelata dal vincolo monumentale: vengono perciò preservate le architetture originarie, in particolare i dettagli artistici dell’epoca. Per creare un effetto di grande suggestione il parco viene utilizzato insieme all’edificio principale a forma trapezoidale per realizzare un anfiteatro dove l’acqua scorrerà sulla cavea, attraverso un dislivello dei gradoni.

sporteimpianti – Pianta progetto ex scuderie de Montel

Il risultato sarà un complesso termale da record, il più grande in Italia in una grande città. Oltre a questo, grazie alle zero emissioni di CO2 sarà anche uno dei primi centro termali green d’Europa. 

All’interno dell’area si prevedono:

  • 800 mq di vasche interne ed esterne con acqua sulfurea e una capienza fino a 600 persone contemporaneamente;
  • un nuovo parco urbano di 8.000 mq con saune, piscine, aree relax.
  • 2.400 metri quadrati di cortili interni.

Continua la lettura con: Il Super Grattacielo e altre 5 idee per la Centrale di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Il super-grattacielo e altre 5 idee per la nuova Centrale di Milano

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Nel cuore pulsante di Milano, la Stazione Centrale è uno dei più grandi e iconici monumenti della città. Costruita negli anni ’30, questa struttura rappresenta un esempio straordinario di architettura e storia. Tuttavia, pochi sanno che la sua storia avrebbe potuto essere molto diversa. Ecco 5 idee per trasformare l’aspetto della Stazione Centrale.

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Il super-grattacielo e altre 5 idee per la nuova Centrale di Milano

# Il progetto (abbandonato) per un grattacielo in Centrale

il progetto del 1953

Nel 1953, infatti, fu proposto un progetto radicale e ambizioso: un grattacielo accanto alla stazione. Un edificio di 160 metri, destinato a superare in altezza la Madonnina del Duomo e a cambiare lo skyline milanese.

Sebbene il progetto non si sia mai concretizzato a causa di difficoltà economiche e dell’apertura della Stazione di Porta Garibaldi, l’idea di un radicale rinnovo della zona resta una fonte d’ispirazione.

Oggi possiamo riflettere su come la Stazione Centrale potrebbe essere trasformata, integrando la sua storicità con le esigenze della Milano moderna. Ecco cinque proposte innovative per il suo futuro.

5 idee per rinnovare l’aspetto della Stazione Centrale

#1 Parcheggi sotterranei ispirati a CityLife

Uno dei problemi principali della zona è la carenza di parcheggi. Una soluzione sarebbe la creazione di silos sotterranei, simili a quelli di CityLife. L’ingresso al parcheggio potrebbe avvenire tramite un tunnel interrato che inizia all’incrocio tra Via Vittor Pisani e Piazza Duca d’Aosta, un punto strategico per gestire il traffico e ridurre il congestionamento della superficie.

Questi parcheggi custoditi potrebbero servire i pendolari, i visitatori e i turisti. Le aziende locali potrebbero affittare posti per i propri dipendenti, mentre i milanesi avrebbero la possibilità di parcheggiare lì e proseguire il loro viaggio in metropolitana. Questa soluzione, oltre a migliorare la logistica urbana, potrebbe rappresentare un tentativo di Milano di sperimentare nuove tecnologie, come i tunnel di trasporto sotterraneo progettati da Elon Musk, creando corsie dedicate per un accesso più veloce al parcheggio.

Un’altra evoluzione futura potrebbe prevedere lo sviluppo di questi tunnel fino a Corso Buenos Aires, rendendoli una prima rete di trasporto sotterraneo utile per alleviare il traffico su strada e connettere la Stazione Centrale. Una simile infrastruttura, una volta dimostratasi efficace, potrebbe essere sviluppata ulteriormente anche per raggiungere gli aeroporti. Immaginate un tunnel Centrale-Malpensa percorribile sia via metro che auto.

#2 Una piazza vivace con un mercato permanente

Piazza Duca d’Aosta, un crocevia fondamentale di Milano, spesso appare spoglia e poco accogliente. Trasformarla in un vivace mercato permanente potrebbe migliorare notevolmente l’area. Ispirato ai mercatini natalizi del Duomo, questo spazio potrebbe ospitare bancarelle gastronomiche e artigianali, con una collaborazione con realtà come Eataly. Un mercato simile offrirebbe un’attrazione turistica e un nuovo punto di incontro per i milanesi.

