Divide et impera era l’antico motto romano che ha permesso alla repubblica e all’impero di prosperare per secoli.
Il modo più semplice per ottenere il potere è quello di mettere in competizione tra loro tutti quelli che potrebbe metterlo a rischio.
In una democrazia la principale fonte di potere è il popolo. E quindi per governarlo è necessario dividerlo. Tanto più il popolo è diviso e contrapposto tanto più forte sarà il potere dell’autorità.
Questo è un concetto elementare, tramandato nei secoli. Ma c’è un ulteriore livello di sofisticazione del potere che è quello di riuscire a diventare il riferimento di ogni parte in cui il popolo è stato diviso.
E’ il modello del cavaliere bianco e del cavaliere nero. In ogni decisione che ha impatto sul popolo, il potere deve riuscire ad incarnare sia il riferimento per le istanze più a favore del provvedimento che di quelle contrarie.
In questo modo può esercitare la piena autorità sul popolo diviso.
Questo modo di fare è diventato molto evidente durante l’emergenza che stiamo vivendo. Ogni decisione determina non solo una spaccatura tra le persone, ma ha sempre un cavaliere bianco che si erge a difesa di una parte e un cavaliere nero che difende l’aspetto più impopolare del provvedimento. Può essere in un caso un ministro oppure un rappresentante di uno dei partiti della maggioranza.
La strategia è di individuare all’interno del governo i riferimenti di ogni punto di vista che emerge in società. Se il governo riesce ad essere contemporaneamente autorità e opposizione esercita di fatto un potere senza limiti. Creando una relazione empatica tra esponenti del governo e le parti del popolo che si sentono comunque rappresentate.
Il popolo per non trasformare il potere in un abuso dovrebbe cercare di restare unito sulle questioni fondamentali. Anche perché il limite di questa strategia è se ci si accorge che il cavaliere è uno solo ed è quello nero.
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