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L’evoluzione del tram a Milano: dal Gamb de Legn al TramLink

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credits: blog.urbanfile.org

Era il 2 novembre 1893 quando a Milano venne inaugurato il servizio tranviario elettrico che modificò la storia del trasporto pubblico. Ma cosa ha preceduto la sua istituzione? E come si modificò con l’avvento delle nuove tecnologie?

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L’evoluzione del tram a Milano: dal Gamb de Legn al TramLink

# L’omnibus, il trasporto urbano “per tutti”

credits: milanoneisecoli.blogspot.com

Con la costituzione della Società Anonima degli Omnibus nel 1861, si creò un sistema di trasporto pubblico. Nel 1862, i nuovi omnibus verdi a 8 posti, liberi sul fondo stradale e trainati da una coppia di cavalli, iniziarono ad attraversare piazza del Duomo. 

# Le prime ippovie ferrate, simbolo della modernità

credits: storiadimilano.it

L’aumento del traffico privato ispirò l’inaugurazione, nel 1876, della prima linea tranviaria a trazione animale per collegare Milano a Monza.
Fu poi in occasione dell’Esposizione industriale Nazionale del 1881 che si inaugurarono le prime tranvie urbane a cavalli, con capolinea in Duomo. 

# Il Gamb de Legn a vapore e il primo tram a trazione elettrica

credits: milanoneisecoli.blogspot.com

Dopo vari esperimenti, nel 1890 vennero realizzati i “Gamb de legn”, carrozze che percorrevano le linee interurbane grazie a piccole locomotive a vapore. Il vero cambiamento, però, avvenne il 2 novembre 1893: la società Edison, con un progetto per elettrificare la rete tranviaria urbana, sperimentò una linea di 3 km da piazza del Duomo all’Arco della Pace. I i tram a trazione elettrica inizialmente erano piccoli, bidirezionali e di colore rosso e nero. Nel 1900 sono stati resi unidirezionali, di colore nero-giallo-bianco e, con il rimorchio, la loro capacità aumentò.

Il completamento di questo progetto segnò la fine di un’epoca: il 5 dicembre 1901 terminò la corsa dei tram a cavalli.

# Impieghi insoliti della rete tranviaria: il trasporto funebre e le “foche barbise” per il lavaggio strade

credits: milanoneisecoli.blogspot.com

Nel 1895 l’uso dei tram venne esteso anche al trasporto delle salme, predisponendo particolari vetture, più lunghe e con sedili in velluto.

In più, in sostituzione ai carri-botte trainati dai cavalli, nel 1905 si sperimentò la pulizia delle strade con tram adeguatamente modificati e soprannominati “foche barbise” per i getti d’acqua che ricordavano i baffi di un tricheco.

# Il tram “tipo Monza”: il trasporto urbano su due piani in stile inglese

credits: blog.urbanfile.org

Tra il 1900 e il 1919 apparvero sulle strade milanesi dieci elettromotrici a due piani, chiamate Tram Edison, che percorrevano la tratta Milano-Monza. Queste vetture vennero però successivamente “decapitate” del loro secondo piano, riducendo la loro capacità, e furono soppresse nel 1966, dopo l’eliminazione del collegamento tra Milano e Monza.

# La municipalizzazione del trasporto urbano: arriva ATM

credits: @milanotrasporti

Nel 1917 il servizio tranviario venne municipalizzato: i tram, i rimorchi, i binari e i dipendenti furono trasferiti al Comune di Milano per il tramite di ATM che rimodernò la rete tranviaria. Così, tra il 1924 ed il 1928, vennero create le vetture della serie 600, successivamente distrutte dai bombardamenti e sostituite dalla serie 700, di cui esistono ancora oggi dei modelli.

# Il Ventotto, il tram milanese per eccellenza

credits: @giovannigenzini

Dopo la riforma tranviaria, nel 1928 venne realizzata la serie 1500 a carrelli, ispirata al progetto americano di Witt. Con 500 modelli, il Ventotto rivoluzionò il parco tranviario milanese, che era ancora legato alle piccole vetture a due assi. Anche il colore fu caratteristico per Milano: dopo i primi modelli gialli-crema e poi verdi, dagli anni Sessanta assunsero la classica livrea arancione.

Ad oggi, i Ventotto in circolazione sono 125 e conservano la loro immagine originale, combinandola con aspetti tecnologicamente innovativi.

# Un mezzo di trasporto giudicato obsoleto: la sfida dei Jumbotram

credits: @blog.urbanfile.org

Dopo il veloce ripristino della rete tranviaria milanese distrutta dai bombardamenti, il tram iniziò ad essere considerato un mezzo obsoleto e poco flessibile. Così si propose la sua eliminazione dalle aree centrali e la cancellazione delle tratte interurbane a favore della creazione di una rete metropolitana.

Nel 1971 si cercò di rimodernare il parco vetture con l’introduzione del Jumbotram, ma gli sforzi furono quasi del tutto vani.

# Gli anni 2000 e le prime metrotranvie

credits: @igpdecaux

Nonostante l’ulteriore riduzione della rete tranviaria causata dal rafforzamento delle linee metropolitane, la nuova giunta si è concentrata sulla realizzazione di nuove linee metrotranviarie dirette in periferia, inserendo nel parco vetture i tram serie 7000-7550, conosciuti come Eurotram, Sirio e Sirietto.

# Cosa aspettarsi per il futuro? Il Tramlink

credits: blog.urbanfile.org

Siamo molto orgogliosi che una città cosmopolita come Milano, fortemente impegnata nella mobilità verde e sostenibile, abbia scelto il nostro tram innovativo”. Queste sono state le parole di Parra, CEO di Stadler, dopo che ATM, lo scorso settembre, ha sottoscritto un contratto di 6 anni con l’azienda svizzera.

A Milano, quindi, saranno consegnati 80 Tramlink, lunghi 25 metri e formati da 3 carrozze in acciaio inossidabile. Più silenziosi e scorrevoli nelle curve strette, con il loro pianale ribassato garantiranno un rapido flusso dei passeggeri e una maggiore accessibilità alle persone con mobilità ridotta. Inoltre, implementano anche la sicurezza di passeggeri, conducenti e pedoni: i Tramlink sono dotati di un dispositivo anticollisione, di telecamere interne che eliminano i punti ciechi e di una cabina di guida dal design ergonomico che aumenta la visibilità del conducente.

# Non solo mezzo di trasporto: ATMosfera, TramArt e MusicTram

credits: bcdtravel.com

Una delle esperienze più curiose che si possono provare a Milano è ATMosfera offre la possibilità di degustare una cena gourmet viaggiando per la città a bordo di due storici Ventotto restaurati in stile retrò.

Un altro progetto che valorizza Milano è TramArt: con i suoi tour tematici alla scoperta delle bellezze della città offre una nuova esperienza sensoriale a bordo di un tram storico.

Tra le esperienze itineranti, è particolare il servizio offerto da Music Tram: la possibilità di organizzare feste personalizzate su un tram storico, con musica live e spettacoli danzanti, offre tanto divertimento agli invitati.

I tram sono importanti anche per la comunicazione esterna dei brand che ricercano un contatto diretto con il pubblico: con le loro decorazioni e i loro colori, questi modelli donano anche vivacità alla città.

Continua la lettura con: PARTYamo in Tram

ALESSIA LONATI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La rivoluzione della mobilità: le 10 novità attese a Milano nei prossimi anni

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Trasporti futuro

I cambiamenti attesi nel prossimo futuro. Aggiornati con le ultime novità.

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La rivoluzione della mobilità: le 10 novità attese a Milano nei prossimi anni

#1 Metro e Metrotranvie: fuori Milano si arriverà a Seregno e Limbiate

M1 e tranvia Limbiate

Arrivate le risorse extra per il prolungamento della M1 fino a Baggio, stessa situazione per la metrotranvia Milano-Limbiate. Attese più lunghe per il nuovo bando per l’estensione della M1 fino a Monza Bettola, oltre a circa 20 milioni di euro mancanti.

Metrotranvia Interquartiere Nord

Entro il 2026 si prevede l’inaugurazione della metrotranvia da Milano a SeregnoIn costruzione anche tre delle 5 tratti mancanti della metrotranvia nord, con conclusione dei cantieri per il 2026, mentre le altre due sono in progettazione.

Leggi anche: Arrivati i fondi: TRE NUOVE FERMATE per la M1 e la FRECCIARANCIO

#2 Bus e filobus: la “preferenziale scomparsa” torna alla luce, anche sul percorso della 92

Ufficio Stampa Atm – Deposito bus Electric

Prosegue invece la sostituzione dei vecchi bus più inquinanti con quelli full electric. Entro la fine del 2024 saranno 280, per il 2026 completato il 50% dell’acquisto dell’intera flotta. L’obiettivo è sostituirli tutti entro il 2030

Credits milanotoday – Percorso preferenziale stuparich lotto zavattari

Finanziati con 12,5 del PNRR i lavori per la realizzazione della tanto attesa corsia preferenziale per filobus tra Piazza Zavattari e Piazza Stuparich. Dai 6 milioni di euro iniziali la spesa è salita a 23,4 milioni di euro. Verrà smantellato il tratto di strada di circa 1km oggetto dell’intervento, rifatte le piazze, costruite piste ciclabili e rifatta la rete elettrica e dei semafori. I lavori sono già partiti e hanno una durata prevista di 3 anni.