Il Mercato Centrale, attualmente situato accanto alla stazione, potrebbe espandersi all’aperto e integrarsi in questa nuova piazza, creando un ambiente unico che fonde la tradizione del cibo con la modernità di Milano. La presenza di bancarelle, eventi e spettacoli dal vivo porterebbe colore e vivacità, rendendo la zona più accogliente e affollata, attirando turisti e incentivando il commercio.

#3 Monumenti e info-point per valorizzare il turismo

La Stazione Centrale è il primo punto di contatto per molti turisti diretti al Nord Italia e all’Italia in generale. Per migliorare questa esperienza, si potrebbero costruire strutture che richiamano i monumenti delle principali città italiane, fungendo da info-point avanzati. Piccole riproduzioni del Colosseo, della Torre di Pisa o di altri simboli culturali potrebbero servire da attrazioni turistiche e luoghi informativi.

Inoltre, per celebrare la cultura milanese e accogliere i visitatori, si potrebbe installare un monumento interattivo in Piazza Duca d’Aosta, come una grande scultura dedicata ai “Promessi Sposi” o al vocabolario milanese di Francesco Cherubini, arricchita da tecnologia. Questa scultura potrebbe essere dotata di schermi touch e intelligenza artificiale, fungendo da info-point per i turisti. Un progetto di questo tipo non solo renderebbe la piazza un punto di riferimento culturale, ma sarebbe anche un esempio della vocazione futuristica di Milano.

Questo infopoint interattivo potrebbe rispondere a domande in tempo reale, offrendo informazioni turistiche e storiche sulla città e le sue attrazioni, stimolando i visitatori a esplorare Milano e altre destinazioni in Italia. Se il progetto dimostrasse il suo valore, potrebbe essere esteso ad altri punti turistici della città, creando una rete di accesso alla cultura e alle informazioni.

#4 Un eliporto da e per la Stazione Centrale

Un’idea forse meno convenzionale, ma potenzialmente intrigante, potrebbe essere quella di trasformare parte della Stazione Centrale in un piccolo aeroporto per elicotteri. Le piattaforme di decollo e atterraggio potrebbero essere posizionate su estensioni dell’edificio o addirittura in Piazza Duca d’Aosta, creando un collegamento rapido e esclusivo per la città.

Sebbene l’uso di elicotteri possa sembrare riservato ai pochi, un’infrastruttura di questo tipo potrebbe comunque generare entrate significative attraverso l’affitto delle piattaforme a privati facoltosi. Questi ricavi potrebbero essere reinvestiti in progetti di riqualificazione urbana o in iniziative di utilità pubblica. Un’altra possibilità è che l’eliporto possa essere impiegato per scopi pubblici, come il trasporto di emergenza per le forze dell’ordine o il pronto soccorso.

#5 L’occhio di Milano: una ruota panoramica davanti alla Stazione

Un’ulteriore proposta per trasformare l’area della Stazione Centrale è l’installazione di una ruota panoramica proprio di fronte alla stazione. Questo progetto ambizioso non solo attrarrebbe turisti da tutta la città, ma potrebbe diventare un simbolo iconico della Milano contemporanea. La ruota panoramica, alta e moderna, offrirebbe una vista a 360 gradi sulla città, permettendo ai visitatori di ammirare il suo skyline, i principali monumenti e le zone più affascinanti da una prospettiva unica.

In aggiunta all’aspetto scenografico, la ruota potrebbe integrare tecnologie avanzate, come la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale, per arricchire l’esperienza dei passeggeri. I vetri delle cabine potrebbero essere equipaggiati con sensori interattivi che, al tocco, mostrerebbero informazioni dettagliate sugli edifici visibili, dalla loro storia alla funzione attuale. Immaginate di trovarvi in cima alla ruota, mentre osservate il Duomo, e di poter cliccare sul vetro per ricevere curiosità o dettagli storici su di esso, o scoprire di più sulla zona di Porta Nuova o sul parco Sempione.

Un’attrazione di questo tipo potrebbe anche servire come strumento educativo e culturale, promuovendo la storia e la bellezza di Milano in modo interattivo e coinvolgente.

Continua la lettura con: La stanza segreta della Centrale: la Sala del Re

MATTEO RESPINTI

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Metro no limits: il futuro più visionario della metropolitana di Milano

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Si sta dibattendo sulle prossime frontiere della metropolitana di Milano. Allo studio ci sono nuove linee ed estensioni delle linee esistenti. Queste sono le mie proposte per un futuro ancora più visionario della metropolitana di Milano, immaginando l’estremo limite dove si potrebbe spingere la metro.
 
