La città dove si vive meglio in Italia? Milano. Questo il risultati della nuova edizione della classifica sulla qualità della vita di Italia Oggi. Non è l’unica sorpresa: plana sul podio anche la piccola sorella di Milano. Foto cover: @andreacherchi_foto IG
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Qualità della vita: Milano torna in vetta, incalzata dalla sua “sorellina”
I risultati della nuova edizione dell’indagine annuale sulla qualità della vita 2024realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma: Milano si riprende il primo posto scalzando Bolzano che si piazza al secondo posto. Al terzo posto sale Monza, premiata soprattutto per la qualità ambientale. Completano la cinquina delle prime città in cui vivere Bologna (quarta) e Trento (quinta).
I parametri dell’analisi sono: affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, turismo, reddito e ricchezza.
Milano ottiene altissimi voti in tutte le classi di merito. Invece va male per la sicurezza dove, invece, è Enna a primeggiare in Italia.
Spettacolare la crescita annuale di Ferrare che recupera 21 posizioni approdando al 27esimo posto. Crescono le metropoli e aumenta il divario tra Nord e Sud. Passiamo alle note dolenti.
Chiudono la classifica Caltanissetta (107esima), insieme a Reggio Calabria (10 6esima, che ha perso 11 posizioni dal 2023) e Agrigento (105esima).Crolla Savona che ha perso 20 posizioni, precipitando al 63esimo posto.
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Le ragazze milanesi non sono tutte uguali, questo opera immediatamente una divisione duale tra due categorie di esse: quelle da frequentare e quelle da non frequentare.
Prendete appunti e scegliete con cautela.
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Le 10 ragazze milanesi da evitare
#1 La vegana
Credits: @edisabornatural.dompedro IG
Essere vegani a Milano significa quantomeno voltare le spalle alle tradizioni culinarie locali. Quindi ai nostri nonni. Quindi al concetto di famiglia. Quindi al pilastro della stabilità sociale e culturale. E invece strizzare l’occhio al tofu.
#2 La patita di moda
Credits: lorellaflego.com
Impossibile starle dietro. Soprattutto se nell’armadio hai solo un paio di pantaloni e tre magliette.
#3 La workaholer
Credits: @celinasellsaz IG
È la donna ideale se ti fa schifo avere una relazione sentimentale e preferisci startene da solo a farti i fatti tuoi. Però dieci giorni di ferie ti tocca farli.
#4 La profumiera
Credits: @aleleuci_pergliamici IG
Esiste una buona scuola di teatro a Milano, nessuno sa dove sia eccetto quelle ragazze che lì hanno studiato come far credere a un uomo di avere delle chance di conquistarle.
#5 Quella di Londra
Credits: @paolo_streetshooting IG
Il problema della londinese è il suo libertinaggio vittoriano che la rende una partner poco credibile. Inoltre oggi potrebbe interessarsi a te solo per ottenere il visto.
#6 La patita degli animali
Anche se sei disposto a chiudere un occhio circa i suoi ex, è difficile non notare il trasporto con il quale bacia in bocca il suo cane. E dopo si avvicina alle tue labbra per fare lo stesso con te.
#7 La festaiola
Credits: @jenna.jameson.rules IG
Le feste servono a rimorchiare. Avere una fidanzata che ti trascina alle feste è un paradosso peggiore di quello del barbiere di Russell.
#8 La punkabestia
Credits: @tina_tinedda IG
Ti seduce con la sua vita nomade e i suoi modi di fare liberi e trasgressivi. Poi scopri che suo padre di lavoro possiede delle miniere di diamanti in Sud America.
#9 Quella con più cognomi
Di solito è soggiogata a regole di etichetta molto rigide e vincolanti. Non so se queste regole facciano di lei una buona partner sessuale. Dopo 50 sfumature di grigionon so più in cosa credere.
#10 La social addicted
Credits: @xoxsarahh IG
Quando state insieme sta tutto il giorno con il viso incollato allo smartphone. Quando non ci sei e le scrivi visualizza ma non risponde.
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Questo quadrante della città è quello che ha impennato più di tutti. Non solo: continua a crescere, con un unico neo per ognuno dei settori trattati. Vediamo assieme come è cambiata la ex zona 13 di Milano e quali sono le altre zone di Milano con più potenzialità di crescita.
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Questa è l’area di Milano con le più alte potenzialità di crescita
# Calvairate – Taliedo- Forlanini
Credits: wikipedia.org – Municipio 4
La denominazione in Municipi che ha sostituito e accorpato le vecchie zone di Milano in 9 municipi risale al 2016: il Municipio 4 è quello che comprende la periferia sud-est della città costituito dai nomi storici dei quartieri Lodi-Corvetto, Calvairate, Rogoredo e Taliedo-Forlanini. La zona è sempre stata famosa per una grande intensità di traffico dovuta a un concentrato di corrieri espresso nella zona denominata CAMM, all’imbocco principale delle tangenziali e autostrade per chi deve lasciare Milano in direzione sud e all’aeroporto di Milano Linate.
Webuild – Metro M4
L’aeroporto seppur ancora confinato a traffico aereo lontano anni luce da Malpensa (anche per questioni di spazio) è stato completamente rinnovato e ha visto il fiore all’occhiello della nascita della fermata Linate, capolinea della neonata linea Blu (M4) con cui si può raggiungere Piazza San Babila e quindi il Duomo in soli 12 minuti (cronometrare per credere!). Si parla inoltre da tempo di ulteriori prolungamenti metro sull’asse Mecenate-Ungheria, creando così un collegamento triangolare fra la zona di Piazzale Lodi e San Donato. Unico neo: a quanto pare difficilmente si potrà costruire una fermata metro Ovidio, dal nome dell’omonima piazza, dato che il sottosuolo in quella zona ha ceduto più volte decadi fa a causa del collasso dell’asfalto e di larghe zone vuote.
# Ponte Lambro – Case Bianche – Corvetto
Credits Andrea Cherchi – Piazzale Ferrara
Ponte Lambro, Case Bianche di via Salomone, San Donato, Corvetto e Viale Ungheria. Molti anni fa, nonostante non si potesse certo paragonare queste cinque zone alla famigerata e per fortuna scomparsa Five Point ottocentesca di New York, questi snodi della Milano sud-orientale non erano pericolosi nel vero senso della parola ma sicuramente non molto adatti a rappresentare il bello che c’è a Milano. Negli anni come altre periferie anche questi punti delicati sono stati trasformati radicalmente e continuano a farlo.
Credits pierangelotomx IG – Ponte Lambro
Le Case Bianche popolari di via Salomone sono state ristrutturate anche se solo in parte, Ponte Lambro e San Donato (comune nelle immediate vicinanze praticamente attaccato alla città) hanno avuto grandi riqualificazioni in termini di parchi, aree verde e nuovi edifici, mentre piazzale Corvetto e viale Ungheria seppur sostanzialmente uguali non hanno più la fama di strade poco raccomandabili di una volta: e nonostante non possiamo nascondere che Milano dopo il Covid ABBIA un problema sicurezza e anche qui vi siano state delle ricadute, la zona è destinata a migliorare sensibilmente, vedasi ad esempio la riqualificazione avvenuta con il nuovo quartiere di Santa Giulia. Il neo ancora da risolvere? Il Parco di Rogoredo, per motivi noti a tutti.
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statura italia (in rosso media sopra 1,77 - in giallo tra 1,75 e 1,77, in blu tra 1,73 e 1,75, in verde sotto 1,73)
Gli abitanti di Milano sono un miscuglio di geni diversi. La nostra città è forse unica per tipo e numero di dominazioni straniere: è stata fondata dai celti, poi parte dell’impero romano, quindi è stata sotto il dominio di Longobardi, Spagnoli, Francesi, Austriaci e parzialmente indipendente all’interno del Sacro Romano Impero teutonico. Praticamente di qui ci sono passati tutti e in più è stata meta di numerose migrazioni, in prevalenza da sud e da est. Qual è il risultato di tutto questo in termini di altezza? E come si pone Milano rispetto ad altre regioni o nazioni?
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Ma quanto sono alti i milanesi?
# I milanesi sono alti 1,77: superati dai friulani e dai veneti. I più bassi sono i sardi
Danilo Gallinari
L’ultimo dato è l’altezza media dei nati a Milano nell’anno 2000. I maschi sono alti in media 1,77 centimetri.
Siamo poco sopra Bologna (1,76), Firenze (1,76), Genova (1,76) e Roma (1,75). Più indietro ci sono Torino (1,74), Bari (1,73), Napoli (1,73). I più bassi d’Italia sono calabresi, siciliani e sardi che non raggiungono l’1,73.
Superano Milano invece veneti, trentini e soprattutto i friulani, i più alti d’Italia, con una media di 1,80.
# I milanesi nel mondo: più bassi degli austriaci, più alti dei francesi
statura mondo
In un confronto internazionale i milanesi risultano più bassi di austriaci (1,79), tedeschi (1,79), danesi (1,80), finlandesi (1,80), islandesi (1,81), svedesi (1,81), olandesi (1,85). Tra i paesi che ci superano a sorpresa ci sono la Corea del Sud (1,78), i greci (1,80), gli spagnoli (1,80) e gli spilungoni del Montenegro (1,85).
