Per raccontare il presente i media hanno bisogno di identificare l’antagonista dell’eroe che esercita il potere.
Meno l’eroe è realmente” buono” più serve che ci sia un cattivo. Perché se si fosse convinti della bontà della sua azione sarebbe inutile trovare qualche nemico contro cui lottare o sprecare energie.
Invece quanto più è inefficace la figura di chi ha il potere tanto più è fondamentale trovare un nemico che legittimi il suo consenso.
Questo succede anche nel mondo dell’informazione. Per rendere più convincente una tesi è necessario avere un’antitesi da denigrare. Spesso questi antagonisti vengono costruiti ad hoc. È la logica dei “no” contro qualcosa che diventano la principale forma di legittimazione del “pro”.
Ancor più lo si vede nella politica: se un partito ha idee deboli e contraddittorie, la sua principale ragione d’essere e di attrazione diventa il suo essere contro qualcuno che impersona il male.
L’importanza del “cattivo” misura la debolezza della tesi portante. Più una società crea dei cattivi contro cui scagliarsi meno credibili e autentici sono i suoi valori fondanti.
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