 
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Metro no limits: il futuro più visionario della metropolitana di Milano

# M1: parcheggio di interscambio sulla tangenziale e prolungamento fino a Malpensa

– Dopo la già programmata estensione per Baggio, far proseguire la linea verso la tangenziale ovest creando un nodo d’interscambio con un ampio parcheggio tipo Famagosta MM2
 
prolungamento fino tangenziale (Fonte: Urban File.org)
prolungamento fino tangenziale (Fonte: Urban File.org)
– Passo successivo: proseguire per Cusago e Albairate
 
 
– Sul lato Rho Fiera procedere fino a Malpensa 1 e 2
 
 
# M2: capolinea a Rozzano
 

– MM2 da Assago fino a Rozzano

 
– O, in alternativa, da piazza Abbiategrasso a Rozzano con deposito finale a Binasco
 

# M3: a Paullo e Paderno

 
– MM3 a Nord: da Comasina a Paderno Dugnano passando per Bresso Cormano facendo percorso del tram. In questo caso si tratta di un progetto già in fase di fattibilità. Difficile immaginare limiti ulteriori.
 
 
– MM3 a Sud: da San Donato a Paullo. Anche in questo caso difficile immaginare un limite ulteriore.
 

# M4: a Segrate e Ponte Lambro

– MM4 da Linate a Segrate, come da progetto in valutazione.

Prolungamento M4
 
– MM4, creazione di una diramazione da Argonne a Mecenate ponte Lambro e Monzino
 

 M5: puntare a Magenta

 
– MM5:  Settimo Milanese, futuribile fino a Magenta
 
 

# M6: da area Expo a Opera

– MM6: nuova linea arancione da viale Certosa cimitero, corso Sempione, porta Ticinese,  viale Tibaldi, via Ripamonti. Futuribile a Opera, Opera Carcere
 
– MM6: da piazzale Accursio una diramazione a ospedale- area ex Expo, passando per Espinasse. Futuribile: Baranzate Bollate Garbagnate
 
Credits Urbanfile – M6 lato ovest

# MM7 e MM8: le due circle line

 
– Circle Line sulla circolare esterna 90-91 più una circolare interna lungo le varie porte
 

# ALTRI INTERVENTI POTENZIANTI

– Trasformare le stazioni M1, M2 e M3 per aumentarne la sicurezza con lo stesso layout anti suicidi della 4 e 5
 
– Trasformare tutti i treni a recupero energia in frenata e inverter per togliere motori in continua, riducendo i relativi problemi di manutenzione che essi comportano, sostituzione spazzole statore e revisione Colettore-rotore
 

Continua la lettura con: Il percorso della M6, la futura linea rosa

 
FABRIZIO OTTAVIO BERARD
 

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A Milano l’autonomia delle province dell’Alto Adige? Le 10 cose che si potrebbero fare

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Come descritto in “Cosa deve fare Milano per diventare una città stato“, l’articolo 132 della Costituzione dà la possibilità a Milano di diventare una città stato, acquisendo lo status di regione. Una volta acquisito questo status, l’articolo 116, nel terzo comma, ci darebbe la possibilità di accedere a ulteriori forme di autonomia. Quella più forte, a livello teorico, potrebbe essere simile a quella delle province autonome di Trento e Bolzano. Ma cosa accadrebbe a Milano se potesse godere della stessa autonomia dell’Alto Adige?

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A Milano l’autonomia delle province dell’Alto Adige? Le 10 cose che si potrebbero fare

#1 Promuoversi nel mondo direttamente

L’Alto Adige è diventato un brand internazionale. Allo stesso modo Milano avrebbe libertà e risorse per promuovere il marchio Milano e l’unicità del suo territorio nel mondo, senza essere inserita nelle campagne pubblicitarie della Lombardia. Questo avrebbe senso perché le consentirebbe di rivolgersi al target di turisti urbani, interessati a vistare le città del mondo.  

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#2 Tutelare meglio le sue diversità

Milano è l’unica città cosmopolita del Paese: le sue comunità italiane e straniere potrebbero avere maggiore rappresentanza a livello territoriale e nei confronti di Roma. Non solo: con i poteri dell’autonomia potrebbe gestire le risorse in modo più funzionale alle esigenze dei suoi cittadini, quindi con più attenzione alle infrastrutture di collegamento (es. metropolitana), alla mobilità, alle iniziative culturali, alla qualità dell’aria, alla competizione internazionale.