Siamo più alti invece di francesi (1,76), estoni (1,75), svizzeri (1,75), canadesi (1,74), cinesi (1,73), brasiliani (1,69), nigeriani (1,63), indiani (1,61)
Alla stessa altezza di Milano ci sono Stati Uniti, Russia e Australia.
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Ha festeggiato l’anno mille. E anche il duemila. E’ Italus, l’albero più antico d’Europa, si trova nel Parco Nazionale del Pollino in Calabria. La specie è un pino loricato e viene definito un fossile vivente.
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In Italia c’è l’albero più vecchio d’Europa: questa la sua incredibile età
Ph. @eurekalabria IG
# Ha un’età di 1.230 anni e si trova a 1.900 metri d’altezza
Italus è un Pino Loricato dall’età di 1.230 anni, si trova ad una quota di 1.900 metri sul livello del mare, sul versante Sud di Serra della Ciavole, vegeta su un pendio roccioso molto scosceso al riparo da incendi e fulmini. La scoperta è avvenuta casualmente nel 2017, a seguito di una ricerca di dendrocronologia sul pino loricato condotta dal Parco Nazionale del Pollino.
# Il nome Italus si rifà alla storia della Calabria, tornando indietro al tempo degli antichi greci
Il funzionario del parco del Pollino Carmelo Pizzuti racconta il motivo della scelta del nome Italus: “è venuto spontaneo, ci siamo rifatti alla storia della nostra regione, la Calabria“. Infatti “Quando gli antichi greci arrivavano sulle nostre coste, sapevano che esisteva già un popolo Enotrio, il loro re era Italus. Possiamo dire che, in un certo senso, la Calabria è stata la prima Italia e su questa base abbiamo scelto il nome per l’albero più vetusto del parco“.
# Nel Parco del Pollino ci sono 200 alberi di pino loricato, simbolo del parco stesso. Raggiungono i 40 metri di altezza e il tronco 160 cm di diametro
Il pino loricato in alcuni casi raggiunge anche i 40 metri di altezza, con un diametro del tronco di circa 160 cm. Caratterizzati da una corteccia ruvida dalla trama del tutto peculiare è ad essa che si deve parte del nome della pianta, “loricato” infatti deriva dalla “lorica” ovvero dalla corazza indossata dagli antichi guerrieri romani. In molti paragonano l’aspetto della corteccia del pino loricato anche alla pelle dei rettili, tanto che i rami più sottili sono talvolta paragonati a lunghe zampe.
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Questo hub offre una varietà di attività e servizi, caratterizzato da un design all’avanguardia. Non solo Milano, però, sta facendo passi avanti: anche Napoli si sta muovendo rapidamente con la sua prima stazione di servizio completamente convertita per l’elettrico.
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La «Grande Vela», il benzinaio del futuro alle porte di Milano
# Sulla Milano – Meda l’energia del futuro in un flagship station
Flasghip Q8 Paderno Dugnano
Superato da tempo il tradizionale concetto di “benzinaio”, il servizio di rifornimento ha saputo evolversi nel corso degli anni, diventando un luogo versatile e multifunzionale. Situato nel primo hinterland nord di Milano, a Paderno Dugnano, il distributore Q8 si distingue come un hub completo, capace di soddisfare le esigenze di tutti coloro che transitano sulla Milano-Meda.
Con un design all’avanguardia e un’ampia gamma di servizi, questa stazione di servizio offre un’esperienza che farebbe invidia anche alle grandi capitali internazionali, rappresentando un modello innovativo nel panorama dei punti di rifornimento carburante.
# Sei postazioni di ricarica elettrica di cui due ultrafast
Stazione di Servizio Paderno Dugnano
L’area di servizio si estende su 8.000 mq e, oltre a offrire rifornimenti per veicoli a motore tradizionale, include anche sei postazioni per la ricarica elettrica, di cui due ultrafast, e punti per metano e GPL. Già orientata verso un’interconnessione digitale con gli utenti, questa stazione è progettata nel segno della sostenibilità. L’illuminazione è a LED con sensori di movimento, e vi è un ampio impiego di materiali rigenerati.
L’efficienza energetica è particolarmente avanzata: il sistema prevede il recupero delle acque piovane e il nuovo compressore del metano sarà a zero emissioni. Inoltre, il fabbricato commerciale è progettato per filtrare la luce solare e garantire una termoregolazione a zone. Le pensiline sono realizzate con materiali altamente riflettenti, che canalizzano l’energia solare verso i pannelli fotovoltaici installati su ogni superficie.
# Il restyling a vela che richiama le imbarcazioni tipiche del Kuwait
flagship Q8 Credits: q8.it.
Il rinnovamento della stazione è un perfetto connubio di tradizione e modernità, conferendo un aspetto affascinante e scenografico all’intera area. Ispirato alle vele delle tradizionali imbarcazioni “Dhow” del Kuwait, simbolo distintivo della catena, il progetto include un imponente albero maestro di 25 metri che unisce le due pensiline a forma di vela triangolare, coprendo un’area di 2.000 mq. Una delle vele è dedicata ai punti di distribuzione dei carburanti tradizionali, mentre l‘innovativa “pensivela” sovrasta gli erogatori per i combustibili alternativi, segnando così una transizione verso un futuro sostenibile.
# Le prossime stazioni di questo tipo in arrivo
Anche il design del fabbricato commerciale è ispirato alle forme e ai colori tipici della tradizione mediorientale, completando così un intervento che celebra il legame tra passato e innovazione, ed è realizzato all’insegna della sostenibilità: 1.200 mq a basso impatto ambientale, per ospitare utenti e clienti e soddisfare decine di esigenze. “Svolta”, questo il nome dello spazio commerciale, mette a disposizione oltre 60 stalli per la sosta delle auto e ospita soluzioni di Food&Beverage come il tradizionale bar, una catena di bakery e un noto brand di offerta di carne di qualità.
All’inaugurazione della stazione di servizio del futuro nell’autunno scorso erano presenti il Presidente di Kuwait Petroleum, Nawaf S. Al-Sabah, insieme al Vice Presidente esecutivo, Azzam Al Mutawa, a testimoniare l’importanza e il rispetto che il colosso petrolifero nutrono nei confronti dell’Italia e del mercato di area sud europea.
Le prossime stazioni di questo tipo al nord sono in programma a Carate Brianza (MB), Erbusco (BS) e Padova.
# Le nuove colonnine frutto della collaborazione tra Enel X e le stazioni IP
Credits inside-x – Distributori con colonnine
Ci sono però altri distributori che stanno accogliendo l’elettrico. La collaborazione tra Enel X e IP nasce con questo obiettivo e ha portato alla realizzazione di un’area con 4 colonnine per la ricarica in un distributore di Peschiera del Garda, in provincia di Verona, in uno in provincia di Zanica (Bergamo) e in un altro a Biandrate (Novara). In totale sono 7 quelli coinvolti. In ciascuno dei siti è possibile ricaricare contemporaneamente fino a 4 auto. La gamma di servizi offerti è però limitata rispetto al distributore della catena Q8.
# A Napoli il primo distributore tradizionale riconvertito alla ricarica elettrica
Unicogo distributore elettrico
Spostandoci al sud, all’inizio del mese di febbraio 2023 a Napoli è stato inaugurato il primo distributore riconvertito totalmente alla ricarica elettrica. Nonostante si proceda lentamente nell’introduzione di colonnine per la ricarica elettrica nei classici distributori, grazie alla collaborazione tra il polo fieristico Mostra d’Oltremare e UnicoGo, divisione di eMobility di Unicoenergia, è stata realizzata una struttura dotata di due colonnine di design superfast della Starcharge, ognuna con due prese di ricarica e una potenza complessiva di 360 kW.
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La metropolitana è un colorato scenario di personaggi che spesso attirano la nostra attenzione. Senz’altro ci siamo tutti quanti imbattuti in uno di questi “tipi da metro”. Anzi: tutti noi troveremo qualcuno in cui identificarci.
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I «tipi da metro»: i personaggi che ci fanno compagnia in metropolitana
# “Eppur si muove”: lo stazionario
Credits: youmedia.fanpage.it stazionario
Fiumi di persone che attendono nella banchina l’arrivo del mezzo, chi incazzato, chi impaziente per la fretta e ad un certo punto ti imbatti in lui: lo stazionario. Lui che blocca l’ingresso della porta piazzandosi davanti ad essa e non permettendo l’accesso degli altri o il defluire del “traffico”, indifferente a sguardi fulminanti e spintoni per poter passare.
Il mondo si muove attorno, ma lui no, fermo come un monolite.
E così per tutte le fermate successive, perché non scende mai a quella prossima, ma affronta il viaggio come una statua di marmo o come un elemento decorativo della metropolitana.
# “Sto come una bomba”: l’impanicato
Ph. Studio-Dee
Se per caso qualche mattina ti capiterà di scendere da casa con uno stato d’animo già abbastanza provato, ad accrescere le tue ansie ci penserà lui: l’impanicato.
Ha una fretta incontenibile, si mostra impaziente, va avanti e indietro sulla banchina, guardando ogni quattro secondi il display. Quando sale sul mezzo e si siede, il suo piedino inizia a tremare a tal punto da generare un movimento sussultorio che avverti pure se ti trovi due vagoni più in là.
