Da tremila anni l’uomo insegue la democrazia, la parità dei diritti. Adesso che potenzialmente l’ha raggiunta viene aborrata.
Tutto nasce dalla diffusione del dogma del “cittadino bestia”. Ad esempio nel dibattito tra aperture e chiusure il punto mai messo in discussione è che se si concede più libertà ai cittadini questi la useranno per delinquere, per i peggiori comportamenti, per farsi del male.
Un presupposto che non ha fondamento. Anzi. Tutte le ricerche hanno dimostrato che nei mesi del lockdown le città italiane erano quelle al mondo in cui i cittadini si muovevano di meno. Non solo. È evidente in un confronto internazionale che gli italiani si stanno rivelando uno dei popoli più rispettosi delle misure restrittive e più prudenti nei confronti del virus.
Ma nonostante questo la narrazione dei media e della politica è sempre quella che il cittadino non vede l’ora di fare del male a se stesso e agli altri.
Questa è una narrazione che ci porta indietro di secoli e che avvantaggia soltanto governanti mediocri e una elite classista.
Qualunque persona che asseconda la versione del “cittadino bestia” si riduce al livello di una bestia.
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