#3 Trattenere il 90% delle tasse

Se fiscalmente potesse fare come l’Alto Adige, Milano potrebbe dare un impulso pazzesco alle aziende locali, attirando sul territorio anche le imprese internazionali che se ne stanno alla larga dall’Italia.

#4 Creare una free tax zone

Potrebbe dotarsi di una sua architettura fiscale più incentivante per chi crea ricchezza, in grado di fare vera concorrenza con Londra e la Svizzera.

#5 Maggiore tutela dei prodotti locali

Si potrebbe iniziare una produzione massiccia di prodotti agricoli locali.

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#6 Una diversa burocrazia

Milano potrebbe adottare una burocrazia più snella e più orientata ai servizi ai cittadini e alle imprese.

#7 Nuovi standard di efficienza per la PA

Si potrebbero introdurre nuovi criteri di misurazione dell’efficienza della macchina amministrativa, con livelli minimi standard per ogni servizio.

#8 Il bilinguismo

Inserire il bilinguismo, italiano e inglese, per agevolare tutti gli stranieri che vogliono vivere o lavorare a Milano.

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#9 Più potere con Roma

Come in Alto Adige i politici sarebbero divisi a casa nostra, ma uniti a Roma: Milano si farebbe far valere di più nel Parlamento italiano, ottenendo vantaggi.

#10 Maggiore senso di responsabilità

Rispetto all’Alto Adige, Milano userebbe però la sua autonomia in modo responsabile, cercando di fare da traino al resto del Paese, come da sua mentalità tipica.

Continua la lettura con: La metro del futuro a Milano

ANDREA ZOPPOLATO

Scritto in collaborazione con Duilio Forte

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L’immagine che ti passa in mente almeno una volta nella vita quando sei all’Anteo

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A me è capitato guardando un film polacco. 

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Continua con: Un appartamento del Bosco Verticale secondo i milanesi

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Il leggendario «tunnel segreto» dal Castello a Santa Maria delle Grazie: esiste davvero?

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Ricostruzione della fortezza visconteo sforzesca

Da secoli si parla di un passaggio nascosto che avrebbe permesso a Ludovico Maria Sforza di recarsi a pregare in Santa Maria delle Grazie. Si tratta di una leggenda o di realtà?

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Il leggendario «tunnel segreto» dal Castello a Santa Maria delle Grazie: esiste davvero?

# Da secoli si parla del tunnel che permetteva a Ludovico Maria Sforza di recarsi a pregare in Santa Maria delle Grazie

(c) Lady Lever Art Gallery; Supplied by The Public Catalogue Foundation

Partiamo da una affermazione che fece alcuni decenni fa il Priore di Santa Maria delle Grazie, il domenicano Angelo Maria Caccin. Relativamente al convento milanese disse: “Ci sono tre cose meravigliose di questo luogo: il convento in sé, il Cenacolo e i sotterranei che nessuno in questo secolo ha mai visitato. Si evince quindi dall’affermazione che i sotterranei qualcuno prima del novecento li abbia invece visitati…
Del passaggio segreto che permettesse a Ludovico Maria Sforza di recarsi a pregare in Santa Maria delle Grazie senza essere visto se ne parla da secoli ma non esiste una prova documentata della sua esistenza. Ma c’è un però.

# L’indizio del «Fossato Morto»: un passaggio sotterraneo che si interrompe ben oltre le mura perimetrali

Credits: passipermilano.file.wordpress.com – Fossato Morto

C’è un però: dal Fossato Morto, un fossato di difesa presente nel corpo centrale del Castello, parte un passaggio sotterraneo di 3,5 metri di altezza e un metro e mezzo circa di larghezza che si interrompe ben oltre le mura perimetrali esistenti e poco prima della fortificazione esterna della Ghirlanda, opera presumibilmente progettata dal Brunelleschi all’inizio del ‘400.

E’ ovvio che un simile passaggio dovesse avere una funzione strategica ben precisa. Inoltre i due torrioni fortificati che fanno bella presenza sul lato frontale del Castello rendono l’idea di come gli Sforza temessero di più una rivolta popolare che un attacco da parte di nemici esterni e un passaggio scavato all’esterno delle mura cittadine riusciva a destare meno sospetti ed essere costruito con più discrezione di come sarebbe successo se fosse stato fatto sotto gli occhi di tutti.