Stanziate anche le risorse per completare la preferenziale della circolare filoviaria 92, in totale 11,5 milioni di euro da Fondi strutturali europei FESR e FSE. L’obiettivo è partire con i lavori nel 2025.

Leggi anche: Via libera ai nuovi MAXI CANTIERI di MILANO: METRO M1, METROTRANVIE e “PREFERENZIALE FANTASMA”

#3 Nuove regole di circolazione in centro e Area B con stop auto private nel “Quadrilatero della Moda” allargato

Credits cheautocompro.it IG – Area C

Nel 2025 Area C dovrebbe essere estesa anche al fine settimana, esclusi i residenti che il sabato e la domenica continueranno ad accedere.

Per i veicoli il prossimo divieto per Area C entra in vigore da ottobre 2027, per Euro 4 benzina e Euro 6 diesel A-B-C acquistate prima del 31.12.2018, nel 2029 gli altri Euro 6 e nel 2030 i benzina Euro 5. I divieti di Area B invece prevedono lo stop di Euro 3 benzina e dei veicoli diesel Euro 6 A-B-C acquistati dopo il 31.12.2018 nel 2025, quelli acquistati prima di tale entro tale data nel 2028 e infine gli altri Euro 6 nel 2030. Al momento nessuno limite per i benzina Euro 5.

Leggi anche: CENTRO CHIUSO a Milano dal 2024: questa l’AREA VIETATA alle AUTO. “Ma poi l’allargheremo”

#4 Riqualificazione dell’asse Piazzale Loreto-Corso Buenos Aires

Loc Piazzale Loreto vista aerea

Slittano ancora i cantieri di LOC per far diventare Piazzale Loreto un’agorà verde, e, vista la durata prevista di due anni, potrebbero non essere conclusi entro le Olimpiadi Invernali 2026. L’attuale vuoto urbano che caratterizza Piazzale Loreto, un congestionato snodo di traffico, verrà trasformato da Nhood Italy in un polo di aggregazione restituito alla comunità. 

Comune di Milano – Rendering seconda fase lavori

Completata invece la prima fase del progetto di riqualificazione di Corso Buenos Aires con la realizzazione di pista ciclabile protetta. La seconda fase, che dovrebbe terminare alla fine del 2024, prevede l‘allargamento dei marciapiedi e la posa di piante in vaso.

Leggi anche: Piazzale LORETO si TRASFORMA: i RENDERING di come diventerà

#5 Estensione della rete ciclabile: 23 nuovi chilometri di percorsi protetti

Si attende la pubblicazione del biciplan che ha l’obiettivo di mettere in sicurezza i ciclisti con la sistemazione di percorsi ciclabili esistenti e la creazione di nuovi. Sono già previsti inoltre un totale di 23 chilometri di nuove piste ciclabili protette, in piccola parte terminati da poco, entro il 30 giugno 2026.

Leggi anche: Il BICIPLAN METROPOLITANO: il progetto di 750km di ciclabili tra Milano e hinterland

#6 Monopattini in sharing anche nell’hinterland, previste 100 aree pubbliche di sosta 

Monopattini – Credits: InsideEVs

Sono stati selezionati tramite bando gli operatori dei monopattini in sharing, Bolt Support Services IT, Voi Technology Italia e emTransit, con il servizio esteso anche all’hinterland senza aumentare il numero dei mezzi disponibili. Nella stessa chiamata selezionati anche gli operatori del bike sharing Bolt Support Services IT, emTransit, Lime Technology, Ridemovi e Vento Mobility. Previste nei prossimi anni, a carico delle società vincitrici, la realizzazione di 100 aree pubbliche di sosta dedicate e aperte all’utilizzo di tutti. 

#7 1.000 taxi in più: pubblicato primo bando da 450 licenze

Credits Andrea Cherchi – Taxi Milano

Per aumentare la disponibilità di taxi in città, l’obiettivo è arrivare a 1.000 in più con un aumento del 20% sul totale. Il Comune di Milano ha pubblicato il 14 marzo 2024 un  un primo bando per 450 nuove licenze a titolo oneroso a cui dovrebbe seguire lo sblocco di un altro fermo nel 2019. Il resto arriva dall’introduzione delle doppie guide.

#8 Piano di incremento di colonnine elettriche di A2A con 4.000 nuovi punti ricarica

Colonnina A2A

A2A, la la multiutility dell’energia, ha annunciato il piano di incremento delle colonnine per la ricarica di auto elettriche. Oggi sono 450. Sono previste 285 stazioni “City Plug”, che  erogano energia in bassa potenza e consentono di alimentare 14 punti con un unico contatore, per un totale di 4.000 nuovi punti ricarica nei prossimi due anni.

#9 La rivoluzione dei parcheggi

Credits tatsu_11_ IG – Parcheggi Milano

Nel perimetro di Area C oggi si può lasciare l’auto parcheggiata in strada al massimo per due ore consecutive dalle 8 alle 19 tutti i giorni della settimana, mentre fuori dal centro dove era prevista la fascia oraria a pagamento fino alle 13 è stata estesa fino alle 19 in tutti i giorni feriali. Entro la fine del 2024 è atteso in consiglio comunale il piano urbano per i parcheggi con l’obiettivo di aumentare l’offerta di posti auto nelle zone, già individuate.

Leggi anche: AREA C, AREA B, PARCHEGGI: le novità in arrivo con l’AUTUNNO

#10 Nuove zone 30

Credits doanme-pixabay – Limite 30 km orari

Nell’ottica di una riduzione della velocità in gran parte della città è in fase di studio un piano per realizzare nuove zone 30 in particolare nei pressi degli istituti scolastici, da affiancare agli interventi in corso di realizzazione e programmati di aree pedonali e interventi di urbanistica tattica.

Continua la lettura con: Semaforo ROSSO a Milano anche per le DUE RUOTE: blocco per le MOTO inquinanti in AREA B e C

FABIO MARCOMIN

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Come si sente un milanese quando esce dalla Stazione Termini

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Milanese alla Stazione Termini

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Ho già preso la M6 (video)

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Ho percorso in anticipo il futuro tragitto della linea rosa. La situazione è questa. 

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MARIANNA PEDRINI

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Viaggio in Valtellina 15 mesi prima delle Olimpiadi

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hikingsnaps_com IG - Bernina Express a Tirano

Febbraio 2026 è ormai dietro all’angolo della prossima incertezza e il piatto ricco delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 include un importante contributo valtellinese alla causa, con eventi ospitati tanto da Bormio quanto da Livigno. Gli impianti per le specialità previste in luogo sono in funzione, ci dice Wikipedia, però la verifica della situazione sul campo rimane ancora la base di qualsiasi giornalismo. Allora partiamo dalla città stato di venerdì pomeriggio, schivando le tangenziali intasate, e cominciamo già dalla lunga lista di gallerie del Lago di Lecco a pregustare la nostra destinazione.

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Viaggio in Valtellina 15 mesi prima delle Olimpiadi

# Bassa Valtellina: tutto è rimasto come ai tempi della nostra ultima visita

simorizzi76 IG – Bassa Valtellina

La Valtellina, ex costituente della Lega dei Grigioni che Napoleone regalò all’Italia (monumenti al generale còrso non ce ne devono essere da queste parti), costituisce una grandissima dote che la Lombardia non vuole sfruttare appieno. Turisti da altre regioni alpine non ne arrivano, pochi anche dalla parsimoniosa Liguria e dal provinciale Piemonte.  Forse ne arriverebbero un po’ di più dall’Emilia-Romagna, in assenza di alluvioni, mentre già dalle Marche in giù chi ha la fortuna di arrivare fin qui se ne innamora perdutamente e non potrebbe essere altrimenti. Se la strada di collegamento fino alla provincia di Sondrio in fondo sconta difficoltà morfologiche, l’ingresso in Bassa Valle, pur migliorato rispetto ai tempi dei semafori eterni di Morbegno, è affidata a un lento tunnel senza possibilità di sorpasso. Alla rotonda in cui si comincia a seguire la vecchia statale 38, tutto rimane come ai tempi della nostra ultima visita: nessun lavoro in corso ormai potrà più far proseguire la strada a scorrimento veloce. Arrendiamoci quindi con tutta calma ai cinquanta all’ora, alle svolte a sinistra, ai semafori, al traffico in ingresso e in uscita da Sondrio. Per fortuna ci hanno detto che la strada per arrivare in Alta Valle da Zurigo è più scorrevole.

# La freddezza olimpica della Media Valtellina

Credits nicotom IG – Sondrio

Le modeste stazioni ferroviarie dei piani industriali dei vari comuni abbarbicati sulle colline se non altro sono in fase di rinnovamento: stanno installando i cartelli nuovi, del resto la linea da anni viene interrotta per lavori durante tutto il periodo estivo. Diciamocelo, in arrivo lo slow travel ha sempre il suo perché. Superata Sondrio, tornata una buona volta in serie D con la sua squadra di calcio, il paesaggio della Media Valle comincia a essere viticolo e montuoso tra le case in pietra e le colline dipinte dall’architettura. Teglio è la capitale del pizzocchero ma le sue frazioni a valle piangono l’abbandono.

hikingsnaps_com IG – Bernina Express a Tirano

Tirano ha l’eleganza di una città di dimensioni superiori, grazie agli introiti turistici del famoso Bernina Express, il trenino rosso della letteratura popolare dei viaggi in famiglia. Sondalo merita un discorso a parte: il colpo d’occhio del villaggio sanatoriale che giganteggia sulla macchia verde della collina che domina la cittadina è una meraviglia razionalista, anche se il tema scottante rimane la sua dismissione da ospedale per i tagli alla sanità regionale. Ancora oggi in giro per la Valtellina si possono leggere striscioni scritti a mano: Non vogliamo le Olimpiadi, ridateci il Morelli.

