Siglato l’accordo tra A2A e INWIT. Milano si prepara a un ulteriore passo verso il futuro, trasformando i suoi lampioni in una rete intelligente per la trasmissione dei dati: si tratta del noto e molto discusso 5G.
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1.000 lampioni saranno trasformati in antenne 5G: Milano andrà a una velocità record
# Cos’è il progetto 5G attraverso i lampioni?
Siglato l’accordo tra A2A e INWIT. L’obiettivo è di trasformare i lampioni della città in piccole antenne in grado di trasmettere il segnale 5G. Queste piccole celle, dette “small cell“, verranno installate sui pali dell’illuminazione pubblica, attualmente gestiti da A2A. Le prime installazioni sono già operative in alcune delle zone più centrali di Milano, come il Duomo, Brera, Garibaldi-Repubblica e Parco Lambro-Cimiano. La rete 5G, che consente di trasmettere dati ad alta velocità, potrà così essere estesa a zone della città dove la domanda di connettività è particolarmente alta, supportando sia i cittadini che le aziende con prestazioni superiori.
Le piccole celle saranno collegate tramite la fibra ottica gestita da A2A Smart City, mentre TIM sarà l’operatore incaricato di attivare le microcelle. Questo intervento non solo migliorerà la capacità e la copertura della rete mobile, ma contribuirà anche alla sostenibilità della città, riducendo il consumo di suolo e ottimizzando l’uso delle infrastrutture esistenti.
# Milano come modello di Smart City
L’installazione delle piccole celle 5G sui lampioni rappresenta un passo concreto verso il rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche di Milano. Il progetto rientra nell’ambito di una visione più ampia che punta a rendere Milano una smart city, con soluzioni intelligenti in grado di rispondere alle sfide future. Grazie alla sinergia tra A2A, INWIT e TIM, la città avrà una rete mobile più densa, capillare e performante. Non solo i luoghi simbolo della città, come il Duomo, ma anche zone più periferiche beneficeranno della nuova connessione ultraveloce.
Le piccole celle 5G, che possono trasmettere anche dati complessi come flussi video, rappresentano un punto di svolta per una città che vuole rimanere al passo con le esigenze digitali del presente e del futuro. In una Milano sempre più orientata all’innovazione e alla sostenibilità, il progetto si inserisce perfettamente nella visione di una metropoli moderna, connessa e pronta ad affrontare le sfide digitali del domani.
# I dubbi e le preoccupazioni sul 5G
Nonostante le grandi potenzialità tecniche del 5G, questa tecnologia solleva anche alcuni dubbi e preoccupazioni tra una parte della popolazione, sia a livello nazionale che cittadino. A Milano, infatti, come in molte altre città d’Italia, ci sono cittadini che nutrono timori nei confronti delle potenziali conseguenze per la salute derivanti dall’esposizione ai segnali elettromagnetici emessi dalle antenne 5G.
I principali timori sono legati alla possibilità che l’alta frequenza delle microonde possa avere effetti negativi sul corpo umano. A sostegno di questa tesi c’è la convinzione che una lunga esposizione alle radiazioni elettromagnetiche possa alterare il funzionamento del sistema nervoso, aumentare il rischio di malattie tumorali o causare altre problematiche. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è di tutt’altro avviso e ritiene sicure le tecnologie 5G, ma il dibattito sul tema rimane vivace.
In secondo luogo, non mancano coloro che sollevano dubbi riguardo alla privacy. L’adozione di tecnologie sempre più invasive potrebbe comportare rischi legati alla raccolta e all’utilizzo dei dati personali. Se da una parte il 5G permetterà di migliorare la qualità dei servizi cittadini, dall’altra la gestione delle informazioni sensibili potrebbe suscitare preoccupazioni riguardo alla protezione dei dati.
# Petizione sulle antenne 5G: “Serve un regolamento”
A proposito di dubbi sul 5G, sono già 350 le firme raccolte tra i residenti di San Giuliano, chiedendo al Comune di dotarsi di strumentazione adeguata per monitorare le emissioni delle antenne 5G. L’appello mira a sollecitare l’adozione di un regolamento che normi l’installazione degli impianti 5G e garantisca la tutela della salute pubblica.
Il comitato, che ha promosso la petizione, ha sottolineato l’importanza di dotare il Comune di un dispositivo per misurare le onde elettromagnetiche e di rendere pubblici i dati, consultabili dai cittadini. Si chiede inoltre che venga mappato il posizionamento degli impianti 5G presenti e previsti sul territorio.
# Il futuro della tecnologia 5G
Nonostante le preoccupazioni, le potenzialità tecniche del 5G non sono quasi mai messe in discussione. Le piccole celle, che verranno installate sui lampioni, sono solo l’inizio di un processo che porterà a una rete ancora più potente e diffusa. Milano sta diventando un modello di smart city, in grado di integrare infrastrutture tradizionali con nuove tecnologie per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti.
Il progetto di 5G sui lampioni di Milano non è solo una soluzione per migliorare la connessione in città, ma anche un esempio di come la tecnologia possa trasformare l’ambiente urbano. Sarà interessante vedere come il dibattito tra innovazione e sicurezza continuerà a evolversi e come la città risponderà alle legittime preoccupazioni dei suoi cittadini, cercando di trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e opinione pubblica.
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L’Italia non è solo riconosciuta nel mondo per la sua cucina, per le sue bellezze naturali e artistiche. Da una ricerca internazionale scopriamo che l’accento italiano è considerato il più sexy d’Europa: dove si posizionano le altre lingue?
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L’italiano è la «lingua più sexy d’Europa»: questa la top 10 del fascino
La ricerca si basa su un sondaggio che ha coinvolto un campione di mille persone alle quali è stato chiesto quale accento europeo fosse il più sexy. Questa la classifica delle prime 10:
#10 Greco: il fascino classico per l’1% dei votanti
Credits: xristina_magkouti IG
#9 Olandese: il suono della frugalità preferito dall’1%
Credits: arjanfoto IG
#8 Tedesco: Goethe riesce ad ammaliare solo poco più dell’1%
Credits: wahrzeichenberlin IG
#7 Portoghese: la lingua del fado e di Ronaldo preferita dal 2%
Credits: carolr.lua IG
#6 Russo: la sinuosa cadenza slava arriva al 4%
Credits: p_semechka IG
#5 Svedese: la lingua più dolce del nord Europa al quinto posto con il 5%
Credits: amomochilar IG
#4 Spagnolo: l’accento che ricorda il veneto preferito dal 16% dei votanti
Credits: ahero_madrid IG
#3 Irlandese: il sound reso universale dagli U2 il più amato dal 19%
Credits: laurydltr IG
#2 Francese: cari cugini vi abbiamo purgato un’altra volta. Secondi con il 23% dei voti totali
Credits: d.ou.u IG
#1 Italiano: in economia e in politica zoppichiamo, ma quando parliamo tutti si innamorano. La “lingua degli angeli” è la più sexy per il 25% delle persone
fonte: @monicabellucciofficiel (instagram)
Perchè l’italiano è tanto amato?
Gli elementi in comune tra le prime due lingue sono, senza dubbio, la dolcezza e la musicalità, che nell’italiano raggiungono un livello così alto da esser stata definita «lingua degli angeli» da Thomas Mann.
Mentre le ragioni dell’ottavo posto nella classifica europea della lingua tedesca sono probabilmente dovute alla maggiore durezza e alla ricchezza di vocaboli spesso lontani dalle radici romanze, che mettono a dura prova la memoria dei parlanti latini se non sono entrati nel loro lessico personale. I tedeschi, però, sono consapevoli di questo e non rimangono indifferenti allo straordinario sex appeal della lingua italiana, essendo i primi studenti di lingua italiana al mondo.
# L’Italiano è la quarta lingua più studiata al mondo
Oltre ad esser considerato sexy, l’italiano è anche la quarta lingua più studiata dagli stranieri, notizia che stupisce soprattutto gli italiani poiché diamo per scontata la nostra lingua madre e non pensiamo che potrebbe essere, invece, tra le nostre competenze più amate e vantaggiose anche fuori dai confini nazionali. Spesso ignari del tesoro di cui disponiamo e che sottovalutiamo fino a denigrarlo ogni volta che ci troviamo all’estero, cerchiamo di nascondere il nostro accento come se fosse qualcosa di cui vergognarsi e per cui chiedere scusa, quando invece il nostro interlocutore ci scopre e ci dice entusiasta: “Ah ma tu sei italiano! Io amo l’Italia!” e pensiamo: “Ecco, ci risiamo! Tutti quei soldi spesi per ottenere il certificato di lingua e mi sono fatto scoprire!“.
# La bellezza trascurata della lingua di Dante
La lingua italiana in Italia è peraltro ancora lingua letteraria, non lingua comune, spesso di difficile comprensione per una popolazione che registra un costante aumento del numero di analfabeti funzionali, ovvero di persone che sanno leggere e scrivere ma che hanno serie difficoltà a comprendere un testo scritto e a distinguere le bufale dalle vere notizie. Eppure, il patrimonio che nei secoli si è costruito sulla nostra bella lingua costituisce ancora il biglietto da visita migliore quando andiamo all’estero.
Quando decidiamo di trasferirci in un nuovo Paese, è proprio questo il fattore che ci rende così sexy agli occhi e alle orecchie del resto del mondo. Basterebbe diventare più consapevoli delle nostre risorse e meno spaventati dalle minacce della crisi economica per fare in modo che ad attrarre gli stranieri non sia solo il nostro accento, ma anche il messaggio che attraverso lo studio e la promozione della lingua italiana veicoliamo: la volontà di preservare la nostra tradizione culturale e di condividere con gli altri ciò che abbiamo di più bello e prezioso.
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L’avvio dei cantieri, per un’opera che dovrebbe rivoluzionare il trasporto pubblico del capoluogo ligure, tarda ad arrivare per una serie di problemi e criticità. Vediamo il progetto del dettaglio, cosa manca per procedere alla sua realizzazione e i futuri prolungamenti allo studio.
La Skymetro: la «metro volante» di Genova. Si potrebbe fare anche a Milano?
# Il progetto Skymetro: la metropolitana sopraelevata di 7 km nella Valbisagno
Interno stazione Skymetro
Il futuro della metro di Genova sarà in cielo. Il progetto Skymetro è infatti previsto diventi parte integrante della rete del capoluogo ligure, una metropolitana aperta e sopraelevata di cinque metri da terra attualmente in fase di progettazione definitiva. Un tracciato di 6,9 km e 7 fermate da Brignole, con interscambio con la metropolitana classica, a Molassana. La linea, prevede due binari con queste stazioni intermedie: Romagnosi. Parenzo, Staglieno, Guglielmetti, San Gottardo.
capacità massima dei convogli di 442 passeggeri con una velocità commerciale di 36 km/h;
una frequenza di un treno ogni 6 minuti;
un tempo di percorrenza tra i due capolinea di 10,50 minuti.
60mila passeggeri trasportati al giorno, oltre 20 milioni l’anno;
consumo di energia ridotto del 50% grazie anche alla copertura con pannelli fotovoltaici.