Dà il meglio di sé sulla scala mobile, rinomatamente costruita per trasportare comodamente i suoi passeggeri, mentre la percorre correndoci sopra e saltando i gradini, come in fuga da un cecchino. Si salverà mai?
# “Questa è casa mia”: l’occupante
La metro è un luogo abbastanza affollato, soprattutto in certe fasce orarie e i posti a sedere sono insufficienti per ospitare tutti i passeggeri, ma non solo quelli. Ti accorgi che anche lo spazio minimo per rimanere in piedi ti sta per essere sottratto, quando arriva lui: l’occupante.
Sale con il suo zaino extralarge, valigie, buste della spesa e quindi capisci che forse diventa più facile “appendersi” ai pali che rimanere in piedi. Non solo. Se per sbaglio lo sfiori accidentalmente, o urti la sua valigia, ti lancia delle occhiate di fuoco. Più che un biglietto dovrebbe pagare un affitto.
# “Il pericolo è il mio mestiere”: lo schizzinoso
È inutile, è più forte di lui, piuttosto perde l’equilibrio, rischiando di cadere, ma non tocca nulla. Non si appoggia né alle impugnature, né ai “pali”. E se malauguratamente si trovasse costretto a farlo, certamente glielo vedremmo fare con dei guanti in lattice, da cestinare sul momento, alla prima occasione utile. Nemmeno il cartello di ATM che recita: “questo treno potrebbe fermarsi bruscamente, reggetevi ai sostegni” lo scoraggia dalla sua ardua impresa. Sa che ogni contatto potrebbe essergli fatale.
# “Tu, solamente tu”: l’isolato
Ph. @maxmasha_40 IG
Sale sul mezzo con aria completamente stralunata, assente. Forse si è solo accorto della direzione della metro che deve prendere ma giusto per arrivare a destinazione, per il resto il perimetro attorno a sé è il vuoto. Lui si isola con le sue cuffie o col suo libro e anche se la metro si dovesse fermare in mezzo al nulla o si dovessero sentire urla provenienti dalla coppia che sta litigando proprio nei sedili accanto, nemmeno se ne accorgerebbe. Piccolo suggerimento: ogni tanto ritorna sulla terraferma, così, solo per accertarti di scendere alla fermata giusta ed evitare di ritrovarti al capolinea…
# “in questo mondo di ladri”: il diffidente
Lo osservi dimenarsi in strane movenze, attento a controllare che tutti gli oggetti in suo possesso, siano lì. Controlla che il cellulare, gelosamente custodito nella tasca interna della giacca non gli sia stato sottratto, che lo zaino che tiene sulle spalle non sia stato aperto e che il portafogli che ha messo nei jeans sia sempre lì. Si “tocca”, cercando di fare l’indifferente e sperando che nessuno si accorga delle sue verifiche ispettive. Prima di scendere dalla metro, controlla anche il pavimento.
# “You’re so beautiful”: il narciso
Ph. geralt
Tu arrivi in tuta, completamente struccata, con gli occhi gonfi e poi c’è lui: il narciso. L’intera tratta la percorre fissando i finestrini che riflettono il suo volto e inizia il restyling aggiustandosi il ciuffo, dopo di che controlla che il doppio petto sia impeccabile e infine ruota la faccia a destra e a sinistra per accertarsi quale dei due sia il profilo migliore. Terminata con successo la prima parte, inizia a fissarsi nel finestrino, si osserva senza fare alcun movimento o gesto, per concludere, mettendo le labbra a “culo di gallina”.
# “My name is Bond”: lo spione
Credits: ilmessaggero.it spione
La metro non è di certo il luogo in cui si possono fare conversazioni private o scrivere lunghi messaggi, senza correre il rischio di essere ascoltati o “letti”. A partecipare alle vostre discussioni o alle vostre dediche virtuali, arriva lui: lo “spione”. Anche se cerchi di parlare con un filo di voce, lui cerca di captare ogni singola parola pronunciata. Se stai spulciando il tuo profilo social, lui, in sordina, lo fa insieme a te. Se si trova alle tue spalle e tu stai chattando con qualcuno, lui legge, appassionato, la conversazione. Non serve spostarsi o fargli capire che ti sta infastidendo. Infatti, se gli lanci l’occhiata, i primi 20 secondi finge di fare altro, ma poi ritorna indisturbato a farsi gli affari tuoi. Ama il Vodka Martini. Agitato, non mescolato.
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In Olanda 70 metri di tunnel costruiti in un weekend, Milano dovrebbe prendere esempio? Cosa si dovrebbe fare in tempo record?
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In Olanda il tunnel stradale costruito in un weekend: le 7+1 grandi opere che si dovrebbero costruire in poco tempo a Milano
# Cina e Olanda, i due esempi per Milano
Lavori stazione Cina
L’esempio più impressionante arriva dalla Cina, dove in sole 9 ore è stata costruita una stazione ferroviaria, grazie a un team di 1.500 operai specializzati e all’utilizzo di prefabbricati modulari.
Ma l’Europa, forse più alla nostra portata, non è da meno: in Olanda, un tunnel situato sotto l’autostrada, di 70 metri e 3.600 tonnellate, pensato per permettere agli animali di attraversare in sicurezza (e senza interrompere il traffico), è stato costruito in un solo weekend.
Cosa si potrebbe e dovrebbe fare a Milano imitando Cina e Olanda?
#1 Tunnel di attraversamento rapido per auto
Le principali arterie di Milano, come Corso Buenos Aires, Viale Certosa e Corso Sempione, sono spesso congestionate dal traffico, creando problemi per la mobilità urbana. In queste zone ad alta densità, la creazione di tunnel, simili a quelli realizzati in Olanda, ma pensati per le auto potrebbe risolvere in modo rapido ed efficace il problema.
Mobilitando un gran numero di operatori e utilizzando il meglio della tecnologia di costruzione, questi tunnel potrebbero essere completati in pochi giorni, garantendo un flusso continuo di traffico senza interrompere la vita cittadina.
Questa soluzione permetterebbe di alleggerire le vie principali, riducendo il traffico superficiale e migliorando la qualità dell’aria, poiché le auto si sposterebbero sotto il livello stradale. Inoltre, i tunnel potrebbero essere progettati per essere ecologici, con un’illuminazione a LED a basso consumo e sistemi di ventilazione avanzati, integrandosi perfettamente nell’ambiente urbano e contribuendo a un trasporto più sostenibile.
Aree come Porta Romana e Isola, ma in realtà tutta la città, soffrono di una cronica mancanza di parcheggi, una problematica che aumenta il traffico urbano poiché aumenta il tempo trascorso su strada da parte degli automobilisti intenti a cercare un posto dove parcheggiare.
Utilizzando il metodo prefabbricato cinese, Milano potrebbe creare, in un solo weekend, strutture leggere e semi-interrate, in grado di ospitare centinaia di auto senza impattare sulla mobilità cittadina. Questi parcheggi multipiano, realizzati per lo più sotto terra, si integrerebbero in modo discreto nel contesto urbano, risolvendo rapidamente il problema della sosta nelle aree critiche senza compromettere l’estetica della città.
Strutture simili potrebbero prevedere anche spazi dedicati ai veicoli elettrici, con stazioni di ricarica integrata, contribuendo alla promozione della mobilità sostenibile.
Con l’aumento del caro-affitti, Milano sta affrontando un’emergenza abitativa che richiede soluzioni rapide e pratiche. Una proposta potrebbe essere la costruzione di un complesso residenziale comunale nell’area di Greco, una zona ben collegata e in fase di riqualificazione. Grazie all’adozione di tecnologie modulari e a un’efficiente organizzazione del cantiere, questo progetto comunale potrebbe essere realizzato in tempi record.
La vendita delle abitazioni al solo costo di costruzione renderebbe questi alloggi economicamente accessibili per le fasce di popolazione più colpite dall’aumento dei prezzi. Gli edifici potrebbero essere dotati di impianti di domotica per l’efficienza energetica e spazi comunitari come aree verdi, orti urbani e spazi di coworking. Questo intervento risponderebbe immediatamente alla necessità di case a prezzi accessibili, promuovendo al contempo un’idea di abitare sostenibile e inclusivo.
Il futuro dello stadio San Siro è da tempo al centro di un vivace dibattito con molte proposte, che variano dalla riqualificazione, all’abbattimento e alla ricostruzione. La costruzione rapida potrebbe essere la chiave per trasformare questa struttura iconica senza grandi disagi per tifosi e cittadini.
Utilizzando un modus operandi simile a quello olandese e a quello cinese, Milano potrebbe realizzare un nuovo stadio nel quartiere di San Siro in tempi brevi, integrando spazi multifunzionali. Lo stadio potrebbe ospitare non solo eventi sportivi, ma anche spettacoli, fiere, negozi, ristoranti e spazi per attività culturali. Con tecnologie eco-compatibili come la raccolta delle acque piovane e pannelli solari, il nuovo stadio non solo sarebbe un centro sportivo all’avanguardia, ma anche un simbolo di sostenibilità e innovazione per la città.
