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Questa è «la città dove si vive meglio al mondo»: i suoi segreti e le curiosità

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markthal - De tijdtrap

Secondo il Quality of Life Index di Numbeo le 10 città migliori del mondo per qualità della vita sono tutte europee. Questa è quella dove si vive meglio in assoluto.

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Questa è «la città dove si vive meglio al mondo»: i suoi segreti e le curiosità

# Solo città europee tra quelle dove si vive meglio: questa la migliore

seitenreich IG – L’Aia

Secondo il Quality of Life Index di Numbeo, basato su dati e sondaggi degli utenti raccolti sulla sua piattaforma, le 10 città migliori del mondo per qualità della vita sono tutte europee, anche se solo una del bacino del Mediterraneo è non è italiano. L’indice combina diversi fattori tra cui: potere d’acquisto, livelli di inquinamento, accessibilità economica degli alloggi, costo della vita, sicurezza, qualità dell’assistenza sanitaria, tempi degli spostamenti e condizioni climatiche. Questa la classifica delle top 10:

#10 Amsterdam

#9 Monaco di Baviera

#8 Copenaghen

#7 Vienna

#6 Helsinki

#5 Valencia

#4 Rotterdam

#3 Lussemburgo

#2 Eindhoven

#1 L’Aia 

Ecco alcune curiosità e attrazioni da conoscere sulla numero uno.

#1 L’unica grande città nei Paesi Bassi con una spiaggia sul mare e con la ruota panoramica sul molo

rellishka IG – Ruota panoramica su molo a Scheveningen

La famosa spiaggia de L’Aia, Scheveningen, è una delle destinazioni balneari più popolari del paese. Questo le trasmette una perfetta dicotomia tra l’austerità del centro politico e giuridico e l’atmosfera rilassata di una località balneare. Qui si trova anche un molo iconico con una ruota panoramica e un bungee jumping. Per divertirsi ci sono cinema, teatri, negozi oltre a ristoranti e chioschi. C’è persino lussuoso hotel e un casinò, il Kurhaus, un tempo palazzo delle terme.

#2 Il festival delle aringhe fresche

hotelsonnehuys IG – Festival della Bandiera di Scheveningen

Forse uno dei festival più bizzarri del Continente. Ogni anno nel mese di giugno si tiene nella spiaggia de L’Aia il “Festival della Bandiera di Scheveningen” che celebra la stagione delle aringhe fresche con degustazioni, musica e spettacoli. 

#3 Mauritshuis: il museo de “La ragazza con l’orecchino di perla”

riritsu1220 IG – Mauritshuis

In un elegante palazzo del XVII secolo vicino al Parlamento c’è Mauritshuis, un museo di fama mondiale che ospita celebri capolavori come “La lezione di anatomia del dottor Tulp” di Rembrandt e “La ragazza con l’orecchino” di perla di Vermeer.

#4 Escher in Het Paleis: il museo delle opere surreali

worlt.travelers IG – Museo Escher

All’interno di un palazzo del XVII secolo, un tempo residenza invernale della regina Emma dei Paesi Bassi, c’è Escher in Het Paleis, un museo dedicato alle opere surreali e matematiche di M.C. Escher. Un’attrazione imperdibile per gli amanti dell’arte e delle illusioni ottiche dell’artista grafico olandese.

#5 La «scalinata del tempo»

markthal – De tijdtrap

All’interno della Stazione Centrale si trova un’opera davvero particolare: “De Tijdtrap”, la “scalinata del tempo”. Creata dall’artista olandese Maarten Cornelis nel 2015, rappresenta una sequenza di piastrelle che coprono diversi periodi significativi dei 3000 anni di storia della città, con riferimenti agli eventi che hanno modellato L’Aia e i Paesi Bassi.

#6 La «Città della Pace e della Giustizia»

_ruyi9341_ IG – Palazzo della Pace

L’Aia oltre ad essere sede del governo e delle corte di giustizia nazionale, pur non essendo capitale, è anche sede della Corte Internazionale di Giustizia. Si trova all’interno del Palazzo della Pace, un maestoso edifici con giardini accessibile al pubblico tramite visite guidate. In totale sono presenti oltre 200 organizzazioni internazionali, tra cui le ambasciate, fatto che le è valso il il soprannome di “Città della Pace e della Giustizia”.

#7 Una delle città più multiculturali d’Europa

Sono oltre 180 le nazionalità presenti nella città, un fatto che influenza molto anche la cucina locale. Ci sono locali che spaziano della cucina indonesiana, retaggio culturale delle colonizzazioni, a quella internazionale.

#7+1 Una città verde, una combinazione unica di natura marina, dune costiere e foreste urbane

harumuut IG – Haagse Bos

Come le altre città dei Paesi Bassi dispone di molti spazi verdi, ma si distingue per la sua combinazione unica di natura marina, dune costiere e foreste urbane e un minor grado di urbanizzazione. Tra i numerosi parchi c’è il Haagse Bos, tra le più antiche foreste più antiche della Nazione, il giardino giapponese di Clingendael e il parco di Westbroekpark, con all’interno un giardino delle rose. 

A posizionare L’Aia al primo posto per la qualità della vita c’è quindi un mix composto da: internazionalità, offerta culturale con attrazioni uniche al mondo e ampi spazi naturali, a cui si aggiungono costo della vita inferiore al resto dei Paesi Bassi, collegamenti veloci con le altre principali città e l’aeroporto, un’estesa rete di ciclabile e un’efficiente rete di trasporto pubblico garantita da bus, tram e treni. 

Continua la lettura con: Qualità della vita: Milano torna in vetta, incalzata dalla sua “sorellina”

FABIO MARCOMIN

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10 locali a Milano dove mangiare bene… spendendo poco

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Ph. @casaportello IG

In città non mancano ristoranti e locali gustare dei buoni piatti, vista l’ampia e capillare offerta. Trovare però quelli che siano allo stesso tempo anche economici, o con un ottimo rapporto qualità-prezzo, non è un’impresa facile. Dalla comunità di Milano Città Stato arrivano questi 10 suggerimenti. Vediamo quali sono.

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10 locali a Milano dove mangiare bene… spendendo poco

#1 Chiosco al Politico dal 1991

Credits chioscoalpolitico IG – Chiosco al Politico

Aperto a Milano dal 1991 in piazza Castello, il Chiosco al Politico è uno delle mete preferite di chi si trova in zona. Offre una ventina di coperti, con tavoli e ombrelloni che lo circondano e la Torre del Filarete sullo sfondo, e una gamma quasi infinita di panini, circa 90, dal classico alla porchetta al crudo, fontina, pomodoro e salsa rosa. Ogni panino è associato al nome di un politico e ce ne sono anche da meno di 4 euro. Aperto tutti i giorni dalle 11:30 alle 23:55.

 

Indirizzo: Piazza Castello

#2 Pepe Nero, carne e pesce di qualità con ottimo rapporto qualità-prezzo

Credits pepeneroripamonti – Pepe Nero ristorante

In via Ripamonti il ristorante Pepe Nero propone carne e pesce di qualità e una lista di vini selezionata per tutte le tasche. Il rapporto qualità-prezzo è ottimo. Una scelta perfetta per mangiare bene e spendere poco in un locale dall’ambiente elegante e curato.

 

Indirizzo: Via Giuseppe Ripamonti 118

#3 Casa Portello, il ristorante del centro commerciale

Ph. @casaportello IG

Anche se ha molti posti a sedere, se non si prenota (soprattutto a pranzo) si rischiano lunghe attese. Comunque non ti cacciano mai via. Per la collocazione sembra un posto cheap di qualità dubbia, l’interno è un po’ da Autogrill, ma quando arrivano i piatti è una deliziosa sorpresa. Tutto preparato al momento, cuochi italiani che lavorano sotto lo sguardo dei clienti, personale molto simpatico e accogliente. Prezzi che fanno tornare alla Milano di un tempo. 

Indirizzo: via Grosotto, 7

#4 La Corte della Risaia, cucina casereccia in un locale raffinato

Credits ristorantecortedellarisaia IG – Corte della Risaia

Nel verde del parco di zona Barona in via Bardolino 30 vale la pena provare La Corte della Risaia, un locale elegante e raffinato con tavoli distanziati. La cucina è casereccia, con piatti della tradizionale toscana e mediterranea. A mezzogiorno si può mangiare a soli 10 euro con la proposta del menù di lavoro. 

 

Indirizzo: via Bardolino, 30

#5 Tropi&Co Pizza Club, pizza a volontà a prezzo fisso

Credits tropicomilano IG – Tropi&co Milano

A chi piace sperimentare sempre nuovi gusti di pizza c’è Tropi&Co Pizza Club, il classico giro pizza dove si mangia pizza a volontà a prezzo fisso. Il menu giro pizza a prezzo fisso è valido solo la sera e include, oltre a tutta le fette di pizza che si riescono a mangiare, anche una birra o un’altra bevanda, un caffè e il limoncello. Il prezzo è di 16 euro.

Indirizzi: viale Ortles, 31

#6 Fish Dancer Restaurant, con solo pesce pescato in giornata

Credits g6vibes IG – Fish Dancer

Il Fish Dancer Restaurant di Milano serve solo pesce pescato in giornata per garantire freschezza e qualità. Nel cuore del centro direzionale della città questo ristorante offre un menu che cambia ogni mese, adatto a tutte le tasche, con piatti della tradizione di mare come spaghetti alle vongole veraci e rivisitazioni dello chef comecome i paccheri con pesce spada, olive taggiasche e bottarga di muggine.

 

Indirizzo: via Vincenzo Viviani, 2

#7 Sidreria, l’all you can eat a base di mela

Credits papen82 IG – Sidreria Milano

La Sidreria propone una sorta di all you can eat con un unico filo conduttore: la mela. Questo locale in zona Ortica, che un tempo ospitava la storica Osteria dell’Oppi, ha un menu composto da una decina di portate varie in base al periodo e da bere esclusivamente il sidro. Un’esperienza unica a Milano senza sorprese sul conto.

 

Indirizzo: Via Corelli, 31

#8 Il Brutto Anatroccolo, una delle ultime vere osterie milanesi

Credits jappie_88 IG – Il brutto anatraccolo

Sono poche le vere osterie della “Milano che fu” ancora aperte. Il Brutto Anatroccolo è una delle ultime e mantiene la sua caratteristica grazie a un servizio essenziale, piatti semplici e caserecci, in prevalenza tipici della tradizione lombarda-milanese. Il prezzo è alla portata di tutti.

 

Indirizzo: Via E. Torricelli, 3 

#9 Osteria dell’Acquabella, la versione moderna della trattoria milanese

Credits osteria_acquabella IG – Osteria Acquabella

In zona Porta Romana si può trovare una versione moderna della trattoria milanese: l’Osteria dell’Acquabella. Un ristorante arredato con mobili in legno chiaro e con una interessante carte dei vini. La cucina è quella tipica lombarda, dall’ossobuco con risotto alla milanese, alla cotoletta alla milanese fino alla punta di vitello al forno. 

 

Indirizzo: via San Rocco, 11

#10 Osteria del gnocco fritto, l’Emilia con affaccio sul Naviglio

Credits irisnobilis IG – Osteria del Gnocco Fritto

Per gli amanti della cucina emiliana l’Osteria del Gnocco Fritto è il ristorante perfetto. Fondato nel 1999, questo locale con vista sul Naviglio propone, oltre allo gnocco fritto con salumi e formaggi, anche l’altra specialità emiliana delle tigelle da accompagnare con il classico battuto di lardo alla modenese e gli intingoli. Non mancano le paste fresche fatte in casa e una cantina emiliano-romagnola di vini con una particolare attenzione per il Lambrusco.

 

Indirizzo: Via Pasquale Paoli, 2

Continua la lettura con: MILANO CAPITALE del BRUNCH: i locali da provare almeno una volta nella vita

FABIO MARCOMIN

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7 cose che si facevano a Milano e che… ora non si fanno più!

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Ph. @tiricordiquesto IG

Con il senno di oggi sembrano roba da fantascienza. Foto cover: @tiricordiquesto IG

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7 cose che si facevano a Milano e che… ora non si fanno più!