# Le criticità e le incognite sul progetto
genova24.it – Sopraelevata fronte stadio Ferraris
I cantieri sarebbero già dovuti partire nel 2024 per concludersi nel 2027, ma i tempi si sono dilatati. Il problema principale è l’attraversamento del Bisagno all’altezza della copertura di fronte allo stadio Ferraris. I tecnici del Consiglio superiore dei lavori pubblici hanno caldeggiato una soluzione decisamente meno invasiva rispetto al progetto originario approvato in conferenza dei servizi: invece della demolizione e ricostruzione di parti dei setti in cemento che sostengono la piastra è stato chiesto di valutare un ponte obliquo a campata unica, ma non c’è chiarezza sul posizionamento delle spalle d’appoggio.
Credits genova24 – Tornelli accesso Skymetro
A questo si aggiunge il ricorso al Tar intentato di Legambiente, per ora congelato perchè il Comune non ha prodotto ancora un atto irreversibile contro il quale presentare una richiesta di sospensiva. Infine il nodo finanziamenti. L‘opera era già stata finanziata per intero nel 2021 con 398 milioni di euro ma, con l’aumento dei costi e la rivalutazione degli importi, potrebbero non bastare. Per questo motivo si fa strada l’ipotesi di spezzettare l’opera, procedendo per lotti funzionali arrivando inizialmente fino a Ponte Carrega, dove verrebbe realizzato un tronchino.
# L’estensione allo studio di 3,3 km e 3 fermate in direzione Prato
Skymetro estensione Prato
Nell’attesa dell’avvio dei cantieri, il tracciato è definito al 95% ma è in fase di verifica degli aspetti tecnici e geologici per la successiva integrazione documentale, si guarda già al futuro del tracciato. Il Comune di Genova sta studiando già la sua estensione di 3,3 km e 3 fermate fino a Prato, che ha costo stimato di 212 milioni di euro, per servire anche i comuni della città metropolitana.
# Inaugurazione possibile nel 2029
Credits genova24 – Interno stazione Skymetro
Se tutto si dovesse risolvere nel più breve tempo possibile, l’amministrazione conta di indire la gara tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, per arrivare all’aggiudicazione dell’appalto entro giugno 2025, così da rispettare il limite imposto dal decreto ministeriale. L’obiettivo è di inaugurare l’opera per intero entro dicembre 2029. In alternativa, in caso di tempi troppo stretti e difficoltà nel reperire le risorse extra necessarie, si inizierebbe realizzando un primo tratto e poi in una seconda fase avanzare direttamente fino a Prato.
# A Milano lo “Skymetro” potrebbe costituire la nuova circle line: sostituendo la circolare 90-91 o essere realizzato accanto ai due lati di marcia sul percorso delle tangenziali
Ipotesi delle 3 Circle line
Lo Skymetro costituisce una soluzione efficiente che potrebbe essere valutata anche per decongestionare Milano. Una delle principali carenze del servizio di trasporti metropolitano è infatti la carenza di una o più linee circolari veloci al pari delle altre grandi città europee, come Londra, Berlino o Mosca che ne ha addirittura due. La “Circle line” prevista sul percorso dell’attuale S9 verrà esercitata da treni con frequenza di 15 minuti e comunque rimarrà monca, perché sarà solo un segmento, lasciando completamente privo il tratto a ovest da San Cristoforo a Rho Fiera.
Come da noi spesso suggerito si potrebbe osare di più, e se la metropolitana circolare rapida forse è di difficile realizzazione, perché non implementare una linea sopraelevata come lo “Skymetro” di Genova? Si potrebbero realizzare fino a 3 linee ad un costo più contenuto, in questo modo:
#1trasformando la circolare filoviaria 90-91 in una vera linea di forza senza dover fare interventi sull’asservimento semaforico e garantendo al contempo la fluidità del traffico veicolare.
#2affiancando la linea sopraelevata al percorso delle tangenziali (sul modello di Genova):
Interne: nord, est e ovest
Esterne: TEEM e la superstrada che sostituisce il progetto della TOEM.
Se si introducesse anche a Milano questo metodo di trasporto alternativo proposto per Genova, meno impattante a livello strutturale e più economico, forse il grande sogno di una circle line potrebbe diventare presto realtà.
Nella sua lunga storia, a causa di invasioni, assedi, terremoti e migrazioni di massa, Milano ha visto ribaltare di continuo il suo aspetto. Questo è accaduto per adattamento, per la sua natura o per cause di forza maggiore. Molti monumenti storici, palazzi e testimonianze del suo passato sono stati cancellati per essere sostituiti con nuove costruzioni che contribuiscono spesso a dare a Milano un’impronta futuristica e all’avanguardia. Eppure abbiamo perso importante tracce: lo sapevi che in epoca romana era presente un’enorme arena, un grandissimo circo (due torri sono tuttora esistenti) e un imponente palazzo imperiale? E cosa sai della presenza di una splendida chiesa, poi rasa al suolo, in epoca napoleonica? Senza considerare che durante l’occupazione sabauda e la conseguente dittatura fascista ci fu una vera e propria devastazione. Vediamo cinque esempi.
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5 Luoghi di Milano che erano meglio prima
#1 I Navigli: il falso modernismo che ha cementato i canali
Come non ricordare per prima, la sciagurata e folle copertura dei Navigli? Quello che fu il più antico sistema di canali navigabili d’ Europa, che per secoli contraddistinse in maniera profonda l’aspetto della città, affascinando pittori e viaggiatori di tutto il mondo, e permise a Milano un importante sviluppo economico (fino agli anni ’50 la Darsena era uno dei principali porti mercantili italiani), fu brutalmente cancellato per un’ottusa visione falso modernista. I canali diventarono strade, mentre le acque, pulite perché sporchi erano gli scarichi, lasciarono il posto all’asfalto. Confrontare quelle visioni di struggente e infinita bellezza con certe anonime strade odierne fa davvero male. Speriamo presto di rimediare con una riapertura totale, o almeno parziale, dei nostri amati navigli.
La speculazione edilizia e l’ignoranza, con la scusa del risanamento, causano una devastazione tra le peggiori che si possano immaginare. Persino Ceasescu e Kim Jong resterebbero inorriditi da un simile scempio !Una antichissima contrada ricca di botteghe, caffè, trattorie e bordelli, ha lasciato il posto a un’anonima colata di cemento nei primi anni ’30. Il colpo di grazia al Bottonuto arrivò nel dopoguerra, con la costruzione della Torre Velasca e dai brutti edifici che la circondano. Quello che sarebbe diventato ora uno dei quartieri più caratteristici e visitati d’ Europa, non esiste più.
#3 Il Lazzaretto: il luogo storico de “I promessi sposi”
L’ antichissimo ospedale di manzoniana memoria oltre ad essere un bellissimo edificio, aveva un profondo valore simbolico essendo il principale luogo dei promessi sposi. La sua demolizione fu decisa per lasciare il posto ad edifici eleganti che, se dobbiamo dirla tutta, potevano essere edificati da un’altra parte, risparmiando un simbolo tanto importante per la città. Uno dei luoghi che avrebbe attirato l’attenzione di frotte di turisti, oggi non esiste più.
#4 Il Verziere: Il cuore caldo di Milano oggi è un luogo freddo e anonimo
navigli: verziere. Prima e ora
Una zona popolare, autentica, viva e dove si svolgeva il mercato ortofrutticolo, era situata nel centro di Milano. La zona, oltre che estremamente caratteristica, era anche quella dove Carlo Porta, uno dei più grandi poeti dialettali italiani e non solo, andava a “ripassare” il suo milanese. Proprio qui il poeta decise di ambientare una delle sue opere, che attribuì a dare al luogo un’importanza storica. Successivamente è stato sostituito da brutti ed ingombranti palazzi europei e da pomposi caseggiati che l’hanno reso oggi un luogo freddo e desolato. Con tutto lo spazio ancora disponibile in quegli anni il Verziere poteva e doveva essere risparmiato.
#5 Piazza Duomo e Galleria: affossati dal cemento
Lungi da noi considerare brutta la Galleria dal nome un po’ sinistro (la cui costruzione fu però costellata di scandali) e Piazza Duomo, non si può certo gioire nello scoprire che il cuore del centro storico milanese quattrocentesco fu completamente raso al suolo per affossare il Duomo, pensato per svettare su piccole case con comignoli ed abbaini, con pesanti palazzi in una piazza vuota. Il Coperto del Figini fu una delle vittime più illustre del nuovo progetto di stampo sabaudo. L’elegante porticato, simbolo dell’anima commerciale milanese, venne ridotto in macerie. Senza contare lo scempio della statua di Vittorio Emanuele, uno dei monumenti più brutti d’Italia.
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Una Milano diversa dal solito stereotipo: i quartieri (uno per municipio) dove a prima vista non ci si sente esattamente a Milano.
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«Ma dove siamo capitati?»: i quartieri di Milano dove non ci si sente a Milano
# Zona 1: Centro Storico (Milano al 100%)
Credits Andrea Cherchi – Tetto Galleria e Duomo
Non sentirsi a Milano qui è impossibile, anche per le bidelle pendolari.
# Zona 2: Greco
Credits accatinomauro IG – Cascina Conti
Nel quartiere completamente circondato dai ponti ferroviari, la sensazione dominante è l’isolamento: si può essere soli anche attorniati da altra gente. Nella piazza centrale, chiusa nella prospettiva dalla chiesa di San Martino in Greco con il suo bel sagrato da paese, ci si sente milanesi di un’altra dimensione. Per ritrovarsi a Milano basta andare a passeggiare nella zona recentemente riqualificata della Cascina Conti, esempio classico di architettura lombarda rurale dei bei tempi andati.
# Zona 3: Lambrate
Via Conte Rosso
Lambrate non è esattamente il quartiere che ci troviamo davanti all’uscita della stazione omonima, così milanese con i suoi classici condominii degli anni del boom economico. Chi conosce bene il Salone del Mobile sa che attorno all’area vivace di Ventura e dintorni sopravvive un piccolo nucleo lombardo dove possiamo sentirci milanesi di provincia. Particolarmente piacevole è percorrere via Conte Rosso con le sue osterie e le sue parigine, sino alla splendida chiesa in stile neoromanico di San Martino in Lambrate.
# Zona 4: Ponte Lambro
Credits federico_cantoro IG – Antica Trattoria il Bagutto
Bisogna dire la verità: la maggior parte dei milanesi non ci ha messo piede. Si trova isolato al di là della tangenziale est, figlio di una delle tante espansioni edilizie passate. Ma tra le vie tranquille alberate dai pini e le palazzine con i parcheggi ordinati ai margini delle carreggiate, ci si sente parte di una città del secolo scorso. E a guardare bene le inconfondibili fermate del bus, le trattorie di periferia e le case basse di ogni domani immobile hanno già il profumo lontano della metropoli.
# Zona 5: Gratosoglio
Credits: ordinearchitetti.mi.it – Gratosoglio Gratosoglio, Milano
Gratoshollywood non è un quartiere, ma un modo di essere: a ondeggiare lungo le strade che sezionano quella selva di grattacieli residenziali non si può non restare impressionati dalla sua vastità. Per questo motivo, nell’alienazione autocostruita che si sta cercando di ricucire con progetti edilizi e robot che aiutano ad attraversare la strada, qui si vive un modo alternativo di sentirsi milanesi. Dove si rivendica con orgoglio l’appartenenza prima al quartiere e solo poi alla città.
