In un’epoca di grande emancipazione del mondo LGBT potrebbe essere il momento buono per immaginare un gay village a Milano. Di livello mondiale. Ma prima di vedere come dovrebbe essere, facciamo un breve ripasso della storia dei distretti gay in Europa e nel mondo.
I gay village in Europa e nel mondo
Per prima fu Berlino: negli anni Venti l’area di Nollendorfplatz nel quartiere Schöneberg durante la Repubblica di Weimar divenne il primo distretto gay d’Europa, reso celebre tra gli altri da Marlene Dietrich e David Bowie che qui si trasferì negli anni Settanta a scrivere Heroes. Solo dalla fine degli anni Sessanta anche nelle città statunitensi si affacciarono dei distretti gay che in breve tempo diventarono i più famosi al mondo come il Greenwich Village a New York e Castro a San Francisco.
Tutte le principali città d’Europa hanno ormai dei quartieri o delle gay street che come Soho a Londra, il Marais a Parigi, la Chueca a Madrid o Canal Street a Manchester sono diventati una vera attrazione turistica. In Italia non ci sono quartieri gay. Per qualche tempo, una ventina d’anni fa, si era affermata via Sammartini come prima gay street italiana a Milano ma le condizioni un po’ degradate della strada che costeggia la stazione l’hanno reso un luogo da cui stare alla larga.
Come spesso succede si sta comunquedelineando un’area spontanea di riferimento del mondo LGBT attorno a corso Buenos Aires. Potrebbe essere l’occasione non solo di renderla ufficiale ma soprattutto di trasformarla nel gay village più cool d’Europa. Ecco qualche idea su come dovrebbe essere.
A Milano il gay village più cool d’Europa
Gli ultimi saranno i primi. Come è successo per lo skyline di Milano a volte può essere una fortuna arrivare tardi. Perchè si può fare tesoro dell’esperienza di chi è venuto prima di noi e delle nuove frontiere della tecnologia. Dopo i grattacieli Milano potrebbe così, arrivando da ultima, realizzare il più bel gay village d’Europa.
Il quartiere non può che essere quello attorno a corso Buenos Aires. Distretto superliberal e già punto di riferimento per numerose comunità straniere, oltre che per l’universo LGBT. Lasciandoci dietro le spalle il senso di degrado di via Sammartini, qui tutto dovrà essere chic e glam.
Come già fatto per celebrare il gay pride, Porta Venezia dovrà diventare
la fermata arcobaleno. Gli arredi urbani, le luci e le decorazioni dovranno
essere più glitterati e brillantosi più di un balletto di Grease. Eccentrica e
stravagante a livello scenografico, la zona dovrà però essere linda e ordinata, per celebrare l’amore libero nel rispetto del luogo. Sarà inoltre necessaria una
vigilanza costante per renderlo un posto ultrasicuro.
Ci vorrebbe un’installazione provocatoria in stile Cattelan, si potrebbe trasferire dal Duomo in piazza Lavater la statua di Vittorio Emanuele a cavallo con trucco, parrucca e abiti femminili colorati. Diventerebbe un’icona mondiale come il dito della Borsa e, in più, sarebbe uno simpatico sberleffo dei milanesi ai Savoia, che ci hanno tradito dopo le 5 Giornate.
Sarebbe il quartiere più colorato, pittoresco e trasgressivo della città e soprattutto sarebbe l’affermazione di un gay village in stile milanese, in grado di stupire il mondo. E se la Regione dovesse avere da ridire, allora sarà un motivo in più per rendere Milano una Città Stato.
Leggi anche: La Gay Map di Milano
MILANO CITTA’ STATO
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