# Nel pomeriggio… le Varesine

Credits: pinteresti.it
le Varesine

Ufficialmente datate 1973, anche se alcuni giostrai già lavoravano nell’area ma senza potervi stare in modo permanente, le Varesine sono state il punto di ritrovo per molti giovani che volevano calarsi in un’atmosfera simile a quella più famosa di Coney Island, diventata leggendaria grazie al finale del film The Warriors. Una serie di giostre sempre più degradate e al limite del fanciullesco, ma che permettevano di cambiare la routine fatta di pomeriggi in discoteca o a pattinare sul ghiaccio.

Chiusero le attività con nessun incidente particolare ed è quasi un miracolo, dato lo stato delle giostre nel quale versavano gli ultimi anni. Il fascino decadente e quasi di zona malfamata valsero alle Varesine numerosi set cinematografici, specie per il genere poliziesco anni ’70-80 che tanto piacque anche ad un genio come Tarantino. Nel 1998 cessano qualunque attività, per poi lasciare spazio ad uno dei quartieri più cool d’Italia.

Leggi anche: quando andavamo alle Varesine

# Andare a ballare di sabato pomeriggio

Credits: zero.eu
Ballare il pomeriggio

Difficile datare scientificamente la nascita delle prime discoteche aperte il pomeriggio, ma certo è che il fenomeno esplose nella seconda metà degli anni ’70, facendo la gioia di un paio di generazioni di milanesi e di alcuni gestori di locali che registravano il tutto esaurito anche nei pomeriggi di apertura. Ogni quartiere aveva i suoi locali e per ognuno c’era una particolarità che lo distingueva dagli altri: generi musicali, abbigliamento, fascia d’età, tendenza, tutto faceva un locale diverso dagli altri. Dal Biberon ai Tre Ponti allo Shocking sotto l’ex Teatro Smeraldo, al Primadonna, al Divina, decine di discoteche aprivano, selezionavano più o meno la clientela e poi tutti a ballare.

A volte si aspettava il giro dei lenti per regalarsi qualche emozione o un bel due di picche, ma faceva parte del gioco. Verso sera, tutti a casa dopo un panino volante e orecchie fischianti per il volume sempre troppo alto. La moda è scemata con le nuove generazioni che hanno potuto godere di locali diversi e forse più libertà nell’uscire prima alla sera, togliendo tutto quel fascino che avevano quei locali, molti dei quali veri e propri scantinati, dove si ascoltavano rock o i Duran Duran e gli Wham. In attesa dei lenti…

Leggi anche: Quando si andava in discoteca di pomeriggio

# Tutti in piazza per TRL-MTV

Credits: sikiproduction.it
TRL-Mtv

Dal 1999 al 2010 il programma itinerante ha visto come principale sede Piazza del Duomo a Milano. Dal balcone situato sul lato destro della Galleria Vittorio Emanuele, lato Duomo, si attendevano le star del momento che si affacciavano per la gioia dei fan che stazionavano per ore in attesa dei loro beniamini. Alessandro Cattelan, Giorgia Surina, Marco Maccarini, Carolina di Domenico e Federico Russo hanno accompagnato, preso per mano e intervistato decine e decine di star internazionali che, proprio grazie a MTV, sono passate da quel balcone. Dalle 15 alle 16 la piazza era gremita di ragazzi, mentre un pubblico decisamente più numeroso si collegava da casa col proprio televisione per lo spettacolo di rito.

Leggi anche: Gli anni d’oro di MTV a Milano

# Le sale giochi

Credits: glianni80.com
sale giochi anni ’80

Ben diverse da quelle attuali che mettono in difficoltà intere famiglie per colpa della ludopatia, le sale giochi anni ’70-90 erano il fulcro di alcuni quartieri periferici, dove i ragazzi si riversavano per sfide interminabili con gli intramontabili giochi quali calcio-balilla o flipper e affiancati dai vari giochi elettronici. Visti adesso, con quella grafica dozzinale, sembrano uno scherzo fatto da qualche buontempone, ma una volta erano il massimo per chi voleva mostrare, non muscoli, ma una classe cristallina nel saper gestire pulsanti e levette direzionali.

Da Space Invaders a Pack-Man, da Firefox a tutti gli altri giochi allora fantascientifici. Bastava avere cento lire, poi duecento, poi i gettoni e da li a salire con il prezzo, per accaparrarsi da qualche minuto a mezzo pomeriggio in base alla bravura del giocatore. Le sale più organizzate avevano un tabellone dove segnavano il record del giorno, settimana, mese e anno. E, alla fine, i migliori riscuotevano successo e qualche bevuta, unico azzardo che si compiva in quelle sale.

# Il Palaghiaccio in via Piranesi


Palazzo di ghiaccio via Piranesi

In questo palazzo stile Liberty, ora riconvertito a spazio polifunzionali e per fortuna salvato dall’abbattimento, hanno potuto allenarsi e giocare i Diavoli Milano e una meravigliosa Matilde Ciccia che per anni è stata la stella del nostro pattinaggio artistico. Dopo l’ingresso i più fortunati si dirigevano nello standone del cambio con i propri pattini, mentre per i più c’era il rituale che prevedeva l’affitto dei pattini, generalmente stra consumati e privi di lamine, con i quali si doveva convivere per qualche ora.

Nella bolgia presente ci si divertiva a pattinare, cercare di frenare in derapata e si consumava la mitica cioccolata calda al bar. Cessata l’attività sportiva nel 2002, è ora sede di eventi ed esposizioni; ma chi ha avuto la fortuna di indossare i pattini in quella struttura non potrà fare a meno, una volta entrato, di ricordare qualche evoluzione, qualche caduta e qualche passo incrociato finalmente ben eseguito.

# Le domeniche allo zoo

Credits: Giampy Cas pinterest.com

Un grande passo verso la civiltà, un obbligo nel confronto degli animali. Ma va da sé che per decenni lo Zoo dei Giardini Montanelli ha richiamato orde di bambini e non alla ricerca di qualcosa di esotico. L’elefante e l’ippopotamo accoglievano i visitatori che proseguivano la visita tra scimmie, orsi e due splendide tigri. Lo spettacolo, col senno del poi deprimente, permetteva ai più piccoli di sentirsi immersi in un’atmosfera salariata, mentre per i poveri animali era una sofferenza indicibile. Per fortuna smantellato è comunque possibile vedere alcune gabbie, fortunatamente vuote, nel parco, lato verso via Manin.

Leggi anche: Quando Milano andava allo zoo

# La sera al Palatenda

Credits: wikipedia.org
Concerto di Vasco Rossi al Palatenda

Noto come PalaTrussardi, PalaVobis, PalaTucker, MazdaPalace, la struttura venne eretta per creare uno spazio adatto a concerti ed eventi sportivi. Da quel momento memorabili concerti, eventi sportivi anche estremi come le gare indoor di motocross, l’Olimpia Milano o le esibizioni di Wrestling hanno riempito gli spalti. Con fortune alterne, ha vissuto un primo periodo fino al 1986 quando venne ricostruito, pare sempre abusivamente, fino al 2011 quando ha cessato ogni attività.

Oggi giganteggia nell’area come un fantasma in attesa di una riconversione. Ma le note di di Pino Daniele e Joe Cocker riecheggiano ancora nella struttura che ha permesso a grandi artisti di rendersi immortali, almeno per chi ha varcato i cancelli della struttura e assistito ai loro concerti. Per fortuna, molte delle star qui esibitesi sono ancora in buona salute al contrario della struttura che certamente ha bisogno di cure.

Leggi anche: Quando si andava al Palatenda a vedere Vasco e gli U2

Continua la lettura con: El MENAFRECC, el FIRUNATT, lo STRASCEE: altri 5 MESTIERI ANTICHI che hanno fatto la storia di MILANO

ROBERTO BINAGHI

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Una delle «SPA più belle del mondo» è a due ore da Milano

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Lefay Resort Garda

La classifica delle 30 migliori spa al mondo: è la Top Destination Spa secondo i lettori di Condé Nast Traveler. Al primo posto il thailandese Chiva-Som International Health Resort, ma sono ben tre le strutture italiane a essere presenti in classifica. Una è ad appena due ore da Milano.  

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Una delle “SPA più BELLE del mondo” è a due ore da MILANO

# Lefay Resort & Spa Lago di Garda con la sua infinity pool – Lombardia: 29esima nel mondo (e terza in Italia)

Credits instafallen IG – Lefay Resort & Spa Lago di Garda

La terza italiana è il Lefay Resort & Spa Lago di Garda in Lombardia: alla 29esima posizione nel mondo. Si trova a Gargnano, in provincia di Brescia. Una struttura in simbiosi con il paesaggio, con trattamenti originali, agopuntura, massaggio per dolci sogni, impacchi drenanti e la spettacolare infinity pool dello stesso identico colore del lago. Raggiungibile in sole due ore da Milano. 

Le altre due italiane tra le più belle del mondo

# Terme di Saturnia Natural Destination Spa & Golf Resort, «la Spa naturale più bella al mondo» – Toscana: 22esima nel mondo (seconda in Italia)

Credits: viaggiare.mondo.info – Terme di Saturnia

La storica struttura Terme di Saturnia Natural Destination Spa & Golf Resort nel cuore della Maremma Toscana. A detta di molti è la Spa naturale più bella al mondo grazie all’acqua termale, calda e ricca di benefici per salute e psiche, e allo scenario da favola in cui si trova. Tra i punti di forza della struttura ci sono i trattamenti a base di fanghi termali, la verde campagna circostante e la cucina del territorio.

Leggi anche: Questo è il BORGO più ANTICO d’ITALIA

# Lefay Resort & SPA Dolomiti Pinzolo immersa tra boschi e picchi innevati – Trentino Alto Adige: 12esima nel mondo (prima in Italia)

Credits topolskayasignature – Lefay Resort & SPA Dolomiti Pinzolo

Il Lefay Resort & SPA Dolomiti Pinzolo è la prima Spa italiana in classifica, piazzandosi alla 12esima posizione. Una struttura di costruzione ecosostenibile dagli arredi avvolgenti e curati, le vetrate a tutt’altezza aperte sul paesaggio e una concezione del benessere capace di fondere le migliori lezioni di Asia e Occidente. Immersa tra boschi e picchi innevati dista da Trento meno di un’ora di auto. 

Continua la lettura con: I 7 LUOGHI dei DINTORNI di Milano dove OGNI MILANESE deve andare almeno una volta nella vita

FABIO MARCOMIN

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Le «Sette Meraviglie di Milano»

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cimitero monumentale

Per capire Milano bisogna tuffarvisi dentro. Tuffarvisi, non guardarla come un’opera d’arte”. Così ha detto Guido Piovene, invitando tutti a immergersi nella bellezza del capoluogo lombardo, che nei secoli ha stregato i più grandi artisti, filosofi e viaggiatori da tutto il mondo. E tornerà presto a farlo attraverso le sue 7 meraviglie, uniche, magiche e irripetibili.

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Le «Sette Meraviglie di Milano»


#1 Il Duomo

Ph. credits Andrea Cherchi

La cattedrale gotica più spettacolare del mondo, monumentale nella sua immensa bellezza. Sembra una favola, al punto tale che il Maestro della fiaba Hans Christian Andersen ne ha parlato così: “Ovunque guardassi, da ogni angolo, accanto ad ogni guglia di cui l’edificio è disseminato, apparivano figure marmoree… Il meraviglioso mondo mistico qui si manifestava! Sì, questa è una chiesa di Dio!.
E Stendhal, famoso per la sindrome che fa svenire chi resta travolto dalla bellezza dell’arte:Questa chiesa, rischiarata da una bella luna, offre uno spettacolo di bellezza straordinaria ed unica al mondo. L’architettura non mi ha mai offerto simili sensazioni”.

Leggi anche: Il DUOMO di Milano: dieci curiosità e stranezze che sorprendono anche i milanesi


#2 Il Cenacolo di Leonardo

cenacolo

Da Bunuel nel suo film “Viridiana” a un episodio dei Simpson del 2005, da Peter Greenaway che ha firmato una performance live nel 2008, a Dario Fo che gli ha dedicato uno spettacolo, questo affresco di Leonardo da Vinci è una delle opere d’arte più citate e imitate al mondo. Strepitoso per il dinamismo dei suoi personaggi e suggestivo per i misteri che ci sono nascosti, è al centro di un thriller di Dan Brown e ha perfino suggerito al musicologo Pala la ricerca di una partitura nascosta al suo interno, di cui ha scritto nel libro “La musica celata”. E come dimenticare poi gli altri omaggi cinematografici? Pier Paolo Pasolini in Mamma Roma del 1962, Robert Altman in M.A.S.H. del 1970, Norman Jewison in Jesus Christ Superstar del 1973, e Ciprì e Maresco in Totò che visse due volte del 1998 solo per citare i più famosi.
A quando il prossimo?