# Zona 6: San Cristoforo
Credits: @bona.cri.74 – Ponte San Cristoforo
Qui il DNA dei Navigli non è più composto unicamente da filamenti di movida, ma comincia a variegarsi in una composizione peculiare fatta di archeologia industriale e simboli cittadini di secondo livello. Attraversando via Morimondo, spina dorsale del quartiere, ci si sente in un qualsiasi centro produttivo dell’hinterland riqualificato a loft e spazi espositivi. Ma per ritrovare appieno il tipico fermento milanese basterà varcare i vecchi cancelli della Richard per scoprire un campus di una società di architettura.
# Zona 7: Trenno
Credits alessandro.barra.988 IG – Piazza Rosa Scolari
Buona parte dei milanesi conosce il parco omonimo, ma il piccolo quartiere rimane abbastanza ignoto ai più, pur essendo in realtà connesso con gli spazi enormi del Gallaratese. Se ci rechiamo nella curiosa Piazza Rosa Scolari ci troveremo davanti un complesso porticatotipico di certa bassa padana. L’atmosfera bucolica della zona è accentuata da lembi di terra incolta da due lati.
# Zona 8: QT8
Credits mosna.mariateresa IG – Giardino dei Giusti
In questo quartiere verde con case prefabbricate progettate nel primissimo dopoguerra si passa per la passeggiata di rito alla Montagnetta. E tra uno sguardo all’installazione del Giardino dei Giusti o al cantiere del CASVA, ennesimo acronimo di un futuro centro per lo studio del design, ci si ritrova in una città del Nord Europa. Se le strade del quartiere sono troppo tranquille per i nostri gusti, potremo infilarci nel bellissimo Allianz Cloud per seguire una partita di Superlega della Power Volley.
# Zona 9: Bicocca
Credits: @unimib giovani bicocca
Il quartiere è notissimo a tutti grazie all’università omonima, al centro commerciale e alle eccellenze artistiche del Teatro degli Arcimboldi e dell’Hangar Bicocca. Ma se ci finiamo in un giorno del fine settimana, in quelle strade larghe alberate dominate dagli edifici rossi del campus, ci si sente studenti per tutta la vita. Come facenti parte dell’universo Erasmus. Ma appena oltre la grande arteria di traffico si ritrova Milano nella sua dimensione abituale di bar ad aperitivo e rinomati ristoranti di pesce.
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Lo “storico” arresto dei rapper Babygang e Simba la Rue ha segnato un salto di qualità nelle cronache riguardanti il disagio giovanile e la piccola criminalità a Milano. Stanno aumentando le denunce per aggressioni, furti e atti vandalici attuati da giovani e giovanissimi soprattutto nelle zone in cui si concentra la movida. Da dove nasce questo fenomeno e che caratteristiche tipiche sta mostrando a Milano?
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I maranza alla conquista di Milano?
Nato ai margini si sta affermando come protagonista sulla scena milanese. E’ il “maranza”, diventato anche un meme sui social (soprattutto Instagram e TikTok). Su internet se ne parla in modo scherzoso ma i sempre più frequenti fatti di cronaca sollevano preoccupazione e inducono a cercare di capire chi siano questi ragazzi e sul perché attuino questo tipo di comportamenti di carattere antisociale.
Cos’è quindi esattamente un “maranza”?
# Le origini del termine: “l’è un Zanza”
Il termine maranza ritrova la sua radice nella parola “zanza”, traducibile in imbroglione, truffatore, furfante. Arriva dal gergale milanese o “del parlar furbesco” della Milano di Scerbanenco. “Attento che l’è un Zanza” significava di prestare attenzione a quel tipo in quanto truffatore.
Possiamo dunque scomporre il termine in mar-anza. La prima parte sta ad indicare la loro presunta etnia: secondo lo stereotipo degli anni Ottanta e Novanta le persone maghrebine erano considerate di origine marocchina. La seconda invece si riferisce all’atteggiamento tipico dello zanza.
La parola maranza è nata recentemente per definire le babygang di origine nord africana che si ritovano soprattutto nelle zone della movida milanese per compiere atti violenti, molesti o vandalici. La denominazione di “baby gang” sta ad indicare alcune forme di devianza minorile di tipo associativo che si caratterizzano per l’estrema violenza con cui i giovani realizzano le varie condotte illecite.
Seppur fenomeno variegato si può individuare un primo identikit del “maranza” tipo.
# Identikit del maranza
webboh.it
Sono gli stessi ragazzi di Milano che così rispondono alla domanda sui tratti distintivi in base ai quali si può riconoscere un maranza. La maggior parte delle persone li definisce come gruppi di giovani (spesso minorenni) di sesso maschile e di origine nord africana, che hanno atteggiamenti molesti e violenti nei confronti degli altri ragazzi.
Il classico maranza a livello estetico si presenta come un “ tamarro”. Quindi in tuta, aceta o tech, o con le divise sportive delle squadre di calcio (ad esempio Real Madrid o Paris Saint Germain), borsello di marca (spesso contraffatto) e non di rado utilizzano passamontagna o altro per coprirsi il volto prima di compiere violenze o atti vandalici.
Il maranza non è solo un look ma anche una modalità di agire. Vediamo in cosa consiste.
# I maranza in azione
poliziadistato.it
Le modalità di approccio ed esecuzione sono quelle tipiche delle baby gang. Innanzitutto si instaura un contatto con la vittima dalla quale, quasi sempre per futili motivi, ne scaturisce una lite. Dalla violenza verbale si passa velocemente a quella fisica, «il tutto con un ritmo estremamente rapido che crea una situazione di terrore e panico per la vittima» che, spiazzata, si ritrova ad essere derubato o aggredito dal gruppo.
Mentre è facile riconoscerlo, meno note sono le origini del fenomeno. Da dove nasce il maranza?
# Dove nasce il maranza
Film. I guerrieri della notte
Tradizionalmente il maranza è considerato la manifestazione di una forma di emarginazione sociale. L’atteggiamento, in particolare, viene visto come l’espressione di una rabbia sociale: il carattere “antisistema” dei loro atteggiamenti, basati sulla forza del branco, piccoli furti, rapine, risse e altre forme di vandalismo o violenza, spesso fine a se stessi, unita alla provenienza da contesti periferici porta la letteratura sociale a formulare questo tipo di ipotesi.
Un documento del Ministero degli Interni descrive il fenomeno come “criminalità epidemica, i cui tratti distintivi sono costituiti dall’operare in gruppo degli autori dei reati, anche se al di fuori dei contesti di criminalità organizzata, e dal tasso di violenza utilizzato nei confronti delle vittime, generalmente elevato (…) e, comunque, del tutto sproporzionato rispetto al movente, futile (…) e persino degradante a mero pretesto”.
Il fenomeno viene quindi pensato come una forma di ribellione giovanile a un ambiente sociale privo di stimoli e di prospettive sul futuro. Questo tipo di gruppo diventa un modo per affermare se stessi in una società in cui questi ragazzi si sentono ignorati ed emarginati.
Nelle baby gang i membri, frequentemente, “attribuiscono al gruppo anche un nome al fine di darsi una connotazione identitaria; tra i componenti esiste un marcato senso di unione ed una forte coesione interna in quanto il gruppo rappresenta un punto di riferimento per l’adolescente che ivi vi condivide esperienze, valori, linguaggio, comuni sentimenti di disagio, trovando, altresì, nella gang, lo stimolo all’aggressività come metodo di sfogo e compensazione.”
Lo scopo principale della condotta delittuosa appare essere, infatti, lo sfogo della violenza che non è quindi il mezzo per perpetrare il delitto ma costituisce lo scopo stesso dell’aggressione. Oltreché ad azioni violente nei confronti delle persone si assiste anche ad episodi di bullismo metropolitano e ad atti vandalici consumati in pregiudizio di istituti scolastici, edifici e mezzi pubblici.
# Il report: boom di reati. 1 su 2 di origine straniera. Tre ragazzi su 10 hanno partecipato a delle risse
Film: Arancia Meccanica
Lo segnala il report del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale sui minori. Aumenta del 10% in un anno la quantità di minori denunciati o arrestati, così come sale del 20% il numero di reati. Si impenna anche il traffico di stupefacenti e cresce, dal 44 al 46%, la percentuale di stranieri – o di italiani di seconda generazione – che fanno parte delle baby gang. Tra gli immigrati le prime due etnie a cui sono attribuite più denunce sono proprio di origine marocchina e tunisina.
L’allarme è che sembra sia un fenomeno molto diffuso, anche oltre le sacche di reale disagio. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di 7.000 adolescenti sul territorio nazionale, il 6,5 per cento degli adolescenti fa parte di una gang, che intenzionalmente sferra attacchi nei confronti dei loro coetanei o danneggiano strutture pubbliche o private, come la scuola, compiendo furti o veri e propri atti di vandalismo. Il 16 per cento ha commesso atti vandalici e 3 ragazzi su 10 hanno partecipato a risse.
# L’età e l’origine suonano l’allarme
Film: I ragazzi della 56ima strada
Questo fenomeno acquisisce una rilevanza particolare per due ragioni: a) stiamo parlando di ragazzi spesso giovanissimi, b) una quota rilevante di questi ragazzi è di origine straniera.
Il primo punto deve far riflettere sulla carenza di modelli di vita e di opportunità che la nostra società offre ai giovani. Se è vero che più di 6 ragazzi su 100 fanno parte di una gang significa che le nostre istituzioni e la società civile italiana non sono state in grado di offrire loro dei contesti in cui sviluppare una prospettiva sul proprio futuro, di immaginare dei progetti, sviluppare delle idee e delle passioni su cui investire per avere un ruolo positivo per se stessi, per la propria famiglia e per la collettività.
Il secondo punto invece rilancia la questione della mancata integrazione di una quota rilevante di alcuni immigrati di seconda generazione. Evidentemente per alcuni di questi ragazzi l’unica forma di riscatto sociale visibile è nella violenza e nella sopraffazione del prossimo. Tutto ciò però non deve ridursi a un circolo vizioso che oscilla tra la segregazione e la violenza, non è accettabile che questi ragazzini vengano già definiti come irrecuperabili.
# Invincibili, senza sogni
Film: Trainspotting
La gravità della situazione viene rappresentata dall’avvocato Valentina Calzavara pronunciate: “Quelli delle baby-gang quasi sempre sono ragazzi che non studiano e non lavorano, col benestare dei genitori. Parlo con loro e mi sorprendo a scoprire la totale assenza di progetti per il futuro: sono adolescenti che hanno smesso di sognare, o forse non l’hanno mai fatto”.
Giovani senza ambizioni, se non quella di proiettare sugli altri un’immagine di invincibilità. “Ricordo un cliente di 17 anni, che faceva parte di un gruppo accusato di spaccio di droga, rapine, rissa e lesioni. Alla fine dell’udienza gli dissi che la sua posizione processuale era critica, probabilmente peggiore di quella di tutti i suoi amici. Non disse nulla ma sorrise con uno sguardo gonfio di orgoglio…”.
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Uno dei termini più pittoreschi del milanese ha un’origine altrettanto curiosa. Vediamo che cosa significa e perché si definisce in questo modo. Ci sono due teorie a riguardo.
