Nell’immaginario collettivo pirati e corsari vengono considerati sinonimi.
L’attività era la stessa. La differenza è che il pirata era un delinquente mentre il corsaro agiva con l’autorizzazione di uno stato. Il corsaro riceveva da uno stato una lettera di corsa, ovvero una patente, che lo autorizzava a depredare le navi.
La patente nasce dunque come autorizzazione alla delinquenza.
In effetti chi ha la patente può compiere azioni che normalmente vengono ritenute a rischio per la comunità, a fronte della dimostrazione delle capacità di poterle gestire in maniera non pericolosa.
In generale serve ad autorizzare comportamenti che normalmente sono vietati senza aver acquisito delle particolari competenze.
Non ha senso istituire una patente per dei comportamenti che sono normalmente liberi. Non a caso non c’è una patente per camminare, per respirare o per andare in bicicletta. Ma esistono patenti per guidare aeroplani, camion o carri armati.
Il principio fondamentale del diritto vuole che tutti i comportamenti non espressamente vietati siano leciti. Anche perché sarebbe impossibile fare il contrario, ossia creare un manuale di tutti i comportamenti consentiti in quanto per comprenderli tutti dovrebbe avere una dimensione e una lunghezza pressoché infinite.
La patente si colloca sempre in una situazione in cui ci sono dei divieti. La cosa paradossale è l’escamotage di togliere delle libertà facenti parte dei diritti umani fondamentali e ridarle attraverso un documento.
Inserendo la patente per dei comportamenti quotidiani si crea una società divisa in corsari e pirati. Dove i comportamenti di entrambe le categorie sono gli stessi ma vengono discriminati per il possesso della lettera di corso.
Il rischio è che se si diffonde la logica che ogni comportamento debba essere autorizzato dalla burocrazia, la società diventerebbe un luogo invivibile, dove nessuna libertà naturale come quella di avere figli o di realizzare se stessi potrebbe teoricamente essere consentita senza un’autorizzazione formale.
Per questo persone fortemente sensibili sono così allarmate dalla moltiplicazione di interventi che irrigidiscono la vita degli individui allontanandoli sempre di più dallo stato di natura.
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