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Cosa resterà del Giubileo? Al secondo mese l’anno santo sembra già finito

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Ph. @ateneo.regina.apostolorum IG

Il Giubileo ha avuto inizio il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa. Tra il 23 dicembre e i primi di gennaio, il sindaco Gualtieri ha chiuso diversi cantieri in zone fondamentali della città. Ad oggi però, in pieno anno santo, il Giubileo sembra essere già argomento passato. Come lo sta vivendo Roma questo momento? È davvero già finita la magia che si respirava i giorni precedenti all’inaugurazione di questo evento così importante per il cristianesimo universale?

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Cosa resterà del Giubileo? Al secondo mese l’anno santo sembra già finito

# I pomposi preparativi pre-giubilari

Credits: Alex Does Pictures – Pexels

Sia la Chiesa Cattolica che l’Assemblea Capitolina si sono preparati per questo Giubileo con fare attento e, soprattutto, risonante. Per la Chiesa, l’impegno profuso si è riscontrato soprattutto nella preparazione spirituale dei fedeli, attraverso l’azione delle parrocchie e la pubblicazione di diversi testi scritti dal Papa, senza contare le nuove nomine delle cariche responsabili della diocesi di Roma. L’impegno dell’amministrazione, invece, si è visto tutto nei cantieri. Oltre gli immancabili reels del Sindaco. Tutto ciò, ha contribuito a creare un’attesa nel popolo romano, oltre che nel mondo cattolico, che forse non è stata pienamente esaudita. Siamo appena alla fine del secondo mese eppure a molti pare che sia già una stagione finita. 

# Cosa rimane del Giubileo?

Credits: Efrem Efre – Pexels

In alcuni dei punti centrali ritoccati dai cantieri voluti da Gualtieri, Roma è certamente cambiata in meglio. Il solo sottopassaggio a Piazza Pia ha migliorato la circolazione e reso il tratto più accessibile ai pedoni. Ma è questa la sola cosa degna di nota, poiché infatti tutto il resto sembra rimasto come prima e lo spirito di rinnovamento portato dal Giubileo sembra assopito. Sicuramente, le condizioni del Papa hanno portato apprensione tale da contribuire a questo assopimento generale. In città molti si chiedono: ha senso impegnarsi ancora per l’anno santo?

# Perché dovremmo recuperare lo spirito dell’anno santo

Credits: Efrem Efre – Pexels

Roma non può lasciar passare il Giubileo come se nulla fosse. Sarebbe come lasciar correre il treno delle occasioni per la sola pigrizia di non fare quella corsetta in più. Questo evento è infatti l’opportunità per dimostrare che la forza attrattiva della Capitale non risiede solo unicamente nelle bellezze che conserviamo, ma nella capacità di accogliere i pellegrini, nella varietà delle offerte esperienziali che siamo capaci di organizzare. Senza considerare la fondamentale importanza del messaggio di pace che il Giubileo sta lanciando nel momento storico che stiamo vivendo. Messaggio che, come Roma ha sempre saputo fare nella sua immensa storia, dobbiamo recepire e rilanciare al mondo intero. Ma come possiamo concretamente realizzare tutto ciò?

# Roma torni a essere il centro del mondo

Credits: Tomas Anunziata – Pexels

Bisognerebbe partire anzitutto da una fitta campagna d’informazione e comunicazione, far capire perché il Giubileo non sia elemento d’interesse solo per i fedeli ma per il mondo intero, preparando questa proposta dal punto di vista della società civile. Inoltre sarebbe necessario incentivare i mezzi di accoglienza, valorizzando l’impresa senza limitarsi a semplici interventi come quello dell’abolizione delle chiavi esposte dei b&b. Infine occorrerebbe far proprio il messaggio di pace e speranza lanciato dall’anno santo, cercando di risolvere i conflitti sociali presenti nella nostra città, come la lotta alla criminalità o alle disparità sociali. Ciò ci renderebbe un riferimento a livello mondiale.

Il Giubileo è per definizione un momento di rinascita e di rivoluzione di sé. Bisogna energicamente coglierne il significato e adattare questa occasione di rinnovamento a tutti i piani della società, rendendo nuovamente Roma il centro del mondo.

Continua la lettura con: Il Buco Nero del litorale romano: le tre soluzioni per riportare la luce

RAFFAELE PERGOLIZZI

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La prima parafarmacia di Amazon al mondo ha aperto a Milano: dov’è e cosa si trova

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aboutamazon.it - Parafarmacia

Un anno fa avevamo annunciato l’arrivo del primo store di Amazon, una parafamarcia con spazio al beauty. A febbraio 2025 c’è stata l’apertura ufficiale del punto vendita, definito «un esperimento milanese». Scopriamo come è fatto e le attività d’avanguardia disponibili al suo interno.

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La prima parafarmacia di Amazon al mondo ha aperto a Milano: dov’è e cosa si trova

# Rimarrà «the one», l’unico «esperimento» di Amazon nel settore?

aboutamazon.it – Vetrina esterna

Il 12 febbraio 2025 ha aperto a Milano il primo store fisico italiano di Amazon. Tutto nasce dall‘acquisto della prima parafarmacia italiana da parte di Amazon: la Pulker di piazzale Cadorna 4 a Milano, ceduta a gennaio 2024 alla Pellicano Italy e in seguito rilevata dal colosso dell’ecommerce americano. L’operazione consente all’azienda di estendere la propria offerta online di prodotti per la bellezza e la cura della persona in Europa, continuando la vendita offline dei farmaci da banco senza obbligo di prescrizione medica.

Nella strategia aziendale non sembra però esserci spazio per altri negozi. Queste le parole di Giorgio Busnelli, Vice Presidente Categorie Largo Consumo di Amazon in Europa, rilasciate al Corriere della Sera: «Non è in programma nessun altra apertura del genere, né in Italia né in Europa. Resta un esperimento milanese» ha spiegato al Corriere della Sera. Ma che cosa lo differenzia da una normale farmacia?

# La selezione di prodotti dello store milanese sarà disponibile entro l’anno negli store online europei

aboutamazon.it – Parafarmacia

Il negozio mette a disposizione una selezione dei migliori prodotti di bellezza e cura della persona, come Eucerin, La Roche-Posay, Vichy, Avène, Bionike, Rilastil, CeraVe. Progressivamente sarà resa disponibile, nel corso del 2025, negli store online in Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, per consentire ai clienti di accedere a una gamma ancora più ampia di prodotti di bellezza, rispondendo alle loro diverse preferenze ed esigenze.

# Il derma-bar e le postazioni Place & Learn

 

A fare del parte del leone, accanto ai prodotti di cura e bellezza, oltre ai farmaci da banco, c’è la tecnologia. Amazon Parafarmacia & Beauty che propone due area differenti, entrambe interattive. 

bazatravel IG

La prima è il derma-bar, dove, grazie a tre postazioni con display innovativi, i clienti possono analizzare digitalmente e in modo gratuito lo stato della propria pelle e il livello di idratazione in pochi secondi. In base al risultato si possono ricevere consigli sui diversi prodotti da parte di esperti di bellezza, da provare in apposite stazioni. 

aboutamazon.it – Display prodotti

La seconda è quella in cui sono presenti le postazioni Place & Learn, che forniscono informazioni dettagliate sui prodotti, come ingredienti e modalità di utilizzo, grazie ad una serie di tag NFC. Basta appoggiarne uno sull’apposito vassoio e prestare attenzione ai video informativi veicolari sui monitor.

Continua la lettura con: COSA c’è DIETRO l’acquisto di AMAZON della PARAFARMACIA a MILANO…

FABIO MARCOMIN

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25 febbraio 1994. L’ultimo concerto dei Nirvana (video). In questo luogo dimenticato di Milano

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Fa tristezza passare a Lampugnano e vedere questa struttura logorata dal tempo e dimenticata da Dio. Quel che resta del Palasharp, un tempo uno spazio glorioso che con altri nomi ospitava le grandi star della musica. Come i Nirvana. Che qui hanno eseguito il loro penultimo concerto della loro carriera. 

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25 febbraio 1994. L’ultimo concerto dei Nirvana (video). In questo luogo dimenticato di Milano

# Con il nome di Palatrussardi ospitò l’ultima grandiosa esibizione dei Nirvana

Il Palasharp, quando ancora si chiamava Palatrussardi, la sera del 25 febbraio 1994 ospitò anche il penultimo concerto dal vivo dei Nirvana. Due mesi dopo ci fu il tragico suicidio di Cobain. 

# Da Sinatra all’Olimpia, fino al triste epilogo

 

Palasharp

E pensare che si tratta di un luogo diventato di culto a causa dell’eccezionale nevicata del 1985, definita la nevicata del secolo con 90 cm di neve depositata sulle strade, che fece crollare il tetto per del Palasport di San Siro.

Per accogliere la miriade di eventi in programma, si rese necessario dare vita a una nuova struttura. Fu così che, nel 1986, la famiglia Togni eresse in pochi mesi una tensostruttura a Lampugnano, destinata a diventare il leggendario Palatrussardi fino a PalaSharp, a seconda dello sponsor di turno.

