Un fenomeno molto diffuso è riempirsi la mente con le idee dominanti.
La condizione della maggioranza è una sudditanza verso il pensiero dominante. Ci si pone per disposizione culturale in modo acritico verso idee che in realtà supportano interessi di altri. Non solo: in nome di idee utili ad altri si diventa persecutori e intolleranti contro chi le mette in discussione.
Si può prendere ad esempio l’ultimo romanzo di Ruggeri, “Un gioco da ragazzi”. Due fratelli, cresciuti negli anni settanta, aderiscono in modo assoluto a ideologie opposte, una di estrema destra l’altra di estrema sinistra.
In nome di queste ideologie impostano ogni scelta di vita. Ma mentre il più piccolo crescendo si lascia alle spalle la sudditanza ideologica e si costruisce una vita sua, il più grande rimane sempre vincolato agli stessi stereotipi che lo portano a fallire in tutto fino a spingerlo a togliersi la vita.
In realtà il suo suicidio è nato nel momento in cui ha rinunciato a elaborare sue idee per sottomettersi alle idee dominanti. La morte del pensiero individuale è un suicidio. E l’intolleranza che spesso degenera in atti di violenza, fisica e verbale, contro gli altri è una proiezione del proprio suicidio mentale.
Il vero atto di vita è l’autonomia di pensiero. Che non significa vivere fuori dal mondo ma scegliere consapevolmente di volta in volta la possibilità di esprimere una posizione o un dubbio rispetto a qualunque idea dominante.
Forse è proprio questo il “gioco da ragazzi”: imitare i “grandi” scegliendo le loro idee per addestrarsi ai giochi della società. Un gioco da cui, se si vuole vivere da adulti, occorre sapere uscire.
“Io so di non sapere” (Socrate)
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MILANO CITTA’ STATO
L’autonomia di pensiero si ha solo quando si é privi da condizionamenti, quando si ha modo di conoscere la verità. Temo pertanto sia un’utopia.
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