#5 Ristrutturazione e riqualificazione di spazi pubblici in 24 Ore
Milano potrebbe lanciare un’iniziativa di riqualificazione rapida, mobilitando squadre di operai e volontari per trasformare parchi e spazi pubblici in sole 24 ore. Divisi in gruppi specializzati per pulizia, decorazione e costruzione di aree ludiche, queste squadre potrebbero intervenire in quartieri che necessitano di maggiore cura e attenzione.
Questo progetto migliorerebbe la qualità della vita e promuoverebbe un forte senso di comunità. Ogni intervento potrebbe includere l’installazione di opere, spazi per eventi culturali e aree di gioco per bambini, che renderebbero i parchi più vivibili e attraenti per residenti e turisti.
L’introduzione di una Circle Line metropolitana che colleghi l’hinterland milanese con la città, integrandosi con i mezzi già esistenti, rappresenterebbe una soluzione infrastrutturale strategica per migliorare la mobilità. Il modello di costruzione ultra-rapida cinese potrebbe essere adattato per Milano, riducendo notevolmente i tempi di realizzazione delle stazioni.
Le fermate della Circle Line potrebbero essere progettate con temi unici legati alla storia e alla cultura locale, offrendo un’esperienza distintiva per i pendolari. La Circle Line migliorerebbe la connettività tra le aree metropolitane e la città, riducendo l’inquinamento e incentivando l’uso di mezzi pubblici sostenibili. Le stazioni potrebbero anche includere servizi come parcheggi per biciclette e postazioni di bike-sharing, favorendo una mobilità integrata e sostenibile.
#7 Ristrutturazione lampo delle scuole
Molte scuole milanesi necessitano di interventi di manutenzione, ma spesso i lavori vengono rinviati per motivi logistici. Ispirandosi alla rapidità dei progetti cinesi, Milano potrebbe implementare un programma di “Ristrutturazione Lampo” durante le vacanze scolastiche.
Con squadre ben coordinate e l’utilizzo di materiali prefabbricati, le scuole potrebbero subire lavori di ristrutturazione come la riqualificazione energetica, il rinnovo di aule e bagni, e la messa in sicurezza degli edifici in una o due settimane. Questo approccio rapido permetterebbe agli studenti di beneficiare di strutture moderne e sicure senza perdere giorni di lezione.
#7+1 Centri polifunzionali modulari per i quartieri periferici
Le periferie di Milano necessitano di spazi di aggregazione e servizi che possano migliorare la qualità della vita dei residenti. Con una mobilitazione stile cinese e un approccio come quello olandese, la città potrebbe costruire centri polifunzionali modulari in quartieri come Quarto Oggiaro o Barona, realizzando le strutture in pochi giorni anche grazie all’utilizzo di moduli prefabbricati.
Questi centri potrebbero ospitare attività sportive, laboratori didattici, biblioteche e zone coworking, diventando un punto di riferimento per la comunità. L’integrazione con le aree verdi renderebbe questi centri un’opportunità per promuovere la socializzazione, l’attività fisica e l’impegno civico, trasformando i quartieri periferici in spazi vitali e attrattivi.
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Credits: risanamentospa.com - Masterplan Santa Giulia
Ritorno al futuro IV. Sequel realizzato a Milano. Queste sarebbero le location dove si respira aria di 2.200.
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I 7 luoghi dove Milano è già futuro
#1 Samsung District, mancano solo i cyborg e i taxi droni
Credits milano_in_mano IG – Samsung district
Il Samsung District, nel cuore di Porta Nuova, è la sede italiana dell’azienda che ha scelto il “Diamantino” per trasferire i suoi uffici qualche anno fa. Nei 12.500 mq e 7 piani su cui è distribuito l’edificio ci sono gli uffici ispirati ai principi dello smart working, oltre a uno showroom e un auditorium tecnologico, aperto alla città. Nello Smart Home, lo showroom aperto al pubblico, si possono toccare con mano i benefici della casa connessa e il cosiddetto ‘Internet delle Cose’ attraverso l’innovazione più avanzata.
Credits: risanamentospa.com – Masterplan Santa Giulia
Il quartiere Santa Giulia, un’area di 1,2 milioni di mq nel sud-est della città, è nato sui terreni che un tempo ospitavano le industrie della Montedison e Redaelli sulla base di un masterplan sviluppato dall’archistar Norman Foster. L’area a ridosso della stazione è quasi completamente realizzata, da anni c’è il quartier generale di Sky Italia. In fase di realizzazione il quadrante nord, con un’altra porzione di quartiere residenziale e una grande area verde, dove sorgerà l’arena polifunzionale PalaItalia da circa 15.000 posti e che sarà teatro delle discipline sul ghiaccio durante le Olimpiadi invernali 2026. Non solo Olimpiadi: entro la fine del decennio dovrebbe arrivare anche la Metro 13, una nuova metrotranvia che collegherà il quartiere con la fermata M4 Repetti.
Dove un tempo sorgeva la fiera di Milano trova spazio il quartiere più cool e moderno di Milano, Citylife. All’interno di una delle aree pedonali più grandi d’Europa c’è uno dei parchi più estesi della città, residenze di lusso, un mall commerciale e tre grattacieli iconici: Torre Isozaki, il grattacielo più alto d’Italia al tetto con 209 metri, la Torre Hadid e la Torre Libeskind. In costruzione il quarto grattacielo, soprannominato “lo sdraiato”, formato da due edifici collegati da un lungo portico che farà da quinta e ingresso al quartiere arrivando da sud e incornicerà visivamente le tre torri.
#4 Gae Aulenti, il cuore del business district milanese
Credits: Andrea Cherchi – Foto area Piazza Gae Aulenti
La piazza circolare e sopraelevata di Gae Aulenti, circondata dagli edifici della sede Unicredit con il più alto grattacielo d’Italia di 235 metri, e tutta la zona circostante sono stati il primo tassello di una delle più grandi riqualificazioni d’Europa. Cuore del business district milanese, l’area di Gae Aulenti affaccia sul parco aperto più grande di Milano, ospita anche l’innovativa sede di IBM ed è collegata da un ponte ciclopedonale al centro direzionale di Porta Nuova che comprende il Samsung District e la sede di BNP Paribas.
#5 Campus Bocconi, dove si danno appuntamento i protagonisti del futuro
Bocconi. Credits: @milano_pictures IG
Il Campus Bocconi, realizzato su progetto dello studio giapponese SANAA, si sviluppa su un’area di quasi 35.000 mq nell’area dell’ex Centrale del Latte di Milano ed è il più scenografico della città. Al suo interno oltre alla nuova sede SDA School of Management, con quattro edifici destinati a ristorante, caffetteria e due sale conferenza, una residenza studentesca con 300 posti letto, ha inaugurato a settembre lo “Sport Bocconi Center”, un centro sportivo dotato due piscine, area fitness, campo di basket e di pallavolo e running track al coperto. Qui studieranno i ragazzi che saranno chiamati a costruire il futuro.
Nei pressi di piazza XXV Aprile sorgono le piramidi di vetro e cemento che ospitano le sedi Feltrinelli e Microsoft. La cultura e l’innovazione tecnologica trovano spazio in due edifici già riconoscibili come landmark cittadino e che segnano un passaggio tra la storia, i Bastioni di Porta Volta, e il futuro, con le piramidi che ricordano il tracciato delle antiche mura spagnole in chiave moderna.
#7 La redazione di Milano città stato
redazione notturna – milano città stato
La redazione di Milano Città Stato è il luogo dove il futuro della città, possibile o più visionario. si fa ogni giorno presente.
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“Non è importante il posto, più la compagnia”. Dove andavano, cosa facevano i giovani milanesi negli anni Ottanta? Video di MilanoVintageTv
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Anni fa avevo un amico che si chiamava Brambilla di cognome. Ogni volta che pronunciavo il suo cognome mi veniva in mente la famosa scena tratta dal film “Tre uomini e una gamba”. Giacomo e Giovanni, con evidente accento milanese chiedono ad Aldo, che impersona un meridionalissimo conte Dracula in cerca di vittime : “Come ti chiami?”-“Brambilla”-“ Ah bene Brambilla.. e di nome?”- “Brambilla Fumagalli”. Scherzi a parte, esistono dei cognomi che sono tipicamente milanesi o che lo sono diventati nel tempo. Dietro ad essi ci sono delle storie incredibili.
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I 7 cognomi più diffusi a Milano: qual è il loro significato?
#1 BRAMBILLA, dalla Val Brembana in salvo a Milano
Valle Brembana
Il cognome Brambilla deriva dalla città bergamasca Brembilla, in Val Brembana. Nel corso del 1400 gli abitanti di questo paese dovettero abbandonare il villaggio a causa dei continui massacri perpetuati dalle fazioni guelfe e ghibelline e a causa dell’arrivo dei famigerati soldati della Serenissima Repubblica Veneta. Nel 1402 accadde infatti un fatto decisivo: i guelfi della Valle Imagna ebbero la meglio sulle truppe imperiali, saccheggiarono la città e ne distrussero il castello. Molti poveri contadini decisero quindi di fuggire e trovarono ospitalità presso i Visconti a Milano. Essi firmarono un Diploma di Accoglimento il 2 marzo 1443 che li esentava per un secolo dal pagamento delle tasse. Ad oggi il cognome è diffuso nell’area della città metropolitana di Milano e nella provincia di Monza e Brianza.