Il debutto fu leggendario, con Frank Sinatra a inaugurare il palco. Da lì in poi, il PalaTrussardi divenne un crocevia di icone: U2, Paul McCartney, Pavarotti, Sting, Vasco Rossi e persino il maestro Morricone riempirono l’arena di note immortali. Non solo musica: l’Olimpia Milano ci giocò prima di migrare al Forum di Assago, e negli anni ’90, cavalcando l’onda della moda, arrivò persino il Wrestling.

Una struttura nata, di fatto, al limite dell’abuso edilizio, da sempre minacciata dalla demolizione. Il colpo di grazia arrivò nel 2011, con lo sfratto del gestore deciso dal Comune di Milano, seguito da un lento abbandono e dal degrado che ne ha offuscato la gloria. La rinascita doveva coincidere con i Giochi Olimpici con la riqualificazione dello spazio in arena per l’hockey. Ma anche questa ipotesi è tramontata. L’ultimo progetto sul tavolo è quello di trasformarlo in un piccolo quartiere di condomini. 

Leggi anche: 7 LOCALI INDIMENTICABILI dove si ascoltava MUSICA dal VIVO a Milano

Continua la lettura con: 24 febbraio: chiude la palazzina liberty. Che fine ha fatto? 

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Chi è di Milano si fa riconoscere in tutte le metro del mondo: i 7 segnali inconfondibili

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Ph. @idea.ltd IG

Basta un semplice sguardo per smascherare chi è di Milano. Quando si trova su una metro in un’altra città del mondo. Questi i 7 inconfondibili segnali. 

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Chi è di Milano si fa riconoscere in tutte le metro del mondo: i 7 segnali inconfondibili

Ph. @lxysra IG

#1 Corre come un pazzo per prendere la metro

Anche se la successiva passa dopo due minuti.

#2 Guarda la mappa della metro in modo compulsivo

Controlla tutte le fermate concentrato come se dovesse impararle a memoria. Anche quelle nella più lontana periferia dove non andrà mai. 

#3 L’autocontrollo

Chi è di Milano ha un’attrazione atavica per la metro. E una analoga diffidenza per chi la frequenta. Il risultato è che ama il movimento ma detesta il senso di sporcizia. Il primo momento in cui può riprendere fiato, lo trascorre controllando scarpe, vestiti, mani. E cercando la propria immagine sul vetro per vedere se anche viso e capelli sono tutt’apposto. Per non parlare poi di borsetta, portafoglio o cellulare: sulla metro il pericolo è sempre in agguato, ogni tot secondi bisogna assicurarsi di non essersi fatti predare alla sprovvista. 

#4 Il people-watching

Tra una mossa di autocontrollo e uno sguardo alla mappa, chi è di Milano non perde tempo. Deve guardarsi attorno per osservare gli altri compagni di viaggio. In particolare studia l’outfit delle altre persone commentando con un cenno con la testa in segno di disapprovazione. Impercettibile, anche se inconfondibile per tutti quelli che sono di Milano. 

#5 Il più agile in entrata e in uscita

Può essere la sua prima volta sulla metro anche nella città più esotica, ma sembrerà a suo agio come se la frequentasse da sempre. Soprattutto nella capacità di riuscire a entrare nel vagone anche quando le porte si stanno già chiudendo. E poi nella destrezza con cui si fa largo per prendere l’uscita in mezzo alla calca e con cui si porta al primo posto a guidare tutto il gruppo verso l’uscita. 

#6 Sa già a memoria tutti gli interscambi

Li conosce tutti. Sa come risparmiare anche un solo secondo. 

#7 La posizione sulle scale mobili

Una prova identitaria, più valida della carta d’identità. Le scale mobili della metro per chi è di Milano sono un segno di appartenenza. O prende con decisione la corsia di sorpasso sfrecciando sulla sinistra e imprecando contro chi si trovi a rallentarlo. Oppure si posiziona in modo teatrale sulla parte destra per fare passare gli altri come fosse una concessione del monarca verso i suoi sudditi.

Cambio costume sulla metro del mare

Continua la lettura con: Un milanese si fa sempre riconoscere. Anche su una pista da sci

ARTEMIO

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«Vado a vivere in Lombardia»: le 7 località più ambite dai milanesi per rifarsi una vita

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Porto Ceresio - Ph. @ visitportoceresio IG

Se ti dovessi trasferire in un’altra località della Lombardia, dove andresti a vivere e perché? Così hanno risposto i milanesi: queste le sette superstar più ambite da chi vive a Milano. 

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«Vado a vivere in Lombardia»: le 7 località più ambite dai milanesi per rifarsi una vita

#7 Varesotto

credits: wikipedia

Sta tornando in auge la città giardino. Soprattutto per i suoi dintorni. Tra i luoghi citati piace Busto Arsizio per la sua posizione strategica e, sul versante opposto, Porto Ceresio per le sue atmosfere mediterranee ma con vista sulla Svizzera. 

Leggi anche: L’incognita Busto Arsizio

#6 Pavia/Oltrepò

Ph. @camminandoinoltrepo IG

La cuginetta di Milano. Pavia. L’antica capitale che ancora non capiamo a che cosa pensavano i longobardi quando l’hanno preferita a Milano. Città universitaria, viene apprezzata per la sua vicinanza al mare. E per l’Oltrepò con i suoi paesaggi che sembra di essere in Toscana. 

Leggi anche: Perché i Longobardi hanno preferito Pavia a Milano

#5 Bergamo

Milano vista da Bergamo – Scatto di Moris Lorenzi (c)

La rivale di Milano. Così almeno si sta affermando. Con le nuove infrastrutture, l’aeroporto internazionale e la squadra da champions. Le manca solo una bella metropolitana. E poi è una mezzoretta da Milano. 

Leggi anche: I 5 progetti che stanno trasformando Bergamo

#4 Valtellina

Si entra in un clima olimpico con il quarto posto delle montagne più care ai milanesi. Qui la regina delle preferenze è Livigno. I milanesi hanno tanta voglia di aria fresca, natura incontaminata e agevolazioni fiscali. 

Leggi anche: Livigno e dintorni

#3 Lago di Garda

Credits: @drinkeatwithlove
Isola di Garda

Tra i posti al vertice ci sono Desenzano, Sirmione e Limone «perché sembra di essere sulle rive del mar Mediterraneo».

Leggi anche: Lago di Garda: il progetto di metro veloce

#2 Brianza

Ideale per i milanesi costretti a spostarsi ma che non vogliono fare troppa strada. Al primo posto c’è la sua capitale: Monza. Che ancora in molti non capiscono perché non sia un quartiere di Milano. E poi c’è la verde Brianza con i suoi boschi e le sue colline. 

Leggi anche: Il super passante per Monza

#1 Lago di Como

Due derby. Il primo è tra basso e alto lago. Nella parte di sopra primeggiano Dongo, Domaso e Colico. Tra le motivazioni: «Clima meraviglioso anche d’inverno, tutti i servizi, zone bellissime dove vivere» (Giovanna L.). Il secondo è tra le città: Como e Lecco, in rapida ascesa. 

Leggi anche: Passare una giornata a Como

Continua la lettura con: I consigli dei milanesi a chi viene a vivere a Milano

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Il fenomeno dei «finti sushi» gestiti da cinesi: i due ristoranti all’altezza del Sol Levante

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Credits: iyo.restaurant IG

I ristoranti cinesi sono stati i primi di cucina straniera a Milano: sono arrivati inizialmente tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. Quelli giapponesi sono una novità più recente: a parte qualche pioniere a cavallo dei primi anni ’80, sono un fenomeno apparso negli anni ’90. Dagli inizi degli anni 2000 si è assistito a una vera esplosione della cucina nipponica. Anche se la maggior parte dei locali in realtà di giapponese hanno solo il nome.

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Il fenomeno dei «finti sushi» gestiti da cinesi: i due ristoranti all’altezza del Sol Levante

# I primi «veri» ristoranti giapponesi: da Poporoya a Osaka

acerojapantrattoria IG

La ristorazione cinese a Milano è presente già dagli anni ’60. I primi ristoranti giapponesi hanno invece aperto tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90. Tra questi Poporoya, inaugurato nel 1977, e fondato da un vero sushi master giapponese: Hirazawa Minoru. Hokkaido ha aperto i battenti negli anni ’80, poi Sushiko e Osaka arrivato nel 1999. Fino a quel momento si trattava di locali di nicchia, piccoli, autentici e gestiti da giapponesi. La vera “esplosione” del sushi è arrivata solo tra gli anni 2000 e 2010, rendendo questa pietanza asiatica più accessibile e popolare grazie soprattutto alla nascita degli “all you can eat”. Oggi se ne contano oltre 200, considerando quelli che servono sushi, ramen, e altre specialità giapponesi. Ma perchè questo boom e, soprattutto, perchè sono gestiti quasi tutti da cinesi?

# La proliferazione dei sushi gestiti da cinesi

violav_mareterra IG – All you can eat

Uno dei principali fattori che ha contribuito all’apertura massiccia di ristoranti giapponesi gestiti da cinesi è stato l’aumento della popolarità della cucina giapponese in Italia e, in particolar modo, a Milano. Molti ristoratori cinesi, vedendo l’opportunità di entrare in questo mercato in espansione, hanno iniziato ad adattare le loro attività al formato giapponese, aprendosi a piatti come sushi, sashimi e altri classici della cucina nipponica. 

