Ha fatto molto scalpore il comizio di Robert Kennedy Junior venuto in Italia apposta per sostenere la lotta contro le attuali misure del governo italiano.
Nell’intervento all’Arco della Pace tra le altre cose è emerso un concetto molto significativo, storicamente appartenuto alla sinistra gramsciana e storicamente in America al partito democratico.
Il valore della libertà da tutelare contro l’autoritarismo e il controllo di stampo dittatoriale. Per Gramsci in nome della libertà si può sacrificare la vita ma non viceversa. Sue celebri frasi come “Poche mani, non sorvegliate da controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa” oppure “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri” vengono oggi rilanciate da alcuni intellettuali che sostengono le istanze del movimento no pass.
Intellettuali come Cacciari, Agamben, Freccero, Fusaro, Mattei, Barbero, tutti appartenenti al mondo della sinistra più colta e integralista, si ritrovano improvvisamente e senza saperlo catapultati in un mondo etichettato come fatto di ragazzotti ignoranti ed estremisti di destra.
Forse il caso più eclatante di questo cortocircuito è proprio Robert Kennedy Jr. Figlio del grande paladino della sinistra liberal internazionale, Bob assassinato negli USA, appartenente alla famiglia icona per i democratici italiani e impegnato da sempre nella difesa dei diritti delle minoranza e nella lotta per la difesa dell’ambiente.
Ritratto che sarebbe perfetto come testimonial del governo attuale e di chi lo fiancheggia se non fosse che la pensa all’opposto.
Questo cortocircuito ideologico sta dilagando in ogni ambito. Nel mondo cattolico c’è una frattura tra chi segue l’autorità del Papa e che si identifica con la politica dominante e chi invece si riconosce nei principi evangelici e che prendono le distanze da Bergoglio e dalle misure restrittive adottate.
Misure estreme che hanno creato una frattura radicale nella società attivato da un governo definito di “unità nazionale”. Misure che sembrano per molti critici tipiche dei regimi totalitari del Novecento che sono sostenute dalla maggioranza cosiddetta moderata e avallate dai partiti di posizioni più di centro del nostro ordinamento costituzionale. Mentre le posizioni più estreme si stanno riunendo per difendere i valori costituzionali e dei diritti universali storicamente conquistati nelle democrazie liberali.
Questa sorta di inversione dei poli si profila come una cosa solo temporanea oppure indica una rivoluzione di paradigma nel mondo occidentale?
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