Leggi anche: I 7 motivi che rendono l’Ultima Cena unica al mondo


#3 La Pinacoteca di Brera

pinacoteca

È perenne ragione di compiacimento pei milanesi non solo pei tesori d’arte che racchiude, ma per gli esempi di disinteresse e d’intelligente attività cha alla storia della sua formazione son legati: il suo nome suona oggi quale uno dei maggiori santuari dell’arte nel mondo”. Così si esprime il più grande storico dell’arte dell’Ottocento, Francesco Malaguzzi Valeri, su uno fra i pochi musei italiani a ospitare grandi capolavori di diverse scuole.
Fu Napoleone a volere Brera come luogo rappresentativo di tutta l’arte italiana di ogni epoca e di ogni regione, accogliendo opere prelevate da chiese e conventi nell’ottica illuministica e “rivoluzionaria”, condivisa con il Louvre di Parigi, di mettere a disposizione del pubblico quadri fino allora difficilmente accessibili.

Leggi anche: 7 capolavori che rendono la Pinacoteca unica al mondo


#4 La Pietà Rondanini al Castello Sforzesco

credits: IG @belcaro54

La magia del “non finito” che lascia all’immaginazione di vedere oltre, di sentire la vibrazione piena dell’anima che si identifica nell’immagine che lotta con la materia per definirsi. “Dobbiamo chiedere a Michelangelo di coinvolgerci nel movimento inarrestabile del corpo del Cristo morto dentro il corpo della Madre, così come egli li ha genialmente fusi nel sublime non finito della Pietà Rondanini” afferma il grande teologo Luigi Serenthà, stregato dalla bellezza del capolavoro acquistato dal Comune di Milano dopo la seconda guerra mondiale. L’allora sindaco Antonio Greppi ha creduto moltissimo nella potenza dell’arte per rendere Milano attrattiva nel mondo e ha fortemente voluto quest’opera di Michelangelo come simbolo delle collezioni pubbliche del rinnovato Castello Sforzesco, oggi uno dei luoghi imperdibili del turismo a Milano.


#5 Il Cimitero Monumentale

cimitero monumentale

Quindi lascia perdere i salotti coi talenti e le baldracche, vieni all’ombra dei cipressi dona amore, al pomeriggio a chi sospende la sua vita tra le urne amiche del monumentale, di realtà e d’irreale, vieni a fartene un’idea” cantano i Baustelle nella loro canzone “Monumentale”. La realizzazione del Cimitero più famoso di Milano iniziò nel 1866 per opera dell’architetto Carlo Maciachini. Oltre al sepolcro di Alessandro Manzoni e al monumento dedicato a Giuseppe Verdi, nel celebre Famedio si trovano lapidi che commemorano Arrigo Boito, Giuseppe Mazzini, Ugo Foscolo, Carlo Cattaneo, Francesco Hayez, Salvatore Quasimodo, fino a Dario Fo e Franca Rame.

Leggi anche: 7 tesori da non perdere al Cimitero Monumentale


#6 I Navigli

navigli milano

La passeggiata dell’amore, fra vicoli stretti, case colorate, ponticelli e romanticismo. La loro riapertura è il sogno della Milano città d’acqua, fatto di miraggi e di progetti più concreti. “Ancora, e da anni, cara, ci ferma il mutarsi degli alberi stretti dentro la cerchia dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno e sempre quel sole che se ne va con il filo del suo raggio affettuoso” scrive Salvatore Quasimodo nella sua poesia “Quasi un madrigale”. E conclude: “Qui sull’argine del canale, i piedi in altalena, come di fanciulli, guardiamo l’acqua, i primi rami dentro il suo colore verde che s’oscura. E l’uomo che in silenzio s’avvicina non nasconde un coltello fra le mani, ma un fiore di geranio”.

Leggi: La guida definitiva dei navigli di Milano 


#7 Il Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala è il salotto della città…. ‘ci vedremo alla Scala’ si dicono l’un l’altro per ogni sorta di affari…” scriveva Stendhal nel 1817, ammirato dalla sontuosa bellezza dei palchetti, del foyer, delle colonne neoclassiche dell’androne d’ingresso dell’opera architettonica del Piermarini, ultimata nel 1778 e da allora Tempio della Lirica nel mondo. Qui hanno debuttato alcune delle opere più importanti della storia del melodramma, qui si sono uditi gli acuti più strepitosi di Maria Callas e Luciano Pavarotti, qui Arturo Toscanini ha diretto il concerto memorabile del 26 aprile 1946 con cui Milano ha salutato la rinascita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che avevano distrutto in gran parte anche il teatro, ricostruito a tempo di record per celebrare la cultura come anima pulsante di Milano.


#7+1 Sant’Ambrogio

architetture
Basilica di Sant’Ambrogio, 379 – 1099

Vescovo di Milano in Italia e mentore di S. Agostino, Dottore della Chiesa e vescovo di Ippona, Ambrogio è il santo Patrono di Milano, vissuto tra il 340 e il 397, e il suo nome significa “immortale”, il migliore augurio possibile per la città. Ha perfino composto canzoni e le ha insegnate alla gente, che le cantavano insieme con lui.
La chiesa che porta il suo nome è stata voluta da lui e costruita mentre ancora era.
Uno degli edifici più antichi e affascinanti di Milano, in cui si vede la stratificazione degli stili, dal paleocristiano fino al neoclassico. La
 sua fama internazionale viene dal fatto che qui è ambientato il primo atto de I Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi, andata in scena al Teatro alla Scala l’11 febbraio 1843 e poi in tutto il mondo. Infatti, nel 1929, la basilica fu fonte di ispirazione per la costruzione della Royce Hall dell’Università della California di Los Angeles, la cui facciata richiama quella della basilica di Sant’Ambrogio.

Continua la lettura con: Le Sette Meraviglie dell’hinterland di Milano

ALBERTO OLIVA

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Il temporary store più divertente e irriverente di Milano

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insultiluminosi IG - Scritta

Nasce come negozio online, ma solo per questi giorni mette in vendita i suoi prodotti in un store fisico. Ecco che cosa vende, dove e fino a quando.

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Il temporary store più divertente e irriverente di Milano

# Insulti Luminosi: dall’online al negozio fisico 

insultiluminosi IG

Tutto è nato dall’idea di Gabriele Locci, a cui è sembrato divertente utilizzare strisce led per comporre frasi ironiche. Nel 2022 nasce il brand Insulti Luminosi, sotto il cappello di Che Fatica SRL, che con il suo store online vende insegne led e prodotti personalizzati pensati per far ridere ed essere irriverenti. La pagina social si descrive come 40% imprecazioni e 60% luminosità.

# Il temporary store più divertente e irriverente di Milano

megliounpostobello e francesca guatteri IG – Negozio Insulti luminosi

Per chi volesse provare per credere e vedere dal vivo una parte delle scritte luminose disponibili può farlo nel temporary store in zona Tortona. Si possono trovare slogan che fanno il verso a quelli delle pubblicità o delle canzoni, rivisitati con l’obiettivo di essere insolenti e irriguardosi, con insulti più o meno velati, oppure frasi dirette con l’obiettivo di essere sarcastici e pungenti. Tra queste ci sono: “Sai chi ti saluta tantissimo”, “Volano Madonne” e Pensati in pensione”. Rimane aperto fino a Natale.

# Gli zerbini di casa per accogliere gli ospiti nel peggiore dei modi

megliounpostobello e francesca guatteri IG – Insulti luminosi

Come new entry ci sono persino gli zerbini di casa, perfetti per accogliere nel peggiore dei modi i propri ospiti, con scritte come: “Se non ci vediamo mai un motivo ci sarà”, “Home & merd” o “Bastava una chiamata”. Si possono acquistare i prodotti a catalogo oppure farli realizzare a proprio piacimento. Un’idea alternativa come regalo da mettere sotto l’albero?

 

 
 
 
 
 
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 Indirizzo: via Tortona, 19

Spunto: megliounpostobello e francesca_guatteri IG

Continua la lettura con: Il primo store «unbranded» d’Italia è diventato un «negozio camaleonte»

FABIO MARCOMIN

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10 tipici sensi di colpa dei milanesi

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Si dice che Milano sia una città calvinista. Una delle differenze tra calvinismo e religione cattolica è nel libero arbitrio. Per la Chiesa romana il peccato è una scelta e basta confessarsi per cancellarlo. Per Calvino l’uomo nasce vive e rimane peccatore, scontando su se stesso l’effetto delle sue cattive azioni e sperando nella grazia salvifica del Signore che potrebbe darla o non darla a suo piacimento. Questo forse spiega perché il milanese sia costantemente afflitto dai sensi di colpa.

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10 tipici sensi di colpa dei milanesi

#1 Ho lavorato troppo poco

Senso di colpa innato nel milanese. Lo colpisce al termine di ogni giornata lavorativa che finisca prima delle 23 e lo perseguita perfino in vacanza, quando si risveglia di soprassalto in una spiaggia assolata. Senso di colpa incurabile. Dicono che non vada via neppure con la pensione.

#2 Ho lavorato troppo

Senso di colpa che colpisce per lo più persone arrivate da poco a Milano.

#3 Ho fatto una pausa troppo lunga

Senso di colpa che coglie il milanese al rientro dal pranzo o dal coffe break. Per la vergogna non osa guardare i faccia i colleghi già attivi alla loro postazione. Si sente addosso i loro sguardi, nelle orecchie sente risuonare ancora la loro domanda: “Dove è finito quel lavativo?”. Senso di colpa che si prova anche se si lavora da soli. Lo si sconta proseguendo fino a mezzanotte.

#4 Sono andato in vacanza

Per sfuggire a questo senso di colpa i milanesi vanno in vacanza tutti assieme. Ad agosto prendono le stesse settimane di ferie e scelgono tutti assieme i week end in cui andare via, lasciando che Milano si svuota. Tutto per poter trascorrere qualche ora serena senza l’assillo di questo senso di colpa. Ma invano. Basta guardare su Facebook un post di qualcuno rimasto a Milano a lavorare che arriva il tracollo, con un irrefrenabile desiderio di fare qualcosa di produttivo. Anche se ci si trova su un’isola deserta.

#5 Mi sono ammalato

Il milanese vede la malattia come il segno rivelatore di un degrado fisico, psichico e soprattutto morale. Una vergogna inconfessabile.

#6 Non dedico abbastanza tempo ai miei figli (o alla mamma) (o alla nonna) (o al cane/gatto)

Il senso di colpa del milanese è implacabile anche sugli affetti. C’è sempre qualcuno che ci si sente di trascurare. Più il milanese vuole bene a qualcuno meno si gode la sua compagnia perchè è sempre più forte il senso di colpa per averlo trascurato. Colpisce i genitori con i figli, i fidanzati reciprocamente (specie l’uomo verso la donna, a dire il vero), e si manifesta fin dai primi anni per i ragazzi più sensibili come senso di colpa verso i genitori, i nonni o, più frequente, gli animali domestici.

#7 Ho speso troppo

Qui siamo al calvinismo alla massima potenza. Il riformatore svizzero diceva che arricchirsi era bene ma spendere troppo assolutamente no. Questo modo di pensare ha fatto la fortuna della Svizzera e delle sue banche. A Milano si tende a essere più goderecci degli amici elvetici: si spende per auto, tecnologia, vestiti, a volte anche per fare del bene agli altri. Tutto molto bello. Ma quando la sera a letto si spegne la luce rovina tutto il senso di colpa a forma di un estratto conto.

#8 Ho speso troppo poco

Il milanese conosce il valore del denaro e per questo non ne vuole spendere. Ma se spende poco si sente un pezzente e questo gli lascia un alone di disgusto addosso che lo mette in cattiva luce con gli altri. Ma soprattutto con se stesso.

