Nell’America di fine Settecento esisteva una tassa sull’importazione del tè nelle colonie americane che erano sotto il dominio inglese. Un gruppo di coloni americani, denominati Sons of liberty, figli della libertà, nel porto di Boston decisero di gettare in mare il tè stivato nelle navi inglesi.
Fu la miccia che fece divampare la protesta di tutti i patrioti americani contro l’oppressione inglese. Quando il governo inglese decise di togliere le tasse sulla merce proveniente dalle colonie ormai era troppo tardi e la primavera dello stesso anno scoppiò la guerra di indipendenza che portò alla nascita degli Stati Uniti.
Il casus belli dell’indipendenza americana si consumò nel porto di Boston.
Il casus belli non fu un caso. Perché i porti sono da sempre un luogo cruciale dove transitano le merci.
Anche il processo di liberazione dall’occupazione sovietica in Polonia nei primi anni ottanta partì dagli scioperi nei cantieri navali di Danzica e, più di recente, abbiamo visto come un incidente nello stretto di Suez abbia provocato rallentamenti incredibili negli approvvigionamenti in Europa.
In questi giorni anche i portuali di alcune città italiane, in particolare di Trieste, hanno iniziato una pacifica protesta contro le misure del governo ritenute discriminanti. Hanno proclamato il blocco delle attività portuali a partire dal 15 ottobre giorno in cui verrà aperta la porta dell’inferno di Rodin a Roma e scatterà l’obbligo di Green Pass nel lavoro.
Di fronte al tentativo del governo di esentarli attraverso tamponi gratuiti creando una ulteriore discriminazione tra i lavoratori, i portuali di Trieste hanno dichiarato con un comunicato stampa che “o tutti o nessuno”, che la loro protesta finirà solo quando “non sarà tolto l’obbligo del Green Pass per lavorare, non solo per i lavoratori del porto ma per tutte le categorie di lavoratori”.
Si tratta di una protesta guidata da portuali che si sono vaccinati e che solidarizzano con i compagni di lavoro che hanno scelto di non vaccinarsi. Una protesta a cui hanno aderito il 100% dei lavoratori all’unanimità.
I governi non dovrebbero mai sottovalutare le proteste dei cittadini. Soprattutto quelle che avvengono nei porti.
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