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Balabiòtt: ma chi è che ballava nudo a Milano?
# “Va là, balabiòtt!”
credit: laregione.ch
Un tempo era usuale sentirsi dire dai nonni: “Va là, balabiòtt!”. Non è esattamente un insulto ma nemmeno un complimento. Per comprendere il suo significato dobbiamo analizzare le due parole da cui è composto: “balla” e “biotto”, cioè balla nudo.
# I danzatori nudi del manicomio
ca de ciapp e balabiott
Ci sono due interpretazioni a tale epiteto: la prima vuole associare alla figura del danzatore nudo quella del matto. Fino alla riforma Basaglia infatti, negli anni ’60 i matti nel manicomio venivano lasciati nudi. Secondo questa ipotesi chi ti dava del balabiòtt ti dava quindi del fuori di testa.
# Il ballo dei rivoluzionari milanesi
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La seconda teoria narra che nel 1796, durante le fasi costituenti della Repubblica Cispadana, venisse piantato in tutte le città liberate un albero della libertà, un palo addobbato con ghirlande e nastri sormontato da un cappello frigio. Sotto questi alberi la gente, nel cui novero si contavano specialmente scamiciati e straccioni seminudi, ballava a suon di musica. Da qui l’appellativo balabiott.
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Supera di qualche metro la Tour Eiffel ed è un hotel con una storia un po’ complicata: nessuno è mai riuscito a finire la sua costruzione. Se quindi sarebbe potuto essere l’edificio adibito ad hotel più alto del mondo, il Ryugyong Hotel, così si chiama, diventa l’albergo che non ha mai avuto neanche un ospite.
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L’ «Hotel della Sventura»: in 30 anni non ha mai avuto un ospite
# Più di 3000 persone di capienza, ma 0 ospiti
Credits: north-korea-travel.com Ryugyong hotel
Il Ryugyong Hotel, dalla forma piramidale, è alto ben 330 metri e ha 105 piani. Con 5 ristoranti panoramici e varie piattaforme d’osservazione, sarebbe dovuto essere un hotel che avrebbe accolto 3 000 persone, invece ne ha ospitate zero. L’edificio ricorda una montagna, simbolo della nascita dell’imperatore del tempo, Kim-II-Sung. Dai cittadini nordcoreani è chiamato “hotel della sventura”, anche perché la sua costruzione è iniziata più di 30 anni fa e non si è ancora conclusa, sempre se si riuscirà a finire.
# Hanno iniziato a costruirlo nel 1987
Credits: rivistastudio.com interno Ryugyong hotel
In piena guerra fredda, nell’88 in Corea del Sud ci furono le Olimpiadi estive e in quella del Nord il Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti, una giornata di propaganda sovietica. Per poter ospitare le persone che sarebbero venute a questi eventi, in Corea del Nord, l’anno prima, si decise di realizzare un hotel particolarmente grande. Grazie ai fondi sovietici, inizia la costruzione del Ryugyong Hotel, ma non lo si riesce a concludere entro il Festival, i lavori vengono rimandati e l’hotel rimase un blocco di cemento dalla forma piramidale.
Da qui inizi la lunga storia dell’edificio. L’URSS crolla e spariscono anche i fondi, lasciando l’hotel incompiuto fino al 2008, anno in cui una compagnia egiziana decise di inserire le lastre di vetro perimetrali e continuare i lavori. La costruzione viene ancora abbandonata fino al 2012, quando una compagnia tedesca avrebbe dovuto prendere in gestione l’hotel. Per divergenze politiche, gli accordi non sono andati a buon fine e il Ryugyong Hotel è rimasto ancora incompleto. Quello che stupisce è che, in tutti questi anni, non si è mai riusciti a sistemare l’interno: ancora vuoto e polveroso.
# L’hotel nella campagna propagandistica della Corea del Nord
Credits: ilpost.it Ryugyong hotel
L’hotel sarebbe potuto essere d’orgoglio per il governo nordcoreano, perché sarebbe stato l’edificio più alto della penisola coreana. Invece, il “disonore” dato dal fatto che la sua costruzione non è mai stata conclusa, ha fatto si che il governo nordcoreano abbia addirittura cancellato dalle mappe della Capitale il Ryugyong Hotel. Resisi conto che, forse, era un po’ difficile nascondere un edificio di 330 metri, hanno deciso di renderlo un mezzo di propaganda. Dal 2018, sulla facciata sono comparse luci LED che proiettano spettacoli, ma soprattutto passano programmi storici sulla nazione, slogan politici e immagini di missili. Gli ultimi piani propongono, invece, un’enorme bandiera nordcoreana.
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Conoscete la casa dei Tre Cilindri? Una delle attrazioni della zona di San Siro è stata considerata come modello di “casa del futuro”. Vediamo perchè.
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I «Tre Cilindri» di San Siro: modello di «casa del futuro»
# I Tre Cilindri: il progetto di Mangiarotti e Morassutti, esempio di casa del futuro
La casa a Tre Cilindri si trova in zona San Siro, nello specifico in via Gavirate 27, dove si possono ammirare tre torri cilindriche unite da un elemento di vetro. Il progetto di Angelo Mangiarotti e Bruno Morassutti venne realizzato tra il 1959 al 1962 e, grazie alla sua inconsueta immagine, rappresenta una delle opere più note dei due architetti. Commissionato dalla Cooperativa edilizia CZ1 per la costruzione degli alloggi di nove funzionari statali, venne citata in un articolo del “Corriere lombardo” come esempio di casa del futuro.
# I tre cilindri dai 10 appartamenti sono collegati da un tunnel di vetro
Youtube: Tullio Quaianni
I tre cilindri con un diametro che supera di poco i 12 metri, sviluppano tre piani con un appartamento ciascuno, per un totale di 9 appartamenti più un decimo, al piano terra, destinato al custode. Se apparentemente risultano essere tre edifici distinti, sono collegati da un elemento centrale vetrato con al suo interno le scale e gli ascensori.
Lo schema strutturale ha consentito una libera progettazione degli appartamenti dando la possibilità ai proprietari di disporre e suddividere gli spazi interni con semplicità grazie a pareti, armadi e librerie. Dall’esterno si può notare l’alternarsi tra le finestre e i pannelli di legno che possono essere disposte sulla facciata secondo le necessità.
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Nel gruppo Cantiere Urbanfile in passato è stato posto il problema del traffico della Città Metropolitana, esponendo come base di analisi un documento che riporta il Flussogramma relativo all’intasamento nelle ore di punta sulle tangenziali milanesi. Riproponiamo alcune delle proposte più interessanti, emerse dalla discussione, che potrebbero essere utili a risolvere il problema del traffico di Milano.
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Le tangenziali ingolfate: le 4 soluzioni per ridurre il traffico
# Il traffico nelle ore di punta sulle tangenziali milanesi è sempre più insostenibile
Credits Cipe-Urbanfile – Flussogramma tangenziali Milano 2012
Il traffico nelle ore di puntaè insostenibile in quasi tutti i tratti delle tangenziali che circondano Milano, come emerge dal documento del Flussogramma. Una situazione probabilmente peggiorata negli ultimi anni vista anche la riduzione della mobilità su trasporto pubblico nella Città Metropolitana, sia per chi si muove dalla città verso l’esterno che viceversa, a causa del decadimento della qualità del servizio ferroviario regionale e suburbano. Vediamo le proposte più significative emerse dalla discussione sul gruppo Cantiere Urbanfile.
#1 Recuperare il ritardo accumulato nello sviluppo di metropolitane, passanti e linee suburbane
Pgt Moratti 2030
Non è un mistero: l’attenzione nello sviluppo di metropolitana e mezzi pubblici è sempre stata sbilanciata all’interno del Comune, con meno riguardo per le connessioni con l’hinterland. Invece occorre accelerare sullo sviluppo di un sistema di trasporti nell’area metropolitana milanese in linea con le altre metropoli europee agendo su queste direttrici:
“Recuperare il ritardo di 60 anni nello sviluppo di linee metro (dovrebbero essere oggi almeno 10 a Milano), di 40 anni nello sviluppo di passanti ferroviari (dovrebbero essere almeno 2 ora), di 30 anni nello sviluppo del sistema ferroviario suburbano (tutte le linee S attuali dovrebbero essere oggi almeno al quarto d’ora, oggi le migliori sono alla mezz’ora), di 40 anni nello sviluppo del sistema ferroviario regionale, di 40 anni nello sviluppo delle tranvie extraurbane in metro leggere (attualmente scelleratamente quasi tutte chiuse)”
#2 Consentire il trasporto di biciclette su treni e pulman
Credits: oltrepolombardo.com – Trenord
Sembra un paradosso. A Milano si costruiscono ovunque le ciclabili e si favorisce la circolazione su due ruote. Ma su treni e pullman che portano a Milano trasportare una bicicletta è una vera impresa.
“Qualsiasi treno e pullman deve poter trasportare biciclette private. E in più occorre integrare tra loro tutti i mezzi di trasporto esistenti e sincronizzarne le coincidenze, come inspiegabilmente riescono negli altri paesi.”
#3 Trasformare il ramo di Gessate di M2 in S e prolungarlo fino a Bergamo
Credits: wikipedia.org – M2 con nuova fermata
Il ramo M2 di Gessate andrebbe sbinato e trasformato in linea S con prolungamento fino a Bergamo:
“Sbinare la MM2, lasciando metropolitana il ramo Cologno e trasformare in linea S il ramo Gessate e prolungarlo fino a Bergamo via Trezzo-Dalmine-Curno-BG ospedale, con frequenza ogni 15 min fino a Gorgonzola e ogni 30 da Bergamo, rimanendo in superficie ed innestandosi sulla linea di cintura in Sire Raul. La MM invece interrata da Gobba.”
Cit. Enrico B.
#4 Dare a Milano poteri da Città Stato per avere una regia unica sui trasporti dell’hinterland e più risorse per realizzare velocemente altre 4-5 linee metropolitane e prolungamenti fuori città
Credits: brughierofutura.wordpress
La Città Metropolitana e il Comune di Milano dovrebbero essere amministrate da un unico ente: “Per cambiare la viabilità di questa città, Milano deve amministrare un comune ed una città metropolitana coerenti alle reali dimensioni urbane e metropolitane che effettivamente ha. In modo da poter amministrare più soldi e non incontrare la stupida resistenza locale. Poi dovranno costruire almeno altre 4/5 linee di metro e prolungare quelle che ci sono. Raggiungere per esempio Legnano, Monza, Lissone, San Giuliano (con l’Ikea), Cesano Maderno, Corsico, Concorrezzo, Rozzano, Trezzano.”
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Esiste niente di più tipico a Milano? La cotoletta in città si può gustare in molte trattorie, alcune storiche, altre più recenti, tutte di notevole importanza per il tessuto culturale e gastronomico della indiscutibile capitale d’Italia della cotoletta. Queste le 7 migliori cotolette di Milano secondo un’indagine tra intenditori.
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Le 7 migliori cotolette di Milano
# La cotoletta, la storia di un simbolo di Milano
Credits yara65smile IG – Cotoletta
Da sempre la cotoletta è oggetto di una disputa sull’origine contesa con la cuginetta austriaca, la schnitzel viennese. Il primo grande illuminista italiano, Pietro Verri, diede il battesimo alla cotoletta nel saggio Storia di Milano (1783), in cui per la prima volta si parlò di un taglio di carne denominato lombolos cum panito, servito secoli addietro come portata al pranzo dei canonici di Sant’Ambrogio.