# Nel 2000 il tunnel riportato agli onori delle cronache

A riportare agli onori delle cronache l’esistenza del tunnel ci fu una rivelazione agli inizi degli anni 2000 che riportava un fatto di cronaca accaduto nel 1947. A fronte di una manifestazione ritenuta molto pericolosa per l’ordine pubblico si fecero installare due mitragliatrici che vennero poste all’altezza del palazzo delle Stelline e tali armamenti furono recuperati da un tunnel sotterraneo presente a pochi metri dove un gruppo facente parte di servizi segreti deviati nascondevano i loro “ferri del mestiere”. A questo punto basterebbe per scavare e posare fine al quesito. E qui viene il bello.

# Uno scempio scongiurato: l’abbattimento del Castello

Forse non tutti sanno che all’inizio del Novecento ci fu un tentativo di abbattere gran parte della struttura esistente del Castello per far posto a ville di lusso, scempio evitato grazie alla lungimiranza e l’amore per l’arte e l’architettura dell’illuminato arch. Luca Beltrami, che varie amministrazioni che si sono succedute hanno tentato di mettere le mani sul nostro patrimonio artistico per installare varie cose, ultima un ristorante nelle merlate. In pratica nessuna amministrazione si è mai premurata di valorizzare il Castello e studiarne a fondo le strutture oggi nascoste. Il perché rimane un mistero come quello del tunnel sotterraneo.

# L’ispezione da parte di Gianluca Padovan, archeologo del sottosuolo

Credits: Davide Padovan

Il portato alla luce è interrotto da un muro in mattoni costruito nel 1960. Questa operazione è stata fatta per poter albergare degli scarichi, sia fognari che di teleriscaldamento, che servono al Castello stesso. Inizialmente era una unica tubatura poi successivamente separata. Per gentile concessione del sig. Gianluca Padovan pubblichiamo due foto: la prima che ritrae il fratello Davide durante una ispezione al tunnel che ne attesta la struttura e l’attuale stato conservativo mentre la seconda i fratelli Padovan accompagnati da tecnici comunali che ispezionano il passaggio.

# Una camera costruita per esigenze fognarie impedisce l’ispezione di uno dei più grandi misteri della Milano sotterranea

Credits: GIanluca Padovan – Ispezione tecnici comune

Nella seconda foto si noti il canale di scolo nel pavimento, opera realizzata nel 1960 scavando nel calpestio originale. In pratica questa camera costruita per esigenze fognarie che comprende anche i muri portanti del tunnel impedisce con il muro contenitivo l’ispezione di uno dei più grandi misteri della Milano sotterranea.

Va da sé che ci aspettiamo una svolta e che si possano ottenere i permessi per poter finalmente visitare a fondo i vari passaggi segreti che svelerebbero molti retroscena della fortificazione. Dando così ancor maggiore lustro a un bene che la città ha il dovere di valorizzare sia per la storia che per il piacere di chiunque visiti un luogo meraviglioso che ci appartiene e che nessuno ha il diritto di occultare. Anzi.

Continua la lettura con: Quando i milanesi salvarono il Parco Sempione dalla demolizione

ROBERTO BINAGHI

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«…eh perché voi a Milano siete…»

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credit: @soup_opera (INSTG)

Quando in altre parti d’Italia si definisce Milano lo si fa per far intendere che è un’altra cosa, come fosse un’isola dove le regole valide nel resto d’Italia qui non si applicano. Da questo modo di vedere i milanesi nasce un sentimento di rivalsa, di invidia o di sudditanza che alberga in molti italiani nei confronti dei milanesi. Questi sono gli esempi tratti dalla mia esperienza.

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«…eh perché voi a Milano siete…»

#1 Il milanese rende insicuri

Il Bauscia milanese

Una forma di sudditanza. Il senso di insicurezza e timore di chi si contrappone
all’autostima che il milanese mette in evidenza nei suoi modi rapidi e tutt’altro che indecisi del suo camminare, parlare e offrirsi. 

