La nostra epoca, soprattutto in Italia, è dominata da uno sciamanesimo scientifico. Con la rivoluzione scientifica si è combattuta la religione. Ma la religione uscita dalla porta è rientrata dalla finestra, sotto mentite spoglie.
Si vive ormai ogni dimensione sociale con un atteggiamento religioso.
La scienza non è più terreno di dibattito, di osservazioni e critiche ma è il campo della fede. O sei per i vaccini o sei contro. O sei per le mascherine o sei contro. O sei per la scienza o sei contro. Ogni sfumatura di dibattito o di punto di vista è polarizzata e si tramuta in un’etichetta per chi la esprime. Ogni divergenza è giudicata un’eresia e contrastata con carattere inquisitorio da argomentazioni assolute e dogmatiche, per definizione non scientifiche. L’unico modo per redimersi è l’abiura.
Questo accade anche nella politica. Non c’è più un metro di giudizio soggettivo per verificare gli effetti della politica sulla comunità o sulla propria vita ma ci si uniforma a una posizione collettiva, per fede. Anche l’orientamento economico, culturale o lo stesso sapere specialistico sono diventati una forma di culto.
Questo processo inizia con la scuola in cui l’educazione scientifica non esiste: non c’è spazio per la creatività o per lo sviluppo della soggettività ma il sapere lo si trasmette come erudizione da assorbire in modo passivo, senza alcuna possibilità di critica o di variazione.
Un’istruzione che invece di essere punto di partenza per la creatività e la crescita personale struttura un modo di pensare cristallizzato che conforma i comportamenti nell’obbedienza alle regole e all’autorità.
Un’autorità che non è al servizio dei cittadini ma è di tipo sacerdotale. Che richiede solo una cosa: la fede cieca.
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