#2 COLOMBO, il cognome dato ai trovatelli
le caravelle di Colombo
Sull’origine di questo cognome ci sono varie teorie. Potrebbe derivare dal nome tardo latino Columbus, il cui significato è “puro, innocente”, da un capostipite dedito all’allevamento di colombi che un tempo era molto intenso oppure da soprannomi legati a toponimi quali Colombano, San Colombano. Fino al 1825 era d’usoattribuire tale cognome ai trovatelli ospitati dall’orfanatrofio dell’Ospedale Maggiore di Milano. Anche qui ci sono due interpretazioni. La prima sostiene che venisse dato questo cognome ai bambini perché il simbolo dell’ospedale stesso recava l’immagine di una colomba. La seconda dice che venisse attribuito poiché gli orfanelli erano puri e senza peccato. Dal 1825 ci fu però un’inversione di tendenza. Tanti infatti erano gli esposti milanesi che la diffusione del cognome fu estesa. A causa quindi di frequenti casi di omonimia si decise di sospendere l’assegnazione di tale cognome. Dal 1825 in poi infatti ogni trovatello ricevette un cognome inventato la cui iniziale fosse assonante con il nome di Battesimo. Ad oggi Colombo è rimasto un cognome molto diffuso in Lombardia e nel nord Italia.
#3 FUMAGALLI, i ladri di polli
Credits: cooklist.it – Brodo di Pollo
Uno dei cognomi più diffusi in Lombardia e in particolare nel bergamasco. Potrebbe derivare da soprannomi originati dal termine dialettale lombardo fumà, che significa rubare. In passato infatti, chi si accingeva a rubare in un pollaio bruciava delle foglie con dello zolfo per stordire i polli e non farli starnazzare. Chi “fuma i galli” acquisirebbe quindi il significato di ladro di polli, utilizzato per indicare in generale persone di malaffare. Esso avrebbe origini medievali da ricercarsi nella Brianza, a Brongio. Il casato si diramò nel milanese, nel bergamasco e nel comasco. Nella storia di Bergamo e Milano dal XVIII secolo troviamo molti personaggi con questo cognome che si distinsero come poeti, patrioti, giuristi.
#4 HU, dalla Cina a Milano passando per la Francia
Pechino – Ottobre 2020 (@lasocial_china)
Il cognome cinese Hu da qualche anno è diventato uno dei più diffusi a Milano. Nel 2020 ha addirittura superato tra i nuovi nati a Milano il classico Rossi nella graduatoria femminile, mentre tra i maschi il sorpasso era già avvenuto. Il motivo risiede nella nutrita comunità cinese che abita a Milano ormai da più di un secolo. La migrazione cinese infatti sarebbe iniziata dopo la prima Guerra Mondiale quando arrivò a Milano il primo gruppo di cinesi dello Zhejiang provenienti dalla Francia, dove avevano lavorato nelle fabbriche durante la guerra. Nel tempo altri cinesi dalla stessa regione arrivarono in Italia anche se la migrazione inizialmente rimase limitata. Un secondo flusso migratorio avvenne negli anni 80 proveniente dalla regione del Fujian, seguito da emigranti originari del nord est della Cina negli anni ’90 e primi anni 2000. Molti di essi arrivarono in seguito alla chiusura di miniere e industrie di stato nel nord della Cina.
#5 FERRARI, i fabbro ferrai
Credits mariomotorsports_page_ IG – Alboreto in Ferrari
Tale cognome probabilmente deriva dai soprannomi legati al mestiere del fabbro, vocabolo che in latino si rendeva con i termini faber ferrarius, cioè fabbro ferraio. Un’altra ipotesi dice che potrebbe avere anche un’origine longobarda e in questo caso sarebbe derivato dalle fare di carattere militare, che derivano dal tedesco fahren, cioè viaggiare. Ad oggi è tra i 10 cognomi più diffusi in Italia. Molti personaggi famosi posseggono tale cognome. Ricordiamo uno fra tutti: Enzo Ferrari, imprenditore, pilota automobilistico e fondatore dell’omonima casa automobilistica famosa in tutto il mondo per il suo stemma del cavallino rampante. Pochi sanno che Ferrari ha appreso il mestiere proprio a Milano, lavorando per il reparto corse dell’Alfa Romeo che, a quei tempi, aveva gli stabilimenti nell’area dell’attuale Citylife.
#6 ROSSI, dai capelli rossi di origine celtica
L’origine di tale cognome è legata al colore dei capelli, della barba o della carnagione della famiglia originaria, dal latino russus, rosso, rossiccio. La diffusione dei capelli rossi nelle popolazioni celtiche preromane era notevole e anche molti latini avevano capelli di questo colore. Silla per esempio, antagonista celebre del console Mario era rosso. Nel medioevo questa caratteristica però non era ritenuta positiva poiché spesso le credenze popolari collegavano la colorazione rossa di barba e capelli con il carattere malevolo o capriccioso. A livello araldico c’è una documentazione di primi Rossi in epoca imperiale romana e nel 1300 di una nobile famiglia Rossi nel napoletano. La forma classica Rossi è diffusissima nel centro nord Italia.
#7 GALIMBERTI, gli illustri difensori della tradizione milanese
E’ uno dei pochi cognomi ad essere decisamente lombardo. Deriva dal nome medievale di origine germanica Werinbert che significa difensore illustre, famoso. Esso ha la stessa origine del francese Guilbert (Gilberto). Le tracce araldiche risalgono alla famiglia Galimberti originaria di un paese lombardo che risponde al nome di San Pietro la Bragola. Galimberti è un cognome che ha una grande concentrazione in Lombardia. Tra i personaggi famosi si ricorda il filosofo e sociologo Umberto Galimberti.
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Milano è divisa in nove municipi, ognuno di loro se autonomo sarebbe una delle più grandi città della Lombardia. Qualcuno anche d’Italia. Li abbiamo ordinati secondo il numero di abitanti e paragonati a città con la stessa popolazione.
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Le 9 «città» dentro Milano
#9 Municipio 1, come Udine
Credits: wikipedia.org – Municipio 1
All’ultimo posto tra i Municipi milanesi per numero di residenti c’è il centro storico, l’unico a non raggiungere la soglia dei 100.000 abitanti, con poco più di 98.000 cittadini. Se il centro di Milano fosse una città autonoma sarebbe la quinta più popolata della Lombardia, dopo Milano, Brescia, Monza e Bergamo. In Italia sarebbe comunque tra le prima 50, con una popolazione simile a Udine, Arezzo o Cesena.
#8 Municipio 5, come Sassari
Credits: wikiepdia.org – Municipo 5
Il Municipio 5 supera la barriera dei 120.000 residenti, raggiungendo i 129.089 abitanti. Se fosse una città autonoma sarebbe la terza più popolata della Lombardia, alle spalle di Milano e di Brescia. In Italia sarebbe la 33esima città con più abitanti, subito dopo Sassari e davanti a Monza.
#7 Municipio 3, come Salerno
Credits: wikipedia.org – Municipio 3Il Municipio che va da Porta Venezia a Cascina Melghera segna i 144.110 abitanti e, date le sue dimensioni relativamente ridotte, risulta uno dei più densamente abitati di Milano. Se fosse una città, avrebbe la ventinovesima più abitata d’Italia, dopo Foggia e davanti a Salerno.
#6 Municipio 6, come Cagliari
Credits: wiikipedia.org- Municipio 6
Il primo della classifica a superare il muro dei 150.000, è il Municipio 6, quello “azzurro” che ospita il Naviglio Grande. Con i suoi 151.291 abitanti, come città autonoma in Italia avrebbe lo stesso numero di Rimini, subito dietro a Cagliari.
#5 Municipio 4, come Ravenna
Credits: wikipedia.org – Municipio 4
Da Porta Romana fino a Rogoredo, il Municipio 4 supera la soglia dei 160.000 residenti, sopra i 161mila. Come città autonoma in Italia sarebbe al ventiquattresimo posto tra le più abitate, davanti a Ravenna.
#4 Municipio 2, come Perugia
Credits: wikipedia.org – Municipio 2
Con la sua forma lunga e stretta che da piazza della Repubblica arriva al quartiere Adriano, il municipio 2 ha una popolazione simile al Municipio 4, con 162mila abitanti. In Italia sarebbe dietro a Perugia.
#3 Municipio 7, come Reggio Calabria
Credits: wikipedia.org – Municipio 7
E’ il municipio più grande della città grazie ai suoi 31,34 kmq, nel quadrante ovest. Ma le dimensioni non contano visto che come numero di abitanti si posiziona sul gradino più basso del podio con oltre 175.000 residenti. Come città autonoma sarebbe vicina alle venti più popolate d’Italia: al ventiduesimo posto, dietro a Reggio Calabria.
#2 Municipio 9, come Modena
Credits: wikipedia.org – Municipio 9
187.773 abitanti. Il secondo municipio più popolato superato di poche centinaia dal primo. La stessa popolazione di Modena, figurando tra le 20 più popolate d’Italia.