# Bormio: lo sci alpino allo Stelvio

Credits: bormioski.eu – Bormio

La vecchia capitale dello stato medievale mantiene il suo bel logo comunale bianco e rosso già dal cartello di benvenuto, dopo gli otto chilometri ipnotici di un tunnel che nei nostri ricordi era molto meglio illuminato. La vallata in cui sorge Bormio è un incanto di foliage in questa stagione: manca il rosso, ma le varie sfumature di giallo e arancione rendono l’atmosfera magica proprio come ai tempi dei campi innevati ai lati della strada che entra in città. I lavori in corso qui riguardano solo il vialone centrale, nessun’altra miglioria in arrivo, del resto l’immagine complessiva del luogo resta piacevole, sia tra le stradine strette del centro vecchio che negli isolati a baite attorno agli impianti sciistici.

Credits: Hotel Alù - Bagni Vecchi terme QC Bormio
Credits: Hotel Alù – Bagni Vecchi terme QC Bormio

Jolly da giocare ce ne sono? Di certo i Bagni Nuovi e i Bagni Vecchi, strutture termali d’antan con il fascino della grande stagione turistica europea, sulle prime pendici della strada che si arrampica verso il mitico Passo dello Stelvio. E poi la ripopolazione della Val Zebrù con il gipeto, un avvoltoio indispensabile per l’ecosistema alpino, in questo paradiso del trekking lungo la strada verso Santa Caterina, altra gemma del turismo sciistico locale. Insomma, Bormio è promossa, come sempre: essere ancorati al passato può essere anche una bella cosa, quando il passato ha già portato il massimo progresso possibile.

# Livigno: lo snowboard al Mottolino

Credits nirolfix-pixabay – Livigno

L’iconica località della zona extradoganale non ha bisogno di presentazioni: che la si ricordi battuta da una tempesta di vento o al sole caldo di primavera, conserva sempre un posto di favore nel cuore di chi l’ha visitata. Le strade di accesso, sia nell’arrampicare il Foscagno di Trepalle in arrivo che nello scollinare il Forcola svizzero in uscita, sono sottoposte a continue interruzioni semaforiche per rendere i manti stradali all’altezza della situazione, i paletti per la misurazione della neve già calati a intervalli regolari ai margini della carreggiata.

kubapawlovski IG – Snowboard al Mottolino

Lo snowboard di Milano-Cortina 26 sarà al Mottolino, un impianto che luccica di recente rifacimento e con un importante cantiere a fianco che interrompe la pista ciclabile lungo l’Aqua Granda, forse l’unica presenza tangibile del fantasma delle Olimpiadi a poco più di un anno dalla kermesse. La pista di fondo è appena stata inaugurata, come ogni anno, ma sino a quando non ci sarà neve anche attorno non aprirà al pubblico e resterà terreno di allenamento per i nazionali: molti hotel sono chiusi per la bassa stagione, come a Bormio, ma per il periodo dello sci quasi tutte le stanze sono già piene.

A Livigno non si paga nemmeno la tassa comunale (1,50€ a Bormio): questa Valtellina si scopre ogni giorno più performante, anche con pochi investimenti. Eppure, per il periodo delle Olimpiadi gli alberghi tentennano ancora a prendere le prenotazioni: con l’imponente parata di forze dell’ordine che è stata annunciata, non è chiaro se un turista in quei giorni potrà avere accesso alle piste o dovrà accontentarsi di vedere proiettate le gare su ogni maxi schermo in città, davanti a un piatto di pizzoccheri artigianali fumante.

Noi in ogni caso per la Valtellina ci saremo sempre.

Continua la lettura con: Tre rifugi con cucina lombarda e una vista spettacolare…a un’ora da Milano

LORENZO ZUCCHI

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Come ci sentiamo quando prendiamo tre verdi di fila sulla circonvalla

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Un’esperienza spaziale. 

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Continua con: Quando passa il Milano-Mortara di TrenordQuando esci dalla metro a Duomo

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Il terminal di Lampugnano verrà chiuso e trasferito?

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gildabor IG - Terminal Lampugnano

Una brutta cartolina per chi arriva a Milano dall’estero: dove fermano le linee di bus internazionali negli anni ha continuato a peggiorare a livello di degrado e sicurezza. Da tempo se ne chiede una sua riqualificazione, ma se venisse chiuso e trasferito?

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Il terminal di Lampugnano verrà chiuso e trasferito?

# Una stazione di bus da terzo mondo

Lampugnano
Lampugnano

Una terra di nessuno. Il terminal bus di Lampugnano, dove è presente anche l’omonima fermata della M1 e il parcheggio di interscambio, è la stazione di arrivo e partenza per chi si muove da e verso all’estero in pullman, una delle porte di accesso dei turisti stranieri a Milano insieme alla Stazione Centrale e quella di Porta Garibaldi. Una pessima cartolina per la città a causa di una struttura da terzo mondo, sporcizia, degrado e gravi problemi di sicurezza. Nell’area del parcheggio si sono registrati tre furti e 110 tra tentati furti e danneggiamenti tra il 2022 e il 2024, come ha spiegato il consigliere Pd Rosario Pantaleo in una commissione a Palazzo Marino. 

# Verrà chiuso e trasferito altrove?

Lampugnano
Lampugnano

La zona è videocontrollata da due persone, attive però solo al mattino, non armate e che fanno servizio solo di osservazione. Essendo un’area di proprietà del Comune di Milano data in concessione ad un’associazione temporanea d’imprese, il consigliere Pantaleo suggerisce come soluzione quella di chiudere terminal e parcheggio alla scadenza prevista a dicembre 2026. Queste le parole riportate da Il Giorno: «Se noi riteniamo che quell’Hub sia un Hub pericoloso per la cittadinanza, nulla ci vieta che a metà dicembre del 2026, quando scade il contratto, lo si chiuda e si decida di fare su quell’area qualche cosa di diverso». L’idea sarebbe quella di trasferire l’attività altrove per ingrandirsi e migliorare il servizio, migliorando sicurezza e riducendo il degrado del quartiere.  

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# Solo Yom Design Studio ha immaginato il rinnovo della stazione e dell’area antistante

Suggestione Stazione Lampugnano Yom Design Studio

A parte un murale omaggio a Milano su sfondo rosa, realizzato da Alessandro Bandinu, con alcuni dei suoi simboli più importanti quali lo Stadio di San Siro, lo skyline e il Duomo, non è stato fatto altro per il Terminal di Lampugnano. Nemmeno sono mai stati predisposti progetti per la sua riqualificazione. Negli ultimi anni solo Yom Design Studio ha provato ad immaginare come trasformare un luogo di transito in un grande hub infrastrutturale e una sorta di piazza pubblica dove incontrarsi e socializzare. Si ipotizzava una sala d’attesa con le indicazioni dei bus in arrivo e partenza e il contestuale rinnovo dell’edificio del terminal e un’area esterna caratterizzata da panchine, alberi, aiuole, stalli per biciclette e uno nuovo disegni dei flussi della mobilità. 

Il tutto è rimasto però un esercizio di stile, una suggestione e nulla più.

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Continua la lettura con: «Orio sembra il Terminal Bus di Lampugnano»: la Cenerentola degli aeroporti milanesi diventerà un principe azzurro?

FABIO MARCOMIN

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Atm taglia le corse, Trenord le fermate: è la fine del mito dei mezzi pubblici lombardi?

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Credits anermix IG - Ritardi Trenord

I motivi sono diversi, ma soluzione scelta è la stessa. Gli unici ad essere colpiti, come sempre, sono gli utenti del trasporto pubblico. 

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Atm taglia le corse, Trenord le fermate: è la fine del mito dei mezzi pubblici lombardi?

# Il taglio delle corse di Atm è in corso da un anno

Tabelloni orari mezzi di superficie

Se si viaggia in metropolitana tutto fila abbastanza liscio e ora che la rete ha le sue cinque linee al completo il servizio è ancora più capillare. I guai iniziano quando si è obbligati a salire su un mezzo di superficie: non si sa quando e se passerà. A partire dal novembre del 2023 ATM ha infatti progressivamente ridotto la frequenza di bus e tram, con tagli che oggi colpiscono a Milano 90 linee su 130, per rendere meno amara l’attesa degli utenti alle fermate che vedevano transitare i mezzi spesso in ritardo: ora ne passano di meno, ma sono puntuali, una magra consolazione. Il motivo principale di questa scelta è dettato principalmente dalla carenza di autisti, che fuggono da Milano per l’alto costo della vita, oltre che dalla carenza di risorse. Recente la notizia dell’affidamento del servizio di una linea urbana a una società privata, mai successo prima. La situazione dovrebbe migliorare nella prima parte del 2025, ma al momento c’è poco da stare allegri.