A influenzare in modo pesante la scelta di virare sul sushi invece che sui ravioli è stata anche l’epidemia di SARS del 2002-2003. Il calo di clienti a causa del virus proveniente dalla Stato del Dragone ha spinto molti cinesi a reinventarsi trasformando i locali in ristoranti pizzerie italo-cinesi o con proposte di specialità giapponesi, percepite come più esclusive, raffinate e sicure. La qualità lascia spesso a desiderare, ma ci sono diverse eccezioni di alto livello.

# L’unico ristorante stellato giapponese di Milano, e d’Italia, è gestito da cinesi

Credits: iyo.restaurant IG

IYO è l’unico ristorante stellato giapponese di Milano e d’Italia ed è gestito da cinesi. Lo stesso proprietario, intervistato da Vice, ha dichiarato: «A Milano ci sono circa 700 ristoranti Giapponesi, la maggior parte all-you-can-eat, e gli chef giapponesi non superano forse i 20». La storia del locale, racconta Claudio Liu, nasce proprio in conseguenza della SARS: «Siamo arrivati nel 2003, e avevamo intenzione di aprire un ristorante cinese, ma il caso vuole che in quel momento scoppiasse il caso della SARS. Il risultato è che il 90% dei ristoranti cinesi chiude. Avevamo già comprato il locale, quindi dovevamo fare qualcosa e allora abbiamo aperto un ristorante italiano. Poi con mio padre ho deciso di aprirne uno giapponese. Inizialmente abbiamo fatto una ricerca: c’erano 7 o 8 ristoranti giapponesi e stavano funzionando, mentre quelli cinesi no».

Anche il Nishiki di Xiaobo Zhou, su corso Lodi, è tra i più apprezzati di Milano. Aperto oltre 20 anni fa, il suo fondatore è uno dei primi cuochi cinesi ad aver lavorato nella ristorazione giapponese in città, per quattro anni in uno dei locali più cari, in zona Brera.

Leggi anche: I 7 sushi più buoni di Milano

Continua la lettura con: Goldrake libera Milano dai finti ristoranti di sushi gestiti da cinesi

FABIO MARCOMIN

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Corse tagliate? Allora l’abbonamento va in parte risarcito! I milanesi si mettono in moto

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Rimborsami

Il ritorno alla normalità del servizio di superficie slitta sempre di più. Doveva ripartire a inizio 2025 ma si rimanda tutto per la fine dell’anno. Ma se il servizio viene tagliato, perché mantenere intatto il costo dell’abbonamento? Questo il principio che ha messo in moto i comitati cittadini per richiedere un indennizzo sul costo dell’abbonamento al trasporto pubblico.

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# Da settembre 2023 i tagli sono arrivati a colpire 90 linee su 130

Credits Andrea Cherchi – Tram direzione deposito Baggio

Ritardi su ritardi, in alcuni casi superiori ai 40 minuti, corse saltate, e infine i tagli decisi da Palazzo Marino per rendere “meno nervosa” l’attesa degli utenti. Sono 90 le linee colpite sulle 130 che circolano in superficie. La scelta del Comune di Milano di rimodulare le corse per far percepire un servizio più regolare è stata dettata principalmente dalla perdurante carenza di autisti e la situazione, come confermato dall’Amministratore Delegato di ATM, Arrigo Giana, non migliorerà prima della fine del 2025. Per questo e per i disagi subiti negli ultimi due anni, diversi comitati cittadini hanno lanciato una petizione per chiedere uno sconto come indennizzo sull’acquisto di abbonamenti del trasporto pubblico:  disponibile nella sezione “Milano Partecipa” del sito del Comune di Milano e può essere votata da tutti i residenti a Milano e i “city user” sopra i 16 anni di età entrando con lo SPID o la CieID e seguendo il percorso: – PETIZIONI – BONUS 30%.

# Quasi 700 firme in meno di 48 ore

Rimborsami

«Lasciare la propria firma nell’area Partecipazione del sito del Comune di Milano non è un processo semplice, ma a sole 48 ore dal lancio sono già quasi 600 le firme di milanesi e “city user” alla petizione “RimborsaMI” (salite già quasi a 700 ndr) con cui gli utenti ATM chiedono al Comune uno sconto del 30% sul costo degli abbonamenti ATM 2025-2026 a titolo di indennizzo per i disagi patiti nel 2023-2024.» Inizia così il comunicato stampa congiunto di “AspettaMI – Milanesi in attesa dei bus” e del Comitato Basmetto, in rappresentanza di 14 altri comitati e gruppi di quartiere.

«La riduzione delle corse e l’irregolarità dei passaggi dei mezzi di superficie ATM hanno inciso pesantemente sulla qualità della vita e sul portafoglio dei cittadini di Milano e hinterland» e per questo, prosegue il comunicato, «nasce l’idea del Comitato Basmetto di una petizione al Comune di Milano per ottenere il riconoscimento di un bonus pari al 30% del valore degli abbonamenti mensili e annuali 2023-2024, utilizzabile come sconto sull’acquisto di abbonamenti mensili e annuali nel 2025 e/o 2026.»

Sonia Ferrari del Comitato Basmetto spiega come «nel 2023-2024 il servizio di superficie di ATM, tra tagli di linee, salti delle corse e rimodulazioni, è stato stimato come inferiore del 30% rispetto al 2022. L’idea del bonus ha ricevuto il parere favorevole di un’associazione di tutela dei consumatori con la quale ci siamo confrontati anche su possibili azioni legali da intraprendere se la situazione del trasporto di superficie milanese non dovesse tornare a livelli veramente accettabili.»

Il principio che se si riduce un servizio promesso si debba risarcire i cittadini andrebbe esteso anche ad altri ambiti. Come a quello dei progetti immobiliari che, una volta approvati, tendono sempre a ridurre o azzerare la parte pubblica dei lavori di rigenerazione urbana. 

# Tassiamo i costruttori per la riduzione del verde dai progetti originari?

Foresta sospesa cancellata

Dai trasporti alle rigenerazioni immobiliari. A danneggiare i milanesi non sono solo i bus in ritardo o le corse cancellate, ma anche l’eliminazione o la sensibile riduzione della parte pubblica dei progetti di rigenerazione urbana. Si tratta spesso di spazi a verde, come la “foresta sospesa” prevista nell’ex scalo Romana, usate come specchietto per le allodole durante la presentazione del masterplan di turno per far digerire le colate di cemento. 

Al fine di evitare tutto questo si potrebbero prevedere forti penali per i costruttori, da reinvestire in città per realizzare altre aree verdi, interventi di impatto sociale o in generale migliorare i servizi pubblici.

Leggi anche: Scalo Romana e la altre «foreste scomparse» di Milano: inserite nei progetti immobiliari, poi svanite nel nulla

Continua la lettura con: «Più volumetrie e meno verde»: anche il maxi progetto a Milano Nord rischia di affogare nel cemento

FABIO MARCOMIN

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I 7+1 eventi imperdibili con la bella stagione a Milano

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Fuorisalone - ph. @alessandro85f IG

Milano sta per fiorire. Sta arrivando il tempo dei primi picnic nei parchi, delle gite in bicicletta, degli aperitivi all’aperto su Navigli, nei locali di NoLo e Isola. Soprattutto, è in arrivo la stagione dei grandi eventi. Scopriamo in che modo la città celebra l’inizio della bella stagione.

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I 7+1 eventi imperdibili con la bella stagione a Milano

#1 Miart + Art Week

Milano diventerà il punto di riferimento per collezionisti e appassionati d’arte con Miart, la prestigiosa fiera che celebra il dialogo tra passato e presente attraverso capolavori senza tempo. Nel 2025 si parla di “Among friends”, titolo preso in prestito dall’ultima grande retrospettiva dedicata dal MoMA a Robert Rauschenberg. Questo è l’artista a cui si ispira la manifestazione nel centenario della sua nascita, costruendo la fiera sul concetto di partecipazione attiva e sui principi che ne hanno guidato la ricerca artistica: l’apertura al mondo, la curiosità vorace, l’impegno per il dialogo e per la multidisciplinarietà. Collezionisti e amatori italiani e internazionali possono scoprire le proposte di creazioni e capolavori dal Primo Novecento fino alle ultime generazioni, in un crescendo di qualità, partecipazioni e pubblico.

Date: 4-6 aprile

#2 Milano Design Week

Fuori Salone 2025

La Milano Design Week torna a stupire con eventi e installazioni nei quartieri più trendy della città, accompagnata dal Salone del Mobile a Rho Fiera. Un’occasione unica per scoprire le ultime tendenze del design e dell’arredamento. Nella capitale del Design con il Fuorisalone si riaccendono i riflettori sul mondo della creatività e del progetto nei quartieri più interessanti della città. Il 10 e 11 aprile si tiene anche “The Euroluce International Lighting Forum”, appuntamento biennale fitto di appuntamenti tra conferenze, tavole rotonde e workshop, tanti ospiti di livello internazionale e uno spazio creato ad hoc nell’area espositiva di Euroluce.