Più recentemente, nel 1855, Giuseppe Sorbiatti riportò la ricetta ufficiale di costoline di vitello alla milanese nel suo trattato d’arte culinaria dal titolo Gastronomia moderna, mentre poco prima, nel 1814, si ha il primo riferimento alla cutulèta nel dizionario milanese-italiano, opera di Francesco Cherubini pubblicata dalla Regia Stamperia Imperiale di Milano. In netto anticipo rispetto alla prima apparizione della Wiener Schnitzel su un libro di ricette austro-ungarico del 1831. Questo dovrebbe bastare agli scettici vicini di confine per convincersi che la schnitzel sia effettivamente una parente prossima e non un’antenata della cotoletta.
Vediamo dunque dove si può gustare questo delizioso piatto a Milano.
#7 Osteria dell’Acquabella: la cotoletta di vitello che non stanca mai
credit: convivium.club
Risotto e cotoletta alla milanese tra semplici arredi in legno in una location rustica in zonaPorta Romana. La cotoletta è la classica di vitello, servita con una fettina di limone e una fogliolina di prezzemolo o insalata a lato.
Indirizzo: Via S. Rocco, 11
#6 Consorzio Stoppani: offre la variante della carne di maiale e la doppia panatura
credits: tripadvisor.it
Conosciuto anche per la Sagra della Cotoletta, il Consorzio è un ristorante che offre la variante dellacarne di maiale al posto del vitello. Servita su un capiente tagliere di pietra, la cotoletta ha doppia panatura ed è fritta rigorosamente nel burro chiarificato, con l’aggiunta finale di pistacchi e scorza d’arancia.
Indirizzo: Via Antonio Stoppani, 15
#5 Damm-atrà: la classica di vitello con patate arrosto o al maiale sotto una volta di luci
credits: tripadvisor.it
Specialità milanesi su uno spigolo del Naviglio Pavese, tra arredi in legno scuro e un soffitto puntellato di luci a led. Anche qui si può gustare il maiale ma i tradizionalisti preferiscono la classica cotoletta di vitello, servita di base con un piatto di pomodorini e patate arrosto.
Indirizzo: Via Elia Lombardini, 1
#4 Osteria Conchetta: lo cotoletta gigante e dalla forma tonda
credits: osteriaconchetta.it
Sempre in zona Naviglio Pavese, la Conchetta garantisce il meglio della cucina meneghina, non solo nella cotoletta ma anche nel miglior risotto alla milanese che si possa gustare. Assicuratevi di non aver esagerato con gli antipasti, perché la cotoletta qui è gigante e, curiosità, viene spesso servita in forma tonda, con a scelta zucchine, patate arrosto e una foglia di insalata a lato.
Indirizzo: Via Conchetta, 8
#3 Trattoria Arlati: non si butta via niente, neanche l’osso
credits: tripadvisor.it
Nome contratto della Premiata Trattoria Arlati dal 1936, questo ristorante in zona Bicocca, fra la simpatia dei gestori e arredi d’epoca, merita indubbiamente la medaglia di bronzo fra le cotoletterie milanesi. Qui viene servita di base con patate arrosto, ma la sua particolarità è che ogni cotoletta ha la costina d’osso che quasi fuoriesce dal piatto, come a disegnarne un marchio di fabbrica.
Indirizzo: Via Alberto Nota, 47
#2 Osteria Brunello: la regina della panatura e della croccantezza premiata come migliore cotoletta milanese da Gambero Rosso
credits: osteriabrunello.it
Nel cuore della Milano da bere, l’Osteria Brunello serve una cotoletta davvero squisita, forse un po’ più piccina di quella delle trattorie colleghe ma indubbiamente di una panatura e una croccantezza quasi introvabili. Sarà forse per questo che, nel 2014, Brunello ha vinto il premio Gambero rosso per la miglior cotoletta di Milano. Provare per credere.
Indirizzo: Corso Garibaldi, 117
#1 Trattoria del Nuovo Macello: la cotoletta dell’Olimpo del gusto
credits: trattoriadelnuovomacello.it
La più tradizionale fra le trattorie milanesi, ambiente minimal, giunta alla terza generazione e a due passi dai mercati agroalimentari all’ingrosso del gruppoSogemi, periferia Sud-Est della città. Servita in mezza porzione o intera, considerata la stazza non indifferente, e a scelta accompagnata da due crepinette di noce di vitello, la cotoletta del Nuovo Macello è alta e a cottura rosata, con l’opzione con o senza osso e una frollatura da Olimpo del gusto. Semplicemente maestosa, vince a mani basse la medaglia d’oro.
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SuperMetro, Tunnel e… : i 5 progetti che renderebbero Milano la città dove si vive meglio al mondo
#1 La SuperMetropolitana per Genova: la direttissima per il mare
L’Elizabeth Line di Londra sfiora ai 140 km. La linea 1 di Seul supera i 200 km di estensione. Realizzando qualcosa del genere Milano potrebbe arrivare con la metro al mare. Si potrebbe prolungare la linea verde da Porta Genova M2 fino a Genova Porto come capolinea extraurbano. Un’idea che farebbe impazzire i milanesi: entrare in metropolitana e uscire per andare in spiaggia, senza più sbattimenti di code in autostrade con i cantieri infiniti della Liguria o ritardi cronici dei treni regionali.
#2 I due mega tunnel sotto Milano: mai più traffico in superficie
Se l’hanno fatto a Lecco perchè non farlo a Milano? Basterebbero due tunnel stradali per bypassare il problema traffico. Uno sull’asse Nord Sud, l’altro sul fronte Est- Ovest. Qui il progetto. Niente più auto in superficie, inquinamento acustico e atmosferico ridotto al minimo. Da alcuni anni i tunnel stradali a Milano sono diventati un tabù. Non capiamo il perchè.
#3 I 4 hub di parcheggi sotterranei, per risolvere il problema della sosta impossibile
Lavori di rifacimento Darsena
In base al progetto originario era prevista la realizzazione di un parcheggio interrato al servizio dell’area dei navigli, nel complesso della riqualificazione della Darsena. Dopo anni di scontri e ricorsi tra la ditta appaltante e l’amministrazione, ha avuto la meglio il Comune di Milano, che non ha ritenuto più necessaria l’opera rimettono a nuovo l’ex-porto della città senza l’auto. Vista la scarsità parcheggi, forse sarebbe stato utile. Non solo: si dovrebbero creare dei grandi hub di parcheggio raggiungibili in sotterranea come accade ad esempio nella città di Marsiglia. Come nel caso dei tunnel sotterranei lo stesso discorso vale per i parcheggi: da anni non si costruiscono più. Scelta sensata o solo ideologica?
#4 Circle line sulla 90-91 con una nuova linea metropolitana
Invece della circolare filoviaria, spesso vittima di rallentamenti per incidenti e non completamente in corsia riservata, si potrebbe realizzare nello stesso percorso una linea metropolitana circolare che avrebbe frequenza più alta, potrebbe ospitare più passeggeri e risolverebbe il traffico stradale. Da decenni si parla di una linea circolare metropolitana a Milano. Ma a parte qualche segmento di passante nulla è stato mai fatto.
#5 A Milano l’aria di montagna con impianti mangia smog
torre mangia smog, Rotterdam
L’inquinamento dell’aria è senza dubbio il problema più grave e impattante sulla qualità della vita a Milano. A Xian, nella provincia di Shaanxi, zona centro-orientale della Cina, si è costruito un cilindro di più di cento metri di altezza. Secondo i test la torre ha portato un miglioramento della qualità dell’aria in un’area di circa 10 chilometri quadrati, grazie a una produzione di più di 10 milioni di metri cubi di aria pulita dall’avvio. Milano sotto questo aspetto è ancora al palo. Ridurre il traffico e le emissioni non è sufficiente. Bisogna ripulire l’aria.
Elon Musk è il Re Mida della nostra epoca. Riesce a fare una montagna di soldi con tutto. C’è riuscito perfino con i tunnel stradali. Perché non portare i suoi tunnel a Milano? E da Milano alla Lombardia? E dalla Lombardia fino a Roma? Ecco come rivoluzionare la mobilità milanese e nazionale.
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Un’altra rivoluzione di Musk: anche i tunnel stradali sono una miniera d’oro. Questi i possibili progetti per Milano
# La visione di Musk: un tunnel per risolvere il traffico
Il traffico è una delle sfide più urgenti per le metropoli moderne, una sfida che Elon Musk non poteva che raccogliere. Nel dicembre 2016, mentre era bloccato nel traffico di Los Angeles, Musk lanciò un tweet che avrebbe segnato l’inizio di una rivoluzione: “Il traffico mi sta facendo impazzire. Costruirò una macchina per scavare tunnel e comincerò a scavare…” Quello che sembrava un capriccio è diventato un grande business globale: The Boring Company.
Nel 2017, con un investimento iniziale di 300 milioni di dollari, Elon Musk ha fondato l’azienda con l’obiettivo di rivoluzionare il mondo dei trasporti sotterranei. L’idea era chiara: costruire una rete di tunnel sotterranei per ridurre la congestione stradale, rimuovendo il traffico dal livello della strada. Gli scettici di Wall Street inizialmente derisero il progetto, considerandolo una trovata pubblicitaria, ma Musk non si lasciò scoraggiare. In pochi anni, The Boring Company è diventata un colosso con un valore passato dagli iniziali 300 milioni a oltre 100 miliardi di dollari, ottenendo contratti significativi come quello per un sistema di trasporto sotterraneo sotto il Las Vegas Convention Center. La chiave del suo successo è stata la capacità di ridurre enormemente i costi rispetto ai tradizionali progetti di tunnel.
Nel 2018, Musk completò il suo primo tunnel di prova a Hawthorne, in California, riducendo i costi da 1 miliardo a soli 10 milioni di dollari per miglio, grazie a macchine da scavo più efficienti e a un diametro ridotto dei tunnel. Questa tecnologia ha abbattuto le barriere economiche per la costruzione di tunnel, rendendo realizzabili progetti che un tempo sarebbero stati impensabili, anche in città densamente popolate come Milano.
# Milano: una rete di tunnel sotterranei per risolvere il traffico?
Immaginiamo ora come Milano potrebbe trarre vantaggio da una rete di tunnel sotterranei. La città, già dotata di una solida rete di metropolitane, potrebbe espandere queste infrastrutture in modo radicale. I tunnel sotterranei non solo potrebbero snellire il traffico cittadino, ma offrirebbero anche nuove opportunità di sviluppo per l’economia urbana.
Un primo progetto potrebbe essere la realizzazione di un percorso che colleghi tratti strategici della città, come Porta Romana, San Siro, Stazione Centrale, e Porta Venezia. Un tunnel che collegasse rapidamente zone densamente trafficate come Buenos Aires e Melchiorre Gioia con il resto della città sarebbe una soluzione efficace per evitare le lunghe code del traffico in superficie. Un’altra possibile rete sotterranea potrebbe attraversare la zona dei Navigli, creando una connessione rapida e silenziosa tra il centro storico e le aree più periferiche.