Leggi anche: L’austerity alla milanese: tagliate altre linee di bus

# Trenord sta per tagliare le stazioni servite

Credits anermix IG – Ritardi Trenord

Se Atene piange, Sparta non ride: il servizio ferroviario regionale non vive il suo periodo più roseo. In un vertice di confronto tra Rfi, Trenord, Ferrovie Nord e Regione Lombardia, come riportato da Repubblica, sono state individuate alcune soluzioni da introdurre con il nuovo orario invernale e che dovrebbero andare a regime entro giugno 2025, per limitare i disagi degli utenti del trasporto ferroviario causati da ritardi e soppressioni a raffica dei convogli. Tra i motivi dei problemi del servizio è stato anche il sovraffollamento dei treni sui binari, per questo tra gli interventi previsti ci sono: modifiche di percorsi, cambiamenti ai capolinea, riduzione di corse nelle fasce orarie non di punta e potenziamento dei collegamenti diretti a scapito delle fermate con minore flusso di passeggeri, quindi un taglio anche delle stazioni servite. 

I cambiamenti sono previsti soprattutto sulla tratta ferroviaria di Tirano, ma anche la Milano-Mortara e altri tragitti dovrebbe essere coinvolti.

# Tagliare le corse e le fermate: una soluzione o un aggravamento del problema?

trenord_discoverytrain IG

Un segnale del declino del trasporto pubblico lombardo? La soluzione adottata dalle due aziende è simile, nonostante le motivazioni siano differenti, e ad essere colpiti sono sempre solo i cittadini e gli utilizzatori a vario titolo di treni, tram e bus. Milano da tempo chiede più risorse per coprire le spese sempre maggiori per garantire un servizio efficiente, ma un taglio così consistente delle corse non rischia di produrre l’effetto contrario, con Regione Lombardia “costretta” a ridurre ancora di più i finanziamenti erogati non sussistendone più la necessità? Lo stesso potrebbe accadere da parte del Governo Italiano nei confronti della stessa regione. La speranza è che il taglio delle corse sia solo passeggero e che non si prefiguri invece come punto di partenza per peggiorare ulteriormente il servizio.

Continua la lettura con: La mega stazione ferroviaria costruita in 9 ore (non anni, ore!): le 4 grandi opere che si dovrebbero costruire a Milano con la stessa tecnologia

FABIO MARCOMIN

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Nightmare Tour: 7 luoghi di Milano dove non girare la notte

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Credits: quartieritranquilli.kit

Ci sono parti di Milano dove il coprifuoco esiste quasi da sempre.

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Nightmare Tour: 7 luoghi di Milano dove non girare la notte

#1 Ponte Lambro, l’ex-quartiere ghetto conosciuto fino agli anni ’90 come il supermarket della droga

Credits: Urbanfile

Nella periferia sud-est di Milano, caratterizzata da due immensi gruppi di palazzi di cemento, due galere bianche che si fronteggiano, era il simbolo del degrado della Milano anni Novanta soprannominato “il supermarket della droga”. Negli ultimi anni c’è stato qualche miglioramento, ma l’ex-quartiere ghetto è ancora troppo isolato e senza negozi, rimane ancora un non-luogo nel quale meglio non addentrarsi con il buio.

Stratagemmi per non scendere in strada a Ponte Lambro. Foto Luca Sironi (credit: urbanfile.org)

#2 A Rogoredo: con l’ambo boschetto della droga e stazione dei treni 

Credits: vita.it

Anche se si sta cercando di bonificarlo, il boschetto di Rogoredo resta una delle aree di spaccio di droga più grandi d’Europa. Non solo: anche l’area attorno alla stazione dei treni è ancora mal frequentata. Un lieve miglioramento si è avuto con il ripristino del presidio della polizia di stato, ma tra accattoni e disperati in cerca di una dose non è certo piacevole e sicuro camminare nei paraggi quando si fa sera.

#3 Dintorni di Piazzale Ferrara in Corvetto: teatro di risse e accoltellamenti 

Albero di Natale bruciato in Piazzale Ferrara

Piazzale Ferrara al Corvetto è teatro frequente di accoltellamenti, risse, talvolta omicidi e sui cui affaccia un blocco di case popolari che si allunga su Via Comacchio, noto alle cronache per essere stato per anni quasi completamente occupato in modo abusivo. Il mercato comunale spesso imbrattato, l’albero di Natale della piazza dato alle fiamme. Ora è in atto un tentativo di riqualificazione, prima con l’urbanistica tattica e in futuro con una sistemazione definitiva, ma l’alta concentrazione di extracomunitari nordafricani senza lavoro e persone di etnia rom ne fanno ancora una zona con diffusa criminalità.

 

#4 La “Stretta Bagnera”, tristemente famosa per il primo serial killer italiano

Via Bagnera è la via più stretta di Milano tristemente famosa per essere stata teatro del primo seriale killer italiano, un tale Anotnio Boggia, il quale uccise 4 persone e le nascose in una cantina. Nonostante sia in pieno centro storico, nei pressi di Via Torino, di notte è meglio rimanerne alla larga.

Leggi anche: La Stretta Bagnera: la via più stretta di Milano nasconde un tragico passato

#5 Via Gola, la via di spaccio e rapine vicina al centro città

Credit: ilfoglio.it

Uno cammina serenamente nei Navigli, una delle aree più pettinate di Milano, ma se sbaglia e gira l’angolo errato, si ritrova di colpo nel Bronx dei Guerrieri della Notte. E’ la triste fama di via Gola che assieme ad altre due vie compone un quartiere di case popolari dove un terzo degli appartamenti è occupato abusivamente, a pochi passi del Naviglio Pavese. Qui spaccio di droga, scippi e rapine sono all’ordine del giorno. Smarrirsi mentre si cammina la sera sui Navigli potrebbe rivelarsi fatale.

 

#6 Piazza Prealpi: un tempo centrale di smercio di cocaina e eroina, oggi stretta tra degrado e microcriminalità

Credits: vice.com – Quartiere popolare nei pressi di Piazza Prealpi

Tra gli anni ’70 e ’90 piazza Prealpi era una delle “centrali” di smercio di cocaina e eroina di Milano, con a capo alcune famiglie legate alla ‘ndrangheta. Oggi la situazione è migliorata ma il degrado della case popolari, che da anni aspettano di essere riqualificate, e la microcriminalità, presente come in quasi tutte le periferie, insieme alla mancanza nella zona di luoghi di attrazione, rendono questa piazza uno spazio off limits interessante soprattutto per la cronaca nera. 

 

#7 Quarto Oggiaro, il quartiere simbolo della malavita

Credits: quartieritranquilli.kit

Negli anni settanta e ottanta Quarto Oggiaro era il simbolo di malavita. Tutti i milanesi si tenevano alla larga da questo quartiere che finiva spesso agli onori delle cronache. Estrema periferia nord della città, storicamente si concentrava qui la criminalità organizzata, spaccio di droga e rapine, conseguente al frutto migratorio incontrollato. Da quei tempi la situazione è progressivamente migliorata: alcune vie sono più sicure come la parte centrale di Vialba, che sembra un quartiere della vecchia Milano, con i negozi sotto i portici. Comunque sia, non è certo un quartiere dove passeggiare la notte sereni. 

Continua la lettura con: I 5 QUARTIERI più BELLI di Milano

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L’incredibile illusione ottica in via Torino: il Bramante meglio di Copperfield

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Ph. @carlopintacuda IG

Una delle chiese del centro di Milano nasconde al suo interno una straordinaria opera di illusione ottica che anticipa di 500 anni i prodigi della realtà virtuale e dei grandi illusionisti del nostro secolo. Artefice di questo prodigio è Donato Bramante, uno dei più geniali architetti della storia. Ma procediamo con ordine.

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L’incredibile illusione ottica in via Torino: il Bramante meglio di Copperfield

credits: @brittnygf IG

# Una chiesa sottovalutata

Una delle chiese più sorprendenti e più sottovalutate di Milano è la Chiesa di San Satiro in via Torino, a meno di un centinaio di metri dal Duomo. Il nome completo è Chiesa di Santa Maria presso San Satiro: edificata nel Quattrocento presenta diversi motivi di interesse, tra cui la facciata in stile neorinascimentale, con la sezione centrale suddivisa in due fasce orizzontali, la torre campanaria del IX secolo in stile romanico o la cupola con rosoni circolari.

# L’abside si vede ma… non c’è

Ma la cosa più sorprendente la si trova all’interno. Dietro l’altare si vede un’abside ricca di colonne e decorazioni. Ma se si procede oltre l’altare ci si trova contro il muro. Dietro l’altare c’è meno di un metro di spazio: l’abside non esiste, è solo un’illusione ottica.

Il colpo di genio del Bramante è dovuto in realtà all’esigenza di ottimizzare un limite che si è posto dopo la progettazione. Rispetto al progetto originario che prevedeva un’abside lunga oltre 9 metri, si è dovuta edificare la chiesa in uno spezio più ristretto rispetto al progetto originario. A quel punto il grande architetto è riuscito con una trovata geniale a rappresentare lo stesso l’abside, pur privo di spazio.

 

Continua la lettura con: La piccola Versailles di Milano

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La nuova vita del palazzo del Number One, la prima discoteca d’Italia

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Un edificio “fluido” che interpreta perfettamente lo spirito di Milano: è stato sede della prima discoteca della città e ha attraversato tutte le ere. Vediamo dove è situato e come è diventato oggi.