#1 Municipio 8, la terza della Lombardia dopo Milano e Brescia
Credits: wikipedia.org – Municipio 8
Prima a Milano, terza in Lombardia. Con poco più di 600 residenti rispetto al municipio 1, il municipio 8, che si estende dai confini di Chinatown fino a Quarto Oggiaro si aggiudica il primo posto per il Municipio più popoloso della città. Sarebbe la ventesima città più popolata d’Italia.
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Milano ha 88 quartieri censiti nei suoi 181,8 kmq, molti dei quali iconici come Brera e Porta Romana, oppure conosciuti anche a livello internazionale come il Quadrilatero della Moda, Porta Nuova e Citylife. Però ce ne sono alcuni che nemmeno milanesi da generazioni sanno della loro esistenza. Ecco quali sono.
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I 7 quartieri meno conosciuti di Milano
#1 Muggiano, a Milano via Mosca
Veduta area di Muggiano
Muggiano si trova nel Municipio 7 ed è un piccolo borgo di 3000 abitanti confinante con Cesano Boscone, Cusago, Settimo Milanese e Trezzano sul Naviglio. Nella sua storia è stato un comune autonomo, con le sue piccole frazioni di Guascona e Guasconcina, assorbito da Baggio nel 1869, all’epoca anch’esso comune autonomo e inglobato da Milano nel 1923.
Il quartiere è oggi uno dei più esterni e distanti dal centro città andando verso ovest, infatti l’unica strada che lo collega con il resto della città è via Mosca, e ha quindi lo stesso rapporto che Baggio aveva con Milano, per questo Muggiano è detto il Baggio di Baggio. Fino agli anni ’90 il quartiere era caratterizzato da campi agricoli e cascine, come Cascina Guascona e la Guasconcina di origine medievale.
Non molto lontano da Muggiano troviamo Assiano, quello che resta di un esteso borgo cascinale con numerose case rustiche piene di finestrelle, la cui parte centrale fu abbattuta per fare spazio a un ampio piazzale su cui si affacciava un’osteria e diverse botteghe artigiane a servizio delle attività agricole e degli abitanti del borgo.
Il borgo pare abbia origini romane secondo una lapide, conservata nel museo archeologico del Castello Sforzesco, con scolpito AXILIANUM, appunto Assiano in latino, rinvenuta proprio nel territorio di Baggio di cui il complesso rurale fa parte. Nel territorio del quartiere sono ancora presenti tre fontanili utilizzati per irrigare i campi: il “Curora” o Fontanile di Monzoro, con tre sorgenti ubicate a nord della cascina Molinetto di Monzoro, l’Orenella ed il Branzino, localizzati a sud del borgo cascinale e con la testa di fonte nel territorio di Monzoro.
Credits: skyscrapercity.com – Il Villaggio Campo dei Fiori
È un quartiere di estensione modesta situato tra Villapizzone e la Ghisolfa, delimitato dalla tratto di ferrovia Milano Porta Garibaldi – Milano Certosa e segna il confine con la Bovisa, rappresenta la linea di demarcazione tra il Municipio 8 e il Municipio 9. Il nome del quartiere Campo dei Fiori deriva dal villaggio costruito nel 1919 dall’Istituto Autonomo Case Popolari per rispondere alla necessità abitativa della crescente popolazione milanese.
Ha la conformazione del tipico quartiere residenziale, ben ordinato, con una serie di piccole palazzine condominiali ai lati del parco e gli edifici più alti affacciati in via Mac Mahon.
Fino ai primi del Novecento Taliedo zona di campagna ricca di orti e cascine, oggi inserita nel Municipio 5, deve il suo nome alla più grande Cascina Taliedo, che a sua volta prese il nome dalla presenza di numerosi alberi di tiglio. Tutte le cascine ad eccezione della Taliedo, vennero abbattute per far posto a uno dei primi aeroporti d’Italia, il primo a Milano, l’Aerodromo d’Italia. Nel 1910 l’area attrezzata con hangar e officine di manutenzione per gli aerei infatti ospitò il Circuito Aereo Internazionale, gara di velocità aperta a piloti e apparecchi stranieri.
Oggi nel quartiere ha sede la maison Gucci, al posto delle fabbriche di aeromobili Caproni, oltre agli studios di alcuni delle reti televisive più importanti.
#5 Ronchetto delle Rane, citato da Alberto Sordi nel film “Il Vedovo”
Credits: milanofotografo.it – Ronchetto delle Rane
Ronchetto delle Rane, situato nel Municipio 5 della città, è il maggiore dei cosiddetti Tre Ronchetti: gli altri sono Ronchettone e Ronchettino. Sono tutti localizzati nell’estrema periferia sud, dove la zona urbana comincia a lasciare spazio ai campi coltivati. Si tratta di uno dei borghi milanesi meglio conservati e attualmente l’abitato attuale si concentra tra le vie Manduria e via Pescara. Da segnalarela Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e l’organo di pregio al suo interno recentemente restaurato, che essendo esso stato costruito nel 1748 è uno dei più antichi di Milano.
Alberto Sordi menziona il quartiere nella scena iniziale del film “Il vedovo”.
#6 Segnano, l’ex capoluogo di Greco
Credits: wikipedia.org – Segnano
Localizzato nel Municipio 9 il quartiere di Segnano, compreso tra i quartieri di Greco, Prato Centenaro e Bicocca, era composto da tre nuclei, il borgo principale e da due frazioni, Pasquè di Seveso e Segnanino. Sino al 1863 era comune autonomo, di cui faceva parte anche Greco, che mutò il nome in Greco Milanese. In seguito a questo fatto Greco diventò capoluogo del comune, facendo degradare Segnano a frazione, prima di essere inglobato del Comune di Milano.
Viene spesso considerato un’estensione di Greco o di Bicocca, in base a quanto è più sentita l’appartenenza.
#7 Acqua Azzurra, Acqua Chiara… Acquabella
Credits: milanofree.it – Cascina Acquabella
Acquabella fa riferimento a un sito della più vicina campagna milanese ricco di abbondante acqua che permetteva fiorenti colture a orto per quattro cascine di cui si ha notizia già nel 1559. Fino agli anni Cinquanta c’era un’antica cascina, costruita forse nel ‘400, chiamata Acquabella per via della presenza della roggia con lo stesso nome. Qui vi era una forte depressione nel terreno, tanto che la roggia faceva tre salti verso piazza Susa depurandosi e restando chiara e limpida.
La cascina dava il nomealla zonae in particolare al celeberrimo “bivio dell’Acquabella” che tutti i ferrovieri e i macchinisti di locomotive dell’epoca certamente si ricordano. Infatti qui passava la ferrovia, su un terrapieno che dalla vecchia stazione Centrale percorreva gli attuali viale Tunisia e viale Regina Giovanna.
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Tutte hanno una sola linea, nessuna arriva in doppia cifra per numero di stazioni e lunghezza e mettendole insieme contano meno chilometri della M2 milanese. Tra questi sistemi metropolitani mignon, uno si trova in Italia.
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Le 7 metropolitane più piccole del mondo
#7 Genova: 8 fermate per 7,1 km
Credits: primocanale.it
La metropolitana di Genova collega il centro storico e la parte più trafficata e commerciale della città con il quartiere di Rivarolo, nel Ponente cittadino. E’ costituita da 8 fermate per una lunghezza di 7 km, che ne fa il sistema di trasporto metropolitana più corto d’Italia. Le prime stazioni hanno aperto nel 1990, le ultime nel 2012.
La metropolitana di Dnipro serve la terza città maggiore dell’Ucraina. Questa metropolitana è stata la terza a essere costruita in Ucraina, dopo quella di Kiev e di Charkiv. Inaugurata nel 1995, è composta da una sola linea lunga 7,1 km e corre dalla stazione Vokzalna a est fino a Pokrovska a ovest
Credits: orangesmile.com
#5 Kamakura (Giappone): 6,6 km per 8 stazioni. Dal capolinea a nord partono i treni per Tokyo
Credits: mapa-metro.com
La linea Enoshima è servita da una monorataia sopraelevata che percorre il tragitto di 6,6 km e 8 stazioni in 14 minuti. Le città di Kamakura e Fujisawa fanno parte della prefettura di Kanagawa. Dalla stazione capolinea a nord di Ofuna parte la ferrovia che collega a Yokohama e Tokyo.
Credits: https://kamakura-enoshima-monorail.jp/
#4 Ahmedabad (India): 100 metri più corta di quella di Kamakura, arriva a 6,5 km con 6 stazioni
Credits: makaan.com
La metro di Ahmedabad è il 12esimo sistema di metropolitane inaugurato in India. Il primo tratto operativo è stato aperto nel 2019 con 6 stazioni lungo 6,5 km. Ad oggi è quartultima al mondo per lunghezza, in attesa dell’apertura di nuove tratte.
Credits: wikipedia.org
#3 Valencia (Venezuela): 6,2 km con 7 stazioni
Credits: wikipedia.org
Il sistema di trasporto pubblico di massa di Valenciaoltre alla città serve Carabobo e il contado di Naguanagua e San Diego. Il sistema di metropolitana è stato inaugurato il 18 novembre 2006 con 3 stazioni. Dal 18 novembre 2007, ha iniziato ad operare con 7 stazioni per una estensione di 6,2 km.