#9 Mi sto trattando male

Il milanese prova vergogna con se stesso se mangia troppo o troppo male. Se un inglese o un tedesco si ubriacano, il giorno dopo si vantano del loro mal di testa e del loro vomito. Un milanese no. Il vero dolore è morale per essersi trattato male ed è preoccupato per i possibili contraccolpi sulla produttività al rientro al lavoro. Per combattere questo senso di colpa i milanesi si ammazzano in palestra.

#10 Il sesso

Calvino è ovunque, anche in camera da letto.

Continua la lettura con: Smailand: chi incontri la sera in via Gola

MILANO CITTA’ STATO

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C’è vita oltre la circonvalla: le 15 grandi attrazioni nella periferia di Milano (in senso orario)

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Ph. @albrechtwiller IG

Milano non è solo centro. Se si esce dalla circonvallazione della 90/91 si possono trovare degli autentici tesori. Non solo, in periferia ci sono anche dei magneti che possono attirare più del centro. Qui la mia selezione dei 15 principali punti di attrazione che si trovano tra la circonvallazione e la tangenziale di Milano.

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C’è vita oltre la circonvalla: le 15 grandi attrazioni nella periferia di Milano (in senso orario)

# Parco Nord

Il più grande parco di Milano ospita oltre 100 diverse specie di alberi. Si possono incontrare anche conigli selvatici, gufi, civette, sparvieri e pure volpi.

Foto di: Andrea Cherchi

Hangar Bicocca

Lo spazio espositivo più sottovalutato di Milano. Ospita bellissime mostre di arte contemporanea oltre alla grandiosa installazione permanente delle Torri Celesti di Anselm Kiefer. E’ pure gratis.

# Teatro Arcimboldi

E’ la «Scala del secondo millennio»: è stato infatti costruito per prendere il posto della Scala di Milano durante i suoi lavori di ristrutturazione dal 2002 al 2004.

Teatro degli Arcimboldi

# Naviglio Martesana

Noto anche come Naviglio Piccolo, un tempo era la “Riviera di Milano”. Presenta degli scorci incantevoli. Alcuni tratti furono progettati da Leonardo da Vinci.

# Politecnico

Fondato il 29 novembre 1863 è il più antico ateneo di Milano (60 anni prima della Statale) e uno dei più quotati politecnici del mondo.

politecnico di milano est
politecnico di milano est

# Chiaravalle

Fondata nel XII secolo l’abbazia è uno dei primi esempi di architettura gotica in Italia. Anche se è aperta campagna fa parte del Comune di Milano. 

# Fondazione Prada

Come un’iniziativa privata può rilanciare un quartiere periferico più di molte politiche sociali.

fondazione prada

# Forum di Assago

Anche se è di Assago, è comunque subito prima della tangenziale, raggiungibile con la metro. Può ospitare fino a 12.331 spettatori e fa parte della European Arenas Association (EAA), che riunisce le più prestigiose strutture indoor europee.

Milano
Milano

# San Cristoforo

Complesso costituito da due chiese era il “faro” d’ingresso a Milano per chi arrivava sul Naviglio.

ponte di san cristoforo
ponte di san cristoforo

# Parco delle Cave

Il terzo parco di Milano per dimensioni è caratterizzato da quattro bacini artificiali, oltre a boschi, corsi d’acqua, orti urbani e la cascina Linterno. Nelle vicinanze ci sono anche Trenno e Bosco in Città.

verde

Stadio San Siro

Intitolato a Peppino Meazza, per tutti è semplicemente “San Siro”, soprannominato la Scala del calcio o il Tempio del calcio. Uno degli stadi più celebri al mondo, è il più capiente d’Italia ed è stato inserito al secondo posto nella classifica degli stadi più belli del mondo redatta dal Times.

Cavallo di Leonardo

Progettato da Leonardo da Vinci dal 1482 al 1493 è la statua equestre in bronzo più grande del mondo. Si trova all’ingresso dell’Ippodromo, posizionamento criticato da molti.

sculture

Monte Stella

La montagnetta artificiale di Milano, costruita sulle rovine della seconda guerra mondiale.

montestella milano ovest

# Certosa di Garegnano

La certosa di Milano, una delle chiese più belle e sottovalutate di Milano.

Ph. angelo.passerini IG – Certosa di Garegnano

# Villa Scheibler

La «Piccola Versailles» di Milano, costruita nel Quattrocento, era la tenuta di caccia di Ludovico il Moro.

Credits chiara.214 IG – Villa Scheibler

# CLICCA PER LA MAPPA:

Mappa delle attrazioni della periferia di Milano

Leggi anche: I locali più strani di Milano

ANDREA ZOPPOLATO

copyright milanocittastato.it

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Milano solo 14ima tra le città universitarie più desiderate d’Italia! Per tornare in vetta serve una “Libera Repubblica degli Studenti”

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A cavallo del nuovo millennio Milano figurava tra le 10 mete più desiderate in Europa dagli studenti Erasmus. Poi un declino che sa di crollo. Almeno se si guarda l’ultimo studio che mette Milano solo al 14° posto tra le città universitarie italiane più desiderate dagli studenti. Cosa serve per invertire il trend?

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Milano solo 14ima tra le città universitarie più desiderate d’Italia! Per tornare in vetta serve una “Libera Repubblica degli Studenti”

# Le città più popolari tra gli studenti: il 14° posto di Milano

Lo studio di Preply ha misurato il livello di desiderio delle città università attraverso le ricerche online legate al binomio “Università + città”: queste sono le destinazioni accademiche più popolari tra i giovani italiani. Milano si trova appena 14ima, dietro città come Bergamo, Catania, Padova e persino Roma, che si piazza al 7° posto. Un risultato che sorprende, considerando l’eccellenza accademica del capoluogo lombardo e la presenza di atenei prestigiosi.

In cima alla classifica troviamo Bergamo, con 4.400 ricerche mensili, che si distingue per l’equilibrio tra offerta formativa e qualità della vita. Seguono Catania e Padova, con 3.600 ricerche ciascuna, città che vantano atenei storici (l’Università di Catania fu fondata nel 1434, mentre l’Università di Padova nel 1222) e, anche qui, un costo della vita ridotto.

Nella top 10 seguono Parma (3.100 ricerche), Torino (3.000), Napoli (2.900), Roma (2.900), Modena (2.400), Trento (2.400) e Bologna (2.400). Come dicevamo, Milano, con 1.900 ricerche mensili, si trova solo al 14° posto.

# Il costo della vita di Milano è un ostacolo per gli studenti

Uno dei principali fattori che rende Milano meno attraente per gli studenti universitari è il costo della vita. Secondo uno studio del think tank Tortuga, Milano è una delle città più care d’Italia: un giovane single ha bisogno di circa 1.175 euro al mese solo per coprire le spese essenziali, una cifra superiore del 23% rispetto alla media nazionale. Gli affitti, in particolare, sono proibitivi: un monolocale supera facilmente i 900 euro al mese, cifre insostenibili per molti studenti, soprattutto quelli provenienti da famiglie con redditi medio-bassi.

Città come Bergamo, Catania o Parma offrono una buona qualità accademica a un costo della vita nettamente inferiore. Nonostante la presenza di atenei d’eccellenza come il Politecnico e l’Università Statale, Milano è fuori portata per molti studenti che scelgono destinazioni dove possono permettersi affitto, cibo e vita sociale senza essere soffocati dalle spese.

# Più piccolo è meglio?

Le città nelle prime posizioni della classifica offrono un ambiente “a misura di studente”. Qui, l’università è parte integrante della vita cittadina, creando una sorta di “bolla accademica” che intensifica l’interazione tra studenti e la percezione di comunità. Questa concentrazione, che favorisce il fermento delle idee, è un vantaggio che Milano sembra non offrire ancora. Le università sono spesso isolate l’una dall’altra, e la città stessa, con la sua vocazione internazionale e il numero elevato di luoghi di ritrovo, biblioteche e locali, potrebbe star ostacolando la creazione di un vero ambiente universitario.

# La soluzione? La “Libera Repubblica degli studenti”: l’University District

La Statale sta completando il Campus Mind, dedicato alle matricole delle facoltà scientifiche, nell’ex Area Expo. Il Politecnico di Milano sta sviluppando il nuovo Campus Goccia nella zona Bovisa. Il San Raffaele, inizialmente interessato a un campus a Sesto San Giovanni, sembra ora orientato verso una riorganizzazione dei propri spazi. Bicocca, invece, che dovrebbe incarnare l’integrazione tra città e distretto universitario, viene spesso percepita dagli studenti come una zona piuttosto asettica.

Ma perché non immaginare un vero distretto universitario autonomo e per certi aspetti autogestito? Perché no, nel cuore di Bicocca. Se si ispirasse al modello delle “piccole città universitarie”, diventerebbe immediatamente il centro pulsante della vita studentesca milanese, rappresentando al contempo un laboratorio di sperimentazione e di responsabilità per gli studenti. 

# Le caratteristiche dell’isola degli studenti 

In questo distretto, sensibilità scientifiche e umanistiche si dovrebbero fondere, stimolando collaborazioni tra università e studenti, coinvolgendo questi ultimi soprattutto nell’ideazione e nella gestione delle attività collaterali. Non solo: l’architettura dovrebbe giocare con elementi tradizionali e moderni per creare spazi che favoriscano la socialità e l’interazione, come sale studio comuni, caffetterie per discussioni informali e terrazze verdi per il relax e la riflessione. Un contesto in cui ogni studente, dall’ingegnere al filosofo, possa sentirsi a casa.

Il distretto sarebbe il risultato di una gestione condivisa tra le università milanesi, come Bicocca, Statale, Politecnico, Cattolica e Bocconi, e gli studenti. Una sinergia che darebbe vita a spazi aperti a tutti gli studenti, senza barriere tra le facoltà. Le biblioteche sarebbero miste e accessibili a tutti, mentre i campus ospiterebbero laboratori condivisi per progetti inter-ateneo. Spazi espositivi permetterebbero a studenti di diverse discipline di presentare le proprie idee, generando un flusso continuo di ispirazione e innovazione.

# La risposta al caro-vita

Una studentesca protesta contro il caro-affitti al Politecnico di Milano

Per rispondere al caro-vita di Milano, nel distretto, gli affitti dovrebbero essere calmierati per gli studenti che vengono da fuori Milano, potenzialmente proporzionali alla distanza dalla città di provenienza. Questo si dovrebbe ottenere attraverso un regime fiscale e burocratico agevolato, sulla falsariga di Expo che nel 2015 ospitava un regime di regole completamente differenti dal resto del Paese. Inoltre, il distretto dovrebbe includere sia un supermercato con beni di prima necessità sia negozi convenzionati con sconti per studenti, abbattendo ulteriormente il costo della vita. Per bilanciare l’investimento, gli studenti fuorisede che usufruirebbero del distretto, dovrebbero impegnarsi a rimanere nel capoluogo lombardo per almeno 5 anni dopo la laurea.

Il Comune di Milano potrebbe sostenere l’interazione e la collaborazione tra gli studenti, organizzando premi annuali per progetti interdisciplinari e inter-ateneo, come iniziative legate alla sostenibilità tecnologica o installazioni artistiche. Eventi culturali, conferenze e hackathon renderebbero il distretto un luogo stimolante e aperto, dove idee e progetti innovativi potrebbero prendere vita.

Milano sarebbe la prima metropoli italiana a ricostruire un vero ambiente universitario, perfino più di avanguardia rispetto ai migliori campus statunitensi, combattendo allo stesso tempo il costo della vita e assicurandosi i frutti migliori dell’innovazione e dell’inventiva degli universitari.

Continua la lettura con: Il «Campus urbano digitale»: in Bicocca l’università del futuro?

MATTEO RESPINTI

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9 uffici milanesi su 10 sono antiquati: 5 visioni audaci per trasformare i luoghi di lavoro a Milano in un piccolo paradiso

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Un dato allarmante emerge dall’ultimo report di Cushman & Wakefield: l’86% degli uffici di Milano è destinato a diventare obsoleto entro il 2030. Milano è al primo posto in Europa per arretratezza del patrimonio immobiliare a uso ufficio. Abbiamo immaginato 5 idee per rivoluzionare gli uffici milanesi, accompagnate da alcuni accorgimenti pratici per trasformare il lavoro in un’esperienza più piacevole.