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La nuova vita del palazzo del Number One, la prima discoteca d’Italia

# Un elegante e sobrio bilocale di Brera dal passato vivace

La trama della scala interna – Credits: Domusweb

Domus Web ha scovato un bilocale in Brera, recentemente ristrutturato e messo sul mercato, portando alla luce una memoria del passato di Milano. Il bilocale si trova in un palazzo di Brera, al primo piano di Via dell’Annunciata 31. Si tratta di 38 m² totali divisi in zona giorno e notte e che sono stati testimoni di una bella fetta di storia recente di Milano.

L’edificio è un moderno palazzo degli anni ’60, progettato da Luigi Canella, ha una natura scultorea fin dalla facciata esterna, la cui trama di mattoni rossi è alternata da vetrate, con le strutture portanti a vista che definiscono una griglia. All’interno del cortile compare una scultura metallica a forma di guglia e la plasticità accompagna fino all’interno dell’appartamento, cui si accede tramite una scala che sale a spirale.
Sobrietà e signorilità sono la fisionomia con cui questo palazzo si integra con il quartiere. Eppure, in passato, invece della sobrietà ospitava tutt’altro. 

Leggi anche: È allarme per BRERA: il quartiere sta sprofondando nel degrado?

# La prima discoteca d’Italia

Gigi Rizzi e BB – Credits: Timenote

In questo palazzo non ci si capita per caso: ci si deve venire apposta e magari con un appuntamento ben preciso. Gigi Rizzi e Beppe Piroddi, invece, ci capitarono perché alla ricerca di un locale: vogliono aprire a Milano una discoteca, la prima d’Italia. Di ritorno dai successi raccolti in Costa Azzurra, dove possiedono le quote di un locale, vogliono trasferire proprio a Milano l’esperienza che sta riscuotendo così grande successo nelle notti di Francia. Nasce così il Number One, nel seminterrato del palazzo.

La discoteca non ha le dimensioni che pensiamo noi oggi: ha la pista da ballo illuminata da sotto, il bar, una piccola zona per la console DJ e i divanetti di velluto tigrato, il tutto in un ambiente piuttosto piccolo.
Rizzi che è anche un famoso playboy, prende l’attico all’ultimo piano, per vivere la sua appassionante storia d’amore con Brigitte Bardot. Ecco che il palazzo di Via dell’Annunciata fa da sfondo al gossip e ai paparazzi, per ritrovare la pace dopo il 1971, anno in cui un attentato dinamitardo, mette fine al Number One.

#milanograffiti

Leggi anche: La DISCOTECA di culto diventa la “cappella sistina” della STREET ART

Continua la lettura con: Quando a Milano un punto valeva oro

LAURA LIONTI

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Il mistero delle ville Tudor in zona Navigli: sono inglesi o tedesche?

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Credits: @pari.silvia IG - Ville Tudor

Le ville Tudor costituiscono una attrazione pittoresca tra i Navigli e l’Università Bocconi. Dietro la loro storia ci sono due ipotesi, tra storia e leggenda. Qual è quella corretta?

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Il mistero delle ville Tudor in zona Navigli: sono inglesi o tedesche?

# Edificate nel 1920 a Milano

Credits: @pari.silvia IG

Le ville Tudor si trovano in zona Navigli, nello specifico in via Giambologna, dove si possono ammirare ville di diversa fattura edificate intorno al 1920.

A colpire maggiormente i passanti sono le due ville con le facciate a grate di legno e i tetti spioventi con uno stile che ricorda il medioevo del nord Europa, quello delle favole di Hansel e Gretel. Attorno alla realizzazione di queste case girano due diverse storie che si accomunano però nell’obiettivo, ovvero quello di portare a Milano una parte della cultura di origine.

# Origini tedesche o inglesi? Le ville che riaffiorano i ricordi

Credits: idealista.it

La prima storia che si tramanda è che la decisione di costruire questi edifici pare sia stata presa da una dama inglese: agli inizi del Novecento, per la nostalgia della sua terra, ha voluto ricostruire parte della propria cultura e del proprio stile sul suolo milanese.

A contrapporsi alla storia di origine britannica ne abbiamo un’altra, ovvero quella che riguarda una coppia tedesca che, amanti dello stile medioevale tipico dei paesi a nord delle Alpi, hanno deciso di costruire le loro abitazioni per ricreare un pezzo di Baviera. 

Tra le due versioni esistenti pare che questa sia la più accreditata. 

Continua la lettura con La CASA delle FATE: un presente fiabesco, un passato piccante

MARCO ABATE

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Stasi 3.0: lo Stato metterà una “spia” nelle aziende italiane?

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Avete presente “Le Vite degli Altri”, lo splendido film tedesco ambientato ai tempi della DDR, dove una spia della Stasi, i servizi segreti della Germania Comunista, assisteva giorno e notte alle scorribande di uno scrittore “sospetto”? Nell’Italia del 2024 lo spionaggio sembra tornato di moda, anche se al passo con i tempi. Mentre sta divampando lo scandalo dei dati rubati che rischia di travolgere il presidente di Fiera Milano, zitto zitto il governo sta preparando una mossa per sorvegliare le imprese ancora rimaste in Italia. Una mossa che potrebbe portare l’Italia all’ambita ultima piazza nella classifica della libertà economica nel mondo occidentale.   

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Stasi 3.0: lo Stato metterà una “spia” nelle aziende italiane?

# In arrivo un “vigilante” dello Stato dentro le aziende?

Calderoli Meloni

Si dice che ormai destra e sinistra si confondano sempre di più. Soprattutto nella politica italiana. La sinistra viene spesso accusata di curare gli interessi dei ricchi e delle multinazionali più di quelli della povera gente. Ma anche la destra sembra in crisi di identità, specie in termini del rapporto con la libertà d’impresa di cui dovrebbe essere paladina. In base alle ultime mosse allo studio tra uffici ministeriali e Parlamento sembra di essere stati catapultati in una nazione in cui era un regime comunista a dettar legge. Nell’articolo 112 della Legge di Bilancio 2025, in fase di approvazione, si legge infatti che “al fine di potenziare le funzioni di controllo di controllo e di monito­raggio della finanza pubblica, un rappresentante del Mef siederà nei collegi di revisione o sindacali” in tutte le aziende che hanno usufruito di fondi pubblici, società, enti, organismi e fondazioni che li ricevono “anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma”.

# Hai ricevuto più di 100mila euro? Entri in un regime di “libertà vigilata”

Credits: ANSA/Alessandro di Meo – Parlamento

Nello specifico è previsto che la norma si applichi a condizione che il contributo a carico dello Stato sia “di entità significativa”: la definizione dell’entità dovrebbe essere definita entro la fine di marzo 2025, al momento fissata sopra la soglia dei 100mila euro. Questo significa che la platea dei soggetti coinvolti sarebbe mostruosa, sono escluse le società controllate dagli enti locali, dalle piccole imprese alle multinazionali quotate in borsa. 

Il rappresentante dello Ministero delle Economia e delle Finanze dovrà essere pagato dalle stesse aziende, non si aggiungerebbe ai membri presenti nei collegi sindacali o di revisione ma ne sostituirebbe uno alla scadenza programmata, per controllare e soprattutto avere il suo peso sull’utilizzo dei fondi erogati dallo Stato all’azienda stessa. Un controllo a valle su un controllo fatto già a monte sempre dallo Stato, dato che i contributi vengono erogati solo a seguito di controlli minuziosi sulla loro ammissibilità. E non è l’unica novità che fa storcere il naso alle aziende italiane. 

# La digital service tax del 3% estesa a tutte le aziende che lavorano nel digitale

Buffik – pixabay – Digital service

L’altra novità, che da giorni ha acceso un forte dibattito, è la modifica del digital service tax con l’applicazione di un’imposta del 3% sull’ammontare degli introiti pubblicitari sul web, a prescindere dal ricavo. Al momento tale imposta è dovuta solo dalle imprese con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro e oltre 5,5 milioni di euro generati in Italia tramite servizi digitali, vale a dire i colossi come Facebook e Google. Dal 1° gennaio 2025 potrebbe toccare a qualsiasi azienda che fa pubblicità online per terzi, intermediazione per mettere in contatto gli utenti oppure vendita di dati raccolti dagli utenti, comprese le startup che nascono già in perdita e vedrebbero aggiungersi un ulteriori handicap. Le uniche escluse sarebbe quelle con e-commerce in cui pubblicizzano i propri prodotti. Non si tratterebbe solo di imposte da versare ma di altri adempimenti a cui sottostare: registrazione presso l’Agenzia delle Entrate e dichiarazioni fiscali specifiche.

# Un altro incentivo alla fuga all’estero?

Queste due norme, il rappresentante del Mef nei collegi delle aziende e la nuova digital web tax, se confermate potrebbero produrre degli effetti deleteri sul sistema italiano che già figura agli ultimi posti per grado di libertà economica: con un’ulteriore perdita di competitività delle aziende, potenziale sparizione di migliaia di posti di lavoro, stop prematuri a progetti imprenditoriali e, soprattutto, fuga delle aziende verso paesi dell’Unione Europea dove si può agire con più libertà.

