Da EXPO in poi i giornali continuano a celebrare l’“età dell’oro” di Milano, in contrapposizione con la decadenza di Roma. È vero che Milano ha fatto grandi passi in avanti, ma per raggiungere gli standard delle grandi capitali europee c’è ancora molto da fare. Ecco 10 cose in cui Milano è ancora troppo simile a Roma:
#1 COMPETITIVITÀ
Non esageriamo con l’autocelebrazione: Milano ha fatto passi da gigante, ma la strada per affermarsi in Europa è ancora lunga. Gli stipendi sono troppo bassi, specie se comparati al costo della vita. UBS ha stilato una classifica del reddito annuale netto a parità di potere d’acquisto: per farla semplice, i salari paragonati al costo della vita. Milano è 37a, addirittura dietro a Roma! La qualità dell’amministrazione è ben lontana dalla Mitteleuropa. Non abbiamo startup unicorn nate a Milano e non siamo tra i 25 hub europei per l’innovazione. Insomma, bisogna fare molto, ma molto meglio, anche perché le potenzialità ci sono tutte.
#2 PARCHEGGIO SELVAGGIO
Roma è il regno della sosta selvaggia. Ma passeggiando per Milano troviamo spesso situazioni che ci ricordano più Roma che Vienna. Il gruppo Facebook Parcheggio selvaggio e incidenti stradali a Milano testimonia tutto: auto sui marciapiedi, in doppia fila, sulle strisce pedonali, sugli scivoli per disabili. Non è vero che non ci sono parcheggi, basterebbe fare qualche metro in più a piedi, lasciare l’auto nei silos a pagamento o prendere i mezzi pubblici. Una città europea non può essere ostaggio degli incivili.
#3 I GRAFFITI SUI MURI
Anche qui Milano è poco europea. Anche in quartieri “bene” come Isola o vie signorili come Viale Italia o Via Torino troviamo i muri infestati dalle tag. La nuova Darsena è già stata presa di mira dai teppisti della bomboletta. Questa non è arte, ma solo degrado urbano. Se proprio si vuole lasciare spazio alla creatività, ci si accordi con i veri artisti per creare murales di qualità nei sottopassi delle stazioni o nei muri ciechi degli edifici. Ma le “tag” casuali devono sparire.
#4 I MARCIAPIEDI DI CATRAME
Salvo qualche eccezione, Milano non ha cura dei suoi marciapiedi. Anche nelle vie dello shopping troviamo orribili marciapiedi in catrame, spesso bucherellati dai solchi dei motorini (altra piaga milanese e romana). Spesso anche le nuove riqualificazioni non hanno cambiato le cose. Le grandi capitali europee, ma anche alcune città di provincia italiane, nelle vie centrali hanno marciapiedi lastricati. A Milano spesso trovi il pavè sulla strada e il catrame sul marciapiede.
#5 L’ARREDO URBANO SCIATTO
Milano è la capitale della moda, ma ha un arredo urbano che lascia molto a desiderare. La nuova Piazza 24 Maggio è una selva di pali, per lo più inutili. I semafori gialli non sono certo graziosi. I cartelli stradali, esattamente come a Roma, sono pieni di adesivi abusivi. Le paline degli autobus, quelle arancioni, fanno tanto anni ’50: persino quelle di Modena sono migliori. Gli archetti anti-parcheggio sono di mille tipi diversi, i peggiori sono quelli gialli, degni di una capitale africana. Il Manuale Operativo per l’Arredo Urbano elaborato dal Comune nel 2018 è una prima risposta, ma c’è tanto da lavorare.
#6 I VENDITORI ABUSIVI IN METROPOLITANA
Spesso bersaglio del noto sito Roma fa schifo, la piaga degli ambulanti abusivi infesta anche la metropolitana di Milano. Per essere chiari, il problema NON è che spesso sono stranieri. La questione è che sono abusivi, non pagano tasse e danno un senso di sciatteria. Nelle giornate di pioggia è un proliferare di vu cumprà che vendono ombrelli. Anche dentro ai convogli della metro non mancano i mendicanti che suonano e chiedono soldi ai passeggeri. Capiamo il disagio di (parte) di queste persone, ma i pendolari al mattino non hanno voglia di sentire esibizioni canore, e comunque queste non sono scene da mondo civile.