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9 uffici milanesi su 10 sono antiquati: 5 visioni audaci per trasformare i luoghi di lavoro a Milano in un piccolo paradiso

# Il pessimo stato degli uffici milanesi

Un dato allarmante emerge dall’ultimo report di Cushman & Wakefield: l’86% degli uffici di Milano è destinato a diventare obsoleto entro il 2030. Questo pone la città al primo posto in Europa per arretratezza del patrimonio immobiliare a uso ufficio, seguita da Barcellona e Stoccolma. 

A Milano, mentre distretti come Porta Nuova e Citylife hanno attratto investimenti in uffici di nuova generazione, gran parte degli spazi si trova in edifici costruiti decenni fa, spesso in aree periferiche. Il mercato immobiliare milanese, non solo degli uffici, è diviso tra spazi moderni con canoni altissimi e uffici obsoleti con tassi di sfitto elevati. La sfida per la città sta nell’immaginare gli uffici del futuro, rispondendo non solo alle esigenze di mercato, ma anche alla necessità di lavorare in ambienti e con modalità d’avanguardia.

# I 6 accorgimenti per rendere il lavoro quasi un piacere

Per trasformare l’ufficio in un luogo piacevole e stimolante, sarebbe fondamentale andare oltre la semplice funzionalità degli spazi.

#1 Si potrebbe pensare a creare momenti di socializzazione, come aperitivi aziendali o pause condivise, per costruire relazioni tra colleghi e migliorare il clima aziendale. Anche piccoli gesti, come la disponibilità di acqua e snack sani su ogni piano, potrebbero rendere l’ambiente di lavoro più confortevole, favorendo una pausa rigenerante senza interruzioni.

#2 Dedicare spazi al relax multisensoriale, come sale con luci soffuse e aromaterapia, potrebbe offrire un’opportunità per ricaricare le energie e favorire il benessere psicofisico.

#3 Le attività ludiche in ufficio, come giochi da tavolo o angoli per il ping pong, rappresentano un altro modo per ridurre lo stress e stimolare la creatività.

#4 La possibilità di personalizzare le postazioni di lavoro, aggiungendo piante o decorazioni, aiuterebbe i dipendenti a sentirsi più coinvolti e migliorare il loro senso di appartenenza.

#5 Organizzare micro-eventi culturali, come concerti o mostre, potrebbe arricchire l’ambiente e offrire occasioni di svago, stimolando la mente durante le pause.

#6 Infine, per promuovere un benessere completo, sarebbe importante integrare spazi dedicati all’attività fisica, come mini-palestre o aree yoga, all’interno degli uffici.

Questi piccoli cambiamenti potrebbero fare una grande differenza, contribuendo a un ambiente di lavoro che non solo migliora la produttività, ma che potrebbe diventare un luogo dove il lavoro è percepito quasi come un piacere. E se Milano volesse osare ancora di più? Queste le cinque visioni più dirompenti per il luogo di lavoro del futuro. 

Cinque visioni per i luoghi di lavoro del futuro a Milano

#1 Uffici nei parchi: se un’azienda comprasse il Parco Sempione?

Immaginate un’azienda che acquista il Parco Sempione per trasformarlo in un complesso di uffici immersi nella natura. Questa visione potrebbe sembrare audace, ma con la giusta progettazione, potrebbe portare enormi benefici al benessere dei dipendenti. Gli uffici, con strutture in vetro e linee sinuose, si integrerebbero perfettamente con l’ambiente, creando un’oasi di lavoro.

Grazie a impianti di oscuramento intelligente, che regolano la luce naturale, e a sistemi avanzati di illuminazione, i dipendenti potrebbero godere di un ambiente sano che stimola la produttività e migliora l’umore. Spazi esterni, come terrazzi e giardini pensili, favorirebbero la collaborazione e il relax, riducendo lo stress e creando un’atmosfera armoniosa.

#2 Uffici sotterranei: lavorare al riparo dal caos cittadino

Un’altra proposta d’avanguardia è quella di creare uffici sotterranei sotto alcune delle piazze più emblematiche di Milano, come Piazza Gae Aulenti o Piazza del Duomo. Questi uffici, progettati per isolarsi dal caos cittadino, sarebbero ambienti tranquilli e adatti alla concentrazione.

Il design potrebbe sfruttare tecnologie che simulano la luce naturale, alleviando il senso di claustrofobia. L’uso dell’energia geotermica per riscaldamento e climatizzazione renderebbe questi spazi ecologici e sostenibili. La flessibilità degli ambienti permetterebbe di adattarli a diverse esigenze aziendali, creando un’atmosfera di lavoro stimolante senza distrazioni esterne.

Continua la lettura con: Le 5 periferie più identitarie di Milano

#3 Uffici galleggianti sui Navigli

Un’idea che unisce la tradizione dei Navigli milanesi con l’innovazione è la creazione di uffici galleggianti. Queste strutture modulari in vetro e acciaio galleggerebbero sui canali della città, alimentate dall’energia solare, riducendo l’impatto ambientale. Gli uffici galleggianti potrebbero offrire spazi condivisi all’aperto per eventi e riunioni informali, con la vista sull’acqua che stimola la produttività e la creatività. Questi uffici rappresenterebbero un perfetto connubio di innovazione e rispetto per l’ambiente urbano.

#4 Uffici itineranti: smart working in movimento

Con l’aumento dello smart working, un’altra proposta affascinante è quella degli uffici itineranti. Tram e autobus trasformati in spazi di lavoro mobili potrebbero permettere ai lavoratori di essere produttivi mentre si spostano in città. Dotati di Wi-Fi ultra veloce, postazioni ergonomiche e aree relax, questi uffici ridurrebbero il tempo perso nel traffico, incentivando l’uso dei mezzi pubblici e aumentando l’efficienza.

#5 Uffici sospesi tra i grattacieli

Infine, gli uffici sospesi tra i grattacieli potrebbero essere un’altra idea futuristica. Queste strutture, sospese tra gli edifici di Porta Nuova o Citylife, offrirebbero ampi open-space con una vista mozzafiato sulla città. Questi uffici, con materiali innovativi e terrazzi panoramici, rappresenterebbero un’ulteriore evoluzione dell’architettura di Milano, pronta ad affrontare le sfide del futuro.

Continua la lettura con: Scalo House, il terzo sequestro in pochi mesi a Milano: sta scoppiando una «Mani Pulite» dei costruttori?

MATTEO RESPINTI

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“Questa notte la mia gola è messa peggio di via Gola” (Come Cose)

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Continua con: Il milanese che ci prova alla Fondazione Prada

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Allarme disordini a Corvetto: le altre 5 zone di Milano a «rischio banlieue»

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A Milano una «notte di guerra». Quella che ha avuto luogo tra la notte del 23 e il 24 novembre in zona Corvetto tra via dei Cinquecento e piazzale Gabrio Rosa, con atti di vandalismo e incendi, inclusi cassonetti, un autobus della linea 93 e diverse auto. Quello che è successo ha acceso l’allarme rosso sul «rischio banlieue», ossia sulla possibilità che alcuni quartieri possano diventare teatro di proteste violente simili a quelle di scena al Corvetto. 

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Allarme disordini a Corvetto: le altre 5 zone di Milano a «rischio banlieue»

# La «notte di guerra» al Corvetto

Disordini a Corvetto

A scatenare la rivolta è stato il decesso del diciannovenne egiziano Ramy Elgaml durante un inseguimento con i carabinieri: non si era fermato a un posto di blocco nel tunnel di viale Liberazione in zona Porta Nuova. Lo schianto fatale contro un muretto lungo via Ripamonti all’altezza di via Quaranta. I disordini che ne sono seguiti, da parte dei connazionali e altri immigrati di una delle zone più multietniche e difficili della città, hanno riportato alla ribalta il tema della sicurezza e il rischio di alcune aree di trasformarsi come le banlieue parigine.  Ma quali potrebbero essere oltre al Corvetto?

#1 Via Padova, la zona più multietnica della città

Credits nolo.district IG – Via Padova

Quella più a rischio potrebbe essere l’area compresa tra via Padova e viale Monza, forse la più multietnica della città, con una significativa presenza di comunità provenienti dal Nord Africa e dall’America Latina. La zona Loreto-Casoretto-NoLo è infatti quella più stranieri a Milano, 14.583. Di notte è spesso terra di nessuno, con risse, accoltellamenti tra bande rivali e tra gli avventori dei locali presenti lungo la strada oltre a vari fenomeni di microcriminalità, nonostante negli anni siano stati portati avanti progetti di rigenerazione urbana.

#2 Il Quadrilatero di San Siro, con forte presenza di cittadini arabi e un diffuso sistema di racket delle case occupate

Credits fenice_associazione.noprofit IG – San Siro

Altra zona a rischio è quella di San Siro, in particolare il quadrilatero di caseggiati Aler attorno a piazzale Selinunte. Tristemente nota per occupazioni abusive, spaccio e condizioni di degrado sociale, criticità nella gestione dei rifiuti e della sicurezza, gli arabi hanno ormai superato per presenza gli italiani: solo di egiziani se ne contano 3.902. Esiste un diffuso sistema di racket delle case accompagnato da fenomeni e di violenza e microcriminalità.

Leggi anche: Il “quadrilatero dell’illegalità”: 7 idee per riqualificare il buco nero di Milano

#3 Quarto Oggiaro-Villapizzone, una delle aree con più presenza di immigrati

Credits ciaccini IG – Quarto Oggiaro

L’area compresa tra Quarto Oggiaro e Villapizzone rientra tra quelle potenzialmente a rischio di diventare come le banlieue parigine. Noto per problematiche legate alla criminalità organizzata e allo spaccio di droga, soprattutto tra gli anni ’80 e ’90, ancora oggi vive in uno stato di equilibrio precario. La presenza di immigrati è significativa, Villapizzone è seconda solo a via Padova-viale Monza per numero di residenti stranieri a Milano: 13.809. Da decenni si caratterizza per una marginalizzazione sociale e urbana anche per la presenza di alloggi a prezzi relativamente accessibili che prima hanno accolto persone dal sud saliti a Milano per lavorare nelle fabbriche e poi gli stranieri di bassa estrazione sociale. 

#4 Giambellino-Lorenteggio, tra i quartieri popolari più grandi e più disastrati di Milano

Maps – Giambellino 150

Da poco meno di un mese la zona di Giambellino-Lorenteggio è raggiunta dalla linea M4, un collegamento rapido con il resto della città che è stato accompagnato da una riqualificazione delle aree superficiali nelle strade servite dalla nuova metropolitana, così come in quelle limitrofe. Stiamo parlando comunque di uno dei quartieri con la maggiore presenza di case popolari, spesso in condizioni raccapriccianti, e di residenti stranieri con redditi bassi o nulli. Nonostante alcuni interventi in corso, come la demolizione e ricostruzione di caseggiati per persone emarginate, spaccio, occupazioni abusive e altri episodi di criminalità sono ancora piuttosto frequenti.

Leggi anche: Le zone di Milano più servite dai mezzi pubblici: cosa cambia con l’apertura della M4?

#5 Chiesa Rossa-Stadera-Barona, non nuova a retate delle polizia contro gli abusivi delle case popolari

Maps – Via Neera, Stadera

Rimaniamo nel sud della città, nella macro area Chiesa Rossa-Stadera-Barona. In particolare la prime due, servite dalla fermata M2 di piazza Abbiategrasso e che, grazie anche alla presenza di alloggi sociali, ha visto nel corso dei decenni una crescita demografica soprattutto di famiglie provenienti da Africa, Sud America e Asia. Qui non sono mancanti, anche di recente, scontri tra le forze di polizia e gli occupanti abusivi delle case popolari. Delle vere proprie retate con tanto di camionette antisommossa a bloccare gli accessi alle strade.