Date: 7-13 aprile

#3 Esposizione Internazionale Inequalities

Esposizione universale Triennale

Dopo due Esposizioni Internazionali dedicate a riflettere sul nostro rapporto con la sfera dei fenomeni naturali e a quanto oggi essa ci appaia più ignota di quanto le scienze ci hanno promesso, Triennale Milano invita il mondo della cultura, delle scienze e delle arti a ragionare sulla grande questione delle disuguaglianze. Quanto e come impatteranno sulla comunità le grandi migrazioni, la crisi climatica, l’invecchiamento, lo sviluppo demografico, l’accesso alla casa e all’educazione? La 24ª Esposizione Internazionale coinvolgerà artisti, designer, architetti, ricercatori, studiosi da tutto il mondo e si articolerà in mostre, installazioni e progetti, ideati e prodotti da Triennale Milano, e una serie di partecipazioni Internazionali sollecitate dal ‘Bureau International des Expositions’.

Date: 13 maggio – 9 novembre

#4 Piano City

pianocity.com – Evento alla Villa Reale

Si tratta di una rivoluzione musicale che non aspetta il pubblico ma gli va incontro nelle piazze, nelle case e in spazi non convenzionali e invade pacificamente tutto lo spazio urbano, non solo il centro. Si tratta di un festival che per tre giorni trasforma l’intero spazio urbano in una gigantesca sala da concerto, teatri e piazze, giardini e cortili, musei, gallerie e case private, centro e periferie. È il primo festival diffuso realizzato a Milano, colonna sonora e strumento della sua rigenerazione. Piano City Milano è cresciuto dal 2011 negli anni insieme alla città, grazie all’innovativo metodo di lavoro e al coinvolgimento di istituzioni, artisti, associazioni, reti e partner.

Date: 23-25 maggio

#5 Arte: nel 2025 oltre 45 mostre tra spazi pubblici e privati

credits: IG @1000quadri

Il 2025 a Milano è un anno di grandi mostre: più di 45 animeranno gli spazi del Comune come Palazzo Reale o il Padiglione di Arte Contemporanea, a cui si aggiungono esposizioni nei musei privati come Fondazione Prada o Pirelli HangarBicocca.

Dalla mostra a Palazzo Reale su Casorati, uno dei protagonisti più influenti e riconosciuti dell’arte italiana del ‘900, all’ampia mostra personale dell’artista iraniana Shirin Neshat al PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea), passando dalla grande esposizione su Pellizza da Volpedo alla Galleria d’Arte Moderna, gli appuntamenti presentano arte di secoli ed esperienze diverse. Vediamo alcune tra le più interessanti:

  • marzo: per immergerti nel mondo dell’arte contemporanea, Pirelli HangarBicocca apre la mostra di Yukinori Yanagi, uno dei più influenti artisti giapponesi.
  • aprile: durante la Milano Design Week, Fabbrica del Vapore ripercorre la carriera della designer Nanda Vigo con progetti ed arredi.
  • maggio: alla Fabbrica del Vapore una mostra molto particolare “Arte infinita” che racconta i pioneristici effetti speciali del celebre film cult La Storia Infinita.
  • settembre: da non perdere a Palazzo Reale la retrospettiva su Man Ray, uno dei grandi protagonisti dell’arte del XX secolo, e al MUDEC (Museo delle Culture) le costruzioni impossibili di Escher.

#6 Musica: si parte con gli I-Days

I-Days 2024

L’estate 2025 vedrà il ritorno di eventi musicali di spicco: gli I-Days (Ippodromo San Siro) da maggio a luglio vedranno protagonisti Imagine Dragons, Justin Timberlake, Dua Lipa, Linkin Park, Thirty Second To Mars, Olivia Rodrigo e molti altri. Dai festival allo Stadio San Siro che ospiterà performance delle stelle più brillanti della musica come Elodie, i Pinguini Tattici Nucleari, Cesare Cremonini, Elisa, Gazzelle, Marracash, Gabry Ponte, Marco Mengoni, Bruce Springsteen e molti altri. A settembre, da non perdere MITO Settembre-Musica, mentre a novembre torna JazzMi.

#7 Milano Pride

milanopride IG

Giugno è il Pride Month, dedicato alla celebrazione della comunità LGBTQIA+. Come ogni anno, Milano Pride comprenderà una serie di eventi e iniziative di sensibilizzazione alle tematiche queer-friendly e dei diritti civili, con la maggior parte di questi organizzati all’interno della Casa dei Diritti, per poi concludersi con la consueta sfilata che percorre la città. Un village modello festival diffuso, con spazi aperti e tanti eventi: arte, cultura, musica, spettacolo, dibattiti. Un punto di incontro e confronto, oltre che di svago, con l’energia prorompente del Pride.

Date: 25-28 giugno

#7+1 Milano Green Week

Milano Green Week

La Milano Green Week torna in città a settembre dedicando quattro giorni alla salvaguardia dell’ambiente, del verde e della biodiversità possibile solo grazie all’impegno di cittadini, associazioni, aziende ed enti. Una manifestazione per diffondere l’importanza del verde di prossimità, dei giardini e dei viali alberati come luoghi di incontro, e per promuovere il cambiamento verso la città sostenibile. Durante la Milano Green Week possono essere organizzati moltissimi eventi: workshop, convegni, mostre, passeggiate, laboratori per grandi e piccoli, spettacoli, che diventano l’occasione per creare sinergie e sperimentare il cambiamento. Ripristinare i suoli, progettare e creare nuovo verde in città, tutelare la biodiversità, raffrescare e contrastare le isole di calore, migliorare la qualità dell’aria, sono le priorità dell’assessorato all’Ambiente e Verde e le linee guida che seguiamo per fare di Milano una città più sana, più verde, più sostenibile e vivibile.

Date: 26-29 settembre

Continua la lettura con: Il Carnevale Ambrosiano, «il più lungo del mondo»: gli eventi da non perdere, anche fuori Milano

MARTA BERARDI

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Perché questo vicolo del centro era il più «malfamato» di Milano

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Ph. @danielefumagalli60 IG

Una piccola strada vicina a Sant’Eustorgio: dove un tempo c’era una casa d’appuntamenti che tutti conoscevano come Cà Losca. Da qui il nome del vicolo con cui lo conosciamo oggi. All’apparenza un vicolo senza arte né parte, però è passato alla storia meneghina per essere conosciuto come la via più malfamata della città.

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Perché questo vicolo del centro era il più «malfamato» di Milano

# Il vicolo Calusca: un tempo frequentato da persone che si scambiavano merce misteriosa e facevano affari loschi

Credits: scoprirelabellezza.com
Vicolo Calusca

Tanto tempo fa, dalle parti di Porta Ticinese, gli uomini uscivano da un palazzo e mentre, infreddoliti, si recavano al lavoro, venivano salutati dalle donne che, affacciate alle finestre del palazzo, strappavano loro promessa di tornare presto a trovarle. Non erano le mogli e neanche le fidanzate, erano prostitute. 

Uomini disperati che trovavano nell’alcol, nel gioco d’azzardo e nel sesso mercenario la loro valvola di sfogo nei confronti di una vita che non gli aveva mai sorriso. In Cà Losca avevano trovato il loro rifugio ideale, un piccolo vicolo frequentato da persone che si scambiavano merce misteriosa, facevano affari loschi, cercavano dei Barabba per i loro traffici e proseguivano loro esistenza orgogliosamente priva di padroni e di obblighi. Di questo era fatto Vicolo Calusca.

# La fama dilaga

Credits: @ scaldasole_books
Tra Via Scaldasole e Vicolo Calusca

In breve tempo la fama del vicolo inizia a circolare e dilagare in tutta la città. Il vicolo è noto a tutti come il luogo preferito dei locch, dei balordi e delle prostitute, un territorio, dove né guardie né dottori entrano, quasi come se ci fosse il desiderio di voler abbandonare la zona al suo destino. Diversi sono gli appellativi che gli vengono attribuiti: Regno della Violenza, Luogo della Malavita, Porto del Malaffare.

Infatti, è proprio in quel luogo, che oggi conosciamo come Darsena, che si svolgevano compravendite di ogni genere, spesso al limite della legalità. La zona era anche conosciuta come Porta Cicca o Porta Cinese e diverse sono le spiegazioni a metà tra leggenda e storia. Si dice che la cina fosse il nome della mala milanese (Porta Cinese) e che aveva l’abitudine di masticare tabacco (Porta Cicca), ma si dice anche che il suo nome derivasse dalla parola spagnola chica (piccola o ragazza) perché ai tempi Porta Ticinese era la porta più piccola della città, ma anche perché luogo affollato di case chiuse.

# Un presente che non ha nulla a che fare con il passato

Credits: scoprirelabellezza.com
Vicolo Calusca

Vicolo Calusca esiste ancora oggi, ma del suo passato è rimasto ben poco, inghiottito dalle costruzioni moderne, dai colori accesi e squillanti, dai giardini fioriti, che si fa molta fatica a immaginare quello che c’era stato in passato.