Credits: planetalog.com
#2 Haifa (Israele): 1,8 km con 6 fermate
Credits: ecoblog.com
Il Carmelit è il sistema di trasporto urbano della città israeliana di Haifa: si tratta di una funicolare interamente sotterranea su gomma a via guidata, a binario unico con posto centrale di incrocio. Prende nome dal monte Carmelo su cui si arrampica partendo dal centro della città. Lunga 1,8 km con 6 fermate solo per poco non è la metro più piccola del mondo.
Credits: guidametro.com
#1 Serfaus (Austria): la più corta con 1.280 metri di rete e solo 4 stazioni
Credits: funivie.org
La metropolitana di Serfaus, comune austriaco di 1.127 abitanti, nel distretto di Landeck in Tirolo, è la funicolare a cuscini d’aria più ad alta quota e più piccola del mondo. Serfaus è anche il paese più piccolo al mondo ad avere un servizio metropolitano. Il suo tragitto è lungo 1.280 m, percorso in 9 minuti, ha solo 4 fermate ed è servito da un treno composto da 3 vagoni singoli comunicanti.
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Alcune fermate della metropolitana milanese sono troppo ravvicinate. Unendole ad altre o semplicemente saltandole lungo il tragitto si renderebbe più rapido il viaggio degli utenti senza peggiorare l’accessibilità. Ecco dove si potrebbe intervenire.
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Le 5 fermate da accorpare per rendere più veloce la metro di Milano
#1 Duomo-Cordusio (M1): 275 metri di distanza
Duomo-Cordusio
La stazione Cordusio dista circa 275 metri da quella di Duomo. Significa che il massimo tragitto che può percorrere chi si trovasse a metà strada sarebbe di poco più di 100 metri. Non avrebbe più senso farseli a piedi? Non a caso esiste già un tunnel pedonale che collega la stazione Duomo al Cordusio e che nelle intenzioni dell’amministrazione milanese avrebbe dovuto essere una galleria commerciale. Cordusio andrebbe eliminata: si renderebbe così la metro più rapida senza arrecare nessun problema particolare ai cittadini.
#2 Cairoli-Cadorna (M1): 490 metri di distanza
Cairoli-Cadorna
In questo caso la distanza tra la stazione di Cadorna FN e Cairoli sulla linea M1 distano circa 490 metri. Si potrebbe mantenere solo la fermata di Cadorna che incrocia la linea M2 proveniente da Lanza e realizzare delle uscite che arrivino fino in Piazza Castello, in modo da non avere fermate intermedie da Duomo.
#3 Missori-Duomo (M3): distanti 450 metri
Missori-Duomo
In pieno centro storico lo stesso discorso può essere fatto tra le stazioni Missori e Duomo sulla linea M3 che sono separate da circa 450 metri. Un soluzione potrebbe essere quella di prevedere un tunnel con tapis roulant che colleghi Crocetta alle uscite della fermata Missori, che verrebbe chiusa, e un altro proveniente da Duomo. In aggiunta a questo rispolverare l’idea del collegamento sotterraneo sempre da Crocetta verso la nuova stazione M4 di Sforza-Policlinico come previsto nelle ipotesi iniziali.
#4 Palestro-Porta Venezia (M1): 444 di distanza
Palestro-Porta Venezia
Le stazioni di Palestro e Porta Venezia distano poco più di 440 metri. Una unica stazione per servire il parco e l’inizio di Corso Venezia non pregiudicherebbe il servizio della metropolitana e lo renderebbero più rapido.
#5 Stazione Centrale-Caiazzo (M2): 490 metri di distanza
Centrale-Caiazzo
Per velocizzare l’interscambio tra rossa, verde e gialla, tra la Stazione Centrale M2-M3 e Loreto M1-M2, si potrebbe bypassare la stazione di Caiazzo, eliminando l’unica fermata intermedia sul percorso.
Per agevolare gli spostamenti a chi è diretto in Piazza Caiazzo si potrebbero costruire dei tunnel pedonali provenienti dalle due stazioni alle estremità e dirette alle uscite già presenti.
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Si dice che gli eschimesi abbiano 50 parole per descrivere la neve. Anche ai milanesi non basta una parola per definire la nebbia: ne hanno almeno due. Non tutti conoscono la differenza tra le due e soprattutto l’origine.
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«Scighera» o «nebia»: chi conosce la differenza?
La nebbia a Milano, ormai diventata sempre più rara, non aveva però le caratteristiche delle nebbie presenti in altri luoghi. In passato era talmente presente nella vita di tutti i giorni dei milanesi che si sono creati nel tempo due vocaboli per indicarla. Il primo è appunto scighera, il secondo nebia. La differenza stava nello spessore della nebbia: scighera indicava una nebbia densa e spessa, nebia una leggera bruma.
Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica – Nebbia su Milano
Perciò anche se si potrebbe pensare il contrario, il termine che definisce più propriamente la nebbia è scighera.
E’ molto interessante scoprire la sua etimologia. Deriva infatti dal latino caecaria, parola collegata con il latino caecus (cieco). E’ quindi facile comprendere che per i lombardi la scighera sia qualcosa che acceca, che non ti fa vedere al di là del tuo naso.
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L’hinterland è già un’estensione di Milano. In un futuro neanche troppo lontano, alcune città potrebbero diventare dei veri e propri satelliti di Milano, pensati per “servire” il capoluogo Lombardo. Questo inciderà sul futuro loro e dell’intero capoluogo. Vediamo quale potrebbe essere la prospettiva di integrazione tra queste città e il capoluogo.
Le 5 città satellite nel futuro di Milano: la linea metropolitana speciale
#1 Segrate: da sobborgo “pettinato” a polo energetico governato dal Politecnico
Con Milano 2, l’area è stata destinata a diventare un satellite di Milano. Così Segrate è diventata la città-quartiere “pettinata” di Milano, anticipando il tema del green e della vivibilità. In futuro potrebbe premere sull’acceleratore integrandosi maggiormente con Milano: potrebbe diventare il centro di produzione energetica per l’area metropolitana milanese, ospitando un innovativo polo energetico incentrato su soluzioni sostenibili e sull’energia nucleare di ultima generazione.
Immaginiamo un impianto di micro-reattori nucleari modulari, una tecnologia avanzata e sicura, che produca energia pulita e stabile per Milano e le sue città satelliti. Accanto a questo, si potrebbero installare strutture per l’energia solare e altre fonti rinnovabili, insieme a centri di ricerca e sviluppo energetico.
Il polo nucleare di Segrate sarebbe una vera “centrale verde”, circondata da barriere naturali come parchi e aree naturali, e dotata di spazi didattici per informare e sensibilizzare il pubblico sul tema dell’energia pulita e sicura. Una connessione metropolitana diretta e rapida con Milano garantirebbe l’integrazione di Segrate nel sistema energetico cittadino, offrendo autonomia energetica all’intera area metropolitana.
Una mossa ancora più innovativa? Il comune satellite di Segrate potrebbe essere governato dal rettore del Politecnico di Milano (Polimi), che, in qualità di Vice-sindaco, agirebbe in costante relazione con il Sindaco di Milano.
#2 Opera: “Il paese delle case” ponte tra Milano e il mare
La rivoluzione sarebbe se si realizzasse a Opera il progetto di grande hub metro-TAVper collegare Milano al mare. A quel punto Opera diventerebbe un luogo strategico per Milano e per l’intero territorio. A quel punto si potrebbe abbinare alla grande infrastruttura uno dei temi caldi di Milano: quello abitativo. Con la forza del collegamento metro e TAV tra Milano e il mare, Opera potrebbe essere una risposta concreta al caro-affitti e alla crescente domanda di soluzioni abitative accessibili. Immaginando anche nuove forme di incentivo. Ad esempio, gli edifici potrebbero essere assegnati direttamente dal Comune, con un sistema che permetterebbe agli abitanti di iniziare a pagare l’affitto solo dopo 3 anni dall’ingresso nella casa. Inoltre, i canoni di locazione sarebbero calmierati, garantendo una proposta economica e sostenibile.
L’area, ribattezzata “paese delle case”, sarebbe una città satellite completamente nuova, riprogettata con un approccio innovativo e comunitario. Le abitazioni potrebbero essere costruite con forme architettoniche non convenzionali, come case circolari o strutture modulari, tutte disposte attorno a spazi comuni che favoriscano la socializzazione. Ogni nucleo abitativo includerebbe spazi condivisi, come cucine, biblioteche, aree gioco e sale comuni, contribuendo a un vivere più comunitario e sostenibile.
#3 Melzo: il distretto del riciclo e della sostenibilità circolare
Altra tendenza internazionale: il recupero. Grazie a Melzo Milano potrebbe diventare il centro propulsivo dell’industria del ricicloe della gestione attiva dei rifiuti, trasformandosi in un “distretto della sostenibilità circolare” al servizio di Milano. Questo distretto si concentrerebbe su impianti di riciclo avanzato, inclusi centri per il recupero di materiali rari ed elettronici, impianti di compostaggio e laboratori di economia circolare.