#2 Il milanese fa sentire mediocri

credit: @bausciademilan (INSTG)

Altra forma di sudditanza strettamente legata al desiderio di possesso. Si crede che chi è di Milano si ponga su un livello di eccellenza in ogni ambito davanti a cui ogni altra persona si sente mediocre. Un esempio banale? Il milanese ha la macchina esteticamente senza ammaccature e può innescare il pensiero che sia più bravo a guidare o magari che a Milano le persone non si divertono a graffiare le proprietà altrui, ma si sta sbagliando. Il milanese per i suoi valori si scoccia di andare in giro con una macchina “brutta” cosicché la ripara, molto semplicemente. Ma questo chi non abita Milano non sempre lo capisce.

#3 Il milanese incute Super-Io

Credits: lombardiabeniculturali.it – Tribunale di Milano

Ogni sguardo del milanese o della milanese in trasferta viene visto come un giudizio critico. Anche quando si tratta di semplice osservazione. A questo si aggiunge che spesso si tende a pensare che chi è di Milano sia talmente rispettoso delle regole da rivelarsi come uno psicopoliziotto quando si trova in altre zone. Questo genera anche conseguenze bizzarre, come il timore di non riuscire a prevalere nel caso si creasse una disputa giuridica. La sua dimestichezza con il mondo del diritto e la sua proverbiale ricchezza calano come un machete sulle speranze del non milanese. Può rivelarsianche nelle piccole cose come tentare un parcheggio rischioso a ridosso di una macchina targata MI piuttosto che provarci accanto ad una targata TO. “Quella targata MI chissà di chi è…meglio evitare”. Può far sorridere, ma è così.

#4 A Milano i soldi si respirano involontariamente, come l’aria

il dito di cattelan
Un dettaglio del dito

Altra proverbiale forma di sudditanza è legata al mondo dell’economia. Basta dire che sei
di Milano e qualsiasi discussione su un argomento economico sì trasforma in un simposio acclamato e agevolato dai presenti non milanesi. Molti guardano a chi è di Milano come a un business angel. A me è capitato di essere avvicinato da uno sconosciuto che mi ha chiesto se per piacere poteva discutere con me della sua azienda.

#5 A Milano si recupera (e si decidono gli scudetti)

metropolitana milanese

Milano è i poteri forti. Così molti immaginano Milano, come il luogo dove nascono tutti i complotti, dallo scudetto al ritardo dei treni. Già. Se sei su un treno che porta ritardo puoi stare certo che ci sarà qualcuno che dirà: «tranquilli che quando siamo verso Milano recupera». E comunque l’ho sentito anche a bordo di aerei.

#6 I medici di Milano fanno miracoli

Credits: sanitainformazione.it

La sudditanza imperiale prende vita quando entrano in gioco emozioni forti come
la paura della morte. In questi casi nulla può di più come essere ricoverati in un ospedale di Milano. Nulla, ma davvero nulla. Un medico milanese anche se trasferito il giorno prima dal più periferico ospedale di (decidetelo voi) della penisola diventa un santo con licenza di miracolo. L’unico in grado di salvare la vita. Anche qui un fondo di verità ci potrebbe essere, ma risiede nel senso di responsabilità che spinge i sanitari milanesi a non pulire perché glielo ordinano, a non arrivare stanchi o con i postumi della movida al lavoro perché il loro decoro non glielo permette ed anche timbrare cartellini ai colleghi è una usanza che non si confà con quello che hanno assorbito vivendo Milano.Dove non attecchisce quella mentalità che recita: “ Tanto lo fanno tutti!”

#7 Milano è un mondo a parte

 
credit: @soup_opera (INSTG)

Il significato racchiuso quando qualcuno inizia con: “…eh perché voi a Milano…”. Questa frase esprime l’idea di Milano come un mondo a parte. “Voi! di Milano”. Voi che siete in un altro luogo….è la massimizzazione di un contraddittorio in cui da una parte ci siamo noi milanesi e di fronte TUTTI gli altri. Neanche si fossero messi tutti d’accordo. La cosa spettacolare è che riguarda tutti quelli all’interno dell’insieme Milano indistintamente. Cinesi, africani, sudamericani, filippini, europei, tutti diventano milanesi e gli altri sono il resto di Italia. Ho sentito con le mie orecchie parlare fra parenti filippini dicendosi: “ma tu sei di Milano” e l’altro di dove fosse era totalmente marginale per ammissione dello stesso.

Però prima di concludere dobbiamo anche accettare che essere così privilegiatiimplica doverosamente un impegno morale che è quello di chi è osservato costantemente e che deve capire che il suo vivere è studiato e copiato implicitamente dagli altri. Questo ci fa essere nostro malgrado un esempio ed anche una guida. Volenti o nolenti.