Non solo: ci potrebbero poi essere due tunnel maestro, uno sull’asse Nord Sud e il secondo da Est a Ovest, come descritto in questo progetto.
Questi tunnel permetterebbero ai milanesi di evitare il traffico in superficie e di spostarsi rapidamente senza il rischio di restare imbottigliati nelle lunghe code. Inoltre, potrebbero ospitare soluzioni di trasporto pubblico innovativo come veicoli autonomi o capsule elettriche, offrendo così un’alternativa sostenibile ed efficiente.
# Da Milano alla Lombardia: le città da collegare con Milano
Un ulteriore passo in avanti potrebbe essere la realizzazione di una rete di tunnel che colleghi Milano alle principali città lombarde, come Monza, Como, Bergamo, Brescia e Pavia. Grazie alla velocità di scavo e alla possibilità di costruire tunnel più stretti e profondi, questi collegamenti potrebbero risolvere il traffico sulla rete autostradale, alleggerendo le principali arterie che oggi soffrono di congestione durante le ore di punta.
Immagina di poter prendere un treno autonomo, una navetta ad alta velocità, o la tua fidata auto che ti porti da Milano a Bergamo in meno di mezz’ora, senza interruzioni, senza fermarti nel traffico e con zero stress.
# Il super tunnel da Milano a Roma
Il Sound Tube di Melbourne è un esempio di road tunnel che coniuga efficienza e meraviglia
Un progetto ancora più ambizioso potrebbe essere la costruzione di un gigantesco tunnel sotterraneo che colleghi Milano a Roma. Un’opera faraonica che, pur sembrare un sogno a lungo termine, potrebbe effettivamente avere un grande impatto sul miglioramento delle infrastrutture italiane. Un tunnel sotterraneo ridurrebbe drasticamente il tempo di percorrenza, eliminando la necessità di viaggi lunghi su strada e alleggerendo l’autostrada A1 da ingorghi.
Un tale progetto richiederebbe enormi investimenti, ma potrebbe stimolare lo sviluppo di nuove aree residenziali e commerciali lungo il percorso, aprendo la strada a una nuova ondata di investimenti in tutto il paese. La realizzazione di questo tunnel potrebbe essere pianificata in fasi, partendo da tratte regionali per poi estendersi fino a Roma, diventando un simbolo di modernità per l’Italia e per il sistema di trasporti nazionale.
# La combinazione pubblico-privato: un modello di finanziamento per Milano
Per realizzare un progetto di tunnel sotterranei su larga scala come quello descritto, sarebbe necessaria una collaborazione tra il settore pubblico e quello privato. L’inclusione di aziende come The Boring Company potrebbe ridurre notevolmente i costi e accelerare la costruzione. Le amministrazioni comunali e regionali, insieme al governo centrale, potrebbero partecipare finanziariamente al progetto, ma l’investimento da parte di attori privati sarebbe essenziale per garantirne la fattibilità.
Un sistema di pedaggi potrebbe essere introdotto per garantire il ritorno economico dell’investimento, con i ricavi destinati alla manutenzione e alla gestione della rete sotterranea. Inoltre, la costruzione di stazioni di accesso ai tunnel potrebbe generare nuove opportunità immobiliari, stimolando l’economia in quelle aree e creando nuovi posti di lavoro. Con il giusto modello di finanziamento, Milano potrebbe diventare un esempio di come i tunnel sotterranei possano risolvere non solo il traffico, ma anche contribuire allo sviluppo urbano sostenibile, favorendo la creazione di nuove aree residenziali e commerciali.
Il successo di questa iniziativa potrebbe spingere altre città italiane a considerare il modello dei tunnel sotterranei, magari estendendolo alle altre grandi metropoli come Roma o Napoli. Questo approccio potrebbe segnare una nuova era per le infrastrutture urbane italiane, aprendo la strada a soluzioni innovative e sostenibili per i trasporti pubblici e la gestione del traffico. Milano potrebbe diventare la prima città a fare un passo decisivo verso il futuro dei trasporti, restituendo alla città una mobilità efficiente e sostenibile.
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La rete dell’alta velocità spagnola è tra le più giovani in Europa, ma è già riuscita a stabilire diversi primati. Scopriamo quali sono e quanto si viaggia tra le due principali città della Nazione.
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Barcellona – Madrid: solo 2 ore e mezza con il treno super fast
# La rete dell’alta velocità più estesa d’Europa con circa 4.000 km
Rete Av Spagna
L’Alta Velocidad Española, il cui acronimo AVE significa anche « uccello » è una tra le più recenti in Europa, la prima linea è stata inaugurata nel 1992 fra Madrid e Siviglia in occasione dell’Expo della città andalusa. Il primato di precocità spetta all’Italia, con il primo tratto della Direttissima fra Roma e Firenze inaugurato nel 1977. Nonostante questo, in pochi decenni la Spagna è riuscita a costruire la più estesa rete ferroviaria veloce del Vecchio Continente con circa 4.000 km, secondo al mondo solo a quella cinese di quasi 40.000 km.
# Da Madrid a Barcellona bastano poco più di 2 ore e mezza a una media di 250 km/h, quella tra Milano a Roma è inferiore ai 200 km/h
Di Jesusmarinetto – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29392424 – Rete alta velocità Spagna
Nel 2008 è entrata in funzione la seconda linea, la Madrid-Barcellona, un tracciato di 621 km. La velocità media è di circa 250 km/h, senza fermate intermedie, e quella massima di 300 km/h, bastano infatti 2 ore e 30 minuti per andare da una città all’altra. Per alcuni anni i treni hanno viaggiato fino ai 310 km/h su un tratto di 60 km, con l’obiettivo di estendere tale limite all’intero percorso e poi sull’intera rete fino ad arrivare ai 350 km/h previsti in fase di progettazione. Ipotesi al momento accantonata per motivi legati alla sicurezza, alla gestione delle infrastrutture e ai costi operativi. I valori attuali sono comunque superiori a quelli registrati sulla rete veloce italiana:sulla Milano-Bologna la velocità media è di circa 215 km/h, con tratti a 300 km/h, sulla Milano-Roma, di 570 km di tracciato, è di 195 km/h.
# Nel 2021 il debutto del primo servizio low cost
Credits entro_banda IG – AvLo
Nell’estate del 2021 la compagnia spagnolaRenfe ha lanciato il primo servizio di treni low cost ad alta velocità con il brand AvLo (Alta Velocità Low Cost), con il debutto proprio sulla linea che collega le due principali città della nazione. I convogli sono stati unificati in classe economica, portando i posti a 438, con prezzi a partire da 7 euro.
Per realizzare la rete dell’alta velocità la Spagna ha optato per scartamento normale dei binari, che presenta una distanza tra i due binari pari a 1435 millimetri, uno standard internazionale. In questo modo i treni veloci possono correre senza problemi anche sulle linee francesi. Sono tre le tipologie di treno di Renfe considerati dell’alta velocità e che arrivano a toccare i 310 km/h: il Classe 100, un TGV prodotto da Alstom, il Classe 102, o S-102 e S-112 prodotti da Talgo e Bombardier, e il Classe 103 della famiglia dei Velaro realizzato da Siemens. In aggiunta a questi ci sono quelli Ouigo e Iryo, quest’ultima in partenrship con Trenitalia con l’utilizzo dei Frecciarossa.
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Sono entrati nel vivo i lavori per la realizzazione di uno dei progetti più ambiziosi di ciclabilità urbana in Italia. Come si sviluppa, quali punti interesse collega attraversando la Capitale e il punto sui cantieri.
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Entra nel vivo il cantiere per il GRAB, il Grande Raccordo Anulare per le Bici
# Un anello ciclabile di circa 45 km attorno alla città
Mappa Grab
Uno dei progetti più ambiziosi di ciclabilità urbana in Italia. Il GRAB, Grande Raccordo Anulare delle Bici, è un percorso ciclopedonale di circa 45 km pensato per collegare le aree centrali con quelle più esterne della Capitale. A dispetto del nome non è così esterno come il più conosciuto GRA, l’anello di tangenziali attorno a Roma, ma si sviluppa allo stesso modo, come un anello. Gli obiettivi sono di:
creare una rete sicura e accessibile di piste ciclabili e percorsi pedonali che metta in rete diversi quartieri, parchi, e punti d’interesse storico-culturale, realizzando nuovi tracciati e valorizzando quelli già esistenti con segnaletica dedicata;
incentivare il turismo ecologico;
ridurre l’impatto del traffico urbano.
# I siti archeologici attraversati
Credits: martabonafoni IG – Parco Appia Antica
L’anello consente di raggiungere, a piedi o in bicicletta, i siti archeologici più importanti: dal Colosseo all’Appia Antica, dal Parco degli Acquedotti al Quadraro, da Ponte Nomentano fino a Prati, da Castel Sant’Angelo fino ai Fori Imperiali. Attraversa zone verdi come Villa Ada e Villa Borghese, quartieri ottocenteschi, rioni della città di antico impianto e luoghi della città contemporanea.
# I nodi del trasporto pubblico con cui interscambia
Mappa trasporti Roma
Il GRAB si integra con la rete ciclabile urbana e interscambia con diversi nodi del trasporto pubblico locale:
con le tre linee metro in corrispondenza di 7 stazioni (Lepanto, Arco di Travertino, Porta Furba, Circo Massimo, Colosseo, Ponte Mammolo, Teano);
con 3 stazioni delle ferrovie regionali (FR1 Nomentana e FR2 Serenissima e Togliatti);
con la ferrovia urbana (FC1 Berardi);
con 6 linee tranviarie.
# Il punto sui cantieri
Lotti Grab
Nel mese di dicembre 2023 è stata individuata Astral S.p.A, società in house providing a totale capitale regionale, come stazione appaltante per la realizzazione della ciclovia GRAB. Il tracciato si suddivide in sei lotti funzionali. Il 16 luglio 2024 sono partiti i lavori su via di San Gregorio al Celio per il primo lotto di 7 km, che dal Colosseo e dall’Arco di Costantino giunge fino a via dell’Almone, mentre il 12 novembre quelli per il secondo lotto, di 5,9 km, su via dell’Almone/via Appia Nuova. L’investimento è di 16 milioni di euro e la sua realizzazione, dati i finanziamenti misti Pnrr e quelli connessi al Giubileo della Chiesa Cattolica per il 2025, dovrebbe essere terminata perentoriamente entro il 30 giugno 2026.
Diventerà quindi realtà prima del progetto della “straorbitale” di Milano?
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Una delle caratteristiche dei milanesi è la sobrietà. La voglia di non ostentare. Ma qualche volta si esagera. Come in questo caso.
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7 tesori di Milano che sarebbero tra le prime attrazioni in tutte le città del mondo… ma che i milanesi sottovalutano
#1 Palazzo Reale, sede di governo e dei reali: potrebbe essere la nostra “National Gallery”
Per molti secoli è stato sede del governo della città di Milano, del Regno del Lombardo-Veneto e poi residenza reale fino al 1919. Di rilievo al suo interno la Sala delle Cariatidial piano nobile del palazzo, che occupa il luogo dell’antico teatro bruciato nel 1776 ed è l’ambiente più significativo sopravvissuto. Uno dei poli museali più importanti della città, se fossimo bravi a valorizzarci come gli inglesi, sarebbe la nostra “National Gallery”.