Continua la lettura con: I «quartieri stranieri» di Milano

FABIO MARCOMIN

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Milano sarebbe la più bella dove vivere nel mondo se… non ci fossero queste 10 cose

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Ph. @milanographies IG

La vera ricchezza non è aggiungere, ma togliere. Eliminare il superfluo, ciò che non è necessario, quello che non si è più capaci di migliorare. Quali sono le cose che se tolte possono rendere Milano ancora migliore? Questi i risultati ricavati da un sondaggio condotto tra i milanesi. Foto cover: @milanographies IG

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Milano sarebbe la più bella dove vivere nel mondo se… non ci fossero queste 10 cose

#10 I limiti di orario della metropolitana

Un classico di Milano. “Amici, devo andare perché altrimenti chiude la metro”. Spesso usata come scusa elegante per filare via, ma comunque la questione dell’orario limitato della metro tarpa le ali alla città che non dorme mai. Almeno nel fine settimana si potrebbe osare di più per rendere più simile a città come Berlino, Londra, Parigi o Copenaghen che mostra che ATM riesce a gestire anche una metro 24h.

Leggi anche: ATM gestisce la metro di Copenaghen

#9 Gli imbruttiti

il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)

Anche se a qualcuno (non milanese) possono far ridere, la stragrande maggioranza dei milanesi li inserisce tra le cose da eliminare: gli sbruffoni, i maleducati, gli arroganti, in una parola gli “imbruttiti”. Quella macchietta di milanese superficiale, spaccone, che vive pensando solo a fatturare rappresenta una Milano provinciale ma lontana per fortuna dal reale spirito di Milano. Il milanese vero è con il cuore in mano, sobrio, raffinato, gentile. 

Leggi anche: “Odio la Milano dei provinciali imbruttiti”

#8 La guerra ideologica sulla mobilità

Credit: @pisteciclabilimilano

Da qualche tempo sulla mobilità infuria un derby. Più che un derby si rasenta la guerra civile. Bici contro auto, automobilisti contro ciclabili, tutti contro i monopattini. Ci verrebbe da dire: diamoci una calmata!

La logica di una città è la capacità di far convivere in uno spazio limitato persone che si odiano. Quindi bisogna prima di tutto sopportare che ci siano persone diverse da noi che fanno cose diverse da noi. Abbandonando i toni da papà, è indubbio però che molte delle ciclabili non hanno senso: intasano il traffico e sono pericolose per i ciclisti che spesso preferiscono correre sui marciapiedi. Così come è vero che non si possa lasciare la città ingolfata dalle auto è anche vero che non si può fare la guerra a chi deve usare l’automobile per muoversi o per raggiungere Milano. La soluzione? Forse un piano strategico sulla mobilità che cerchi soluzioni ottimali per tutti evitando guerre di religione. 

Leggi anche: la pista ciclabile più corta del mondo

#7 La povertà

credits: ilfattoquotidiano

Molti preferiscono girare la testa dall’altra parte. Ma è indubbio che la miseria stia aumentando in città. Basta camminare la sera tardi o la mattina presto per vedere il gran numero di persone che dormono in strada. Così come le code fuori dalle sedi di distribuzione di pasti gratuiti fanno male al cuore. Sappiamo di molte famiglie in difficoltà. Si tratta di un problema nazionale ma la città con il residuo fiscale più alto del mondo dovrebbe pretendere più autonomia e più soldi da trattenere sul suo territorio per evitare il dilagare della povertà. Una povertà che incombe come spettro anche sulla fascia media. 

Leggi anche: Video del giorno: posti letto insufficienti a Milano per senza tetto e indigenti

#6 La cattiva politica

Credits: peopleforplanet.it/

Non è un mistero. Anche se è stato eletto con una percentuale record il primo cittadino attira su di sé insoddisfazione tra molti milanesi. Molti milanesi che hanno risposto al sondaggio indicano Sala come elemento da togliere per migliorare Milano. Lamentano una certa ipocrisia, la sua sensibilità ideologica verso cause molto amate dall’intellighenzia e dalla ricca borghesia che si accompagna a un’indifferenza verso dei bisogni reali dei cittadini, specie di chi fa parte di categorie poco considerate dai riflettori dei media. Ma quello che emerge in generale dalle risposte al sondaggio c’è un evidente malcontento dei milanesi verso una “cattiva politica”: quella politica imperante in Italia, ancora più simile all’epoca borbonica che a una moderna democrazia europea, quella politica dove l’eletto si sente un privilegiato da onorare invece che un funzionario al servizio della comunità. 

#5 La divisione in caste

Credits: milanopost.info
Area B

Altra spaccatura che crea divisione tra i cittadini e tra cittadini e chi viene da fuori. Iniziative molto amate da chi vive nel centro storico che dagli altri vengono già giudicati dei privilegiati. L’area B e l’area C rappresentano qualcosa che va oltre uno strumento contro l’inquinamento. Mostrano una tendenza purtroppo molto diffusa nel nostro paese di dividere il mondo in due, da una parte i privilegiati e dall’altra i reietti, da isolare o estromettere, spesso solo perché non hanno i mezzi o le stesse idee di chi è più amato dal potere. Forse Milano dovrebbe guidare una vera rivoluzione culturale: invece che creare muri e steccati, specie contro chi arriva da fuori città, creando caste di privilegiati, dovrebbe perseguire qualcosa di più proattivo per contrastare il traffico, come tunnel stradali, parcheggi vasti e gratuiti presso i capolinea della metro, più coraggio sui mezzi pubblici premendo per una circle line esterna come avviene nelle grandi città europee. Forse si dovrebbe battere di più i pugni sul tavolo nelle trattative con i forti (il governo di Roma), specie in tempi di PNRR, invece di prendersela con i deboli (i cittadini meno ricchi). 

#4 Il traffico

credit: cicloriparo.wordpress.com

Come scritto sopra è il problema dei problemi. Anche se forse la situazione è migliorata negli ultimi anni, è ancora qualcosa che si vorrebbe eliminare del tutto. I miglioramenti sono stati determinati dalla diffusione dei mezzi in sharing, dal potenziamento dei mezzi e, in generale, dal fatto, che a Milano si sia diffusa la cultura di evitare se possibile di usare l’auto. Anche perché tra traffico e mancanza di parcheggi girare in città con la propria auto è un incubo soprattutto per chi la guida. 

#3 Lo smog

Ormai lo hanno capito anche i sassi. Milano è al centro di una conca che nei mesi invernali condensa l’aria più inquinata d’Europa. Forse è una piaga irrisolvibile, ma come spesso abbiamo scritto ci piacerebbe che almeno fossimo all’avanguardia per trovare soluzioni per depurare l’aria o per aumentarne la circolazione. Considerando quanto la cattiva aria incida su salute e qualità della vita auspichiamo maggiori sforzi che non possono limitarsi a blocchi del traffico nelle giornate da bollino rosso. Dopo decenni di tentativi a vuoto di migliorare il problema riducendo le emissioni forse è il caso di cambiare strategia, puntando alla depurazione dell’aria. 

Leggi anche: Le nostre 10 proposte per tornare a respirare

#2 Gli affitti alti

Credits: newsicilia.it
Case del futuro

Uno dei temoni della città. Il prezzo degli affitti in rapporto agli stipendi è tra i più alti in Europa. Uno dei fattori che rischia di tenere lontani da Milano giovani e chi è a inizio carriera ma con le spalle scoperte. Come allontanare questo problema? Da anni si ripropongono diverse proposte in auge in altre città: 

  • Assegnare gli appartamenti sfitti (oltre centomila in città) a prezzi calmierati
  • Costruire campus e case a equo canone
  • Espropriare gli appartamenti sfitti alle multinazionali (come proposto a Berlino)

Anche se forse la cosa migliore sarebbe portare gli stipendi di Milano all’altezza delle grandi città europee. La bacchetta magica esiste: si chiama Milano Città Stato. 

Leggi anche: Berlino vota sì a espropriare appartamenti sfitti

#1 Imbrattamenti e sporcizia

Una cosa che tutti vorremmo via da Milano: la sporcizia. Purtroppo è ancora molto diffusa, con una responsabilità comune tra cittadini e amministrazione. Al di sopra delle Alpi infatti la cura degli spazi comuni è spesso maggiore, assicurata anche da amministrazioni molto efficienti nell’occuparsene. Ci vorrebbe un patto tra amministrazione e cittadini: più responsabilità, fiducia e premi potrebbero agevolare una maggiore presa di coscienza nelle persone. 

# Premio della critica (menzioni speciali)

Fontana di Piazza San Babila

Sopra sono state rielaborate le proposte più gettonate tra quelle che si vogliono eliminare dalla città. Meritano però una menzione ad hoc le idee più pittoresche segnalate da alcuni lettori. Alcune fanno sorridere, altre fanno pensare: 

  • “l’ articolo prima del nome proprio”
  • “I lamentosi”
  • “La fontana di San Babila
  • “l’umidità”
  • “Gli artisti di strada con gli altoparlanti a palla
  • “I cani”
  • “I milanesi”

Continua la lettura con: Milano 2030: come sarà la città

MILANO CITTA’ STATO

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MeLa: la “metro fantasma” di Milano si è fermata

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mhdzastavka IG - MeLa verso San Raffaele

Stop forzato al servizio della linea di people mover gestita da ATM e poco conosciuta dai milanesi. Questo il suo percorso, come funziona e quando dovrebbe riprendere la circolazione del treno.

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MeLa: la “metro fantasma” di Milano si è fermata

# Un unico binario, un unico treno che fa avanti e indietro con un “biglietto speciale” e due sole stazioni

mhdzastavka IG – MeLa

La linea è stata inaugurata nel 1999 e collega la stazione della M2 Cascina Gobba all’Ospedale San Raffaele. Una Metropolitana Leggera Automatica, da qui l’acronimo MeLa, di tipo people mover realizzata con la tecnologia della società Poma Italia, oggi Agudio. Si compone di un unico binario e un unico treno che circola avanti e indietro tra la stazione di Milano Est e l’ospedale per una lunghezza del tracciato di 682 metri e due sole stazioni: in superficie quella di Cascina Gobba collegata nel piano superiore con il binario 1 dell’omonima stazione della linea M2 tramite un sovrappasso, interrata quella dell’ospedale San Raffaele nel “Centro Servizi”. 

# A guida automatica con velocità massima di 35 km/h

mhdzastavka IG – La MeLa

Il convoglio è costituito da una o tre vetture ed è a guida automatica, il centro di controllo si trova al piano inferiore della stazione di Cascina Gobba, con una velocità massima prevista di 35 km/h. A gestire il servizio della MeLa è ATM, ma non sono validi gli abbonamenti o i classici biglietti. Occorre acquistare un ticket dedicato di 1,30 euro, valido 24 ore ma consente di fare solo due viaggi, andata e ritorno.

# Il più comodo collegamento tra Cascina Gobba e San Raffaele oscurato da una linea di bus

Credits: tplitalia.it
MeLA

La prima corsa della MeLa milanese è da Cascina Gobba alle 6:40, dal lunedì al sabato, e alle 13:09 la domenica e festivi. L’ultima corsa dal San Raffaele è sempre alle ore 20:00. La metro passa con una frequenza minima di 6 minuti e massima di 15: ogni 7/9 minuti fino alle 8:00, ogni 6/8 minuti dalle 8:00 alle 10:00 e dalle 16:00 alle 18:00, un massimo di 10 minuto dalle 10:00 alle 16:00 e ogni 10/15 minuti dalle 18.:00 alle 20:00. 

mhdzastavka IG – Interno MeLa

Nonostante l’utilità del servizio come mai non è tanto conosciuto dai milanesi o da chi è diretto all’Ospedale San Raffaelle? La linea più utilizzata è infatti l’autobus 925 Redecesio (Segrate)-Cascina Gobba con due delle 16 fermate dedicate: via Olgettina, davanti all’ingresso dell’ospedale, e Ospedale San Raffaele.

Cascina Gobba M2 – Ospedale San Raffaele

Uno dei motivi è la mancanza dell’opzione consigliata dalle mappe stradali per raggiungere il polo ospedaliero con i mezzi pubblici: esiste solo la 925.

# I motivi dello stop forzato

Atm – MeLa

Da giugno la linea non funziona più: lo stop forzato dopo che un operaio è rimasto coinvolto in un incidente. L’interruzione era comunque prevista nei giorni successivi, all’inizio di luglio. Questa la comunicazione sul sito di ATM: “il servizio è sospeso (manutenzione all’infrastruttura). In alternativa, usate il bus 925. I bus fermano nel piazzale della stazione M2 di Cascina Gobba e da via Olgettina, a pochi passi dall’ingresso dell’ospedale. Il percorso pedonale che collega la stazione di Cascina Gobba e l’ospedale è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 6:30 alle 20:30. Rimane chiuso il 25 dicembre.”