Continua la lettura con: Autonomia: Venezia chiede super poteri al Governo

FABIO MARCOMIN

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I 5 tramonti più indimenticabili a Milano

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Credits: @milanoeprovincia IG

Milano è piatta come la superficie del mare, questo consente di poter vivere tutta la bellezza del tramonto come si fosse su un’isola deserta. O quasi. 

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I 5 tramonti più indimenticabili a Milano

#1 Collina Parco Lambro (Milano est)

tramonto collina parco lambro
tramonto collina parco lambro

Il Parco Lambro fu realizzato nel 1936 su progetto dell’architetto Enrico Casiraghi che creò tre colline artificiali e due laghetti (oggi prosciugati e conservati come avvallamenti nel terreno), disegnando un sistema di viali di circa 4000 metri.
Più o meno al centro del parco c’è la vetta più elevata della parte est della città, da cui si godono scorci stupendi.

Vedi anche: I segreti del Lambro

#2 Monte Stella (Milano ovest)

tramonto monte stella
tramonto monte stella

Altra montagnetta artificiale di Milano è il Monte Stella costruito sopra le macerie della seconda guerra mondiale e intitolato alla compagna del progettista. Ha il vantaggio di essere ad ovest e quindi più “vicino” al tramonto, consentendo di godere uno spettacolo più nitido di quello al parco Lambro, anche se in questo casa manca lo spettacolo di vedere il sole che si inabissa dietro la città.

Leggi anche: Monte Stella: una storia d’amore gli dà il nome

#3 Ceresio 7

tramonto ceresio 7
tramonto ceresio 7

Il tramonto più pettinato della città. Sul tetto del palazzo di via Ceresio 7 tra Chinatown e il Monumentale, accompagnandosi con un aperitivo ai bordi della piscina, sentendosi a Formentera.

#4 Radio Roof Top Bar

tramonto radio roof top
tramonto radio roof top

Terrazza di tendenza di Milano, in stile newyorkese. In piazza della Repubblica ospita spesso dj set e feste esclusive. Particolarmente indicato per chi ama i tramonti metropolitani.

#5 Navigli

tramonto navigli
tramonto navigli

Ma forse il tramonto più romantico di tutto è quello sui navigli. Perchè il sole all’orizzonte lo possono ammirare in tutto il mondo, ma la sua luce riflessa sui navigli ce la possiamo godere solo noi.

tramonto navigli
tramonto navigli

E per chi vuole avventurarsi fuori Milano, il luogo simbolo e più esoterico è certamente il Montevecchia, il “monte di Milano”

Continua la lettura con: I segreti del Montevecchia, il monte di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Caro-vita: a Milano ci sarà un salario minimo cittadino? Londra lo ha già…

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Milano è vittima di un divario economico sempre più crescente. Il costo della vita continua ad aumentare e colpisce soprattutto chi ha redditi più bassi. È giunta l’ora di introdurre un salario minimo locale a Milano? Londra lo ha già fatto.

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Caro-vita: a Milano ci sarà un salario minimo cittadino? Londra lo ha già…

# Quanto costa vivere a Milano?

Credits: www.blogsicilia.it

Una recente ricerca condotta dal think-tank Tortuga, in collaborazione con Adesso!, evidenzia come il caro-vita milanese impatti soprattutto sui giovani, sugli operai e sulle persone con un basso livello di istruzione. Mentre la “classe ricca” della città guadagna mediamente il 43% in più rispetto alla media nazionale, molti giovani fanno fatica a sostenere le spese, pur avendo stipendi più alti rispetto ad altre aree italiane. Il salario medio lordo orario a Milano è infatti di 13,21 euro, superiore del 9% rispetto alla media nazionale. Tuttavia, i costi elevati erodono rapidamente i benefici di questa differenza salariale.

Il costo della vita per un giovane single tra i 18 e i 29 anni è del 23% più alto rispetto ad altre città metropolitane italiane, secondo i dati di Tortuga. Questo significa che anche chi ha un buon lavoro può trovarsi in difficoltà nel far fronte alle spese quotidiane. L’Istat stima che un single sotto i 30 anni necessiti di almeno 1.175 euro al mese per coprire i bisogni essenziali, contro i 952 euro richiesti in altre città metropolitane. Per una coppia con un figlio, il minimo sale a 1.831 euro. Questi dati confermano che il costo della vita a Milano è significativamente più alto rispetto ad altre zone d’Italia, mettendo sotto pressione soprattutto chi ha redditi medio-bassi.

# Il modello londinese del “living wage”, basato sul costo della vita: un esempio per Milano?

Per affrontare il problema del caro-vita, lo studio “Per un salario giusto a Milano” propone di ispirarsi al modello inglese del London Living Wage. Nel Regno Unito, oltre al salario minimo nazionale, esiste un salario di sussistenza per le zone con un costo della vita elevato, come Londra. Questo “living wage” viene adottato volontariamente dalle imprese che desiderano garantire un livello di vita dignitoso ai propri dipendenti.

In Italia, il dibattito sul salario minimo legale è ancora in fase di stallo. La discussione verte su diversi punti controversi, come la cifra oraria adeguata e l’efficacia della contrattazione collettiva. Tuttavia, a livello locale, il dibattito si sta sviluppando: Firenze ha recentemente introdotto un minimo salariale per le imprese che partecipano agli appalti pubblici, fissandolo a 9 euro l’ora. Milano potrebbe seguire questa strada, puntando però a una soluzione ancora più ambiziosa.

La proposta per Milano prevede l’introduzione di un salario minimo locale, a partire da una soglia di 8,3 euro l’ora per i lavoratori più vulnerabili, come i giovani single sotto i 30 anni. Questa cifra, seppur inferiore al salario medio cittadino, è calcolata in base al costo reale della vita e rappresenterebbe un passo concreto verso una maggiore equità salariale. L’obiettivo è colmare la distanza tra i salari attuali e il costo della vita, offrendo un sostegno economico a chi si trova ai margini del mercato del lavoro.

# Un’opportunità per le Imprese?

Un salario minimo volontario potrebbe anche stimolare il miglioramento della qualità del lavoro e della produttività. Nel modello londinese, il 70% delle imprese che hanno adottato il London Living Wage ha riportato miglioramenti nella reputazione aziendale, mentre l’80% ha osservato un aumento della qualità del lavoro dei dipendenti. Questo suggerisce che un intervento mirato potrebbe portare vantaggi sia ai lavoratori che alle aziende, creando un circolo virtuoso che favorisca la crescita economica.

A Milano, dove la competizione per i talenti è elevata, l’adozione di un salario minimo cittadino potrebbe contribuire a rendere più attrattivo il mercato del lavoro, migliorando le condizioni per i lavoratori e incentivando le aziende a investire nella città.

Continua la lettura con: L’andamento lento dell’inflazione a Milano: tra le meno colpite in Italia. Eppure è seconda per caro vita

MATTEO RESPINTI

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Quando passa il Milano-Mortara di Trenord

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La regione a 30 all’ora. 

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Continua con: Quando esci dalla metro a Duomo

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I 7 borghi più “intelligenti” della Lombardia

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Il City Vision Index, realizzato da Blum e Prokalos per City Vision, ha confermato Milano come la città più smart d’Italia. Non solo: la Lombardia è la regione leader in innovazione urbana e trasformazione digitale. Ma quali sono le 7 località lombarde a ruota di Milano?

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I 7 borghi più “intelligenti” della Lombardia

# City Vision Score 2024: aumenta il divario tra Nord e Sud

Il City Vision Score valuta il livello di “intelligenza” dei Comuni italiani sulla base di 30 indicatori, raggruppati in sei aree chiave: Smart governance, Smart economy, Smart environment, Smart living, Smart mobility e Smart people.

I dati, raccolti da fonti istituzionali, offrono una panoramica approfondita del grado di innovazione di ogni città e borgo. Grazie all’adozione di tecnologie digitali e a politiche mirate alla sostenibilità, la Lombardia dimostra di essere una delle regioni più avanzate a livello nazionale.

Il City Vision Score 2024 ha riconfermato il divario cronico Nord-Sud: nessuna città del Centro o Sud Italia compare nella top 10 dei comuni più smart, con Roma al 46° posto tra i capoluoghi e al 1.412° su tutti i comuni italiani. Il primo comune del Sud Italia che si incontra in classifica è Fara San Martino, in Abruzzo, al 163° posto.

Questi sono i comuni che, dopo Milano, eccellono nel City Vision Index. Punto in comune: sono tutti molto piccoli. 

#1 Credera Rubbiano (Cremona) – 2° posto nazionale

Con soli 1.500 abitanti, Credera Rubbiano si posiziona subito dopo Milano a livello nazionale. Questo borgo, situato nel cremonese, ha saputo valorizzare la sostenibilità e la digitalizzazione dei servizi pubblici.

Credera Rubbiano si distingue per l’eccellente gestione dei rifiuti, l’efficienza amministrativa e l’offerta di servizi online ai cittadini. Questi risultati dimostrano come anche i piccoli centri possano competere con le grandi città sul fronte dell’innovazione e della qualità della vita.

#2 Casaletto Vaprio (Cremona) – 5° posto nazionale

A pochi chilometri da Credera Rubbiano, il comune di Casaletto Vaprio, con 1.700 abitanti, si posiziona quinto in Italia. Oltre alla digitalizzazione dei servizi, Casaletto Vaprio promuove iniziative sociali innovative, come programmi di integrazione per gli anziani e borse di studio per studenti meritevoli.