Per chi volesse approfondire l’argomento, consiglio “L’uomo del Vicolo Calusca” di Giampaolo Rossetti edito da Fiera del Libro, un romanzo avvincente a metà tra storia e leggenda che ha la forza di portarci indietro col tempo e farci vivere una via ormai dimenticata, ma che, nonostante la sua fama, ha lasciato un segno indelebile nella storia meneghina.

 

Continua la lettura con: Via MONTENAPOLEONE: la storia della via della moda milanese

MICHELE LAROTONDA (autore di “Da un’altra parte”, Pav edizioni)

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L’interscambio «misto» della M4: le immagini dell’apertura (e il punto su quello «fantasma»)

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Gabriele Meroni - Progetti e Cantieri FB - Resti mura M2-M4

Salgono a due gli interscambi della linea M4 con le altre linee, anche se l’unico interamente sotterraneo rimane quello di San Babila. Attesa per quello «fantasma» con la M3.

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L’interscambio «misto» della M4: le immagini dell’apertura (e il punto su quello «fantasma»)

# Il collegamento misto: in parte in tunnel e in parte all’aperto

Venerdì 21 febbraio 2025 è stato aperto il tunnel di collegamento tra la linea M2 e M4 nella stazione di Sant’Ambrogio. Il passaggio avviene all’esterno, seppur coperto da una tettoia che in caso di vento e forte pioggia non mette al riparo gli utenti. Non è il solo disagio: Per muoversi da una linea all’altra è obbligatorio transitare due volte dai tornelli.

Quella di dover uscire fuori dai tonelli è una scelta prevista anche per il primo interscambio tra M1 e M4 a San Babila: in quel caso però risulta interamente al coperto a livello di mezzanino. La «pecora nera» degli interscambi milanesi resta quello in corso di realizzazione a Missori tra M3 e M4: è in superficie e senza alcuna protezione.
Ma passiamo invece al principale motivo di unicità del nuovo interscambio di Sant’Ambrogio: quello che si trova non sopra la testa, ma sotto i piedi. 

Leggi anche: I 5 interscambi da brividi della metro di Milano: sì, c’è anche l’ultimo arrivato

# I resti delle mura medievali esposte sotto il pavimento

Molti milanesi si erano chiesti dove fossero finiti i resti dei ritrovamenti effettuati durante gli scavi della linea M4, visto che solo una parte è stata esposta nella stazione di De Amicis. E’ stata per tutti una bella sorpresa scoprire che sotto il pavimento del tunnel di collegamento di Sant’Ambrogio sono esposte, protette da pannelli di vetro, porzioni delle antiche mura medievali che cingevano la città: costruite dopo le distruzioni inflitte dall’imperatore Federico I tra il 1157 e il 1158.

Un tempo si sviluppavano seguendo il fossato scavato prima dell’assedio, dove scorreva il ramo di San Gerolamo o “Morto” dei Navigli, realizzato a protezione non solo del nucleo antico della città ma anche dei borghi cresciuti all’esterno delle mura di età romana. Si tratta di un argine rivestito in blocchi di ceppo lombardo, situato di fronte alla pusterla di Sant’Ambrogio.

Ma a che punto siamo con i collegamenti tra le linee della metro di Milano?

# I collegamenti tra le linee metropolitane sono quasi al completo

Tracciato M4

L’inaugurazione dell’interscambio consente di rendere più agevole il passaggio tra le linee e migliorare l’effetto rete dei trasporti milanesi. Gli utenti che arrivano a Sant’Ambrogio dalla M4 possono cambiare per la M2 diretta a piazza Abbiategrasso o al Forum di Assago a sud, e verso Gessate o Cologno a nord. Viceversa chi arriva dal sud di Milano e dall’hinterland nord est può salire più comodamente sulla metro diretta a Linate. La tratta prosegue fino a San Cristoforo FS, dove fermano la Milano-Mortara e la linea suburbana S9, conta 9 fermate e misura circa 4,5 km, andando a servire alcuni tra i quartieri più abitati della città: Lorenteggio e Giambellino.

# L’attesa per l’interscambio «fantasma» M3-M4

Considerando tutto il tratto della M4 aperto alla fine del 2024 rimane solo da completare il «finto» interscambio con la linea M3. In fase avanzata c’è infatti la costruzione del tunnel di poche decine di metri dalla stazione di Missori fino all’incrocio tra via Pantano e via Larga, dove è previsto un altro accesso alla linea. Il restante percorso con la stazione di Sforza Policlinico M4 si farà all’aperto passando da via Pantano, da pedonalizzare, oppure si può optare per lo scambio con Crocetta M3 camminando su corso di Porta Romana.

Leggi anche: La «metropolitana olimpica»: la grande prova della Circle Line a Milano

Immagini: UrbanFile

Continua la lettura con: Inaugurato il tunnel che collega le linee 2 e 4 della metro

FABIO MARCOMIN

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Il lato chiaro di Stefano Zecchi – Ep. 2

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Il lato chiaro di Stefano Zecchi, scrittore e professore di Estetica. Un dialogo spassionato con Andrea Zoppolato in cui si mettono in luce alcuni aspetti poco noti e molto ispiranti della sua vita e del suo pensiero. Il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La seconda puntata de Il Lato Chiaro. Ospite: Stefano Zecchi sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Qui la prima puntata: Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @azoppolato IG

La foto del giorno: anche oggi siamo a Baggio (Piazza Cesare Stovani) 

Ph. @azoppolato IG

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Continua la lettura con: La foto del Giorno (21 febbraio)

MILANO CITTA’ STATO

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Come ti senti il lunedì mattina a Milano

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Malgrado tutte le migliori intenzioni.

Qui il video: Come ti senti il lunedì mattina a Milano 

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Continua con: Quando riesci a trovare l’unico gabinetto pubblico di Milano

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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I 5 interscambi da brividi della metro di Milano: sì, c’è anche l’ultimo arrivato

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Cantiere Urbanfile - Roberto Majello - Passaggio via Pantano-università

Dopo molte polemiche ha finalmente inaugurato il primo interscambio pedonale della M4. A Sant’Ambrogio. Una bella notizia. Anche se perché rientra nella hit parade degli interscambi da brividi di Milano. Per queste ragioni. E con questi compagni. Foto cover: Cantiere Urbanfile – Roberto Majello – Passaggio via Pantano-università

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I 5 interscambi da brividi della metro di Milano: sì, c’è anche l’ultimo arrivato

#1 L’interscambio fantasma tra Missori M3 e Sforza Policlinico M4

Cantiere Urbanfile – Roberto Majello – Passaggio via Pantano-università

L’interscambio tra le linee M3 e M4 è l’emblema del paradosso metropolitano: un incrocio che, di fatto, non esiste. Sebbene le due linee si sfiorino nel ventre della città, nessuno ha previsto un punto di scambio diretto. L’unica opzione è un percorso pedonale, in parte sotterraneo, che parte dalla stazione di Missori (M3) e riemerge a metà strada verso Sforza Policlinico (M4), sbucando alla fine di via Pantano. Un tragitto che, sotto la morsa del freddo, la furia della pioggia, le insidie della neve o l’afa opprimente, diventa una piccola odissea urbana, tutt’altro che piacevole. Non solo: dove è anche facile perdersi. 

Credits: Urbanfile – Mappa interscambio M3-M4

#2 A San Babila M1-M4 si deve uscire e rientrare dai tornelli per passare da una linea all’altra

Una delle ipotesti iniziali dell'uscita San Babila M4
Una delle ipotesti iniziali dell’uscita San Babila M4

Nemmeno l’interscambio tra le linee M1 e M4, a San Babila, sembra seguire la logica di una metropoli che corre veloce. Pur restando sotto la superficie, i viaggiatori sono costretti a uscire dai tornelli della linea di partenza per poi affrontare un corridoio che li conduce a un nuovo ingresso, dove devono nuovamente superare i varchi di accesso. Un paradosso moderno: un passaggio che, invece di semplificare, frammenta il viaggio, trasformando quello che dovrebbe essere un semplice cambio di linea in un percorso a ostacoli.

Credits Urbanfile– M4-M1 Stazione San Babila

#3 Il nuovo interscambio a Sant’Ambrogio di M2 e M4 

Ph. @GabrieleMeroni

L’interscambio alla fermata Sant’Ambrogio tra la linea M2 e M4 è stato appena inaugurato, ma anche in questo caso i passeggeri sono obbligati a uscire all’aperto attraversando i tornelli. A proteggere gli utenti durante il trasbordo c’è una copertura insieme all’incanto di qualche resto di rovine dell’antica Mediolanum da ammirare sotto i propri passi.

Credits Urbanfile – M4-M2 Stazione Sant’Ambrogio

#4 Lotto M1-M5 e si entra in un loop senza via d’uscita

Credits pallin86 IG – Corridoio da M1 a M5

La connessione tra le linee M1 e M5 è un vero labirinto urbano, una delle sfide più contorte dell’intera rete metropolitana. Muoversi tra i due snodi può trasformarsi in un viaggio circolare, una trappola per i meno attenti. Il percorso obbliga a un’odissea tra lunghi corridoi e scale mobili distribuite su più livelli—e basta un attimo di distrazione per imboccare la direzione sbagliata, finendo intrappolati nel mezzanino o, peggio ancora, risputati fuori dalla stazione. Solo i più navigati, i veri maestri del sottosuolo milanese, riescono a centrare la missione al primo tentativo.

