Nella lingua tedesca la parola debito si dice Shuld che significa “colpa”, intendendolo come la conseguenza di un cattivo comportamento del soggetto.
Un significato ben diverso da quello che si studia in Economia, dove si considera il debito come una leva per alimentare la libera iniziativa e gli investimenti.
Nell’Europa gemanocentrica il debito viene visto in modo più simile a quello di colpa che di leva economica.
Non è un mistero che i tedeschi considerino il nostro patrimonio edilizio come una possibile e, forse per loro doverosa, espiazione delle nostre colpe da “cicale” che vivono sulle spalle degli altri.
A fronte del fatto che i contribuenti tedeschi ritengono di sostenere un rischio per il nostro debito pubblico, la richiesta più volte apparsa sui loro media è quella di avere come garanzia il nostro patrimonio immobiliare, fino addirittura a comprendere spiagge e monumenti appartenenti al demanio.
L’Italia è di fatto commissariata tramite ricatti finanziari per sostenere un debito altrimenti fuori controllo e si vede costretta a inserire nell’orbita dei paesi creditori il suo patrimonio immobiliare.
I sospetti di molti è che la grande attenzione del governo di attuare la riforma del catasto con un’accelerazione improvvisa nonostante l’emergenza della guerra sia un’altra dimostrazione del pegno da pagare in cambio dei prestiti e delle concessioni di Bruxelles e dei grandi investitori.
Il fatto stesso di voler mettere la fiducia sulla riforma significa esautorare il Parlamento del suo potere legislativo e quindi togliere la rappresentanza dei cittadini su una questione fondamentale per la loro vita e per il futuro del Paese.
In un momento in cui si vive tutti delle situazioni di emergenza e si fa sempre più evidente la confusione e la sovrapposizione di interessi estranei alla nostra comunità, forse l’elemento più importante che si dovrebbe recuperare è la trasparenza nella comunicazione tra governo e cittadini.
Pena il rischio di ritrovarci privi delle nostre proprietà senza neppure rendercene conto.
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