#7 LA QUESTIONE STADIO
La querelle sullo stadio della Roma è stata grottesca. Le tangenti di Parnasi, il progetto della giunta Marino stravolto dalla Raggi, le opere pubbliche accessorie che nel piano originale sarebbero state pagate dai privati e ora o sono state cancellate o ricadranno sui poveri contribuenti, il vincolo architettonico sull’ippodromo decadente di Tor di Valle e chi più ne ha più ne metta. Ma con San Siro, Milano sta provando a fare concorrenza a Roma. In qualsiasi capitale europea Inter e Milan avrebbero ciascuno il proprio stadio di proprietà. Qui invece dopo decenni di immobilismo si pensa a un nuovo stadio, sempre in comune, ma Palazzo Marino vuole mantenere la proprietà. Poi quando finalmente i progetti sembrano pronti, ecco l’opposizione dei cittadini e il parere non del tutto favorevole della Soprintendenza. Intanto le squadre meditano di migrare a Sesto San Giovanni: sarebbe uno smacco per Milano! Possibile che la città leader in Italia nella riqualificazione urbana sulla questione stadio rinneghi sé stessa?
#8 IL PROVINCIALISMO
I romani guardano i forestieri dall’alto verso il basso, perché non vivono nella Capitale d’Italia e nella città più bella del mondo. A Roma perdonano tutto, dai trasporti ai rifiuti, perché comunque è pur sempre Caput Mundi. Purtroppo, però, questo atteggiamento provinciale c’è anche a Milano. Gli indubbi successi della città negli ultimi 5 anni hanno inebriato molti milanesi, che spesso scadono nell’autocelebrazione acritica di Milano. Tutti i punti deboli del capoluogo meneghino sono insabbiati e c’è chi si crede superiore persino a New York. Anche pensare che Milano sia l’unica luce in un’Italia preistorica è un’esagerazione. Certamente non bisogna scadere nell’atteggiamento opposto, cioè il pessimismo cosmico, ma credere che un Apple Store o uno Starbucks, seppur di grande livello, possano rendere Milano la capitale economica d’Europa è un po’ infantile. Bisogna ritrovare l’umiltà tipica del pragmatismo milanese, o il risveglio sarà traumatico.
#9 LE LINGUE
Se parli con gli stranieri che vivono a Milano, la prima cosa che ti diranno è “Nobody speaks English”. E purtroppo hanno ragione. Quanti commercianti, autisti dei mezzi, dipendenti pubblici, ma ahimè anche imprenditori e docenti universitari, parlano bene inglese? Pochi. Questo è inaccettabile per una città che vuole essere internazionale. Dalle scuole di Milano Città Stato si dovrà uscire con almeno il C1 in inglese!
#10 INCAPACITÀ DI FARE SQUADRA
Sia a Milano che a Roma si fa fatica a mettere insieme persone diverse. Le idee di chi non la pensa come noi sono per definizione sbagliate: se sei di sinistra tutto quello che dice la destra è inaccettabile e viceversa. Invece ogni tanto bisogna saper fare fronte comune, ad esempio sull’autonomia: quanti continuano a dire che Milano Città Stato è un progetto leghista? A livello macro, questo si trasforma nell’incapacità di fare squadra: pubblico e privato non si parlano, imprenditori e sindacalisti si detestano, la periferia è vista come altro da Milano e così via. All’evento “Il Sogno di Milano” un partecipante mi ha confessato che Milano vive ancora di circoli chiusi, in cui chi non fa parte del gruppo viene escluso a priori: se sei della Statale non potrai mai entrare in un’associazione di bocconiani e così via. Questa è una disgrazia!
Ringraziamo Urbanfile per averci dato il consenso a pubblicare alcune loro foto.
ANDREA PRADELLI
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