Credits Metro5 – Urbanfile – Interscambio M1-M5

#5 Loreto M1-M2: la sfida per non perdere l’orientamento

Credits areccofrancesco IG – M2 Loreto

Un altro incubo metropolitano si consuma a Loreto, dove l’interscambio diventa una prova di resistenza urbana. Le uscite della M1 si aprono su piazzale Loreto, mentre quelle della M2 si disperdono in piazza Argentina, separate da una distanza tutt’altro che amichevole per chi cerca un passaggio rapido. Il salto dalla verde alla rossa non è affatto intuitivo: un attimo di disattenzione e, una volta fuori, l’orientamento svanisce tra le geometrie spietate del traffico e il caos della città.

Credits journeyers.it – Interscambio Loreto M1-M2

Continua la lettura con: La metro fuori Milano

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Il Villaggio Olimpico in stile casermone sovietico: e quale sarebbe lo scandalo?

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Fabio Marcomin - Villaggio Olimpico altra vista ripamonti

Tutti contro il Villaggio Olimpico. Per una volta siamo tutti d’accordo? NO. 

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Il Villaggio Olimpico in stile casermone sovietico: e quale sarebbe lo scandalo?

# Tutti contro il Villaggio Olimpico: ma dov’è lo scandalo?

Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico con edificio ex Squadra Rialzo

A Milano è esplosa la bomba del Villaggio Olimpico. Di colpo, per una volta, i milanesi si mostrano compatti. Tutti contro l’opera più importante realizzata per i Giochi Olimpici che resterà anche nel futuro di Milano. Tutti la giudicano orrenda, dei palazzi di cemento che sembrano casermoni dell’Unione Sovietica. Di fronte al coro unanime mi viene da spostarmi un attimo e chiedermi: ma tutto questo stupore e questa indignazione per il nuovo villaggio olimpico di Milano Cortina 2026 è comprensibile? Perché a me non sembra. 

Di certo, non è un edificio che passerà alla storia, non diventerà un’attrazione per i turisti o un motivo di vanto per i cittadini. Ma di cosa inorridirsi? E, soprattutto, dov’è la novità di questo scempio?

# La città che demolisce se stessa

Parliamoci chiaro: Milano da tempo immemore è diventata una città che demolisce se stessa. E non è una cosa solo degli ultimi anni: fin dall’arrivo dei Savoia Milano è stata stravolta, massacrata. Con il regime fascista lo sventramento ha subito una drammatica accelerazione forte di urbanisti e architetti servi del potere. Anche questa non una novità. Ma andiamo oltre. Su Milano sono piombati poi i bombardamenti degli alleati che hanno distrutto ulteriormente quanto rimasto della città antica. E se ancora non bastasse, sulle ultime tracce è arrivata la speculazione edilizia selvaggia del Dopoguerra che ha fatto scempio di ciò che resisteva del centro storico.

Come può adesso gridare allo scandalo, una città che si vanta di brutture, tipo la Torre Velasca, una costruzione che in poche altre città europee avrebbero mai permesso di costruire. Non solo: a pochi metri dal Duomo fa bella mostra di se una volumetria enorme circondata da anonimi palazzi anni ’60. Nei decenni successivi al conflitto mondiale un movimento architettonico o, forse, meglio dire una lobby, si è imposta sulla scena firmando edifici totalmente fuori contesto, di discutibile gusto spacciandoceli come capolavori dell’architettura. E chi osava sollevare qualche dubbio veniva bollato di ignoranza, anche perché chi siamo noi per criticare i grandi esperti, le grandi star dell’architettura, chi siamo noi per non afferrare la bellezza nascosta di costruzioni brutaliste edificate sui resti di antichi palazzi del ‘400?

# Nell’Europa dell’Est hanno più cura della bellezza e del valore della storia

Praga – ph. Julius_Silver

Quella Milano che oggi grida allo scandalo del Villaggio Olimpico è la città di Ligresti, di tangentopoli, di amministratori e cementificatori che scorrazzano da almeno mezzo secolo con la sola ossessione di costruire enormi volumetrie, continuando a consumare suolo. Non importa se poi ci ritroviamo una enormità di uffici e appartamenti vuoti, la cosa fondamentale è fare e riciclare denaro e mantenere i prezzi al mq altissimi. Ma questo no, non è uno scandalo. 

Meglio invece accanirsi contro sei palazzi, strumentalizzando in negativo i paesi dell’ex blocco sovietico come esempio di orrendi edifici e pessima architettura. Certo anche là hanno avuto i loro problemi, i loro scempi, anonimi blocchi di palazzoni in periferie che si estendono infinite. Ricordiamoci però che il centro storico di Varsavia è stato totalmente ricostruito dopo la guerra, a Praga capitale prima della Cecoslovacchia e ora della Rep Ceca hanno resistito strenuamente davanti ad ogni tentativo di speculazione. Ci sono cittadine ungheresi che anche durante gli anni del comunismo più rigido sono state conservate con amorevole cura. A Bucarest, altra città che ne ha viste di tutti i colori, dopo la caduta di Ceasescu hanno restaurato il centralissimo e antico quartiere di Lipscani come meglio hanno potuto. E si potrebbe andare avanti con molteplici altri esempi di città dell’est dove si è fatto moltissimo per renderle belle e vivibili anche con architetture moderne, tutelando al contempo il loro passato. 

# Cattivo gusto sovietico? Macché: il villaggio olimpico è una costruzione in tipico stile italiano 

Lavatrice di Genova

E nella libera Italia invece che cosa si è fatto? Ci vantiamo del nostro grande passato ma poi ci scordiamo che abbiamo alcune delle costruzioni più orrende che si possano trovare in Europa: dalle vele di Napoli allo Zen di Palermo, da Corviale a Roma, forse la più agghiacciante periferia urbana, alla “lavatrice” di Genova…
Insomma, diciamoci la verità: il villaggio olimpico è una costruzione in tipico stile italiano. Funzionale, veloce da edificare, dalle forme molto basiche. In fondo dovrà ospitare per pochi giorni gli atleti e poi servirà a fornire un alloggio agli studenti.
I villaggi olimpici poi non spiccano mai per bellezza, basti pensare a quello costruito a
Parigi nonostante la “grandeur” francese, una roba piuttosto anonima. E priva pure di aria condizionata. 

Villaggio Olimpico di Parigi

Si potrebbe obiettare che a Milano si sono costruiti grattacieli e recuperato aree dismesse
in maniera sicuramente più ambiziosa, come avvenuto per CityLife o con il bosco verticale certo, ma quelle operazioni immobiliari hanno avuto come committenti ricchissimi fondi di investimento e come acquirenti facoltosi compratori. Non squattrinati studenti fuori sede.
Insomma, il Villaggio Olimpico ha comunque permesso il recupero di una enorme area
abbandonata da decenni: vediamo il bicchiere mezzo pieno… Anche perché per decenni i milanesi lo hanno visto pieno anche quando l’unica cosa che c’era dentro erano i soldi dei costruttori. 

Continua la lettura con: Villaggio Olimpico: Milano torna ai tempi del muro di Berlino

ANDREA URBANO

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I record delle ciclabili di Milano: la più lunga, la più corta e la più ripida

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credits Andrea Cherchi

Grazie al portale pisteciclabili.com possiamo scoprire il mondo delle piste ciclabili milanesi. Nello specifico, il sito ci mostra qual è la più lunga, la più breve, e altre peculiarità.

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I record delle ciclabili di Milano: la più lunga, la più corta e la più ripida

# 400 km di ciclabili lungo Milano

credits Andrea Cherchi

Sono ben 312 i km di ciclabile che si snodano lungo Milano. Un terzo di questi è protetto da cordoli o altri espedienti. Tra qualche anno, però, grazie a progetti di nuove ciclabili, i chilometri di queste piste si estenderanno fino ad arrivare a 400.

# Il Biciplan da 750 km

credits Andrea Cherchi

Nel 2023 era stato annunciato un progetto chiamato «Cambio», destinato a costruire una vasta infrastruttura ciclabile di oltre 750 km in 133 Comuni dell’hinterland meneghino. L’investimento complessivo ammontava a ben 450 milioni di euro. I lavori di 5 piste sono iniziati il 9 novembre 2023 a Sesto San Giovanni. Ma in cosa consiste questo progetto? «Cambio» è il nome del progetto che mira a tutelare l’ambiente da un lato e a proteggere i ciclisti dall’altro, soprattutto in una città dove gli incidenti in bici sono all’ordine del giorno. Questo progetto unisce quindi tra loro tanti Comuni. E lo fa in maniera sostenibile sia per l’ambiente che per i cittadini stessi.

# La pista più lunga

Milano-Lecco in bicicletta

La ciclabile più lunga a Milano è quella che parte dalla città meneghina per giungere a Lecco. Il primo tratto del percorso (Milano – Cassano d’Adda) segue il Naviglio della Martesana su ciclabile asfaltata, attraversando Vimodrone, Cernusco e Gorgonzola.