Continua la lettura con: Le 7 idee del Grande Design per Milano

ANTONIO CHIMIENTI

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La «nevicata del secolo» a Milano (video)

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Screenshot

Doveva arrivare la grande nevicata: ma sembra un falso allarme. A cui ormai siamo abituati.

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La «nevicata del secolo» a Milano (video)

Pochi sanno che l’Inverno più nevoso a Milano dal 1947-48 è stato quello del 1977-78: dopo un’estate molto fresca, Milano fu colpita dalla depressione d’Islanda vivendo una stagione con temperature spesso sotto zero e con frequenti precipitazioni nevose, per un totale di 1 metro e 25 centimetri.

Ma nella memoria di Milano resterà a lungo un altro inverno, quello del 1985. La nevicata del 1985 venne definita la nevicata del secolo. Durò oltre 72 ore tra il 13 e il 17 gennaio e fece registrare la più grande precipitazione del XX secolo, raggiungendo i 90 centimetri di manto nevoso. Cadde talmente tanta neve che il 17 gennaio crollò il Palasport. 

Qualche ricordo di quei giorni in questo video:

Continua con: Video: Mind, l’ultima avanguardia di Milano

MILANO CITTA’ STATO 

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Quando i milanesi salvarono il parco Sempione dalla distruzione

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Il Central Park di Milano. Tra il Castello e l’Arco della Pace. Pochi sanno che è stato a rischio distruzione. Il motivo? Il solito: l’avidità dei costruttori (con la compiacenza dei politici). Ma a quei tempi i milanesi avevano la schiena dritta. 

Leggi anche: Parco Sempione, leggende e curiosità del Central Park di Milano

Quando i milanesi salvarono il parco Sempione dalla distruzione

# Dopo Expo 1890: «Parco Sempione? Va smantellato per lasciare spazio ai costruttori»

Quando il parco era una riserva di caccia

Progettato dall’architetto Emilio Alemagna il parco Sempione viene inaugurato nel 1890, in occasione dell’Esposizione Universale di Milano. Negli anni successivi, il parco non ha vita facile: per alcuni si tratta di qualcosa di temporaneo come un padiglione di Expo. Va smantellato per lasciare spazio ai costruttori su un’area che fa gola a molti. Questo chiedevano e vennero presentate diverse proposte di sviluppo urbanistico che prevedevano la sua riduzione o addirittura la sua completa demolizione per far spazio a nuove costruzioni. Tuttavia, grazie all’intervento dei milanesi e di associazioni, il parco Sempione è sopravvissuto non solo dopo l’Esposizione ma anche ai successivi attacchi. 

# Anni ’20: il Comune vuole costruirci case

Parco Sempione 1896

Un nuovo attacco risale agli anni ’20, quando il Comune di Milano propone di trasformare il parco in un’area edificabile per far fronte alla crescente domanda di case e uffici. Il progetto non ha seguito soprattutto per le numerose proteste, tra le più rilevanti durante il Ventennio fascista. Un nuovo attacco al parco, forse il più importante, viene sferrato qualche decennio dopo. 

# Anni ’60: Il “Palazzo Triennale” al posto del Parco e del Castello

Il momento più critico ha luogo alla fine degli anni ’60, quando il parco viene minacciato dalla costruzione di un grande complesso residenziale, il “Palazzo della Triennale”, che avrebbe occupato gran parte della sua estensione. La Triennale di Milano aveva bisogno di una sede adeguata per ospitare le mostre internazionali d’arte e design, e il parco Sempione sembrava il luogo ideale per la sua realizzazione. Il progetto del Palazzo della Triennale prevedeva la demolizione di alcuni edifici storici del parco, come il Castello Sforzesco, e la riduzione dell’area verde.

La proposta incontrò la forte opposizione dei cittadini milanesi, che organizzarono numerose manifestazioni e raccolte di firme per difendere il parco. La mobilitazione popolare, sostenuta da alcune personalità di spicco come l’architetto e urbanista Giancarlo De Carlo, portò alla creazione di un comitato di difesa del parco e alla presentazione di un’alternativa progettuale che prevedeva la riqualificazione del parco senza comprometterne l’integrità.

Grazie alla mobilitazione dei milanesi l’amministrazione cambia direzione e il progetto del Palazzo della Triennale viene abbandonato salvando il polmone verde nel centro della città. Speriamo per sempre. 

