Youtube recentemente ha deciso di togliere la possibilità di vedere il numero di dislike sotto a un video. Di fatto opera una censura sui contenuti e impedisce alle persone di orientarsi sui video più interessanti. Ufficialmente lo fa in nome di una maggiore libertà per i piccoli creatori di contenuti che notoriamente a Youtube non interessano minimamente.
Una ragione forse più plausibile di questa sostanziale modifica è che gli inserzionisti e i politici spesso hanno un rating molto basso in quanto i contenuti sono giudicati poco interessanti ed evidentemente manipolatori.
Un principio base di una sana concorrenza del mercato prevede la libertà di dissenso da parte dei consumatori. Anzi, sono proprio i consumatori insoddisfatti la leva per migliorare i prodotti e orientare i produttori a soddisfare in modo superiore le esigenze delle persone. Come dice Richard Branson: “La migliore fonte di innovazione sono i consumatori insoddisfatti”.
L’informazione e il potere non accettano il dissenso. Invece di accogliere le istanze di chi non è soddisfatto per migliorare la loro proposta, cercano di denigrare chi non accetta quello che gli viene proposto. E questo si rivela spesso un boomerang.
Non a caso nella storia dell’umanità i flop più grandi sono avvenuti da persone di potere che si circondano di yes man.
Questa tendenza di cercare di annullare o depistare ogni critica posta dal cittadino o dal fruitore si sta pericolosamente propagando anche tra le aziende private.
Sempre più spesso, ad esempio, aziende delle telecomunicazioni o dei servizi di base rendono ostico il contatto da parte di consumatori insoddisfatti.
E iniziano a diffondersi anche casi di aziende che forniscono prodotti incapaci di mantenere le promesse ma in cui gli utilizzatori invece di protestare sono invitati ad incrementare l’utilizzo dei loro prodotti.
Se uno vi somministra un prodotto che non funziona, voi come reagite?
Continua la lettura con: Il pazzo cortocircuito che stiamo vivendo
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