Questo itinerario permette inoltre di raggiungere Lecco in bicicletta dal capoluogo meneghino.

Leggi anche: A Milano la ciclabile più corta del mondo

# La pista più ripida

Ciclabile Garibaldi-Repubblica

La medaglia per la pista più ripida di Milano se l’aggiudica invece il raccordo tra la stazione di Garibaldi e Piazza della Repubblica. Questo itinerario, infatti, gode di una pendenza dell’11%, e permette di raggiungere la stazione di Garibaldi da angolo Via Galilei (ex Varesine).

# La pista più corta

Il percorso più corto è invece lo spezzone di ciclabile in Piazzale Maciachini, con doppio senso di marcia. La lunghezza dell’itinerario è infatti di soli 300 metri, con pavimentazione in asfalto.

Fonte: piste-ciclabili.com

Continua la lettura con: Il collasso del nuovo quartiere di Milano

ANDREA PARRINO

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24 febbraio 2022. Cala il sipario sulla Palazzina Liberty. Da allora mai più riaperta: perché?

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Ph. urbanfile

Terzo compleanno della Palazzina Liberty con il sipario abbassato. Che fine ha fatto questo storico gioiellino di Milano? Foto cover: UrbanFile

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24 febbraio 2022. Cala il sipario sulla Palazzina Liberty. Da allora mai più riaperta: perché?

# Il degrado della Palazzina Liberty 

Credits Urbanfile/Andrea Jarach – Palazzina Liberty tag

24 febbraio 2022. A seguito di un’ispezione della Commissione di Vigilanza che ha richiesto una serie di documentazioni mancanti, la Palazzina Liberty “Dario Fo e Franca Rame” chiude i battenti. Bisogna procedere alle opere di ristrutturazione e adeguamento alle norme di sicurezza. La stagione concertistica di Milano Classica e delle altre realtà musicali viene così bruscamente interrotta. Nell’ottobre 2021 un avviso pubblico aveva previsto l’affido “a un soggetto terzo” della gestione della Palazzinatramite una convenzione che avrà durata ventennale, in modo da consentire al concessionario la sostenibilità del progetto nel suo complesso”, ma anche la “valorizzazione dell’immobile attraverso lavori di manutenzione e di completamento dell’adeguamento alle normative in materia di sicurezza per un totale minimo di 1,2 milioni di euro”. 

# I lavori di recupero sembrano in stallo 

Credits Urbanfile

L’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi aveva annunciato che i lavori per la ristrutturazione e successiva apertura della Palazzina Liberty sarebbero stati avviati nel 2023. Nel primo documento tecnico era previsto un intervento complessivo di recupero sia strutturale sia impiantistico, per un investimento che è passato da 1,2 a circa 5 milioni di euro e già inserito nel Piano esecutivo di gestione, che comprendeva lavori di consolidamento della struttura, messa a punto degli impianti e sostituzione degli infissi.

Il Comune di Milano aveva annunciato di occuparsi quindi direttamente della ristrutturazione della Palazzina Liberty perché si tratta di un “luogo di cultura e un bene prezioso e fortemente identitario per la città ed è dovere della nostra Amministrazione manutenerlo e renderlo agibile e accogliente”.

Come ricorda UrbanFile, nel novembre 2023 era stato affidato il progetto di riqualificazione della Palazzina, con interventi che sarebbero partiti nell’aprile 2024. Qualcosa pare si sia mosso, scrive il prestigioso Blog, “ma come al solito molto lentamente e a novembre la situazione pare un po’ in stallo: i lavori, che avrebbero dovuto curare il restauro delle parti esterne e il rifacimento completo degli impianti e degli arredi interni, puntando a restituire l’edificio alla città entro l’estate del 2026, per ora si limitano alla recinzione dell’edificio e poco altro”.

Ci si chiede pertanto che fine farà la Palazzina Liberty: tornerà a essere un luogo di cultura e aggregazione, con una sala per eventi e concerti da 200 posti per il 2026, come promesso, o dovremo rimandare ancora a data da definirsi, come purtroppo accade sempre più spesso a Milano?

 

Continua la lettura con: 22 febbraio: il primato del Monumentale

MILANO CITTA’ STATO

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A Milano non si può più: la città delle opportunità è diventata la «capitale mondiale dei divieti»

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Manifestazione in Piazza Castello contro il divieto di circolazione per le moto euro 0 e 1 - Ph. @zzfazer IG

Come la rana nel pentolone che non si rende conto di venire cucinata, passo dopo passo si è arrivati a questo. Milano è diventata la città record per i divieti alla libertà dei cittadini. Vediamo quali sono.

In copertina: Manifestazione in Piazza Castello contro il divieto di circolazione per le moto euro 0 e 1 – Ph. @zzfazer IG

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A Milano non si può più: la città delle opportunità è diventata la «capitale mondiale dei divieti»

# Non si può fumare all’aperto

teleone_16 IG – Divieto di fumo

Partiamo da uno degli ultimi divieti in ordine di tempo, quello di fumare in pubblico all’aperto. Dopo quello già presente nei parchi e nelle fermate di mezzi di superficie, il divieto è stato esteso a qualsiasi area della città, con l’obbligo di stare almeno a 10 metri di distanza dalle altre persone. Prevista una sanzione da 40 a 240 euro. Le uniche città al mondo che presentano una norma simile sono New York, Stoccolma e Melbourne. Ma sul prossimo punto Milano non ha paragoni a livello mondiale. 

# Non si può andare in monopattino senza casco, targa e assicurazione

Credits: tuttotech.net

Una norma nazionale che ha colpito più duramente Milano, visto l’ampio utilizzo del monopattino, è quella prevista dal nuovo Codice della Strada: obbligo dell’utilizzo del casco, anche per chi lo usa a noleggio. Obbligo che si aggiunge a quello di dotare il mezzo di targa identificativa e assicurazione. Nessuna città al mondo, fuori dai confini italiani, prevede norme così restrittive per i monopattini. In Spagna l’obbligo del casco si applica solo fino ai 16 anni. E non è finita: la tolleranza zero contro le auto a Milano è da record del mondo. 

Leggi anche: Milano sta perdendo lo sharing: per circolare a Milano ci vuole un’impresa

# Area B: la ZTL più grande (e inaccessibile) del mondo

Telecamere Area B

Arriviamo al vero primato mondiale. Area B copre circa il 72% dell’intero territorio comunale di Milano: nessuna la batte, e il suo perimetro è controllata da ben 188 telecamere. Ci sono infatti altre città con zone a traffico limitato che coprono una superficie maggiore, sia assoluta che in proporzione come la Ulez di Londra o la Low Emission Zone di Bruxelles, ma nessuna vieta in modo assoluto l’entrata all’interno dell’area con veicoli inquinanti. Nella capitale britannica basta pagare, nella seconda sono disponibili dei pacchetti di ingressi da acquistare. A Milano non si possono varcare i confini comunali a meno che si arrivi dall’hinterland a bordo di auto diesel superiori all’Euro 6 o di un benzina più recente dell’Euro 3. 

# Anche il centro è il più selettivo al mondo: accessibile a pagamento solo per le auto più recenti e senza poter sostare per più di due ore 

Foto redazione – Nuove strisce blu Via Verbano

Tra le nuove regole relative alla sosta, Milano ha introdotto il limite di due ore per il parcheggio a pagamento in centro. In questo caso ci sono altri esempi come Londra, Parigi o, la più recente, New York. Ma in questi casi basta pagare e non ci sono discriminazioni a seconda del tipo di auto utilizzata, come avviene a Milano. Da considerare che New York, l’ultima arrivata con pedaggio per entrare a Manhattan attivato dal gennaio 2025, è sotto attacco dell’amministrazione Trump: non si può far pagare per lavorare, è l’opinione del governo che rivendica il diritto di decidere sui pedaggi applicati su strade, anche cittadine, costruite con i fondi federali. E se il governo italiano facesse lo stesso con Milano?

Continua la lettura con: Ufficiale, arriva la ZTL per una nuova vasta area del centro: strade, orari, regole ed eccezioni

FABIO MARCOMIN

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In Europa da Milano con l’alta velocità: le 5 città più spettacolari all’orizzonte del Frecciarossa all’estero

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Chatgpt AI - Frecciarossa in Europa

Prima la Francia, poi la Spagna, in futuro la Germania. Le mire espansionistiche di Trenitalia non si fermano però qua: gli orizzonti sono più ampi e alcuni straordinari progetti ingegneristici spingono a sognare ancora più in grande.

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In Europa da Milano con l’alta velocità: le 5 città più spettacolari all’orizzonte del Frecciarossa all’estero

# Il collegamento attuale con la Francia e l’alta velocità in Spagna

iryo.eu IG

Martedì 1 aprile 2025 è previsto il ripristino del collegamento dell’alta velocità con Parigi, dopo lo stop a causa di una frana nell’estate 2023, attualmente coperto dalla combinazione di un servizio treno più bus. È stato il primo servizio veloce all’estero, nel 2021, introdotto da Trenitalia. Nel 2022 i Frecciarossa hanno iniziato a viaggiare in Spagna con il brand Iryo dell’operatore ferroviario Intermodalidad de Levante S.A, in partecipazione con Air Nostrum e Globalvia. Notizia recente l’introduzione del biglietto integrato “treno + areo” grazie alla collaborazione con Ita Airways.