Ph. dimitrisvetsikas1969

Continua la lettura con: Quando l’opposizione dei cittadini non è bastata: la fine del Vivaio Riva, il gioiello verde nel cuore di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Le 7 stazioni da incubo della metro di Milano

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Ph. @castoldigiorgio IG

Lo dicono i milanesi. Foto cover: @castoldigiorgio IG

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Le 7 stazioni da incubo della metro di Milano

#1 Amendola M1: quando piove è un disastro

Credits mainardielisabetta IG – Amendola M1

La stazione di Amendola M1, storica fermata che portava alla fiera campionaria, è tutelata architettonicamente dalla Soprintenza per la sua particolare struttura a vetrate che ricopre il mezzanino. Quando piove però è un disastro, andrebbe riservata una maggiore manutenzione a un bene ritenuto di tale interesse collettivo.

“Amendola, perché penso sia la più vecchia e vi piove sempre dentro: è molto trascurata!” – Cit. Fiorenza A.

Leggi anche: Le 5 FERMATE più BELLE di MILANO: metro e passante

#2 Cadorna: la più affollata nelle ore di punta 

Credits laromisa IG – Cadorna M2

Nella stazione di Cadorna è meglio non capitare nelle ora di punta. Tra pendolari in arrivo dai treni regionali e utenti che interscambiano tra le due linee metropolitane, verde e rossa, ci si trova in piena bagarre. 

“Cadorna, una tempesta perfetta di affollamento.” – Cit. Allen M.

#3 Lotto M1-M5: un loop senza via d’uscita

Credits pallin86 IG – Corridoio da M1 a M5

Non si può dire certo che la connessione tra le linee M1 e M5 sia delle più lineari. Al contrario, il più delle volte si finisce in loop senza via di uscita. Per passare da una linea all’altra si deve infatti percorrere un lungo corridoio, fare diversi piani di scale mobili prestando attenzione a non prendere quella sul lato sbagliato per non ritrovarsi nel mezzanino o peggio ancora fuori dalla stazione.

“Quando arrivo a Lotto con la M1 devo praticamente fare 3km e scendere 7 piani per arrivare alla banchina della M5” – Cit. Mattia D.

#4 Centrale: un vero labirinto

Credits: @milano_south
Stazione Centrale

Tra tunnel, tapis roulant e scale mobili che si intersecano in modo perpendicolare e parallelo perdersi in Stazione Centrale è un attimo e arrivare in ritardo ai treni della linea M2 e M3 è quasi una certezza.

“La stazione centrale! Hanno fatto tutto un labirinto che fai prima a diventare vecchio che sei ancora lì a camminare.”Cit. Francesca D.

#5 A Loreto M1-M2 si rischia di perdere l’orientamento

Credits areccofrancesco IG – M2 Loreto

Le uscite della fermata di Loreto M1 si trovano in piazzale Loreto, quelle della M2 in piazza Argentina, non proprio così comode per un interscambio. Infatti passare dalla verde alla rossa non è così intuitivo e spesso uscendo dalla stazione si rischia di perdere l’orientamento.

“Loreto. Non capisco dove uscirò …Un disorientamento unico!” – Cit. Pina 

#6 Molino Dorino M1, estetica e sicurezza bocciate

Credits arts_books_wines IG – Molino Dorino M1

La stazione di Molino Dorino sulla M1 non è di certo tra quelle da ricordare. A livello estetico l’abbinamento del blu al rosso utilizzato per l’edificio del mezzanino è un pugno in un occhio. A livello di sicurezza è un po’ una terra di nessuno, sia per il fatto di essere vicino a una strada statale e ai terreni abbandonati dell’antico mulino, sia per il grande flusso di persone che arriva con le linee di autobus extraurbane o per lasciare l’auto nel parcheggio di interscambio. Negli spazi esterni sembra di trovarsi in una discarica abusiva. 

la peggiore molino dorino” – Cit. Stefano M.

#7 Sforza M4 senza interscambio

Credits: Urbanfile – Mappa interscambio M3-M4

La stazione di Sforza M4 è un incubo vista l’assenza di interscambio con la fermata di Missori M3. Infatti per cambiare linea bisogna camminare all’aperto, magari carichi di valige e con la pioggia. Un disastro annunciato.

“Sforza M4! Inqualificabile il mancato interscambio con la M3” – Cit. Fabio G.

Continua la lettura con: Le STAZIONI TRAPPOLA di Milano

FABIO MARCOMIN

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