Questi progetti confermano l’impegno della comunità nel favorire il benessere e l’inclusione sociale, rendendo Casaletto Vaprio un modello di smart governance.

#3 Collebeato (Brescia) – 9° posto nazionale

 

Situato nel bresciano, Collebeato (4.500 abitanti) è uno dei comuni più avanzati in Lombardia grazie all’introduzione di un’agenda smart che consente ai cittadini di prenotare appuntamenti per i servizi comunali online.

Oltre alla digitalizzazione, il comune ha lanciato iniziative per la sostenibilità, come la raccolta differenziata avanzata e corsi di formazione professionale per i disoccupati, mirati a migliorare l’inclusione nel mondo del lavoro attraverso nuove competenze.

#4 Ripalta Cremasca (Cremona) – 10° posto nazionale

Ripalta Cremasca, piccolo comune con 3.400 abitanti, ha ottenuto una posizione di rilievo per la sua aula digitale innovativa presso la scuola primaria Giovanni Pascoli.

Questo progetto, finanziato dalla Regione Lombardia, integra tecnologie avanzate per un apprendimento interattivo e digitale, con 20 Chromebook e attrezzature all’avanguardia. Inoltre, il comune ha partecipato al progetto P.i.c.c.o.l.i., un’iniziativa ministeriale che coinvolge 32 comuni, mirata all’ottimizzazione dei servizi digitali.

#5 Montevecchia (Lecco) – 12° posto nazionale

Con 1.700 abitanti, Montevecchia, in Brianza, ha sviluppato numerosi progetti smart. Grazie all’app IO, i cittadini possono accedere facilmente a diversi servizi pubblici digitali, inclusi quelli legati alla mobilità sostenibile e ai pagamenti elettronici.

Montevecchia sta anche lavorando su “Game On”, un’iniziativa che coinvolge i giovani in una mappatura digitale della parte storica del comune, promuovendo la conoscenza e l’attaccamento al territorio locale.

#6 Montanaso Lombardo (Lodi) – 13° posto nazionale

Montanaso Lombardo (2.200 abitanti) si distingue per l’impegno in campo ambientale e tecnologico. Il comune ha implementato un sistema avanzato di gestione dei rifiuti, che include l’uso di eco-isole e cassonetti smart per monitorare i livelli di riempimento in tempo reale.

Questo consente di ottimizzare la raccolta dei rifiuti e ridurre l’impatto ambientale. Inoltre, è stato potenziato l’accesso alla rete Wi-Fi pubblica gratuita nelle aree strategiche del paese.

#7 Nosate (Milano) – 15° posto nazionale

Nosate, piccolo comune nel milanese, ha introdotto diverse innovazioni nel campo della sostenibilità e dell’accessibilità dei servizi. Le iniziative del comune mirano a rendere più efficienti i servizi pubblici e a migliorare la qualità della vita dei suoi 1.000 abitanti attraverso una gestione mirata delle risorse. L’impegno nella sostenibilità ha contribuito a rendere Nosate uno dei comuni più avanzati in Lombardia.

Continua la lettura con: 7 paesi dell’hinterland che sono entrati a far parte di Milano

MATTEO RESPINTI

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Sicurezza a Milano: «più telecamere dove lo chiedono i cittadini». Perché non un’app dedicata?

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Credits: Ideogram.AI
La sicurezza è il problema numero uno di Milano, l’amministrazione comunale ha accolto l’idea dell’opposizione di posizionare maggiori telecamere dove lo richiedono i cittadini. Tutto ciò basterà a rendere Milano più sicura?
 
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Sicurezza a Milano: «più telecamere dove lo chiedono i cittadini». Perché non un’app dedicata?

# Il problema di Milano: la sicurezza

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La sicurezza è il problema principale che attanaglia la città di Milano. Secondo quanto rilevato dal Sole 24 Ore, con un indice di 6.991,3 denunce ogni 100.000 abitanti, la città si trova al primo posto tra le più insicure d’Italia.

Il report mostra un quadro preoccupante per il capoluogo lombardo: 3.489 denunce per minacce, 1.229 per percosse, 3.832 per lesioni dolose, 29.720 per danneggiamenti, 124.631 per furti, 4.123 per rapine, 20.029 per frodi informatiche e 76 per omicidi colposi, su 298 omicidi totali registrati in Italia.

# La soluzione dell’opposizione? Più telecamere dove vogliono i cittadini

In questo contesto, il Consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno, presentato dalla Lega, volto a intensificare la videosorveglianza nelle periferie cittadine. L’idea è stata accolta positivamente dall’Assessore alla sicurezza, Marco Granelli, che ha evidenziato l’importanza di ascoltare le segnalazioni dei residenti per stabilire le aree da coprire con i nuovi “occhi elettronici”.

Con un ampio consenso di 29 voti a favore e 4 astensioni, la proposta ha guadagnato il via libera, dimostrando, forse per la prima volta, un’attenzione trasversale al tema sicurezza nelle zone più sensibili e vulnerabili della città.

# Anche la maggioranza lavora per una Milano più sicura

A dire il vero, l’aumento delle telecamere di videosorveglianza non è l’unica misura in campo: il Comune ha investito significativamente anche nel rafforzamento delle forze dell’ordine.

L’assessore Granelli ha sottolineato come la sicurezza sia una priorità anche per l’amministrazione locale e ciò è testimoniato dall’assunzione di 707 nuovi agenti, quasi il doppio rispetto ai pensionamenti, che ha portato a un incremento netto di circa 250 effettivi. Si tratta di una risposta parziale ma concreta alle problematiche che affliggono la città.

In più, a metà ottobre, Palazzo Marino ha approvato un nuovo regolamento sulle telecamere di videosorveglianza che favorisce l’integrazione con i diversi sistemi di sicurezza privata presenti a Milano. Questo strumento faciliterà l’uso delle immagini da parte dei soggetti autorizzati, grazie alla collaborazione tra Comune, prefettura e altri enti, incluse le forze dell’ordine e i vigili del fuoco. Si promuoverà, inoltre, un’intesa con i soggetti di sicurezza privata, garantendo un controllo del territorio più capillare.

# Potrebbe un’applicazione risolvere il problema sicurezza?

Sebbene l’incremento delle telecamere e delle forze di polizia rappresenti un passo avanti, una reale e duratura percezione di sicurezza richiede ulteriori soluzioni innovative. Tra queste, si potrebbe immaginare un sistema che integri le telecamere di sorveglianza con una app accessibile ai cittadini.

L’applicazione, concepita come strumento bidirezionale, potrebbe consentire alle forze dell’ordine di inviare notifiche agli utenti in caso di pericolo nelle vicinanze, basandosi su dati in continuo aggiornamento. I cittadini, dal canto loro, avrebbero la possibilità di segnalare immediatamente situazioni sospette, reati subiti o comportamenti violenti a cui stanno assistendo, rendendo le informazioni in tempo reale accessibili a chi di dovere.

# La soluzione definitiva che però fa un po’ paura

Guardando oltre le misure immediate, ci si potrebbe interrogare su tecnologie di sorveglianza ancora più avanzate, come le telecamere dotate di riconoscimento facciale, già in uso in città come Pechino e Singapore. Questi dispositivi futuristici consentono un controllo estremamente efficiente e puntuale, ma sollevano questioni rilevanti in merito alla privacy e al rispetto delle libertà individuali.

L’utilizzo sistematico di questi sistemi senza dubbio, a lungo andare, migliorerebbe il problema della sicurezza, rendendo, però, Milano una città sotto sorveglianza perenne, con il rischio di una deriva distopica. Una soluzione del genere potrebbe trovare il favore di coloro che cercano una maggiore protezione, ma solleverebbe le perplessità di chi teme un controllo eccessivo da parte delle autorità.

Continua la lettura con: Sicurezza a Milano? “La gran parte non denuncia neanche”

MATTEO RESPINTI

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Nuovi poteri ai municipi di Milano: quelli in arrivo e quelli che dovrebbero avere

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Municipio 9 FB - Sede Municipio 9

In Italia ogni territorio è autonomista con il potere che ha sopra, ma centralista con quello che sta sotto. Un esempio? Regione Lombardia vuole più autonomia da Roma, ma poi non ci sente quando si parla di dare più poteri alle città che la compongono. Lo stesso vale per Milano: vuole più poteri dalla Regione ma tiene i municipi al guinzaglio con risorse e libertà a livello di condominio, anche se si parla di territori grandi come le principali città della regione. Ma qualcosa forse inizia a cambiare. 

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Nuovi poteri ai municipi di Milano: quelli in arrivo e quelli che dovrebbero avere

# L’obiettivo è valorizzare il ruolo dei “parlamentini” di zona 

ph. Affaritaliani – aula consiliare Palazzo Marino

Il 28 ottobre 2024 sono state approvate alcune modifiche al regolamento dei municipi milanesi da parte del consiglio comunale di Palazzo Marino. L’obiettivo principale è quello di valorizzare il ruolo dei “parlamentini” di zona come “portatori di esigenze e bisogni delle comunità territoriali rappresentate”. La delibera, firmata dall’Assessore al decentramento Gaia Romani, intende portare a una «valorizzazione di deleghe, competenze e responsabilità dei nove municipi di Milano» e «proseguire la revisione dei processi che regolano i rapporti decisionali tra istituzione centrale e organismi decentrati» per arrivare a un «riassetto dell’architettura istituzionale con riferimento sia alla governance sia alle competenze dei municipi, in particolare in tema di rigenerazione urbana e viabilità».

