Amiamo le voci fuori dal coro. Per questo abbiamo intervistato Enrico Ruggeri. Cantautore, scrittore e conduttore radiofonico e televisivo, un uomo che ha dimostrato di essere prima di tutto uno spirito libero. Un viaggio vissuto con i suoi occhi: da Milano alla cosiddetta “modernità in polvere”, passando per il suo ultimo libro “Un gioco da ragazzi”.
“Ci salveranno quelli che remano CONTROCORRENTE”. Intervista a ENRICO RUGGERI
Come il giovane Enrico è diventato Ruggeri? C’è un momento chiave della tua vita che reputi fondamentale per averti fatto diventare quello che sei?
Il momento nel quale ho capito che non mi piaceva nessun “piano B”: non avevo altra scelta.
Quanto ha contato e conta Milano per te? Che cosa rende unica la nostra città e chi ci vive?
Milano è un punto privilegiato di osservazione, è presente ogni tipologia di essere umano.
È un crocevia del mondo, qui succedono cose che nel resto del Paese arrivano dopo.
Nel tuo ultimo romanzo “Un gioco da ragazzi” i due giovani protagonisti mettono a repentaglio la loro vita pur di inseguire ciò che ritengono giusto. C’è chi lo ha definito un romanzo psicologico più che politico: il gioco da ragazzi potrebbe significare quel tipo di teatro o di gioco che quando si è giovani può essere formativo ma da cui molti rimangono intrappolati per tutta la vita, rimanendo anche da adulti sempre giocatori dello stesso gioco da ragazzi che con il passare degli anni diventa sempre più infantile. È un’interpretazione che ha senso? E se sì, quali sono i giochi da ragazzi di cui molti adulti della nostra epoca continuano a essere prigionieri?
L’interpretazione è quella esatta, da ragazzi spesso (e in quegli anni era ancora peggio) si fanno cose che segnano il nostro destino. Oggi gli adulti (soprattutto maschi) rimangono vittime dell’infantile desiderio di sopraffazione, che sfocia nell’ostentazione consumistica.
Confrontandomi con i miei coetanei mi sembra che più che una crisi di valori stiamo vivendo una crisi di sogni. Non si hanno più obiettivi, traguardi, si è perso quel sano piacere di sognare e di provare a realizzare i propri sogni. Questo lo si vede anche perché molti ragazzi privi di obiettivi o con uno scarso coraggio di mettersi in gioco, utilizzano scuse e attribuiscano colpe ad altri per la loro inazione. Che sogni avevi quando avevi vent’anni? Come ti sei posto nei confronti dei tuoi obiettivi di vita quando eri ragazzo e cosa suggeriresti ai ventenni di oggi alla luce della tua esperienza?
Il mio sogno era chiaro: lasciare un segno del mio passaggio. Ma i sogni sono poca cosa se non siamo capaci di trasformarli in progetti. Ai ventenni suggerisco di leggere bene dentro alle loro potenzialità, alternando umiltà e autostima.
Noi siamo convinti che la crisi attuale sia prima di tutto culturale. L’antropologo Appadurai ha parlato di “Modernità in polvere” per indicare lo sgretolamento dei punti fermi sui quali la nostra società si fondava. Con Milano città stato noi cerchiamo di darci da fare per infondere un atteggiamento di apertura nei confronti del cambiamento e cerchiamo di spingere le persone a sfidare lo status quo, trattandolo come punto di partenza per costruire una realtà, personale e sociale, sempre migliore. Secondo te ha senso battersi per una realtà migliore? Lo stai facendo? E se sì, cosa ti sentiresti di suggerire?
Battersi per migliorare la propria realtà è di per sé una battaglia che passa per il miglioramento della realtà di tutti. L’importante è non aver paura di esporsi, anche quando ci si trova controcorrente.
L’importante è non aver paura di esporsi, anche quando ci si trova controcorrente.
Crediamo che uno dei maggiori problemi per la nostra società sia l’incapacità di accettare chi la pensa diversamente. Spesso se qualcuno ha un punto di vista diverso sulla realtà viene giudicato un nemico da abbattere. Tu condividi questa sensazione? Ci sono pensieri o idee che credi questa società sia incapace di accettare anche se sarebbero uno stimolo per molti? E, in generale, tu sei davvero un personaggio anticonformista, ma come persona hai mai avuto paura di mostrare le tue unicità?
Oggi qualsiasi argomento crea due tifoserie, pronte a delegittimare l’altra fino allo scherno e all’insulto. Distinguersi diventa in un certo senso una priorità. Le nostre unicità sono le nostre medaglie.
Distinguersi diventa in un certo senso una priorità. Le nostre unicità sono le nostre medaglie.
Milano Città Stato nasce dalla convinzione che l’Italia sia il luogo delle diversità e per questo dare più potere e autonomia responsabile alle diverse realtà possa essere un fattore di crescita e di arricchimento per l’intero Paese. In particolare Milano, a nostro avviso, che rappresenta la porta di ingresso in Italia della competizione internazionale, per poter svolgere al meglio la sua funzione dovrebbe avere poteri e autonomia simile a tutte le principali città d’Europa con cui compete, che sono tutte formalmente delle città stato, come Berlino, Amburgo, Vienna, Madrid, Londra, San Pietroburgo e tante altre. In un periodo in cui il pensiero dominante è quello della omologazione centralista, cosa pensi invece di un modello amministrativo che valorizzi le diversità territoriali e che Milano possa avere più autonomia per fare da laboratorio di riforme e da polo di attrazione economico e finanziario per il Paese?
È un passo fondamentale: il problema è che in uno Stato assistenzialista come il nostro chi cammina più avanti degli altri non viene considerato come una risorsa, ma come un osso da spolpare.
In un’intervista hai definito gli italiani come “una rana bollita”, un popolo assuefatto, abituato a tutto. Qual è secondo te la causa di questo? Che cosa potrebbe portare a bollimento la rana, ossia quale scenario terribile ci potremmo aspettare se non ci risvegliamo? E cosa invece ci potrebbe salvare?
Lo scenario lo abbiamo già sotto agli occhi: ci hanno abituato ad obbedire a norme contraddittorie, cervellotiche e spesso incomprensibili, promettendoci la salute in cambio del silenzio passivo. Come sempre ci salveranno quelli che remano controcorrente.
CI SALVERANNO QUELLI CHE REMANO CONTROCORRENTE
Tu provieni dal mondo della musica e vorrei concludere riprendendo una citazione di De André. Parlando della libertà in “Se ti tagliassero a pezzetti” cantava:
“T’ho incrociata alla stazione
Che inseguivi il tuo profumo
Presa in trappola
Da un tailleur grigio fumo
I giornali in una mano
E nell’altra il tuo destino
Camminavi fianco a fianco
Al tuo assassino”
Quali pensi che siano gli assassini odierni della libertà, ossia chi o cosa mettono più a rischio il nostro futuro? In che misura il mondo della cultura è complice di questo assassinio?
Gli assassini sono un “pensiero unico” teso all’assoggettamento e all’omologazione.
Purtroppo il mondo della cultura ha troppa familiarità con il potere e finisce con l’assecondarlo.
“L’intellettuale deve essere SEMPRE avverso al potere” diceva Leonardo Sciascia.
Molti lo hanno dimenticato.
Per concludere, qual è il sogno più grande che hai per il futuro del nostro Paese? E per Milano? E per te?
Per il mio Paese sogno un’autonomia economica e intellettuale dai grandi monopoli mondiali, cosa che sogno ancora di più per Milano.
Per me ovviamente sogno un mondo che premia la sostanza più che la forma.
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ROSITA GIULIANO
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