# Un anno di lavori prima della ripresa del servizio

mhdzastavka IG – MeLa verso San Raffaele

Il Ministero del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha infatti caldeggiato lavori di manutenzione straordinaria, come riportato da Il Giorno, a causa di problemi infrastrutturali. La proprietà delle strutture della linea è dell’Ospedale San Raffaele. I lavori dovrebbero durare almeno un anno, non si tratta quindi di una breve interruzione. Il servizio dovrebbe riprendere per l’estate 2025.

Continua la lettura con: Visita a Londra: cosa portare della loro metro a Milano?

Articolo di BEATRICE BARAZZETTI aggiornato dalla redazione

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I 7 luoghi nei dintorni di Milano dove ogni milanese deve esserci stato almeno una volta nella vita

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Ph. @camminandoinoltrepo IG

Quale metropoli oltre frontiera può vantare simili attrazioni?

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I 7 luoghi nei dintorni di Milano dove ogni milanese deve esserci stato almeno una volta nella vita

#1 Oltrepò Pavese

credits: @teamoltrepo su IG

La “Piccola Toscana”. L’Oltrepò Pavese è terra di tradizioni vinicole, tra i vini più pregiati ci sono il Pinot Nero, il Barbera e il Bonarda, paesaggi naturali colline, boschi, fiumi e prati, borghi e castelli medievali. Deve il suo nome al fatto di trovarsi a sud del fiume Po, in pieno Appennino Settentrionale, territorio geograficamente e morfologicamente molto simile a quello appartenente all’Emilia con scorci da colline toscane. Serve circa un’ora di auto per arrivarci.

Leggi anche: Le bellezze che rendono l’Oltrepò unico al mondo

#2 Lago di Como

Credits: unviaggioinfinitemozioni.it – Villa Carlotta

Il terzo lago più grande d’Italia viene considerato in ogni classifica internazionale tra i più belli del mondo. A un’ora di distanza da Milano, il Lago di Como offre panorami spettacolari grazie alle montagne da cui è circondato, oltre a borghi suggestivi e ville con giardini storici come Villa d’Este e Villa Carlotta. 

Leggi anche: Le 7 meraviglie del lago di Como

#3 Il Parco del Ticino e i suoi borghi

Credits nicola_farise – Parco del Ticino

Il primo parco fluviale d’Europa si sviluppa in prevalenza in Lombardia. Riserva naturale protetta dal 1974 e primo parco regionale ad essere stato costituito in Italia, forma una cintura verde da Ovest fino a Sud di Milano. Nel suo territorio si può osservare una grande varietà di paesaggi naturali, tra cui boschi, praterie, laghi e fiumi, e specie di animali protette come il lupo e la lontra, ma anche andare alla scoperta di borghi storici come Bereguardo, Cassinetta di Lugagnano e Morimondo.

Leggi anche: Il Ticino Grand Tour: scoprire a piedi o in canoa le meraviglie del primo parco fluviale d’Europa

#4 Idroscalo

Credits fabiodettofabrizio IG – Idroscalo

Almeno una volta nella vita si deve andare al “mare dei milanesi”. Costruito negli anni ’20 per ospitare idrovolanti e offrire una base di atterraggio per voli a lunga distanza, al suo interno si può nuotare, fare canoa, perfino surf grazie alla onda artificiale stazionaria alta fino a 1,6 metri e larga 10 del wakeparadise. Posto ottimo anche solo per prendere il sole, correre o camminare tra le opere d’arte di giovani artisti nel parco che lo circonda. C’è persino un’isola delle rose

Leggi anche:Idroscalo, storia e curiosità del piccolo mare di Milano.

#5 Forum di Assago

Credits cellovsguitar IG – Forum di Assago

Difficile trovare un milanese che non sia mai stato in quello che è diventato il “Palasport di Milano”. Anche se si trova fuori città. Il Forum di Assago è la casa degli sport indoor dei milanesi: ci gioca la Pallacanestro Olimpia, ospita eventi musicali con gli artisti italiani e internazionali più importanti e alcuni show televisivi. Questo grande complesso polifunzionale al confine con Milano, nel primo hinterland, è stato inaugurato nel 1990, ha ottenuto il Premio Europeo di Architettura per impianti sportivi, ed è raggiungibile tramite il tratto cittadino dell’A7 o comodamente in metropolitana con la linea verde.

#6 Lugano e Canton Ticino

Ph. saysay75 – Pixabay

A una cinquantina di chilometri da Milano si entra nella nazione più libera e ricca del mondo. Dal punto di vista amministrativo e fiscale rappresenta una Milano che ce l’ha fatta. E forse mostra come sarebbe potuta diventare se avesse dato retta a Carlo Cattaneo invece che ai Savoia. Territori da secoli legati ai milanesi, facevano parte del Ducato di Milano, offrono paesaggi suggestivi tra lago e montagne, luoghi di relax come il Lido di Locarno sulle rive del Lago Maggiore, il Lido di Lugano o la Val Verzasca, le Maldive di Milano. A questo si affiancano le proposte culturali come il Lugano Arte e Cultura, il moderno centro culturale cittadino, il Festival del cinema di Locarno o altre attrazioni storiche come i tre castelli di Bellinzona nell’elenco dei siti Patrimonio dell’Unesco. Per la lingua sembra di essere in Italia. Per tutto il resto no. 

Leggi anche: Le 10 ATTRAZIONI del CANTON TICINO più amate dai milanesi. “Ma c’è chi confonde la val Verzasca con Vallanzasca”

#7 Malpensa

Credits deliluna IG – Malpensa

E se la bellezza dei dintorni non basta, attorno a Milano ci sono tre aeroporti con collegamenti nazionali e internazionali. Dai due terminal dell’aeroporto internazionale in provincia di Varese, partono voli verso Europa, Nord America, Asia e Africa. In auto o con il Malpensa Express si arriva in circa 50 minuti allo scalo. Anche in questo caso praticamente impossibile vivere a Milano senza essere mai stati qui. 

Continua la lettura: Il BORGO MEDIEVALE SOSPESO sulle rive di un FIUME

FABIO MARCOMIN

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Mi hanno rubato il volante dell’auto e ho scoperto che…

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Per poter entrare e uscire in area B ho comprato una Smart di seconda mano. Non mi è andata bene, ma mi poteva andare peggio. 

Mi hanno rubato il volante dell’auto e ho scoperto che…

# Il furto del volante in zona Portello

Credits Andrea Cherchi – Parco Portello dall’alto

26 novembre. Zona Portello. La prima notte passata in strada della Smart di seconda mano appena comprata per poter entrare e uscire in area B, cosa che non posso più fare con il mio vecchio Diesel. Ma il risveglio non è stato dei più felici. Esco per prendere l’auto per un appuntamento e, aperta la portiera, mi appare l’immagine in copertina. Strabuzzo gli occhi. Manca il volante. Per un attimo penso di essere entrato nell’auto sbagliata, vivo qualche attimo di straniamento, poi torno in me e capisco. Sì, mi hanno rubato il volante. Per fortuna tutto il resto sembra a posto. A quel punto chiamo un meccanico che conosco che viene a recuperare l’auto per portarla in officina. Nell’attesa posto la foto sui social. Dai commenti ho scoperto che…

# Dopo il furto ho scoperto che…

Ph. MartinPhotography

… potrebbero avere staccato il volante per rubare l’auto (per poi scappare per motivi misteriosi)

…  però è smontato a regola d’arte. A Milano abbiamo ladri professionali 

… c’è chi va in giro con il motorino fintamente scassato per non farselo rubare

… la sicurezza non è un problema di percezione

… si capiscono i prezzi folli dei parcheggi custoditi

… il business dei demolitori è soprattutto nella rivendita dei pezzi di ricambio 

… queste cose non succedono nei paesini di montagna

… “purtroppo il volante delle Smart viene rubato in continuazione… il problema è trovarne uno nuovo: io lo aspetta da mesi” (Daniele)

… “è mai possibile che la smart abbia la sicurezza di un pacchetto di caramelle? Vedo tantissime auto in strada compresa la mia ma la maggior parte delle auto aperte e danneggiate (anche più sere di seguito ) sono le smart… probabilmente hanno chiusure da rivedere già alla fabbrica” (Luisa)

… “un amico mi ha raccontato che ormai con le partite allo stadio è il momento di “raccolta” per quanto riguarda i furti su auto di 10-15-20 anni” (Mario)

… “ste robe succedevano a Napoli 25 annu fa” (Carmine)

… la classifica che mette Milano in testa nella qualità della vita forse sotto-pesa il parametro della sicurezza

… denunciare serve solo se hai l’assicurazione contro gli atti vandalici

… a molti è andata peggio: è sparita tutta l’auto

… il prossimo sindaco sarà chi avrà una proposta convincente per la sicurezza dei cittadini

# Qualche idea per rendere la vita a Milano più sicura (almeno per le auto parcheggiate)

A proposito dell’ultimo punto, può essere utile immaginare qualche soluzione. Quando capita un fatto del genere a Milano, molti commentano che il problema è che Milano è troppo grande per garantire standard di sicurezza tipici dei paesi più piccoli. Forse è proprio questa la chiave: suddividere Milano in tante aree piccole autogestite proprio come piccoli comuni. Anche perchè già un municipio di Milano è più grande della maggior parte dei capoluoghi della regione. Ma come farlo in pratica?

Si potrebbero aumentare poteri e responsabilità a quartieri o a singoli condomini, offrendo sgravi fiscali sulle tasse comunali in cambio di servizi di controllo (es. telecamere e guardie giurate). Non solo: come funziona nei paesi piccoli (e come sperimentato con il lockdown) è fondamentale il “controllo” da parte dei singoli cittadini: bisognerebbe premiare e agevolare segnalazioni di atti vandalici da parte di cittadini. Per avere un pronto intervento, invece di una tendenziale sottovalutazione dei piccoli reati, potrebbe essere utile istituire in ogni municipio una centrale di pronto intervento contro la microcriminalità. 

Inoltre altre idee potrebbero essere rivolte al problema dei parcheggi, ad esempio:

  • obbligare i costruttori a costruire un dotare di un parcheggio auto per ogni nuovo appartamento
  • agevolare la disponibilità notturna delle aree private con grandi spazi per il parcheggio auto, come supermercati e centri commerciali. 

Continua la lettura con: Sicurezza a Milano: “la gran parte non denuncia neanche”

ANDREA ZOPPOLATO

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Balabiot e Ciuciamanuber: quando il milanese suona scabroso

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Il milanese riserva parecchie sorprese. Specie sulle parole apparentemente più trasgressive. Grazie a Gualtiero Strano sveliamo come sono nate due delle parole più popolari e curiose del dialetto di Milano. 

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BALABIOT e CIUCIAMANUBER, quando il MILANESE suona SCABROSO: l’origine di queste due parole così POPOLARI

# L’origine “francese” dei Balabiot, quelli che “ballavano nudi”

credit: laregione.ch

“Per quanto riguarda “balabiot” a me risulta che per la prima volta questa parola venne usata nella grande festa organizzata nel 1796 dalle truppe francesi – appena entrate in città – nel grande spazio del Lazzaretto, oggi non più esistente, dove era stato eretto l’Albero della Libertà simbolo della Rivoluzione.

Finiti i festeggiamenti ufficiali e partite le autorità, lo spazio si affollò di tutti i derelitti, i vagabondi, gli ubriaconi e i poveri di Milano e del territorio dei Corpi Santi che fino ad allora, probabilmente, erano stati tenuti a distanza. Molti erano discinti e molti, in preda all’alcol, si denudarono ballando in una festa pagana e popolare imitando e schernendo le danze ufficiali. Furono definiti allora come “balabiot”, gente che danza nuda, dando alla parola un senso dispregiativo: in pratica persone senza ritegno e di cui non fidarsi, asociali”

# Giuana Sgagnamanuber

 
Su “ciuciamanuber” io conosco una spiegazioni più cruda di quella proposta che mi sembra edulcorata. Nel linguaggio popolare milanese indica una donna dedita al sesso orale. Senza entrare nel dettaglio, penso che si comprenda bene cosa possa essere il “manuber” nel gergo dei bassifondi. 
Ricordo anche che negli anni tra le due guerre e poi anche fino ai primi anni Cinquanta del secolo scorso, a Milano due prostitute abbastanza note erano soprannominate una “Maria Tripirla” e l’altra, appunto “Giuana Sgagnamanuber”. Erano le specialità sessuali delle due prostitute che ognuno, credo, può immaginare con facilità.
Cordialità, Gualtiero Strano.”