#2 Villa Litta, uno dei più importanti salotti intellettuali dell’ottocento
Un gioiello del ‘600, una incantevole villa incastonata in un parco all’inglese, nascosta da secolari alberi, si offre in tutto il suo splendore all’improvviso. Residenza estiva e come luogo di ritrovo della nobiltà milanese nel tardo Seicento e per tutto il Settecento, Nell’Ottocento divenne uno dei più importanti salotti intellettuali di Milano, abitualmente frequentata dal Manzoni e dal pittore Francesco Hayez. Inserita all’interno di un parco all’inglese, da non perdere il Salone delle Arti.
Il cavallo di Leonardo è la statua equestre più alta al mondo, per la precisione 7,30 metri, e si trova all’ingresso della tribuna secondaria dell’ippodromo del galoppo di San Siro a Milano. Commissionato da Ludovico il Moro a Leonardo da Vinci nel 1482 per rendere omaggio al padre, in realtà venne realizzato solamente alla fine degli anni ’90 per conto della Leonardo da Vinci’s Horse Foundation fondata da Charles Dent, per opera dell’artista di origine giapponese Nina Akamu. Una copia identica è esposta al Meijer Gardens nello Stato del Michighan in bella vista, al contrario del nostro cavallo nascosto e sconosciuto alla maggioranza dei milanesi.
#4 San Maurizio al Monastero Maggiore, la “Cappella Sistina” di Milano
San Maurizio al Monastero Maggiore – Corso Magenta 15
San Maurizio al Monastero Maggiore è una chiesa di Milano di origine paleocristiana, decorata internamente con un vasto ciclo affreschi di scuola leonardesca e viene indicata come la “Cappella Sistina” di Milano. Il suo appellativo dice già tutto e, nonostante la sua anonima facciata di corso Magenta non sembri promettere grandi cose, è uno dei tesori più belli di Milano.
Un tempo era il più vasto e antico cenobio femminile di Milano, per le monache di clausura, che però non potevano entrare in contatto con il pubblico. Per questo la singolare divisione della chiesa in due metà che rimane tutt’ora: quella verso la strada, la parte pubblica, è separata da un tramezzo dal cosiddetto Coro delle Monache.
#5 Il Codice Atlantico, l’intera attività di Leonardo da Vinci conservata alla Biblioteca Ambrosiana
Il “Codice Atlantico” è la più ampia raccolta di disegni e scritti di Leonardo da Vinci ed è conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano dal 1637. Venne chiamato “Atlantico” per via delle sue dimensioni: quando Pompeo Leoni lo rilegò nel XVI secolo, incollò le carte originali di Leonardo su dei grandi fogli di formato “atlantico” quello appunto utilizzato per realizzare gli atlanti geografici.
Costituito da 1119 fogli copre l’intera attività del genio fiorentino: tutta la sua vita di artista, scienziato e ingegnere compare in questa raccolta straordinaria, che copre un arco di tempo molto vasto: dal 1478, quando Leonardo ancora lavorava nella sua natìa Toscana, fino al 1519, quando morì in Francia. Anche solo per ammirare qualcuno dei progetti raccolti si formerebbero code. Ovunque.
#6 Le torri romane: dei “Malsani”, la “Torre Massimiana” e la “Torre dei carceres del circo”
Credits: wikiwand - Le torri romane
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Torre romana di Porta Ticinese
Torre della mura romane di Massimiano
Torre dei carceres del circo
Pochi sanno che a Milano ci sono ancora tre torri di epoca romana rimaste a dare testimonianza di quel periodo storico.
La “Torre dei Malsani” o “Torraccia”, quello che rimane della Porta Ticinese romana. Nel cortile di uno dei palazzi nei pressi del Carrobbio è uno resti di una delle due torri della porta che affiancavano il varco di ingresso. Nota come “Torre dei Malsani” perché persa la sua funzione difensiva fu destinata a lebbrosario.
La Torre della mura romane di Massimiano faceva parte dell’ampliamento massimianeo delle mura romane di Milano. Oggi è all’interno del cortile del Civico museo archeologico di Milano.
La “Torre dei carceres”, ovvero dei cancelli delle porte da cui partivano le bighe del circo romano di Milano. I resti di questa torre sono diventati successivamente il campanile della chiesa di San Maurizio, anch’essa nel cortile del Civico museo archeologico di Milano.
Pochissimi milanesi sanno che ci sono e conoscono il loro nome.
#7 La Milano Imperiale: i resti della capitale dell’Impero Romano che costituirebbero una grande attrazione in qualunque città del mondo
Credits: wikipedia.org
La nostra città un tempo capitale dell’Impero Romano d’Occidente conserva ancora molti resti del suo passato. Da qualche anno sono presenti, all’interno del progetto “Milano Romana”, alcuni percorsi che consentono di ripercorrerne le tracce.
Credits: pinterest – i resti del palazzo dell’imperatore Massimiano
Partendo da via S. Giovanni sul Muro alla fermata MM1 Cairoli, dove sorgeva l’antica cerchia muraria con la Porta Vercellina si può proseguire verso via Brisa, dove sono visibili i resti del palazzo dell’imperatore Massimiano.
Credits: scritturaedintorni.it – Museo Archelogico
Dal giardino del Museo Archeologico, in corso Magenta 15, è possibile invece ammirare un tratto della cinta muraria massimianea.
Credits: vanillamagazine.it – Teatro romano sotto Piazza Affari
Nei pressi di piazza Affari, si trovano poi i resti del teatro cui ancora oggi la via deve il nome, l’edificio pubblico più antico della città tardo-repubblicana o augustea, risalente alla metà-fine del I secolo a.C..
Credits: wikipedia.org – Resti anfiteatro romano
Non lontano, in via De Amicis 13, sorgeva il “Colosseo milanese”, uno dei più grandi anfiteatri dell’Italia settentrionale risalente I secolo d.C., che attorno al V secolo poteva ospitare ben 20.000 spettatori e i cui resti oggi sono visitabili nel Parco Archeologico dell’Anfiteatro. Altre tracce della “Milano Romana” all’interno delle stazioni Missori M3 e Duomo M1, con porzioni di basolato e lastricato emersi durante la realizzazioni delle linee metropolitane. Un percorso affascinante che pochi turisti e pochissimi milanesi hanno mai fatto.
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Una cartolina da Rio De Janeiro? Macché: questa è Milano. Più precisamente è l’immagine realizzata da Milano Panoramica per il “domani” dello Scalo Farini, in pieno centro a Milano. Un progetto avveniristico che è rimasto chiuso nel cassetto. Eppure andrebbe rilanciato. Ecco perchè.
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La «grande spiaggia» allo Scalo Farini: rilanciamo il progetto più grandioso per il futuro di Milano?
«Avremo la spiaggia a Milano», era il sogno di Milano Panoramica che qualche anno fa descriveva così il progetto:
«Via ai lavori di ripristino dello scalo Farini, con la sua acqua balneabile occuperà circa 350.000 mq, comprese spiagge, prati, boschi e un approdo, lungo il perimetro. I binari in arrivo alla Stazione Garibaldi verranno completamente interrati #milano #spiaggia #scalofarini», concludeva il post via Facebook.
mare milano milano panoramica
# La prima idea di Zucca Architettura
Un’idea non del tutto nuova: correva il 2009 quando Zucca Architettura pubblicava su mareascalofarini.blogspot.it: «A Milano Scalo Farini è da tempo in gran parte dismesso, tutta l’area verrà presto trasformata, i pochi binari che rimarranno per giungere a Stazione Garibaldi e proseguire nel passante ferroviario potrebbero essere interrati.
Il grande spazio libero che ne deriva (circa 600.000 metri quadrati) sembra fatto apposta per accogliere il “mare a Milano”, un bacino d’acqua che diventerebbe un “rifugio balneare” prossimo al centro della città. Con la sua acqua balneabile il mare a Scalo Farini potrebbe occupare circa 350.000 m2, comprese spiagge, prati, boschi e un approdo, lungo il perimetro. Altri 100.000 m2 nel disegno sono dedicati a unaltro spazio pubblico, dove far sorgere una collina verdeggiante, abbastanza alta da fornire un punto di vista panoramico sulla città.»
# Perchè non rilanciarlo? Si potrebbe riportare alla luce il Lago Gerundo
Lago Gerundo
Il progetto approvato per lo Scalo Farini come sappiamo tutti non prevede nulla di questo tipo e ha spento l’entusiasmo dei milanesi più visionari. Eppure l’idea originale non deve essere abbandonata. Come hanno insegnato Porta Nuova e City Life Milano riesce a trasformare l’impossibile.
La città che ha creato dal nulla l’Idroscalo e che in pochi anni ha mutato faccia colonizzando il suo cielo, perchè non può osare l’impossibile, portando il mare a Milano?
Se non lo si può fare in zona Farini ci sono ampi spazi che potrebbero essere presi in considerazione. Soprattutto nel settore sud-sud est, quello stesso che un tempo era bagnato dal lago Gerundo e che oggi è in gran parte costituito da campi agricoli.
Perchè non immaginare qualcosa di grandioso che potrebbe segnare un nuovo orizzonte per il futuro di Milano?
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Il suolo edificabile di Milano è ormai esaurito: per questo i progetti in città vertono soprattutto sulla rigenerazione di aree e sul recupero di edifici dismessi per successive trasformazioni. Nell’ultimo report di Scenari immobiliari e Unipol sulla rigenerazione urbana in Italia sono stati censiti 18 grandi progetti per la città e l’hinterland, di questi la metà sono avviati e un’altra metà attendono la partenza dei cantieri. Scopriamo quali sono.
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I 18 grandi progetti di rigenerazione che cambieranno Milano e il suo hinterland
Iniziamo con i progetti di rigenerazione in corso:
# Scalo Farini: in costruzione il Campus di Brera
Masterplan OMA Scalo Farini
Lo Scalo Farini è il progetto di trasformazione più grande tra tutti quelli che verranno rigenerati nei prossimi anni. L’area interessata allo sviluppo è di 468.000 mq, di cui 300.000 mq destinati a parco. Al suo interno sono previste anche aree verdi diffuse, residenziale, di cui molto housing sociale, commerciale e uffici e il campus dell’Accademia di Brera.
Modello Campus delle Arti Accademia di Brera
Quest’ultimo, i cui lavori sono partiti nell’estate del 2022 per concludersi nel 2025, è al momento l’unica parte che sarà realizzata nei prossimi anni. Tra il 2030 e il 2035 è prevista la realizzazione del nuovo campus e HQ di Unicredit che lascia le torri in Gae Aulenti.
# Scalo Romana: il Villaggio Olimpico per Milano Cortina 2026
A sud della città troviamo lo Scalo Romana, quello nella fase più avanzata con i lavori tra i 7 scali ferroviari in disuso in città, anzi in anticipo per quanto riguarda la costruzione del Villaggio Olimpico tra Via Lorenzini e Via Ripamonti.