Qui si potrebbero sviluppare tecnologie all’avanguardia per il riciclo dei rifiuti industriali e urbani, facendo di Melzo il centro della gestione sostenibile dei materiali di scarto della metropoli. Il distretto includerebbe anche una “Fabbrica dei Materiali” in cui i prodotti riciclati vengono trasformati in nuovi oggetti utili per la città, come arredi urbani e materiali da costruzione.
Inoltre, potrebbe ospitare un campus di ricerca e sviluppo dedicato a progetti di economia circolare, con spazi per startup e imprenditori del settore green. Una linea metropolitana permetterebbe il facile trasporto dei materiali da e verso Milano, ottimizzando la logistica del riciclo e rafforzando la transizione ecologica dell’area milanese.
#4 Legnano: distretto della produzione, delle riserve alimentari e della food security
Un’altra grande scommessa per il futuro dell’intera umanità: la produzione alimentare. Legnano ha una posizione perfetta per diventare il “distretto della produzione, delle riserve alimentari e della food security”, un centro strategico per garantire la sicurezza e la massima qualità del cibo distribuito nell’area metropolitana. Un grande centro di stoccaggio e lavorazione delle riserve alimentari potrebbe immagazzinare prodotti di lunga durata, assicurando autosufficienza in caso di emergenze. Concentrare la produzione e il controllo in un unico luogo faciliterebbe anche la verifica della qualità, aumentando la sicurezza alimentare per i consumatori.
Il distretto potrebbe includere serre a clima controllato, impianti di vertical farming e strutture per la lavorazione e il confezionamento degli alimenti. Inoltre, un “campus alimentare” dedicato alla ricerca e alla formazione in agricoltura sostenibile e tecnologie alimentari avanzate completerebbe il progetto, favorendo innovazione e sostenibilità, attirando in loco i migliori studenti internazionali. Anche in questo caso è fondamentale potenziare la connessione tra Legnano e Milano, trasformando il passante in una vera e propria metropolitana.
#5 Monza: la città satellite della cultura e dello sport
Per organizzare grandi eventi Milano ha un problema cronico: la mancanza di spazio. Con una conseguente congestione nei movimenti. L’unica strada per riportare Milano al centro della produzione e dell’organizzazione di eventi internazionali è di creare una città satellite con queste finalità. Un po’ come si è fatto con Rho per la fiera. Monza, in questo senso, sarebbe ideale. Con il suo grandioso parco e il celebre autodromo, potrebbe trasformarsi nel polo culturale e sportivo dell’hinterland milanese. Immaginiamo un’area che unisca eventi sportivi internazionali, spazi espositivi per design e innovazione, luoghi per il tempo libero: tutto questo facilmente accessibile da Milano al completamento della estensione nel cuore della Brianza di M1 e M5.
Dal lato culturale, Monza potrebbe ospitare un grande “Distretto della Creatività”, un complesso che includa spazi espositivi dedicati al design, all’arte e alla moda. Qui, i giovani talenti italiani e internazionali potrebbero incontrarsi per collaborare su progetti artistici e industriali.
Sul versante sportivo, l’Autodromo Nazionale di Monza, già un simbolo globale, potrebbe essere ampliato per diventare un centro di ricerca e sperimentazione per veicoli elettrici e a guida autonoma, mantenendo viva la tradizione motoristica, ma con un occhio al futuro sostenibile. Accanto a questo, si potrebbe sviluppare un campus sportivo multidisciplinare, con strutture all’avanguardia per atleti professionisti e dilettanti.
In più, considerando davvero Monza una città satellite e, quindi un’estensione di Milano, in futuro, quando la tecnologia lo renderà possibile, si potrebbe pensare di trasferire qui lo Stadio di San Siro, liberando Milano dalla pressione logistica e dal traffico urbano in occasione delle partite. San Siro a Monza segnerebbe l’inizio di una nuova era per lo sport e l’intrattenimento nella regione.
# La MS: la linea metropolitana tra le città satelliti
Per rendere davvero operativo questo sistema di città satelliti, sarebbe fondamentale immaginare da una lato una rete metropolitana, dall’altro una strada diretta che colleghi tra loro le città, in un sistema chiuso, oltre che a garantire collegamenti diretti veloci con Milano.
La nuova Linea metropolitana “MS” (Satelliti) potrebbe prevedere treni leggeri che passino ogni cinque minuti, alimentati da energia rinnovabile (proveniente da Segrate) e con stazioni intermodali in ognuna delle città satellite. Le fermate di questa metropolitana circolare coinciderebbero con i municipi delle città Satelliti, che fungerebbero da hub multifunzionale, con spazi per coworking, negozi e servizi, rendendo più facile per chi vive nella cerchia delle città satelliti spostarsi senza dover passare necessariamente da Milano.
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Diventato famoso come concept store pensato per mettere al centro la qualità dell’abito e non il marchio, nel giro di un anno ha cambiato pelle più volte. Ecco cosa è diventato e cosa vende oggi.
Il primo store «unbranded» d’Italia è diventato un «negozio camaleonte»
# YoLo: lo store con oltre 100 brand a prezzi ribassati e senza etichetta
Credits: @yolostoremilano Yolo
A maggio 2023 aveva aperto in centro a Milano il primo negozio unbranded d’Italia: l’idea chiave era che non doveva essere il marchio di ciò che indossiamo a definire la nostra personalità. Un concept innovativo dove scegliere i vestiti da comprare “solo” in base alla vestibilità, il comfort e il valore di un capo in sé. In totale oltre 100 i marchi selezionati nello store Yolo, ma venduti senza etichetta, in modo che i clienti non conoscessero la firma acquistata.
Credits: @yolostoremilano Yolo
Il negozio in via Torino 60 con affaccio su piazza San Giorgio era riconoscibile anche dalla strada per via dei suoi colori accesi, mentre all’interno si trovavano elementi giocosi e interattivi come l’ascensore pieno di orsetti di peluche o il piccolo spazio dove giocare a basket. Dopo pochi mesi però è cambiato tutto o quasi.
# La prima trasformazione in Crazy outlet, vetrine gialle e sconti fino all’80%
crazyoutlet IG
Alla fine del 2023 la prima trasformazione in Crazy Outlet, come si può vederenelle pagine IG e Tik Tok. Insegna nera, scritte adesive su sfondo giallo con sconti fino all’80% su brand di varie case di moda.
crazyoutlet IG – Interno
All’interno cambiano anche i colori delle pareti, alcune diventano gialle, mentre gli arredi rimangono sostanzialmente gli stessi di colore rosa e azzurro presenti quando lo store si chiamava Yolo. La novità più importante riguarda però il posizionamento distintivo con cui era stato aperto lo store all’inizio del 2023: i vestiti non sono più unbranded, hanno tutti l’etichetta originale, pur trattandosi sempre di brand di moda più o meno famosi di vecchie collezioni, di collezioni attuali o di prototipi per quelle future.
# Dopo il Crazy Outlet è arrivato Mercato Urbano con un’altra trasformazione gattopardesca
Maps – Mercato Urbano in centro a Milano
Altro giro, altra corsa. Al posto di Crazy Outlet troviamo da qualche mese Mercato Urbano, presente in città con altri due punti vendita in corso Buenos Aires e in Ticinese, a cui se ne aggiungo tre in Sicilia. Sul sito ufficiale mercatourbano.it, così come sulle pagine social, non c’è nessun contatto telefonico, email e partita iva. Davvero strano dato che almeno quest’ultimo dato è obbligatario per legge.
Eutyxia Ziagka Google - Mercato Urbano
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Eutyxia Ziagka Google - Foto Mercato Urbano
Eutyxia Ziagka Google - Interno Mercato Urbano
Eutyxia Ziagka Google - Mercato Urbano
Abbiamo quindi cercato di capire cosa si nasconde dietro questo negozio camaleonte, recandoci sul posto. Al netto della vetrina, l’interno è rimasto sostanzialmente invariato, salvo che il giallo ha lasciato spazio al bianco e al verde su alcune pareti, in altre è rimasto.
Ritroviamo infatti le stesse grucce e alcuni accessori come borracce con la scritta Yolo, e sempre vestiti di marca con etichetta, come nella precedente trasformazione in Crazy Outlet, super scontati. Ma di chi sono le attività di vendita a Milano e in Sicilia?
# Di chi sono i negozi che cambiano pelle a Milano?
Fabio Marcomin - Mercato Urbano
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Fabio Marcomin - Mercato Urbano
Appartengono alla Innovas S.r.l. a socio unico con sede a Milano, fondata nel 2019.L’attività prevalente tra quelle possibili da oggetto sociale, come lo sviluppo di algoritmi informatici, riguarda il settore della vendita di abbigliamento. Risultano infatti altre unità di vendita, che hanno cambiato insegna negli anni, senza sito internet e con solo pagine social. Tra queste c’èThe Price in Buenos Aires, oggi Brand Privè, aperto nel 2021 con un altro locale nella piazza San Giorgio dove affaccia oggi Mercato Urbano di via Torino 60, non è dato sapersi se proprio negli stessi spazi che poi hanno ospitato in successione anche Yolo e Crazy Outlet. Il sito ufficiale della società risulta invece in manutenzione anche se c’è la pagina privacy con tutti i contatti, partita iva e registro camerale.
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