Continua la lettura con: 7+1 curiosità insospettabili del dialetto milanese

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Le 7 nuove regioni che potrebbero nascere in Italia

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Credits: laciociaria.it

La suddivisione geografica delle regioni non rispetta sempre le differenze distintive a livello storico, culturale e linguistico del nostro Paese. Per rimediare si potrebbe iniziare costituendo queste 7 nuove regioni. 

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Le 7 nuove regioni che potrebbero nascere in Italia

#1 Romagna 

Credits: wikipedia.org – Romagna geopolitica

Non è un mistero che la voglia di staccarsi dall’Emilia sia molto diffusa tra i romagnoli. La Romagna è una regione storica, geografica e linguistica dell’Italia settentrionale che per quasi la sua totalità forma la regione amministrativa dell’Emilia-Romagna insieme all’Emilia. A livello geografico però la Romagna sconfina nelle Marche con alcune zone della Provincia di Pesaro e Urbino, nella città metropolitana di Bologna, comprende parte della città metropolitana di Firenze e della provincia di Arezzo in Toscana anche la Repubblica di San Marino. Escludendo quest’ultima in quanto stato indipendente, la nuova regione sarebbe più identitaria se scorporata dall’Emilia.

#2 Salento 

Credits: iz2daw.com – Salento

Il Salento, il tacco dello stivale d’Italia, si considera una regione a sé stante rispetto alla Puglia. Comprende l’intera provincia di Lecce, gran parte di quella di Brindisi e parte di quella di Taranto. I salentini si distinguono dagli altri pugliesi soprattutto per caratteristiche glottologiche e culturali, mentre il clima è più umido per assenza di catene montuose. La costituzione di una Regione del Salento sarebbe anche un ritorno al passato, quella dell’epopea della Messapia, la terra tra i due mari.

#3 Valtellina 

Credits listaviaggi.com – Valtellina

La Valtellina in provincia di Sondrio, corrispondente al bacino idrico del fiume Adda a monte del lago di Como, è forse una della grandi regioni geografiche alpine più sottovalutate e meno valorizzate d’Italia. Suddivisa in tre comunità montane, ospita famose località sciistiche come Livigno e Bormio, ma non ha il richiamo ad esempio della Valle d’Aosta che è invece una regione a statuto speciale e che ha quindi possibilità di investire sulla promozione turistica. Potrebbe così diventare una regione autonoma sul modello di quelle di confine. 

Leggi anche: Il PONTE SOSPESO più ALTO d’Europa si trova a due ore da MILANO

#4 Friuli  

Credits: wikipedia.org

Il Friuli coincide in gran parte con la provincia di Udine. Un territorio molto diverso dal resto della regione. Separare la regione del Friuli da quella del Venezia-Giulia vorrebbe dire ripristinare una suddivisione molto antica. Le due aree infatti vennero accorpate in una regione a statuto autonomo soltanto tra il 1954 e il 1975. Il territorio regionale è composto dalla regione storico-geografica del Friuli, che costituisce la larghissima maggioranza della sua superficie, e dalla parte di Venezia Giulia rimasta all’Italia, di fatto le province le ex province di Gorizia e Trieste. Il resto della Venezia Giulia, l’Istria e Fiume, fa parte di Croazia e Slovenia.

#5 Tuscia  

Credits: meteomarta.altervista.org – Tuscia

Tuscia è il nome di una terra che discende dagli Etruschi, popolo pacifico, di contadini, di artigiani, di musicisti goderecci. Nell’uso contemporaneo il nome Tuscia è utilizzato per indicare i territori dell’Alto Lazio e delle aree confinanti di Toscana e Umbria, uno dei punti più strategici e panoramici d’Italia. Questa area del Paese è ancora oggi un luogo poco turistico ma ricco di storia e bellezze naturali. La sua unicità storica e naturalistica andrebbe meglio valorizzata se fosse una regione.

Leggi anche: La TUSCIA: le 5 meraviglie della terra più MISTERIOSA dell’Italia Centrale

#6 Ciociaria

Credits: laciociaria.it

La Ciociaria è un’area geografica che non ha confini definiti, ma si può circoscrivere alla provincia di Frosinone nel basso Lazio, fatto salvo le parti a ovest e a sud. Il nome è riconducibile alle ciocie, le caratteristiche calzature portate un tempo da contadini e pastori, una specie di sandalo a punta con una suola in cuoio e allacciato alla gamba con stringhe come nelle calzature dei legionari romani. La vita di questo territorio è stato reso celebre da numerosi film tra cui “La Ciociara” vincitore di un premio Oscar, con Sophia Loren come migliore attrice protagonista.

#7 Lunigiana

Credits: sigeric.it – Lunigiana

La Lunigiana è una regione storica compresa tra Toscana e Liguria, nelle province di Massa Carrara e La Spezia, che trae il proprio nome dall’antica città romana di Luna, influente a tal punto da divenire il porto più importante del mar Ligure. A livello geografico corrisponde al territorio compreso nel bacino idrografico del fiume Magra, in passato arrivate a comprendere anche il basso parmense. I borghi e i castelli segnano il carattere dominante di un territorio ancora in gran parte incontaminato, dominato da fitti boschi di castagno e faggio. Questa peculiarità meriterebbe di essere riconosciuta all’interno di un unico ente amministrativo regionale.

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FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Qui si mangia come ai tempi della nonna. Con «la cotoletta più grande» di Milano

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Credits yara65smile IG - Cotoletta

Si viene catapultati indietro nel tempo e si può provare una cotoletta da record.

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Qui si mangia come ai tempi della nonna. Con «la cotoletta più grande» di Milano

# Un tuffo nei favolosi anni ’60

Credits westwing.it – Risoelatte

Entrando in questo locale si viene catapultati letteralmente in un’atmosfera d’altri tempi. Per essere precisi ai favolosi anni ’60. Risale infatti a quell’epoca lo stile dell’arredamento, degli oggetti e delle stoviglie di RisoeLatte, come quelli presenti nelle case dei nostri nonni.

Credits yara65smile IG – Jukebox

Persino la musica arriva da un giradischi completo di 45 e 33 giri nel caso del locale in Ticinese o da un jukebox in quello a due passi dal Duomo. Nel bagno si trovano una vestaglia, le pattine, la schiuma da barba e la pubblicità dei prodotti di quel periodo appese alle pareti.

# Si può mangiare una cotoletta gigante

Credits risoelatte IG – Riso e latte

Come mangiare ai tempi della nonna. Si possono infatti mangiare anche alcuni piatti cucinati come negli anni ’60, ad esempio il riso cotto nel latte, e il pasto si conclude con il caffè preparato con la moka.

Credits yara65smile IG – Cotoletta

La vera chicca però è la cotoletta alla milanese gigante, forse la più grande di Milano,  il piatto non riesce nemmeno a contenerla.

Indirizzo: Risoelatte, via Camperio, 6 

Continua la lettura con: I RISTORANTI più CURIOSI da sperimentare a Milano

FABIO MARCOMIN

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Il «Tempio della Notte» di Milano

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Ph. @curiosami IG

A Milano puoi trovare sorprese dove meno te l’aspetti. Perfino sottoterra.

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Il «Tempio della Notte» di Milano

La Milano sotterranea: non solo la metropolitana. Ospita anche cunicoli, cripte e passaggi segreti: da quelli medievali ai bunker di epoca bellica. Ma una delle sorprese più misteriose si trova a Gorla: nel parco di Villa Finzi, uno dei più antichi della città, costruito per abbellire la villa. In una grotta artificiale si trova il “Tempio della Notte”. Ma qual è la sua storia?

# Villa Finzi

Uno scorcio del parco Betthyàny-Finzi visto dalla Martesana (Credits: divinamilano.it)

La storia ha inizio quando nell’allora borgo di Gorla, a poche migliaia dai Bastioni di Porta Orientale (oggi porta Venezia), c’era, ancora visibile oggi, un edificio splendido, noto come Villa Finzi. La villa apparteneva al conte ungherese Antonio Giuseppe Batthyàny, alto ufficiale degli Ussari, la cavalleria ungherese, che lui usava come “buen retiro”  di campagna, dimora di delizia, luogo di piacere. La proprietà confina col canale della Martesana (allora Naviglio Piccolo), offrendo degli scorci romantici davvero unici.

Villa Batthyàny negli anni Trenta (oggi Villa Finzi)

Nella sua villa di Gorla il conte Antonio Giuseppe Batthyàny organizzò, tra le molte attività festose, anche il fastoso ricevimento di benvenuto in onore del principe Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena (fratello dell’Imperatore Francesco e vicerè del Regno Lombardo-Veneto) e della Principessa Elisabetta di Savoia-Carignano (sorella del futuro re di Sardegna Carlo Alberto) in occasione del loro passaggio per Milano, dopo le nozze celebrate a Vienna il 28 maggio 1820.

# La nascita di uno dei parchi più antichi di Milano

La villa era in origine senza giardino. Per estendere il suo terreno, nel 1826 il conte decide di acquistare dei terreni agricoli confinanti con la sua proprietà. Poiché i terreni acquisiti erano attraversati dal fontanile dell’Acqualunga chiese al suo architetto, Gaetano Brey, di progettare un giardino paesaggistico o giardino all’inglese. Così fece costruire un vasto parco con laghetto che divenne così uno dei più antichi parchi di Milano.

# Il Tempio dell’Innocenza

Credits: divinamilano.it/

Non si limitò al laghetto e a decorazioni floreali. Il conte fece costruire pure il Tempio dell’Innocenza, un tempietto in stile neoclassico, visibile ancora oggi nel parco. Una costruzione a pianta circolare, a cielo aperto, con otto colonnine in pietra, su un basamento a gradoni, in origine eretto su un isolotto in mezzo al laghetto, raggiungibile con una piccola barca. Ma questo non è l’unico tempio che fece costruire il conte. A questo, alla luce del sole, dedicato all’Innocenza, contrappose il suo opposto. Realizzato sottoterra. Era il Tempio della Notte. 

# Il Tempio della Notte: la scoperta

Il secondo tempietto viene fatto nascosto sottoterra, sotto il parco. E’ il Tempio della Notte, unico esempio a Milano di architettura massonica ipogea, un gioiello del Neoclassicismo lombardo. Il tempio fu realizzato all’interno di una struttura sotterranea preesistente, usata come ghiacciaia, una sorta di neviera, e venne individuato la prima volta nel 1991 in circostanze accidentali dallo speleologo Celestino Ghezzi, che stava esplorando il percorso del fontanile Acqualunga. Anche se solo nel 2005 il tempio venne scoperto nella sua interezza grazie all’opera di un altro speleologo, Andrea Thum. 

L’unico altro esempio simile esistente in Italia si trova in Lombardia: a Cernusco sul Naviglio, nel parco della villa del Conte Ambrogio Uboldo, di qualche anno antecedente al Tempio di Gorla. In Europa, al di fuori dell’Italia, esiste un unico altro esempio: nel parco del Castello di Schönau an der Triesting, nella bassa Austria, il Tempio della Notte fu costruito nel 1796 dal barone Peter von Braun, uno degli uomini più ricchi d’Austria a quell’epoca.

# Il Tempio della Notte: l’utilizzo passato e la leggenda delle notti di luna piena

Tutti templi sotterranei fatti di colonnati, capitelli, volte e nicchie varie, costruiti rispettando particolari posizioni astrali. Ricevono la luce ai solstizi d’inverno e d’estate da un’imboccatura posta sulla volta. Pare piuttosto che siano stati costruiti per ospitare riunioni massoniche e riti di iniziazione che avvenivano attraverso il passaggio simbolico dalle tenebre alla luce.

Il tempio oggi non è valorizzato come dovrebbe. Si narra che nelle notti di plenilunio ospiti messe nere e riti satanici. Sarà solo una oscura leggenda? 

Continua la lettura con: SANTA MARIA dei MIRACOLI: la chiesa milanese dalla bellezza NASCOSTA

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