# I due gruppi di modifiche approvate a Palazzo Marino

Credits: wikipedia.org – Municipi di Milano

Quali sono le modifiche approvate nel dettaglio? Nel primo gruppo rientrano i procedimenti nei quali è contemplata la consultazione obbligatoria dei municipi:

  • il provvedimento finale, da parte della giunta o del consiglio comunale, deve ora richiamare i pareri dei municipi, con l’obbligo di motivazione in caso di scostamento dei pareri;
  • i municipi possono ora deliberare l’interesse civico di iniziative locali in autonomia.

Nel secondo gruppo trovano spazio nuove funzioni per i municipi:

  • il rilascio dei permessi temporanei di suolo pubblico per iniziative di intrattenimento e socio-culturali;
  • la formulazione di proposte di itinerari e piste ciclabili nel territorio del municipio;
  • la gestione delle pagine del municipio sui social network;
  • l’istituzione in via permanente dei “consigli delle ragazze e dei ragazzi”;
  • il parere sul rilascio di autorizzazioni in deroga ai limiti di legge per emissioni sonore, agli eventi con finalità di “esclusiva rilevanza municipale” con interesse pubblico, il parere obbligatorio (non vincolante) sullo schema di bilancio e sul bilancio di previsione.

# Quali altri poteri dovrebbero essere assegnati ai municipi

Municipio 9 FB – Sede Municipio 9

Un piccolo passo, anche se si è ancora molto lontani da un decentramento vero e proprio. Il compimento della riforma territoriale della Città Metropolitana di Milano che prevedeva, tra le ipotesi, lo scioglimento del Comune di Milano e la parificazione dei Municipi agli altri comuni dell’hinterland, non è all’orizzonte e ancora di meno quella di dare a Milano gli stessi poteri di una città stato da distribuire a cascata nei parlamentini. Ci sono però altri poteri che nel frattempo Palazzo Marino potrebbe assegnare ai Municipi:

  • individuazione di aree dove realizzare parcheggi;
  • gestione del verde con relative risorse;
  • manutenzione dell’arredo urbano e delle strade sempre con relative risorse;
  • monitoraggio della soddisfazione dei cittadini per i servizi comunali;
  • monitoraggio, anche con aiuto di segnalazioni dei cittadini, dei lavori pubblici e di interesse pubblico;
  • budget per la realizzazione di manifestazioni culturali;
  • coordinamento di progetti di rigenerazione urbana, anche partecipando a bandi nazionali e a concorsi internazionali.

Continua la lettura con: 20 miliardi l’anno da Milano a Roma: con quei fondi Milano potrebbe risolvere tutti i suoi problemi

FABIO MARCOMIN

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I 7 locali del passato che i milanesi sognano di riportare in vita (con i video dell’epoca)

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Rolling stones

“Quale locale che non c’è più rivorresti a Milano?“. Scopriamo quali sono i locali scomparsi di Milano che hanno ricevuto più preferenze nelle risposte dei milanesi.

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I 7 locali del passato che i milanesi sognano di riportare in vita (con i video dell’epoca)

#7 Moonshine, il covo della birra, della musica ricercata e del leggendario retrobottega

Credits bponchielli IG – Moonshine

Al Moonshine si entrava in un mondo a sé. Un posto d’altri tempi o forse di tempi mai esistiti a Milano. Luci soffuse, bandiere e disegni sulle pareti, atmosfera psichedelica. La birra artigianale d’importazione e la musica sempre particolare e ricercata erano due elementi imprescindibili. Così come le tisane depuranti e il cibo obbligatoriamente vegetariano.  La vera chicca era però il “retro bottega“, una zona franca per gli affezionati, un salotto alternativo dove si veniva catapultati in una realtà lontana, onirica e quasi magica. Lo storico locale in zona Corvetto ha chiuso i battenti nel 2014. 

Video documentario del Moonshine nel 2010:

#6 Santa Tecla Cafè, trampolino di lancio per i cantanti di musica leggera tra gli anni ’50 e ’60, tempio dei sanbabilini negli anni ’80 e ’90

Credits topreservation – Santa Tecla Cafe

Il Santa Tecla era un iconico club nell’omonima via a due passi dal Duomo, famoso per essere stato trampolino di lancio per numerosi gruppi e cantanti di musica leggera e rock and roll negli anni cinquanta e sessanta. Qui si sono esibiti mostri sacri come Tenco, Battisti, Gaber, Jannacci e Celentano. Tempio della musica jazz milanese negli stessi anni, fu trasformato negli anni settanta in discoteca diventando un punto di ritrovo per i sanbabilini, i giovani della borghesia milanese di orientamento di destra. Con musica underground e brit pop era la sede delle serate Glitter Motel e il locale prese poi il nome di Cafè Dalì, sfoggiando nel salone principale un’enorme e indimenticabile opera di Salvator Dalì “the face of Mae West” . Dopo un incendio a fine anni ’90 e la sua ricostruzione in stile newyorchese con il nome di “Santa Tecla Cafè” ha chiuso definitivamente i battenti nel 2016.

Video documentario del Santa Tecla nel 2010:

#5 Rainbow Club, musica underground tra sudore e colpi di pogo

Credits: corriere.it – Rainbow Club

Il Rainbow Club è stato uno dei luoghi più importanti, e probabilmente uno dei più longevi, della cultura underground milanese. Punto di riferimento già nei primissimi anni ’80, quando si chiamava Odissea 2001 e ospitava in via Besenzanica concerti di artisti del calibro di Bauhaus o Nico, ha cambiato nome diverse volte negli anni successivi ma è sempre rimasto uno dei music club più importanti per tutti quei generi musicali non commerciali quali punk e post-punk. Per oltre un decennio ha ospitato alcuni dei concerti più alternativi in ambienti sempre al limite della capienza, tra sudore e colpi di pogo. Ha chiuso nel 2008. 

Trailer della visita virtuale in 3D al Rainbow Club di Milano:

#4 Il Transilvania, punto di riferimento per la musica dark

Transilvania

Il Transilvania è stato un punto di riferimento della musica dark e dei gruppi underground milanesi. Realizzato in un ex-magazzino di via Paravia (zona San Siro), ristrutturato con grandissima personalità, al suo interno aveva lapidi alle pareti, il bar pieno di teschi, e la teca che conteneva un enorme serpente vivo. Al suo posto oggi c’è un un garage a due piani.

Concerto Unseen Transilvania 2006:

#3 Rolling Stone, il locale preferito dagli amanti del rock

Credtis: eventshunters.com – Rolling Stone

Ricavato dal cinema Ambrosiano in Corso XXII Marzo e nato nel 1979 come Studio 54 sull’onda del successo del celeberrimo locale di New York, simbolo di trasgressione e del “tutto è possibile”, nel 1981 diventa Rolling Stone ed è un chiaro tributo al rock e ai suoi adepti. Qui hanno suonato artisti del calibro di Joe Cocker, Bob Geldof, Lou Reed, Iggy Pop, The Ramones e gli Oasis. Per oltre un decennio il venerdì sera suonava la migliore musica pop rock della città. Ha chiuso nel 2009. 

Una serata al Rolling nel 2008: 

#2 Le Scimmie, il tempio della musica dal vivo di qualità 

Credits: rockit.it – Le scimmie

Un locale culto per la musica jazz dal vivo, ma che ha ospitato anche altri generi. Piuttosto piccolo, decisamente non adatto per acustica e struttura, ma dove si esibivano i veri virtuosi della musica milanese e internazionale: qualunque artista di stanza a Milano sognava di esibirsi in questo locale ed è stato il luogo simbolo della scena musicale milanese degli anni novanta. Sul palco delle Scimmie hanno suonato Pat Metheny, Laurie Anderson e tanti artisti italiani, Elio e le Storie Tese, Eugenio Finardi, Le Vibrazioni, i Bluvertigo, Malika Ayane, Irene Grandi. Spesso con performance a sorpresa. Il locale sui Navigli (Via Ascanio Sforza 49) ha chiuso nel 2015 dopo 34 anni di onorata carriera. 

Un Morgan d’annata alle Scimmie 2008:

#1 Il Plastic, il locale di Milano più conosciuto al mondo

Credits: foto-divertente.blogspot.com

Il Plastic era più di una discoteca. E’ stata a lungo il regno della Milano di notte, la vetrina della creatività, dove si sperimentavano le nuove mode e celebre per aver importato il modello New York della selezione all’ingresso che veniva affidata a personaggi mitici e temuti. Senza dubbio il locale di Milano più conosciuto al mondo. Numerose sono state infatti le frequentazioni di personaggi ed artisti di fama internazionale: Madonna, Elton John, Andy Warhol, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen, Keith Haring che insieme a Grace Jones, per passarci una serata, prendeva l’aereo. Dopo la chiusura nel 2012 nella storica location di viale Umbria 120, ha riaperto in via Gargano (nei pressi della Fondazione Prada) con il soprannome di Plastic Palace. Ma anche se rincorre i fasti di un tempo, l’originale era un’altra cosa. Anche perché la Milano di notte di allora era tutta un’altra cosa. 

Una serata al Plastic nel 1987:

Continua la lettura con: I LOCALI di Milano dove succedono COSE STRANE

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