Negli ultimi decenni stiamo assistendo nel dibattito pubblico a una ricerca costante di modi per rafforzare il potere politico.
Hanno provato a riformare il bicameralismo per rendere più snello il processo legislativo, si discute di trasformare la Repubblica da parlamentare a presidenziale e, con gli ultimi due governi, si sono trovate formule per dare pieni poteri al governo attraverso decreti e dispositivi amministrativi straordinari con valore di legge.
Tutti sembrano d’accordo che per risolvere i problemi crescenti nella società italiana la via maestra sia dare ancora più potere a chi governa.
In fondo non si tratta di una novità. La storia è fatta di governanti che hanno cercato di accrescere il loro potere. Uno dei modi più diffusi nel passato era quello di conquistare altri territori con la guerra o la colonizzazione.
Nel mondo odierno questa strada sembra ormai serrata ma non viene mano il naturale impulso del governante di accrescere il suo potere, anche perché più è grande l’ambizione di potere e più è forte la spinta a conquistare le posizioni di vertice. E proprio perché la forza trainante in chi governa è questa ambizione sconfinata non si può pensare che si esaurisca una volta ottenuto un ruolo di comando, ma si evolve nella ricerca di nuovi spazi di dominio.
Questa ambizione sconfinata sta venendo ultimamente perseguita con due modalità distinte. La prima è quella di esercitare sempre più potere nei confronti dei cittadini che vengono privati sempre di più della loro libertà e dei loro diritti. La seconda è quella unirsi con altri potenti per realizzare coalizioni oligarchiche sovranazionali, non sempre alla luce del sole.
Se si guarda la storia è proprio questa ambizione sconfinata, e il conseguente eccesso di potere, che ha provocato i più grandi disastri. Mentre spesso è proprio l’opposto, ossia la frammentazione del potere, che ha consentito alla civiltà umana di progredire in modo creativo ed evolutivo.
Per evitare di ricadere in forme di totalitarismo come nel Novecento, forse sarà proprio nella riduzione e nella redistribuzione del potere centrale la vera svolta che aprirà la strada a una nuova fase politica, culturale ed economica del mondo contemporaneo.
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