Fabio Marcomin – Villaggio Olimpico
I sei edifici sono già arrivati al tetto e la consegna è prevista tra febbraio e marzo 2025 invece che a luglio dello stesso anno. Tra il 2026 e il 2027 lo sviluppo completo con il parco al centro con la riconversione del Villaggio Olimpico in residenze, mentre la realizzazione dei 70.000 mq tra uffici e retail nel lato verso piazzale Lodi dovrebbero avvenire attorno al 2028-2030.
# MIND: il Parco Tecnologico con il nuovo Campus della Statale
Nuovo campus Statale al MIND
Il destino di MIND, nell’area che fu sede di Expo2015, sta poco alla volta diventando un Parco tematico scientifico tecnologico di 650mila metri quadrati. Al suo interno previste tre importanti funzioni pubbliche prevalenti:
il nuovo polo ospedaliero IRCCS Galeazzi già aperto nel 2022;
il polo di ricerca per le Scienze della vita Human Technopole con al centro il grande edificio accanto a Palazzo Italia e in fase di completamento;
il Campus dell’Università Statale con la posa della prima pietra nella prima del 2023 e primi studenti previsti nell’anno accademico 2026/2027.
Partiti anche i lavori nell’area di West Gate di 300.000 mq che prevede uffici, residenze e un Mobility Hub. Previsto anche l’edificio in legno più alto d’Italia e l’Innovation Hub. Completamento dei cantieri entro il 2032.
# SeiMilano: il parco residenziale occidentale di Cucinella
Seimilano residenze e parco
In fase avanzata il progetto di rigenerazione urbana di Sei Milano, nelle ex aree inquinate delle cave Calchi Taeggi, firmato dall’archistar Cucinella. Un’area di oltre 300.000 mq in prossimità della metro Bisceglie che comprende n nuovo quartiere multifunzionale con uffici, spazi commerciali e residenze, immerse in un parco di oltre 16 ettari con 4.100 arbusti e 2.300 alberi ad alto fusto. Un primo lotto è stato inaugurato a ottobre 2023, il resto entro la fine del 2024. La realizzazione del primo e lotto residenziale è prossimo alla conclusione, così come le torri ad uffici Park West, mentre il secondo lotto, con 11 palazzi per un totale di 650 appartamenti, dovrebbe essere terminato entro il 2025. Tutto il progetto tra il 2026 e il 2027. Inaugurazione completa tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.
L’area di Symbiosis, di circa 125milan mq, prosegue nel suo sviluppo che dovrebbe concludersi entro il 2026. In fase avanzata di costruzione la nuova sede di Snam, con un edificio tre volumi sovrapposti articolati in 14 piani, un grande parco con specchi d’acqua e persino un “Teatro Verde”, e il nuovo Hq di Moncler, nell’area retrostante la scuola internazionale. In partenza quello relativo al progetto “Vitae” caratterizzato da una “Spirale verde”, un sentiero con una pergola di vite che sale in cima all’edificio, filari sui tetti che si alternano a terrazze e orti e serre stagionali.
# Unione Zero: la rivoluzione del Nord di Milano
Credits sestosg.net – Unione zero
Unione Zero, il primo lotto di Milano Sesto, connesso alla passerella sopraelevata della stazione ferroviaria in fase finale di realizzazione. Nell’area di circa 129mila mq grazie a un investimento di 600 milioni di euro si prevede:
uno studentato da 700 posti letto progettato da Park Associati;
spazi direzionali e di un hotel dello studio di architettura e interior design ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel;
residenze in edilizia convenzionata di Barreca & La Varra e realizzata da Redo Sgr;
residenze libere di Scandurra Studio Architettura;
una prima porzione del parco, pari a 13 ettari su 45 ettari complessivi, sviluppato da LAND.
Credits impreselavoro.com – Pala Italia Santa Giulia
Nel quadrante di Santa Giulia-Rogoredo è entrata nel vivo la costruzione del PalaItalia, l’arena olimpica dell’hockey maschile a Milano Cortina 2026, a cui seguirà la realizzazione dell’ultima parte residenziale, Santa Giulia Nord. Prevista ancheuna nuova metrotranvia, la 13, a collegare M4 Repetti alla stazione di Rogoredo M3 FS servendo tutto il quartiere. Una fermata è prevista nei pressi dell’arena ma sarà realizzata solo dopo l’evento olimpico.
In corso anche il primo quartiere di housing sociale totalmente green d’Italia, a Scalo Greco-Breda con Innesto, e quello di “Lambrate Streaming” allo scalo di Lambrate.
# Il Bosco della Musica del Conservatorio Giuseppe Verdi
Rendering Bosco della Musica
A pochi passi dal quartier generale di Sky, dopo la costruzione di Spark One e Spark Two, è stato dato via al cantiere per il Campus del Conservatorio Giuseppe Verdi. Il progetto prevede la riqualificazione della Palazzina ex-Chimici, uno studentato da 200 posti, un’arena all’aperto, un auditorium tecnologico da 400 posti, un dipartimento dei nuovi linguaggi, due sale prove, un fab lab e un coworking, bar, ristorante e aree verdi. In totale si tratta di superficie di oltre 13mila mq, concessa in diritto di superficie gratuito per 90 anni al Conservatorio, rigenerata grazie a un investimento di circa 47 milioni di euro. Al suo interno potranno essere ospitati circa 600-800 studenti. Fine lavori nel 2026.
Cantieri avviati anche nell’ex scalo di Porta Vittoria, dopo l’inaugurazione del Parco 8 marzo nel 2023, per la costruzione della Biblioteca Europea. Il progetto, finanziato con 101,574 milioni di euro tramite il PNRR, si sviluppa su un’area di 30.000 mq e si caratterizza per due strutture affiancate fra loro e identiche, due “navate” trapezoidali, entrambe in vetro e metallo. Al loro interno deposito robotizzato ipogeo, un forum, un auditorium e una piazza verde pubblica. L’anno dell’inaugurazione per il 2026.
I lavori per la trasformazione di Piazzale Loreto da attuale vuoto urbano e congestionato snodo di traffico, in un nuovo spazio di vita, un polo di aggregazione restituito alla comunità, sono slittati ancora una volta. Quindi è a rischio l’inaugurazione entro le Olimpiadi, ma dovrebbero comunque terminare entro il 2026. L’investimento pari a 80 milioni di euro e il progetto è gestito da Nhood. Si prevede che he il piazzale diventi in parte pedonale e soprattutto ecosostenibile, un’agorà verde in connessione NoLo e l’asse corso Buenos Aires/viale Monza/viale Padova.
# Progetto Aria al posto dell’ex Macello: il quartiere Low-Cost
Credits Wolf visualizing architecture – Aria ex-macello residenze
Pronto a partire “Aria”, il progetto di riqualificazione proposto dall’operatore immobiliare Redo e uscito vincitore nell’ambito della seconda edizione di Reinventing Cities nel 2021. Si sviluppa su 15 ettari nell’area dell’ex-macello, in abbandono da anni, e prevede nel dettaglio:
un “quartiere low cost” per 1.200 residenti con canoni a partire da 500 euro;
il nuovo campus IED;
un nuovo polo museale scientifico;
un grande parco e servizi per residenti.
La prima parte di tutto il progetto dovrebbe inaugurare nel 2026, il resto non prima del 2030.
Il Masterplan Bovisa-Goccia a firmato Renzo Piano prevede la trasformazione della Goccia in un grande parco scientifico-tecnologico. Al centro del progetto il recupero dei due gasometri, uno destinato ad ospitare lo “Smart city innovation hub“, l’altro la “Fabbrica dello sport“. Elemento centrale è poi un polmone di 40.000 mq con 1.000 alberi. A questo si aggiungono:
residenze universitarie;
3 edifici per aule;
una sala ipogea;
un edificio sperimentale a zero emissioni per il dipartimento di Energia ormai terminato.
Il completamento dei tutto il progetto è programmato per il 2026.
Trasformazione in vista, sempre in zona Bovisa, anche per la zona tra la Goccia e il campus la Masa. Uscito vincitore dal concorso internazionale di C40 Reinventing Cities è , il progetto MoLeCoLa “Mobility, Learning, Community Lab” a firma di Park Associati. Previsto un distretto tecnologico innovativo e sostenibile fondato su tre elementi: abitare, produrre e interagire. Trovano spazio al suo interno residenze, uno studentato, attività commerciali, coworking, aree verdi attrezzate e l’headquarter di Ferrovie Nord. In fase di riqualificazione la vicina stazione ferroviaria.
# La Magnifica Fabbrica della Scala al Rubattino
Credits Comune di Milano – Magnifica Fabbrica dall’alto
La “Magnifica Fabbrica” del Teatro alla Scala, con i laboratori oggi ospitati nell’edificio dell’ex Ansaldo in Tortona, fa rinascere invece l’area ex Innocenti. Il progetto prevede un’unica enorme costruzione di acciaio e legno di 66.000 mq di superficie scandito da 4 campate di 28,8 metri di lunghezza, 34.000 occupati dai laboratori, con sale prove, le sartorie, i depositi con oltre 2.500 posti container su 4 livelli con 4 linee carroponte, oggi tenuti in alcuni capannoni in affitto nel comune di Pero. La gara per la realizzazione dei depositi e delle opere previste dal primo lotto è stata aperta a inizio marzo. La durata dei cantieri è stata stimata in 3-4 anni.
Nel progetto è previsto anche il raddoppio del contiguo Parco della Lambretta, che ricoprirà un’area di 100mila mq, nuovo verde e prati, anche sopraelevati, a costeggiare gli argini dei canali. I lavori in questo caso sono già partiti e dovrebbero concludersi nell’estate del 2025.
In Via Stephenson, servita nel futuro dalla nuova stazione della Circle Line, si prevede invece la riqualificazione di 47mila metri quadrati da destinare a funzione terziaria e commerciale.
# Progetto Up Green a Bruzzano
rinnovabili.it – Up Green Bruzzano
Nel quartiere di Bruzzano un progetto misto residenziale, terziario e struttura sanitaria su un’area di 135mila quadrati dal nome Up Green, su progetto di UnStudio.
# MilanoSesto al posto delle ex acciaierie Falck
MilanoSesto masterplan
Avviato Unione Zero rimane da far partire il resto del “più grande progetto di rigenerazione urbana in Europa” con una superficie trasformata di 1,5 milioni di metri quadrati: MilanoSesto. Un tempo l’area era occupata dagli scheletri delle ex acciaierie Falck dismesse nel 1996, mentre in futuro sono previsti:
la “Città della salute della ricerca”;
un centro direzionale immerso nel parco;
un quartiere residenziale e campi per lo sport all’aria aperta;
uno shopping center al posto del vecchio edificio industriale Concordia T5;
una torre piezometrica che diventa una fontana panoramica;
la stazione ferroviaria sopraelevata interconnessa con la M1 in fase di conclusione;
l’università e campus del San Raffele 2.
I cantieri non si concluderanno prima del 2030.
# Il recupero dell’ex area Alfa Romeo tra Arese, Garbagnate e Lainate
Credits lmblog.it – Interventi programmati area ex-Alfa Romeo
700mila metri quadrati di superficie tra Arese, Garbagnate e Lainate: questa è l’area che sarà rigenerata e che completerà il recupero dell’ex area Alfa Romeo. Previsto un mix di funzioni residenziali, uffici e commerciali. A promuovere l’iniziativa sono i tre comuni interessati e la Città Metropolitana di Milano.
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