Leggi anche: La rivoluzione dei viaggi tra Italia e Spagna: la formula «treno+aereo»

I progetti in corso

# Da dicembre 2026 la tratta Milano-Monaco, con Berlino nel mirino

Milano-Monaco

Uno dei progetti più concreti è quello di collegare Milano e Monaco di Baviera in poco più di 3 ore. In base all’accordo siglato tra Trenitalia, Deutsche Bahn, ÖBB e Ferrovie dello Stato italiane il primo passo dovrebbe avvenire a dicembre 2026. L’attivazione della Galleria di Base del Brennero, che con i suoi 64 km di estensione diventerà il tunnel ferroviario sotterraneo più lungo del mondo, farà scendere ulteriormente i tempi a 5 ore e mezza. 

L’obiettivo è però ancora più ambizioso: allungare la tratta fino a Berlino. Inoltre a febbraio 2023 la Commissione Europea ha dato il via libera a un progetto pilota per potenziare ulteriormente la velocità e arrivare fino a 250 km/h, riducendo a sole 3 ore la Milano-Monaco. La capitale tedesca si potrebbe raggiungere in appena 7 ore. E potrebbe essere solo l’inizio. Ma prima passiamo a Est. 

# Per Lubiana effettuati i primi test

fsnews.it – Stazione Lubiana

C’è anche Lubiana nelle mire del Frecciarossa. L’11 dicembre 2023 è stato effettuato il primo test da Mestre fino a Sesana in Slovenia con l’ETR.700-08. L’accordo preliminare siglato da Trenitalia e SŽ Passenger Transport prevede l’istituzione di 2 collegamenti giornalieri tra Milano e Lubiana. 

Leggi anche: Frecciarossa e TGV Milano-Parigi sono di nuovo in partenza: queste le 6 fermate intermedie

Le capitali all’orizzonte

# Trenitalia France punta a viaggiare fino ad Amsterdam

pixabay – Amsterdam

I piani del Gruppo FS guardano però ancora più a nord. In un’intervista su Il Sole 24ore di Celestina Dominelli a Carlo Palasciano, il chief international officer della società ferroviaria, viene fatto il punto sulle strategie future della compagnia italiana. In corso c’è la valutazione per espandere la rete di Trenitalia France e aggiungere due nuove tratte internazionali verso Bruxelles e Amsterdam. Rimarrebbero al momento solo alcune verifiche tecniche da ultimare per dare il via libera al progetto.

Leggi anche: FRECCIAROSSA sempre più a NORD: le due CAPITALI EUROPEE nel mirino

# Da Milano a Londra in cinque ore e mezza?

Ideogram AI – Av verso Londra

Anche Londra è nel mirino. Un primo passo è stato fatto, con la fusione tra Eurostar e la società ferroviaria AV Thalys, avvenuta nei primi mesi del 2022. Avere una gestione unitaria del servizio rende più facile un collegamento veloce tra la capitale inglese e le altre grandi città europee nel centro e sud Europa. Mancano ancora lunghi tratti di binari adatti all’alta velocità in direzione di Francia e Svizzera dopo Torino e Milano e nella tratta Lione- Lilla, ma tra gli operatori che si sono fatti avanti c’è anche Trenitalia. In futuro si andrà da Milano a Londra in cinque ore e mezza passando per il Tunnel della Manica?

Leggi anche: Milano – Londra in 5 ore e mezza in treno: un sogno che diventerà realtà?

# Il sogno dell’alta velocità per raggiungere Stoccolma, Oslo e Helsinki grazie ai tunnel sottomarini

Rail-Baltica-in-Europe

Il sogno scandinavo. In costruzione c’è la Rail Baltica, il più grande progetto ferroviario degli ultimi cento anni nella regione baltica. Un tracciato di 950 km con treni fino a 249 km/h dalla Polonia alla Finlandia passando per Lituania, Lettonia, Estonia: il primo viaggio è programma per il 2026. L’ultimo tratto da Tallin a Helsinki è previsto in traghetto, ma si sta lavorando per proseguire con la ferrovia, non prima del 2030, grazie al tunnel sottomarino più lungo del mondo: il Talsinki, ben 50 km di estensione. 

Una volta attivata l’alta velocità prima fino a Monaco e poi Berlino, si potrebbe pensare di far correre i Frecciarossa sulla rete baltica e andare da Milano e da Roma fino alla capitale finlandese a bordo di un treno. Ma c’è un altro tunnel in costruzione sul Baltico. 

Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt connessione con rete ferroviaria Europea

L’inaugurazione del “Fehmarn Belt Tunnel”, 18 Km per unire Danimarca e Germania in soli 7 minuti, è fissata invece per il 2029. Realizzato a 40 metri di profondità sotto il Mar Baltico, consentirà una volta inaugurato di proseguire velocemente via Amburgo verso Oslo e Stoccolma. Anche in questo caso si potrebbe passare da Berlino arrivando a Stoccolma e a Oslo con l’alta velocità da Milano. 

Leggi anche: Il Frecciarossa punta al nord Europa: il progetto e il «grande miraggio» all’orizzonte

Continua la lettura con: La super-rete di alta velocità tra i paesi baltici: all’orizzonte il super-tunnel

FABIO MARCOMIN

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Un messaggio forte di Milano per una nuova stagione di pace: va ripristinato il gemellaggio con San Pietroburgo

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Credits: p_semechka IG

La guerra in Europa sta giungendo al termine: si sono già avviate le trattative che sanciscono, di fatto, la resa dell’Ucraina. Un conflitto terribile: non solo ha provocato morti e distruzione, come sempre accade in tutte le guerre, ma ha profondamente compromesso le relazioni tra Europa e Russia, colpendo l’economia e riducendo l’approvvigionamento energetico per il Paese. In una fase in cui l’Europa sta venendo messa in un angolo, serve un messaggio forte: ecco perché dovrebbe partire da Milano. 

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Un messaggio forte di Milano per una nuova stagione di pace: va ripristinato il gemellaggio con San Pietroburgo

# L’Europa è all’angolo. Serve un gesto coraggioso di distensione: da Milano

ottavi mondiali
Un evento di anni fa (prima della guerra) all’Associazione Italia Russia di via Cadore 16 a Milano

La guerra in Ucraina finalmente sembra arrivata alle battute finali. USA e Russia stanno discutendo su come mettere la parola fine al conflitto, riducendo al minimo le possibili conseguenze. In questa fase, l’Europa sta venendo messa nell’angolo. Secondo Putin non ha senso invitarla al tavolo delle trattative in quanto avrebbe semplicemente assecondato la volontà statunitense in ogni sua azione. Non solo: anche il nuovo Presidente Trump ritiene marginale il peso dell’Unione Europea. Se politicamente non si sta contando più, potrebbe essere l’ora di farci valere almeno dal punto di vista culturale: serve un gesto coraggioso di distensione. Che per diverse ragioni deve avere Milano come protagonista.

# Ripartire da Milano: ripristinare il gemellaggio con Piter

rperucho – pixabay – San Pietroburgo

Ormai è evidente: tornerà presto il giorno in cui con la Russia tutto tornerà come prima e i rapporti saranno normalizzati. Ci vorrà tempo e tanta fatica ma da qualche parte dobbiamo cominciare e bisogna farlo il prima possibile. La Russia è un paese troppo importante al quale siamo legati non solo economicamente ma anche culturalmente. Perché non fare il primo passo di riavvicinamento partendo da Milano?

Anche perché Milano era gemellata con San Pietroburgo. Un gemellaggio giustificato da motivazioni storiche e culturali ma che è stato sospeso con motivazioni deboli e, forse, pretestuose: anche se non ufficialmente revocato, le collaborazioni tra le due città sono state interrotte. Ora più che mai sarebbe il momento giusto per lanciare un importante segnale di amicizia come si sarebbe detto un tempo “oltrecortina”: ripristinare il gemellaggio. 

# Milano deve diventare protagonista nella crisi europea

Ripristinare il gemellaggio con la splendida città affacciata sul Mar Baltico sarebbe un segnale forte. Una città che con tanta determinazione e coraggio si oppose al nazismo non può che essere considerata gemella della città medaglia d’oro alla Resistenza. Rompere le relazioni tra città per motivi di contingenza politica è un atto miope. Recuperare i rapporti significherebbe lanciare un messaggio distensivo al mondo e riaffermare Milano come protagonista su una scena dove l’Unione Europea sta raggiungendo i livelli più bassi per rappresentanza internazionale e popolarità tra i suoi cittadini. Anche perché non si può dimenticare il profondo amore del popolo russo per l’Italia e, in particolar modo, per Milano.

Continua la lettura con: Il paradosso: in treno da Milano ci si mette di meno ad andare a Brescia che a Bergamo (anche se è lontana il doppio)

ANDREA URBANO

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